Sei sulla pagina 1di 60

edizioneC.

fh11 15-02-2008 9:53 Pagina 1


C M Y CM MY CY CMY K

MARCELLO COLANINNO DANIELA DI MARCO

M. GIOVE G. ROGNONI
M. COLANINNO D. DI MARCO
MARIANNA GIOVE GIUSEPPINA ROGNONI
Letture, scritture,
immagini per il biennio

Narrativa Epica

ISBN 978-88-421-0894-8 ISBN 978-88-421-0892-4

Poesia
Narrativa Letture
, scrittu
&Poesia re, imm
agini pe
r il bien

POESIa
nio

poesia
ISBN 978-88-421-0895-5

ISBN 978-88-421-0883-2
Editori Laterza

Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o op- Volume Progettazione e produzione
CO G LEG

portunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è di testi scolastici secondo


+ Quaderno
LA IOV GI Poe Lat

da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUI- il Sistema di gestione qualità


NI E PO sia erz

TO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione


indivisibili ISO 9001:2000
NN - R S

vietati: art. 17, c.2 l. 433/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R.


Editori Laterza
O OG ITIV

26-10-1972, n. 633, art. 2, lett. d). Esente da bolla di


-D N O

accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n. 627, art. 4, n.6).


Ed

I M ON !

Euro 13,00 (i.i.)


ito 08

AR I
ri 95

CO
a

Colori compositi
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 722

P per l, analisi
strumenti
del testo poetico
PREREQUISITI CONTENUTI
• possedere un lessico di base Scheda 1 Cos’è il testo poetico
• capire il contenuto di un testo accompagnato da Laboratorio P1 Scrittori, poeti e cantanti
introduzione, note e commenti definiscono la poesia
• cogliere e selezionare le informazioni in base alla Scheda 2 Capire una poesia: la parafrasi
funzione e all’importanza Laboratorio P2 G. Leopardi, Alla luna •
P3 S. Quasimodo, Nostalgia della Sicilia
OBIETTIVI
Scheda 3 Verso e ritmo
Comprendere Laboratorio P4 S. Penna, Mi nasconda la
• la differenza fra prosa e verso notte e il dolce vento • P5 S. Penna, Già mi
• l’origine e le caratteristiche principali della poesia parla l’autunno
• i rapporti fra poesia e musica Scheda 4 Rima e strofa
• le specificità del linguaggio poetico Laboratorio P6 V. Cardarelli, Sera di Liguria
• il contenuto denotativo e connotativo di un testo • P7 U. Saba, Trieste • P8 G. Carducci,
poetico Traversando la Maremma toscana
• le varietà storiche e di registro della lingua poetica Scheda 5 Figure retoriche
• le scelte stilistiche di un autore Laboratorio P9 G. Pascoli, Prima del
temporale • P10 G. Pascoli, Lavandare
Analizzare
Scheda 6 Comprendere la poesia:
• la struttura sintattica di un brano poetico
il commento
• le scelte lessicali Laboratorio P11 U. Foscolo, A Zacinto •
• il verso e il ritmo P12 G. Ungaretti, Fratelli
• la rima e lo schema metrico
Scheda 7 In sintesi: come si analizza
• l’uso figurato del linguaggio un testo poetico
• i rapporti interni ed esterni al testo
• le parole-chiave, i campi semantici e i motivi por-
tatori del tema
• il messaggio complessivo di un testo poetico

Approfondire
• operare approfondimenti sul contesto storico, sul-
la biografia o sulla poetica dell’autore
• operare confronti fra brani e autori diversi
• interpretare il testo in relazione al contesto storico-
culturale
• rispettare i criteri di organizzazione dei contenuti
e correttezza formale
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 723

P Strumenti per l’analisi del testo poetico 723

Scheda 1

Cos’è il testo poetico


Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
(Giuseppe Ungaretti, Commiato)
Nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno: c’è la presa di coscienza della condizione uma-
na, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espres-
sione, necessità d’espressione. [...] Il Porto sepolto fu stampato a Udine nel 1916, in edizione di 80 esemplari a
cura di Ettore Serra. La colpa fu tutta sua. [...] Non ebbi il coraggio di non confidarmi a quel giovane ufficiale che
mi domandò il nome, e gli raccontai che non avevo altro ristoro se non di cercarmi e di trovarmi in qualche parola,
e ch’era il mio modo di progredire umanamente.
(Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo)

Per introdurre un discorso sulla poesia, abbiamo


riportato due brani di uno dei più famosi poeti italia- La prosa indica una memo
ni del Novecento, Giuseppe Ungaretti. Il primo è un scrittura continua, che
componimento in versi posto a chiusura della sua pri- prosegue fino al termine del foglio.
ma raccolta, nel quale espone all’editore Ettore Serra Il verso indica una scrittura spezzata, che
le sue idee sulla poesia; il secondo è un brano in pro- fa inversione andando a capo prima del
sa, scritto a molti anni di distanza, nel quale il poeta termine del foglio.
ricorda come era nato quel libro, con quale spirito e
con quali intenti. I testi affrontano il medesimo argomento, utilizzando a volte le stesse parole: ma nel
brano di Vita d’un uomo questa riflessione è espressa in forma discorsiva, nel Commiato è scritta in for-
ma poetica. Ma allora qual è la differenza fra prosa e verso?
Una prima differenza fra prosa e verso è evidente fin dall’aspetto tipografico dei due brani: nella
prosa la scrittura scorre senza interruzioni e occupa quasi l’intero spazio bianco della pagina, andando
a capo al termine della riga; nella poesia la scrittura non procede linearmente lungo tutta la riga, ma va
frequentemente a capo creando delle pause.

1. Prosa e verso
Se guardiamo all’etimologia del termine, il verso (dal latino versus, «che torna indietro») si differenzia
dalla prosa (prorsus, «che va avanti») proprio perché è un discorso che non prosegue fin dove finisce il
rigo del foglio, ma con cadenze regolari va a capo. I segmenti di testo così evidenziati si dicono versi.
Questa distinzione determina una serie di conseguenze importanti:

• la poesia si presenta come un discorso frammentato, fatto di brevi frasi che esprimono la soggettività
del poeta;
• le parole sono disposte nel verso secondo una successione di accenti più o meno regolare, che impri-
me al testo un certo ritmo;
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 724

724 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Scheda 1
Cos’è il testo poetico

• le parole collocate all’inizio o alla fine del verso sono in posizione di rilievo; tale posizione spesso è evi-
denziata da corrispondenze di suoni, come la rima;
memo La poesia: • le parole sono disposte nel verso secondo un ordi-
ne che non sempre coincide con quello comune;
• è espressione della soggettività dell’indi- • la misura più concentrata del verso porta a utilizza-
viduo [ P scheda 1]; re meno parole rispetto al discorso in prosa, ma con
• sceglie e dispone le parole in modo diver- maggiori sfumature di significato, o a volte con più
so dal linguaggio quotidiano [ P scheda 2]; significati insieme (si parla dunque di polisemia,
• dà importanza all’aspetto ritmico e melo- ‘molti significati’).
dico delle parole [ P schede 3 e 4];
• comunica contenuti e concetti densi di si- Sono queste le caratteristiche fondamentali della
gnificato, che vanno interpretati [ P sche- poesia, che impareremo a riconoscere e analizzare
de 5 e 6]. nel presente laboratorio.

2. Poesia: creare con le parole


La parola poesia deriva dal verbo greco poièin che significa «creare». Fare poesia significa, infatti,
«creare con le parole». Se però è facile risalire all’etimologia del termine, più difficile è risalire alle
origini di questo particolare modo di esprimersi e comunicare.
Le prime testimonianze di poesia nella cultura greco-latina (dalla quale in gran parte deriva la nostra)
sono associate a eventi importanti della vita pubblica e privata: cerimonie religiose e militari, occasio-
ni di lutto o di festa. In tutte queste circostanze la poesia era accompagnata da musiche e danze, ed è
probabile che essa sia nata dalla necessità di adattare le parole a una melodia e a un ritmo ben precisi.
Formule magico-religiose, canti militari, persino leggi e discorsi pubblici, ma anche lamenti funebri e
canzoni nei banchetti furono probabilmente le prime forme di parola recitata nell’antichità.
Una prima definizione del concetto di poesia e dei suoi generi è elaborata nel trattato Poetica di Aristo-
tele, filosofo greco del IV secolo a.C., che individua il suo carattere distintivo nella «imitazione» della na-
tura. La poesia infatti, secondo Aristotele, nasce perché «l’imitare è un istinto di natura comune a tutti gli
uomini fino dalla fanciullezza». L’imitazione della natura avviene però in modi e forme diverse: secondo
l’oggetto che viene trattato, secondo il modo di trattarlo e secondo i mezzi espressivi impiegati dal poeta.
In base all’oggetto, cioè all’argomento trattato, il poeta dà un tono diverso al suo discorso, che può
essere:
• alto, tipico dei componimenti con tono e argomento solenni, come tragedie e poemi epici;
• medio, tipico di componimenti con toni e argomenti comuni, quotidiani, come le commedie;
• basso, tipico di componimenti con toni e argomenti semplici, come la poesia sentimentale.

I mezzi utilizzati dal poeta sono:


• il ritmo;
• il linguaggio;
• l’armonia.

I modi utilizzati dal poeta sono:


• forma narrativa, o diegesi (= «racconto» nel quale chi scrive riporta il contenuto dei discorsi e descri-
ve gesti e situazioni), che può essere in prima o in terza persona;
• forma drammatica, o mimesi (= «imitazione» in cui chi scrive riporta solo il contenuto dei discor-
si e non riproduce gesti e situazioni, che vengono direttamente rappresentati in scena).
Il genere di poesia nel quale il poeta parla in prima persona esprimendo stati d’animo, sentimenti,
riflessioni soggettive è detto poesia lirica. Il nome si ricollega alla consuetudine della poesia antica di
accompagnarsi con strumenti musicali, quali appunto la lira.
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 725

P Strumenti per l’analisi del testo poetico 725

Scheda 1
Cos’è il testo poetico

Aristotele nella Poetica dà una prima definizione di poesia: memo

a. stile alto
1. l’oggetto b. stile medio
c. stile umile

Poesia = imitazione a. forma narrativa in 3a persona


della natura secondo: 2. il modo b. forma narrativa in 1a persona lirica
c. forma drammatica
a. ritmo
3. i mezzi b. linguaggio
c. armonia

3. Musica e poesia
Le leggende antiche attribuivano l’origine della poesia a personaggi avvolti nel mito: uno di essi, Orfeo,
era spesso rappresentato con la lira in pugno, nell’atto di suonare incantando uomini, animali e persino
elementi naturali. La poesia anticamente era infatti recitata con l’accompagnamento musicale di stru-
menti a fiato o a corda.
Sappiamo che anche i primi componimenti dei poeti medievali italiani nacquero con una veste musi-
cale e Dante stesso – secondo una testimonianza di Boccaccio – «sommamente si dilettò in suoni e can-
ti nella sua giovinezza». Alcune sue composizioni furono musicate da amici e collaboratori (uno di essi,
Casella, viene ricordato da Dante nel Purgatorio). Insomma, Dante si comportava a volte come un
moderno paroliere: sceglieva alcuni componimenti più «orecchiabili» e li affidava ai suoi collaboratori
perché vi adattassero una linea melodica. Sicuramente, nella fase di composizione, i poeti medievali
tenevano presenti gli effetti ritmici e melodici delle parole, che il canto poteva arricchire e valorizzare.
Successivamente, con la nascita del libro a stampa (1455), il distacco fra poesia e musica si accen-
tuò: la poesia scritta e stampata si rivolse a un pubblico di lettori, piuttosto che di ascoltatori, capaci di
apprezzare la raffinatezza delle parole e l’importan-
za degli argomenti trattati; ciò determinò una mag- La poesia, memo
gior cura formale della parte scritta. • come la musica, va-
Nelle schede seguenti, analizzeremo dunque la lorizza l’aspetto ritmico-melodico delle pa-
poesia dapprima nei suoi aspetti linguistici (lessico, role;
sintassi, ecc.) e poi in quelli ritmici e musicali. La trat- • come forma particolare di scrittura, cu-
tazione andrà necessariamente distinta in lezioni suc- ra la scelta, la disposizione e il significato
cessive, ma occorre sempre ricordare che tali aspetti delle parole.
in una poesia sono compresenti e inseparabili.

4. Il tratto distintivo della poesia: lo «scarto linguistico»


Più recentemente, lo studioso russo Roman Jakobson (1896-1982) ha analizzato i fattori che caratteriz-
zano la comunicazione poetica, sostenendo che essa si avvale di un elemento distintivo: l’uso libero e per-
sonale di parole e costruzioni sintattico-grammaticali. Il testo poetico non segue le norme comuni che re-
golano la comunicazione; questa modalità espressiva prende il nome di scarto linguistico, o scarto dalla
norma, in quanto costituisce una vera e propria «deviazione» rispetto alle regole della lingua comune,

• sia per quanto riguarda la sintassi, cioè la costruzione della frase,


• sia per quanto riguarda il lessico, cioè la scelta delle parole usate.

In poesia è raro che le parole siano disposte secondo l’ordine previsto dalla sintassi (soggetto, pre-
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 726

726 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Scheda 1
Cos’è il testo poetico

dicato, complemento), si utilizzano spesso termini astratti in luogo dei concreti, si modifica il significa-
to delle parole secondo le esigenze del poeta.

Prendiamo ad esempio l’inizio dell’Infinito di Giacomo Leopardi:

Giacomo Leopardi, L’infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle

Leopardi si riferisce al monte Tabor, un colle vicino la casa paterna che egli aveva scelto come luo-
go delle sue riflessioni, perché silenzioso e solitario («ermo»). Il significato e il valore emotivo di que-
sto verso è dato anche dalla disposizione e dalla scelta delle parole.
Se dicessimo «Quest’ermo colle mi fu sempre caro» ristabiliremmo l’ordine normale delle parole,
ma il risultato non sarebbe lo stesso. Quelle parole, disposte in quel modo, imprimono al verso un rit-
mo pacato e trasmettono una sensazione di calma, di familiarità, comunicandoci innanzitutto che quel
vincolo affettivo è esistito da sempre («Sempre caro»).
Anche la scelta delle parole è importante. Se dicessimo: «Questo colle solitario mi è sempre piaciu-
to» o «Come mi piace questo colle solitario» ridurremmo a zero la suggestione del verso creata dagli
aggettivi «caro», «ermo» e «questo»:

• caro indica una predilezione, una vicinanza affettiva: il colle è sì un elemento del paesaggio, ma
soprattutto un luogo che ricorda al poeta particolari stati d’animo o momenti della sua vita;
• ermo vuol dire «solitario» (dallo stesso aggettivo vengono le parole «eremo» ed «eremita»): comuni-
ca quindi un’idea di raccoglimento interiore, di pace;
• questo indica un oggetto vicino nel tempo o nello spazio: indica dunque che il colle è una presenza
concreta, vicina a chi parla, ma anche legata ai suoi sentimenti.

Queste scelte particolari sono fondamentali per esprimere il senso della poesia e determinarne il mes-
saggio, che è formulato in un preciso «codice» letterario.

mappa della scheda Cos’è la poesia


La poesia è una forma particolare di comunicazione che:

• riproduce la NATURA esterna e interna,


• secondo la visione SOGGETTIVA dell’individuo;
• fu in origine accompagnata dalla MUSICA;
• poi si separò come forma particolare di SCRITTURA,
• che si distingue dalla scrittura comune per lo SCARTO LINGUISTICO.

Dunque, la poesia:
• è scritta in VERSI;
• non segue LESSICO e SINTASSI comuni;
• segue un RITMO e un SUONO particolari;
• ha un CONTENUTO denso di significati;
• comunica un MESSAGGIO in un codice letterario.
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 727

P Strumenti per l’analisi del testo poetico 727

P
,
Strumenti per l analisi
del testo poetico
Come primo approccio al mondo della poe-
laboratorio sia, ti presentiamo alcune definizioni che poe-
ti, scrittori, autori di varie forme d’arte (cinema, musica, ecc.) hanno dato
della poesia. Ti accorgerai che è difficile trovare un parere unanime, ma che
tutti sono concordi su una cosa: la poesia è per definizione impossibile da
definire.

P1
Scrittori, poeti e cantanti
definiscono la poesia

Dante Alighieri [La poesia] non è nient’altro che una vena anch’io, e qualche volta ne dico delle
creazione fantastica composta secondo le regole curiose... ma quando le cose vanno bene». 25
della retorica e della musica. (De vulgari eloquen- Per capire questa baggianata del povero Ren-
tia, II, IV, 2) zo, bisogna sapere che, presso il volgo di Milano,
e del contado ancora più, poeta non significa già,
Alessandro Manzoni Renzo ringraziò la guida, e come per tutti i galantuomini, un sacro ingegno,
tutti quegli altri che avevan prese le sue parti. un abitator di Pindo, un allievo delle Muse; vuol di- 30
«Bravi amici!» disse: «ora vedo proprio che i ga- re un cervello bizzarro e un po’ balzano, che, ne’
lantuomini si danno la mano, e si sostengono». discorsi e ne’ fatti, abbia più dell’arguto e del sin-
5 Poi, spianando la destra per aria sopra la tavola, e golare che del ragionevole. Tanto quel guastame-
mettendosi di nuovo in attitudine di predicatore, stieri del volgo è ardito a manomettere le parole,
«gran cosa», esclamò, «che tutti quelli che rego- e a far dir loro le cose più lontane dal loro legitti- 35
lano il mondo, voglian fare entrar per tutto carta, mo significato! Perché, vi domando io, cosa ci ha
penna e calamaio! Sempre la penna per aria! che fare poeta con cervello balzano? (I promessi
10 Grande smania che hanno que’ signori d’adoprar sposi, cap. XIV)
la penna!».
«Ehi, quel galantuomo di campagna! volete Federico García Lorca Ma cosa vuoi che ti dica del-
saperne la ragione?» disse ridendo uno di que’ la Poesia? Cosa vuoi che ti dica di queste nubi, di
giocatori, che vinceva. questo cielo? Guardare, guardare, guardarle, guar-
15 «Sentiamo un poco», rispose Renzo. darlo e nient’altro. Capirai che un poeta non può dir
«La ragione è questa», disse colui: «che que’ nulla sulla Poesia. Lasciamo dire pure ai critici e ai 5
signori son loro che mangian l’oche, e si trovan lì professori. Ma né tu né io né alcun altro poeta sa
tante penne, tante penne, che qualcosa bisogna cos’è la Poesia. Sta qui; guarda. Ho il fuoco nelle mie
che ne facciano». mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma
20 Tutti si misero a ridere, fuor che il compagno non posso parlare di lui senza letteratura.
che perdeva. La poesia è qualcosa che va per le strade. Che 10
«To’» disse Renzo: «è un poeta costui. Ce n’è si muove, che passa al nostro fianco. Tutte le cose
anche qui de’ poeti: già ne nasce per tutto. N’ho hanno il loro mistero, e la poesia è il mistero che
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 728

728 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


contiene tutte le cose... Per questo non concepi- più una strada di dubbi che di certezze. (Espe-
sco la poesia come astrazione, ma come cosa rienza della poesia)
15 realmente esistente, che mi passa accanto.
Franco Fortini Rispondere è come se si volesse
Eugenio Montale «Che cos’è una poesia lirica? Per rispondere a «che cos’è l’uomo» o a «che cos’è il
conto mio non saprei definire quest’araba fenice, mondo». Bisogna aggirare la difficoltà. [...]
quest’oggetto determinatissimo, concreto, eppure Certo bisogna tener presente che quando si
impalpabile, questa strana convivenza del ragiona- parla di poesia questa parola significa due cose: da 5
5 mento e dello sragionamento». (Sulla poesia) un lato, appunto, un tipo particolare di discorso
parlato o scritto che si distingue da altri modi di co-
Vittorio Sereni Diffidate – dice il poeta – di tutti municazione; dall’altro, invece, un’attribuzione di
coloro che sanno troppo bene che cosa è la poe- valore per cui si dice «poesia» per dire qualcosa di
sia, che hanno sempre la definizione pronta; bello, di importante, di riuscito, di meritevole di sti- 10
lasciate passare qualche mese, forse appena ma o di attenzione. Nel parlare comune, «poesia»
5 qualche giorno, e vedrete che quella definizione significa due cose: per un verso è un discorso, o ra-
sarà già mutata, magari integralmente, e non gionamento, o una comunicazione dove prevalgo-
sarà per questo meno perentoria di quella che no elementi di ritmo e cadenze, di ripetizioni, di im-
l’ha preceduta. In quanto ai poeti, essi ci appaio- magini che alterano i significati immediati e che gli 15
no tentati, perennemente perplessi tra opposte conferiscono, oltre ai primi, anche significati inte-
10 definizioni e suggestioni: si direbbe che la loro, riori. Per un altro verso, quando noi diciamo «que-
guardata attimo per attimo, metro per metro, è sta è poesia» intendiamo in genere qualcosa di ele-
vato e di nobile, di rassicurante o di commovente
o di rasserenante, di vivace, pungente, ecc. (Che 20
cos’è la poesia?, Intervista dell’8 maggio 1993)

memo La Fenice, o Araba fe- Francesco De Gregori


nice, è un uccello mito- Vanno a due a due i poeti, traversano le nostre
logico che, secondo la leggenda, viveva per [stagioni,
cinquecento anni, unico esemplare sulla ter- e passano poeti brutti e poeti buoni.
ra, e dopo la morte rinasceva dalle proprie Ma quando fra tanti poeti ne trovi uno vero,
ceneri. Di qui in senso figurato l’espressione è come partire lontano, come viaggiare davvero.
indica una persona o una cosa rara, se non (Poeti per l’estate)
unica, o capace di rinnovarsi, «rinascere»
anche dopo situazioni difficilissime. Roberto Benigni Per fare poesia una sola cosa è
necessaria: tutto.

s Comprendi le definizioni di poesia Le definizioni sopra riportate appartengono a scrittori ita-


t liani e stranieri che, in epoche diverse, hanno provato a definire la loro poetica*, spiegando la loro per-
sonale idea di poesia.
e Per orientarti meglio, puoi anche svolgere ricerche sugli autori, cercando nell’indice del volume e
p reperendo informazioni biografiche essenziali. I brani e gli autori sono disposti in ordine cronologico,
1 a partire da Dante Alighieri, che fu tra i primi a dedicare alla lingua e alla teoria letteraria dei trattati spe-
cifici. Secondo Dante la poesia ha una sua precisa tecnica, che può essere appresa e riprodotta seguen-
do le regole della lingua e della musica.

