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PRO PRIETÀ ’ LETTERARIA RISERVATA

/ d iritti d i riproduzione e d i traduzione sono riservati per


tu tti i paesi, com presi la Svezia, la Norvegia e l’Olanda.

(P rin te d in Italij)

STABILIMENTO CROMO-TIPOGRAFICO CAVENAGIII & SAITA


Via Bordoni, 2 - Milano - V ia Bordoni, 2
PREMESSA

Da u n quarto d i secolo, n o n m i stanco d i ripetere —


opportune, im portune — che il male in tim o e vero del
quale soffre la coscienza italiana è Voscuramento, in essa,
dei valori p iù propria m en te sp iritu a li e religiosi, e che,
qu in d i, inn a n zi tutto, questi essa ha bisogno d i ravvivare
c ridestare in sè.
Se un tal pun to d i vista è vero, i v izii e i m ali e le crisi
p iù acute delle quali so ffre la nostra vita nazionale deb­
bono esser segno p iù m anifesto di quel difetto d i sana
e fi esca e possente vita interiore; e le speranze e i p ropo­
s iti e gli in iz ii d i rinascita possono dar speranza d i ef­
fe tti durevoli solo se e in quanto appariscano com e em er­
g en ti da quella in tim ità spirituale in cui deve, innanzi
tallo, com piersi la salvezza.
R isp o n d e il fascism o a questa esigenza pregiudiziale?
Ila esso in sè il segno d i un risveglio d i spiritualità e
religiosità?
S i è detto talora che il fascism o è una religione.
Presa n el suo significato letterale, l’afferm azione non
regge: e lo dim ostra, a p rescin d er da altro, il fatto che
— 6

il fascism o non si è, com e ogni religione nuova s i op­


pone alla p recedente o rinnegandola in tu tto o introdu­
cendo in essa m u ta m en ti sostanziali, contrapposto al cat-
tolicism o, m a a n zi gli ha reso om aggio e ne ha aperta­
m en te lico n o sciu to il d iritto e il valore storico nazionale.
E nulla il fascism o h a fatto o tentato p e r concretarsi o
svolgersi com e realtà o istituto sp ecificam ente religioso.
A n zi esso ha, tornando a un rude e sincero realism o p o ­
litico, e accogliendo e fo n d en d o in sè, in parte almeno,
la d o ttrin a e lo sp irilo del nazionalism o, posto d i nuovo
e con p iù vigore ra fferm a ta d ifferen za e d istin zio n e di
religione e p o litica che accom pagna, dal sorgere del
m ondo m oderno, Io svolgim ento dello Stato nazionale e
laico; d istin zio n e che è il p resupposto dell’accordo fra
i due istitu ti.
Ma, d ’altra p arte è vero che il fascism o: 1) ha, spe­
cialm ente n e i p r im i tem pi, agito sulle coscienze e sulla
storia con le caratteristiche d i entusiasm o, d i disciplina
volontaria, d i dedizio n e eroica, che son pro p rie della
fed e e dello sp irito religioso; 2) è una dim ostrazione ed
una esperienza viva notevolissim a d i talune qualità ed
esigenze della coscienza religiosa contem poranea; tende
ad investire la p o litica d i un afflato m istico il quale, al­
m eno quale essa è com unem ente intesa, la trascende, per
raggiungere una p iù alta e possente unità spirituale.
In questo suo sforzo, il fascism o si è distaccato quasi
con violenza da quelli che, fu o ri del cattolicism o e in
contrasto con esso, fu ro n o gli ideali d i vita — . e cioè la
fede e la religione, am bigua ed im plicita, ma praticam ente
operosa — degli italiani che, n eg li u ltim i cinquanta anni,
diedero il loro sp irito agli istitu ii, ai p a rtiti, alla vita pu b ­
blica ed alla cultura del paese; ideali di vita che conti­
nuavano e rispecchiavano l’o ttim ism o e l’individualism o
rom antico, l’ideologia illu m in istica e lo scientism o m ate­
rialista.
I l ristabilim ento, cui esso inten d e e che ha cercato in ­
n a n zi tutto d i com piere, p e r necessità storica, sul terreno
politico, che è in qualche m odo il m eno adatto, d i valori
sp iritu a li opposti, a ttin ti in parte alla tradizione catto­
lica e in parte al nuovo spiritualism o idealistico italiano,
costituisce una esperienza religiosa della quale è som m a­
m ente istru ttivo esam inare i segni e le direzioni.
Val la pena, ci sem bra, d i considerare il fascism o sotto
questi aspetti, che sono p o i quelli i quali gli danno ap­
p unto la sua originalità e lo han fatto
segno d i im m ensa in v id ia

e d i indom ato am or.


Un tale esame si propongono le pagine seguenti, pur
senza apparato teorico e pretese dottrin a li; con la spe­
ranza, in c h i le h a scritte, che esse sieno stim olo a più
serena valutazione negli oppositori, e, nei seguaci, ad
a p p ro fo n d ire con la riflessione ed afferm are con crescente
effica cia nell’azione i m o tiv i ideali del m o vim ento fa ­
scista, si che esso con servi e d acq u isti sem pre p iù il carat­
tere d i una rivoluzione non tanto p olitica quanto sp iri­
tuale: quale prem essa e avviam ento a quella in tim a rin ­
novazione religiosa che tutta la storia italiana, da cinque
secoli, invoca e prepara.

Roma, 31 D icem bre 1923.


Se religioso è lo sp irito um ano — e religioso esso è,
p o ich é la v ita non può da ciascuna coscienza essere vis­
suta fram m en tariam en te, com e vana m om entanea so d d i­
sfazione di m om entanee esigenze, m a ten d e in ciascuna
coscienza ad a ttu a rsi com e to talità del reale ed universa­
lità d i v alori — tu tta la v ita d ell’uom o è religiosa e tutta
la sto ria è religiosa.
L’idealism o, com e già in a ltri tem pi altre filosofie
p re c o rritric i, h a proclam ato oggi alto q uesta verità, non
in nom e d i una fede riv elata, m a in nom e della coscienza
m edesim a che lo sp irito um ano acquista di sè, del suo
p ro ced ere nella storia, dei suoi im m an en ti valori.
E p o ich é religione è la visione della vita nella sua
in tim ità , dove il m olteplice che ap p arisce si fonde nella
fluente u n ità dell’essere, e nella sua u n iv ersalità, la vi­
sione religiosa della v ita e della sto ria è quella che d i­
scende p iù ad d e n tro nella logica occulta degli avveni­
m enti e m eglio co o rd in a questi nel loro succedersi sto­
ric o e nella v arietà delle m anifestazioni co n crete: e di
ogni popolo, così consid erato , si dice giustam ente che
esso ha una visione di vita da attu are, una m issione da
com piere, un problem a religioso suo p ro p rio da risol­
v e re : e quanto p iù la sto ria di un popolo è ric c a d i spi­
ritu a lità e di trad izio n e viva e di istitu ti che la tram an ­
dano, tan to p iù questo c a ra tte re pro fo n d am ente religioso
— 12

della su a vocazione e del suo travaglio si fa m anifesto a


c h i sap p ia in ten d ere.
Il p iù rec e n te p e rio d o d i sto ria italian a non può d u n ­
que essere d istaccato in alcun m odo dalla sto ria che lo
p reced e e che esso, necessariam ente, continua. Questo
periodo si a p re con l’a lte rn a tiv a p o staci dalla guerra
m ondiale, nel 1914-15. P e r re n d e rsi conto d i quel che
esso è e significa ci è n ecessario v edere n ell’interventism o
em erso im provviso, con in co ercib ile slancio vitale, dalle
p ro fo n d ità stesse della n o stra coscienza e sto ria nazio­
nale, e nel fascism o che Io h a co n tinuato, u n invito, in ­
nanzi tu tto , a ric o n sid e ra re le posizioni, i program m i e
i v alori p ra tic i e sp iritu a li dell’Ita lia di prim a della guerra,
p e r c e rc a r p o i i v alo ri nuovi i quali em ergono via
via dal ritm o ra p id o e possente di questi u ltim i an n i
di sto ria. Q ualunque giudizio si voglia dare del fascism o,
visib ile a tu tti e d a tu tti rico n o sciu ta dovrebbe essere
orm ai l’am piezza e la in ten sità del rivolgim ento da esso
o perato negli an im i e negli atteggiam enti p ra tic i d i ogni
gruppo e p artito .
C ercar di co m p ren d ere un tale rivolgim ento, e come
se ne venne p re p a ra n d o la possibilità e la necessità, e di
dove, p ro p riam en te, esso p re n d a le m osse ed in che con­
sista ; quali ne siano i c a ra tte ri v eri e durevoli, quali p ro ­
blem i esso ab b ia risolto, quali a ltri ne vada suscitando e
ponendo, è fare su d i esso o p era c ritic a ; p u rc h é p e r critica
si in ten d a, non la negazione pregiu diziale o l’opposizione
voluta, cui so cco rro n o sp ontaneam ente o che cerca con
fatica m otivi teo rici d i dissenso e d i condanna, m a la
com prensione seren a e il rife rim e n to a p rin c ip ii generali
e l’in terp retazio n e oggettiva e coerente.
P e r fa r questo è n ecessario non arre sta rsi alla prim a
faccia degli avvenim enti, non farsi in g an n are o deviare
dai dettagli d i cro n aca: essi non sono quell’im pulso prim o
cd o rig in ario che si cerca nè la viva dialettica della storia
dalla quale em erge: m a sì la concreta espressione di
esso, in un secondo m om ento, nelle an frattu o sità del corso
della sto ria, a seconda degli uom ini e stru m enti e o p p o r­
tu n ità che questa offre, degli ostacoli che bisogna v in ­
cere, dei fin i concreti e im m ed iati nei q u ali un fine su­
p e rio re e im m anente sem bra agli a tto ri dover in d iv i­
d uarsi.
Ciò è d ire, in a ltre parole, che la c ritic a deve sfor­
zarsi d i essere, quan to p iù è possibile, com prensiva, nel
tem po e nello spazio; risa lire a i m otivi p ro fo n d i e forse
rem oti, u n ific a re la sp arsa m o ltep licità dei dettagli, ab­
b ra c c ia re con lo sguardo u n a cosi v asta suceessione di
eventi nella quale sia possibile cogliere e seguire p e r un
certo tra tto il ritm o della v ita d ’un popolo e chiam are
an ch e il passato, vivo nella co n tin u ità della tradizione
sp iritu ale, a re n d e r conto del p resente. E sarà p o i anche
p iù facile rendersi, conto delle p a rtic o la rità , dei dettagli,
della co n creta e visib ile configurazione sto rica del m o­
vim ento.
Con u n ’a ltra avvertenza, tu ttav ia. E d è che la realtà
delle cose n o n p erm ette — e noi, q u in d i, p e r nostro
conto, n o n c i p ro p o n iam o in alcun m odo — d i co strin ­
gere e in q u a d ra re un m ovim ento così spontaneo e vitale
in form ule e schem i d efin iti, d i addossargli delle con­
crete p ro fessio n i di fede, di d ire, non soltanto: «esso è
questo, e non è quest’a ltro », m a a n c h e : esso è fatto
così e cosi, in ciascuna su a p arte.
L a giovinezza è fede ed entusiasm o che h a la sua
in trin se c a giustificazione in un contenuto id eale da
tra d u rre in atto ed in sto ria; m en tre le cu ltu re e gli isti­
tu ti decad en ti suppliscono all’illan g u id ito slancio vitale
con le accortezze sofistiche e si indugiano v o lo n tieri nelle
form ule e negli schem i già ric c h i d i viva esperienza ma
fa tti p o i a rid i e vuoti.
Il fascism o è re a ltà che si va facen d o : e tu tta la vita
nazionale e tu tti i p a rtiti e i v a rii istitu ti p o litici entrano
nel tù rb in e della sua esperienza, forzati a ten e rn e conto
e a m od ificarsi, consentendo o co n trastan d o, com e porta
la sua legge di v ita. Q ualsiasi form ula è insufficiente ad
— 14 —

