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Capitolo 1 - La figura del vampiro: tra il folklore e le

rappresentazioni odierne
1.1 – Il Vampiro tra mito e realtà

Che cosa è un vampiro? Una definizione è quella di spirito di una persona morta, che
viene resuscitata da un demone o dallo spirito stesso, che tormenta la vita dei vivi
succhiandone il sangue per mantenere la propria vitalità. Nella tradizione il vampiro è
l’essere umano che muore prematuramente o in maniera violenta, che è figlio di
genitori illegittimi, che ha avuto una vita difficile sulla terra, che è stato ucciso da un
vampiro o da altri reietti.1
A questa breve definizione, vengono poi aggiunte caratteristiche più specifiche. In
primo luogo, il vampiro è stato un essere umano.2 Si deve quindi distinguere tra i
vampiri e tutti quegli spiriti che attaccano i viventi ma non sono mai stati esseri umani.
Il secondo elemento di definizione è che il vampiro è una persona umana morta3: il
vampiro come persona defunta è una figura che appartiene alla modernità ed è distinto
dal vampiro tradizionale inglese che è invece undead (non-morto). Terza caratteristica
è il fatto che i vampiri appaiono sulla terra con il loro corpo4, di conseguenza non sono
un’immagine o un’illusione, come potrebbe invece essere l’apparizione di un
fantasma. Non solo il loro corpo può essere visto ma può anche essere toccato e
presenta una forza e una resistenza superiore a quella di un normale essere umano. Da
ultimo, il vampiro è una persona umana morta che appare con il proprio corpo e che,
per sopravvivere, attacca gli umani e ne beve il sangue.5
È ancora aperto il dibattito riguardo l’origine della credenza del vampiro; tra le tante
teorie quella che maggiormente interessa la letteratura è quella che lo fa partire
dall’Europa antica o medievale.
La prima figura che può essere associata alla figura del vampiro è quella della dea
greca Ecate, la regina del mondo degli spettri, che si libra al di sopra delle tombe, è
protettrice dei veleni e può essere placata solo con sanguinosi sacrifici. Altro nome per
descriverla è Empusa: un demone femminile che può assumere le sembianze di diversi
animali; la sua caratteristica principale è quella giacere di notte con gli uomini e di

1 Erberto Petoia, Vampiri e Lupi Mannari, Newton & Compton Editori, Roma, 2003, p.31
2 Massimo Introvigne, La stirpe di Dracula, Oscar Saggi Mondadori, Milano, 1997, p. 14
3 Ivi, p. 15
4 Ivi, p. 16
5 Ivi, p 18
succhiarne la forza vitale fino a provocarne la morte. È quindi un demone succube,
termine che ha il significato di “colei che si introduce a forza”. Altra figura che può
essere associata a quella di un vampiro è la Lamia, un demone femminile della
tradizione latina che era solita rubare dalle culle i bambini appena nati per dissanguarli.
Già possiamo notare l’importanza che assume il sangue, che nei bambini è ancora
integro e puro, che è l’elemento che ridà la vita.6 Come l’Empusa poteva assumere le
sembianze di diversi animali, ma se veniva presa si potevano riprendere i bambini vivi.
Quando a queste caratteristiche di sangue si aggiunse anche il connotato erotico, la
Lamia si unì alla figura dell’Empusa, e ne prese la sua caratteristica di demone
succube7.
Altra figura che storicamente è stata legata a
quella del vampiro è il demone Lilith,
traduzione in ebraico di Empusa e Lamia.8
L’etimologia della parola Lilith viene messa in
connessione con l’ebraico “laijl” che ha il
significato di notte, ma potrebbe anche voler
dire vento, oppure anche designare il termine
di demone in generale.9 È di solito collegato ad
un demone notturno, Lilith, con caratteristiche
molto simili ai due esempi precedenti: rapisce
i bambini dalle culle per soffocarli, inoltre è
Foto 1: alcuni studiosi identificano attratta dal seme degli uomini, che va a rubare,
la figura in rilievo come Lilith
cercandolo tra le lenzuola del
letto, dopo che marito e moglie hanno consumato.
La figura, che viene dalla tradizione ebraica, era la prima moglie di Abramo, che,
secondo la leggenda, venne ripudiata dato che si rifiutava di giacere sotto il marito:
questo indica un suo rifiuto al sottostare al potere del marito e una sua propensione per
le pratiche sessuali illecite. Per scappare da questa situazione, Lilith riesce ad ottenere
due ali che le permettono di fuggire nell’Eden. Il marito, per farla tornare, invoca il
Signore che manda tre angeli. Del seguito sono presenti varie interpretazioni: secondo
alcuni, Lilith ormai era già entrata in contatto con demoni con i quali concepiva ogni