• Spiega con parole tue la definizione di Dante, e in particolare il riferimento alle regole di compo-
sizione della musica [ P scheda 1, § 3].

A partire dall’Ottocento e per tutto il Novecento si afferma invece l’idea che la poesia sia frutto del-
la libera creatività individuale, e dunque indefinibile e sfuggente a ogni classificazione.
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 729

P Strumenti per l’analisi del testo poetico 729

• Spiega con parole tue il significato dell’affermazione del poeta spagnolo García Lorca: «Ho il fuo-
co nelle mie mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma non posso parlare di lui senza letteratu-
ra».
• Ricerca fra le definizioni riportate altre affermazioni a sostegno di questa seconda tesi.

La questione è stata riproposta dallo scrittore Franco Fortini che, in un’intervista del 1993, distingue
i due aspetti del problema: da un lato c’è la poesia come tecnica, insieme di regole di composizione; dal-
l’altro c’è la poesia come criterio di valore, che attribuiamo a tutte quelle creazioni letterarie che solle-
citano i nostri sentimenti, ci emozionano, appagano il nostro senso estetico.

• Quali sono i due significati principali della parola «poesia» secondo lo scrittore Franco Fortini?
Secondo te, di quale dei due ci occuperemo in particolare nel presente laboratorio?

Analizza le varie accezioni della parola poesia Le affermazioni di Fortini mettono in eviden- s
za le varie accezioni con le quali la parola «poesia» è stata interpretata nel corso del tempo. Da un lato
esiste una definizione «ufficiale» di poesia, come modalità espressiva che utilizza in maniera particola- t
re il ritmo e il suono, la disposizione e la scelta delle parole. Dall’altro lato esiste anche un’idea «comu- e
ne» di poesia, più diffusa a livello popolare, che attribuisce ai poeti capacità di inventiva e di espressio- p
ne fuori dal comune, tanto da distinguerli dal resto degli uomini.
Questa idea emerge dal brano dei Promessi sposi in cui Renzo, reduce dai tumulti scoppiati a Mila-
2
no per il rincaro del pane, rilascia incautamente dichiarazioni «rivoluzionarie» in un’osteria. Dalle paro-
le di Renzo, giovane semplice e popolano, vien fuori l’idea che il poeta sia uno spirito eccentrico, «bal-
zano», singolare. Manzoni interviene subito a chiarire meglio le affermazioni del suo personaggio, spie-
gando che presso il popolo milanese «poeta» significava piuttosto «cervello bizzarro» e non «sacro
ingegno», seguace delle Muse (divinità protettrici delle arti, che avevano sede sul monte Pindo). Il popo-
lo, conclude Manzoni, a volte si diverte a stravolgere le parole, perché i poeti non hanno nulla a che fare
con la follia. Ma sarà proprio così?

• Come ti sembra il tono delle affermazioni di Manzoni a proposito della concezione di poesia secon-
do il popolo milanese?

a. ironico b. sconsolato c. serio d. distaccato

Motiva la tua risposta.

I poeti del Novecento si sono invece sottratti al tentativo di definire con precisione la poesia. Due
esempi di questa tendenza sono contenuti nelle affermazioni di Eugenio Montale e di Vittorio Sereni.
Rileggile e rispondi alle seguenti domande.

• Perché Eugenio Montale definisce la poesia «araba fenice»? [ memo]


• Perché il poeta Vittorio Sereni afferma che i poeti sono perennemente «perplessi»?

Infine, anche autori di musica o di cinema, come il cantautore Francesco De Gregori o il regista e
attore Roberto Benigni, hanno provato a definire a modo loro la figura del poeta e il ruolo della poesia.
Rileggi le loro affermazioni e rispondi alle domande seguenti.

• Che cosa significa secondo te l’affermazione che esistono «poeti brutti e poeti buoni»?
• Che cosa significa che per fare una poesia occorre una sola cosa, cioè «tutto»?
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 730

730 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


s Approfondisci una tua personale definizione di poesia Come vedi, da sempre la poesia è
vista come un’attività così straordinaria e misteriosa da includere tutto e il suo contrario. I poeti posso-
t no essere ingegni straordinari o matti da legare, poeti per una stagione, magari solo per l’estate, oppure
e animi nobili e sensibili, capaci di far «volare davvero». Adesso prova tu a dire la tua.
p
• Tra le definizioni di «poesia» o di «poeta» riportate, scegline alcune con le quali concordi e altre
3 che non condividi e commentale spiegando i motivi della tua scelta e argomentando la tua opinione.
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 731

P Strumenti per l’analisi del testo poetico 731

Scheda 2

Capire una poesia:


la parafrasi
Su su, svelti eh, svelti veloci piano, con calma, non v’affrettate eh. Poi non
scrivete subito poesie d’amore eh, che sono le più difficili. Aspettate almeno
un’ottantina d’anni. Scrivetele su un altro argomento, che ne so su... il mare,
il vento, un termosifone, un tram in ritardo, ecco: che non esiste una cosa
più poetica di un’altra. Eh, avete capito? La poesia non è fuori, è dentro. Cos’è
la poesia? non chiedermelo più: guardati nello specchio, la poesia sei tu.
E vestitele bene le poesie, cercate le parole! Dovete sceglierle! A volte ci
vogliono otto mesi per trovare una parola! Sceglietele: che la bellezza è cominciata quando qualcuno ha comincia-
to a scegliere. Da Adamo ed Eva: lo sapete Eva quanto ci ha messo prima di scegliere la foglia di fico giusta? Come
mi sta questa, come mi sta questa... come mi sta questa... ha spogliato tutti i fichi del Paradiso terrestre!
Innamoratevi! Se non vi innamorate è tutto morto: morto tutto è. Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si
muove tutto. Dilapidate la gioia! Sperperate l’allegria! Siate tristi e taciturni con esuberanza. Fate soffiare in faccia
alla gente la felicità! E come si fa? Fammi vedere gli appunti che mi son scordato. Questo è quello che dovete fare...
Non son riuscito a leggerli. Ora mi son dimenticato. Per trasmettere la felicità bisogna essere felici! E per trasmet-
tere il dolore bisogna essere... felici. Siate felici: dovete patire. Stare male soffrire; non abbiate
paura a soffrire tutto il mondo soffre. Eh? E se non avete i mezzi? non vi preoccupate, tanto per
fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto. Avete capito?
E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia. E se il verso non vi viene
da questa posizione, da questa, o da così, buttatevi in terra. Mettetevi così. Eccolo qua: è da
distesi che si vede il cielo, guarda che bellezza! perché non mi ci sono messo prima. Cosa guar-
date? I poeti non guardano, vedono! Fatevi obbedire dalle parole: se la parola... muro! Muro!
non vi dà retta...? non usatela più per otto anni! Così impara. Che è questo? Boh? Non lo so.
Questa è la bellezza. Come quei versi là, che voglio che rimangano scritti lì per sempre! Forza,
cancellate tutto. Che dobbiamo cominciare, la lezione è finita.

Cercare le parole: questa è la prima raccomandazione del professor Attilio De Giovanni (interpretato da
Roberto Benigni nel film La tigre e la neve, del quale abbiamo trascritto una scena), che impartisce lezio-
ni di poesia a una classe di studenti attenti e divertiti. Farsi obbedire dalle parole, entrare in sintonia con
esse, oppure litigarci, a costo di non usarle per anni. Il poeta, infatti, sceglie le parole più vicine al pro-
prio gusto e alla propria sensibilità, che abbiano un suono e un significato per lui particolari.
Ma chi si propone di analizzare una poesia deve innanzitutto semplificare le sue parole e le sue fra-
si. Per questo la versione in prosa è la prima operazione da compiere sul testo di una poesia. Perché la
poesia va certamente letta e apprezzata così com’è scritta, a volte anche nella sua complessità; ma va
innanzitutto spiegata in termini semplici, perché risulti accessibile e significativa. E non sia come «par-
lare a un muro».

1. Significante/significato
La poesia, come ogni atto comunicativo, è un insieme di segni (le parole) organizzati secondo le rego-
le di un codice (il linguaggio letterario). Il linguaggio letterario è quindi la chiave di accesso che con-
sente la codificazione (la scrittura) e la decodificazione (la lettura, l’interpretazione) del messaggio poe-
tico. Questo messaggio è trasmesso dalle parole.
Ogni parola risulta dall’unione di:
• significante: è la forma esterna, concreta del segno linguistico, cioè l’insieme di suoni (fonemi) e di
lettere (grafemi) che insieme compongono la parola; ad es. la parola luna è scomponibile nei grafemi
/l/u/n/a/ oppure può essere trascritta nei fonemi che ne indicano la corretta pronuncia: [lúna];
• significato: è il contenuto interno, l’immagine mentale alla quale la parola rinvia; quando ad esem-
pio noi pronunciamo la parola luna pensiamo al satellite naturale della terra visibile in cielo di notte.
3P_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:05 Pagina 732

732 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Scheda 2
Capire una poesia: la parafrasi

Ogni poesia, dunque, andrà analizzata


• a livello del significante, rilevando gli aspetti musicali e sonori delle parole;
• a livello del significato, decifrando il senso e individuando i contenuti essenziali del testo.
In questa lezione ci soffermeremo sul significato (gli aspetti formali saranno esaminati nelle schede
successive).

2. Denotativo/connotativo
Riprendiamo l’esempio della parola luna. Tutti noi conosciamo il significato proprio della parola, ma sap-
piamo anche che essa è utilizzata con significati diversi in particolari modi di dire: espressioni come chia-
ro di luna, luna nel pozzo, volere la luna, abbaiare alla luna, ecc. ci suggeriscono di volta in volta parti-
colari sfumature di significato della parola luna, come «astro caro agli innamorati», «desiderio irraggiun-
gibile», ecc. La parola, cioè, ci fa venire in mente significati particolari che si sono aggiunti nel corso del
tempo a quello proprio originario. Ogni parola, dunque, custodisce un duplice significato:

• denotativo: il significato reale, oggettivo della parola (= che cos’è per tutti);
• connotativo: il significato figurato, soggettivo della parola (= che cosa può essere per me).

La poesia, poiché riguarda


memo
fonemi /lúna/ emozioni, ricordi, sensazioni le-
Significante gati all’esperienza individuale
grafemi/l/u/n/a di chi scrive e di chi legge, utiliz-
Segno
+ denotativo za soprattutto il valore connota-
LUNA
(satellite naturale della terra) tivo, cioè soggettivo, del lin-
Significato guaggio. Fare poesia significa
connotativo dunque comunicare, condivide-
(astro degli innamorati, ecc.) re con i lettori questo valore.

3. Diacronia/sincronia
Il discorso poetico utilizza un linguaggio «altro», diverso dalla pratica quotidiana; e ciò è ancor più evi-
dente per le poesie scritte nei secoli passati, in una lingua lontana da quella utilizzata oggi.
Ogni lingua, infatti, si differenzia in base a:
• diacronia (= «attraverso il tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche dovute al passare del tem-
po; la lingua di Dante Alighieri, per fare l’esempio più ovvio, è certamente diversa da quella attuale;
• sincronia (= «nello stesso tempo»): è l’insieme delle varietà linguistiche compresenti in un determi-
nato momento; può dipendere dal livello di cultura di una persona, dalla sua provenienza geografica
(pensa ai poeti che scrivono in dialetto), dalla situazione (familiare, ufficiale, ecc.) in cui si esprime.
Per comprendere le varietà di una lingua sul piano diacronico (cioè storico) ci si può avvalere del-
le note a margine del testo, di un buon vocabolario, dell’ausilio dell’insegnante. Ma è bene anche comin-
ciare ad acquisire un proprio vocabolario del linguaggio poetico, annotando le parole e le espressioni
più ricorrenti in poesia, che spesso gli scrittori riprendono da autori passati presi come modello.

4. Stile e registro
La lingua ha tante varietà anche sul piano sincronico: due scrittori contemporanei parleranno in modo
diverso in base alla loro formazione culturale, alle loro idee, a ciò che intendono comunicare. Ad esem-
pio, ciascuno di noi si esprimerà diversamente se parlerà con i suoi coetanei, con i suoi familiari, oppu-
re con uno sconosciuto, o ancora se lo farà in forma parlata o scritta, rivolgendosi a un potenziale pub-
blico di lettori. L’insieme delle scelte espressive adoperate in funzione della situazione comunicativa
si chiama registro. Osserva degli esempi di registro:
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 840

R L,amore

Quando oggi, riferendoci all’amore, ci sembra scontato parlare di «affari di cuo-


re», «batticuore», «cuori solitari», non ci accorgiamo quasi più che torna a rivive-
re nel nostro linguaggio quotidiano un motivo poetico molto antico, che aveva asso-
ciato l’amore al cuore.
Uno dei primi componimenti della nostra letteratura recita infatti nel suo primo
verso Amor è uno desio che ven da core [ R3]: l’amore è un desiderio che provie-
ne dal cuore, perché il sentimento più importante della vita umana trova la sua sede
naturale nel centro vitale dell’individuo.
L’amore è da sempre vissuto come un sentimento totalizzante capace di abbracciare tutto e il suo
contrario: è quella forza di attrazione che spinge gli uomini a stringere legami affettivi duraturi [ R9,
R10], o a stravolgere le regole sociali, andando contro le convenzioni e la morale del tempo [ R1]; è
un sentimento che si costruisce pian piano con l’esperienza quotidiana [ R10], o un istinto che fa agi-
re d’impulso [ R8]; è la vita stessa [ R1] e l’odio più profondo [ R2]; è uno stato di estasi che avvi-
cina a Dio [ R5] o un tormento interiore che getta nello sconforto [ R4]; è immaginazione e deside-
rio [ R3] o piacere dei sensi [ R7, R8, R11]; è immagine nella memoria [ R6, R8] o «faccia a fac-
cia» con l’altro [ R11]; è lenta costruzione [ R10] o colpo di fulmine [ R12]; inizio [ R12] e fine
di ogni cosa [ R2].
L’amore è insomma motivo di continua ispirazione per i poeti di ogni epoca e nazione.
In questo modulo ascolteremo le voci di poeti che, a partire dal mondo latino fino ai giorni nostri,
hanno cantato l’amore in tutte le sue sfaccettature, dalle più liete ed esaltanti alle più tristi e dolorose.

PREREQUISITI distico e sonetto l’espressione anche creativa


• conoscere le principali carat- • le figure logiche e di significa- di sentimenti personali
teristiche del testo poetico to: similitudine, metafora, si- • favorire la condivisione di
• saper effettuare la parafrasi di neddoche, antitesi e ossimoro emozioni e sentimenti con i pa-
un testo poetico con l’ausilio nella rappresentazione dell’a- ri
di note e commento more
• le principali figure di pensie- Approfondire
OBIETTIVI ro: antitesi, iperbole, simbolo, • operare confronti fra testi
personificazione, allegoria legati dallo stesso tema dell’a-
Comprendere • temi e motivi della poesia dal- more, o con opere appartenen-
le origini al Trecento ti ad altre espressioni artisti-
• il valore connotativo di parole
ed espressioni che riguardano temi e motivi della poesia con- che (pittura, musica, ecc.)

il vissuto personale temporanea, italiana e straniera • effettuare ricerche su immagi-
ni e motivi legati al tema del-
Analizzare Riflettere l’amore
• le strofe e i sistemi strofici: • valorizzare l’introspezione e
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 841

R L’amore 841

R1 Autore Gaio Valerio Catullo


(poeta latino, 84-54 a.C. ca)
Godiamoci la vita, Opera Canti
Genere poesia lirica
o Lesbia mia Temi il poeta esorta la donna
a vivere e amare, sfidando le
Gaio Valerio Catullo invidie e la brevità della vita: se gli uomini
sono destinati morendo a una notte senza fine,
anche i baci devono essere senza fine
Il carme è considerato la «prima pagina» Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; figure
della storia d’amore fra Catullo e Lesbia. Il retoriche [ P scheda 5]; tema e motivo [ P
poeta esorta la donna a godere la vita e ad scheda 6, § 2]
abbandonarsi alla passione, sfidando le invi-
die e lo scandalo dei benpensanti. Al termine
di una breve vita di piaceri e amori, l’uomo è Puoi leggere un altro link
infatti atteso da una morte eterna. testo di Catullo  R2.

Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d’amore;


a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,
non diamo il valore di una lira.
Il sole sì che tramonta e risorge;
5 noi, quando è tramontata la luce breve della vita, 3. non diamo il valore di una lira: non teniamo in nes-
dobbiamo dormire una sola interminabile notte. sun conto.

l’autore
Gaio Valerio Catullo
Gaio Valerio Catullo visse probabilmente fra l’84 e il 54 a.C. e morì
all’età di trent’anni. Era originario della Gallia Cisalpina (corrisponden-
te alle regioni dell’Italia settentrionale, fra il Po e le Alpi), proveniente da una agiata famiglia
veronese. Ma la sua patria di adozione divenne Roma, dove completò i suoi studi di retorica
(l’arte di parlare bene), e dove conobbe, nel 62 a.C., la donna cantata nei suoi versi d’amore.
Lesbia è un nome letterario [ approfondisci Il nome della donna, p. 842] dietro cui si nascon-
de l’identità della nobildonna romana Clodia, una donna colta e indipendente, che amava la
letteratura, i divertimenti, le danze. Da quel che sappiamo direttamente dalle poesie di Catul-
lo, la vicenda d’amore attraversa fasi alterne: grandi passioni e grandi litigi, amore e odio,
fino al momento della separazione. Lesbia, a detta di Catullo, si concede a troppi amanti e
ama troppo l’indipendenza; la passione diventa insopportabile e il poeta decide di allontanar-
si da Roma, compiendo un viaggio in Bitinia, nell’Asia Minore, nel 57 a.C. Lì, fa visita alla
tomba del fratello, morto anni prima (a questo episodio si ispirerà anche Ugo Foscolo quan-
do dedicherà un sonetto al proprio fratello morto:  U2). Dopo pochi anni, in difficoltà eco-
nomiche, Catullo morì nella sua villa di Sirmione.
Il Liber («libro») di Catullo è composto da 116 carmi («componimenti poetici»), dei quali
la maggior parte affronta argomenti di vita privata e l’amore per Lesbia. Nel definire la passio-
ne Catullo è un innovatore del linguaggio: egli utilizza prevalentemente il verbo «amare», di-
stinguendolo dal «voler bene»: i continui ripensamenti di Lesbia lo spingono a voler bene di
meno, ma ad amare sempre di più. Amore significa infatti passione irresistibile, e si identifi-
ca con la vita stessa: «Viviamo, Lesbia mia, e amiamo» afferma il poeta in uno dei primi com-
ponimenti della raccolta.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 842

842 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Dammi mille baci e poi cento,
Malocchio memo
poi altri mille e poi altri cento,
(= «cattivo
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.
sguardo») è l’influsso malefico
10 Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
con il quale si desidera il male di
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
una persona. Nel testo latino è
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,
usato il verbo invidere, cioè
quando sappia l’ammontare dei baci.
«guardare male», da cui deriva la
parola italiana invidia, «il senso
da Le poesie, a cura di F. Della Corte,
di odio per la felicità altrui, unito
Mondadori, Milano 1977
al desiderio che tutto ciò si tra-
sformi in male».

