Lusitana
Ruy Belo
In copertina: street art sulla Rivoluzione dei Garofani,
by Underdogs, Av. de Berna, Lisbona, Portogallo
isbn/ean: 978-88-97365-42-6
Edizioni dell’Urogallo
Corso Cavour, 39 | 06121 Perugia | www.urogallo.eu
Lídia Jorge
I Memorabili
Traduzione dal portoghese di Marco Bucaioni
Edizioni dell’Urogallo
Premi Nazionali per la Traduzione 2015
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
A mio favore
le pareti che insultano lentamente
sicuro rifugio sul mormorio
che della vita corrente s’ostini a venire
la barca nascosta dal fogliame
il giardino dove l’avventura ricomincia
a mio favore ho una via in trance
un alto incendio in nome di tutti noi
Alexandre O’Neill
L’
ex ambasciatore era vestito di seta e, per quanto possa
sembrare strano, il cammino che avrebbe condotto ai
Memorabili ebbe inizio nel bicchiere di whisky scozze-
se che si trovava nelle sue mani. Un liquido uguale circolava per
i bicchieri di coloro che lo accompagnavano, e forse proprio per
questo le risate che risuonarono nell’ampio salone della casa era-
no così sguaiate, quando l’anfitrione disse a quello che gli stava
più vicino – «Figlioccio, adesso che un manipolo di mercanti è
impegnato a dimostrare che la Terra è piatta, non mancherà chi
viene a dire che la storia è rotonda. Vedete come si costruisce
una bella impostura? La Terra liscia come un tovagliolo, la sto-
ria senza capo né coda come se fosse una sfera. E ora, tu, Bob?
Come farai a sfatare un imbroglio così ben costruito?»
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Ci sedemmo.
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Sentivo l’odore della neve che veniva da fuori, e l’odore del peri-
colo che incubava là dentro, all’interno di quell’immenso salone.
Quel giorno, Bob Peterson mi aveva portato con sé soltanto per
farmi parlare un po’ nella mia lingua, esprimermi in portoghese
sul disastro del quale ero stata testimone sulla strada del cimi-
tero di Wadi al-Salam, ma in modo inaspettato non soltanto si
parlò del mio paese: finimmo anche per andare a sbattere con la
figura distante di mio padre, e mi pareva che i due temi fossero
un tema unico. Mi sembrava incredibile. L’ex ambasciatore disse
in inglese: «Oh, sì! Bob, sai come la penso». Il figlioccio non
rispondeva, ascoltava. Per strada, lui stesso mi aveva consigliato
di stare in guardia, che a partire da una certa età ogni uomo
che vale qualcosa ha un’iliade da raccontare, e il suo padrino ne
aveva varie. Quella faccenda si confermava. Il padrino diceva
– «Bob sa bene come in quegli anni, non appena si spiegava il
planisfero sul tavolo da conferenza, alle otto di mattina, ogni
giorno che passava trovavamo sparse un po’ dappertutto delle
nuove bandierine di sangue. La nostra notte di riposo era stata
per loro una giornata di fervore. I fusi orari sono così, i meri-
diani terrestri sono così. Le bandierine insanguinate erano così.
La guerra fredda, in certe regioni della Terra era abbastanza
calda. Ma almeno avevamo imparato a fare le divisioni e le sot-
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che non ho mai trovato sul mio percorso un popolo così sen-
sato come quello a cui lei appartiene. Un popolo povero, senza
algebra, senza lettere, cinquant’anni di dittatura sulle spalle, con
i piedi incatenati alla terra, e all’improvviso viene fuori un col-
po di Stato, tutti scendono in strada a gridare, ognuno con la
sua allucinazione, il suo progetto e il suo interesse, gli uni che
minacciano gli altri, corpo a corpo, faccia a faccia, molti con le
armi in mano, e alla fine della fiera s’insultano, si picchiano, si
arrestano a vicenda e non si uccidono. Io ho visto questo, ho
assistito. È questa realtà che è necessario raccontare prima che
sia troppo tardi. Capisce quello che le dico?»
