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Paolo Cecchi
Temi letterari e
individuazione melodrammatica in
«Norma» di Vincenzo Bellini
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122 PAOLO CECCHI
era ormai il più celebre operista italiano in attività, un primato insidiato solo
da Gaetano Donizetti, che però era assurto a notorietà nazionale appena l'an-
no precedente, nel 1830, con il grande successo milanese di Anna Bolena .
Bellini invece si era imposto fulmineamente sulla scena scaligera già nel 1827
con II pirata , successo bissato nel 1829 con La straniera . Entrambe le opere
ebbero importanza fondamentale nel delineare e nel diffondere la tipologia
del melodramma romantico, sia per i soggetti prescelti, sia per il trattamento
della vocalità e gli elementi innovativi (comunque del tutto minoritari ri-
spetto agli elementi di continuità con la tradizione) introdotti nella dram-
maturgia musicale di stampo rossiniano del genere serio. Inoltre, nella leggen-
daria stagione del 1830-1 del teatro Carcano di Milano, Bellini conquistò
con La sonnambula un ulteriore clamoroso successo anche nel genere di mezzo
carattere, nel quale non si era mai cimentato prima.
Nel decennio in cui fu professionalmente attivo come operista, il compo-
sitore catanese fece uso accorto della propria creatività e individuò nella col-
laborazione continuativa con un unico librettista una conditio sine qua non
per il successo delle proprie opere: scrisse quindi un numero relativamente
esiguo di lavori e si legò quasi esclusivamente al maggior poeta melodram-
matico del periodo, Felice Romani,2 scelte entrambe piuttosto anomale nel
panorama operistico italiano di quegli anni.
Di norma un compositore scriveva infatti molto e in fretta (il che, almeno
per i musicisti pili dotati, non voleva affatto dire male o in modo poco accu-
rato). Per scelta sua o della committenza, il compositore, anche di rango, si
rivolgeva inoltre a diversi librettisti, perché era estremamente difficile servirsi
di un unico poeta, soprattutto a causa del sistema produttivo, fortemente
concorrenziale e basato su tempi brevi se non addirittura affannosi. Ci riuscì
solo Giacomo Meyerbeer, con Gaetano Rossi, in quanto poté pagarlo diret-
tamente, e ci riuscì Donizetti, con Salvatore Cammarano, ma solo dal 1835,
quando la posizione ormai egemonica conquistata nell'agone operistico ita-
liano dopo la morte di Bellini gli assicurò un forte potere contrattuale nei
confronti di impresari, società gerenti dei teatri e del librettista stesso.
Come di consueto, l'incarico di scrivere una nuova opera per la Scala pre-
sentava a Bellini e a Romani un problema preliminare - prima tappa del
complesso iter che andava dalla concezione del libretto alla messinscena del-
l'opera - la cui sua soluzione era decisiva ai fini del successo. Si trattava della
scelta di un soggetto musicabile', adatto cioè a essere reso compositivamente
nelle forme melodrammatiche dell'opera italiana del periodo; ma il sogget-
to doveva anche essere adatto alla compagnia di canto scritturata dal teatro:3
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 123
quella prescelta per la stagione 1831-2 comprendeva come prime parti il so-
prano Giuditta Pasta e il tenore Domenico Donzelli, oltre a un'altra «prima
donna di cartello», Giulia Grisi, e a un basso di non grandi doti vocali quale
Vincenzo Negrini.
Che Bellini fosse consapevole dell'importanza strategica di trovare un sog-
getto adatto alle due prime parti principali traspare anche da un passo della
lettera inviata a Donzelli il 7 giugno 1831: «Le colonne della mia composizione
non sono che Donzelli e la Pasta perciò il soggetto dell'opera non dovrà essere
aggirato che su questi due artisti».4 In effetti, però, la gerarchizzazione delle
parti vocali fu più articolata: il soggetto fu scelto in funzione della preminenza
sia musicale sia scenica della Pasta, mentre le parti di Donzelli e della Grisi
erano in un certo senso subordinate a quella del grande soprano, al quale
Bellini diede addirittura facoltà di richiedere modificazioni del soggetto stesso,
come si legge in una lettera inviatale il i° settembre 1831:
Spero che questo soggetto si trovi di vortro gusto: Romani lo crede di grande
effetto e proprio pel vostro carattere enciclopedico, perché tale è quello di Norma
[...]. Egli imposterà in modo le situazioni che non avranno alcuna reminiscenza
di altri soggetti, e toccherà, e sino cambierà dei caratteri se la necessità lo richie-
derà per cavarne più effetto. Voi di già l'avrete letto, se qualche pensiero ci s'af-
facciasse in mente scrivetemelo.5
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124 PAOLO CECCHI
La Pasta sorti un cantare nelle voci alte fioritissimo, ed un trillare ad ogni prova
tutto suo. Perfino di queste cosi dette bravure fece uso a renderle patetiche al cuo-
re. Le corde medie invece e le basse tenne da natura avara fioche e velate (sebben
ingegnosamente se 'n vaglia talora in pro' degli affetti), e fin la sillabazion difficile:
pur recita chiarissimamente, perché a forza d'arte vuol essere sopra ogni cosa reci-
tante [...]. La Pasta non co' gesti ed atti di pantomimo, ma con azione di viva
pittura, a sé compone nel melodramma una seconda parte di muta rappresenta-
zione [...] poi ricavando un gioiello d'arte dal vizio del genere [e cioè dalla man-
canza di azione in alcune sezioni dei numeri chiusi operistici deputate al solo
canto], assume quell'immobilità che un largo, un canone, un a parte richiede, e
ciò inquanto alle membra; e trasporta intanto tutta la drammatica situazione sulla
sua faccia, della quale la mobilità degli ampii tratti, concessale per singoiar favore
della natura, tutta rivolge, con istantanei cambiamenti all'espressione de' più mi-
nuti passaggi e graduazioni delle passioni.6
Inoltre, sulle doti di attrice della Pasta e sulla tradizione attoriale alla quale fa-
ceva riferimento, appare significativo un cenno di Stendhal nella Vie de Rossini :
«Ho udito dire dalla signora Pasta che deve moltissimo a de Marini, uno dei
primi attori d'Italia, e alla sublime Pallerini, l'attrice formata da Vigano per
interpretare nei suoi balletti le parti di Mirra, di Desdemona e della Vestale».7
E chiaro come, avendo a disposizione una cantante con tali caratteristiche,
sia Romani sia Bellini scelsero un soggetto che ne sfruttasse appieno le doti
vocali e nel medesimo tempo contemplasse momenti e situazioni che ri-
chiedessero una recitazione complessa, ricca di pathos ma anche di ieratica
grandezza, insomma che fosse in grado di coniugare la tradizione del tragico
classicista con i conflitti emotivi e le brusche escursioni affettive tipiche della
incipiente romantick operistica.