6 Matthew Beresford, Storia dei vampiri, Odoya, Bologna, 2009, p. 23


7 Ivi, p. 34
8 Renato Agazzi, il mito del vampiro in Europa, Lalli, Poggibonsi, 1979, p 24
9 Ivi, p 37
giorno numerosi lilim, secondo altri, la donna, dopo essere stata messa a conoscenza
che avrebbe generato molti figli ma cento di questi sarebbero affogati nel Mar Rosso,
decide di togliersi la vita, in altre ancora, i tre angeli mandati ad uccidere la donna
decidono di risparmiarla, facendosi promettere che la donna non avrebbe fatto male a
quei bambini che avevano il loro nome scritto sulla culla.10
La donna-demone era inoltre avversa ad Eva e alla sua discendenza, dal momento che
Eva l’aveva sostituita come moglie di Abramo. La figura è così inserita nella tradizione
ebraica, dove molte sono le pratiche adottate per scacciarla: quando un bambino
nasceva, veniva attaccata per tutta la casa una scritta “Adamo, Eva, fuori Lilith”
oppure, qualche volta, anche i nomi dei tre angeli che erano stati incaricati di ucciderla.
Diventa poi uno spettro notturno, a cui viene data la possibilità di attaccare i bambini
che sono nati in seguito a rapporti peccaminosi, anche con una moglie legale. Secondo
la tradizione, se durante la notte del Sabbath o della Nuova Luna, un bambino sorride
allora Lilith sta giocando con lui e per scacciarla, si deve strofinare il naso tre volte e
declamare gli scongiuri necessari. Nel momento in cui la donna non trova bambini su
cui avventarsi, allora attacca i propri. 11
Dopo aver osservato queste prime “rappresentazioni”, che risalgono ad un periodo
prima della venuta di cristo, ritroviamo il vampiro nel Medioevo. Ovviamente
mancano ancora le caratteristiche che conosciamo oggi, tanto che nemmeno il termine
vampiro era ancora stato inventato ma viene invece utilizzato il termine sanguisuga
per descriverli. Alcuni episodi che hanno come protagonisti vampiri appaiono in
cronache che risalgono all’Inghilterra del dodicesimo secolo, alla Boemia nel Trecento
e alla Slesia di fine Cinquecento.
La prima testimonianza è quella di Guglielmo di Newburgh (1136-1198) che è noto
per aver scritto Historia rerum anglicarum (1196-1198). Tra le numerose storie che
tramanda riguardo i protovampiri, una è di particolare interesse: è la storia di un uomo
depravato, che muore prima di aver ricevuto l’estrema unzione. Gli viene comunque
concessa una sepoltura cristiana che non riesce ad annullare tutte le nefandezze che ha
compiuto quando era in vita. Per questo motivo durante la notte esce dalla tomba e
comincia a creare problemi alla cittadina dove vive: si decide quindi di ucciderlo e nel
momento in cui l’essere viene infilzato con una spada, fuoriesce una grande quantità
di sangue. Da questo avvenimento si viene a capire come si sia cibato del sangue di