11. altereremo i conti: confonderemo il numero dei baci: secondo una male, perché il numero poteva essere utilizzato in formule di malocchio
credenza degli antichi Romani, tenere il conto esatto dei baci portava (anche oggi si dice che porti male contare i soldi al tavolo da gioco).

approfondisci
Il nome della donna
Nella poesia d’amore latina la donna era spesso cantata con uno pseudo-
nimo (falsum nomen) che serviva a nascondere la sua identità. Questo perché, gene-
ralmente, si trattava di amori clandestini, spesso per donne già sposate, che avrebbero
suscitato scandalo nella società romana se fossero stati rivelati. La scelta del nome in codi-
ce da utilizzare nei versi avveniva secondo precisi criteri. Catullo ad esempio scelse di chia-
mare l’amata Clodia con lo pseudonimo di Lesbia per due motivi: il primo, che i due nomi
avevano uguale numero di sillabe e dunque erano interscambiabili nei versi; il secondo, che
il nome Lesbia ricordava la poetessa Saffo di Lesbo, della quale entrambi erano ammirato-
ri (Catullo ne tradusse alcune poesie dal greco).
Nella poesia provenzale del XII secolo, le stesse ragioni di discrezione imposero ai poe-
ti cortesi di utilizzare un nome in codice (senhal, ‘segnale’, ‘pseudonimo’) per tutelare l’o-
norabilità delle nobili signore alle quali dedicavano i loro versi d’amore.
Anche i poeti volgari italiani ripresero questa consuetudine. Ad esempio, Dante dà notizia
che la donna amata dal suo amico Guido Cavalcanti, Giovanna (o monna Vanna), era chiama-
ta anche Primavera, per alludere alla sua bellezza. Dante, però, introduce una novità. Egli
spiega il nome Primavera come «colei che aveva preceduto» (= «prima verrà») Beatrice, così
come il predicatore Giovanni Battista aveva preceduto la venuta di Cristo. Insomma, lo pseu-
donimo Primavera conferma indirettamente la natura divina di Beatrice.
Con Dante ha inizio la cosiddetta interpretazione del nome, che corrisponde alle doti e
alle qualità della donna che lo porta: Dante interpreta il nome Beatrice come «colei che dà
la beatitudine»; ugualmente Petrarca interpreta il nome Laura associandolo a una serie di
parole di suono simile tutte di significato positivo (l’aura «l’aria»; l’aurora «l’alba»; l’au-
ro «l’oro»; il lauro «la corona dei poeti»).
Nell’Ottocento sarà Giacomo Leopardi a utilizzare nomi fittizi per cantare le vicende di
figure femminili così esemplari da risultare dei simboli: celebre è il caso di Silvia sotto cui
si nasconde l’identità di Teresa Fattorini [ S4], morta adolescente per un male incurabile.
Nel Novecento Gabriele d’Annunzio assegna all’attrice da lui amata Eleonora Duse il
nome mitologico Ermione [ S6], a testimoniare una volontà di distinguersi e di allonta-
narsi dalla realtà quotidiana. Eugenio Montale userà più volte pseudonimi sotto cui sono
adombrate donne reali: con il nome di Clizia è cantata la studiosa americana Irma Brandeis,
Volpe è la sensuale scrittrice Maria Luisa Spaziani, Mosca (per via delle grandi lenti degli
occhiali) la moglie Drusilla Tanzi, alla quale è dedicata la raccolta Xenia [ R9].
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 843

R L’amore 843

guida alla lettura

La struttura del testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-3) il poeta rivol-
ge un’esortazione alla sua donna perché goda della vita, amando e disinteressandosi delle chiacchiere
dei soliti vecchi brontoloni. Nella seconda parte (vv. 4-6) si rivela il vero motivo di quell’invito: la vita è
breve e quando la luce del giorno si spegne una notte perpetua attende l’uomo. Il rimedio a questo inesora-
bile destino è indicato nella parte conclusiva (vv. 7-13): baciarsi mille e mille volte, senza tenere mai il con-
to dei baci; qualche invidioso infatti, conoscendone il numero preciso, potrebbe approfittarne per lanciare
contro di loro il malocchio, un incantesimo maligno che interrompa la favola del loro amore.

Il tema e i motivi Per quanto ciò possa sembrare strano, l’amore non è uno dei temi più diffusi nel-
la letteratura latina. Per di più, una relazione extraconiugale tra un uomo e una donna sposata, come
quella tra Catullo e Lesbia, sarebbe stata motivo di scandalo nella società romana. Il poeta cerca dunque di
tenere il suo amore al riparo dalle «chiacchiere» delle malelingue e da occhi indiscreti che possano «guar-
dare male» gettando il malocchio [ memo].
Nei versi successivi, però, si capisce qual è il vero ostacolo che impedisce il godimento di una vita spen-
sierata: la brevità della vita umana. È questo un motivo* diffusissimo della letteratura antica, nella quale
l’uomo appare consapevole della precarietà della sua esistenza rispetto all’eternità del tempo cosmico. Se il
sole può tramontare e risorgere ciclicamente, così non è per l’uomo al quale, al termine della giornata della
vita, tocca dormire un’unica buia notte. Queste riflessioni filosofiche si uniscono alla particolare situazione
storica in cui vive Catullo (sono gli anni che porteranno all’assassinio di Cesare e alla fine della repubblica
a Roma), accentuando nelle coscienze dell’epoca un senso di tristezza e di attesa angosciosa della fine.

Una notte senza fine, mille baci senza fine Ma in questa poesia di Catullo non c’è traccia di in-
felicità né di autocommiserazione. La reazione anzi è spigliata e scanzonata: con una serie di iperboli*
il poeta chiede continuamente baci alla sua donna. Guai a tenerne il conto! I due amanti cadrebbero subito vit-
time dell’invidia di qualcuno, o del tempo stesso che, contando i nostri baci, conta anche i momenti che ci re-
stano da vivere.

attività

Comprendi
1. Esegui la parafrasi del testo, tenendo contro di quanto detto nelle note e nel commento.
2. Spiega il significato della metafora* prolungata dei vv. 4-6:
...........................................................................................................................................................

3. Perché secondo te il poeta tiene il suo amore lontano da sguardi indiscreti? Segna la risposta che
ritieni più opportuna e motiva la tua scelta:
a. perché teme che il suo amore clandestino sia scoperto
b. per timore delle dicerie della gente
c. per timore del malocchio e dell’invidia
d. per sottrarsi al tempo che passa
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 844

844 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Analizza

4. Quali figure retoriche di sintassi* e di pensiero* sono contenute nei vv. 7-9?
...........................................................................................................................................................

5. Ritrova nel testo le parole relative ai motivi* tipici della letteratura latina e completa la tabella:

motivo testo

godere la vita «Godiamoci la vita..., e i piaceri d’amore; Dammi mille baci...»

i vecchi brontoloni ...........................................................................................................

la brevità della vita ...........................................................................................................

la notte paragonata alla morte ...........................................................................................................

l’invidia delle persone ...........................................................................................................

Approfondisci

6. Leggi la scheda approfondisci qui sotto e confronta la poesia di Catullo con uno dei testi riporta-
ti, rilevando analogie e differenze.

approfondisci
Un motivo della poesia d’amore
e della musica leggera: i baci
Le molte migliaia di baci che Catullo chiedeva alla sua amata Lesbia per ingannare
la morte e confondere gli invidiosi sono diventate un motivo ricorrente nella poesia d’a-
more.
Il motivo si ritrova chiaramente in una quartina di Patrizia Valduga [ R11], accentua-
to dalla caratteristica sensualità della sua poesia:
Baciami; dammi cento baci, e mille:
cento per ogni bacio che si estingue,
e mille da succhiare le tonsille,
da avere in bocca un’anima e due lingue.

Parallelamente, il motivo si diffonde anche a livello della musica leggera. A riproporlo


con successo in una notissima canzone del 1961 è Adriano Celentano. Il numero delle
migliaia di baci viene finalmente contato: sono 24000.
Con 24000 baci oggi saprai perché l’amore
vuole ogni istante mille baci,
mille carezze vuole all’ora.
Con 24000 baci felici corrono le ore
d’un giorno splendido, perché
ogni secondo bacio te.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 845

R L’amore 845

R2 Autore Gaio Valerio Catullo


(poeta latino, 84-54 a.C. ca)
Odio e amo Opera Canti
Genere poesia lirica
Gaio Valerio Catullo Temi il poeta ha smesso di
voler bene alla donna, ma non
di amarla; la passione è ancora forte, come
il suo tormento interiore
Ci troviamo nella fase della rottura del «pat- Strumenti verso [ P scheda 3]; figure reto-
to» d’amore fra Catullo e Lesbia. Nonostan- riche [ P scheda 5]; tema e motivo [ P
te ciò, il poeta non riesce a smettere di ama- scheda 6, § 2]
re: la passione continua a tormentarlo.

Puoi leggere un altro link


testo di Catullo e
Io odio e amo. Ma come, dirai. Non lo so, approfondire l’autore  R1.
sento che avviene e che è la mia tortura.
Odiare significa «ave- memo
re in antipatia, consi-
derare con disprezzo e fastidio». L’odio è
il sentimento di profonda avversione, ini-
da I canti, trad. di E. Mandruzzato, micizia, contrarietà verso cose o persone.
Bur, Milano 2001

guida alla lettura

Un distico malinconico Si tratta di uno dei distici* (coppia di versi) più noti della letteratura lati-
na. È inserito nella terza parte del libro di Catullo, che contiene componimenti brevi, spesso di tono irri-
verente (contro i propri avversari) o malinconico e sofferto come questo.

Fine di un amore Siamo ormai nella fase della rottura del «patto» d’amore fra Catullo e Lesbia,
che lascia il poeta nel più profondo sconforto. Eppure, egli ha smesso di «voler bene» («odio»), ma non
di «amare» («amo»): la forte attrazione per la donna non è cessata, e questo è il suo tormento maggiore. Egli
si domanda come ciò possa accadere, non sa darsi una risposta, ma sente che dentro di lui è così.

Amore e odio Si può amare e odiare la stessa persona contemporaneamente? Il poeta ci suggeri-
sce di sì, accostando in un’antitesi* i sentimenti opposti per eccellenza, l’amore e l’odio. Anche la
nostra esperienza personale ci dice che talvolta è proprio così: amiamo una persona, ne siamo fortemente
attratti, ma a volte proviamo fastidio per certi suoi comportamenti, modi di fare o di pensare. La straordina-
ria sopravvivenza di questo motivo* nella letteratura contemporanea e persino nella musica leggera ci dà
una conferma. Il poeta cileno Pablo Neruda (1904-1973) scriveva in un sonetto del 1924: «Ti amo solo
perché io te amo, / senza fine io t’odio, e odiandoti ti prego». E in un noto successo del 1971 Mina canta-
va: «ti odio e poi ti amo e poi ti amo / e poi ti odio e poi ti amo... / non lasciarmi mai più».
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 846

846 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


attività

Comprendi
1. A chi si rivolge secondo te il poeta in questa poesia? A un amico? A Lesbia? A se stesso? Da che
cosa lo capisci?

Analizza
2. Qual è la figura retorica su cui si basano i due versi?
...........................................................................................................................................................

Approfondisci
3. L’amore è sintesi di tutti gli opposti. Perciò racchiude anche il suo contrario, l’odio. Sei d’accor-
do? Esprimi un tuo parere in proposito e dai una tua definizione di questo sentimento.

R3 Autore Giacomo da Lentini


(poeta italiano, XIII secolo)
Opera Rime
Amor è uno desio Genere poesia lirica
che ven da core Temi l’amore ha origine da un
intenso piacere della donna
Giacomo da Lentini amata che, passando per gli occhi, si
stabilisce nel cuore e si alimenta attraverso
l’immaginazione dell’innamorato
Il poeta fornisce una dettagliata descrizione del Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [
meccanismo dell’innamoramento, quasi fosse P scheda 3]; rima e sistemi strofici [ P sche-
un trattato medico-scientifico: l’amore ha origi- da 4]; figure retoriche [ P scheda 5]; parole-
ne dalla visione della persona amata, si impian- chiave e campi semantici [ P scheda 6, § 1]
ta nel cuore, sede delle facoltà vitali dell’indivi-
duo, e si alimenta di desiderio e immaginazione.
Per facilitare la comprensione della poesia forniamo di seguito la parafrasi completa.

Amor è uno desio che ven da core L’amore è un desiderio che nasce nel cuore a cau-
per abondanza di gran piacimento sa di un grande piacere («piacimento») e gli occhi
e li occhi in prima generan l’amore generano da principio l’amore e il cuore lo alimen-
4 e lo core li dà nutricamento. ta («dà nutricamento»). È ben vero che talvolta
(«alcuna fiata») qualcuno («om») s’innamora
Ben è alcuna fiata om amatore senza vedere l’oggetto del suo amore, ma quel-
senza vedere so ’namoramento, l’amore che stringe con passione nasce dalla

1. desio: desiderio. metafora* che indica come la passione cresce e dunque un’esperienza che riguarda tutti, indi-
2. piacimento: è il piacere soggettivo, avver- si alimenta all’interno dell’uomo. stintamente).
tito dai sensi dell’uomo che s’innamora, attrat- 5. Ben è alcuna fiata om amatore: è ben ve- 6. senza vedere: il poeta allude polemicamen-
to dalla bellezza oggettiva della donna. ro che qualche volta (fiata) ci si innamora (om co- te ad alcuni testi di poeti provenzali, in cui si rac-
4. nutricamento: alimento, nutrimento: è una me nel francese ha valore impersonale, indica conta di uomini innamorati senza aver mai avu-
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 847

R L’amore 847

ma quell’amor che stringe con furore visione degli occhi: poiché gli occhi trasmettono
8 da la vista de li occhi à nascimento. al cuore tutto ciò che percepiscono, sia le qualità
buone sia quelle cattive («bono e rio»), così come
Che li occhi rapresentan a lo core sono in natura; e il cuore, che accoglie («è con-
d’onni cosa che veden bono e rio, cepitore») tutto ciò («zo»), comincia a immagina-
11 com’è formata naturalemente; re e a provare piacere di quel desiderio. E questo
è l’amore che risiede tra gli uomini.
e lo cor, che di zo è concepitore,
imagina, e piace quel desio:
14 e questo amore regna fra la gente. da Rime, XIX

to occasione di vedere la donna ama- more, quindi la donna. ni trasmesse dagli occhi.
ta. – ’namoramento: l’oggetto d’a- 12. di zo: di tutto ciò, delle immagi-

La parola furore indica un impeto, una passione incontrollabile (a furor di memo


popolo, far furore, ecc.).
È sinonimo di furia, «pazzia»: anticamente infatti la passione era considerata una malattia
dovuta all’eccesso di pensieri. Nell’Orlando furioso, ad esempio, l’omonimo protagonista è paz-
zo per amore.

l’autore
Giacomo da Lentini
Davvero poche sono le notizie biografiche riguardanti questo poeta nato
a Lentini, in Sicilia, del quale si hanno notizie certe solo dal 1233 al 1240.
Fu notaio a Palermo, alla corte dell’imperatore di Svevia Federico II, e con il titolo «il Nota-
ro» si firma a chiusura di alcuni suoi componimenti. Dante lo cita come autorevole rappre-
sentante della scuola siciliana nel XXIV canto del Purgatorio, elogiando la qualità delle sue
poesie e la varietà delle forme metriche utilizzate. Di lui restano 38 componimenti, fra cui
alcuni sonetti*, forma metrica di cui è considerato l’inventore.

guida alla lettura

Rispondere per le rime Il sonetto* fu scritto da Giacomo da Lentini in risposta a una «tenzone» (nel
Due-Trecento è così chiamato lo scambio di componimenti, a mo’di botta e risposta, tra due poeti su un
argomento specifico) con Pier della Vigna e Jacopo Mostacci. Quest’ultimo aveva posto ai poeti della corte
siciliana di Federico II (di cui Giacomo da Lentini è l’esponente più illustre:  approfondisci La lirica delle ori-
gini, p. 850) un interrogativo sulla natura del sentimento dell’amore: esso infatti sembra invisibile, eppure fa
sentire gli effetti del suo potere. Pier della Vigna aveva confermato la realtà dell’amore, sostenendo che ha un
potere tanto maggiore proprio in quanto esercita una forza di attrazione misteriosa ma irresistibile. Giacomo
risponde a entrambi, riprendendo i loro ragionamenti e persino lo schema metrico e le rime finali dei due so-
netti. Da questa antica consuetudine deriva il nostro modo di dire «rispondere per le rime».
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 848

848 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Una fenomenologia amorosa La risposta di Giacomo da Lentini contiene una dettagliata descri-
zione del fenomeno dell’innamoramento. L’amore – dice Giacomo – nasce dalla vista di una donna che
provoca un forte piacere nell’innamorato; gli occhi infatti distinguono le qualità positive e negative di ogni
cosa che vedono e ne forniscono al cuore un’immagine conforme al suo aspetto naturale; il cuore, infine, ri-
ceve questi dati e li elabora, alimentandoli con l’immaginazione e il desiderio. Solo un amore che prende se-
de nel cuore dell’individuo può stringere con «furore», con forte passione, e regnare fra le persone.

La rima «amore»-«core» Il sonetto*, forma metrica di cui Giacomo è ritenuto l’inventore, ha


schema ABAB, ABAB, BCD, BCD, con ripresa nelle terzine* della rima -ore e della parola-chiave
«core», che forma con «amore» un binomio indissolubile. I due termini compaiono infatti nel verso ini-
ziale e poi si alternano ciascuno per ogni strofa fino a ricomparire insieme nella terzina conclusiva.
Il concetto fondamentale espresso nel componimento è appunto la stretta identificazione tra l’amore e il
cuore, che rappresenta la sede di tutte le facoltà vitali dell’individuo. In esso risiede quella che i filosofi anti-
chi chiamavano l’anima immaginativa, cioè la facoltà che consente all’uomo di vivere pensando, immagi-
nando, ricordando.

Gli occhi in prima Ciò che consente al cuore di innamorarsi è il senso della vista. Nel testo com-
paiono sei parole appartenenti al campo semantico* della vista («occhi» per ben tre volte, due voci del
verbo «vedere» e poi il sostantivo «vista»), per ribadirne l’importanza: un amore «senza vedere» è impos-
sibile, così come è impossibile senza immaginazione e desiderio.
Ma ciò comporta una conseguenza importante, che sarà poi tipica della letteratura successiva: l’amore
diviene un fenomeno immaginativo e non solo istintivo e fisico. La lirica d’amore italiana sarà una poesia
con pochi riferimenti concreti e realistici (persino l’identità delle donne è a volte incerta o addirittura imma-
ginaria), e con una forte idealizzazione della bellezza femminile.

attività

Comprendi
1. Ricostruisci il contenuto delle affermazioni di Giacomo da Lentini, distinguendole per strofa:
strofa contenuto

prima quartina ....................................................................................................................................


....................................................................................................................................
seconda quartina ....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
prima terzina ....................................................................................................................................
....................................................................................................................................
seconda terzina ....................................................................................................................................
....................................................................................................................................

2. Quali sono le funzioni attribuite agli organi della vista e del cuore?
...........................................................................................................................................................
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 849

R L’amore 849

3. Spiega e memorizza il significato delle seguenti parole:


«desio»: .....................................................................................................................................................
«piacimento»: ............................................................................................................................................
«nutricamento»: ........................................................................................................................................
«fiata»: ......................................................................................................................................................
«rio»: .........................................................................................................................................................

Analizza

4. Suddividi in sillabe i versi indicati, individuando le figure metriche presenti:


1 ... ... ... ... de- ... ... ven ... ... ...
... ...
5 ... ... ... -cu- ... ... ... ... -ma- ... ...
... sineresi ...
13 ... ... -gi- ... ... ... -ce ... ... ... ...
... ...

5. La scuola siciliana si contraddistingue per la ricerca di uno stile molto raffinato e musicale. Indi-
vidua nel sonetto:

rime ricche*: ............................................ consonanze*: ............................................

6. Raccogli tutte le espressioni riconducibili alle parole-chiave del componimento:

amore-core vista

desio, ............, ............., ............, ............, ............, occhi, ............, ............, vista de li occhi ............,
piace ...............................................................................