Giulia Grisi, prima interprete di Adalgisa, era invece una giovane cantante
di sicuro talento, nipote e allieva della grande Giuseppina Grassini. Aveva
esordito nel 1828, in una ripresa bolognese del Torvaldo e Dorliska rossiniano,
e in seguito avrà grande successo a Parigi nella leggendaria compagnia del
Théâtre Italien, comprendente anche Giovanni Battista Rubini (sostituito poi
da Mario), Antonio Tamburini e Luigi Lablache, con i quali nel 1835 canterà
nelle prime assolute del donizettiano Marino Faliero e dei Puritani di Bellini.
L'altra prima parte della compagnia, Domenico Donzelli, era un tenore
corto' - lontano dalla pirotecnica ed entusiasmante vocalità di Rubini, per il
6 carlo ritorni: Ammaestramenti alla composizione d'ogni poema e d'ogni opera appartenente alla
musica , Pirola, Milano 1841, pp. 179 e 176-7.
7 Stendhal: Vie de Rossini , Paris 1823, che cito dalla traduzione italiana di Mariolina Bongiovanni
Bertini, edt, Torino 1983, p. 232.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 125
quale Bellini aveva creato il ruolo innovativo del tenore eroe romantico byro-
niano, affidandogli la parte di Gualtiero nel Pirata - , ma di buon effetto,
soprattutto nel canto cosiddetto spianato, basato più sulla plasticità della de-
clamazione, sull'eleganza del legato e sulle note tenute, che sull'agilità del canto
fiorito. Una lettera che il cantante inviò a Bellini il 3 giugno 1831 per fornirgli
alcuni ragguagli sulle sue caratteristiche vocali, oltre a costituire un interessan-
te documento sulla concezione della voce di tenore attorno al 1830, mostra
come Bellini le sfruttò appieno nel concepire la parte vocale del personaggio
di Pollione, in particolare nel racconto del sogno, «Meco all'aitar di Venere»,
nel duetto e nell'aria-ensemble di Norma che concludono il secondo atto:
Mi penso dunque che non siano per esserle discare delle precise notizie sul mio
genere di canto, sull'estensione e sulla natura della mia voce tanto per diriggere le
di lei ispirazioni, quanto perché io possa renderle in modo che corrispondano al-
l'effetto che ella deve desiderare e che deve contribuire al successo della sua musica
e a quello dell'arte mia [...]. L'estensione, dunque, della mia voce è quasi di due
ottave cioè dal re basso al do acuto. Di petto, poi, sino al sol ; ed è in questa esten-
sione che posso declamare con egual vigore e sostenere tutta la forza della declama-
zione. Dal sol alto al do acuto posso usare di un falsetto che impiegato con arte e
forza dà una risorsa come ornamento. Ho agilità sufficiente ma che mi riesce di
gran lunga più facile nel discendere che nel montare.8
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126 PAOLO CECCHI
10 «Ho scelto di già il soggetto per la mia nova opera ed è una tragedia titolata Norma ossia l'infanti-
cidio di Soumet, adesso rappr£œ?ztata a Parigi e con esito strepitoso»: lettera di Bellini ad Alessandro
Lamperi del 23 luglio 1831, trascritta in luisa cambi: Vincenzo Bellini: Epistolario , Mondadori, Milano
1943, p. 275.
11 Per la produzione teatrale parigina si consulti l'utilissimo repertorio charles beaumont wicks:
The Parisian stage, 1800-1875, 4 voli., Alabama University Press, Alabama 1950-67; per un panorama
dell'editoria si vedano le parti dedicate all'Ottocento nella Histoire de I edition française , vol. 11 Le livre
triomphant ( 1660-1830 ), éd. par Henri-Jean Martin et Roger Chartier, Paris 1984, e james smith allen:
Popular French romanticism: authors, readers and books in the ípth century , Syracuse University Press, Sy-
racuse 1981 (trad. it. II romanticismo popolare: autori, lettori e libri in Francia nel XIX secolo , Il Mulino,
Bologna 1990); si veda inoltre Fabrizio della seta: Italia e Francia nell'Ottocento , edt, Torino 1993
(Storia della musica a cura della Società Italiana di Musicologia, 9), pp. 11-3.
12 Sul tema antico romano nell'opera dell'Ottocento si veda (ma l'impianto è un po' superficiale)
Danielle porte: Rome diva , Les Belles Lettres, Paris 1987; per la tradizione antico-romana in Norma si
rimanda a cesare questa: Roma nell'immaginario operistico , in Lo spazio letterario di Roma antica, IV:
L'attualizzazione del testo, Salerno editrice, Roma 1991, pp. 307-358: 338-47.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 127
13 È interessante notare che Etienne De Jouy, librettista e drammaturgo tra i più influenti e significa-
tivi del periodo napoleonico, ricavò dagli episodi de Les martyrs relativi alla druidessa Velleda un libretto
in cinque atti che però non venne musicato: étienne de jouy: Velleda , ou Les gauloises, opéra en cinq
actes , in Théâtre d'Etienne Jouy , membre de l'Académie Française , tome 111e, A. Wahlen, Bruxelles 1824,
pp. 181-236 (ringrazio Cesare Questa per avermi cortesemente segnalato il libretto di de Jouy). Per l'im-
portanza dei Canti di Ossian nella diffusione di suggestioni e tematiche preromantiche nella letteratura
europea tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, vedi paul van tieghem: Ossian et l'ossianisme au
XVIIIe siècle , in idem: Le prèromantisme: études d'histoire littéraire européenne , Alean, Paris 1924 (ristampa
anastatica Slatkine, Paris 1973), pp. 197-287. Per l'influsso dell'opera di Macpherson, tradotta da Mel-
chiorre Cesarotti, sull'opera seria italiana tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, vedi Gian-
franco folena: Cesarotti , Monti e il melodramma fra Sette e Ottocento , in idem: L'italiano in Europa:
esperienze linguistiche del Settecento, Einaudi, Torino 1983, pp. 325-55.