10 Arianna Conti, Franco Pezzini, Le Vampire, Castelvecchi, Roma, 2005, p.17


11 Erberto Petoia, Vampiri e Lupi Mannari, Newton & Compton Editori, Roma, 2003, p.35
numerose vittime. Da qui nasce il collegamento tra proto-vampiro e sangue che
avvicina il vampiro di Guglielmo al vampiro classico.12
Sempre nel contesto della cultura inglese, troviamo la figura di Walter Map(1140-
1210), ufficiale di Enrico II e delegato al concilio Luteranense II e arcidiacono di
Oxford. Tra i vari episodi del suo De nugis Curiulium (1200), molti dei quali parlano
di vampiri non tanto come essere quanto come spiriti, ne troviamo uno che racconta di
un uomo “ateo”, che dopo essere morto ed essere stato seppellito, torna in vita. Una
notte, mentre sta per uscire, viene respinto verso la tomba stessa dove era stata
precedentemente piantata una croce, e spaventato da questa ricade nella fossa, dove
rimarrà per sempre. Map parlerà di questo “non-morto” come del Demonio stesso.13
Guardando poi al territorio della Slesia, possiamo riportare il racconto apparso sul
Antidote against Atheism (1655) di Henry More (1614-1697), uno dei maggiori
rappresentanti del neoplatonismo di Cambridge. Il racconto principale è quello di un
calzolaio della Slesia che si suicida: la famiglia, per fare in modo che l’uomo venisse
sepolto in campo consacrato nonostante il suo suicidio, decide di mentire e di riportare
la morte dell’uomo come una semplice disgrazia. I problemi sopraggiungono quando
l’uomo di notte si alza dalla tomba e, come in tutte le storie che hanno come
protagonisti questi proto-vampiri, comincia a tormentare la città e in seguito la
famiglia stessa che è costretta ad ammettere il suicidio dell’uomo. Per risolvere questa
situazione il corpo dell’uomo viene riesumato e ne vengono tagliate la testa, le braccia
e ne viene estratto il cuore: da questo momento in poi il calzolaio potrà riposare in
pace. 14
Il percorso sulla storia del vampiro porta infine alle apparizioni di questa figura nel
700: in Moravia, tra il XVII e il XVIII, vengono trovati nelle tombe i cadaveri di alcuni
morti con le membra ancora intatte e flessibili nonostante la sepoltura; per risolvere il
problema i corpi vengono riesumati e vengono seppelliti in terra sconsacrata. Ne
seguono molti altri, tanto che nel 1725, per parlare di un caso, viene utilizzato il
termine “vampertione infecta” che sta a significare che il morto era affetto da
vampirismo. Tutti questi accadimenti vengono riassunti da un funzionario del governo
austriaco, Christian d’Elvert, che dichiara di aver riportato questi casi dopo averli letti
nel registro dei morti di una parrocchia: sembra che l’uomo riporti tutti i casi in

12 Massimo Introvigne, La stirpe di Dracula, Oscar Saggi Mondadori, Milano, 1997, p. 54


13 Ivi, p. 57
14 Ivi, p. 60
maniera scrupolosa tanto da citare anche tutte le fonti da cui prende i vari
avvenimenti.15
Dopo aver analizzato vari episodi di vampiri nell’Europa medievale e in quella più
recente, è necessario soffermarci sul termine vampiro e sui vari termini che sono stati
utilizzati per descrivere questo essere. In Ungheria e Romania la parola vampiro è un
neologismo. In Ungheria appare per la prima volta in un articolo datato 1786; in questa
regione la figura che può essere associata a quella del vampiro è quella del
farkaskoldus, un uomo che, morendo, assume le sembianze di un lupo. In Romania il
termine vampiro è poco conosciuto: l’essere che maggiormente si avvicina al vampiro
è quello dello strigoi, un incubo notturno che può anche assumere il significato di
strega, mago, spettro. È presente anche un altro termine, il moroi, che è propriamente
la traduzione del termine vampiro. Il moroi è o lo spirito di un uomo che è stato ucciso
da un vampiro oppure è il figlio di un’unione illegittima, che durante il giorno sta nella
sua tomba e durante la notte esce per succhiare il sangue dei viventi.16 L’ultimo
termine di primaria importanza è quello di vrykalokas, termine utilizzato nel folclore
greco: è un demone molto pericoloso che però non riesce a succhiare sangue ai
viventi.17
Quando andiamo ad analizzare la figura del vampiro nel mondo odierno, ci accorgiamo
che molto di quello che viene descritto e rappresentato è stato preso da tutte queste
testimonianze che sono presenti nel passato: è grazie a questa raccolta di materiale che
oggi il vampiro è una delle figure più famose e più ambite del cinema e della
letteratura.

