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emo che sia difficile riven- madrigale riesce forse a indicare ine- lora accedeva al madrigale, come al
dicare al madrigale un suo diti sentieri all’interpretazione della sonetto, anche in cerca di una visibi-
ruolo nella storia della poe- poesia contemporanea. lità sociale), senza dimenticare la
sia italiana senza prender- Il madrigale piace perché è moder- straordinaria esperienza di Michelan-
ne in considerazione alcu- no, ed è moderno perché ha poche gelo (che per la sua drammatica cari-
ne peculiari risorse formali. A diffe- ‘certezze’: distico finale a rima bacia- ca introspettiva richiederebbe un di-
renza del sonetto, il madrigale non ta, alternanza di versi lunghi e brevi scorso a parte), ognuno dimostra una
ha una struttura strofica fissa, anzi (cioè endecasillabi e settenari: vale sua cifra espressiva, al riparo tanto da
mostra variazioni sensibili di epoca per il modello cinque-secentesco), e rigide generalizzazioni storiografi-
in epoca: lo schema del madrigale lunghezza generalmente inferiore ai che, quanto da classificazioni stilisti-
trecentesco (che ebbe, per intender- quattordici versi. Piace inoltre perché che che finiscono spesso per isterili-
si, nel Petrarca il suo modello) non è ‘democratico’: nasce, sì, in ambien- re la lettura.
ha niente a che vedere con quello te colto, con l’intenzione però di ri- E tuttavia dalla rosa di autori qui se-
cinque-secentesco adottato dal Tasso sultare, grazie alla sua semplicità, ac- lezionati emerge un canone da tra-
o dal Marino (e l’uno tanto diverso cessibile a qualunque lettore che, mandare e, naturalmente, da discute-
dall’altro). Come la ballata e la frotto- nell’ideale élite alfabetizzata della so- re, a partire da quei nove poeti che
la, il madrigale nutre un rapporto cietà cinquecentesca, abbia voglia di (forse a somiglianza della corona dei
speciale con la realizzazione musica- cimentarsi con la scrittura poetica. E lirici greci) Carlo Fiamma individuò,
le, ottenendo un successo di dimen- la semplicità consiste nel selezionare spingendo il suo sguardo tra Cinque
sioni internazionali; il suo declino, e rastremare il linguaggio lirico pe- e Seicento, nella più celebre antolo-
nel Seicento, è legato anche alla fine trarchesco, diventando (osservava gia del madrigale dell’epoca (Gareg-
della polifonia vocale. già Carducci) “un idillio lavorato a giamento poetico, Venezia 1611): so-
Infine, il madrigale rientra tra i ge- piccole immagini, tanto più netto e no “il dottissimo Tasso, il purissimo
neri della poesia moderna come una vivace, quanto più circoscritto lo spa- Casoni, il vivace Guerini, il concet-
raffinata e dotta citazione, anzi come zio entro il quale si girava e più sem- tuoso Rinaldi, il numeroso Leoni, il
l’‘icona’ di una classicità viva nella plice il contorno”. dolce Marini, il leggiadrissimo Pe-
sua misura, toccante nella sua conci- D’altra parte, non è vero che sia più tracci, il grazioso e facile Murtola,
sione. Così, dalle Myricæ di Pascoli facile tenere in equilibrio una forma l’armonioso Chiabrera”. Nomi non
ai Madrigali notturni di D’Annun- breve come il madrigale che una for- ‘inventati’, come si suol dire (a parte
zio, dal Saba di Amorosa spina e di ma lunga come la canzone. Ogni di- il Petracci, fragile rimatore ma abile
certe Mediterranee al Bertolucci più strazione è fatale. Una parola di trop- organizzatore): spiccano però gli as-
raccolto de Le formiche, dal Pasolini po, una rima banale, un periodo fret- senti Michelangelo e Strozzi senior.