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ossa, redatto dai cileni, che fa il giro del mondo per incriminare
noi. Sappiamo benissimo che, nascosto dall’invasore, salta fuori
l’invaso. Molto delicato. Ma nel caso del suo paese fu diverso,
una realtà unica. Armi portoghesi, rivoluzione portoghese, un
buon popolo, generoso, pacifico, a tal punto che le sue cartucce
erano fatte di soli fiori. Gente di buon senso. Eh già, sa, Miss
Machado, quando ho sentito il suo nome nei reportage della
CBS e mi sono reso conto del suo leggero accento, il suo co-
gnome e la sua maniera di fare mi hanno ricordato quel popolo
e quel tempo, e i racconti di António Machado, suo padre».
«Devo molto a suo padre, lo sa? Personalmente, non ci sia-
mo mai incrociati, ma lo conoscevo bene, lo conoscevo come
gli uomini si debbono conoscere, attraverso le preoccupazioni
che gli passano per la testa, quando proferite a voce alta. È que-
sto, Miss Machado, che significa essere un buon compagno nel
tempo, è avere il coraggio di darsi a conoscere per intero. Ed
era questo il caso. Mi ricordo molto bene la storia di António
Machado, l’uomo che anticipava il futuro sull’ultima pagina del
suo quotidiano. Due colonne. Si leggeva molto quello che scri-
veva l’uomo che anticipava il futuro. Premonitore, giorno dopo
giorno, andava presagendo, presagendo il futuro, e io, in qualità
di rappresentante di un paese straniero, pian piano decifravo il
vaticinio, dribblavo il vaticinio, godendo di quella sua maniera
di vaticinare. In effetti, se un cronista non serve a vaticinare, a
cosa serve allora? Che ne dice, Miss Machado?»
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Ma quali passi?
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Il padrino lesse quel che stava scritto sul pezzo di carta, sil-
labando, rigirò varie volte il liquido che ancora restava in fondo
al bicchiere, e guardò verso di me, investito d’infinita pazienza.
Bob andò verso di lui come se io non fossi presente: «Noti bene,
padrino, che lei è anche capace di dire che non sa se Gandola è
un albero o una città. Non c’è niente da fare, sta sulla difensiva,
non vuole partecipare. Capisce? Non si ricorda Gandola, non si
ricorda il nome dei garofani. She’s quite a flaky person, my dear
uncle. That’s the truth».
Quella she ero io.
Ma il padrino era nato tre decenni prima di Bob, e inoltre
era stato un abile negoziatore, mentre il figlioccio era soltanto
un uomo nervoso che si esercitava nel dominio di se stesso, e
poteva parlare a partire da rovine sulle quali si ammucchiavano
cadaveri di cinque giorni con l’immobilità facciale di una pietra.
Bob s’arrendeva facilmente davanti ai vivi. Il nostro anfitrione,
al contrario, si animò, accostò il suo braccio al mio e io sentii la
sua mano ossuta che mi precludeva la fuga. «Vediamo un po’.
Qual è davvero il nome?» Chiese. «Siamo franchi, Ana Maria
Machado. Noti bene che nessuno si ricorderà di qui a poco del
significato del suono di quei passi di cui lei stessa non si ricorda.
Io so che per lei tutto questo è accaduto molto tempo fa, pri-
ma che nascesse, prima dell’inizio del mondo, del suo mondo,
ma anche così vale la pena pensare a questa faccenda. In tutta
questa storia c’è qualcosa che non quadra. Non vede come la
memoria di ciò che è orribile perdura, e come il ricordo dei
momenti di grazia si spegne così in fretta?» E l’anfitrione chiese
come se rispondesse a qualcuno che lo aveva interpellato: «Cre-
de, dunque, che la mente umana sia definitivamente formattata
per dimenticarsi del bene? Per dimenticarsi i momenti in cui
l’angelo dell’allegria passa per il mondo? I momenti in cui esiste
una pausa all’incessante selvaggeria umana? I momenti in cui
l’angelo amico dell’umanità mostra la sua faccia? Sbatte le ali
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E andai su anch’io.