esprim erlo ; e quello che esso viene facendo d i nuovo, nei


v a rii cam pi delle attiv ità pubbliche, e specialm ente nel
p iù intim o fondo della coscienza nazionale, donde so r­
gono e dove si spengono le fedi, attende dal p ro p rio svi­
lup p o e dalle m odificazioni co n co m itanti e dall’iniziativa
an co ra in esp ressa la m isu ra del p ro p rio significato e
valore. E nulla, a d esem pio, è' p iù stran o ed incongruo
che g iu d icare una grande rifo rm a, com e è il nuovo o rd i­
nam ento di tu tta la scuola nazionale, dagli inconvenienti
e dai disagi passeggeri di u n a ra p id a p rim a attuazione.
La v ita ita lia n a ha fatto un balzo in avanti, e tu tto in
essa e i m utui ra p p o rti di tu tte le sue varie m anifesta­
zioni sono in qualche m isu ra m utati. Il passato non ci
offre c rite rii p e r g iu d icare se non in quanto essi abbiano
l’agilità necessaria p e r raggiungere, oltre le form ule e le
etich ette d i valore, la viva re a ltà dello sp irito che agisce;
ed è necessario a tte n d e re che si com pia un certo ciclo
di esperienza p e r p o te r d are un giudizio sicu ro di in ­
sieme.
Nel suo sviluppo, il fascism o, com e ogni altro intenso
m ovim ento sto rico rinn o v ato re, tra e con sè e svolge non
solo la fede e gli im pulsi a ll’azione, m a an ch e la consa­
pevolezza crescente delle sue rag io n i ideali e la revisione
c ritic a del suo o p e ra re ; e la teo ria rifio rirà dalla espe­
rien za e la d ialettica dei c o n tra rii rivelerà, in un clima
m orale diverso, il suo intim o giuoco.
— 17 —

L’esigenza p iù in tim a della nazione italiana nei secoli


sui q u ali incom bono la C ontroriform a cattolica e le inva­
sioni e i dom inii stra n ie ri, e ra il ric o stitu ire ad unità,
fondendo di nuovo pensiero ed azione, la vita del c itta ­
d in o e del popolo. La celebre form ula di G. Mazzini sa­
rebbe una vana tautologia o un difficile rebus se non si
riferisse appunto al dissidio e scism a storico operatosi
nello sp irito italiano, dalle o rig in i delFum anesim o alle
ta rd e scuole dei gesuiti, co n tro le quali si leva Vincenzo
G ioberti, fra la speculazione filosofica o la cultu ra um a­
n istica e la v ita e le a ttiv ità p ratich e.
In otto secoli, assim ilando e rom an izzando i barb ari,
lo sp irito italian o aveva com piuto una delle p iù grandi
o p ere cu ltu rali e istituzionali della sto ria, l’u n ità catto ­
lic a m edioevale, che si era profo n d am ente im pressa in
tu tta la v ita e gli istitu ti del nostro popolo: e la geniale
v irtù c re a trice di esso conservava p u r sem pre la supe­
rio rità e il dom inio della m agnifica o p era sua, com e appare
nei m istici negli a rtis ti nei poeti nei p en sato ri in cui il
Medio E vo culm ina a pienezza in su p e ra ta d i espressione;
d en tro la quale tu ttav ia già frem e e si annunzia u n nuovo
m ondo.
Q uando viene, con F ran cesco P e tra rc a , il p erio d o della
stanchezza e del rito rn o su se stessi e il m ondo storico
creato non soddisfa p iù e l’Ita lia è p ro fo n d am en te delusa
Murri - Fede e Fascismo 2
— 18 —

della dualità P apato-Im pero, e la nostalgia risale verso fo r­


m e m orte, m a capaci di esp rim ere una nuova vita, ha luo­
go un fatto caratteristico . F ilosofia, letteratu ra, arte, poli­
tica cessano un poco alla volta d i essere p o p o lari: il fe­
nom eno di distacco, e d i serv itù nel basso, che si m anife­
sta politicam ente nelle Signorie, ha luogo an ch e in tutte
le a ltre form e di attiv ità sp iritu ale, sem pre p iù caratteriz­
zate dalla raffinatezza a risto c ra tic a, dall’individualism o ed
estetism o.
E il popolo italian o p e rd e l’energia di fa r la sua storia
e, sulla fine del 500, la lib e rtà ; e diviene cam po e preda
e posta delle contese che si d ib attono fra a ltri popoli.
Solo il P iem onte conserva, fra g uerre assidue, la sua in ­
dipendenza.
Il pensiero vive la sua v ita rigogliosa, facendo la realtà
storica, da cui si distacca, oggetto di esame e di critic a e
spaziando nei cam pi della fantasia. G radualm ente, dal
secolo decim oquinto a tutto il decim osettim o, i gran d i
a rtisti e i p en sato ri italian i divengono sem pre p iù estra­
nei alle m asse, uom ini di co rte o so litari, esuli nel loro
stesso paese, in co m p resi o ig n o rati. E fra essi ed il po­
polo si m ette di mezzo la C hiesa, diffidente ed ostile a
quell’um anesim o av id o di lib e rtà e p reg n an te d i form e e
istitu ti nuovi, che il m ovim ento del pensiero racchiude.
A nche la Chiesa, p rem u ta dalla d u p lice necessità d i di­
fendere il suo Stato dagli in v a so ri che si disputano l’Italia
e di o p p o rsi alla p en etrazio n e e diffusione della Riform a
e del pensiero m oderno, fa u n a sua politica nella quale
l'Italia, p riv a oram ai di vita e d i p erso n alità p ro p ria , è
solo, di nuovo, cam po di contese e strum ento di conten­
denti, fra un passato del quale essa non vive p iù e un
avvenire le cui fucine sono fuori dei suoi confini.
Cosi il d issid io fra speculazione e vita p ratica, fra
pensiero e azione, resta e a p p arisce sto ria tipicam ente
ita lia n a : dovunque altrove, le derivazioni dell’Um anesim o
e del R inascim ento nostro e le lotte di religione diven­
gono anzi, fra m asse p iù sp iritu alm ente povere e omo-
— 19

genee e com patte e gregarie, lievito di ricostituzione e


d i u n ità e grandezza nazionale.
Il R isorgim ento è stato, p er poco tem po ed in pochi,
superam ento del dissidio, contatto intim o, felice e fecon­
do, fra pensiero e azione: co n tatto che, a pena venuta
m eno la pressione di u rg en ti e p rev alenti necessità eco­
nom iche e politiche, p arv e m an care d ’un subito, come se
il popolo — tutto ciò che, in Italia, fra il 1815 e il 1850,
si e ra fatto popolo, cioè com unità operosa di pensiero e
di in ten ti civili — fosse ricacciato in giù dal suo stesso
peso, ria ffe rrato dalle esigenze p ra tic h e della vita quoti­
d iana, riasso rb ito dalla m assa greve e sonnolenta. E ab­
biam o la generazione dell’ultim o tre n te n n io del secolo
scorso, cui il pen siero d i R osm ini e G ioberti e Mazzini
diviene p resto estraneo c lontano, nella quale la voce di
R. Spaventa si p erd e senz’eco e gli id eali civili ridivengono
rem iniscenza e idealizzazione retro sp ettiv a, con C arducci;
la generazione che si tuffa nel verism o e nel m ateriali­
smo, nelle a rti p ra tic h e e nella fred d a ric e rc a eru d ita, il
cui filosofo è R oberto Ardigò, il cui poeta è Gabriele
D’A nnunzio.
Ma una conquista aveva avuto luogo che po rtav a in
sè la sua logica: le lib ertà politich e, l’elettorato, il regim e
costituzionale. Nella lotta politica, ceto d irig en te e m asse
si davano convegno, entravano in ra p p o rti im m ediati,
p rep arav an o c facevano insiem e l’o p in ione pubblica e
i c rite ri d irettiv i della p o litica nazionale. Sarebbe stata
la salvezza, se gli uom ini di pensiero, i filosofi, i giuristi,
i politici, i letterati, avessero avuto volontà e forza
m orale sufficienti p er co n q u istare la fid u cia delle masse
c il m andato p olitico a un’alta e degna visione della vita
e della « m issione » e dei fini della nazione rin n ovata. Ma
assai p o c h i uom ini d i tal tem pra ebbe l’Italia, ai quali il
clim a p olitico fu costantem ente avverso: e prevalsero
gli sp reg iu d icati, gli abili o rd ito ri di in trig h i, i lusinga­
to ri delle m asse, gli uom ini ligi al potere esecutivo, docili
a un capo che, in cam bio dei v o ti di fiducia, assicurasse
— 20 —

ad essi la rielezione. Così nel connubio il pen siero si


im piccolì ed um iliò p e r farsi servo dell’azione; e questa
pro ced è p iatta, confusa, sem pre p iù ch iu sa nel giuoco de­
gli interessi, in stre tti orizzonti, fra corru zio n e ed in trighi,
sm arren d o la coscienza dei v alori etici che lo Stato edu­
ca e in carn a, facendo la partecip azione al potere prem io
delle p iù astute e spesso im m orali com binazioni e tra n ­
sazioni. A ver delle forze elettorali da vendere era i h se­
greto d ell’ascensione p o litica; av er dei favori da ren d ere
il segreto p e r co n serv arsi il voto popolare.
P en siero e azione non si eran o fusi, nei m aggiori uo­
m ini del nostro R isorgim ento e nella loro potente inizia­
tiv a po litica, se non p e r la p resenza di un term ine me­
dio, che li elevava a d una sfera su p erio re, dove appunto
è la coscienza della loro u n ità. 11 p ensiero, p e r farsi
azione, è necessario vegga la realtà — e, nel caso nostro,
la realtà p o litica e sociale, l’a ttu a lità storica nel suo in ­
siem e non com e oggetto d istin to da esso, m ateria posta
din an zi alla sua fre d d a consid erazio ne, m a com e tale che
esso debba in v estirla di sè, risolverla in sè e rico stru irla
secondo la sua p ro p ria id ea: m ateria cioè di una condan­
na o di una adesione etica e q u in d i argom ento e cam po
di una azione p ra tic a in cui il pensiero in te n d e a farsi
realtà,.a co stru ire, del m ondo che gli è dato, il m ondo che
deve essere; il quale è poi lo stesso m ondo del pensiero,
non com e a stra tta speculazione o utopia, ma come esigenza
della re a ltà che si fa, nello sp irito um ano, consapevo­
lezza e lib ertà. Ognuno vede com e in questo m odo il p en ­
siero diviene, ed è, com e ap p u n to volevano G ioberti e Maz­
zini, fede e religione, e l ’azione sacerdozio, e la storia
nazionale m issione e disegno di Dio.
D’a ltra p a rte l’attiv ità p ra tic a non si rico n cilia col pen­
siero, non si investe, cioè, di quella sp iritu alità ed un iv er­
salità che è p ro p ria del p ensiero, se non in quanto, oltre­
passando i suoi fini p ra tic i im m ediati, verso cui la sp in ­
gono l’istin to e l’interesse, e che en tran o nell’am bito della
sua grezza p a rtic o la rità em p irica, diviene consapevole dei
21 —