Approfondisci

7. Nel verso conclusivo, Giacomo da Lentini afferma che l’amore che regna fra le persone è quello
che nasce dall’immaginazione e dal desiderio, che è stato cioè interiorizzato. Ti proponiamo alcu-
ne possibili interpretazioni di questa affermazione; scegli quella con la quale concordi e quella che
non condividi e commentale in un breve testo argomentativo sul tuo quaderno:
a. l’amore è un fatto puramente illusorio, in quanto nasce e si alimenta con l’immaginazione, ma non
si realizza mai;
b. l’amore vero non è semplice attrazione fisica, ma deve coinvolgere le persone nel loro intimo, veni-
re dal cuore;
c. l’amore vero regna quando la persona amata viene interiorizzata, diventa cioè un ideale completa-
mento di noi stessi (quella che noi oggi definiamo «l’anima gemella»);
d. l’amore vero nasce dalla vista, ma deve poi trasformarsi in un sentimento puro e astratto, di cui è
possibile parlare solo in poesia.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 850

850 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


approfondisci
La lirica delle origini
Le prime testimonianze di lirica in volgare (le lingue derivate dal latino)
sono attestate in Provenza, una regione della Francia meridionale, a partire dal XII
secolo. La lirica provenzale si sviluppò nell’ambiente ricco e raffinato delle corti, a ope-
ra dei cosiddetti «trovatori», che recitavano i loro componimenti a corte accompagnando-
si con strumenti musicali. La loro poesia proponeva una particolare concezione dell’amore
detto «cortese» (appunto da corte), che trasferiva in forma letteraria i rapporti feudali allo-
ra esistenti a livello economico-sociale:

• al centro della poesia c’è la donna (domina = ‘signora’), che il poeta loda e ama senza
aspettarsi alcuna ricompensa;
• la donna è collocata in una sfera sociale e spirituale più alta di quella del poeta amante;
• a lei il poeta deve un servizio incondizionato, come quello del vassallo al suo signore.

In Italia, i temi e le forme della poesia provenzale sono in parte ripresi dalla «scuola sici-
liana», formatasi presso la corte dell’imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia nella
prima metà del Duecento. Si tratta di una cerchia ristretta di notabili, fra cui lo stesso Fede-
rico II, che discutevano del sentimento d’amore dando vita talvolta a dispute, dette «tenzo-
ni», in cui le opinioni dei diversi poeti erano esposte in versi. La donna era sognata, ammi-
rata, celebrata e servita dal poeta innamorato, il quale assumeva nei suoi confronti un atteg-
giamento di devota e totale sottomissione. I poeti della scuola siciliana ebbero il merito di
introdurre e perfezionare la forma del sonetto.
Alla fine del Duecento a Firenze si afferma la scuola poetica del «dolce stil novo», chia-
mata così da uno dei suoi poeti più rappresentativi, Dante Alighieri. I due aggettivi riguar-
dano le principali caratteristiche di questa poesia:

• dolce si riferisce alla forma, contraddistinta da raffinatezza di stile ed eleganza linguistica;


• novo si riferisce ai contenuti, che rappresentano una novità rispetto alla tradizione prece-
dente.

I punti fondamentali della nuova concezione d’amore sono così espressi dal maestro del-
lo Stilnovo Guido Guinizelli:

• l’amore ha sede solo in un cuore gentile (cioè di animo nobile:  R5 memo);


• la gentilezza è una virtù dell’animo, e non si eredita per nobiltà di famiglia: essa si mani-
festa in una donna attraverso il suo comportamento «onesto» e si perfeziona nell’uomo attra-
verso la poesia e l’amore puro;
• l’amore per la donna è esclusivo e giustificato dal fatto che la donna ha sembianza di
angelo.

Poeti come Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e il giovane Dante Alighieri approfondi-
rono questa teoria, portandola verso sviluppi anche contrastanti. In Guido Cavalcanti la
consapevolezza della superiorità della donna mette l’uomo di fronte ai suoi limiti e l’amo-
re diventa perciò un’esperienza traumatica e dolorosa [ R4]; in Dante Alighieri, la donna
manifesta la sua natura divina e l’amore si traduce in una esperienza di beatitudine [ R5].
Beatrice, la donna amata da Dante, non ha soltanto la parvenza ma è a tutti gli effetti una
donna-angelo: sarà lei che nella Commedia [ Z] lo aiuterà a risalire dall’Inferno fino al
Paradiso e alla visione di Dio, del quale rappresenta la grazia.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 851

R L’amore 851

R4 Autore Guido Cavalcanti (poe-


ta italiano, 1250 ca.-1300)
Chi è questa che vèn, Opera Rime
Genere poesia lirica
ch’ogn’om la mira Temi la donna passa davanti
agli sguardi stupefatti degli
Guido Cavalcanti uomini che restano senza parole e
incapaci di comprendere il mistero della sua
straordinaria bellezza
La raccolta di rime di Guido Cavalcanti, Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e siste-
«primo amico» di Dante Alighieri, è caratte- mi strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [
rizzata da una concezione dell’amore come P scheda 5]; motivi, parole-chiave, campi
passione distruttiva, che riduce il poeta qua- semantici [ P scheda 6]
si in fin di vita. In questo famosissimo sonet-
to si mostra l’apparizione della donna, crea-
tura quasi sovrannaturale, e si descrivono gli effetti sconcertanti della sua presenza. Per facilitare la
comprensione della poesia forniamo di seguito la parafrasi completa.

Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, Chi è questa donna che passa, che ognuno la guar-
che fa tremar di chiaritate l’âre da con meraviglia, che fa vibrare l’aria («âre») di
e mena seco Amor, sì che parlare splendore e porta con sé («mena seco») il dio
4 null’omo pote, ma ciascun sospira? Amore, al punto che nessuno («null’omo») riesce
a parlare, ma tutti sospirano? O Dio, che cosa sem-
O Deo, che sembra quando li occhi gira, bra quando si gira a guardare! Lo dica Amore, che
dical’ Amor, ch’i’ nol savria contare: io non lo saprei («savria») riferire: mi pare una

1. Chi è questa che vèn: l’inizio del sonetto nile. 6. savria: saprei; è una forma antica di condi-
ricalca formule espressive della Bibbia, quasi a 3. seco: con sé, accanto a sé, ma potrebbe zionale, come il successivo «poria» (‘potreb-
confermare la natura divina della figura femmi- anche significare in sé, dentro di sé. be’).

«Il dono del cuore», inizi XIV secolo


[arazzo della manifattura di Arras, Musée Clip Art
de Cluny, Parigi]

Un motivo della poesia d’amore: il dono del cuore


Il cuore è la sede naturale del sentimento d’amore. Nelle raffigurazioni me-
dievali, spesso l’innamorato è ritratto nel gesto di donare il suo cuore all’ama-
ta. A volte l’immagine si unisce a particolari anche crudi e realistici: Dante
nella Vita nova sogna il dio Amore che stringe nelle mani il cuore del poeta e
lo dà in pasto a Beatrice; Cavalcanti rappresenta il suo cuore nelle mani del-
la Morte, tagliato a croce in quattro parti; Boccaccio in una novella del Deca-
meron racconta di Tancredi, principe di Salerno, che uccide l’amante della figlia Ghismunda e
le manda il suo cuore in una coppa d’oro. La donna, in un gesto di estrema ribellione contro il pa-
dre, versa del veleno in quella coppa e lo beve. Muore stringendo il cuore dell’innamorato al suo.
Il motivo ritorna in una canzone del 1974 di Fabrizio De André, La ballata dell’amore cieco.
In essa l’amata chiede all’innamorato di darle prova di amore e fedeltà, strappando il cuore dal pet-
to della propria madre. Ma questa dimostrazione d’amore non le basta: l’innamorato dovrà anche
tagliarsi le vene ai polsi e versare per lei il suo sangue. L’uomo morirà contento del suo amore; ma
alla donna insensibile e crudele non rimarrà niente, solo il «sangue secco» di colui che ha ucciso.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 852

852 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


cotanto d’umiltà donna mi pare, donna di tale benevolenza, che ogni altra al suo
8 ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ ira. confronto io la definirei superba. Non si potrebbe
(«poria») esprimere la sua bellezza, al punto che
Non si poria contar la sua piagenza, di fronte a lei si inchina ogni virtù di gentilezza, e
ch’a le’ s’inchin’ ogni gentil vertute, la bellezza la addita come sua dea. La nostra men-
11 e la beltate per sua dea la mostra. te non è mai stata tanto elevata e non è stata ripo-
sta in noi tanta grazia, da poter averne una cono-
Non fu sì alta già la mente nostra scenza adeguata.
e non si pose ’n noi tanta salute,
14 che propiamente n’aviàn conoscenza.
Umiltà è la qualità di memo
da Rime, IV chi è umile, cioè «chi è
consapevole dei propri limiti e non si van-
ta troppo delle sue qualità». Deriva dal lati-
no humus ‘terra’. Chi è umile infatti si chi-
8. ira: propriamente significa «superbia», qui è da intendersi in funzione na; ma chi si getta troppo «a terra» è umi-
di aggettivo, «superba». liato.
9. piagenza: piacevolezza, bellezza; è un termine solitamente riferito
alle qualità esteriori della donna.

l’autore
Guido Cavalcanti
Guido Cavalcanti nacque a Firenze intorno alla metà del XIII secolo
da una ricca famiglia aristocratica ed ebbe fama di uomo colto e lette-
rato, ma dal carattere schivo e difficile (così lo ricorda Giovanni Boccaccio in una delle novel-
le del Decameron). Nella Vita nova [ R5 approfondisci La «Vita nova»] Dante parla di lui
come «primo amico» e a lui dedicò e inviò alcuni sonetti. Partecipò alla vita politica della
città, lacerata dalle ostilità prima fra Guelfi e Ghibellini, e poi all’interno della stessa parte
guelfa divisa in Bianchi e Neri. Nel giugno del 1300, proprio per arrestare gli scontri sempre
più violenti, il Consiglio dei Priori (la più alta carica del Comune di Firenze) allontanò dalla
città i principali capi dei due opposti partiti, tra cui anche Guido; fra i priori c’era il suo ami-
co Dante, costretto a prendere una drammatica decisione nell’interesse superiore della patria.
Guido fu esiliato a Sarzana, una zona malarica al confine tra la Toscana e la Liguria, nella
quale ben presto si ammalò. Rientrato in città, morì il 29 agosto 1300.
La sua raccolta di Rime comprende 36 sonetti*, 11 ballate* e 2 canzoni*.

guida alla lettura

Una poesia cittadina Guido Cavalcanti descrive la figura femminile, non più riverita nell’ambien-
te aristocratico della corte [ R3 approfondisci La lirica delle origini], ma ammirata mentre passa per le
vie di Firenze.

Il testo L’apparizione della donna provoca reazioni straordinarie nello spazio circostante (l’aria
vibra) e negli uomini che la osservano senza parlare, sospirando (I quartina). Neanche il poeta è in gra-
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 853

R L’amore 853

do di descrivere la bellezza e l’umiltà della donna, al cui cospetto tutte le altre appaiono superbe (II quarti-
na). Ogni virtù di gentilezza e persino la bellezza si inchinano a lei come fosse una dea (I terzina): per que-
sto il poeta si dichiara incapace di comprenderne a pieno il mistero sovrannaturale (II terzina). Nel sonetto*
è descritta una situazione tipica della poesia stilnovista, di cui Cavalcanti riprende parole e motivi.

Vocabolario stilnovistico Esaminiamo in breve le parole-chiave*. «Umiltà» è l’atteggiamento


benevolo, non sdegnoso della donna che concede all’innamorato il suo sguardo e il suo saluto; «salu-
te» è una parola polisemica (dai molti significati), in quanto indica il «saluto» della donna e i suoi effetti di
«salute» fisica e di «salvezza» morale dell’individuo; «gentile» significa propriamente «appartenente a una
gente, cioè a una famiglia importante», ma per i poeti dello Stilnovo la nobiltà non deriva dalla nascita ben-
sì dallo spirito, dalle qualità interiori della donna [ R5 memo].

Motivi stilnovistici Tutto questo riguarda la donna. L’uomo, invece, di fronte a una tale bellezza
sfolgorante appare in atteggiamenti fissi, che sono motivi tipici della poesia tradizionale. Esaminiamo
anche questi. L’innamorato guarda («mira») passare la donna come impietrito, incapace di parlare e di
descrivere in modo adeguato la sua bellezza. È il motivo dell’ineffabile («qualcosa che non si può dire»):
l’unica espressione consentita all’innamorato è quella dei «sospiri», che lo riducono quasi in fin di vita,
abbandonato dai suoi spiriti vitali. Tale motivo è ripetuto più volte nel testo, con una serie di variazioni. Nel-
la prima quartina, alla comparsa della donna tutti ammutoliscono; nella seconda quartina il poeta si rifiuta
ancora di parlare, cedendo la parola al dio Amore; ancora nella prima terzina il poeta ribadisce che la bel-
lezza della donna non si può esprimere, poiché essa stessa è dea della bellezza; nell’ultima terzina conclu-
de ammettendo l’inadeguatezza delle sue facoltà mentali.

Mente, non cuore Al poeta mancano l’altezza di ingegno («mente») e l’ispirazione divina («salu-
te») necessarie per poter comprendere appieno il mistero soprannaturale della donna. Ma gli manca
soprattutto il cuore. La parola infatti è del tutto assente dal componimento e ciò rappresenta un’eccezione
rispetto alla poesia dello Stilnovo. In questo modo Cavalcanti intende distinguersi dagli altri colleghi poeti,
svelando non il lato piacevole e sentimentale della passione, ma quello troppo razionale e distruttivo.

attività

Comprendi

1. Elenca i termini del vocabolario stilnovista presenti nel testo dandone una spiegazione.
2. Sottolinea nel testo tutte le espressioni relative al motivo* dell’ineffabile e poi spiega con parole
tue in che cosa consiste.

Analizza

3. Individua lo schema metrico del sonetto, le rime*, le consonanze*:


...........................................................................................................................................................

4. La figura retorica adatta a esaltare le doti della donna è l’iperbole*. Spiega in che cosa consiste e
rintracciane degli esempi nel testo.
...........................................................................................................................................................
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 854

854 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Approfondisci

5. L’amore per i poeti medievali si colloca fra estremi opposti: o passione che soggioga l’uomo o ele-
vazione spirituale che lo avvicina a Dio; o avventura esaltante che nobilita l’animo, o esperienza di-
struttiva dei sensi. Dai una tua personale definizione di questo sentimento, accogliendo o confutan-
do una delle tesi esposte da Giacomo da Lentini [ R3] e da Guido Cavalcanti.

approfondisci
La «Vita nova»
La Vita nova è l’opera in cui Dante racconta la storia più significativa del-
la sua giovinezza: l’amore per Beatrice, incontrata per la prima volta a Firenze al-
l’età di nove anni e poi rivista esattamente nove anni dopo. Il libro appartiene al genere del
prosimetro (prosa + verso): è strutturato cioè in modo da alternare testi poetici a brani di pro-
sa che servono da introduzione e da commento. Il titolo Vita nova allude al significato ecce-
zionale di questa esperienza e in particolare al rinnovamento interiore verificatosi nell’ani-
mo del poeta dopo questo incontro. La presenza di Beatrice modifica completamente la sua
vita precedente e determina l’inizio di un’esperienza nuova, illuminata da un sentimento d’a-
more che lo spinge a celebrare le virtù celestiali della donna, capace di renderlo migliore e di
avvicinarlo a Dio. È evidente il significato simbolico* che Dante attribuisce alla donna:

• il nome Beatrice significa «colei che dà la beatitudine» [ R1 approfondisci Il nome del-


la donna];
• la ripetizione del numero nove che accompagna Beatrice significa che ella è un «mira-
colo» prodotto dal numero tre (3  3 = 9), il numero della Trinità divina.

I punti essenziali della poetica dantesca presenti in quest’opera sono i seguenti:

• l’amore è un sentimento solo spirituale, che consiste nella contemplazione dell’amata;


• il poeta attende dalla donna il saluto, che è fonte di «salute» fisica e di «salvezza» morale;
• la poesia consiste nella lode della donna, cioè nell’esaltazione delle sue qualità fisiche e
soprattutto spirituali.

R5 Autore Dante Alighieri (poeta ita-


liano, 1265-1321)
Tanto gentile Opera Vita nova
Data di composizione 1292-96
e tanto onesta pare Genere poesia lirica
Temi il passaggio della donna
Dante Alighieri per la via e il suo saluto rivelano i modi e
le fattezze di una creatura divina: la donna è
infatti un miracolo sceso in terra
Strumenti parafrasi, diacronia [ P scheda
In questo sonetto, considerato uno dei capola- 2]; verso [ P scheda 3]; figure retoriche [
vori della letteratura italiana, Dante descrive P scheda 5]; parole-chiave e campi semantici
i mirabili effetti che produce l’apparizione di [ P scheda 6]
Beatrice in chi la contempla.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 855

R L’amore 855

Tanto gentile e tanto onesta pare


la donna mia quand’ella altrui saluta, Puoi approfondire link
l’opera di Dante Ali-
ch’ogne lingua deven tremando muta,
ghieri e leggere passi della Divina Comme-
4 e li occhi no l’ardiscon di guardare.
dia  Z.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta; Gentile per i latini e gli memo
e par che sia una cosa venuta antichi significava «ap-
8 da cielo in terra a miracol mostrare. partenente a una famiglia nobile», in latino
gens (‘gente’, ‘stirpe’). Per gli stilnovisti
Mostrasi sì piacente a chi la mira, passa a indicare un’alta qualità interiore; og-
che dà per li occhi una dolcezza al core, gi indica semplicemente chi ha modi garba-
11 che ’ntender no la può chi no la prova: ti, educati, caratterizzati da gentilezza.

1. gentile e... onesta: i due aggettivi hanno va- 3-4. ch’ogne lingua... guardare: chiunque (par) in tutta la sua grazia come una creatura
lore complementare e si riferiscono entrambi al- riceva il saluto di Beatrice è colto da un turba- (cosa) scesa dal cielo in terra per testimoniare il
le virtù della donna: il primo riguarda la qualità mento che lo rende incapace di parlare e di miracolo della potenza e della benevolenza di
interiore dei suoi sentimenti, il secondo l’aspetto guardare. Dio.
esteriore dei suoi atteggiamenti. – pare: va in- 5. si va: procede, avanza. 9. sì piacente: talmente bella. – mira: contem-
teso come «si manifesta in modo evidente» e 6. benignamente... vestuta: con un atteggia- pla, guarda con ammirazione.
non «sembra». mento dolce e comprensivo, Beatrice è rivestita 10. che dà... occhi: infonde, trasmette attra-
2. donna mia: Beatrice è signora (secondo l’e- di umiltà, espressione del bene interiore. Si trat- verso gli occhi.
timologia latina di domina «signora, padrona») ta di una metafora* per sottolineare le virtù mo- 11. che ’ntender... prova: che può conoscere
del suo cuore. – altrui saluta: porge il suo sa- rali della donna. e comprendere soltanto chi la prova per diretta
luto agli altri, alla gente. 7-8. e par... mostrare: Beatrice si manifesta esperienza.

l’autore
Dante Alighieri
Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola
nobiltà, partecipò fin da giovane alla vita politica della sua città, lacera-
ta da grandi contrasti interni. A Firenze, infatti, dopo la sconfitta dei Ghibellini, sostenitori
dell’imperatore, erano saliti al potere i Guelfi, sostenitori del papa, a loro volta divisi in due
fazioni: i Bianchi e i Neri. Nel 1285 Dante sposò Gemma Donati, alla quale era stato già pro-
messo in tenera età (secondo la consuetudine dell’epoca) e dalla quale ebbe tre figli (Iacopo,
Pietro e Antonia, ai quali va forse aggiunto un figlio naturale, Giovanni).
Ma al centro della sua poesia d’amore c’è la figura di Beatrice (da identificarsi con la figlia
di Folco Portinari), che Dante incontrò per la prima volta nel 1274 e celebrò nella sua poesia
fino e oltre la data della sua morte, avvenuta nel 1290. Le vicende dell’amore di Dante per
Beatrice sono narrate nell’opera giovanile, la Vita nova, ma Beatrice è presente come guida
spirituale anche nell’opera della maturità, la Commedia [ Z].
All’inizio del Trecento Dante prese parte alla vita politica della sua città, schierandosi dal-
la parte dei Guelfi bianchi e ricoprendo numerosi incarichi. Quando la fazione dei Guelfi neri
prese il sopravvento a Firenze, Dante fu condannato da un tribunale in contumacia, cioè in
sua assenza (si trovava a Roma per un’ambasceria presso il papa), e costretto all’esilio (1302).
Cominciò per il poeta un lungo peregrinare per le varie corti d’Italia: a Verona ospite di Bar-
tolomeo della Scala, a Treviso, a Padova, nel Casentino, in Lunigiana. Durante questi anni di
esilio compose il Convivio, la Monarchia, il De vulgari eloquentia («La lingua volgare») e si
dedicò al suo capolavoro, la Commedia, che aveva già avviato a Firenze. Ospite a Ravenna
di Guido da Polenta fu incaricato di recarsi a Venezia in qualità di ambasciatore, ma durante
il viaggio lo sorprese una febbre malarica. Ricondotto a Ravenna, morì nel settembre del 1321
(e lì tuttora c’è la sua tomba) assistito dal conforto di un’altra Beatrice: la figlia Antonia, che
con quel nome aveva preso gli ordini religiosi.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 856