14 adamo - lippmann: Vincenzo Bellini , p. 167.
15 Significative in tal senso le tragedie «demi-roman tiques» di Casimir Delavigne: Giovanni mac-
chia - luigi de nardis - massimo coLESANTi: La letteratura francese dall'illuminismo al romanticismo ,
Rizzoli, Milano 1992, p. 509.
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128 PAOLO CECCHI
quali si sommò una parallela tradizione operistica che va dalla Médée di Marc-
Antoine Charpentier su libretto di Thomas Corneille (1693) alla Médée et Jason
di Joseph-François Salomon su libretto di Simon-Joseph de Pellegrin (1713)
sino alla Médée di Luigi Cherubini sul testo di François-Benoît Hoffmann
(1797). 16 II tema della sacerdotessa romana utilizzato da Soumet aveva invece
come precedente di maggior spicco un testo operistico, la celebre Vestale spon-
tiniana, che - tramite una pantomima anonima, Julia, ou La vestale , pubbli-
cata nel 1786 - derivava a sua volta da una fonte letteraria, ovviamente clas-
sicistica, la tragèdie di Jean-Gaspard Dubois-Fontanelle Ericie, ou La vestale , data
alle stampe nel 176717 (non si dimentichi a tal proposito che Soumet doveva
avere una buona conoscenza del repertorio operistico, visto che, fra l'altro, fu
coautore con Luigi Balocchi della trasformazione del rossiniano Maometto II ne
Le siège de Corinthe , andato in scena nel 1826). Infine, la trasformazione della
sacerdotessa in druidessa e l'ambientazione gallica', che costituiscono uno de-
gli aspetti più originali della tragedia di Soumet, sono derivati soprattutto dai
capitoli ix e X de Les martyrs di Chateaubriand, in cui si narra la vicenda del-
l'amore che lega la sacerdotessa Velleda al condottiero romano Eudoro.18
Se Romani, nel rifarsi alla Norma di Soumet, mantenne la dialettica propria
della fonte tra l'impalcatura drammatica sostanzialmente classicistica e il pathos
romantico dei conflitti in cui sono irredimibilmente irretiti i protagonisti della
vicenda, nondimeno apportò modifiche sostanziali all'intreccio, ricorrendo an-
che a situazioni e suggestioni derivate da altre fonti, prevalentemente operisti-
che.19 Per esempio, Romani trasse ispirazione in modo più pervasivo di quanto
fece Soumet da La vestale di Spontini, che era circolata nel nostro paese nella
versione librettistica italiana di Giovanni Schmidt (data per la prima volta al
San Carlo di Napoli nel 1811 e approdata alla Scala nel 1823) e che aveva fatto
da modello sia per un celebrato balletto di Salvatore Vigano sia per un'opera di
Giovanni Pacini su libretto di Luigi Romanelli; inoltre utilizzò parzialmente
anche due suoi libretti, La sacerdotessa dlrminsul , musicato da Pacini per Trie-
ste nel 1820, e Medea in Corinto , musicato da Mayr per il San Carlo nel 1813.20
16 In ambito francese vanno ancora ricordate l'opera di Pascal Colasse Jason , ou Le toison dor
(1696), su testo di Jean-Baptiste Rousseau, e il balletto Médée et Jason di Jean-George Noverre (1763).
Sulla tradizione operistica francese del personaggio di Medea vedi paolo russo: Attraverso «Médée», in
idem: La parola e il gesto: studi sull'opera francese nel Settecento, lim, Lucca 1997, pp. 175-206.
17 Anselm Gerhard: Vestale , La (1), in The new Grove dictionary of opera (1992), vol. iv, p. 978.
18 Sui rapporti fra Norma e Les martyrs si veda anche michele scherillo: La «Norma» di Bellini e
la «Velleda» di Chateaubriand , «Nuova antologia», 16 giugno 1892, pp. 624-52.
; Sulla questione della modifiche di Romani si veda Jacques joly: «Oltre ogni umana idea»: le
mythe, la tragédie, l'opéra dans la «Norma» de Bellini , in Nos ancêtres les gaulois, «Actes du colloque inter-
national de Clermont - Ferrand», 11, n. s. 13, éd. par Paul Viallaneix et Jean Ehrard, Les Belles Lettres,
Paris 1982, pp. 165-76.
Per 1 opera triestina di Pacini vedi anche fabiana licciardi: Sulle tracce di Norma: Rossi - Pavesi
e Romani - Pacini, in Ottocento e oltre: scritti in onore di Raoul Meloncelli, a c. di Francesco Izzo e
Johannes Streicher, Editoriale Pantheon, Roma 1993, pp. 152-60.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 129
Tabella i
Fonti principali e secondarie del libretto di Norma
Va d'altra parte notato come, in Italia, il tema di Medea abbia avuto diffusione
operistica nel primo Ottocento attraverso l'opera di Mayr e non attraverso
la Médée di Cherubini che, anche a causa dei dialoghi parlati imposti dalle
convenzioni dell 'opéra comique , non vi venne mai messa in scena nel corso
del secolo.