dei Madrigali a Dio al Sereni del toloso compromette senza rimedio il Del primo non fu nota l’opera poeti-
“Madrigale a Nefertiti”, attraversando madrigale, che perciò deve mirare al ca fino all’edizione del pronipote,
a più riprese Montale (dagli Ossi di più alto livello di compiutezza espres- che la emendò a proprio arbitrio, del
seppia ai Mottetti, dai “Madrigali fio- siva, nella misura ovviamente con- 1623; del secondo esisteva solo la
rentini” della Bufera all’umile, malin- sentita alla sua brevità. Qui, infatti, è parziale, anche se significativa, rac-
conica musicalità di certi Xenia : “Ho anche il limite del madrigale. Di che colta postuma fiorentina, del 1593.
sceso, dandoti il braccio, almeno un cosa può parlare una poesia di una Due voci fuori dal coro che i posteri,
milione di scale…”), possiamo rin- decina di versi? Certamente non di quattro secoli dopo, hanno riportato
tracciare la nuova fortuna della sua imprese eroiche. Piuttosto, di dilem- al centro della scena.
memoria, rifusa nei suoi due princi- mi sentimentali, impressioni paesag- Non so quanto la collocazione geo-
pali schemi sopra citati, e accolta nel gistiche, riflessioni epigrammatiche, grafica abbia pesato sulla margina-
nuovo sistema metrico del verso libe- scherzi onomastici, complimenti ga- lità, ormai vendicata, di un poeta in-
ro a prescindere dai periodici ritorni lanti, invettive, preghiere, dediche, tenso come Strozzi: certamente il suo
ai valori o addirittura ai ‘plusvalori’ ecc. E si sa che una forma breve gua- stile ha un che di severamente appar-
della tradizione (e bene ha fatto Ga- dagna in intensità e profondità quel tato e drammatico che negli altri – chi
briella Sica a tentare una rapida in- che perde in estensione. Intensità e “dottissimo”, chi “purissimo”, e così
cursione, certamente da approfondi- profondità dipendono dalla diversa via – si stenta a immaginare. Sensua-
re, in Scrivere in versi. Metrica e poe- personalità dei poeti: Tasso, Guarini, lità e discrezione percorrono, in mi-
sia, Il Saggiatore, Milano 2003, n. ed., Strozzi il Vecchio, Tansillo, Della Ca- sura analoga, “‘T’amo, mia vita, la
pp. 124-134). Fatto di una leggerezza sa, Ariosto, la Matraini, i meno cono- mia cara vita’” del Guarini e “L’Arno,
e (sia lecito prendere in prestito da sciuti Rinaldi e Leoni, e così via, non il bell’Arno già, ma nudo campo” del-
Zygmunt Bauman) di una ‘liquidità’ esclusi i numerosi ‘dilettanti’ (quella lo Strozzi: la differenza è nel timbro.
intesa come infermità formale nel si- moltitudine poetante sempre esistita Varcata la compassata retorica del-
stema letterario del Cinquecento, il nella storia della letteratura, e che al- l’incipit, ascoltiamo infatti il respiro
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“T’amo, mia vita, la mia cara vita” / Madrigali del Cinquecento
mobile ed elastico del verso; puntia- Tocca al lettore moderno identificar- l’età degli autori. È evidente l’evolu-
mo lo sguardo sulle volubili tensioni ne i segnali e distinguere, nella conti- zione di un gusto e quindi di uno sti-
delle strofe, contese fra endecasillabi nuità del percorso, i dislivelli e gli le proprio del madrigale, all’interno,
e settenari; avvertiamo la nota in- scarti. ça va sans dire, della poesia del se-
confondibile di una cadenza ora più Perciò ho ritenuto opportuno di- colo: turbamenti di una malinconia
accesa ora più languida. sporre i testi in un ordine cronologi- impalpabile, tenui e scherzose fanta-
Comunque, il madrigale ‘d’autore’ co che tenga conto sia della loro data sie, paesaggi delicatamente tratteg-
(cioè di quei poeti che ne praticarono di pubblicazione e, quando è stato giati con impressionistica levità, sfu-
con fede e consapevolezza la scrittu- possibile, di composizione, sia del- mano lentamente in una sensualità
ra: penso innanzi- più aspra e sottile,
tutto a Michelan- in una malinconia
gelo, Tasso, Stroz- sempre più cupa.