856 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


e par che de la sua labbia si mova 12. e par... mova: e sembra che dal suo viso (labbia) emani, si diffonda.
13. uno spirito... d’amore: una dolce ispirazione amorosa.
un spirito soave pien d’amore, 14. va dicendo: suggerisce. – Sospira: il verbo che chiude il sonetto ha
14 che va dicendo a l’anima: «Sospira». la funzione di riassumere l’esperienza di dolcezza e di turbamento sugge-
rita dalla contemplazione della donna.
da Vita nova, XXVI

guida alla lettura

Il macrotesto: la «Vita nova» Il sonetto Tanto gentile è tratto dalla Vita nova [ approfondisci
La «Vita nova», p. 854]. Nel capitolo XXVI, il poeta ha appena ricordato nelle righe scritte in prosa in
quante occasioni Beatrice sia stata capace di suscitare con la sua sola presenza sentimenti di elevazione spi-
rituale anche in persone che non la conoscevano direttamente. Per quanti non hanno mai potuto vederla,
affinché possano conoscere di lei ciò che si può esprimere a parole, Dante abbandona la prosa per la poesia
e comincia il sonetto («Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile»).
La struttura Il sonetto* è costituito da due quartine* a rima incrociata* (ABBA, ABBA) e da due
terzine* a rima invertita* (CDE, EDC). Le quattro strofe sono occupate ciascuna da un periodo.
Il testo Nella prima quartina Dante descrive le virtù interiori ed esteriori di Beatrice, che si mani-
festano nel suo saluto e nel suo sguardo; gli effetti straordinari del suo passaggio provocano la paralisi
dei sensi: gli occhi non osano guardare, la lingua è incapace di esprimersi (ritorna qui il motivo dell’ineffa-
bile, «ciò che non si può esprimere»:  R4 e R7 memo).
Nella seconda quartina, la donna passando fra le lodi unanimi dei presenti rivela la sua natura di mira-
colo divino.
Nelle terzine si mostrano ancora gli effetti straordinari della sua vista e della sua bellezza, che infonde
pensieri di una dolcezza inesprimibile e fa sospirare gli uomini.
«Gentile» e «onesta» Per la comprensione letterale del testo, occorre tener presente la distanza
che separa la lingua di Dante da quella attuale. Basta considerare il primo verso, per avere un esempio
di come le parole vadano interpretate in senso diverso da quello comune:
• «gentile» indica una caratteristica dell’animo e non un semplice comportamento educato [ memo, p.
855];
• «onesta» indica la manifestazione esteriore di questa gentilezza, cioè la grazia dei gesti, dei comporta-
menti e non un carattere giusto e rispettoso della legge;
• «pare» significa «si manifesta in modo evidente», e non «sembra».
Epifania e miracolo Proprio il verbo «pare» individua il campo semantico* fondamentale del com-
ponimento, quello della vista («guardare», v. 4; «mostrare», v. 8; «mostrasi» e «mira», v. 9; «occhi»,
vv. 4 e 10). Il tema centrale di tutto il componimento è infatti quello dell’epifania, cioè dell’apparizione di
una creatura sovrannaturale inviata dal cielo sulla terra.
Dante riprende in parte un motivo* già caratteristico della poesia d’amore del Duecento, quello della vista
che dà origine all’amore [ R3]. Ma non si ferma qui: in più gli attribuisce un significato religioso. Attra-
verso il verbo mirare giunge alla parola miracolo. Beatrice è dunque un prodigio divino, che si impone alla
vista e all’ammirazione di tutti.
La «loda» Di fronte a questo miracolo, l’amore di Dante si accontenta semplicemente di celebrare con
parole adeguate la bellezza della donna. Questo genere di poesia è definito da Dante stesso «poesia del-
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:17 Pagina 857

R L’amore 857

la loda». Nel capitolo XVIII della Vita nova, Dante si era riproposto di riporre la sua beatitudine «in quelle pa-
role che lodano la donna mia». E all’inizio del XXVI, introducendo il sonetto Tanto gentile, afferma di voler
«ripigliare lo stilo de la sua loda». La ripresa è segnalata anche dalla presenza del verbo «laudare» al v. 5 del
sonetto.

attività

Comprendi
1. Individua i periodi in cui è suddiviso il componimento, poi, con l’aiuto delle note a margine, ese-
gui sul quaderno la parafrasi.
2. L’apparizione di Beatrice avviene in un’atmosfera miracolosa. Individua gli elementi che concor-
rono a creare questo effetto.
...........................................................................................................................................................
3. Con l’aiuto delle note a questo e al precedente componimento, assegna a ciascuna parola del voca-
bolario stilnovista il suo significato:

«gentile»: ..................................................... «onesta»: .............................................................


«saluta»: ...................................................... «laudare»: ...........................................................
«umiltà»: ..................................................... «miracol»: ...........................................................
«piacente»: .................................................. «occhi»: ..............................................................
«dolcezza»: .................................................. «core»: ................................................................
«spirito»: ..................................................... «amore»: .............................................................
«sospira»: ....................................................
4. Completa lo schema inserendo opportunamente le proposizioni principali e le subordinate conse-
cutive che a esse si riferiscono. Sottolinea poi quali elementi nelle principali descrivono Beatrice
e quali nelle subordinate le reazioni avvertite da chi la guarda.

proposizione principale subordinata consecutiva

1. .......................................................................... 1. ch’ogne lingua deven tremando muta ...........


........................................................................
2. .......................................................................... 2. ...................................... che ’ntender no la
può chi no la prova

Analizza
5. Individua le ripetute consonanze* che legano le rime delle strofe.

..................... : ..................... : .....................


3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 858

858 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


6. Individua le figure retoriche indicate nella tabella sottostante, segnalando l’effetto che producono:
strofa figura retorica effetto prodotto

I quartina allitterazione: Tanto gentile e tanto onesta sottolinea ....................................................

allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà di vedere

allitterazione: ............................................. esprime la difficoltà nel .............................

II quartina metafora: .................................................... evidenzia l’umiltà della donna

I terzina poliptoto: .................................................... ripete il verbo fondamentale nel testo

II terzina allitterazione .............................................. ....................................................................

dieresi: ....................................................... ....................................................................

onomatopea: .............................................. riproduce la voce ........................................

7. Individua i punti del testo in cui si ritrova il motivo* dell’ineffabile [ R4 e R7 memo].

Approfondisci
8. Ritrova parole, motivi e temi comuni al sonetto di Cavalcanti Chi è questa che vèn [ R4]. Individua
le somiglianze e le differenze che emergono soprattutto nella concezione dell’amore dei due poeti.

Dante Gabriel Rossetti,


«Beata Beatrix», 1864-70
Clip Art [Tate Britain, Londra]

Dante Gabriel Rossetti e la «sua» Beatrice


Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), artista inglese di padre italiano, tra i fondatori del
movimento preraffaellita, che propone un ritorno alla semplicità dell’arte primitiva,
precedente a Raffaello (XV-XVI secolo). Per questo si interessa ai poeti del dolce stil
novo, e a Dante in particolare, fin dalla giovinezza, tanto che fra il 1845 e il 1849 si de-
dica alla traduzione di numerosi testi poetici del Duecento italiano, fra cui la Vita nova
di Dante. In questi anni ha inizio un forte processo di immedesimazione con il sommo
poeta, processo che culmina nel 1850 con l’incontro del pittore con la poetessa e mo-
della Elizabeth Siddal, in seguito divenuta sua moglie. La donna, con i suoi tratti eterei, è destina-
ta a diventare la più famosa incarnazione pittorica della Beatrice di Dante Alighieri. Nel febbraio
del 1862 Lizzie, come era meglio conosciuta, muore per una overdose di laudano (un potente op-
piaceo) dopo aver dato alla luce un figlio morto, lasciando il pittore in profonda depressione. In
questo periodo, avvertendo ancora di più le affinità della propria vicenda con quella di Dante, Ga-
briel Rossetti si dedica soprattutto ai temi ispirati alle opere dantesche.
Risale a questo periodo l’opera Beata Beatrix, in cui l’amore idealizzato di Dante per Beatri-
ce e il senso di perdita per la sua morte descritti nella Vita nova vengono riletti in chiave perso-
nale e trasposti in pittura: Lizzie/Beatrice siede in una posa languida e sensuale; sulle sue mani
sta per posarsi una colomba (simbolo di spiritualità) rossa (il colore dell’amore) che reca un fio-
re di papavero (simbolo di sogni e di morte, ma anche riferimento al laudano che ha ucciso Liz-
zie). A destra un orologio solare segna l’ora della morte di Lizzie e rimanda all’inesorabile pas-
saggio del tempo e alla perdita che ne consegue. Alle spalle della donna, due figure si fronteg-
giano: probabilmente raffigurano Dante (a destra) che osserva la personificazione dell’amore (a
sinistra), una donna vestita di rosso che sorregge un cuore circondato da una fiammella.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 859

R L’amore 859

R6 Autore Francesco Petrarca (poeta


italiano, 1304-1374)
Erano i capei d’oro Opera Canzoniere
Data di composizione 1348-74
a l’aura sparsi Genere poesia lirica
Temi il poeta conserva nella memoria
Francesco Petrarca un’immagine intatta della bellezza della sua
donna; per questo, nonostante lo scorrere del
tempo, avverte ancora le conseguenze della
ferita d’amore
La lirica rievoca la figura di Laura, la sua Strumenti parafrasi [ P scheda 2]; verso [
bellezza scomposta al vento, la luce dei suoi P scheda 3]; rima e consonanza [ P scheda 4];
occhi, l’incarnato del suo volto, il suo incede- figure retoriche [ P scheda 5]; parole-chiave,
re e la sua voce angelica. Ora la bellezza del- campi semantici, macrotesto [ P scheda 6]
la donna è sfiorita per lo scorrere del tempo,
ma non per questo la ferita d’amore si placa
nell’animo del poeta.
Aura è «l’aria, il soffio memo
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi leggero di vento». Indi-
che ’n mille dolci nodi gli avolgea, ca anche la particolare atmosfera che si crea
e ’l vago lume oltra misura ardea attorno a una persona o a una situazione
4 di quei begli occhi ch’or ne son sì scarsi; (un’aura di pace, di sacralità).

1. capei d’oro: i capelli biondi di Laura sono 2. mille dolci nodi: l’espressione ha un dupli- (vago lume) ardeva in modo straordinario (oltra
paragonati all’oro per colore e luminosità attra- ce significato; sul piano reale i «nodi» sono i misura).
verso una metafora* – a l’aura sparsi: sciolti capelli scomposti dal vento, sul piano simboli- 4. ch’or... scarsi: luce di cui ora sono privi. Il
al vento. L’espressione richiama per omofonia, co* sono i nodi d’amore di cui il poeta è prigio- tempo trascorso dal primo incontro ha reso gli
cioè per l’identico suono, il nome della donna niero. occhi di Laura meno luminosi.
amata dal poeta (l’aura = Laura). 3. vago... ardea: la luce splendente degli occhi

l’autore
Francesco Petrarca
Francesco Petrarca nacque nel 1304 ad Arezzo, dove suo padre Ser
Petracco – notaio fiorentino – era stato mandato in esilio. In seguito la
famiglia si trasferì in Francia a Carpentras, un piccolo centro presso Avignone, dove in que-
gli anni risiedeva la curia papale. Qui Francesco si avviò agli studi di diritto che continuò con
il fratello Gherardo a Bologna (all’epoca il più prestigioso centro universitario per gli studi
giuridici). Alla morte del padre, nel 1326, tornò ad Avignone, dove la presenza della ricca
biblioteca pontificia gli permise di dedicarsi alla sua principale passione: lo studio e la raccol-
ta dei classici latini.
Ad Avignone, il 6 aprile del 1327, giorno di venerdì santo, Petrarca racconta di avere per la
prima volta incontrato Laura, la donna che è al centro della sua raccolta di liriche, il Canzonie-
re, morta probabilmente nel 1348 durante un’epidemia di peste. Nel 1330, di fronte a necessità
economiche, prese gli Ordini minori; scelta che, col solo obbligo di mantenere il celibato, gli
portava delle rendite senza svolgere tutti i doveri legati al culto (una carriera ecclesia-
stica che consentì a molti intellettuali dell’epoca di potersi dedicare agli studi). Entrò
quindi al servizio del cardinale Giovanni Colonna e per lui compì numerosi viaggi in
Europa, ritirandosi quando possibile nei silenzi della Valchiusa, alle spalle di Avigno-
ne. Nel 1341 a Roma in Campidoglio, venne incoronato poeta durante una solenne ce-
rimonia. Dal 1353 al 1361 soggiornò a Milano presso la corte dei Visconti dove rico-
prì importanti incarichi diplomatici; fu poi a Padova e a Venezia e infine si stabilì sui
Colli Euganei, ad Arquà, dove rimase fino al 1374, anno della sua morte.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 860

860 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea: Puoi continuare la link
lettura delle liriche di
i’ che l’ésca amorosa al petto avea,
Petrarca  S2.
8 qual meraviglia se di sùbito arsi?

Non era l’andar suo cosa mortale,


miei confronti un atteggiamento benevolo e pietoso (’l viso di pietosi
ma d’angelica forma, e le parole color’ farsi).
11 sonavan altro che pur voce umana: 7-8. i’ che l’ésca... arsi: io che avevo l’animo predisposto all’amore e
dunque facilmente infiammabile. L’«ésca» è la materia infiammabile che
serve ad accendere il fuoco.
uno spirto celeste, un vivo sole 9. andar suo: la sua andatura, il suo incedere tra la gente.
fu quel ch’i’ vidi; e se non fosse or tale, 11. sonavan... umana: avevano un suono diverso da quello di una
14 piagha per allentar d’arco non sana. voce umana.
12-13. uno spirto... tale: era una creatura divina colei che io vidi, e
anche se ora non è più così luminosa (tale), perché la sua bellezza si è
da Canzoniere, XC offuscata.
14. piagha... sana: la ferita prodotta dalla freccia non si rimargina, solo
perché l’arco si è allentato, dopo aver scoccato la freccia. Cioè: la ferita
d’amore (piagha) prodotta dalla bellezza di Laura (l’arco che ha scocca-
5-6. e ’l viso... mi parea: e mi sembrava (mi parea), non so se fosse to la freccia) non può guarire solo perché tale bellezza è ora meno splen-
realtà o immaginazione (se vero o falso), che il suo viso mostrasse nei dente (l’arco si è allentato).

approfondisci
Il «Canzoniere»
Petrarca scrisse la maggior parte delle sue opere in latino, e da queste si
attendeva la consacrazione poetica. La sua fama, invece, è rimasta legata all’attività
poetica in lingua volgare, raccolta nel Canzoniere. Petrarca aveva scelto per il Canzonie-
re il titolo latino Rerum vulgarium fragmenta («Frammenti di cose scritte in lingua volga-
re») quasi a voler avvertire il lettore del loro carattere frammentario, di minore importanza
rispetto alle opere latine. In realtà lavorò alle sue rime dal 1348 fino alla morte, con ben nove
edizioni. L’edizione definitiva del Canzoniere comprende 366 componimenti poetici.
La prima importante novità del Canzoniere è nella sua struttura: esso non è una sempli-
ce raccolta di poesie ma un’opera unitaria, una sorta di romanzo narrato attraverso le liriche.
I componimenti raccolti sono infatti 366: il primo sonetto ha il valore di introduzione, i rima-
nenti 365 costituiscono una sorta di «diario» giornaliero in cui il poeta racconta la sua storia
d’amore per Laura, amata per tutta la vita, anche dopo la morte della donna, avvenuta nel
1348. Il Canzoniere infatti si divide tradizionalmente in due sezioni: «in vita» e «in morte» di
madonna Laura. Petrarca racconta di aver conosciuto Laura (probabilmente la gentildonna
francese Laura de Noves, moglie del marchese Ugo de Sade) il 6 aprile del 1327, venerdì san-
to, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone. La morte della donna avverrà un altro 6 aprile,
nel 1348, per un’epidemia di peste. Non per questo il poeta rinuncerà a cantare il suo amore
per lei: anzi, l’immagine della donna, serbata per sempre nel ricordo, apparirà sempre immu-
tabile, rievocata in un’atmosfera quasi di sogno.
Qui sta l’altra importante novità della poesia di Petrarca: la sua vicenda d’amore è pove-
ra di particolari concreti, tutta vissuta nell’interiorità del poeta. Questa che oggi ci sembra
una consuetudine, un dato normale, non lo era al tempo di Petrarca. Egli per primo mette al
centro della poesia il suo «io», con le sue debolezze, i dubbi, le speranze e le delusioni. L’a-
more per Laura è infatti un’esperienza tormentata: alla dolcezza del sentimento e all’ammi-
razione per la bellezza della donna si contrappone il senso di colpa per una passione consi-
derata indegna dall’uomo maturo, che cerca di pentirsi avvicinandosi a Dio.
Tutto questo è raccontato in un linguaggio poetico molto vago ed evocativo: la sua lingua
assai scelta e il suo stile raffinato diventarono un modello per i poeti dei secoli successivi, che
addirittura nelle loro composizioni ne copiarono interi versi. Questo fenomeno (diffuso an-
che in Europa, almeno fino alla fine del XVI secolo) è noto col termine di petrarchismo.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 861

R L’amore 861

Ritratto di Laura
[da F. Petrarca, Canzoniere, Trionfi; Clip Art
Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze]

Il ritratto di Laura
Della straordinaria bellezza di Laura non sono rimaste testimonianze diret-
te, a parte i versi di Petrarca. Ma proprio nel Canzoniere l’autore ci informa
che un ritratto di Laura era stato eseguito da Simone Martini (1284-1344),
pittore trasferitosi ad Avignone presso la curia papale e lì divenuto amico del
poeta. Il ritratto di Laura (perduto) fu molto lodato dal poeta, che a esso de-
dicò due sonetti del Canzoniere (LXXVII e LXXVIII): in essi Petrarca affer-
ma che Simone ha ritratto l’immagine di Laura andando a ispirarsi direttamente in cielo.
Successivamente l’immagine della donna comparve in
molte illustrazioni aggiunte alle edizioni del Canzoniere,
rappresentata secondo i canoni estetici e l’abbigliamento
dell’epoca.
Più curioso è notare come un pittore del Cinquecento,
Lorenzo Lotto (1480-1556), si ispirò alla descrizione di
Laura contenuta nella canzone Chiare, fresche e dolci ac-
que (Canzoniere, CXXVI) per il soggetto di un suo qua-
dro. Il dipinto fu prima intitolato Danae (la principessa che,
secondo il racconto mitologico, fu amata da Zeus trasfor-
mato in una pioggia d’oro) e poi Allegoria della castità o
Sogno di fanciulla.
La donna riposa in uno scenario naturale, accostata a un
tronco d’albero, ricoperta da una pioggia di fiori sparsi dal
dio Amore sul suo grembo, proprio come Petrarca ricorda
la sua Laura nei boschi di Valchiusa.
Lorenzo Lotto, «Allegoria della castità»
(o «Sogno di fanciulla»), 1505 ca.
[National Gallery, Washington]

guida alla lettura

Il macrotesto Il sonetto* appartiene alla sezione «In vita di madonna Laura» del Canzoniere [
approfondisci «Il Canzoniere», p. 860]. In esso si avverte lo scorrere del tempo, che trascina via con sé
la bellezza esteriore della donna, ma non intacca il sentimento interiore del poeta.

Il testo Questi ricorda la bellezza della donna, con i biondi capelli mossi dal vento, gli occhi sfavil-
lanti (I quartina), il viso che lascia appena intuire un timido rossore ma che basta a scatenare nel poeta
la scintilla dell’amore (II quartina), la sua andatura e la sua voce che paiono appartenere a un angelo (I ter-
zina), tutte qualità straordinarie che la fanno assomigliare a un «sole» luminoso, a uno «spirto celeste». Per
questo, la freccia scoccata da Amore ha provocato nel cuore del poeta una ferita difficile da rimarginare,
nonostante il tempo sia passato e la corda dell’arco (la bellezza di Laura) si sia ormai allentata (II terzina).
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 862

862 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


La figura e il nome di Laura Di questa bellezza tuttavia non siamo in grado di tracciare un identikit
preciso (anche se esistono dei ritratti attribuiti alla nobildonna:  Clip Art Il ritratto di Laura, p. 861). La
descrizione di Petrarca lascia sempre la figura della donna in un alone indefinito, accresciuto dall’incertez-
za del ricordo.
Lo stesso nome di Laura, per quanto reale e non inventato, è spesso utilizzato dal poeta non tanto per
favorirne l’identificazione quanto per il suo suono, che richiama per somiglianza altre parole:

• l’aura: il vento, ma anche l’aria vitale;


• l’aurora: l’alba luminosa del giorno;
• l’auro: l’oro, metafora* di oggetto prezioso e del biondo dei capelli della donna amata;
• il lauro: l’alloro, pianta simbolo* della gloria poetica.