Nella tabella 1 è quindi tracciato uno schema sinottico-cronologico delle
fonti principali e secondarie del libretto di Norma, secondo la tripartizione
tematica a cui si è fatto cenno in precedenza a proposito della tragèdie di
Soumet.21
La costellazione delle fonti elencate nella tabella 1 va messa anche in rela-
zione con le modifiche che Romani apportò all'intreccio e alla funzione dei
personaggi nella tragedia di Soumet. Alcune di esse erano indispensabili per
approntare un libretto funzionale alle forme melodrammatiche dell'opera
italiana del primo Ottocento, altre invece mirarono a mutare in alcuni punti
21 Sulle fonti di Norma , oltre a joly: «Oltre ogni umana idea », si veda anche franca cella: Inda-
gini sulle fonti francesi dei libretti di Vincenzo Bellini , «Contributi dell'Istituto di Filologia Moderna
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore», serie francese, v 1968, pp. 449-576, e Gabriele erasmi:
«Norma» ed «Aida»: momenti estremi della concezione romantica , «Studi verdiani», v 1989, pp. 85-108.
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I30 PAOLO CECCHI
Romani: Chateaubriand:
{[Norma] falcia il vischio : le sacerdotesse «Un eubagio vestito di bianco sali sulla
lo raccolgono in canestri di vimini. quercia e tagliò il vischio col falcetto
Norma si avanza e stende le braccia al d'oro della druidessa; un bianco saio
cielo. La luna splende in tutta la sua lu - steso sotto l'albero ricevette la pianta
ce. Tutte si prostrano.) benedetta; gli altri eubagi colpirono le
vittime, e il vischio, diviso in parti
eguali, fu distribuito agli astanti».22
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 131
La vestale , n, 6 Norma. , n, 11
Da quel fronte - che ha l'onte - scolpite Piange!. . . prega!. . . che mai spera?
Le togliamo le bende avvilite; Qui respinta è la preghiera.
Dei littori alle mani cruente Le si spogli il crin del serto:
Tempia testa dobbiamo lasciar. Sia coperto - di squallor.
( Il sommo sacerdote getta un velo nero (I druidi coprono d'un velo nero la sa-
sul capo a Giulia , la quale è condotta cerdotessa.)
dai littori fuori del tempio. Le vestali e
i sacerdoti si ritirano .)
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13 2 PAOLO CECCHI
23 Mentre il finale di Soumet accentua il dissidio tra furia vindice e amore materno che scuote Medea
nell'archetipo di Euripide (espresso nel soliloquio del quinto episodio della tragedia), Romani compie
una complessa e del tutto 'moderna' operazione di introiezione della colpa da parte di Norma e rinnova
cosi radicalmente la rievocazione del mito originario. Per la discussione dei rapporti che intercorrono
tra la Medea di Euripide, quella di Seneca e il personaggio di Norma si vedano anche anna laura bel-
lina: «Ah! deggio svenarli»: la riduzione di Medea tragica nel dramma musicale italiano , in idem: L 'inge-
gnosa consunzione : «melos» e immagine nella «favola» per musica , Olschki, Firenze 1984, pp. 107-23, e
guido paduano: Norma: la crisi del modelb deliberativo , in idem: Noi facemmo ambedue un sogno strano:
il disagio amoroso sulla scena dell'opera europea , Sellerio, Palermo 1982, pp. 152-77.
24 Come è noto il libretto di Norma subì molti rimaneggiamenti, in gran parte documentati dal
manoscritto autografo di Romani con annotazioni di Bellini, custodito presso l'Accademia Chigiana di
Siena. Ne dà conto in parte franco schlitzer: Mondo teatrale dell'Ottocento , Fiorentino, Napoli 1954,
pp. 23-41; si veda anche roccatagliati: Felice Romani librettista , pp. 100-8. Di Norma rimane anche
una serie di schizzi preparatori dello stesso Bellini, oggi conservata al Museo Belliniano di Catania e
presso la Collezione Toscanini di New York. In generale sui problemi testuali di Norma e sugli schizzi
citati, si veda Francesco pastura: Bellini secondo la storia , Guanda, Parma 1959, pp. 559-73; Friedrich
lippmann: Quellenkundliche Anmerkungen zu einigen Opern Vincenza Bellinis , «Analecta musicologica»,
Bd. 4, 1967, pp. 131-53; Raffaello MONTEROSSO: Per un'edizione di «Norma», in Scritti in onore di Luigi
Ronga , Ricciardi, Milano - Napoli 1973, pp. 415-510; charles s. brauner: Textuais problems in Bellini's
«Norma» and «Beatrice di Tenda», «Journal of the American Musicological Society», xxrx 1976, pp.
99-118; lippmann: Belliniana , pp. 304-9; adamo - lippmann: Vincenzo Bellini , p. 540-54.
25 Vedi Medea in Corinto , melodramma tragico di Giuseppe Felice Romani. Rappresentato per la prima
volta in Napoli nel Real Teatro di S. Carlo nell'estate del 1814. Napoli , nella tipografia , dentro il monistero
di S. M. degli Angeli a Pizzofalcone [1814] .
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 133
passi dei testi delle due arie che mostrano il rapporto di filiazione tra le situa-
zioni librettistiche:
[...] [...]
norma [...] ( prende un pugnale ) Medea [...] ( va per impugnare uno
Clotilde Ah! ... i figli uccidi. . . stile contro i figli ; si arresta e
i tuoi figli. . . si cuopre il volto colle mani)
norma {sbigottita cader lascia il pu- Ah! che tento! Oh figli miei!
gnale) Mi rendete il sangue mio;
i figli..., ah... no Quello sol versar vogl'io;
(i li abbraccia e piange amara- Che vi diede il traditor.
mente) [...]
26 II testo del dialogo poi espunto dal libretto di Romani è tratto da schlitzer: Mondo teatrale del-
l'Ottocento , pp. 30-2, ma accogliendo gli emendamenti che si leggono in monterosso: Per un 'edizione
di « Norma », p. 484.
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134 PAOLO CECCHI
dei gran sacerdoti che hanno condannato Giulia, scontro che era già si era
manifestato nel duetto del terzo atto tra Licinio e il sommo sacerdote.)