15 Regano Agazzi, il mito del vampiro in Europa, Lalli, Poggibonsi, 1979, p 58


16 Ivi, p 72
17 Ivi, p 73
1.2 Il Vampiro oggi: nuove caratteristiche e nuovi film

A qualsiasi persona sarà capitato di aver visto un film con i vampiri: ogni anno viene
girato almeno un film sui vampiri, senza contare la quantità di serie tv e di libri che
sono basate sulla loro figura; quest’ultima ha mantenuto dei caratteri del passato ma
molti ne sono stati aggiunti, anche per avvicinarli maggiormente al pubblico del
presente.
Una delle caratteristiche del nuovo vampiro riguarda l’età dei vampiri: oggi, la
maggior parte dei vampiri che vengono rappresentati, hanno avuto la loro
trasformazione in quella fase della vita che per noi è l’adolescenza. Ovviamente questo
porta a delle conseguenze, in particolare l’impossibilità per loro di vivere quelle
esperienze che sono invece basilari per gli esseri umani.18
Il secondo elemento che viene introdotto è quello del vampiro che cerca di introdursi
nella società: cerca di evitare l’uso di sangue e vuole mimetizzarsi nella società,
usando anche nomi e cognomi ordinari. Rimarrà comunque in lui una parte
“selvaggia”, cioè quella parte che comunque sarebbe impossibile da addomesticare.19
Il terzo elemento è quello della consapevolezza che un vampiro si comporta in una
determinata maniera proprio perché vampiro. È quindi difficile giudicarlo, dal
momento che è costretto a fare quello che fa, lo fa per natura e non per volontà
propria.20
Sono proprio queste le caratteristiche che hanno reso la figura del vampiro così
famosa: le persone riescono ad immedesimarsi in personaggi che di fatto hanno gli
stessi problemi e le stesse caratteristiche delle persone umane.
Per spiegare ulteriormente questi cambiamenti, è necessario analizzare due film che
hanno come protagonisti vampiri: il primo, The unwanted, è la rivisitazione in chiave
cinematografia del racconto Carmilla. La storia è ambientata ai giorni nostri, ma viene
comunque mantenuta la maggior parte di ciò che è presente nel libro. L’elemento su
cui ovviamente viene incentrata la narrazione è quello della relazione amorosa tra
Carmilla e Laura. Nel film, a differenza che nel libro, la relazione tra le due non è solo
mentale ma anche carnale; inoltre quella che la inizia è Laura stessa, che è attratta così

18 Giulia Carluccio e Peppino, Diversamente vivi: zombie, vampiri, mummie, fantasmi, Milano, 2010
p. 101
19 Ivi, p. 104
20 Ivi, p. 106
tanto dalla vampira che arriva
addirittura ad offrirle il suo sangue. Il
carattere di Carmilla e Laura è molto
diverso rispetto ai libri, in qualche
maniera i due personaggi sono
intercambiabili: mentre Laura si mostra
più forte ed aggressiva di Carmilla,
Carmilla sembra più mansueta. È
Foto 2: Carmilla e Laura nel film The Unwanted
proprio questo l’elemento di
modernità: il vampiro che non viene più presentato come un semplice animale che
deve seguire i suoi istinti ma come un essere umano.
Il secondo film preso in analisi è Bram Stoker’s Dracula. Il film riprende in maniera
fedele il libro perché vuole mostrare la vera storia di Dracula, non vuole inventare un
nuovo vampiro ma vuole catturare l’attenzione di chi guarda utilizzando la vera
essenza del vampiro stesso. In questo caso, quindi, la figura del vampiro viene
rappresentata riprendendo molti elementi della tradizione: il conte Dracula che è in
cerca di sangue, Dracula come animale che cerca sempre continue prede, Dracula che
come vampiro riesce a trasformarsi in altri animali o riesce a camuffarsi in altre
persone per non farsi riconoscere. Accanto a questa tradizione, però, Coppola
aggiunge altri elementi e rende Dracula in una maniera mai fatta prima: si nota come

<< sceglie fin dalle primissime inquadrature per chi parteggiare>>21

Mostra un Dracula prima della sua trasformazione, un


Dracula ancora essere umano che prova gli stessi
dolori e le stesse gioie che ognuno di noi prova
durante la sua vita. La scena finale, quella in cui Lucy
tiene tra le braccia il morente Dracula, è tragica: non
si prova la felicità che si sente quando, finalmente, il
cattivo della storia viene ucciso. Ancora una volta, il
film rappresenta quel filone della narrativa moderna
del vampiro che vuole far capire come egli sia stato
Foto 2: Lucy e Dracula nel un essere umano e come le sue azioni risultino dunque
film
Bram Stoker’s Dracula
21 Maele Raffaele, Dracula di Bram Stoker, 2018, https://quinlan.it/2018/01/02/dracula-di-bram-
stoker/
del tutto naturali. Le sue azioni, dunque, non sono volute, ma forzate: il suo essere
vampiro lo porta a comportarsi in questa maniera e il nostro compito è quello di capirlo
e di compatirlo.
Capitolo 2 – Il Vampiro Donna
2.1 Carmilla: la femme fatale