L’aura (v. 1) è dunque un senhal* [ R1 approfondisci Il nome della donna], un nome in codice che richiama
l’identità della donna, lasciando intendere che per Petrarca ella rappresenta l’aria che respira, la vita stessa.

Passato e presente Lo scorrere del tempo è evidente anche dall’uso dei tempi verbali, che si alter-
nano fra il ricordo e il presente. Nel testo prevalgono gli imperfetti descrittivi («erano... avolgea...
ardea... avea... era... sonavan»), che proiettano in un passato molto vago il ricordo della bellezza di Laura;
seguono tre verbi al passato remoto («arsi... fu... vidi»), isolati e puntuali, che sottolineano il momento pre-
ciso dell’innamoramento, che Petrarca spesso rievocherà come un punto fermo della sua vita. Infine i due
verbi al presente («son... sana») riportano il discorso al momento attuale («or»), in cui il poeta sperimenta
gli effetti dello scorrere del tempo: la bellezza è fragile e transitoria, ma il sentimento d’amore nei confron-
ti della donna è costante, e il tempo non lo ha scalfito.

attività

Comprendi

1. Quali espressioni contenute nel sonetto dimostrano che l’immagine di Laura è filtrata attraverso la
memoria e il punto di vista del poeta?
...........................................................................................................................................................

2. Ci sono elementi del paesaggio naturale che fanno da sfondo alla visione della donna? Se sì, qua-
li? Se no, perché secondo te?
...........................................................................................................................................................

3. Esegui sul quaderno la parafrasi del testo.

Analizza

4. Analizza di seguito lo schema metrico del sonetto, riconoscendo le rime* e la consonanza* presen-
te nelle terzine.
...........................................................................................................................................................

5. Il sonetto è caratterizzato dalla presenza di tre metafore*; spiegale svolgendo in termini più sem-
plici la similitudine abbreviata:
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 863

R L’amore 863

«Erano i capei d’oro a l’aura sparsi»  capelli biondi come il colore dell’oro ......................
«e ’l vago lume oltre misura ardea»  ...................................................................................
«i’ che l’ésca amorosa al petto avea»  ...................................................................................

6. Un tratto caratteristico della poesia di Petrarca è l’uso della figura retorica dell’antitesi*, per rap-
presentare la natura contraddittoria dell’amore. Completa la tabella sottostante associando alle
parole indicate le corrispondenti contrarie presenti nel testo:

«oltra misura» .................................................... «vero» .................................................................


«non so» .............................................................. «cosa mortale» ....................................................
«voce umana» ..................................................... «fu» .....................................................................

Approfondisci

7. Confronta la lirica di Francesco Petrarca con i sonetti di Guido Cavalcanti [ R4] e di Dante Alighieri
[ R5], evidenziando elementi comuni e differenze. Puoi aiutarti completando la tabella sottostante:

Cavalcanti Dante Petrarca

metro sonetto ..................................... .....................................

schema ..................................... ..................................... ABBA, ABBA, CDE,


DCE
opera di riferimento ..................................... ..................................... .....................................

ambientazione ..................................... ..................................... luogo imprecisato

protagonista femminile madonna Giovanna ..................................... .....................................

sintesi del contenuto il poeta mostra ............. il poeta mostra ............. il poeta rievoca ............
..................................... ..................................... .....................................
..................................... ..................................... .....................................

doti fisiche della donna ..................................... ..................................... .....................................

doti morali della donna umiltà, ......................... gentile, ........................ pietosi color, ................
..................................... ..................................... .....................................

concezione dell’amore passione distruttiva e ... ..................................... .....................................


..................................... ..................................... .....................................

stato dell’innamorato ..................................... ..................................... .....................................


..................................... ..................................... .....................................
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 864

864 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


R7 Autore Federico García Lorca
(poeta spagnolo, 1898-1936)
Canzone castana Opera Poesie d’amore
Prima edizione 1927
Federico García Lorca Genere poesia lirica
Temi il corpo della donna diventa un
intero paese in cui il poeta si perde, e in cui
tutto, persino il vento, porta il colore e i segni
Se la donna amata dal poeta fosse un paese, della sua bellezza
egli si perderebbe nei suoi occhi, fra le sue Strumenti denotativo/connotativo [ P
braccia, nelle oscure e sensuali profondità scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda
del suo corpo. 5]; parole-chiave e campi semantici [ P
scheda 6, § 1]

Mi perderei
nel tuo paese castano,
Maria del Carmen. memo
L’aggettivo ineffabile
Mi perderei
significa «che non si
5 nei tuoi occhi disabitati,
può dire, indescrivibile». Deriva dal verbo
suonando la tastiera
latino fari che significa «dire, parlare».
della tua ineffabile bocca.
Difatti l’infante è il bambino che non sa
Nel tuo abbraccio perpetuo
ancora parlare.
sarebbe castano il vento
10 e avrebbe la brezza
il velluto del tuo volto. 2. paese castano: la donna è paragonata a un paese: è «castano» per
Mi perderei associazione col colore degli occhi e dei capelli della donna.
5. occhi disabitati: continua la metafora* del paese: gli occhi sono
nei tuoi seni palpitanti, «disabitati» perché selvaggi, o forse non ancora occupati dall’amore.
nelle profonde oscurità 6-7. suonando.. bocca: la bocca della donna è paragonata a una tastie-
15 del tuo corpo soave. ra di pianoforte; suonare la tastiera è dunque sinonimo di baciare. – inef-
fabile: che non si può esprimere a parole; il motivo della bellezza ineffa-
Mi perderei bile della donna è da sempre molto diffuso in poesia [ R4 e R5].
nel tuo paese castano, 9-11. sarebbe castano... volto: ogni elemento naturale assumereb-
Maria del Carmen. be le caratteristiche della donna: il vento porterebbe i colori e la delica-
tezza (velluto) del suo volto.
14. profonde oscurità: il corpo della donna è come un mistero profon-
da Poesie d’amore, Tea, Milano 1998 do in cui perdersi.

l’autore
Federico García Lorca
Federico García Lorca nacque nel 1898 in Spagna, a Fuente Vaqueros,
una cittadina nei pressi di Granada, figlio primogenito di un ricco pro-
prietario terriero. Trasferitosi a Madrid dopo la laurea in Legge, frequentò i circoli culturali del-
la capitale, incontrando tra gli altri il pittore surrealista Salvador Dalí, il poeta Rafael Alberti e il
regista cinematografico Luis Buñuel. Amante della letteratura e del teatro, suonava il pianofor-
te e la chitarra flamenca, disegnava e dipingeva, rivelando in ogni ambito doti straordinarie.
Nel 1928 pubblicò la sua prima raccolta di liriche, Romancero gitano, poi nell’anno suc-
cessivo, trasferitosi negli Stati Uniti, compose i versi di Un poeta a New York, dedicato ai neri
e agli emarginati d’America, e il Poema del canto profondo. Ritornato in Spagna nel 1932, si
dedicò alla messa in scena e alla scrittura di opere teatrali. Scoppiata in Spagna la guerra civi-
le, fu arrestato per aver fondato l’Associazione degli intellettuali antifascisti e fucilato a Viz-
nar, vicino a Granada, nel 1936 [ T11]. Solo nel 1954 l’intera produzione letteraria di García
Lorca fu raccolta e pubblicata a Madrid.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 865

R L’amore 865

guida alla lettura

Il testo Se Maria del Carmen, la donna a cui è dedicata questa canzone, fosse un paese, il poeta si per-
derebbe nel suo abbraccio, assaporando ogni delizia della sua bellezza: gli occhi freschi e ingenui, la boc-
ca sorridente, le braccia e il volto delicato, il seno palpitante, le «oscure profondità» del suo corpo magnifico.

Il corpo della donna Ci troviamo di fronte a un ritratto di donna diverso da quello spirituale e idea-
lizzato tipico della letteratura medievale [ R3 guida alla lettura]: qui in primo piano c’è il «corpo»
della donna, descritto in tutta la sua prorompente fisicità. Il poeta ne esalta la bellezza e il mistero, passan-
do dagli occhi (come sempre specchio dell’anima e prima porta di accesso del sentimento:  R3) fino alle
parti più sensuali e intime.

Metafore e motivi Non si tratta però di una semplice descrizione realistica. Il poeta anzi fa ricorso
a una serie di metafore* molto particolari e insolite: la donna paragonata a un paese, la bocca come una
tastiera di pianoforte, il volto morbido come il velluto. Inoltre, compaiono motivi* tipicamente letterari,
ripresi addirittura dalla poesia medievale: il sorriso della donna è «ineffabile», cioè indescrivibile, il suo
mistero è oscuro e profondo.

Il colore castano Su tutto poi spicca una notazione di colore che accompagna l’intera lirica: il
castano degli occhi e dei capelli della donna si trasferisce sul paese, sul vento, sulla poesia stessa che
si intitola Canzone castana. Il carattere scuro e passionale della donna, come il colore bruno-rossiccio del-
le castagne, impregna di sé ogni cosa: i luoghi, l’aria, le parole.

attività

Comprendi

1. Quali particolari del corpo della donna sono elencati dal poeta? Quali sono descritti realisticamen-
te? Quali attraverso metafore* o soltanto allusi? Rispondi alle domande negli spazi sottostanti:
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................

2. Spiega il significato del termine «ineffabile», anche in riferimento alle poesie dello Stilnovo che
conosci.
...........................................................................................................................................................

3. Completa la tabella alla pagina seguente, specificando il significato proprio, denotativo*, e quello
figurato, connotativo*, che le parole assumono nella poesia:
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 866

866 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


parola significato denotativo significato connotativo

«paese» piccolo agglomerato urbano ............................................................

«castano» del colore della ................................... ............................................................

«tastiera» insieme di ........................................... il sorriso della donna, che ..................

«velluto» tessuto ................................................ ............................................................

Analizza

4. Individua l’anafora* presente nel componimento e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.
...........................................................................................................................................................

5. Come detto, la donna è descritta nei suoi aspetti sensuali, cioè che catturano e coinvolgono i sen-
si del poeta. Suddividi le parole in base al campo semantico* interessato, completando la tabella
sottostante:
vista udito olfatto tatto gusto

«castano» «suonando» «vento» «abbraccio» «bocca»


............................. ............................. ............................. ............................. .............................
............................. ............................. ............................. ............................. .............................
............................. ............................. ............................. ............................. .............................

C’è un aggettivo che può essere inserito in ogni colonna, perché indica una sensazione di piacere
riferita ai vari sensi. Esso rappresenta dunque, la sintesi finale della bellezza della donna. Sai indi-
viduarlo?
...........................................................................................................................................................

R8 Autore Nazim Hikmet (poeta


turco, 1902-1963)
Amo in te Opera Poesie d’amore
Prima edizione 1962
Nazim Hikmet Genere poesia lirica
Temi l’amore per la donna ha
un carattere avventuroso, come un viaggio
Nel 1938 Hikmet fu condannato dal governo di scoperta; l’amante ricerca l’impossibile e
turco a 28 anni e 4 mesi di reclusione per la sua non si fa mai prendere dalla disperazione
opposizione politica. Dalla prigione di Bursa, Strumenti denotativo/connotativo [ P
in Anatolia, scrisse poesie appassionate alla scheda 2, § 2]; figure retoriche [ P scheda
donna di cui era innamorato, Münevver An- 5]; motivi e parole-chiave [ P scheda 6]
daç. Nel 1950, grazie alle insistenze di un co-
mitato di liberazione composto anche da intel-
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 867

R L’amore 867

lettuali e artisti dell’epoca, fu scarcerato e sposò la donna. Ma, a causa delle forti pressioni da parte del
governo turco, fu costretto ad abbandonare la patria e trascorse il resto della sua vita in esilio. La moglie
e il figlio però non poterono seguirlo. Questo testo risale al 1943, durante il periodo della prigionia.

Amo in te memo
l’avventura della nave che va verso il polo
Passione indica un sen-
timento forte, in partico-
amo in te
lare un amore sensuale, appunto passionale.
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
Può indicare anche un interesse, una predile-
5 amo in te le cose lontane
zione (la passione per la musica, ecc.).
amo in te l’impossibile
Nel significato proprio derivato dal latino
entro nei tuoi occhi come in un bosco
indica sofferenza (la Passione di Cristo),
pieno di sole
patimento.
e sudato affamato infuriato
10 ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne. 2. polo: indica le regioni estreme della terra; ma è anche il punto car-
dinale che guida il viaggio della nave: allo stesso modo, la donna è stel-
Amo in te l’impossibile la polare per il poeta.
ma non la disperazione. 4. audacia: coraggio, sfrontatezza.
9. sudato affamato infuriato: il poeta è stanco, affamato e in preda
all’impeto della passione.
da Poesie d’amore, Mondadori, 10. ho la passione del cacciatore: la ricerca d’amore è come una cac-
Milano 1963 cia appassionante.

l’autore
Nazim Hikmet
Nazim Hikmet nacque a Salonicco, allora parte dell’Impero turco, nel
1902; tra il 1921 e il 1928 soggiornò a Mosca, entrando in contatto con
la cultura sovietica d’avanguardia. Visse in Turchia ma a causa delle sue idee politiche, che
si opponevano alla dittatura del generale Kemal Atatürk, nel 1938 fu condannato a 28 anni di
carcere. Nel 1950 fu liberato, lasciò il paese turco e si trasferì in Russia, dove morì a Mosca
nel 1963. Le principali raccolte della sua vasta produzione di poesie sono In quest’anno
(1940) e Poesie d’amore (1933-62). Ha scritto anche opere teatrali come Ma non è mai esi-
stito Ivan Ivanovic (1956), satira del burocratismo staliniano, e un romanzo autobiografico, I
romantici, pubblicato postumo in Francia nel 1963.

guida alla lettura

Il testo Il testo può essere suddiviso in tre parti. Nella prima (vv. 1-6) l’amore per la donna è visto co-
me una continua sfida per l’innamorato. Nella storia d’amore con lei egli rivive l’avventura dei viaggi per
mare, il coraggio di osare, l’ansia di continue scoperte. Per questo il suo amore appare proiettato verso traguar-
di lontani e impossibili da realizzare. La seconda parte (vv. 7-11) è come un intermezzo descrittivo, nel qua-
le si rappresenta una scena di caccia in una foresta. Il poeta è l’animale cacciatore, pronto a mordere la carne
della preda. La donna è la preda inseguita e puntata con lo sguardo. Lo scenario è una radura soleggiata, nel-
la quale l’amante-cacciatore si aggira spinto da una sete inestinguibile e da una fame ardente. I due versi con-
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 868

868 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


clusivi (vv. 12-13) riprendono l’espressione con cui si chiudeva la prima parte, completando il messaggio del
testo: l’innamorato cerca sempre l’impossibile, ma non per questo perde la speranza di raggiungerlo.

Immagini e motivi L’amore del poeta si esprime attraverso immagini molto concrete e dense di
passione. La nave che si lancia nel mare oceanico, il giocatore che sfida la sorte, la foga del cacciatore
comunicano immediatamente l’intensità del sentimento. La donna è rappresentata attraverso motivi* più o
meno originali: è tradizionale quello degli «occhi» attraverso i quali si fa breccia la passione; più particola-
re quello della «carne» pronta a essere aggredita dai morsi dell’amante.

L’allegoria del desiderio La scena centrale della poesia è un’allegoria* che rappresenta l’amore
come una caccia che non ha mai fine. Ma non per questo il poeta ha perso la speranza di ottenere l’a-
more della donna. Anzi, proprio questa tensione senza fine, questa ricerca delle cose lontane e impossibili
prolungano la passione all’infinito, mantenendo sempre vivo il desiderio.

attività

Comprendi

1. Quali sono le «cose lontane» che il poeta paragona alla ricerca della sua donna?
...........................................................................................................................................................

2. A quali figure viene paragonato l’innamorato? Che cos’hanno secondo te in comune queste figu-
re?
...........................................................................................................................................................

Analizza

3. Ritrova nel testo l’anafora* presente e spiega in che cosa consiste questa figura retorica:
...........................................................................................................................................................

4. Spiega la similitudine* del v. 7:


...........................................................................................................................................................

Approfondisci

5. Hikmet è uno scrittore di cultura e tradizione «orientale». Noti somiglianze e/o differenze nella
rappresentazione dell’amore, nella concezione della donna, nell’uso di immagini e motivi, rispet-
to agli autori di tradizione «occidentale» che hai letto o conosci? O rispetto alla tua personale idea?
Puoi approfondire il tema effettuando anche una ricerca sul ruolo della donna e dell’amore nella
società occidentale e orientale. La poesia rispecchia la società? Motiva la tua risposta.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 869

R L’amore 869

l’autore
Eugenio Montale
Eugenio Montale nacque nel 1896 a Genova e lì si diplomò in ragione-
ria. Alla scoppio della prima guerra mondiale venne richiamato alle ar-
mi e partecipò al conflitto, combattendo in trincea, in Trentino. Dopo il congedo rientrò a
Genova e, seguendo le proprie inclinazioni letterarie e musicali (cantava da baritono), entrò
in contatto con gli ambienti intellettuali della città. Nel 1925 pubblicò la sua prima raccolta
di poesie, Ossi di seppia [ U6 approfondisci «Ossi di seppia»], che ebbe inizialmente una
tiepida accoglienza. Nello stesso anno prese posizione contro il fascismo, firmando il Ma-
nifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce. Trasferitosi a Firenze nel
1926, s’inserì rapidamente nella vita culturale della città e lavorò in una casa editrice, fre-
quentando il famoso caffè «Giubbe Rosse», dove si riunivano molti intellettuali di quegli
anni.
A Firenze Montale incontrò Drusilla Tanzi, la donna che divenne poi sua moglie, e Irma
Brandeis, una giovane studiosa americana con cui ebbe una relazione di alcuni anni; queste
due donne influirono molto sulla sua vita e sulla sua poesia. Nel 1939 veniva pubblicata la
seconda raccolta di poesie, Le occasioni. Alla fine della guerra Montale si trasferì a Milano,
assunto dal «Corriere della Sera». Nel 1956 apparve la terza raccolta di poesie, La bufera e
altro. Nel 1962 sposò Drusilla Tanzi, che gli era sempre rimasta accanto ma che morì un an-
no dopo. Divenuto ormai noto in tutto il mondo, ricevette importanti riconoscimenti nazio-
nali e internazionali, culminati nel 1975 con l’assegnazione del premio Nobel per la lettera-
tura. Qualche anno prima, nel 1971, era stata pubblicata la quarta grande raccolta montalia-
na, Satura, che conteneva anche le precedenti poesie di Xenia (dedicate alla moglie e pub-
blicate nel 1966).
Morì a Milano nel 1981 partecipando fino all’ultimo, nonostante l’aggravarsi del suo sta-
to di salute, al dibattito culturale italiano.

