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La riforma Goldoniana

Goldoni inizia la sua attività di commediografo, quando l’ambiente teatrale italiano era fortemente
influenzato dalla Commedia dell’arte. Goldoni sente il bisogno di riformare la struttura della
commedia, seguendo l’esempio della cultura Arcadica, basata sulla semplicità e sulla naturalezza.
Goldoni si servì di due elementi fondamentali per mettere in scena la realtà verosimile che il
pubblico chiedeva e in cui si poteva riflettere il mondo e il teatro. Goldoni modifica la commedia
dell’arte in commedia verosimile che presentava alcune analogie con la commedia borghese
dell’Illuminismo.
Mentre nella commedia dell’arte, gli attori non seguivano un copione ma si basavano su uno
schema fisso che non permetteva loro di rappresentare la realtà nella sua totalità, Goldoni
introduce un copione per descrivere ogni azione che l’attore deve seguire, in modo tale da creare
un equilibrio perfetto tra mondo e teatro. Purtroppo, l’entrata in vigore del copione non fu
accettata dagli attori, che erano abituati all’improvvisazione; anche il pubblico si dimostrò ostile al
cambiamento, perché era abituato agli intrecci divertenti. Goldoni, inizialmente, scriveva il
copione solo per il protagonista, lasciando agli altri attori la possibilità di improvvisare: questo
avviene nell’opera “Momolo Cortesan”. 5 anni dopo, nell’opera “La donna di garbo”, Goldoni
scriverà il copione a tutti gli attori, mantenendo la maschera che presentava alcune differenze con
quella della commedia dell’arte: la maschera Goldoniana, da una parte permetteva l’evidenziarsi
del carattere individuale, dall’altra, non provocava nel pubblico alcun tipo di sconvolgimento.
Alla fine anche le maschere vennero abolite in modo da dare più importanza al personaggio
individuale.

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