Carmilla (1871) è un racconto gotico scritto da Sheridan Le Fanu (1814-1873),


scrittore e giornalista irlandese, famoso per le sue storie di fantasmi e dell’orrore,
molto apprezzato per la sua capacità di rievocare le atmosfere cupe dell’horror. Il
racconto di Le Fanu è il primo che utilizza come protagonista una vampira donna e
uno tra i primi che tratta di vampiri in generale, prima ancora della pubblicazione di
Dracula avvenuta nel 1897. Il racconto narra del rapporto tra Laura, giovane donna
che vive con il padre in Stiria, e Carmilla, vampira che si finge umana per uccidere
indisturbata le donne nel villaggio dove abita la giovane; creerà un legame molto forte
con Laura tanto da farla impazzire di amore per lei. Nonostante il loro rapporto non
venga consumato, quello che viene a crearsi è un qualche cosa che si avvicina
all’amore.
Il testo presenta una pagina di introduzione: il segretario, di cui non viene detto il
nome, di un medico fittizio, Dott. Hesselius ,riporta il fatto di Carmilla come un
avvenimento realmente accaduto, mostrando una certa indifferenza rispetto a quello
che viene narrato. In realtà, dietro a questa apparente indifferenza, si trova un interesse
scientifico e un interesse etico: il dottore, facendo scrivere il proprio segretario, vuole
mostrarsi del tutto intoccato dalla figura di Carmilla, adducendo invece all’indole
debole delle donne la causa del rapporto pericoloso della vampira con la giovane
Laura. Essendo egli un dottore, in particolare un medico filosofo, è molto probabile
che le sue ricerche si siano sviluppate nell’ambito dell’isteria e della paranoia, malattie
che al tempo erano individuate come disturbi propriamente femminili.22
Le Fanu decide di ambientare il racconto in Stiria per mantenere la tradizione delle
numerose leggende che volevano i vampiri come abitanti di quella regione.23 È anche
l’ambientazione nella quale, in un primo momento, Stoker aveva pensato di
ambientare il suo Dracula. La Stiria viene resa molto simile all’Inghilterra, sia per il
paesaggio sia per i protagonisti stessi24; Laura e il padre, vivono in un castello, schloss,
di proprietà della famiglia e da bravi Inglesi aristocratici, sorseggiano ogni giorno il
the e hanno nella propria casa una nursery e due tate. Il racconto quindi si snoda in

22 H Stoddart, The Precautions of Nervous People Are Infectious': Sheridan Le Fanu's Symptomatic
Gothic, The modern language review, 1 jun 1991
23 Le Fanu, J.Sheridan. Carmilla. A cura di Sandro Melani, Marsilio, Venezia, 1999, p. 17
24 Ivi, p.18
questo paesaggio calmo e pacifico, che, prima dei fatti narrarti, non aveva mai destato
particolari soprese agli abitanti. La comparsa di Carmilla, di per se, presenta già
dall’inizio delle anomalie: davanti alla casa di Laura arriva una carrozza, dalla quale
scendono una nobildonna con la figlia. Questa nobildonna chiede al padre di Laura di
accudire la propria figlia, dal momento che è molto malata e non può continuare il
viaggio. La giovane altro non è che Carmilla che, inspeigabilmente, già dal secondo
giorno, sembra essere in salute e per nulla malata.
Laura si sente molto sola, non ha amici ma solo la compagnia delle governantì e del
padre, e a parte qualche visita delle amiche vicine, è inesperta della vita ed è quindi
naturale che:

<< Laura, chiusa nel suo ferreo cerchio di solitudine e di vetustà, lontana da
qualsiasi ricambio vitale, sia sopraffatta da forme di malinconia che la porta
inevitabilmente a evocare, seppure inconsciamente, il fantasma di Carmilla.
>>25