R9 Autore Eugenio Montale


(poeta italiano, 1896-1981)
Ho sceso, dandoti Opera Satura
Prima edizione 1971
il braccio, almeno Genere poesia lirica
Temi il poeta ricorda con
un milione di scale commozione la moglie scomparsa e
la sua apparente debolezza, che era invece
Eugenio Montale per lui un punto di riferimento importante
Strumenti verso libero [ P scheda 3, §
4]; rima e assonanza [ P scheda 4]; figure
Montale ricorda la moglie Drusilla Tanzi, retoriche [ P scheda 5]; parola-chiave [
P scheda 6, § 1]
morta nel 1963. Quante volte la donna, affet-
ta da una grave miopia, ha sceso le scale
sostenendosi al braccio del marito! Ma solo
adesso che la donna è morta il poeta com-
prende l’importanza di quel gesto quotidia- Puoi approfondire link
no: in realtà era lei, con la «vista» del suo l’opera e continua-
buon senso, che sorreggeva il marito nel dif- re la lettura della poesia di Eugenio Monta-
ficile cammino della vita. le  U6 e  V4.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 870

870 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Pupilla letteral- memo
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
mente vuol dire
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
«piccola pupa», cioè piccola immagi-
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
ne riflessa nell’iride dell’occhio.
5 le coincidenze, le prenotazioni,
È l’apertura nell’occhio che consente il
le trappole, gli scorni di chi crede
passaggio della luce e dunque la vista.
che la realtà sia quella che si vede.
Per questo indica anche ciò che l’uomo
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
ha di più prezioso (la mia pupilla).
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
10 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
3. Anche così... lungo viaggio: la vita è paragonata a un lun-
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, go viaggio che, ora che la moglie è scomparsa, sembra essere
erano le tue. stato troppo breve.
4. mi occorrono: mi servono.
5. le coincidenze: la metafora* del viaggio della vita continua
da Tutte le poesie, Mondadori,
con l’uso di una tipica terminologia ferroviaria (le coincidenze,
Milano 1984, p. 161 le prenotazioni).
6. le trappole, gli scorni: gli inganni e le delusioni della vita.
6-7. di chi crede... che si vede: chi crede che la realtà sia
come appare si sbaglia; la vita non è mai come si crede.
11. le sole vere pupille: i soli veri occhi, capaci di vedere la
2. è il vuoto ad ogni gradino: senza la presenza della moglie tutto appare realtà delle cose. – sebbene tanto offuscate: nonostante la
vuoto e inutile. miopia le avesse indebolite.

approfondisci
«Satura»
Satura (1971) è una delle ultime raccolte di Montale e comprende anche
le sezioni di Xenia dedicate alla moglie Drusilla Tanzi morta qualche tempo prima
(gli xenia erano nell’antichità i doni fatti agli ospiti che andavano via: così Montale con
la sua poesia rende l’ultimo delicato omaggio alla moglie scomparsa). Gli argomenti sono
spesso attinti dalla quotidianità, il tono è disincantato, satirico, di irrisione e rifiuto verso un
mondo che il poeta non capisce più e nel quale ha perso i suoi punti di riferimento.

guida alla lettura

La raccolta: gli «Xenia» La lirica appartiene a una delle ultime raccolte pubblicate da Montale,
Xenia. Il titolo intende ricollegarsi alla consuetudine latina di fare doni agli stranieri (chiamati xenia)
che andavano via dopo essere stati ospiti in casa. In questo caso il dono è quello dei versi; l’ospite che non
è più su questa terra è la moglie del poeta Drusilla Tanzi, scomparsa nel 1963. La donna, a causa di una for-
te miopia, portava grossi occhiali ed era affettuosamente soprannominata Mosca dal poeta [ R1 approfon-
disci Il nome della donna].
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 871

R L’amore 871

Il testo Il testo, composto da versi liberi*, può essere suddiviso in due parti introdotte da un’afferma-
zione che si ripete quasi identica («Ho sceso...», vv. 1 e 8).
Nella prima parte (vv. 1-7) il poeta ricorda quando la donna, per via della debole vista, scendeva le sca-
le reggendosi a lui: un’azione abituale ripetuta milioni di volte che ora, senza la sua compagna, non ha più
senso. Nella sua solitudine il poeta ripensa a quel gesto e al lungo cammino della vita: quella vissuta insie-
me sembra passata in fretta, quella da vivere da solo è ormai un penoso stillicidio. Non c’è più voglia di illu-
dersi, la vita ha svelato già le sue «trappole» e i suoi inganni.
Nella seconda parte (vv. 8-12) il ricordo è interpretato alla luce dell’esperienza presente: la grave miopia
che obbligava la donna ad appoggiarsi al braccio del marito la rendeva apparentemente debole, ma in realtà
il suo sano senso pratico le consentiva di «guardare» oltre le apparenze.
La situazione appare quindi rovesciata: era il poeta a reggersi alla donna, al suo carattere forte che lo gui-
dava nelle difficoltà della vita.

Il cammino della vita Con una metafora* molto comune il poeta paragona la vita a un cammi-
no, nel quale si intrecciano i diversi aspetti dell’esistenza. Questo contrasto emerge dalle frequenti anti-
tesi* («un milione» / «il vuoto»; «breve» / «lungo»; «vede» / «offuscate») presenti nel testo. La vita appare
così come un percorso accidentato, da affrontare insieme, reggendosi e sostenendosi a vicenda per sfuggi-
re alle «trappole», agli «scorni», all’aspetto ingannevole delle apparenze.

Le pupille In questa vita Montale non trova più un senso e una direzione perché ha perso il faro, la
sua guida. Mosca infatti era capace di gettare uno sguardo lucido e lungimirante sulla realtà, nonostan-
te le sue «pupille... offuscate». Ma la parola «pupilla» [ memo] richiama anche la dolcezza del ricordo
del poeta, per il quale la donna era quanto di più caro e prezioso egli avesse.

Marc Chagall, «Il compleanno», 1915


[Museum of Modern Art, New York] Clip Art

L’amore secondo Chagall


Nato in Russia, il pittore di origini ebree Marc Chagall (1887-1985) in-
carna perfettamente il tipo dell’artista eccentrico e originale, poeta e so-
gnatore. Fra i temi della sua produzione l’amore occupa un posto partico-
lare. Ancora giovane, nel 1909 Chagall incontra Bella Rosenfeld, di cui si
innamora profondamente e a cui dedica molte delle sue tele. Riesce a spo-
sarla nel 1915 e da quel momento l’influenza di questo felice rapporto è
facilmente riscontrabile nell’armonia figurativa che permea le sue opere: il quadro intitolato Il
compleanno ne è un esempio. Dipinta a un anno dallo scoppio della prima guerra mondiale, l’o-
pera non lascia trasparire nulla degli sconvolgimenti che circondavano l’artista: ciò che emerge
con forza e leggiadria allo stesso tempo è il sentimento reciproco della coppia, un tenero bacio che
fa perdere peso, ma non consistenza, ai due amanti. La descrizione minuziosa dei dettagli dell’ap-
partamento rimanda alla felicità di cui evidentemente quel luogo è testimone, alla concretezza di
un amore che esiste nella realtà. «Bastava che aprissi la finestra della stanza – scriveva Chagall –
e subito entravano d’impeto insieme a lei l’azzurro, l’amore ed i fiori. Vestita tutta di bianco o tut-
ta di nero, già da tempo lei si aggira come uno spirito nei miei quadri, come ideale della mia arte».
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 872

872 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


attività

Comprendi

1. Riassumi il contenuto delle due parti, sintetizzando il messaggio trasmesso dal poeta.

Prima parte: il poeta ricorda ...........................................................................................................


...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................

Seconda parte: il poeta interpreta quel ricordo ...............................................................................


...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................

2. Gli occhi di Drusilla Tanzi, moglie di Montale, sebbene offuscati da una grave miopia, erano una gui-
da per il poeta. Che cosa erano in grado di cogliere? Quale senso profondo della vita percepivano?
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................

Analizza

3. La poesia si apre con un’iperbole*: individuala e spiega in che cosa consiste questa figura retorica.
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................

4. Osserva il livello metrico della poesia: ci sono versi regolari? Ci sono rime*? E assonanze*?
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................

5. «Pupille» è una parola-chiave del componimento: che significati rappresenta per Montale?
...........................................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................

Approfondisci

6. La poesia ci invita a riflettere sui tanti gesti quotidiani che spesso compiamo con noncuranza. Pen-
sa a qualcosa che compi meccanicamente ogni giorno (andare a scuola, parlare con gli amici, guar-
dare la televisione, ecc.) e rifletti sul valore di quei gesti. Quale particolare significato assumono?
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 873

R L’amore 873

R10 Autore Valerio Magrelli (poe-


ta italiano, nato nel 1957)
Ricevo da te Opera Nature e venature
Prima edizione 1987
questa tazza Genere poesia lirica
Temi il poeta ritrova in un
Valerio Magrelli oggetto d’uso quotidiano l’idea del-
l’amore come dono e come opera paziente di
costruzione
Strumenti verso [ P scheda 3]; assonan-
L’amore è un’opera paziente di mosaico, che za/consonanza [ P scheda 4, § 3]; figure
incolla i pezzi di memoria e di sentimenti retoriche [ P scheda 5]; motivo [ P sche-
frantumati e dispersi dal tempo. da 6, § 2]

Ricevo da te questa tazza


rossa per bere ai miei giorni Il mosaico è una tecni- memo
uno ad uno ca decorativa per pare-
nelle mattine pallide, le perle ti o pavimenti. Il nome deriva dal latino mu-
5 della lunga collana della sete. saicum opus, cioè «opera delle Muse». Le
E se cadrà rompendosi, distrutto, Muse erano le divinità protettrici delle arti.
io, dalla compassione, Il museo è infatti il tempio delle Muse, il
penserò a ripararla, luogo dove sono custodite le opere d’arte.
per proseguire i baci ininterrotti.
10 E ogni volta che il manico 2-3. ai miei giorni uno ad uno: giorno dopo giorno, quotidianamente.
4. nelle mattine pallide: all’alba, o nei mattini di nebbia: l’amore del
o l’orlo si incrineranno poeta andrà avanti pazientemente con qualunque tempo o in qualunque
tornerò a incollarli momento del giorno.
finché il mio amore non avrà compiuto 4-5. le perle... della sete: l’immagine è composta di due diverse
metafore*: l’amore è visto come una sete, un’esigenza vitale da soddi-
l’opera dura e lenta del mosaico. sfare ogni giorno; per questo è anche come una lunga collana di perle,
di giorni da infilare l’uno dietro l’altro.
11. si incrineranno: si creperanno con una fenditura sottile.
14. dura e lenta: faticosa e paziente. – mosaico: composizione deco-
da Poesie (1980-1992) e altre poesie, rativa realizzata con tasselli di pietra, vetro o ceramica variamente colo-
Einaudi, Torino 1996 rati e incollati l’uno accanto all’altro.

l’autore
Valerio Magrelli
Valerio Magrelli è nato a Roma nel 1957. È docente presso l’Università
di Pisa di Letteratura e lingua francese, dalla quale ha tradotto poeti
importanti come Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine e Paul Valéry. Ha esordito con la raccol-
ta di poesie Ora serrata retinae (1980), cui sono seguite Nature e venature (1987) ed Eserci-
zi di tiptologia (1992) poi riunite, con aggiunte, in Poesie e altre poesie (1996). Collabora a
quotidiani e riviste (nel 1999 è uscito il volumetto Didascalie per la lettura di un giornale
1999) e ha ultimamente pubblicato il testo narrativo Nel condominio di carne (2003). Ha cura-
to l’antologia Poeti francesi del Novecento e dirige una collana di poesia contemporanea.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:18 Pagina 874

874 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia

guida alla lettura

Struttura del testo Il testo è in versi liberi*, raggruppabili in tre strofe: due di 5 versi, una centra-
le di 4 (endecasillabi* e settenari*).

Il testo: il dono e la cura La prima parte (vv. 1-5) si concentra su un oggetto della vita quotidia-
na: una tazza rossa ricevuta in dono dalla quale ogni giorno il poeta berrà per placare la sua sete.
Nella seconda parte (vv. 6-9) Magrelli afferma che avrà cura di questo oggetto e sarà pronto a ripararlo se
cadendo si infrangerà. Andando in pezzi quell’oggetto, simbolo di un rapporto d’amore, si infrangerebbe in-
fatti anche la lunga catena di baci degli innamorati e il poeta stesso si sentirebbe «distrutto» dal dolore.
Nell’ultima parte (vv. 10-14) egli si dichiara disponibile a proseguire la sua paziente opera di restauro
ogniqualvolta le crepe dell’usura minacceranno di rompere l’orlo o il manico della tazza.

Una poesia su una tazza? Protagonista di questa lirica è un oggetto in apparenza «poco poetico»,
legato all’uso quotidiano: una tazza. Ma si capisce subito che essa rappresenta qualcos’altro: è simbolo*
di un rapporto sentimentale, che potrà appagare ogni desiderio d’amore a patto che si conservi intatto nel tem-
po. Ogniqualvolta si manifesteranno le prime incrinature, che inevitabilmente si fanno breccia nei sentimen-
ti, il poeta sarà sempre pronto a ricostruire i pezzi di questa storia d’amore, per non interrompere un lungo rap-
porto di affetto.

La fragilità dell’amore Un’interpretazione della poesia in questa direzione è per altro confermata
da due citazioni che Magrelli inserisce all’inizio dei versi: la prima è dell’inglese W.H. Auden, tratta
da un lungo poema nel quale accanto a una serie di immagini che riguardano lo scorrere del tempo, si leg-
ge: «e la crepa nella tazza apre / un sentiero alla terra dei morti»; la seconda è di R.M. Rilke [ U4], che
utilizza il paragone «come quando una crepa / attraversa una tazza» per rendere l’idea delle cose che espo-
ste all’usura del tempo si consumano. L’amore è come questo fragile recipiente, del quale la donna fa dono
all’uomo, a patto che lui se ne prenda cura, proteggendolo dalle crepe del tempo.

Lo scorrere del tempo L’idea del passare del tempo è espressa anche da una serie di metafore*
che richiamano la catena di eventi, lo scorrere delle cose: la «lunga collana» di perle, la catena di «baci
ininterrotti», le tessere del «mosaico» pazientemente accostate l’una accanto all’altra.

attività

Comprendi

1. Alla luce del commento letto, che cosa rappresenta secondo te il colore rosso della tazza?
...........................................................................................................................................................

2. Che cosa si ripromette di fare il poeta, una volta ricevuta la tazza?


...........................................................................................................................................................
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 875

R L’amore 875

3. Nei vv. 6-7 da che cosa si capisce lo stretto legame fra l’uomo e l’oggetto?
...........................................................................................................................................................

Analizza

4. Il testo è in versi liberi*, ma si individuano anche misure tradizionali. Trova esempi di:
settenari: v. ..., 7, ...
endecasillabi: v. ..., 4, ...
Che particolarità ha il v. 10? .............................................................................................................
5. È possibile anche individuare alcune assonanze* e consonanze*:
assonanze: perle : ... ...; ... ... : mosaico
consonanze: uno : ... ...; ... ... : ... ...

Approfondisci
6. L’idea fondamentale della poesia è la necessità di conservare intatti i propri sentimenti dal passa-
re del tempo. Il tema è analogo a molte altre poesie, soprattutto d’amore. Confronta questa poesia
con il carme del poeta latino Catullo [ R1] e individua anche un motivo in comune.
...........................................................................................................................................................

l’autrice
Patrizia Valduga
Patrizia Valduga è nata a Castelfranco Veneto nel 1953 e vive a Milano. Ha
tradotto i sonetti di John Donne, Stéphane Mallarmé, Paul Valéry, ed è sta-
ta compagna del poeta Giovanni Raboni [ T9]. Ha pubblicato le raccolte Medicamenta (1982),
Medicamenta e altri medicamenta (1989), Donna di dolori (1991), Requiem (1994), Corsia degli
incurabili (1996), Cento quartine e altre storie d’amore (1997), Quartine. Seconda centuria (2001).

R11 Autrice Patrizia Valduga (poe-


tessa italiana, nata nel 1953)
Opera Cento quartine e altre
Quartine d’amore storie d’amore
Prima edizione 1997
Patrizia Valduga
Genere poesia lirica
Temi dialogo tra uomo e donna: l’amore
coinvolge solo i sensi o anche il cervello?
Patrizia Valduga ha innovato la poesia d’a- Strumenti verso [ P scheda 3]; rima e siste-
more pur utilizzando forme tradizionali come mi strofici [ P scheda 4]; figure retoriche [
la quartina, di cui presentiamo due esempi P scheda 5]; motivo [ P scheda 6, § 2]
tratti da Cento quartine e altre storie d’amore.
Si tratta di un dialogo fra due amanti: l’uomo
invita la donna ad abbandonarsi al piacere dell’amore fisico; ma la donna ha bisogno di un coinvolgi-
mento anche emotivo e intellettuale.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 876

876 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


2.
L’immagine della por- memo
«Tu mandali a dormire i tuoi pensieri,
ta è spesso utilizzata
devi ascoltare i sensi solamente;
con valore simbolico. Essa rappresenta un
sarà un combattimento di guerrieri:
passaggio da una condizione a un’altra. L’e-
4 combatterà il tuo corpo e non la mente.»
spressione doors of perception del poeta in-
glese William Blake (1757-1827), per indi-
3.
care l’accesso a un’altra dimensione, diede
Ho paura di te: sei così bello!
l’idea al cantante Jim Morrison (1943-1971)
Non affogarmi in notti tanto nere
per il nome della band musicale The Doors.
se prima non mi apri nel cervello
4 la porta che resiste del piacere.
1-4. «Tu mandali... la mente»: il discorso dell’uomo è riportato fra
virgolette; egli invita la donna a un «combattimento» di «sensi», un
amore esclusivamente fisico vissuto senza sensi di colpa.
1-4. Ho paura... del piacere: la donna esita ad abbandonarsi al «pia-
da Cento quartine e altre storie cere», e chiede all’uomo di vincere le resistenze della sua mente (cervel-
lo), in modo da potersi gettare a capofitto in una passione travolgente
d’amore, Einaudi, Torino 1997 (affogarmi in notti tanto nere).

guida alla lettura

La struttura Cento quartine e altre storie d’amore raccoglie cento quartine* di endecasillabi* in
rima*, che riportano le battute di un dialogo immaginario fra due amanti.

Il testo: l’invito dell’uomo Nella prima quartina, a parlare è l’uomo che invita la donna ad ascol-
tare il richiamo dei sensi senza farsi troppi problemi: per lui l’amore è un combattimento fisico, e non
uno scontro di intelligenze.

La risposta della donna La donna dapprima manifesta la sua paura ad affidarsi totalmente tra le
braccia di un uomo di cui teme il fascino: accetterà di farsi coinvolgere in notti d’amore appassionate
solo quando l’amante avrà trovato la chiave di accesso al suo «cervello», per lei importante fonte di piace-
re al pari del corpo.

L’amore è una lotta Nelle due quartine si fronteggiano due opposti punti di vista, uno per così dire
tipicamente «maschile», l’altro «femminile». L’uomo vive la passione senza sensi di colpa, liberando-
si degli scrupoli di coscienza con modi sbrigativi («Tu mandali a dormire...»). L’autrice esprime questa men-
talità attraverso una metafora* molto comune fin dalla letteratura antica, quella dell’amore come «combat-
timento» dei corpi.

L’amore è una porta La donna vive un maggior coinvolgimento emotivo e mentale; per lei la pas-
sione più totale sarà possibile solo quando il compagno sarà riuscito a entrare in sintonia col suo «cervel-
lo». Il punto di vista femminile è più complesso e meno impulsivo. L’autrice utilizza per questo una metafo-
ra* più difficile, quella della «porta» del piacere che gli innamorati devono varcare per accedere insieme al-
la passione.

Un linguaggio colloquiale All’interno di una forma letteraria tradizionale come la quartina di


endecasillabi, la Valduga riesce a proporre un discorso attuale, in termini chiari e con un linguaggio
esplicito e colloquiale («Tu mandali a dormire... Ho paura di te: sei così bello...»). Ma il tono si mantiene
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 877

R L’amore 877

sempre sostenuto, soprattutto nelle parole della donna: compaiono infatti un’allitterazione* («in notti tan-
to nere») e un iperbato* che, invertendo l’ordine normale del discorso, riproduce la complessità del pen-
siero femminile («la porta che resiste del piacere»).

attività

Comprendi

1. A chi appartengono le voci che si parlano in queste due quartine?


...........................................................................................................................................................

2. Perché secondo te l’autrice riporta solo il discorso dell’uomo fra virgolette?


...........................................................................................................................................................

3. Riassumi in breve le posizioni espresse dai due interlocutori sull’amore, completando la tabella:
per lui... per lei...

l’amore è... un istinto, .................................. una passione che .......................


................................................... ...................................................

la metafora* utilizzata ................................................... ...................................................

il linguaggio usato ................................................... ...................................................

Analizza

4. Attribuisci all’uomo o alla donna (o a entrambi) le caratteristiche sotto riportate, motivando la tua
scelta come nell’esempio:

a. Impulsività: atteggiamento di chi agisce istintivamente.


L’uomo è impulsivo perché dà la preminenza ai sensi
b. Risolutezza: ......................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
c. Timore: .............................................................................................................................................
...........................................................................................................................................................
d. Sensualità: .........................................................................................................................................
L’uomo è sensuale perché .................................................................................................................
La donna è sensuale perché ..............................................................................................................
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 878

878 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


5. La Valduga utilizza forme e versi tradizionali: individua nello spazio sottostante lo schema metri-
co delle quartine.
...........................................................................................................................................................

Approfondisci

6. In un’intervista del 2000 Patrizia Valduga ha dichiarato: «Non so mai di che cosa parlerò nei miei
versi [...] che vengono fuori da soli. Scrivere non è per me un mestiere: come quando si sta talmen-
te male che bisogna prendere qualcosa [...] scrivere per me è dunque davvero una medicina». Par-
tendo dalla poesia letta e da questa citazione, scrivi un testo argomentativo seguendo le afferma-
zioni riportate nella seguente scaletta:

a. la scrittura fa emergere ansie, problemi e preoccupazioni talvolta inconsapevoli;


b. mettere nero su bianco le proprie emozioni rende capaci di osservarle e analizzarle dall’esterno,
con maggiore imparzialità e con minore coinvolgimento emotivo;
c. alcune forme di scrittura autobiografica (la poesia, il diario personale, la lettera, ecc.) hanno un
valore terapeutico, cioè servono a riconoscere un disagio e a curarlo;
d. le forme di scrittura autobiografica hanno grande successo presso i giovani e gli adolescenti, per-
ché essi attraversano un’età critica in cui è più facile vivere momenti di disagio.