Infine il tema del ricongiungimento di due amanti nella morte per con-
danna aleggia inespresso anche nella conclusione dell "Anna Bolena : nella scena
finale della pazzia la regina di fatto immagina un colloquio con l'amato Percy,
che sta per essere giustiziato assieme a lei. Ovviamente in questo caso il tema
è latente e viene solo suggerito dalla dissociazione delirante della protagonista
poiché diversa era la linea drammatica dell'opera, ma Romani certamente ebbe
presente la forza patetica del finale del suo libretto donizettiano e forse pensò
di svilupparne in Norma un aspetto li secondario onde ottenere pari effetto,
allontanandosi però sia dall'epilogo della Vestale sia da quello dell "Anna Bolena .
A tal fine, in uno scioglimento spiccatamente romantico e privato' della tra-
gedia, egli coniugò il tema dell'unione nella morte degli amanti con il tema
della magnanimità della protagonista, rappresentato dall'improvviso desistere
di Norma dalla minacciata denuncia di Adalgisa e dall'immolarsi in sua vece.
La complessa articolazione drammatica e ideologica del libretto di Romani
sin qui delineata trovò nella partitura di Bellini una concretizzazione composi-
tiva per certi versi straordinariamente aderente alla stratificazione di contenuti
del testo verbale. Vale la pena di seguire l'itinerario di tale concretizzazione in
uno sguardo ravvicinato di alcuni momenti salienti del dramma musicalmente
realizzato.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA"
Tabella 2
Suddivisione in numeri musicali e articolazione
temporale dell'azione in «Norma» di Bellini e Romani
ABITAZIONE DI NORMA
il atto
ABITAZIONE DI NORMA
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I36 PAOLO CECCHI
del primo atto, nell'aria di Oroveso del secondo atto e nel coro «Guerra, guer-
ra!» che precede il duetto Norma - Pollione. L'altro elemento dell'aspetto pub-
blico dell'azione, quello rituale, compare nelle due scene di massa dell'opera,
costituite dall'aria-preghiera di Norma «Casta diva», nel primo atto, e dall'aria-
ensemble conclusiva, scene che hanno entrambe un'importanza fondamentale
nella strategia drammatica dell'opera.28
In Norma anche l'aspetto scenico che riguarda il susseguirsi degli ambienti
- i cosiddetti quadri scenici - è correlato alla dualità tra aspetto privato e
aspetto pubblico, quest'ultimo nella duplice valenza politica e rituale. Infatti,
come indicato nella tabella 2, i numeri musicali relativi al primo aspetto si svol-
gono prevalentemente in un interno - l'abitazione di Norma, luogo elettivo
della concezione borghese del privato - mentre i numeri pubblici hanno luo-
go all'aperto, nella foresta sacra; il momento ove i piani interagiscono, il finale,
è situato in un ambiente che la didascalia librettistica definisce genericamente
come «Tempio d'Irminsul. - Ara da un lato» e che è a un tempo luogo privato
e pubblico: la differente caratterizzazione è data dall'uscita e poi dal rientro
della folla nel luogo chiuso, in corrispondenza rispettivamente del duetto tra
Norma e Pollione - privato e privo di spettatori - e dell'aria-ensemble
finale, in cui il coro rientra per assistere attonito all'epilogo della tragedia.
La continuità temporale dell'azione dell'opera si configura in tre 'blocchi'
drammatici, grosso modo coincidenti con l'intero primo atto, con la sezione
del secondo atto che va dal monologo iniziale di Norma alla fine dell'aria di
Oroveso e con la parte conclusiva dell'atto che va dalla scena e coro di Norma
all'aria-ensemble finale, come si deduce nella sinossi dell'andamento tempo-
rale dell'opera che compare nella terza colonna della tabella 2.29
Anche se di primo acchito risulta poco evidente, in tutto il libretto, Romani
tende a far svolgere la trama in un arco cronologico ristretto, che pare quasi
tendere all'unità di tempo classicistica. Esso è infatti verosimilmente compreso
tra la notte in cui ha inizio l'azione e il giorno successivo, che dovrebbe vedere
la partenza di Pollione (all'inizio del libretto compare la didascalia «è notte»,
mentre nel duetto Adalgisa - Pollione, quest'ultimo, alla domanda della sa-
cerdotessa «Parti forse?», risponde «Ai nuovi albori», e quindi la invita a in-
28 Sull'aria «Casta diva» e sulla tradizione dell'aria-preghiera si veda Friedrich lippmann: «Casta
diva»: la preghiera nell'opera italiana della prima metà dell'Ottocento , «Recercare», 11 1990, pp. 173-207.
29 La continuità (o discontinuità) temporale complessiva di un'opera è altra cosa dalla gestione del
tempo all'interno di ogni singolo numero musicale, che in Norma , come nelle altre opere italiane del-
l'Ottocento, prevede due 'tempi' drammatico-musicali differenziati - uno statico, l'altro dinamico -
e che quindi non mirano a una continuità temporale da 'dramma musicale'. Sulle strutture temporali
dell'opera italiana dell'Ottocento, soprattutto in relazione alla diversa gestione del tempo rappresentato
all'interno del singolo numero operistico, si veda in particolare carl Dahlhaus: /Zeitstrukturen in der
Oper, «Die Musikforschung», xxxiv 1981, pp. 2-11 (trad. it. in La drammaturga musicale , pp. 183-93), e
idem: Drammaturgia dell'opera italiana , in Storia dell'opera italiana , voi. vi Teorie e tecniche , immagini e
fantasmi , a c. di Lorenzo Bianconi e Giorgio Pestelli, edt, Torino 1988, pp. 79-162: 116-23.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 'yj
contrarlo, per fuggire insieme, «Qui. . . domani, all'ora istessa. . .»), e in cui in-
vece si realizza verosimilmente la catastrofe. In tal modo la sostanza romantica
dell'opera - il conflitto privato ed esclusivamente amoroso - può tendere a
farsi tragedia grazie anche a una gestione del tempo dell'azione attenta al-
l'unità aristotelicamente intesa, almeno in senso tendenziale.