risu lta ti e dei fin i p iù vasti im m an en ti nel suo operare,


in quanto, m ediante questo, l’uomo pone e fa la sua stessa
vita, con il suo valore di um an ità, e quella dei suoi e, in
circo li sem pre p iù vasti, quella della società m edesim a,
nella quale soltanto egli è p ienam ente uomo ed al cui be­
nessere e sviluppo ed o rdinam ento giu rid ico le sue sorti
sono strettam ente legate. E d allora la m isura e la norm a
del suo in teresse p a rtic o la re e delle sue m utevoli pas­
sio n i non gli bastano p iù : m a gli è necessario precisare
il valore e gli scopi della sua partecip azio ne alla vita co­
m une, scegliere fra le diverse vie e program m i, che lo
sollecitano, farsi in qualche m isu ra atto re e responsabile
di tu tta la sto ria della quale la sua volontà, p e r lui, è inizio
e m isura. E d è an ch e questa, com e ap p arisce, u n a fede e
una religione, p e r la quale l’atto p ratico , liberam ente po­
sto, con la consapevolezza della sua p o rta ta ideale e va­
lore etico, acquista la sp iritu a lità e la u n iv e rsalità del p en ­
siero.
La generazione di ita lia n i che abbiam o detto provò la
sconfitta di Adua e i to rb id i inconsapevoli m oti e l’oscena
p a u ra del 1898: e strin se la gola, ai m igliori dei giovani,
la nausea della sua p ia tta volgarità e della sua viltà casa­
linga. E d avem m o m ovim enti sp iritu a li di riscossa e di
rinnovazione; co rren ti v arie di pen siero che fecero con
m olta acutezza da v a rii p u n ti di vista la c ritic a della so­
cietà circo stan te e disegnarono p ro g ram m i e in d irizzi nuo­
vi. Ma nessuno di essi riu sc ì a fa r del pensiero azione, a
tra d u rsi in im pulso di volontà e vasta d isc ip lin a di opere e
potenza p o litic a ; o se alcuno vi si provò, come la dem o­
crazia cristian a, e parve, a un certo m om ento, dover rag­
giungere il successo, fu poi p resto e facilm ente sopraffatto
dalla reazione. S icché la v ita del paese continuava p er
la sua via, e i varii g ru p p i di intellettuali si inacidivano
in una critica sterile e si chiudevano in un ripensam ento
sdegnoso o si esacerbavano in folli ten tativi di originalità
— 22 —

c di ostentato vigore. T ale tro v a l’Italia lo scoppio della


g u erra europea: a rid a , gretta, d isp ersa, svogliata, d isil­
lusa dei ten tativ i di novità e d erid en te i novatori, cinica
e scettica p e r m oda e alla su p erficie: e p u r d istaccata dalle
idee, dai luoghi com uni e dalle tra d izio n i che avevano do­
m inato la generazione p reced en te e p ervasa da co rre n ti di
p en siero e stati d ’anim o che non si acquietavano p iù al
corso degli avvenim enti e racco lti in serietà pensosa atten ­
devano.
Si d ireb b e che pensiero e azione m iravano a ric o n ­
giungersi: m a m ancava ad essi una fede p ro n u b a: c in ­
capaci di v in cere, in uno slancio vigoroso, le sorde osti­
lità c irco stan ti e la pig ra in erzia degli sp iriti, le stesse
coscienze p iù vigili eran o pervase dal dubbio, fasciate di
diffidenza, nem iche le u n e alle a ltre, quasi rim p ro v eran ­
dosi a v icen d a quella in c a p a c ità al m iracolo di risve­
gliare un popolo di sonnolenti che ciascuno sentiva un
poco com e sua colpa e rim orso, senza volerselo con­
fessare.
Una fede, parziale e provvisoria ed im posta dagli av­
venim enti esterio ri, ma esaltantesi nella stessa necessità di
assum ere le resp o n sab ilità più gravi e di cim entarsi nella
d iscip lin a p iù ru d e c nei sa c rific i p iù a rd u i, fu data, a que­
sta generazione in attesa, dalla gu erra. Essa sentì che il
suo problem a d iveniva orm ai, p e r volontà di fati, il p ro ­
blem a stesso dell’Italia: o rin n o v a rsi nella gu erra o p e rire
in una ingloriosa e rovinosa n e u tra lità ; o ricacciarsi, con
rin n o v ata e rin n o v a tric e fede in sè, nella grande sto ria o
consum arsi nella sua m iseria m orale espressa e fissata in
un ignobile gesto di v iltà collettiva. E riuscirono, questi
giovani, ad im p o rre la g u erra e la sorressero con esem pi
di volontà ind o m ab ile e d i sacrificio eroico; e, dopo Ca-
poretto, la loro forza sp iritu ale fu la forza della nazione
stessa che, sotto l ’im m ane colpo, si rilevò, con uno slan­
cio am m irabile, decisa a tutto so ffrire e te n ta re p e r la
v ittoria.
— 23

Ma l’im peto generoso p arv e esau rirsi con questa; e, ve­


nuta essa, avem m o il rigurgito di tu tta quella vecchia Ita­
lia che non aveva voluto la guerra, l’aveva subita im p re­
cando e aspettava la riscossa. A ttraverso quest’ultim a p ro ­
va, la volontà di rinnov azio n e si fece fascism o. P ensiero
e azione tendevano a ricongiungersi nella nuova fede, fatta
consapevole e adulta, nella urgenza di una azione sal­
vatrice.
Così, an co ra u n a volta, il problem a spirituale, antico e
pro fo n d o , della vita ita lia n a : ce rc a re u n a fede che sia
in tim a suscitatrice d i storia, una azione che dia alla sto­
ria coerenza e v alore di sp iritu a lità e di universalità, si
rip resen ta sotto la pressione di in d eclin ab ili necessità po­
litiche e in term in i di un problem a politico.
Oggi, com e nel R isorgim ento, si tra tta di fa r degli ita ­
lia n i una Nazione e uno S tato; non più, com e allora, rove­
sciando vecchi regim i e associando gli sforzi p e r la r i­
conq u ista del te rrito rio nazionale; m a, d i fronte a tenden­
ze in te rn e di dissociazione, innestatesi sulle vecchie e
nuove differenze e d isco rd ie di regioni e di classi, cer­
cando e saldam ente istituendo u n a visione, operosa nel­
l’in te rn o delle coscienze m edesim e, di u n ità nazionale, di
v alid ità etica dello Stato e della legge, di so lidarietà nello
sforzo e g rad u alità di sviluppi, d i u n iv ersalità d i valori, in
cui gli italian i si riconoscano e tro v in o l’im pulso p rim o e
la ragione ideale del loro essere e p o rsi e valere com e p o ­
polo e nazione e S tato m oderno nella sto ria che è oggi
da fare.
P e r questa sua genesi sto rica ed esigenza profonda il
fascism o tro v a il p ro p rio posto nella sto ria del nostro
paese e, quali che siano ed abbiano a essere nei prossim i
an n i le sue concrete vicende, ha un significato e un valore,
di crisi, di ric e rc a, d i esperim ento, di appello, secondo il
quale, inn an zi tutto, è necessario stu d ia rlo e giudicarlo.
III.

FASCISMO E FEDE.
27 —

Nella rin a ta coscienza nazionale pen siero e azione ten ­


dono a ric o n c ilia rsi elevandosi, l’uno e l’altra, a quella
u n ità e pienezza di v ita nella quale divengono fede.
Ma quale fe d e ? La d o m anda può esser fatta o da chi
cerca di v ed er c h iaro in un così com plesso e m ultiform e
rivolgim ento sp iritu ale, o con il so rriso iro nico di chi ci
atten d e al v arco di una risp o sta precisa.
E bbene, rispo n d iam o subito — riserb an d o ci di ferm are
ap p resso alcuni p u n ti sulla « sostanza di cose sp erate »
dalla nuova generazione — che u n a risp o sta p recisa ed
esauriente n o n s i può dare. E ciò non p e r colpa del Fa­
scism o, m a p e r la n a tu ra stessa della fede, in generale.
P oich é questa, inizialm ente ed in sè, non è una d o ttrina,
un insiem e di proposizio n i teo rich e, uno scopo definito
e circo stan ziato , un credo. Il cred o è sem pre cosa che
viene dopo, riflessa, co m plicata; ed ap p arisce quando co­
m in cian o anche ad a p p a rire le eresie: quando cioè l’im ­
pulso o rig in ario ha bisogno di essere arginato, difeso,
fatto m etodo e sistem a, ravvivato.
P en siero e azione, teo ria e p ra tic a , intelletto e volon­
tà, sono d istin zio n i che cadono sui fa tti dello sp irito ,
q u ando questo si è già dispiegato, ha d ietro di sè una
sto ria e di fro n te a sè una realtà in cui è l’orm a visibile
di esso m a che si è già d istaccata da esso: la fede è
p rim a del pensiero e dell’azione, è il pun to di partenza
— 28

delle due vie, è lo sp irito stesso, nella sua vitale e in d iv i­


sibile u n ità, che pone, in un m edesim o atto, sè e il suo
m ondo. La fede è tem p eratu ra sp iritu ale, incandescenza,
fervore, tensione, im peto creativ o : è an ch e pensare, ma
com e esplosione di lib ertà che costru isce; è l’agire, ma
com e consapevolezza in iziale e p re c o rritric e dei suprem i
valori um an i im m an en ti nell’azione.
E ap p u n to così in terv en tism o e fascism o, nelle loro più
alte ed universali e c a ra tte ristich e m anifestazioni, che
non sono quelle sulle quali spesso si sofferm ano i critici,
m a tra sc u ra n d o le quali, com e non si in ten d e l’im pulso
o rig in ario , così non si in ten d e p iù nulla di essi, ci sono
a p p a rsi com e una fede: sin cerità, spontaneità, d isin te­
resse, fervore di azione, entusiasm o, volontà in d o m ita e
glutine di m olte volontà, esaltan tisi nella consapevolezza e
nel possesso di un valore com une: sete in ten sa e operosa
di una v erità u niversale in atto, di una azione che trovasse
un segno com une oltre tu tti i p a rtic o la ri in teressi, che
tosse capace di em pire ed in e b riare le anim e e di tr a ­
d u rsi in gesti, in d iv id u a li o collettivi, den tro i quali si
racch iu d esse e dai quali si schiudesse il destino d i un
popolo.
Chi scriv e ebbe vivace e in d im en ticab ile questa p e r­
suasione e fece la sua esperienza personale del fascism o,
assistendo, ne l ’Augusteo, al congresso rom ano dei fasci
nell ottobre 1921; e non l’ebbe d a i discorsi degli o rato ri,
m a ,innanzi tutto, d all’anim o che tra sp a riv a nei volti, nelle
mosse, nei gesti di ta n ti giovani, nell’atm osfera di fervore
in cui esso e ra im m erso, n ell’attesa del segno, delle fo r­
m ule, del com ando in cui il com m osso pen siero com une
potesse risp e c c h ia rsi e farsi p aro la, in quel contenuto im ­
peto di azione che, a un cenno, si sarebbe p recipitato,
in cu ran te della vita e di ogni ostacolo, a tutte le audacie.
E, certo, d a i tem pi del R isorgim ento, non si erano
viste in Ita lia sim ili spontanee esplosioni di fede di
fervore, di d iscip lin ata volontà: il socialism o, nelle prim è
e p iu sin cere sue m anifestazioni, la dem ocrazia cristiana,
— 29 —