L’arrivo di Carmilla, quindi, scuote la casa i cui abitanti rimangono spesso senza
parole di fronte ai gesti di Carmilla, con un carattere e un comportamento che poco si
addiceva alle signorine del tempo. Carmilla è quella fanciulla di cui tutti ripudiano il
comportamento ma che al tempo stesso vorrebbero essere. Laura quindi vede proiettate
in Carmilla le sue fantasie più proibite, facendola diventare il suo doppio,
Doppelganger, un tema particolarmente ricorrente nella letteratura dell’Ottocento.
Laura e Carmilla sono molto diverse sia di carattere che di aspetto fisico: mentre Laura
si presenta con i capelli biondi e gli occhi azzurri, la seconda ha i capelli scuri come
gli occhi. Già dalla rappresentazione grafica delle due possiamo dedurre il carattere:
mentre la prima è dolce e ingenua, ancora una bambina, la seconda presenta le
caratteristiche di una donna adulta. Laura vedrà in lei sempre una bellezza strabiliante,
soprattutto nella carnagione, che viene descritta come se Le Fanu avesse preso spunto
da qualche ritratto del periodo pre-raffaelita.26 Quello che spicca nel suo volto è un
neo, che non si sa se sia un morso di un vampiro (quello che le ha permesso di
trasformarsi) oppure un neo vero e proprio; va a completare la sua bellissima figura la

25 Ivi, p 20
26 AriannaConti, Franco Pezzini. Le vampire : crimini e misfatti delle succhiasangue da Carmilla a
Van Helsing, Castelvecchi, Roma, 2005, p 92
bocca, carnosa e sensuale ma nella quale vengono subito notati dei denti molto affilati
per una persona normale. La carnagione, però, presenta delle differenze: per tradizione
i vampiri letterari erano sempre stati descritti con una carnagione pallida, molto più
simile a quella di un malato piuttosto che di una persona sana; Carmilla invece presenta
una carnagione piuttosto luminosa e florida. Il pallore dato ai vampiri è una semplice
caratteristica aggiunta per dare maggiore drammaticità alla narrazione.27 Quello che
ammalia Laura, oltre alla bellezza sovrumana di Carmilla, è anche il suo modo di
essere: il suo essere languida e malinconica, caratteristiche tipiche dell’essere
femminile; Laura aveva sperato che in realtà Carmilla fosse un giovane travestito da
ragazza giunta per sedurla, probabilmente intuendo già le intenzioni della giovane e la
non ammissibilità del rapporto omosessuale. Il suo essere malinconica rispecchia
anche il paesaggio intorno al castello di Laura, paesaggio che viene sempre descritto
spesso al crepuscolo, quasi a voler risaltare un collegamento tra il paesaggio e al figura
28
di Carmilla. Dal punto di vista caratteriale, Carmilla rappresenta tutto quello che
non può essere ammesso per una donna di quel tempo: il suo essere ammaliante e
seducente, la sua propensione per il sesso femminile, il suo allontanamento dal
concetto di maternità.29 La donna vittoriana, ma in generale la donna in tutte le epoche,
era vista come un oggetto, che non aveva nessuna pulsione sessuale ed era dedita alla
casa e ai figli. Nel momento in cui queste caratteristiche venivano meno, e la donna si
mostrava libertina nei costumi, essa era considerata malata e soffriva quindi di isteria,
concetto che rimanda all’introduzione e al dott Hesselius.
Il vampiro veniva talvolta associato alla libertà sessuale e alla pazzia: proprio per
questo motivo, gli veniva inflitta la morte peggiore cioè essere uccisa tramite un
paletto nel cuore accerchiata da uomini che vogliono far valere la propria forza.

<< “when with a cry, the old man by my side caught up the woodman's hatchet,
and started forward. On seeing him a brutalized change came over her features. It was
an instantaneous and horrible transformation, as she made a crouching step backwards.
Before I could utter a scream, he struck at her with all his force, but she dived under
his blow, and unscathed, caught him in her tiny grasp by the wrist.>>.30

27 Ivi, p.90
28 Melani, Sandro. L'eclissi del consueto : angeli, demoni e vampiri nell'immaginario vittoriano,

Liguori, Napoli, 1996, p.118


29 Le Fanu, J.Sheridan. Carmilla. A cura di Sandro Melani, Marsilio, Venezia, 1999, p. 23
30 Ivi, p.130
Il rapporto di Laura e Carmilla con il tempo si modifica e diventa sempre più forte:
essendo l’una il doppio dell’altra, Laura prova piacere ma allo stesso tempo repulsione
, vedendo in Carmilla l’immagine all’opposto di se. L’amore che Carmilla offre a
Laura è un amore che coinvolge a 360 gradi, che non si ferma mai ed è in continua
evoluzione, che non riesce a trovare appagamento e che non si ferma nemmeno dopo
la morte.
<< “But to die as lovers may--to die together, so that they may live
together”>>31