La continuità temporale è infatti ottenuta soprattutto mediante le suc-
cessive entrate dei singoli personaggi sulla scena, che connettono quasi senza
iati i vari numeri musicali, e sono sempre attentamente motivate, salvo che
in un punto cruciale, l'improvvisa apparizione di Pollione in casa di Norma
nel corso del colloquio tra le due donne: in questo caso il librettista sacrifica il
nesso causale che giustifica l'entrata in scena del personaggio a favore dell'ef-
fetto di far coincidere la comparsa del proconsole con la rivelazione dell'iden-
tità dello sconosciuto - per Norma - amante di Adalgisa, rivelazione che
provoca il divampare del conflitto fra i tre protagonisti.30
L'entrata di Pollione, immotivata rispetto all'intreccio ma indispensabile
allo sviluppo drammatico, dà luogo a un finale d'atto di foggia in parte ano-
mala, costituito non come d'uso da un pezzo concertato pubblico a cui parte-
cipano tutte le prime parti, i comprimari e il coro (modelli in tal senso i finali
d'atto rossiniani dell' Otello e della Semiramide ), ma da un ensemble privato -
in linea con la distinzione tra i due aspetti dell'azione a cui pili sopra ho fatto
cenno - , che fix ideato da Romani, come attesta il passo di una lettera di
Bellini al librettista del 24 agosto 1832, nella quale è descritta una rappresenta-
zione bergamasca di Norma : «Il terzetto non può essere eseguito meglio: lo
agiscono bene e con forza; fece rabbrividire tutti e lo trovano un bel finale,
anche senza il concerto di pertichini, druidi, druidesse e altri cori da far chias-
so. Tu avevi ragione ad essere ostinato che fosse cosi. . .».31
Il modello per tale finale centrale fu quasi certamente il terzetto che con-
clude il primo atto dell 'Esule di Roma di Donizetti - Gilardoni (Napoli, San
Carlo, 1828), ove l'irruzione del senatore romano Murena interrompe il duet-
to tra i due amanti Settimio e Argelia, figlia di Murena, e avvia un terzetto nel
quale, come nel terzetto di Norma , si assiste al dispiegarsi del conflitto in cui
sono irretiti i tre personaggi principali.32 Anche in questo caso il coro non
30 La norma classicista di motivare drammaticamente l'entrata e l'uscita dei personaggi in scena con-
tinua a rimanere almeno tendenzialmente valida per i più avveduti librettisti italiani romantici dell'Ot-
tocento. Sulla funzionalità drammatica e sui problemi teorici e drammaturgici relativi a tale prescrizione
si veda il paragrafo «La justification des entreès et des sorties des personnages» in Jacques scherer: La
dramaturgie classique en France , Nizet, Paris 1950 (ristampa Nizet, Paris 1986), pp. 279-84.
31 cambi: Vincenza Bellini: Epistolario , pp. 319-21.
32 Per una descrizione del terzetto William ashbrook: Donizetti: le opere , edt, Torino 1986, pp.
51-60. Che il terzetto venisse considerato sin dalla prima rappresentazione come un momento significa-
tivo di innovazione formale e drammaturgica lo testimoniano le recensioni giornalistiche riportate in Le
prime rappresentazioni delle opere di Donizetti nella stampa coeva , a c. di Annalisa Bini e Jeremy Com-
mons, Skira, Genève - Milano 1997, pp. 156-68.
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I38 PAOLO CECCHI
33 guido ZAVADiNi: Donizetti: vita, musiche, epistolario, Istituto Italiano di Arti Grafiche, Bergamo
1948, n° 38, p. 257.
34 Per le considerazioni su specifici passi musicali d'ora in avanti farò riferimento allo spartito del-
l'opera d'uso corrente, edito da Ricordi, con numero di lastra 41684, facendo seguire all'abbreviazione
Spartito il numero della pagina, quello del sistema musicale e quello delle battute considerate (per esem-
pio, l'indicazione Spartito , p. 131, 2, bb. 3-4 individua il passo a pagina 131, secondo sistema, battute
3-4). Esistono due riproduzioni anastatiche della partitura autografa di Norma custodita presso la Bi-
blioteca del Conservatorio Santa Cecilia di Roma: Accademia Reale d'Italia, Roma 1935, e Garland,
New York 1983 (Early romantic opera, 4).
35 Spartito , p. 131, da 1, b. 1, a 2, b. 1.
36 Rispettivamente Spartito , p. 27, da 1, b. 1, a 3, b. 3, e da p. 94, 1, b. 1, a p. 95, 2, b. 2.
37 Spartito , da p. 134 a p. 135, 1, bb. 1-2, e da 3, b. 1, a 4, b. 2.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 139
tempo di mezzo della citata cavatina di Pollione nel primo atto,38 sia nella ca-
baletta dell'aria di Norma «Casta diva»39. Nel terzetto l'accompagnamento
marziale' passa dalla sfera pubblico-politica a quella privata e sottolinea cosi la
volontà di vendetta di Norma contro Pollione, vendetta che minaccia di river-
sarsi anche sui figli quando Norma minaccia perentoriamente Pollione: «Tre-
ma per te; fellon... pei figli tuoi» (non a caso l'accompagnamento torna nel
finale, prima del coro «Guerra, guerra!», nel momento in cui Norma, percuo-
tendo tre volte lo scudo d'Irminsul, rompe gli indugi e decide di vendicarsi di
Pollione dando il via alla sollevazione antiromana).40
Nel cantabile del terzetto «Oh! di qual sei tu vittima» - nel quale Norma
compatisce Adalgisa per il suo legame con l' empio' proconsole, Adalgisa
comprende con sgomento di essere stata ingannata da Pollione e quest'ultimo
tenta di giustificare il proprio tradimento - Bellini utilizza la scrittura vocale
in modo da sottolineare il trapasso psicologico che avviene in Norma. Dap-
prima infatti, accecata dalla rivelazione del tradimento, ella si scaglia sia contro
Pollione sia contro Adalgisa, quindi comprende che la responsabilità dell'in-
ganno ricade interamente sul proconsole e viene mossa da un sentimento di
comprensione per la più giovane sacerdotessa. Tale sentimento assurgerà a
slancio di commossa solidarietà nel duetto tra le due donne «Me chiami, o
Norma!. . .» del secondo atto e contribuirà poi, nel finale dell'opera, all'inatteso
sacrificio della druisdessa, che salverà cosi inaspettatamente Adalgisa.