nel breve p erio d o di fiore, accolsero sch iere e assem blee


d i entusiasti, m a con m eno potenza di in tim a persuasione
e prontezza all’azione. E in quello stato d’anim o d i fede
e di grazia dei m igliori in terv en tisti e dei m igliori fascisti
e ra il p iù reciso distacco dalle a b itu d in i m orali che ave­
vano dom inato p e r ta n ti an n i la vita p u bblica italian a:
ab itu d in i di lentezza, di perplessità, di cauto accorgim ento
senile, d i traffici p azienti, di intim o scetticism o.
Questo fervore o tensione si tra d u c e spesso in form e
di violenza e di a rb itrio che è difficile ric o n d u rre al co r­
ren te concetto di fede o di religione. Ma un tale concetto
è lungi d all’essere il trad izio n ale. Chi non sa quanta p arte
la violenza ha avuto nelle conquiste e nella difesa e in tutto
10 sviluppo storico dello stesso cattolicism o? E ch i non
ric o rd a le g uerre provocate dalla rifo rm a? E certe recenti
reviviscenze cattoliche, in Italia stessa, non ci hanno dato
11 curioso esem pio di una violenza verbale che p e r il fatto
di essere m eram ente le tteraria, non è m eno m a forse anzi
più ripugnante?
F uori di luogo è, nell’esam e degli avvenim enti storici,
una a stra tta e generica rip ro v azio n e della violenza: poiché
ogni volontà che si afferm a p raticam en te nella co n trad d i­
zione di volontà opposte e ogni d iritto che si pone e p re­
vale è, in qualche m isura, violenza. Il giudizio, quindi, sulla
violenza che una causa od una d o ttrin a , religiosa o poli­
tica, im piega nell’afferm arsi va conglobato con quello sul
valore totale e di insiem e degli in d irizzi etici e culturali
che con esso tendono a prevalere.
Certo è che, quanto p iù questi in d irizzi sono ricchi
di valore etico e culturale, tan to m in o r p a rte .h a in essi la
violenza; e che molto si e ra progred ito , in questo cam po,
con la form azione degli Stati nazionali e degli istitu ti po­
litic i rap p resen tativ i, i quali perm ettevano ad ogni co r­
ren te politica o di pensiero di co n q u istare il potere fa­
cendosi, con la persuasione, m aggioranza ed alle mag­
gioranze costituite im ponevano il risp etto della lib ertà di
— 30

tu tti, sino a che non offendesse le condizioni pregiudiziali


dello stesso regim e di lib e rtà e di ogni regim e civile.
La violenza fascista si in q u a d ra in u n rallentam ento di
vincoli e di lim iti g iu rid ic i e in un rin cru d im en to generale
di istin ti di into lleran za e d i sopraffazione che aveva la r­
gam ente pervaso le m asse socialiste e che si esercitava ora­
m ai co n tro lo Stato m edesim o, a difesa del quale, invece,
quella si volse.
Nè i p u rita n i della m orale cattolica hanno tro p p o il d i­
ritto a p ro te sta re sino a che, alm eno, non rip u d iin o certe
tra d iz io n i d i im p iccato ri che ad essi furono care e non
dieno esem pio di risp etto p e r o pinioni diverse dalle loro
e non sm ettano di in v eire co n tro chi non è dei loro con una
crudezza d’odio e volgarità di form e e m alvagità di p erse­
cuzioni che sem bra invece to rn a re di moda.
A ccennava a talu n e di queste m anifestazioni cultu­
rali di cattolici, o pietisticam en te p u tan e o grossam ente
plebee, B enedetto Croce, scdiv en do recentem ente (1):
« Che cosa è la cu ltu ra v era? E ’ accordo di m ente e
d ’anim o, circolo vivo di pensiero e di volontà, ed è reli­
gione: non quella religione dell’ « antico erro re », l’erro re
della trascendenza, nè quel to rb id o sentim entalism o m i­
stico, che ora si p ro c u ra rin n o v a re nella m elensa religio-
ncria d e i g io rn i n o stri con le sue vanitose esibizioni di
falso fervore (contro cui non lasceró m ai sfuggir l’occa­
sione di m anifestare disprezzo e disgusto, e che quasi mi fa
oggi a b o rrire lo stesso sacro nom e di « religione »), m a la
religione com e u n ità dello sp irito um ano, e san ità c vigo­
ria di tu tte le sue forze. E di questa religione Napoli assai
allora difettava, nonostan te tu tte le sue chiese, i suoi mo­
n asteri, le sue p ra tic h e di penitenza, che m ostravano la
loro in an ità nella loro in cap acità a d iventare p rin cip io
di rinnovam ento civile, e nel loro stesso piegarsi e acco­
m odarsi alle condizioni p resen ti, e p u n tellarle e mante-

fi) Critica, 1923, p.


iierle im m ote. Una nuova religione civile non poteva for­
m arsi se non con un nuovo m oto di pensiero ».
E’ un segno certo di progresso sp iritu ale questo riav v i­
c in a re la religione alla c u ltu ra ; come, da a ltri e in altri
cam pi e in p a rtic o la r m odo nei p aesi p ro testanti, la si
riav v icin a, p e r il tra m ite del cristian esim o sociale, o so­
cialm ente vissuto, alla bontà, all’esercizio p ratico della
c a rità . U n iversalità che si sa, la c u ltu ra ; u n iv ersalità, o
u n ità, che si attua, l’am ore. Ma condizione e mezzo am ­
b ien te e p ra tic a espressione di progresso spirituale, cioè
religioso, è la v ita dello sp irito ; la v ita fervida, intensa,
operosa, e che nell’azione stessa, acuendo e m oltiplicando
differenze e co n trasti, p e r risolverli, fa la sua p ro p ria
c ritic a e spiana la via all’u n ità : alla coscienza ed alla sete
di unità.
E v itto rio sa coscienza e p ro p o sito energico di u n ità, pur
nell’am bito di una idea nazionale, p iuttosto che profonda­
m ente ed universalm en te um ana, è, nei suoi c a ra tte ri più
salienti, la recen tissim a sto ria politica del nostro paese.
C oscienza e p ro p o sito . Ma nel secondo piuttosto che
nella p rim a penso vada ric e rc ato un c a ra ttere religioso.
P erch è quella giova specialm ente a correggere e rro ri p ra ­
tic i di valutazione nei v a rii cam p i e secondo i varii scopi
delle attiv ità um ane e delle p assioni che le anim ano (1);
m entre la volontà pone una su p erio re unità, da fare, in cui
interessi e passioni sono trascese d all’anim o che si perde
p e r ritro v a rsi e si a rricch isce nel dare.

(1) Ad essa in p a rtico la r m odo si riferisce A lberto De S tefani, m inistro


fascista del Tesoro, ingegnoso in te rp rete d i tendenze e m otivi sp iritu a li
e m orali nel cam po economico, con la sua concezione energetica della
ricchezza, quando scrive: (« D iscorsi », Casa E ditrice Im peria, Mila­
no, p p . 32-33):
« Il fascism o... è una d isciplina che vuol essere sostituita alla
indisciplina. Noi non diciam o a i lav o ra to ri: «V oi avete torto nelle
vostre rivendicazioni.» Noi diciam o: «V oi 4ovete avere l ’ititelli-
— 32

N oi non siam o q u in d i in tieram en te d’ acco rd o con


B. Croce e con G. G entile nel rid u rre che essi fanno la
religione alla filosofia. L’u n a e l’altra, certo, significano
la to talità e l’u n ità della vita dello sp irito : l’attiv ità d i esso
vista alla sorgente, nel suo stesso fluire, com e luce di con­
sapevolezza che si irrag g ia quasi da cen tro su tu tto quello
che co stituisce la p erso n alità dell’in d iv id u o . E i confini
dì questa non possono esser nettam ente d efin iti nè scissi
i': alcu n a frazione o m om ento del reale; ma sono, a guar­
d a re ben den tro , am p ii q uanto il m ondo e quanto tutta
la re a ltà ; la quale il pen siero accoglie in sè — poiché una
realtà che non fosse e non si facesse pensiero sarebbe
assolutam ente nulla p e r noi — , e cui la volontà estende
il suo sforzo, p o ich é quello che vogliam o è essere e sen­
tirc i, operan d o , in arm onia con l’universa realtà.
T otalità ed u n ità, dunque, così in terio re ed intensiva,
com e ontologica e cosm ica, u n ità dalla quale il m olteplice
agire ed il m olteplice essere fluisce ed alla quale to rn a. P er
essa il linguaggio um ano ha due nom i: filosofia e reli­
gione; due nom i che, sebbene d icano la stessa realtà ultU
ma, non sem brano tu ttav ia d estin ati a confondersi, p e r­
chè non la d icono allo stesso m odo; e nessuna d ilu cid a­
zione del p ro p rio p ensiero, nessuna evidenza di risolu-

Ijcnza degli e ffe tti, perchè se non avete l ’Intelligenza degli effetti,
delle a rm i che adoperate, fin ire te col restare fe riti voi stessi e sarà
la m iseria vostra insiem e con la ro v in a della Nazione. » Ecco quel
che noi diciam o. Dunque, il Fascism o è insiem e d isciplina in d iv i­
duale e collettiva e intelligenza degli effetti. Perciò il Fascism o si
riconnette a quel grande m ovim ento scientifico che si sintetizza nel
nome d i equilibrio economico, p e r cui tu tti i fa tti si concepiscono
come interdipendenti fra loro c si studiano appunto n e lla loro in te r­
dipendenza. Il F ascism o non è che una fede solidam ente piantata su
un sistem a razionale... Da u n lato, la dem ocrazia lib erale coi suoi
svariatissim i significati — ce n ’è p e r tu tti i gusti — e d a ll’a ltro il
Fascism o — c’è u n gusto solo p e r i fa scisti ed è quello della disci­
p lin a nazionale, »
— 33

zione dialettica del m olteplice n ell’uno, del dato nel fare,


con riferim en to alla realtà in quanto p ensiero, realtà che
p e d ire che il term in e « filosofia » co n tin u i a d essere usato
u n riferim en to alla re a ltà in q uanto p ensiero, realtà che
pen sa ed è p ensata e si p en sa; e che invece il term ine « re­
ligione » si rife risc a allo sp irito com e fare, alla fede, che
non aggiunge bensì nulla alla conoscenza, m a è piuttosto un
pre-conoscere, divinare, il dover essere, non ancora di­
spiegato com e oggetto di conoscenza ch iara, m a esistente
già com e in ten zio n e nella coscienza che quasi si dilata e
diviene incan d escen te nello sforzo del creare.
A p a re r nostro, nella tria d e g en tilian a: p u ra soggetti­
vità, p u ra oggettività, soggetto-oggetto, non la religione, m a
la scienza m eglio rap p resen ta il secondo m om ento: poiché
religione, in fondo, non è la contem plazione del reale co­
m e oggetto puro, assoluto, D io trascen d en te, in cui l’a­
n im a si annega e si p e rd e : m a è anelito di divinizzazione
del soggetto, di trasfu sio n e dell’assoluto oggetto in esso:
copula, verbo, non soggetto nè p red icato . E il processo
d ialettico dell’azione si p o treb b e forse m eglio esprim ere
con la tria d e : econom ia (m om ento econom ico di B. Cro­
ce), a stratta soggettività; d iritto e m orale, astra tta ogget­
tiv ità o u n iv e rsa lità ; religione, u n ità viva d i essere e di
dov er essere, utile che è secondo giustizia, conquista che
è dedizione, p erso n alità in eb rian tesi di universalità.
Ma non è questa sede a d a tta a così vasta discussione,
della quale b asti av er fatto cenno, quasi p e r d a r notizia
del lim ite che in queste b re v i co nsiderazioni ci siam o vo­
lutam ente im posto.
G ioverà p iu tto sto n o tare q u i che, com e il letto re vede,
noi non cerch iam o ¡ segni della religiosità im plicita nel
p resen te risveglio nazionale, e nel fascism o che è l’indice
d i esso, là dove a ltri preferisco n o tro v a rli, per farn e og­
getto di p icco le speculazioni p o litich e o di facile satira.
La condotta del fascism o verso la religione cattolica e
la C hiesa non è, com e a m olti è p arso, un rito rn o in d ie­
tro , se non forse in quanto corregge esagerazioni ed e rro ri