zi, Guarini, Rinal- Inquieto anche
di) mostra un pas- nella sua lettera-
so più sicuro di rietà, lo scenario
quello compiuto madrigalesco per-
dai tanti che si av- de, infine, quell’o-
vicinarono tangen- riginario desiderio
zialmente al ma- di idillica ingenuità
drigale. Ogni nuo- (una fantasiosa eti-
va lettura compa- mologia lo faceva
rata di madrigali, discendere da un
semplicemente canto di pastori di
istruita su un tema mandrie: mandria-
che attraversa e lis) a favore di una
circoscrive testi leggerezza più iro-
lontani negli anni, nica, persino autoi-
accerta la capacità ronica, e sostenuta,
del genere ad adat- che prelude a un
tare le costanti for- addio improvviso
mali e i tratti appa- ma, nella memoria
Sopra, madrigale autografo di Michelangelo Buo-
rentemente immo- narroti, in Michelangelo: poesia e scultura, a cura della poesia italia-
bili del suo piccolo di J. Katz Nelson, note di M. Residori, Electa 2003. na, non definitivo.
mondo alla sensi- A destra, Torquato Tasso, madrigale autografo 351,
bilità del poeta. tratto dal Codice Falconieri (Bergamo, A. Mai). Salvatore Ritrovato
Studi sul madrigale cinquecentesco: U. Edizioni dei testi antologizzati: L. Ario- ficiosi madrigali, fatti per la signora Ippoli-
Schulz-Buschhaus, Das Madrigal. Zur Stilge- sto, Lirica, a cura di G. Fatini, Bari 1924; B. ta Benigni sua moglie, Venezia 1604; C. Ma-
schichte der italienischen Lyrik zwischen Re- Baldi, Il lauro. Scherzo giovanile , Pavia traini, Rime e lettere, a cura di G. Rabitti, Bo-
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H.-Berlin-Zurich, Gehlen 1969; M. Ariani, toscane, a cura di E.M. Guidi, Urbino 2000; la vergogna, con alcune prose e rime, Reg-
G.B. Strozzi, il Manierismo e il Madrigale del De le rime di diversi nobili poeti toscani di gio 1607; Rime di diversi celebri poeti del-
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di critica testuale”, 69, ottobre 2004. rardi, Bari 1960; M. Manfredi, Cento arti-
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Di partenza restia
Parto o non parto? Ahi come
resto, se parte la corporea salma?
O come parto, se qui resta l’alma? LUIGI GROTO (1541-1585)
E se ne l’alma è vita,
come non moro, se di lei son privo?
O come moro, s’a la pena i’ vivo? Dirò (se dir mi lece)
Ahi fiera dipartita! il prezioso vino che a me porto
Come m’insegna la mia dura sorte fu in casa vostra a ber, lasso, m’ha morto.
che ’l partir degli amanti è viva morte. Ma se ’l vino quest’opra in me non fece,
tornerò a dir (né cangerò parere)
colei m’ha morto, che mel diede a bere.
La bella mano, in loco
di darmi vino a ber mi diede foco,
Foco di sdegno che ratto al cor mi scese,
spens’una e un’altra maggior sete accese.
Ardo sì, ma non t’amo,
perfida e dispietata,
indegnamente amata
da sì leale amante.
Più non sarà che del mio duol ti vante,
ch’i’ ho già sano il core;
e s’ardo, ardo di sdegno e non d’amore.
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À
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ARCANGELO IL SANDALO
D’OMBRA DI EMPEDOCLE
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