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Ltaliano x, Il carattere degli italiani come problema storico. A Princeton, studenti invitati a definire gli italiani ri- spondono senza pensarci su troppo: «Artistic, Impulsive, Passionate» '. Ecco uno stereotipo etnico esemplare, da manuale. Come tutti gli stereotipi getta luce sull’emitten- te, in questo caso sui condizionamenti culturali e sugli automatismi mentali degli studenti interpellati, ma lascia in un’oscurita equivoca il bersaglio che pretende di illu- minare. Si osservi: «appassionato» pud applicarsi indiffe- rentemente ai trasporti di santa Caterina da Siena e agli sguardi di Rodolfo Valentino; «impulsivoy pud evocare Ja dinamica di un delitto d’onore come i raptus collerici di Dante; cartistico» costringe in un abbraccio impossi« bile Cimabue e «Io son Lindoro». Si ruoti di pochi gradi la solatita dello stereotipo prin- cetoniano, e saremo nel vivo di un autonomo ¢ tenace Bioco di varianti, Non tarderanno ad affacciarsi Ia natura pelasgica dellitaliano, la mediterraneita, la paganita o al- tro tropo pitt gradito ai palati indigeni. Da ciascuno di questi «segni», come da case astrali, discendono gli oro- scopi: Vitaliano @ buono, Vitaliano & geniale, V'taliano & pigro, & anarchico, & antico, saggio, laborioso, scettico, santo, eroe. La contraddizione non ha presa in'una sfera che & dominata da altre norme: V'intuizione, gli archetipi contattati in presa diretta. Fastidioso, a dir poco, quando & adibito agli usi fin troppo frequenti della conversazione di viaggio o del gior- nalismo «morale» o «{ilosofico», questo modo di tendere le reti per catturare il carattere degli italiani pud rivelarsi drammaticamente serio se posto al servizio di un’arte di * x nuown, Social Prchology, New York 1965, p. x74 LTTALIANO 35 governo, e costituisce in ogni caso una riserva inesauri- bile di diseducazione morale e di appiattimento intellet- tuale a disposizione di qualsivoglia tendenza conservatri- ceo regressiva. E facile dimostrare l'estrema, evanescente mobilita del- le formule che sono state proposte nel tempo per definire il carattere italiano, Abbiamo accennato di volo a quelle che si basano sul mito dellitalianita solare. Ma se chiedia- mo ad Ann Radeliffe, autrice di un romanzo intitolato appunto L’Italiano (1786)', troveremo lo stereotipo so- lare letteralmente capovolto. Per il protagonista signor Schedoni, che la scrittrice presenta come italiano tipico, la notte non ha tenebre suficienti alla sua vocazione di intrigante demoniaco. «Braccia e gambe di lunghezza smi- suratay, vestito sempre di nero, un cappello larghissimo che gli addensa altra ombra sugli «cchi semiaperti,sin- tomo di tradimento, saettanti di tanto in tanto delli sguat- di in fianco», il personaggio & un distillato romanzesco.di cortigianeria’ machiavellica e di ipocrisia papista crudel- mente esercitata nelle segrete dell’Inquisizione. Questo ritratto, perd, non piace a Stendhal, che trova la scrttrice inglese incompetente in materia di italiani e incapace «di dipingere Podio e amore» perfino quali si mostrano nel- a sua isola, figurarsi poi in un paese in cui sono proprio ‘questi due elementi mescolati secondo ricerte particola- rissime, 0 separati da una selvaggia forza centrifuga, a connotare (stendhaliamente) gli abitanti’. Stendhal era tun buon lettore della Storia delle repubbliche italiane del medioevo del Sismondi, dove trovava un generoso mo- dello di italiano libero ¢ armato, capace di forti passioni di quei sublimi delitti ai quali, per tuttaltra via, si ispi- ava Vittorio Alfieri, traendone auspici, 2 sage xavctiree, The Italian or the Confessional of the Black, Pen tents, Citiamo dalla ved, italiana, intivolata Blenae Vivaldi, trad. del si De Coureil, Pisa 1608, "TT colmo del ridcolo non ® forse una dama inglese dovata di tutte Je perfesionl del suo ptese, ma incapace di dipingere lado e Vamore, anche ‘Quali sono nella sun isola: la signora Ann Radelife che Gh nomi italiani « nl anion ol pease del up fama romangn I conesionl det nitent merit» Ce. La aucbessa di Pallino, in Cronache italiane, tad. jt'di P,P. Trompeo M. Bont , Torino 1959, P.135. 