Mubri - Fede e Fascismo 3


— 34 —

d i u n dom m atism o opposto al tradizionale, cattolico, o di


un civico agnosticism o: essa d iscende da una p iù m atura
e filosofica consapevolezza della u n ità sp iritu ale e della
necessità d i un senso vivo di v alo ri assoluti che sono la
p iù in tim a v ita dello sp irito stesso: e da ciò l’appello alle
energie religiose, q u ali la n o stra sto ria le h a educate e tra ­
smesse, p e rc h è rie n trin o ed o p erino nel processo vitale
o n d e em erge la n o stra coscienza di popolo e d i nazione.
La quale, nello sforzo rin n o v a to re che l’ affatica, non
chiede già a l cattolicism o o alla p o litica ecclesiastica del
fascism o un a p p o rto q uasi m eccanico di form e e di fo r­
m ule religiose date ed ap p rese a m em oria e rip etu te p er
docile im itazio n e: m a un im peto nuovo di fede e disci­
p lin a sp iritu ale sicu ra e ferv o re di celebrazione dei valori
id eali e consenso di an im i in quello che, trascen d en d o li
com e in d iv id u i effìmeri, li u nisce nello spazio e nel tem po
e dà alle loro opere sap o re d i etern ità. Eguale è l’erro re
di chi isterilisce la religione nei m eccanism i del passato
e di chi, vedendola solo in quel passato, la con sid era com e
nociva e non necessaria alla vita e p reten d e m utilare lo
sp irito.
In a ltre p aro le, la condotta dello Stato « fascista »
verso la Chiesa e dei cattolici « nazionali » verso d i esso
va giudicata, non ferm andosi alle apparenze e contingen­
ze m om entanee, m eram ente p o litiche ed elettorali, p e r le
quali è potu ta a talu n i a p p a rire com e una. specie di santa
alleanza e di blocco della reazione, con evidente spregio
della novità ra p p re se n ta ta dal fascism o in questo p a r­
ziale rip ro d u rsi di situazioni e ria p p a rire di solidarietà
già n o te; m a m ettendola in confronto, dall’u n a p a rte con
un vecchio stato di cose, nei ra p p o rti fra Chiesa e Stato,
che era necessario liquidare, p e r fa r posto a nuovi in d i­
rizzi e tendenze, a una nuova situazione dinam ica; dall’al­
tra , con quella nuova sintesi sp iritu ale e nazionale che
abbiam o visto delinearsi nel fascism o, ma che esige, p er
— 35 —

svolgersi, u n p ro fo n d o m utam ento d i coscienze e un vasto


lasso di tem po.
Ogni valutazione d i re a ltà e di in d irizzi sto rici che sono
in p ien o svolgim ento, è un atto di fed e: afferm azione
perso n ale di v alo ri che debbono farsi sto ric i e fiducia
nell’o p era d i quelli che da essi p ren d o n o le mosse e nella
efficacia d i quest’opera, su scitatrice di consensi, di energie,
di in iziative che la c h iarisco n o ed estendono ed in q u ad ra­
no nel largo e possente resp iro della vita d i u n popolo.
E questa com prensione fatta di sim p atia e questa fede che
è serena e paziente attesa sono tan to p iù necessarie qu an ­
do si tra tta di u n popolo, com e il nostro, p e r il quale l’al­
tezza dei fini da raggiungere va com m isurata alla ric ­
chezza di u n a esperienza sto ric a che non ha l’eguale.
HNlM£^ky ». » •'
— 39 —

Da quanto ho brevem ente detto, dei c a ra tteri della fede,


si in ten d e com e e p erc h è sia necessario d are alla parola
religione un significato assai p iù vasto e com prensivo di
quel che essa avesse sin o ra: capace cioè d i includere,
p rim a che q u alsiasi m anifestazione esteriore, concreta, isti­
tuzionale, storica, di re a ltà religiose, la stessa attiv ità dello
sp irito che facendosi e accettando e seguendo u n a certa
religione storica, o p p u re opponendosi a d essa, com batten­
dola, rinnegandola, p e r una form a che esso crede supe­
rio re di religione, m anifesta la sua sete e il bisogno di as­
soluto.
Non solo: m a è necessario fare an c o ra un passo in ­
nanzi. U n tem po tu tte le am bizioni ed asp irazioni più in ­
tensam ente um ane che non avevano p re c isi scopi im m e­
d iati e c a ra tte re definito, prendevano form a religiosa:
b asti p en sare alle eresie del m edio evo ed alle guerre cosi­
dette di religione, seguite alla R iform a. Q uando gli uomini
non sapevano bene p e r che cosa lottassero, alzavano una
insegna religiosa. E i novatori, in q u alsiasi cam po, dive­
n ivano degli eretici od alm eno dei « sospetti in m ateria
d i fede » : ed eran o com battuti com e tali.
Oggi le cose sono cam biate. La religione è quasi scom­
p a rsa dal p rim o p ian o degli in teressi um ani e si è a p ­
p ia tta ta nel fondo. P e r quelli che obbediscono servilm ente
alla m oda del tem po e, in cap aci d i p ensare, si contentano
— 40

di luoghi com uni, se n tir p a rla re di religione con anim o e


in form e diverse dalle trad izio n ali è fastidioso. I dorm en-
tiu m excubitores, se n o n sono p iù co n dotti al rogo, sono
alm eno d ic h ia ra ti in o p p o rtu n i, ed evitati, da chi segue
la m oda e da chi p re te n d e di farla, due categorie d i im ­
becilli, com e è evitato da società m on d an e ed allegre chi
h a il viso sem pre serio e non sa fare che discorsi serii.
E ssere religiosi alla v ecch ia m a n iera è un com odo sonno
dello sp irito ; e i nuovi p re c o n i delle vecchie form e, anche
se strep itan o o sb raitan o , sono ascoltati con p iacere p e r­
chè, in fondo, si lim itan o a d ire : dorm ite p u re, o ria d d o r­
m entatevi, ta n to c’è c h i veglia p e r voi; p ro n ta, a ogni
fale dell’anim a, la ric e tta e la m edicina. Invece la posi­
zione dell’uomo irrelig io so è q uasi sem pre m olto delicata
ed in stabile, com e quella che è pretesto teo rico di un e rro ­
re p ra tic o consapevole o, nel m igliore dei casi, ripugnanza
a d una ric e rc a ansiosa, che esige p e r guida u n a coscienza
buona. E a questi irre lig io si non d ispiace se n tir p arlare
della vecchia religione, p e rc h è h anno già fatto i conti con
essa e sanno che con essa possono, sem pre che vogliano,
ric o n c ilia rsi assai facilm ente: m a essi detestano ch i tu rb a
la loro falsa tra n q u illità e si alleano assai facilm ente con
i cani da g u ard ia delle ortodossie p e r d a r contro agli irre ­
quieti novatori. L’Italia ha ben visto spesso, negli ultim i
tem pi, ed io che scrivo l’ho spesso sperim entata ai m iei
d an n i, questa deliziosa iro n ia : questa alleanza dell’orto­
dossia fu rib o n d a e gelosa con lo scetticism o p ro cac­
cian te e b effard am en te com p u n to : d i P io X con G iovanni
G iolitti, della G ioventù Cattolica con la M assoneria, dei
P . P . Gesuiti con la U niversità.
Ma p a r che sia o rm ai il tem po d i in co m in ciar a d in ­
ten d ere che religione è, d ap p rim a, u n ’altra cosa: la stessa
tem p eratu ra dello sp irito , la volontà operosa, la vita ala­
cre c stren u a che n o n si lim iti ad alcuni p a rtic o la ri scopi
di ricchezza o d i successo, m a sia alim entata di cultu ra e
pensosa di v alori universali. E deve esser definito irre ­
ligioso, cioè inclem ente allo sb o cciare ed al fio rire del
— 41 —

senso religioso della v ita, p ie tra e rovo alla buona sem ente,
l’anim o pigro, to rp id o , stag n an te; e religioso, p e r con­
tra rio , l’anim o alacre, inquieto, curioso, avido di p iù ric ­
chezza e in te n sità d i vita.
E già p er questo solo noi trovam m o nell’irredentism o
e q u in d i nel fascism o qualcosa d i religioso che ce li fa
p re fe rire d i m olto alla v ita ita lia n a d i av anti guerra, come
p referiam o l’a la c rità alla p ig rizia, l’inquietezza alla sac­
cen teria, il ferv o re sp iritu ale al cinism o, la coscienza in ­
quieta del m ale al m ale stagnante.
E non sono, questi che opponiam o, sem plici stati d’a­
nim o. Essi si sono tra d o tti, e si vanno sem pre traducendo,
in notazioni cu ltu rali, in form e e form ule m entali facil­
m ente identificabili.
C’è, ad esem pio, e la si avverte spesso, una distanza
enorm e fra il fascism o e m olti suoi o p p o sito ri: e sta nelle
prem esse te o ric h e e di m etodo alle quali l’uno e gli a ltri
si riferisco n o e che non solo si escludono a vicenda
m a ren d o n o im possibile la com prensione dell’a ttu alità a
chi, chiuso nei suoi p reco n cetti, non avverta che p ro p rio
su d i essi, v an ifican d o li, è p assata la storia,
L a form a m entale dell’uomo politico d i ie ri era un
telaio di schem i ideologici solid ificati,, risp ecch ian ti una
s tru ttu ra g iu rid ic a e sociale già costituita in sè e ritenuta
oggettivam ente v alida. La lib e rtà p o litica era realizzata e
com piuta, l’equilibrio costituzionale raggiunto nel regim e
p arlam en taristico , i co n trasti e le opposizioni fra classi e
Stato, fra Chiesa e Stato, placate nella abilità delle ta ­
cite tran sazio n i, la scuola p u bblica intan gibile nella am ­
piezza e nei m odi con i quali si e ra venuta ad attan d o alle
ric h ie ste degli in teressi. La politica poteva fare e disfare
secondo le o p p o rtu n ità contingenti, p u rc h é non esorbitasse
dagli schem i ideologici del liberalism o dem ocratico e r i­
form istico di ieri.
E d i religione, so p rattu tto , non si doveva p a rla re . R i­
co rd a re a cotesta gente, si chiam assero socialisti o ra d i­
cali o liberali, fossero a com izio o in chiesa, alla m essa
42

delle u n d ic i, o a M ontecitorio, l’esistenza d i u n a questione


religiosa, p e r le coscienze in d iv id u e o p e r la coscienza na­
zionale, d i u n a p o litica ecclesiastica da fare, della lib ertà
sp iritu ale com e fondam ento e lievito e norm a d i tu tte le
altre, di co n creti pro b lem i religiosi, di u n a funzione etica
dello Stato, e ra u n in so p p o rtab ile reato di in o p p o rtu n ità :
e c h i ebbe l’au d acia di com m etterlo, ostinatam ente, fu male
trattato.
Il fascism o invece non solo non ha accettato quegli
schem i m a, p er istin to di v ita e con proposito deliberato,
non h a ritegno di so v v ertirli, dove sia il caso. C ontro la
realtà statica e staticizzata, contro gli eq u ilib rii raggiunti,
co n tro le ideologie d ivenute stati d ’anim o e com odi cu­
scin i, esso ha vigorosam ente riafferm ato la realtà del p ro ­
cesso: ha opposto il fare al fatto, l’energia alla accortezza,
quello che deve essere a quello che è; ha fatto an ch e del
potere u n a iniziativa, ha fissato u n c rite rio suprem o di
valore che ap p lica audacem ente, poco cu ran te dello scan­
dalo dei teorizzato ri di quel che e ra ie ri. E non h a avuto
tim ore di p a rla r di religione, di d ic h ia ra rsi u n a religione,
di m u tare l’atteggiam ento trad izio n ale dello Stato verso la
religione sto rica degli italian i, d i rim ettere il crocifisso e
il catechism o e, d ietro questo, un poco n ell’om bra, il prete,
nelle scuole elem entari. H a rotto v ecchi pregiudizii, ha
rim esso in cim a alle g erarch ie dei valo ri u n valore reli­
gioso — e avrem o poi agio d i p re c isare quale esso debba
essere e com e ag ire — , ha fatto della in o p p o rtu n ità di ieri
l’o p p o rtu n ità di oggi. E ha vendicato, p e r Dio, gli im por­
tu n i d i ieri.
E vano è rim p ian g ere il passato. Checche avvenga,
m olti sp iriti che si sono destati non si ria d d o rm e n te ran ­
no. E d è una debolezza di certe te n aci opposizioni Tes­
sersi esse rid o tte a d ivenire, forse senza volerlo od avve­
dersene, sem plici apologie del p assato: a d im p licare ed
assum erò u n a coincid en za sostanziale e definitiva fra i
p rin c ip ii e lo sp irito della società m o derna e l’applicazio­
ne che ne era stata fatta in Italia, secondo le concrete esi-
— 43 —