Il cantabile del terzetto inizia con una melodia intonata solo da Norma
sulle parole «Oh! di qual sei tu vittima»,41 quindi Adalgisa e Pollione intonano
insieme frasi differenti del testo librettistico (il proconsole si rivolge ipocrita-
mente a Norma, mentre Adalgisa esprime la propria desolata sorpresa), can-
tando la stessa melodia a distanza di sesta,42 mentre Norma interloquisce con
frasi spezzate a sottolineare il suo opporsi a entrambi gli amanti. Poi, nella coda
del cantabile, è il canto delle due donne a combaciare, mentre il tenore se ne
disgiunge in una melodia quasi afasica di crome isolate:43 l'espediente suggella
musicalmente la consapevolezza di entrambe le donne del doppio inganno di
cui è responsabile il proconsole, consapevolezza che unisce le protagoniste più
profondamente di quanto le divida la rivalità amorosa.
Infine va sottolineato il fatto che nel tempo di mezzo del terzetto Romani
aveva originariamente previsto un ulteriore sviluppo del contrasto dramma-
tico nel quale Norma minaccia Pollione di rivalersi su Adalgisa, minaccia cui
38 Spartito , p. 38, da 1, b. 1, a 2, b. 5.
In questo caso il ritmo diventa croma-due semicrome-tre crome-due semicrome-due crome:
Spartito , pp. 76-7.
Spartito , p. 210, da 1, b. 1, a 2, b. 3.
Spartito , p. 136, 3-4, e p. 137.
Spartito , da p. 138, 2, a p. 141, 2, b. 2.
3 Spartito , da p. 141, 2, b. 2, a p. 143, 1, b. 1.
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I4O PAOLO CECCHI
norma Perfido!
pollione Or basti, {per allontanarsi)
norma Fermati. -
«E a me sottrarti speri?
pollione «M'udrai fra poco.
norma «E inutile;
«Leggo ne tuoi pensieri.
«Ma di: puoi tu nutrire
«Speme qual nutri ardire?
«Non è in mia man costei,
«In mio poter non è?
pollione «Cielo!. . . e infierire in lei
«Potresti?
norma «In tutti e in me.
pollione «No, noi farai.
norma «Vietarmelo
«Credi, o felloni. . .
pollione «Io l'oso.
Vieni (afferra Adalgisa)
Bellini decise di eliminare i versi relativi alla minaccia di Norma, che poi
ritornerà con maggiore intensità nel duetto che precede F aria-ensemble con-
clusiva: in tal modo rinunciò a approfondire il contrasto drammatico a favore
di una brevità che mitiga il divenire del diverbio quale lo pensò Romani.44
Tale scelta forse fu dovuta alla poca simpatia nutrita da Bellini per il musicare
sezioni dialogiche che incrementavano la tensione drammatica tra i personag-
gi, sezioni che nei duetti e nei terzetti erano situate solitamente nel tempo di
mezzo e che poi portavano all'estrinsecazione dei contrasti affettivi nella caba-
letta o nella stretta. Di tale scarsa propensione ci rimane testimonianza diretta
in un passo di una lettera del compositore a Francesco Florimo del 24 ottobre
1834, riguardante la composizione dei Puritani :
Sto studiando ora sul duetto della Grisi [che nell'opera cantò la parte di Elvi-
ra] e Rubini [che fu l'interprete di Arturo], che credea finir subito, ma sono im-
puntato nel tempo di mezzo ché non mi piace più quello che avea destinato. Tu
mi consigli di non fare tempi di mezzo; ma, mio caro, ne' duetti drammatici
hai ragione, ma nei teneri è impossibile di non sostenerli con dei canti larghi,
44 Una diversa interpretazione della soppressione di tali versi si legge invece in Friedrich lippmann:
Lo stile belliniano in « Norma », in Opera & libretto, /, Olschki, Firenze 1990, pp. 211-234: 218-220.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 141
che tu sai che io li colorisco sempre con una tinta declamata da non far mai
languire.45
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I42 PAOLO CECCHI
Tabella 3
Struttura del duetto Norma - Pollione
Stesso tempo rel> maggiore - > (mil> minore) Norma, pur di piegare Pol-
«Solo! Tutti» lione, risponde minac-
Norma, Pollione ciando di condannare al
rogo Adalgisa come sper-
giura ai sacri voti;
Più animato (cabaletta) lai» maggiore - » (fa minore) Norma ribadisce il proprio
«Già mi pasco ne' tuoi sguar- - » lai maggiore desiderio vindice, Pollione
di» chiede ancora pietà per
Norma, Pollione Adalgisa e implora Nor-
ma di sfogare solo su di
lui la propria vendetta.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 143
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144 PAOLO CECCHI
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 145
Benché nel finale la parte vocale preponderante sia pur sempre quella della
protagonista, numerose scelte di Bellini mostrano che egli forzò la conven-
zione dell'aria-rondò sino a farne un costrutto particolare che ho denominato
aria-ensemble.50 In esso, accanto alla tipologia dell'aria solistica con coro (nel
50 La segmentazione formale dell'aria-ensemble si può cosi sommariamente sintetizzare: scena/reci-
tativo: «All'ira vostra», tempo d'attacco: «Tu Norma!», primo cantabile: «Qual cor tradisti», tempo di
mezzo: «Norma! Deh! Norma, scolpati», secondo cantabile: «Deh! non volerli vittime», tableaux-s tretta:
«Commosso è già», ed epilogo: «Vanne al rogo».
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I46 PAOLO CECCHI
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 147
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I48 PAOLO CECCHI
nella coda conclusiva, quando i druidi coprono Norma di un velo nero, segno
dell'imminente esecuzione, e il ritorno al modo minore sottolinea la tragica
conclusione, ove si realizzano le parole che Norma indirizza a Pollione nel pri-
mo cantabile del numero: «Un nume, un fato di te più forte I Ci vuole uniti in
vita e in morte».