Bob conosceva la casa come se fosse stata la sua, e saliva su. Tut-
ti e tre ci arrampicavamo in silenzio su per le scale che conduce-
vano all’ultimo piano. Nessuno parlava. A metà di quei gradini,
mi venne in mente che il pericolo fosse passato. Bob sapeva che
il mio rifiuto era definitivo, senza discussioni possibili. Inoltre,
mentre salivamo, pensavo che anche se Bob non abbandonasse
il progetto, e nulla faceva pensare a ciò, la soluzione sarebbe
stata semplice. Per quanto riguardava il primo caso, in concreto,
avrebbero dovuto soltanto fare senza di me. Non erano quattro
o cinque o anche di più, gli episodi? Allora, perché quell’insi-
stenza relativamente al primo? E perché il primo? Salivamo,
e arrivammo dunque in uno spazio in cui la finestra a forma
di oblò mostrava che gli altri invitati se n’erano andati all’ora
giusta, visto che i fiocchi bianchi avevano preso volume, non
rimanevano più sospesi in aria, e anzi volavano, obliqui e precisi,
verso il suolo come delle biglie.
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aveva fatto il giro del mondo, e adesso, dopo una serie di dissa-
pori, aveva saputo ritornare nel suo angolino, deponendo le armi
in modo negoziato e mantenendo le proprie promesse. Provava
molto piacere per essere vissuto in mezzo a quel popolo in un
altro tempo. Era molto felice per aver evitato che quel popolo
nel settantacinque servisse da cavia. Aveva molto piacere per
non aver permesso che Henry criniera di leone facesse di quel
popolo sereno un campo di vaccinazione per l’Europa. Che lo
trasformasse nell’incubatrice del bacillo socialista per mostrare
agli europei un caso di disgrazia esemplare. Una Cuba, affinché
Londra e Parigi soffrissero dei mali che il popolo nordamerica-
no attraversava, con i muchachos dell’Avana lì alla porta di casa
che fumavano i puros nelle loro ventas. Oh! Sì, sì, nel maggio del
settantacinque la siringa già era pronta, destinata alla pelle dei
portoghesi. Tutto preparato, per mano di criniera di leone. Ma
lui lo aveva evitato, lui ci era riuscito, aveva visto il cambiamento
in arrivo, aveva valutato la natura della vittima, e aveva concluso
che quel popolo mansueto, moderato, resistente alla fame e al
freddo, alla miseria e all’assenza di numeri e di lettere, coi baffi
neri e gli stivali chiodati, non meritava di essere abbandonato
al triste ruolo di vaccino. «Mi dica, Miss Machado, lei è stata
vaccinata? Lo sa cos’è, clinicamente, un vaccino? Non ha forse
ancora, sul braccio o sulla gamba, il marchio anti-vaiolo? Vedo
di sì. Ecco, proprio questo sarebbe successo al suo paese. Il suo
paese sarebbe stato quello spazio di pelle raggrinzita in cui viene
inoculato il vaccino. Capisce quello che sarebbe successo? Sa-
rebbe stato proprio così, esattamente». Disse l’ex ambasciatore,
procedendo al bilancio del suo disimpegno. Ovverosia, se nella
battaglia delle unghiate portoghesi, come era stato designato
quel malinteso, lui non avesse portato avanti la sua opinione, il
destino del continente europeo sarebbe stato ben diverso, a par-
tire dal settantacinque. E non sarebbe di certo stato un carton-
cino delicato ricoperto di pagliuzze e carta velina. E il menù che
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Ed ecco il pericolo.
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Viaggio
nel cuore
della fabula