genze e cap acità di un certo p erio d o sto rico . La condanna


som m aria che esse p o rta n o del fascism o è qu in d i nega­
zione, p iù che d i u n m om ento politico, d i u n a p iù agile
form a m entale, oggim ai vittoriosa, che gli im m anenti prin -
c ip ii id e a li della sto ria non d istacca dal corso di questa,
non fissa in form ule a stra tte , m a in d ag a e coglie nello
stesso im pulso sp iritu ale creato re di v ita e sa che l’idea
opposta ad esso non è, a sua volta, che storia, ma storia
di ie ri; e la v ita dello sp irito rico n d u ce e risolleva alla sua
p rim a fonte, che è d i n atu ra essenzialm ente religiosa.
N oi non riassum iam o q u in d i in alcun m odo — e lo si
v e d rà an c o ra dal seguito — il c a ra tte re religioso del fa­
scism o in alcune g eneriche d ich iarazio n i del suo Duce o
d i a ltri in te rp re ti e nell’atteggiam ento da esso preso verso
la religione cattolica. Del significato di quelle si è già detto.
Q uanto all’ ossequio al cattolicism o, esso non è — e
nessuna p erso n a seria p o treb b e p en sare che sia — un atto
d i fede, un rito rn o allo Stato confessionale: com porta una
p ien a autonom ia sp iritu ale ed etica della concezione fa­
scista dello S tato: s i associa ad una grande lib e rtà di mo­
v im en ti e di giudizio; e consiste, in sostanza, nel ricono­
scim ento del valore sto rico trad izio n ale della religione bi­
m illen aria degli italian i — creazione, in gran p arte, ed
an c o ra stru m en to di azione in tern azio n ale del genio ita­
lian o — e della necessità di rifa rsi a d essa e di m uover
da essa p e r rav v iv are lo sp irito religioso e la trad izio n e e
fa rn e u n a cosa viva e p ro ced ere in n an zi, vivendo. Come
sem pre avviene, può d a rsi che uom ini p o litici di grado
m in o re esagerino talo ra, in questo ossequio alla Chiesa,
p erc h è a i loro piccoli risu lta ti im m ediati basta la p a r­
venza. Ma penso che, nel suo p iù intim o, la p a rte p iù pura
e vivace del fascism o cerch i, nei co n tatti con la vecchia
religione, d i rav v iv are attiv ità o m om enti della v ita dello
sp irito quasi atrofizzati, nella generazione di ie ri, da uno
stanco cinism o, p er p o i procedere innanzi.
L a religione è in n an zi tu tto , rip etiam o , tensione spi­
rituale, o p eran te coscienza del d ivino nella v ita degli uo-
— 44

m ini e dei popoli. Ma solo quando il pregiudizio raziona­


listico e il natu ralism o scien tista saran n o sufficientem ente
d issip ati e lo sp irito religioso av rà potuto esprim ersi
ed effondersi in viventi e suggestive espressioni di spi­
ritu a lità e di bontà, sa rà facile in te n d e re quali possi­
b ilità lam peggino d in an zi a c h i scruta i segni dei tem pi.
Intan to , non m an ch erà c h i tacci queste nostre vedute di
protestantesim o. E ’ di m oda da qualche tem po in Italia,
fra cattolici e nazionalisti, a ttrib u ire tutto il m ale del
m ondo m oderno e dell’Italia p refascista alla rifo rm a p ro ­
testante. Lo ha sc ritto , fra i m olti, A rdengo Soffici, nel Cor­
riere Italiano (8 nov. 1923):
« La p iù g ra n p a rte , p e r non d ire la to talità dei m ali —
scriv e il Soffici — ca p ita ti a ll’Italia dal tem po del suo R i­
sorgim ento fino agli u ltim i a n n i sono da im p u tarsi alla
propagazione fra noi d’idee b a rb a ric h e filosofiche, a rti­
stiche, p o litich e le quali h an n o tu tte la loro rad ice nella
R iform a lu teran a. L’idealism o egeliano, il rom anticism o
e tte ra n o ed artistico , il rivoluzionarism o dem ocratico,
sono le diverse form e del m orbo protestante... »
Queste cose lasciam ole d ire ai D audet e M aurras fra n ­
cesi, ai q u ali è m olto p iù facile d ividere in due la loro
recente cu ltu ra e m ettern e una p a rte in conto della Ri-
orm a e l ’a ltra in conto della C ontroriform a. E lasciam ole
d ire, anche, ai lu teran i ted esch i e a talu n i pro testan ti
italian i, p e r i quali l’osservazione del Soffici è giustissim a,
salvo ch iam ar « bene » quel che egli chiam a « m ale », e
viceversa. P e r la cu ltu ra italian a, ric c a di tu tti i m otivi
sp iritu a li della sto ria m oderna già agli inizii di questa, le
vie sono alquanto p iù co m plicate: e il protestantesim o
rie n tra nella dialettica di u n p rocesso storico che è prim a
di esso, p o ich é tu tti i m o tiv i fo n d a m en ta li ne sono qià
im p lic iti n e l R ina scim en to — e continua a svolgersi a n ­
che senza la sua d ire tta e in d ire tta influenza.
Nè è esatto quel che abbiam visto scritto in qualche pe­
rio d ic o p ro testan te, che il m odernism o o discende dal prò-
testantesim o o rie n tra in esso; p o ich é p e r il m odernism o
— 45 —

i te rm in i sto rici — dom m atici e filologici — delle dispute


fra p rotestantesim o e cattolicism o han n o perduto presso­
ché tutto il loro valore; ed esso è revisione critic a che
p erv ad e, in te rp re ta n d o il Vangelo e la Chiesa con p iù larga
visione sto ric a e in tim a com prensione sp iritu ale, tutte le
ortodossie confessionali.
Non si può, crediam o, fa re al fascism o m aggior torto
— e son talo ra p ro p rio i fascisti che glielo fanno — del
rid u rlo tu tto a un episo d io d i sto ria p o litica e priv arlo
d i o rig in alità sp iritu ale, costringendolo n e i term in i di
una reazione p rettam en te catto lica a tu tto lo sp irito del
pensiero e del m ondo m oderno, l’o rig in e e le p rim e rin ­
n o v a tric i espressioni del quale sono anche esse gloria
squisitam ente ita lia n a . Il rito rn o dello sp irito nazionale
italian o a valori e norm e religiose e m orali che parevano
com prom esse e sacrificate dalla p iù recen te m odernità,
da un costum e letterario e p o litico il quale aveva p erduto
il senso della lib e rtà com e d isc ip lin a in te rio re e delle re­
sp o n sab ilità m orali dell’azione, non h a im p o rtanza e non
ha avvenire se non in quanto im plica ed esprim e la pos­
sib ilità e la volontà di dissociare questi v alo ri sp iritu ali
della trad izio n e da form e in v ecch iate di c u ltu ra e da com­
pro m issio n i e so lid arietà p o litich e che ne avevano gran­
dem ente dim inuito e quasi obliterato l’efficacia; e d i ele­
v arsi così ad una nuova e vasta sintesi d i lib ertà e di
legge, di trad izio n e e di novità, di indiv id u ale e di u n i­
versale, in cui il passato ria p p a risc a , m a diverso, ed il
nuovo si consolidi e fio risca, rad ican d o si nel passato.
— 49 —

La vita religiosa è esercizio sp iritu ale d i lib ertà: mo­


vim ento religioso è quello che eccita ed esalta le potenze
dello sp irito , solleva in esso u n a p iù vigorosa protesta con
tro il m ale dom inante, lo spinge a nuove, o p iù intense,
afferm azioni di bontà e di p ietà. R eligioni vive sono quel­
le che, contro la tendenza all’im itazione, all’autom atism o,
al d eg rad are della vita nella m eccanicità, h an n o frequenti
risvegli religiosi, d an n o luogo a im pulsi e istitu ti nuovi,
nei quali l’attiv ità sp irn tu ale si p u rifica e si ravviva.
Questa lib ertà, che conviene p iù specialm ente alla re li­
gione, che è il m om ento p iù intim o e personale della vita
dello sp irito , esclude una a u to rità e dipendenza e disci­
p lin a m eram ente esteriore e passiva e m eccanica, non
esclude l’a u to rità e la d isc ip lin a che abb iano la loro ra ­
gione d ’essere nella stessa coscienza d i u n ità e di un iv er­
salità e di trasm issio n e sto rica dei v alori sp iritu ali. In
nom e della lib ertà, si può p ro testare e lo ttare tanto con­
tro l’eccesso di a u to rità e l’esterio rità del com ando, quan­
to contro gli abusi della lib ertà, gli eccessi dell’a rb itrio in­
dividuale, lo sm arrim ento del senso dell’u nità e della m i­
sura.
La g uerra giovò sp iritu alm en te a quelli che la d u ra d i­
scip lin a m ilitare esterna seppero conv ertire in consapevole
d iscip lin a in terio re. D opo la guerra, il problem a era d i r i­
ch iam are l’attiv ità p ubblica degli italian i alla coscienza
della su a in te rio re d iscip lin a u n ita ria , dalla quale emerge
e p e r la quale vive lo Stato.
M urai - Fede e Fascismo l
— 50 —