Va infine evidenziato come nell'aria-ensemble che conclude Norma ricor-
rano una serie di reminiscenze melodiche, funzionali a rappresentare musi-
calmente l'azione interiore che ha luogo nell'animo di Norma dopo la fatale
decisione di dichiararsi colpevole.
Le più significative di tali reminiscenze ricorrono nel tempo di mezzo:
poche battute prima che Norma si ricordi improvvisamente dei figli e ne in-
vochi al padre la salvezza, risuona in orchestra la figurazione melodica (esem-
pio 3a) che era già comparsa nel terzetto che conclude il primo atto e nel
duetto Norma - Pollione (esempio 2a e b), ove era associata alla minaccia del-
la sacerdotessa di uccidere i figli. La ricorrenza melodica anticipa quindi con
mezzi solamente musicali il contenuto dell'inaspettato epilogo della vicenda.
Subito dopo, in corrispondenza dell'esclamazione di Norma «E i miei figli?»,
l'orchestra intona la melodia (esempio 3b) che si era già udita durante il collo-
quio nel primo atto tra Norma e Clotilde («Vanne, e li cela entrambi»), nella
scena che precede il duetto Norma - Adalgisa (esempio 3c), scena nella quale
per la prima volta Norma esprime i 'diversi affetti' per i propri fanciulli e ma-
nifesta velatamente la contrastata idea dell'infanticidio. Alla luce di tale remi-
niscenza la successiva risposta di Norma «Si, oltre ogni umana idea» alla do-
manda del coro «Norma, sei rea?», acquista il suo vero significato: Norma si è
sacrificata al posto di Adalgisa perché ritiene che l'aver più volte progettato di
uccidere i figli sia una colpa espiabile solo con la morte. La citazione melodica
viene qui utilizzata da Bellini per rendere noto allo spettatore, mediante mezzi
narrativo-musicali, l'inespresso stato interiore di Norma, facendo si che l'im-
provviso coup de théâtre dell'autodenuncia si giustifichi come risoluzione tra-
gica di un inconciliabile dissidio interiore e non appaia come un mero espe-
diente patetico, un effetto senza causa privo di coerenza drammatica.52
Infine il successivo dialogo di Norma con Oroveso, in cui ella rivela al
padre di essere madre di due figli e lo implora di prendersene cura, è introdot-
to e poi sostenuto da una melodia orchestrale di due battute (esempio 3d) che
è di fatto una trasformazione per riduzione della frase melodica iniziale del-
l'arioso di Norma «Teneri, teneri figli» all'inizio del secondo atto (esempio
3e), ove la sacerdotessa, subito dopo aver rinunciato a ucciderli, veglia sconso-
lata sui due fanciulli.
52 Sui procedimenti musicali a carattere narrativo nell'opera italiana dell'Ottocento si veda in parti-
colare luca ZOPPELLI: L opera come racconto: modi narrativi nel teatro musicale dell'Ottocento , Marsilio,
Venezia 1994.
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 149
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IJO PAOLO CECCHI
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" IJl
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1J2 PAOLO CECCHI
Paolo Cecchi insegna Storia della Musica presso il conservatorio di Brescia. Si occupa di ma-
drigale italiano tra Cinque e Seicentoy di alcuni aspetti della teoria musicale del sedicesimo
secolo , e dell'opera italiana della prima metà dell'Ottocento. Ha in corso , assieme a Luca
Zoppelli, la cura degli atti del convegno «Gaetano Donizetti e il teatro musicale europeo :
percorsi e proposte di ricerca» (Venezia 1997).
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TEMI LETTERARI E INDIVIDUAZIONE MELODRAMMATICA IN "NORMA" 153
SUMMARY
The article begins with a brief survey of the genesis of Vincenzo Bellinis
Norma , in which the author highlights the decisive part played by the par-
ticular qualities of Giuditta Pasta, the singer specialised in tragic roles, in the
choice of subject matter by librettist and composer.
This is followed by an examination of the main literary topoi featured in
Alexandre Soumet s Norma , the libretto s source: the classical theme of Medea
(drawn from the French theatrical and operatic tradition of the seventeenth
and eighteenth centuries), the theme of the priestess or vestal virgin (a literary
topic that culminated in the Etienne De Jouy libretto for Gaspare Spontini s
La vestale) and the Celtic element (from Chateaubriand's novel Les martyrs ).
To these themes Soumet introduced a moderately Romantic complexion,
while at the same time retaining some of the formal characteristics of French
classical theatre.
In adapting this French tragedy, the librettist Felice Romani introduced
substantial changes to the plot, at times incorporating elements from other
sources. In particular, he gave greater weight to the character of Adalgisa and
completely overhauled the denouement, by avoiding Normas infanticide and
conceiving the grand scene in which the druidess denounces herself (thereby
condemning herself to the stake and saving Adalgisa).
Bellini's setting of the complex stratifications of the libretto text is unques-
tionably effective. A particularly successful feature is the way the intimate scenes
(in which the conflicts between Norma, Pollione and Adalgisa are played out)
alternate with those of public and ritualistic interest. In an analysis of three fun-
damental moments of the score - the terzett closing the first act, the second-
act duet for Norma and Pollione and the concluding ensemble aria - the
author highlights the individual features of these numbers and illustrates how
conventional and innovative aspects coexisted. This is particularly evident in
the concluding aria, which not only contains aspects of both the French and
Italian operatic styles but also combines structural elements of the aria, duet
and ensemble. In it, with telling effect, Bellini resorts to the technique of
thematic reminiscence as a means of expressing Norma's internal conflict and
her desire for death in expiation for having almost killed her own children.
Paolo Cecchi teaches history of music at the Conservatory of Brescia. He particularly studies the
sixteenth - and seventeenth-century madrigal ' aspects of sixteenth-century music theory and
Italian opera of the first half of the nineteenth century. Together with Luca Zoppelli he is
editing the proceedings of the conference "Gaetano Donizetti e il teatro musicale europeo: per-
corsi e proposte di ricerca " (Venice 1997).
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