Le ultime frasi sottolineano come Laura


sia profondamente legata a Carmilla
anche dopo la sua morte, tanto che non
riesce a dimenticarla nemmeno quando
si reca in Italia dove il padre la porta per
farle dimenticare questa relazione
pericolosa. Non solo non la scorderà
dopo il viaggio ma non la scorderà per
Foto 3: Carmilla che si avvicina al letto di
Laura durante la notte. tutta la vita, tornando a pensare a
Carmilla di tanto in tanto. Carmilla
propone a Laura un vero e proprio Liebestod32, dal momento che solo con la morte
questo amore può essere vissuto fino all’infinito. È un amore che impone ad uno degli
amanti di vivere nella certezza che l’altro sia pronto a mantenere questo legame
all’infinito e che sia pronto a offrire anima e corpo all’altro. Un legame tra le due che
supera la morte e che rende difficile dare un giudizio positivo e negativo: quale legame
potente da superare anche l’ostacolo finale e non essere positivo?
L’amore che lega Carmilla a Laura è molto forte, tanto da non ucciderla come aveva
fatto con le altre giovani del villaggio, ma addirittura la vampira vuole coltivare e
proteggere questo legame. Questo amore è però profondamente malinconico, egoistico
e porta inevitabilmente alla distruzione dell’altro, tanto anche da portare
alll’autodistruzione: proprio per questo motivo Carmilla chiede di essere odiata ma, al
pari di Laura, anche di essere capita e compresa. Come Carmilla ha condannato Laura

31 Ivi, p 70
32 Melani, Sandro. L'eclissi del consueto : angeli, demoni e vampiri nell'immaginario vittoriano,

Liguori, Napoli, 1996, p. 121


per tutta la vita, l’ha condannata a soffrire, allo stesso modo Carmilla stessa è stata
condannata nel momento in cui è stata trasformata in vampiro.
Le due amanti sono quindi prigioniere del loro stesso sentimento e nonostante il
desiderio di scappare, sono legate inevitabilmente per l’egoismo dell’amore stesso

<< “You will think me cruel, very selfish, but love is always selfish; the more
ardent the more selfish. How jealous I am you cannot know. You must come
with me, loving me, to death; or else hate me and still come with me. and hating
me through death and after. There is no such word as indifference in my
apathetic nature."33>>

Carmilla non ammette rinunce perché vive l’amore assumendo la totale adesione e
amore dall’altro: proprio lei verrà presa come esempio per le femme fatale che
diventeranno tanto famose nell’Ottocento.

33 Le Fanu, J.Sheridan. Carmilla. A cura di Sandro Melani, Marsilio, Venezia, 1999, p. 81


2.2 Olalla: la vampira quasi umana

Olalla (1885) è un racconto scritto da R.L. Stevenson (1850-1894), autore di celebri


romanzi tra i quali Dr Jekyll and Mr Hyde e Treasure Island. Stevenson, malato per
gran parte della sua vita sua vita, troverà sollievo
solo nella scrittura di racconti e nei viaggi che lo
porteranno in luoghi lontani e dimenticati dagli
uomini, fino a Tahiti e alle Hawei. La sua
bibliografia (alquanto ampia, nonostante la sua vita
sia stata breve) è composta da racconti che trattano
soprattutto temi del soprannaturale e del
misterioso, dal quale lo scrittore era molto
affascinato. Essi narrano delle verità scomode per
la società inglese dell’Ottocento: come in Dr Jekyll
and Mr Hyde, egli racconta della malvagità e delle

Foto 4: Copertina della 1. nefandezze della società inglese, mostrando come i


edizione di The Merry Men and gentiluomini inglesi di giorno si comportino in
Other Tales and Fables in cui è
contenuta anche Olalla maniera consona alla società mentre di notte si
possano permettere di compiere le azioni più malvagie senza venire puniti o screditati.
Di matrice diversa ma pur sempre collegata al sovrannaturale, è la storia di Olalla: un
giovane soldato, del quale non viene rivelato il nome, in seguito a ferite riportate sul
campo di battaglia, per passare un periodo di convalescenza viene inviato nella casa
di una famiglia di aristocratici caduti in disgrazia. Della famiglia, sono rimasti solo la
madre e due figli, un ragazzo e una ragazza; mentre vede sia la madre e il figlio, della
ragazza non sa nulla dal momento che rimane sempre chiusa nella sua camera.
Il racconto si svolge in Spagna, in un luogo lontano dalla civiltà e completamente
rurale: ancora una volta, come nel caso di Carmilla, un altro racconto di vampiri viene
ambientato in un luogo sperduto.
Una delle figure centrali della narrazione, è la Madre: se ne sta tutto il giorno stesa al
sole, senza muoversi. È una donna, pur avanti con gli anni, ancora piacente, vicino alla
quale il generale si siede spesso, anche solo per guardare il paesaggio senza scambiare
nemmeno una parola. La madre, che è anch’essa una vampira, è il contrario di Madre
Natura, è il contrario del concetto di madre come nutrice universale34: è un essere