Dal p unto d i vista di u n a ta le esigenza è doveroso giu­


d ic a re il fascism o. Se la lib e rtà è cosa fuori d i noi, rag ­
giunta, stabilm ente co d ificata in certe norm e g iu rid ich e
e costituzionali e costum i p o litici o econom ici, e rap p o rti
fra c itta d in i e istitu ti p u b b lici; se c’è una lib ertà politica
che faccia da sè e p re sc in d a da esigenze p iù profonde e
vitali dello sp irito , n o n soddisfatte, gli o p p o sito ri pos­
sono a v e r ragione di d ire che la lib ertà, cioè quella certa
lib e rtà che c’e ra ieri, è violata, e d i in d ire u n a cam pagna
p e r rico n q u istarla. Ma se invece la lib ertà è il m ovim ento
stesso della sto ria, la v ita reale delle coscienze che cer­
cano il dom inio d i sè e del m ando che esse si fanno e lo
raggiungono in certe form e di cu ltu ra e d i a ttiv ità pra-
lica c di ra p p o rti istitu zio n ali, che, u n a volta poste, ap p a­
iono insufficienti e debbono essere co rrette e rifatte, al­
lo ra è possibile, e, p e r c h i ha questo convincim ento, le­
gittim o sostenere che il fascism o, nelle sue ragioni origi­
n a rie e decisive, è un a ltro esperim epto di lib ertà, rea­
gisce co n tro le m anchevolezze e i p ericoli che essa p resen­
tava nel costum e p olitico di ieri, vuole in stau rare u n a p iù
p ien a e arm oniosa, p iù latin a lib ertà. E sotto questo aspet­
to. e secondo il valore in trin seco d i questo suo tentativo,
bisogna co n sid erarlo e g iu d icarlo ; e non stu p irsi ecces­
sivam ente di taluni e rro ri p ra tic i e incertezze di metodo,
e te n e r conto del risp etto da esso e d ai suoi uom ini più
rap p re se n ta tiv i e resp o n sab ili d im ostrato, con fine senso
di co n tin u ità sto rica, ad istitu ti dei quali visibili e da mol­
ti dolorosam ente av v ertite eran o le recen ti degenerazioni:
ed av er lo sguardo ai p ro b ab ili e p rev ed ib ili sbocchi di
un p erio d o sto rico di c risi e di passaggio, che aveva in ­
tento e an d atu ra rivo lu zio n aria ed em erse, nel’offuscarsi
d ell’a u to rità e del p o tere dello Stato, da una vera guerra
civile, p u r co ntenuta d a i suoi stessi in te n ti essenziali, da
buon senso e san ità p ro fo n d a di popolo, da coscienza di
e rro re e di colpa che fece tim id i e spesso vili gli avver-
sarii, d en tro lim iti ristre tti.
Questo in d irizzo generale lo si avverte assai bene in
quel che rig u ard a i ra p p o rti fra Chiesa e Stato e, p iù ge­
neralm ente, fra religione e po litica. Negli stam pi ideolo­
gici di ieri lib ertà era, non quella separazione che è d i­
stinzione di uffici e di sfere d i com petenza e di attività,
ma un contrasto fondam entale e totale, m ascherato, nel­
le o p p o rtu n ità contingenti della politica, da un ig n o rarsi a
vicenda, e co n trad d etto , quando fosse il caso, da subdole
tran sazio n i ed acc o rd i, com e nelle elezioni politiche del
1904 o del 1913. Se quella era, senz’altro, la lib ertà re li­
giosa, u n a diversa po litica, che n o n p reten d a di ignorare
la Chiesa e il posto che essa h a nella trad izio n e e nella
v ita degli italian i e i servigi d i o rd in e m orale che essa può
ren d ere, nell’in teresse m edesim o della società civile, e si
in c o n tri q u in d i con essa e le re n d a onore e ne tuteli que­
gli in tressi i quali fatino uno con gli interessi dello Stato,
non può non a p p a rire illib erale e reazio naria e quasi un
rito rn o al passato. Invece a d una co nsiderazione sana­
m ente realistica e sto rica la libertà-antagonism o di ieri
a p p arisce com e un m om ento nel processo d i sviluppo co­
si della società religiosa com e della civile; m om ento che
il fascism o non rin n eg a, anche p erc h è senza di esso non
sarebbe stata possibile e non si inten d erebbe la nuova po­
litica; m a dal quale em erge oggi il senso, rifatto più vivo,
ed illum inato da una jjiù p en etran te filosofia dello spirito,
d ell’u n ità in tim a e viva alla quale bisogna rid u rre tutti
i v a rii istitu ti nei quali e m ediante i quali l’uom o foggia
la sua v ita e la sua storia.
Religione non è politica, Chiesa non è Stato; m a re li­
gione e po litica, Chiesa e Stato, non sono, in definitiva,
che lo stesso sp irito dell’uomo, il quale h a bisogno d ’esser
d ’acco rd o con se m edesim o e d en tro se m edesim o e quin­
d i d i m etter d’acco rd o le sue creazioni sto rich e; e non
le oppone l’una all’a ltra che p e r meglio piegarle, nel con­
trasto, a i suoi fin i; e le rico n cilia, nel suo etern e giuoco,
p e r scuo p rire, nei co n trasti che rin asceran n o , esigenze e
pro b lem i nuovi della sua vita. E non capisce nulla di que­
sta viva d ialettica della sto ria c h i si ferm a a un punto di
52 —

essa e sogna una pace che sia sem pre pace o u n a guerra
che sia sem pre g u erra. La sto ria rid e di queste fissità,
o fissazioni, e tra e dalla g u erra la pace e dalla pace la
g u e rra ; e affina nell’u n a e nell’a ltra lo sp irito um ano.
Si può ora, non del tu tto inadeguatam ente, stab ilire in
quale sua form a c i si offra questo nuovo problem a di li­
b e rtà che siam o in te si a risolvere. Non solo essa non deve
p iù essere l’a rb itrio del citta d in o e degli in teressi p a rti­
colari coalizzati contro lo Stato, nè la negazione sistem a­
tic a e violenta d i quel consenso di citta d in i nell’unità e
della so lid arietà nazionale che è presupposto, com e di
ogni dovere, così d i ogni d iritto civile: m a è necessario
che essa assum a, nei ra p p o rti econom ici, g iu rid ici e poli­
tic i, tali form e p e r le quali il citta d in o stesso senta e trovi
realizzata p iù p ien am en te la sua p erso n alità e lib ertà in
una p iù co rd iale e fattiva ad eren za allo Stato, agli in te­
ressi collettivi ed alle esigenze id eali che in esso si esp ri­
m ono. Che è p o i quello che si in ten d e quando si esal­
tan o l’o rd in e, la g erarch ia, la d iscip lin a: valo ri i quali
eran o ed ap paiono in an titesi con certa lib ertà che fu in
uso ie ri e che ap p u n to p e r difetto od offesa di essi dege­
n erò in sm arrim en to e debolezza dei p o te ri p u bblici e del­
lo S tato e in m inacce di tira n n id e e d i a n a rc h ia ; m a che
h an n o il loro posto, in so p p rim ib ile ed im portantissim o, in
u n a concezione e m etodo di lib e rtà in cui interessi e ra ­
gioni in d iv id u ali e collettive sieno debitam ente arm oniz­
zate ed u n ificate dalla p resen te coscienza dei valori u n i­
versali e assoluti che è poi la religione in atto dello spi­
rito , quali che si sieno le form e di cui essa si riveste nella
sto ria e i gradi, successivi in valore, co n tem poranei spes­
so nello spazio, dell’a ttu a rsi di essa.
In che rap p o rto sono fra d i loro fascism o c idealism o?
C’è fra essi un nesso intim o e necessario di causazione e
di, se non id en tità, p aren tela sp iritu ale, o non c’è? Alla
dom anda sono state date sin o ra risposte o insufficienti od
in teressate: e in ten d o , con quest’ultim a p arola, riferirm i
a due categorie di giudizi, p artico larm en te. L’uno di quelli
che, volendosela p re n d e re con il m in istro Gentile p e r la
sua rifo rm a scolastica, o talu n a p a rte di essa, hanno ch ia­
m ato in causa il suo attualism o, com e u n sistem a filoso­
fico quasi perso n ale che con il m ovim ento e governo fa­
scista non avesse alcun in trin seco rap p o rto , ma ne fosse
quasi u n m alanno occasionale da rim uovere, per il bene
stesso del fascism o. L’a ltra categoria è di quei giovani
idealisti i quali, avendo aderito al fascism o, si son poi
p ro v a ti a fa re la deduzione d ialettica di esso dalle loro
vedute sto rich e o filisofiche. T entativo, questo, che fu
fatto specialm ente d a i giovani della « Nuova P o litica libe­
rale » (1), e che è perfettam ente legittim o, come sforzo di
giovani che vogliono re n d e re conto a se stessi ed agli
a ltri della loro fede e azione p o litic a ; m a che può facil­
m ente a n d a r soggetto all’accusa di p resen tarci un fasci­
sm o di m aniera, dedotto, ap p u n to , da prem esse teoriche,

(1) Rom a, V ia G iustiniani, 16, 1923.


non quello che realm ente esiste e si difende ed offende
e governa.
L a v ia buona sta nel cercare, da un lato, la portata
p ra tic a o gli effetti d ell’idealism o nella cultu ra e n ella vita
del paese, nei due ultim i decenni, e, d all’altro, le p iù in ti­
m e e c a ra tte ristich e esigenze sp iritu ali da cu i il fascism o
h a avuto o rig in e e che h a espresso in sè, p e r vedere se e
fino a quel segno sia possibile sta b ilire fra l’uno e l’altro
ra p p o rti d i continuità.
E scludiam o in ta n to subito che si possa p arlare, a d d i­
rittu ra , di coincidenza. P o litica e filosofia sono cose di­
stin te, sono come- su due d iv ersi p ian i della v ita spirituale.
L’u n a è attiv ità p ra tic a , e di n atu ra contingente ed em pi­
ric a , com e quella che deve via via risolvere problem i de­
te rm in a ti d i ra p p o rto e co o rd in am ento di forze attual­
m ente d ate; l’a ltra è sforzo di su p erare l’em pirico e l’oc­
casionale nella u n iv ersalità. Si può d ire che la filosofia
sta, storicam ente, insiem e con la p o litica solo in quanto,
idealm ente, o vien p rim a d i essa, crean d o ed esprim endo
nuovi co ntenuti di coscienza ed an ticip azio n i id eali del-
l’ag ire; o vien dopo, rip en san d o il reale e scuoprendovi
una im m anente razio n alità, cioè lo sp irito stesso che lo ha
posto. La filosofia fa con la politica com e il m aestro che,
altern am en te, o istru isce l ’alu n n o o lo esam ina. Ma non si
può, am m oniva già B. Croce, tra d u rre un pensiero o si­
stem a filosofico in p rogram m a politico, d e d u rre da una
filosofia u n p a rtito , ap p u n to p e rc h è sono due m om enti e
form e sp iritu a li e quasi due lingue diverse.
Ma, in forza dell’u n ità della coscienza e della sua vita,
num erosi sono poi i p u n ti di contatto e le in terferen ze fra
filosofia e p o litic a : poiché la p rim a sem pre scende dal­
le altezze della speculazione p u ra, p e r m escolarsi tra gli
uom ini e tra d u rs i in concezioni p ra tic h e di vita e in d i­
rizzi di azione; e la seconda sem pre, e p iù in certi mo­
m enti c ritic i, te n d e a re n d e rsi ragione del suo operare, a
fissarsi in un sì o in un no che sieno al d iso p ra di ogni
fluttuazione di opportunism o accom odante, a divenire,
d i p u ra attiv ità econom ica, d iritto , norm a, valore sp iri­
tuale.
Ora, p ro p rio p e r la via di questo duplice processo con­
vergente fascism o e idealism o si sono in c o n trati, in Ita­
lia, e scam biati servigi notevoli ed h an n o in qualche m o­
do associato, in un p atto a lunga scadenza, le loro m u­
tue fortune.
L’idealism o, specialm ente nelle sue p rim e e p iù gene­
ralm en te efficaci e note m anifestazioni, legate in p a rti­
co lar m odo al nom e di B. Croce (l’attualism o di G. Gentile
se ne distingue p e r c a ra tte ri in te rn i filosofici difficili ad
a ffe rrare dai p ro fan i e scarsi di rip ercu ssio n i im m ediate
p ro p rie , salvo forse nel cam po pedagogico) è stato una vi­
gorosa reazione, una specie di tu rb in e ch iarificato re, con­
tro il pensiero e il m etodo po sitiv ista, d ivenuti volgare
concezione d i vita, e che avevano investito di sè tu tta la
m ente e l’attiv ità p ra tic a del nostro m ondo politico, ch iu ­
so da tem po a c o rren ti di pensiero rin o v atrici, ostile a
ogni possente p erso n alità di pensiero, a com inciare dal
socialism o, to talm ente im m em ore, oram ai, della sua lon­
tan a g en itu ra id ealistica, anche se p e r rovesciam ento, e
del sottile e p rofondo significato della praxis. I nostri
vecchi p a rtiti p o litici vivevano di form ule e form alism i
verbali e m iti che avevano p erd u to ogni con creta e precisa
significazione sto rica e b uoni p iù solo a m ascherare
l’astuzia dei governanti, schiava della p ia tta realtà poli­
tic a , in veste di elettore o di sindacato o di banca, m a p a ­
lu d ata di saggezza o rato ria. Astuzia che e ra il co n trario
della fede e generosità e sin cerità p ro p rie dei convinci­
m enti a fondo religioso e degli entusiasm i operosi, e s’u n i­
va, invece, all’in d ifferen za cin ica p e r il contenuto delle va­
rie scuole e program m i, al culto del p u ro successo. Que­
sta astuzia fu il segreto della fo rtu n a p reb ellica di Gio­
litti; sp in ta alle sue p iù esagerate applicazioni, in un pe­
rio d o singolarm ente critico della vita nazionale, fu poi la
ro v in a d ell’on. N itti e dei suoi fiacch i successori, quando
gli italian i, nauseati, si rivoltarono. E la violenza contro
— 58