36 LITALTANO ‘Ma il sole torna sempre a splendere sull’eterna favola italiana, Col sorriso gentile dei sordi il signor Bonstetten toma a ripetere nel x824 tutti i luoghi comuni sul!’ fluenza che ha sul carattere italiano un clima di paradis. Ie risorse della terra, copiose e rinascenti, fanno lieto, gaio ¢ imprevidente lagricoltore, ne assecondano Vndole ver- satile ¢ immaginativa (mentte P'uomo del Nord, costretto in casa dai rigori di un cielo inclemente, ® portato natu- ralmente a programmare il futuro, a curate la vita di so- cieti ¢ Veducazione, a essere filosofo). «L’uomo del Mez- zodi & la mosca leggiera che vive alla giornata del nettare de’ fiori di cui copresi la terra ch’ella abita; Puomo del Nord @ Lape diligente che fa conserva di quanto raccolse nella stagione de’ fiori»’. Melchiorre Gioia, che con irri- tazione evidente rifa il verso allo svizzero, gli obietta per esempio che non tutti pli italiani vagano per le facili cam- pagne. Ci sono anche in Italia degli artigiani, e Partigi no, sia nel Nord che nel Mezzodi, «non sta contemplando le scene o animate e belle, o languide e tristi della natura, ma sta concentrato in un’officina dall’alba del giorno sino alla sera». E lnomo che per dodici ore al giorno sta cur- vo su un banco d'officing, osserva il Gioia <2 una talpa si nel Nord che nel Mezzodi». Che & un modo efficace di ricordare che non esiste «italiano», ma esistono gli «ita- liani», diversificati, per cominciare, dalla appartenenza a classi sociali diverse. ‘Ma nonché continuare, converra fermarsi subito: la blioteca che ospitasse tutte le immagini dell’italiano “borate nel corso dei secoli sarebbe sterminata — ed & auspicabile che un giorno la si riordini sistematicamen- te’, D’altra parte i pochi esempi ricordati sono gi suff cienti a provare che la supposta «natura dell'italiano + sagone cots, Ritesson sul oper di Donseten(L'Homme du ‘Midi et F Homme du Nord), a ty, Opere minor vl. Vi, Lagtoo 1834, Seas. 7° Ein Sowicw contrib sale onding, cxtcamente condo, i Jet tore lo overt nei capita slate foo eae del volun Tt IV dell Storie 'feis Eingui, Un buon esp & pol efferto dane ye satontint el vole i ite, ne oer lator de It alan srt dal lr, Ba 196. Ocorre avert che in auesio ‘olume Faceento cade prevalenemente rll espet!poliicovodal dlls vita flan ITALIANO a7 ‘cambia secondo i tempi, i luoghi e, certo non ultima, Vin: ferenza dell’osservatore. eet ‘Con questo il discorso potrebbe considerarsi chiuso e il lettore essere rinviato per informazioni pit precise circa italiano alle altre parti di questa opera di storia. Senon- ché ’antica e tuttora vivacemente esercitata ricerca d’una definizione del nostro carattere nazionale costituisce essa stessa un problema di storia, in ragione del suo valore sintomatico e, ancor pit, della sua incidenza pratica sul- a vita di coloro che vengono di volta in volta compresi © esclusi, liberati,o determinati dalla varie formulazioni proposte. Da questo punto di vista sono le caratterizza- zioni dell italiano fornite da italiani quelle che acquistano un valore di gran Iunga preminente, e in particolare, an- che se non esclusivamente, quelle ispirate a una maggio- re consapevolezza politica. Rinunceremo dunque all'impe- gn0, peraltro insormontabile, di discettare sull’italianit2: obiettiva dellitaliano dai tempi di Odoacre ai nostri, ri- ‘componendo in una forzata unit cid che la geografia ¢ la storia hanno per secoli sapientemente diversificato; ¢ ci terremo stretti al filo conduttore della volonta soggettiva di «fare gli italiani», secondo la celebre frase di Massimo ’Azeglio posta, non senza ragione, a coronare il fastigio del Risorgimento unitario. Queste sono perd delimitazio- ni che & necessario motivare meno sommariamente ¢ pre- cisare anche in termini cronologici; ¢ il farlo sara gia un entrare nel merito, trattandosi d’una materia particolar- mente inesatta in cui la qualita eterogenea dei. fattori in- teressati, il loro modo di combinarsi in miscele attinenti piuttosto all’alchimia che alla chimica, e finalmente i mo- venti dell’operatore sono (come 1a massa sommersa del- iceberg) la parte pi significativa. Un appiglio per entrare nel vivo del discorso pud esser- ci fornito da un esame pit ravvicinato della domanda, in apparenza cos{ innocente, che innesca l'intero procedi- mento: «Chi, che cosa 2 Vitalin? » B difficile immagi- narne una piti compromessa, minata; fallace, alla quale sia stato risposto un maggior numero di volte e si conti- nui a rispondere con una insistenza derivante, forse, da ‘una non raggiunta sicurezza di sé della nazione. Nella sua 38 LTTALIANO insidiosa brevita la domanda (tivolta all'oggi) da per scon- tato che Vitaliano 2, proprio mentre il melting-pot delle tmigrazioni interne, I’azione. ivellante delle comunicazioni di massa'e Ia dinamica di una economia industriale avan- zante pur tra squilibri di ogni sorta, proiettano sul telone del futuro Fipotetica figura di un italiano standard, o al- meno piti uniforme e stabile che non sia oggi; figura ipo- tetica, ho detto, e tanto semplificata da sembrare scarsa- mente probabile; ma comunque aftiva gid oggi, nel senso che ci fa misurare pet confronto le persistenti varieta, dif- formit’, contraddizioni delVitaliano d’oggi. Rivolta al pas- sato:la domanda iniziale si rivela anche pid sconsiderata, tanto appare irto, frantumato, sconvolto il paesaggio sto- tico italiano al primo sguardo dell'osservatore: «una in- governabile fantasmagoria», una

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