34 Beatrice Battaglia, Lo specchio dei mondi possibili, Firenze, Altea,


mostruoso che nulla ha che fare con qualche cosa di positivo, ma è colo un mostro. Il
problema è, come in Carmilla, quanto questa madre possa essere definita cattiva e
quanto questa cattiveria sia una conseguenza del suo essere vampiro, quindi un qualche
cosa di incontrollabile: la madre quindi diventa una vittima dal momento che presenta
una pazzia che gli è stata tramandata dai suoi antenati e che continua a vivere sia in lei
che nella figlia.35
Il testo viene presentato nel periodo gotico dell’età Vittoriana e ha comunque un
intento di critica della società del tempo; era un periodo di grandi discussioni anche
grandi cambiamenti dal punto di vista storico: era il periodo della rivoluzione
scientifica di Darwin (che era stata poi stravolta in modo da far risultare la razza bianca
superiore alle altre), del colonialismo ecc. Affine al colonialismo è infatti l’arrivo
dell’ufficiale in questa terra straniera: il suo comportamento si pone in tono
paternalistico, andando a criticare la rozzezza della famiglia in cui vive, solo perché
abitante del sud (zona considerata più rurale del resto della Spagna). Per esempio del
fratello di Olalla:

<< Felipe, for instance, I have seen. And what am I to say? He is very rustic,
very cunning, very loutish, and, I should say, an innocent; the others are
probably to match>>36

Per quanto riguarda il rapporto tra l’ufficiale e la giovane vampira il primo è il colono
che si avventura nella nuova terra, in questo caso la Spagna del Sud, ed entra in
contatto con una nuova cultura e con nuove persone. Il giovane ufficiale è attratto dal
ritratto di Olalla, che non riesce a vedere per lungo tempo dal momento che gli è
proibito. Già le caratteristiche fisiche della ragazza sono elementi che agli occhi del
lettore del tempo potevano far intuire quale sarebbe stato il suo ruolo della vicenda :
le trecce rosse, la capigliatura e la carnagione la presentano come una creatura
satanica.37 Contemporaneamente questa attrazione di trasforma in ripudio come nel
normale rapporto tra colonizzatori e colonizzati: il generale non riesce a capacitarsi di
essersi innamorato di una creatura tanto corrotta e tanto diversa da lui38 Nonostante

35 Ivi, p 129
36 Project Gutemberg, “The Works of Robert Louis Stevenson - Swanston Edition, Vol. 21”, p. 232
37 Debora Sensi, "... the race shall cease from off the earth." Olalla: un'ibridazione interculturale
fallita, p.5
38 Ivi, p.5
Olalla sia differente dal resto della sua famiglia, sia quindi meno diabolica, per
l’ufficiale è comunque impossibile mantenere una relazione con lei, proprio per questa
differenza di vita e di cultura: come nella vita reale era impossibile un’integrazione e
un lieto fine tra coloni e colonizzati, allo stesso modo non esiste futuro per i due.
Questo concetto viene ben compreso da Olalla che si rifiuta di far avanzare la
relazione, dal momento che sa che non ci sarebbe futuro e perché vuole porre fine alla
tragedie causate dalla sua famiglia sacrificando se stessa. La sua figura, quindi, si
discosta dal tradizionale stereotipo del vampiro che uccide gli altri e non è interessato
ad altri se non a se stesso: anzi, pur di non far soffrire il generale, per cui prova un
amore genuino e per non far soffrire il resto del genere umano, decide di uccidersi. Il
finale drammatico, però, sottolinea comunque il carattere di superiorità che il generale
aveva tenuto fin dall’inizio: non chiederà mai ad Olalla di ripensarci, ma la lascierà
andare incontro al suo destino. Ancora una volta, una domanda viene posta: chi tra i
due, il generale o Olalla, è il vero mostro di questa storia?

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