R12 Autrice Wislawa Szymborska


(poetessa polacca, nata nel
Amore 1923)
Opera Vista con granello di
a prima vista sabbia
Prima edizione 1957
Wislawa Szymborska Genere poesia lirica
Temi gli innamorati credono che l’amore a
prima vista esista e nasca all’improvviso; in
realtà una sottile catena di eventi già da tem-
Come comincia un amore? Esiste il colpo di po li stava avvicinando...
fulmine? Gli innamorati sono convinti di sì. Strumenti figure retoriche [ P scheda 5];
Ma la poetessa, capace di leggere nel «libro tema e motivo [ P scheda 6, § 2]
degli eventi», sa che ogni cosa che accade è
solo la diretta conseguenza di tanti atti pre-
cedenti, magari involontari, apparentemente
irrilevanti. E quando il caso si trasforma in destino, le vite degli innamorati finalmente si incontrano e
si uniscono.

Sono entrambi convinti Ma che ne pensano le strade, le scale, i


che un sentimento improvviso li unì. [corridoi
È bella una tale certezza dove da tempo potevano incrociarsi?
ma l’incertezza è più bella.
Vorrei chiedere loro
5 Non conoscendosi, credono 10 se non ricordano –
che non sia mai successo nulla tra loro. una volta un faccia a faccia
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 879

R L’amore 879

in qualche porta girevole? 30 una fogliolina volò via


uno «scusi» nella ressa? da una spalla a un’altra?
un «ha sbagliato numero» nella cornetta? Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
15 – ma conosco la risposta. Chissà, era forse la palla
No, non ricordano. tra i cespugli dell’infanzia?

Li stupirebbe molto sapere 35 Vi furono maniglie e campanelli


che già da parecchio tempo su cui anzitempo
il caso stava giocando con loro. un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
20 Non ancora del tutto pronto Una notte, forse, lo stesso sogno,
a mutarsi per loro in destino, 40 subito confuso al risveglio.
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada Ogni inizio infatti
e soffocando una risata è solo un seguito,
25 si scansava con un salto. e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa da Vista con granello di sabbia,
o lo scorso martedì Adelphi, Milano 1993

13. ressa: folla di persone. sformarsi in destino. gioco d’infanzia.


14. cornetta: il ricevitore del telefono. 24-25. e soffocando... con un salto: all’ulti- 35-37. Vi furono... un tocco: gli innamorati
19-21. il caso... in destino: la poetessa mo momento si dileguava con una risata; il caso hanno forse attraversato le stesse porte (mani-
distingue fra «caso», la successione caotica e «gioca», scherza con le vite degli uomini facen- glie e campanelli), frequentato gli stessi luoghi
disordinata degli avvenimenti, e «destino», che do apparire casuale quello che non lo è. ma in tempi diversi (anzitempo).
indirizza quegli eventi verso un certo fine; fino 26-27. segni... indecifrabili: il destino fu 43. il libro degli eventi: la vita è paragonata a
a che i due si sono incrociati per sbaglio in una preparato da piccoli segni, avvertimenti difficili un libro, dove gli eventi sono già scritti e le pagi-
porta girevole, tra la folla, per un disguido da interpretare: una foglia volata da una spalla ne aperte; perché ogni fatto è conseguenza di un
telefonico, il caso giocava con loro, pronto a tra- a un’altra, una palla finita tra i cespugli in un altro, ogni «inizio» è solo una prosecuzione.

l’autrice
Wislawa Szymborska
Wislawa Szymborska è nata a Kornik, in Polonia, nel 1923. La sua prima
poesia è del 1945, e la prima raccolta Per questo viviamo del 1952. Fra gli
anni Cinquanta e Sessanta diresse la rivista Vita letteraria, ma perse l’incarico dimettendosi dal
Partito comunista con il quale era entrata in contrasto. Cominciarono anni di gravi conflitti so-
ciali all’interno della Polonia, sfociati con lo sciopero del sindacato indipendente Solidarność
(«Solidarietà») e la proclamazione del colpo di Stato del generale Wojciech Jaruzelski. La Szym-
borska si legò agli ambienti dell’opposizione, rifiutando un premio statale per la raccolta Gente
sul ponte (1986) e ricevendone invece uno organizzato da Solidarność. Dopo la proclamazione
della Repubblica democratica polacca, la Szymborska ha pubblicato La fine e l’inizio (1993) e
nel 1996 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Oggi vive a Cracovia.
In Italia, soprattutto dopo il conferimento del Nobel, sono state pubblicate alcune sue rac-
colte o antologie che hanno contribuito a far conoscere la sua poesia: Vista con granello di
sabbia (1993), 25 poesie (1998), Taccuino d’amore (2002), Posta letteraria, ossia come
diventare (o non diventare) scrittore (2002).
Della sua opera ha detto: «Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scri-
verle».
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 880

880 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia

guida alla lettura

Come comincia un amore: il colpo di fulmine Tutti noi speriamo che prima o poi ci possa
capitare il «colpo di fulmine». Ma esiste davvero l’«amore a prima vista»? È quello che si chiede la
poetessa osservando due giovani innamorati talmente presi dall’intensità del loro sentimento che gli attri-
buiscono un carattere di unicità: pensano che sia stato «un sentimento improvviso», una scintilla che ha fat-
to accendere i loro cuori. Ma la poetessa, consapevole che la vita assume molto spesso la forma del dubbio,
oppone a questa «certezza» la sua «incertezza», e si domanda se le cose siano davvero andate così.

Il caso e il destino Gli innamorati sono sicuri di non essersi mai visti prima? A questa domanda
possono rispondere solo le strade, le scale, i corridoi per i quali già le loro vite si erano incrociate tan-
te volte, come in un gioco di combinazioni (I e II strofa).
Gli innamorati infatti non lo ricordano, ma già da tempo il caso stava giocando con le loro vite, facendo
incontrare i loro cammini in circostanze fortuite: ponendoli faccia a faccia in qualche porta girevole, facen-
doli urtare tra la folla, mettendoli in contatto per un numero di telefono sbagliato (III e IV strofa).
Poi lentamente il caso si è trasformato in destino, che si divertiva ad allontanarli e riavvicinarli dileguan-
dosi proprio nel momento cruciale. Dapprima il destino si è manifestato attraverso segnali impercettibili,
difficili da interpretare: una foglia volata da una spalla all’altra, un oggetto perduto e raccolto da terra, una
palla finita fra i cespugli e ripresa, ingressi e luoghi attraversati in tempi diversi, valigie accostate insieme
in un deposito bagagli, persino sogni uguali ma poi dimenticati al mattino (V, VI e VII strofa). I due inna-
morati erano più vicini di quanto non credessero, e la loro storia non è mai iniziata: è solo continuata, per-
ché il libro della vita è sempre aperto a metà, non si sfoglia mai dalla prima pagina (VIII strofa).

Il libro degli eventi Il mondo, per la Szymborska, è rappresentato dalla metafora* del libro aper-
to: un libro fatto non di caratteri chiari, bensì indecifrabili, che non si può mai cominciare a leggere dal-
l’inizio, perché gli eventi scorrono continuamente e si concatenano gli uni agli altri. Così, una foglia mossa
dal vento può essere il primo insignificante evento che fa nascere un amore; così il caso che governa la nostra
vita è sempre pronto a trasformarsi in destino. Gli innamorati, che vivono sensazioni nuove e spensierate,
credono di vivere tutto per la prima volta, di guardare il mondo con occhi nuovi, pensano che la loro storia
sia unica e irripetibile. Ma la poetessa, che sa leggere nei «segni, segnali» impercettibili dei mutamenti in
corso, sa che non è così.

La forma dubitativa Secondo la Szymborska nel mondo non esistono certezze. L’unico approccio
possibile alla realtà è la forma del dubbio. Si spiega così l’utilizzo frequente della forma interrogativa
(nel testo compaiono ben sei punti di domanda), di un tono spesso dubitativo («forse», vv. 28 e 39; «chissà»,
v. 33), di verbi che esprimono possibilità, e non certezze («Vorrei chiedere... Li stupirebbe molto sapere»).

attività

Comprendi

1. Riassumi brevemente il contenuto delle otto strofe di cui è composta la poesia, completando la
tabella alla pagina seguente:
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 881

R L’amore 881

strofa versi contenuto


I 1-4 gli innamorati hanno la certezza di essersi innamorati a prima vista; ma non è così
II ............. ....................................................................................................................................
III ............. ....................................................................................................................................
IV ............. ....................................................................................................................................
V ............. ....................................................................................................................................
VI ............. ....................................................................................................................................
VII ............. ....................................................................................................................................
VIII ............. ....................................................................................................................................

2. Riepiloga tutti gli eventi fortuiti in cui, secondo la poetessa, i due si erano già visti e incontrati.
3. Spiega la differenza fra «caso» e «destino».

Analizza

4. «È bella una tale certezza / ma l’incertezza è più bella»: quale figura retorica di sintassi dispone
in maniera incrociata gli aggettivi e i sostantivi in questi due versi?
...........................................................................................................................................................

5. «Il caso stava giocando con loro / [...] gli tagliava la strada / e soffocando una risata / si scansa-
va con un salto»: quale figura retorica compare in questi versi, in cui il caso assume comportamen-
ti tipicamente umani?
...........................................................................................................................................................

6. Spiega il significato di questa metafora*, «il libro degli eventi / è sempre aperto a metà»:
...........................................................................................................................................................

Approfondisci

7. Secondo te esiste l’amore a prima vista? Condividi il pensiero della poetessa? Motiva le tue risposte.
8. Rileggi quante più poesie di questo modulo e completa la sottostante tabella riassuntiva:

testo secondo l’autore l’amore è...

R1 Gaio Valerio Catullo ..............................................................................................................


R2 ...................................... ..............................................................................................................
R3 ...................................... ..............................................................................................................
R4 ...................................... ..............................................................................................................
R5 ...................................... ..............................................................................................................
R6 ...................................... ..............................................................................................................
R7 ...................................... ..............................................................................................................
R8 ...................................... ..............................................................................................................
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 882

882 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia


R9 ...................................... ..............................................................................................................
R10 ...................................... ..............................................................................................................
R11 ...................................... ..............................................................................................................
R12 ...................................... ..............................................................................................................
Quali fra queste affermazioni condividi di più? Su quali non sei d’accordo? Motiva le tue risposte.
9. Adesso la parola spetta a te: prova a esprimere in versi i tuoi sentimenti! Puoi cominciare anche
mettendo insieme citazioni dalle varie poesie lette o da altre che conosci, poi lentamente provare
a scrivere qualcosa di più originale.

R l,amore
in sintesi

i concetti i brani
L’amore è il sentimento più importante della vita di un uomo: per R1 Godiamoci la vita,
questo, fin dalle origini, esso è stato identificato con la vita stessa, o Lesbia mia
giungendo addirittura a includere il suo sentimento opposto, l’odio. R2 Odio e amo

I poeti medievali cantano l’amore come un’esperienza soprattutto in- R3 Amor è uno desio
teriore, che ha sede nel cuore (centro vitale dell’individuo) e coinvol- che ven da core
ge l’immaginazione e il desiderio. La donna è la figura ideale verso R4 Chi è questa che vèn,
cui si concentrano tutti i pensieri, le parole e gli sguardi dell’innamora- ch’ogn’om la mira
to. Essa può rimanere inconoscibile, e l’amore può trasformarsi nel peg- R5 Tanto gentile e tanto
gior tormento; oppure viene paragonata a un essere divino, e l’amore onesta pare
diviene fonte di serenità e beatitudine; oppure ancora è solo un’imma- R6 Erano i capei d’oro
gine della memoria, ma non per questo l’amore perde la sua intensità. a l’aura sparsi

Nella letteratura straniera, questa forte idealizzazione del sentimento R7 Canzone castana
amoroso non esclude l’esaltazione della sua carica erotica e passio- R8 Amo in te
nale. Alcuni poeti accentuano la natura sensuale del rapporto con la
donna, che appare come una inebriante scoperta del corpo femmini-
le o come un’avventura, una perenne caccia del desiderio.

Nel Novecento, il sentimento è analizzato nella sua dimensione pri- R10 Ricevo da te questa
vata e intima. Assume per questo sfumature più delicate e riflessive. tazza
I poeti si interrogano sul senso di una storia d’amore che sta nascen- R9 Ho sceso, dandoti
do, sulla vita di coppia che deve affrontare le insidie del tempo; o su il braccio, almeno
una storia finita che lascia l’uomo da solo alle prese con il dolore del un milione di scale
lutto e le delusioni della realtà.

L’amore visto dalle donne è osservato da una prospettiva nuova: tal- R12 Amore a prima vista
volta ironica e capace di insinuare il dubbio nelle certezze degli inna- R11 Quartine d’amore
morati; talvolta intima e passionale, capace di avviare un dialogo ser-
rato con il partner maschile.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 883

R L’amore 883

R l,amore
musica

R13 Testo Manlio Sgalambro


(filosofo italiano, nato nel
La cura 1924), Franco Battiato (cantau-
tore italiano, nato nel 1945)
Manlio Sgalambro • Franco Battiato Musica Franco Battiato
Interprete Franco Battiato
Album L’imboscata
Anno 1996
Genere rock
Casa discografica Polygram

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,


dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
5 Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
10 perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee


(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
15 Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. 1. ipocondrie: disturbo nervoso caratterizzato da


Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza. una forte malinconia e dalla falsa opinione di esse-
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi, re affetto da altre gravi malattie.
7. correnti gravitazionali: in fisica, la reciproca
20 la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi. attrazione dei corpi celesti, in proporzione diretta
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. alle loro masse e inversa della loro distanza.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. 12. Tennessee: Stato centro-orientale degli Stati
Uniti, prima vera frontiera tra i coloni europei e gli
Supererò le correnti gravitazionali, Indiani d’America.
lo spazio e la luce per non farti invecchiare. 18. all’essenza: alla parte più importante della
25 Ti salverò da ogni malinconia, vita.
20. bonaccia: termine marinaro che indica lo sta-
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te... to del mare calmo e la totale assenza di vento, carat-
Io sì, che avrò cura di te. teristiche della stagione estiva.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 884

884 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia

guida alla lettura

Una personalità eclettica Franco Battiato, catanese di origini, è una delle personalità più ecletti-
che nel panorama della musica italiana degli ultimi decenni: ha infatti spaziato dalla musica beat degli
anni Sessanta a quella etnica e rock, dalla classica alla leggera, fino a quella sperimentale con l’impiego di
strumentazioni elettroniche.
È anche un affermato pittore, e recentemente si è imposto come regista di film. Apartire dal 1994 si è avval-
so nella stesura delle sue canzoni della collaborazione del filosofo Manlio Sgalambro, coautore anche di que-
sto testo.

La complessità del testo Il testo, in effetti, non risulta di immediata e facile comprensione, pro-
prio perché intriso di riferimenti a più discipline (storia, geografia, fisica, astronomia, ecc.).
Nella prima e nella terza strofa, l’uomo innamorato, che si esprime in prima persona («Io sì, che avrò
cura di te»), elenca una serie di propositi attraverso i quali, nel presente e nel futuro, vuole prendersi cura
in modo totalizzante della donna amata. Vuole innanzitutto proteggerla da ogni forma di male («Dalle ingiu-
stizie e dagli inganni del tuo tempo / dai fallimenti... / dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessio-
ni delle tue manie»), poi trasferirla in un luogo senza tempo dove renderla eternamente giovane («Supererò
le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare»). La scrittura fa uso di tipici artifi-
ci poetici, come l’iperbole* («Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invec-
chiare»), la metafora* e la similitudine* («Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto»).
Tutte le immagini tendono ad esaltare la devozione (la «cura») dell’uomo verso la donna di cui è inna-
morato, secondo una consuetudine tipica della poesia medievale italiana (Battiato, in una canzone del
1999 dal titolo Medievale, ha persino ripreso il testo di un poeta fiorentino del Duecento).

Indietro nel tempo... Nella strofa centrale l’innamorato appare smarrito nello spazio («Vagavo per
i campi del Tennessee / (come vi ero arrivato, chissà)») e nel tempo. La citazione del Tennessee, richia-
ma infatti alla memoria la storia degli Indiani d’America. Nel XVIII secolo il territorio del Tennessee fu la
prima vera frontiera geografica tra i coloni, desiderosi di occupare le fertili pianure del Nordamerica, e gli In-
diani, che furono costretti a retrocedere verso ovest: qui si consumarono sanguinose battaglie, simbolicamen-
te rievocate dai «fiori bianchi» destinati ai caduti. Dunque, l’autore sottolinea come la sua esistenza abbia un
senso e una direzione solo se sostenuta dalla donna amata: solo la forza del pensiero d’amore è in grado di ri-
portarlo al presente, lontano da ricordi dolorosi, sulle ali veloci del sogno («Più veloci di aquile i miei sogni /
attraversano il mare»).

Fuori dal tempo... Nell’ultima strofa, la prepotenza del sentimento d’amore si afferma nuovamen-
te: l’autore e la sua donna appaiono in preda a un’esperienza irresistibile dei «corpi» e dei «sensi»: la
passione infatti coinvolge le percezioni sensoriali dell’innamorato («silenzio», «profumi», «luce»), fino a
fargli superare i limiti del tempo, dello spazio, della morte stessa («Supererò le correnti gravitazionali, / lo
spazio e la luce per non farti invecchiare. / E guarirai da tutte le malattie»).
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 885

R L’amore 885

attività

1. Con quali propositi l’innamorato intende prendersi cura della donna che ama?
2. Perché l’autore predilige nella prima e nella terza strofa l’uso dell’indicativo futuro?

Supererò le correnti gravitazionali, / lo spazio e la luce per non farti invecchiare.


3. Perché per celebrare la donna amata l’innamorato intende compiere azioni umanamente impossi-
bili?
4. Poni a confronto questa canzone con le liriche di Giacomo da Lentini [ R3] e Dante Alighieri [
R5]. Anche se secoli separano questi testi, è possibile ritrovare elementi comuni? Quali?
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 886

886 3 Leggere, comprendere, analizzare La poesia

R l,amore
arte

R14
Il Bacio
Francesco Hayez

Autore Francesco Hayez (pittore ita-


liano, 1791-1882)
Opera Il Bacio
Anno 1859
Tecnica olio su tela
Dimensioni 110 x 88 cm
Dove si trova Pinacoteca di Brera,
Milano

guida alla lettura

Un bacio struggente tra due amanti è il soggetto di questo quadro. I due personaggi, vestiti in abiti medie-
vali, sono raffigurati in una particolare situazione: è il momento dell’addio furtivo, che prelude alla par-
tenza del giovane dal cappello piumato. Al riparo da sguardi indiscreti, con i volti parzialmente celati, i
due si abbandonano l’un l’altra e il loro bacio suggella una promessa di eterno amore.
L’immagine è immediata, e sembra essere stata colta «dal vivo», quasi fosse una fotografia: il giovane ha
già un piede sulla scala, pronto a partire o a fuggire se qualcuno lo scoprisse; con un gesto tenero e posses-
sivo, tiene tra le mani il viso dell’amata, baciandola lungamente.
L’intimità della scena è sottolineata dai morbidi passaggi chiaroscurali e dalla luce che dolcemente illu-
mina la veste azzurra della ragazza. L’ambiente, sullo sfondo, è solamente accennato: una porta aperta, una
parete, una scala.
3R_Colaninno.qxp 7-02-2008 18:19 Pagina 887

R L’amore 887

Il sentimento assume in questa opera un valore centrale, dominante; l’artista ha saputo tradurre in
immagine l’idealizzazione dell’amore, e l’ha descritto per suscitare in chi guarda la consapevolezza
del valore di questo sentimento. Nulla sappiamo dei due giovani, né del motivo per cui si devono sepa-
rare: il pittore non vuole raccontarci la loro storia, ma indicare come l’amore sia un’esperienza preziosa, uni-
versale.
Il quadro, molto famoso, ebbe ai suoi tempi un successo grandissimo tanto da far affermare ad un critico
che «quando ti fermi e lo guardi a lungo, quei visi e quegli atti parlano al tuo cuore, e quasi dimentichi di
essere innanzi ad una fredda tela».

attività

1. Qual è il soggetto del quadro?


2. L’immagine suscita una sensazione di melanconia oppure di felicità?
3. I due innamorati sono personaggi realmente esistiti oppure rappresentano l’amore ideale?
4. Perché l’ambiente sullo sfondo è disadorno, poco evidenziato?
5. Secondo te, l’immagine creata da Hayez rappresenta al meglio il sentimento d’amore? È ancora
attuale?
6. Molti artisti hanno raffigurato nelle loro opere questo sentimento. Te ne elenchiamo alcuni, con le
relative opere:

a. Auguste Rodin (scultore francese, 1840-1917), Il Bacio, 1889 [ Z2 Clip Art «Il bacio» di Rodin]
b. Gustav Klimt (pittore austriaco, 1862-1918), Il Bacio, 1907-8
c. Jean-Honoré Fragonard (pittore francese, 1732-1806), Il bacio rubato, 1788

Confronta questi o altri dipinti e sculture (puoi cercarli su Internet) con Il Bacio di Francesco Hayez
e discutine in classe.

Potrebbero piacerti anche