la quale si è poi ta n to g rid ato , il peso della forza bruta


degli in teressi e degli istitu ti, era spesso la realtà, alla
quale la legalità serviva da m aschera.
O ra fu, n o n certo solo, m a p iù specialm ente l’ideali­
smo, a p referen za d i a ltri m ovim enti d i idee, con p iù pe­
n e tra n te acum e critic o e p iù suggestiva interp retazio n e-del­
la sto ria, che m ostrò il vuoto d i quel vecchio scenario co r­
roso e la b ru ttu ra d i quella p ia tta realtà politica. Esso, r i ­
prese in esam e le form ule c o rren ti della concezione
di vita p o sitiv istica c m assonica e grettam ente g iu rid ica
ed esclusivam ente econom ica, le ha esautorate e rese
q u in d i d efinitivam ente in ette a su scitar fiducia, a m uo­
vere gli anim i, a prontezza d i decisione e di azione nei
seguaci.
E così, in n an zitu tto , p o ic h é d o ttrin e e form e n o n si
im provvisano, c alla generazione uscita dalla gu erra biso­
gnava p u r m ettersi a ll’opera, l’idealism o, sgom brando il
te rre n o da quelle vecchie spoglie e o p erando in qualche
m odo co n tro se stesso, com e esigenza di razio n alità e p en ­
siero pensan te, h a p ro v o cato nei giovani il bisogno della
fede, della g erarch ia, dell’ord in e, di u n a certezza p ratica,
insofferente e operosa, d i un ferm o appoggio nella soli­
d ità della trad izio n e nazionale. Degli elem enti e dei sus­
sid i che trovava, alla volontà d i agire, e p iù specialm ente
di quelli che il p rec e d e n te razionalism o e m aterialism o
p ra tic o p iù aveva sacrificato , il fascism o si è giovato p er
a rm a rsi e p re p a ra rs i alla azione. In breve, l’idealism o ave­
va, p e r la sua p arte, o perato idealm ente, nel cam po della
cu ltu ra, quella liq u id azio n e del vecchio m ondo politico,
quel distacco, quella in v ersio n e e restaurazione d i va­
lo ri che p o i il fascism o h a pro clam ato ed attuato nel te r­
ren o p o litico ; ed aveva anche, id en tifican d o filosofia e
storia, razionalizzando il reale, riv en d icato la validità, p u r
se su b o rd in a ta e quasi pedagogica, di im pulsi e istitu ti e
riserv e d i energia, com e la fede, le religioni storiche, i
v alo ri costitu iti, la legge, lo Stato, ecc., delle quali il fa­
scism o si è poi giovato p e r la sua battaglia.
Meno visib ile e m eno d ire tta diviene l’influenza del­
l’idealism o sul m ovim ento fascista se si considerino le
con crete m anifestazioni sto rich e di questo e i suoi m e­
to d i di lotta ed i v a rii ten tativ i d i form ulazione teorica
e d i giustificazione polem ica, nel cam po d ottrinale, dei
suoi postulati e p ro p o siti. Ma giova ric o rd a re che il fa­
scism o è stato assai p iù uno stato d ’anim o e u n a fede p ra ­
tica che non u n m ovim ento di p e n sie ro ; e che gli asser­
to ri di esso venivano da tu tti i p u n ti dell’orizzonte cultu­
rale italian o , p o rtan d o con sè form azioni ed atteggia­
m enti m entali m olto d iv ersi; e che la generazione la quale
gli fo rn ì i capi p iù au d aci e i gregarii aveva da an n i la­
sciato p e r la g u erra gli stu d ii e andava rip re n d en d o questi
con anim o concitato ed inquieto, senza fid u cia m orale
nei m aestri, e po rtò , provocata, nelle com petizioni civili
una p ro fo n d a sfid u cia p e r la v ecch ia-co n cilian te astuzia
p o litica e l’acre prontezza alle opere di violenza acquistata
nella g u erra o am m irata, dai giovanissim i, in quelli che
avevano fatto la guerra.
N è vi fu tem po, nel breve spazio d ’an n i che co rre fra
le p rim e afferm azioni fasciste e la m arcia su Roma, a una
revisione c ritic a , dal p unto di vista della nuova conqui­
stata esperienza, delle vecchie d o ttrin e e posizioni e valori
p o litici c o rre n ti, quale se la erano p ro p o sta i prom otori,
in Rom a, di un Esam e nazionale che non ebbe successo;
revisione con la quale sarebbe an d ata di p a ri passo la
ric e rc a e una p rim a coerente espressione teo rica delle
nuove esperienze ed esigenze sp iritu ali.
E ’ difficile, qu in d i, scu o p rire e segnalare nel movi-
m eto fascista u n ità coerente d i una visione d i vita e dot­
trin a m orale e po litica. E d i v a rii segni ed ind izii che se
ne p o treb b ero raccogliere ci rip o rta n o , p iù che al nuovo
sp iritu alism o idealistico ed agli scritti dei suoi p rin cip ali
m aestri, a quella p iù vasta e com plessa co rre n te di pensiero
— 60

e di in d irizzi sp iritu a li della quale esso era una m anife­


stazione sistem atica accessibile a un ristre tto num ero di
stu d io si; co rre n te che abbiam o già som m ariam ente d eli­
neata, in questo tentativo di in terp retazio n e storica del
Fascism o.
Ma c’è, tra fascism o e idealism o, una affinità p iù in ti­
m a; e ci è rivelata dalla stessa sostanza sp iritu ale del
prim o, la quale può, crediam o, senza se rii con trasti, es­
sere riassu n ta nel postulato: ristab ilim en to della Nazione
com e idea e com e im perativo m orale, e q u in d i dello Stato
com e a u to rità valida, consapevole dell’alto ufficio suo e
riso lu ta a com pierlo.
Che questa sia la essenza in tim a del fascism o, prova­
no l ’origine sua e la c risi sp iritu ale an tica e profonda,
fatta acuta dalla g uerra e dal neutralism o, dalla quale la
nuova generazione vuol tra rs i fuori, l’unanim e attestazione
d i tu tti i rap p resen tan ti ed in te rp re ti di esso, il p rim o ra­
pid o e largo consenso del paese che non fa politica al
nuovo governo, senza distinzione di classi, lo scopo ma­
nifesto della attiv ità di questo, il criterio suprem o e di-
sc rim in a n te con il quale il fascism o si è accinto alla so­
luzione dei p iù v ari problem i. S icché si h a, storicam en­
te, il diritt.o di rip o rre il fascism o in questa esaltazione
dei valori nazionali e del vincolo dei c ittad in i, in d iv id u i e
classi, verso di essi e dell’a u to rità che dal rap p resen tarli
cd a ttu a rli ed im p o rli ai rilu tta n ti deriv a allo Stato; e di
co n sid erare tu tto quello che, nelle concrete m anifestazioni
fasciste, non risp o n d e a tale esigenza e n orm a suprem a
com e estraneo all’essenza di esso e aggiunto dal d i fuori,
p e r debolezza di uom ini o im m atu rità d i situazioni o
com plessità di problem i.
— fi4 —

Ora, in questa esaltazione dei valo ri nazionali sta la


fede fascista e di qui il ferv o re quasi religioso d ei suoi
m igliori seguaci. P e rc h è fede è il senso vivo, nelle co­
scienze, della necessità di cerc a re l’integrazione e la pie­
nezza del p ro p rio essere sp iritu ale in u n a p iù vasta realtà,
la conquista della quale può ch ied ere il sacrificio stesso
della v ita; e la accettazione docile di questa realtà, in cui
l’io in d iv id u ale annega insiem e e si trova, e la dedizione
v olonterosa a d essa, oltre tu tti i calcoli di in teresse e di
egoism o; e q u in d i la fede stessa e l’oggetto, ideale e reale
— e m ai ta n to ideale che non sia insiem e reale, della stes­
sa re a ltà dello sp irito ; e m ai ta n to reale, nella sua ogget­
tiv a concretezza sto rica, che n o n sia insiem e ideale e non
atten d a d all’entusiasm o degli a d o ra to ri una p iù ric c a esi­
stenza — di essa fede, collocati nel cen tro dello Spirito,
com e n o rm a e d ire ttiv a suprem a.
E questa fede, com e ogni fede, ha in se stessa, e nella
potenza su scitatrice d i entusiasm o e di vita, la sua giusti­
ficazione sto ric a ; ed erom pe m isteriosam ente d alla in ti­
m ità d i u n a di quelle o re sto rich e in cui la coscienza leg­
ge d’un tra tto p iù c h ia ro ne’ suoi d estin i. Ma essa è poi
sem pre an ch e un fatto, non di sem plici attiv ità pratiche,
sibbene d i c u ltu ra : sp iritu a lità p iù ric c a ed intensa, in
confronto delle p reced en ti m anifestazioni, che si riv ersa
nel pensiero e negli a tti egualm ente, e che p ro p rio nel r i­
sta b ilire l ’acco rd o e la fusione fra l’uno e gli a ltri rivela
la sua o rig in a ria efficacia e la spiega.
Si può d im o strare, ed è stato an ch e dim ostrato, che la
N azione come id ea, cioè com e sintesi ideale di essere e di
d over essere, e com e im perativo m orale, la si ritro v a nella
d o ttrin a p o litica la quale ha p resieduto al nostro R isorgi­
m ento: nel liberalism o d i G ioberti o degli Spaventa, ad
es., e nella dem ocrazia d i M azzini. Ma restava in quelle
d o ttrin e una an titesi, an co ra insoluta e pungente, fra la
lib ertà attuantesi, nello Stato, com e legge e com ando, e la
lib ertà che è resp iro ed in iziativ a dell’individuo, del c it­
tad in o ; e p e r questo, un poco alla volta, prevalendo gli
— 65 —

in teressi p ra tic i e le forze spontanee, individ ualistiche, di


dissociazione, il p iù p uro profum o così del mazziniane-
sim o religioso come dell’idealism o hegeliano della Destra
era venuto svaporando, cacciato dal dilagare del m ateria­
lism o e della astuzia politica in cui esso si traduceva.
Ora, se si im agina — ed è lecito — la vita politica ita­
lian a d i questi ultim i tem pi come un concorso aperto, fra
le v arie d o ttrin e e scuole, sul tem a che abbiam o detto:
come rifa re della nazione u n ’idea ed un im perativo etico
— il che equivale a ch ie d e rsi: com e ristab ilire, sui con­
tra sti di passioni e di in teressi e di egoismi, l’universalità
dei v alori nazionali e q uindi l’au to rità dello Stato — è
lecito chied ersi quale altra d o ttrin a possa, anche lontana­
m ente, c e rc a r di com petere con l ’idealism o.
La dem ocrazia liberale e rad icale si in d u striav a a rag­
giunger l’accordo fra le form ule g iu rid ich e e costituzio­
nali di una lib ertà già raggiunta, distaccata dal vivo sforzo
dello sp irito , e la irro m p en te veem enza di interessi par-
tico laristi coalizzati; non valeva a d irig ere e dom inare
dall’intern o , come norm a d i u n ità ed esigenza di d iritto , il
processo delle nuove forze p o litich e che andavano p re n ­
dendo coscienza di sè e co nquistando potenza. Essa era
stata, m a non era p iù una fede, sibbene una casistica e un
artificio.
Il socialism o, che fu anche esso nei suoi p rim i tem pi,
p e r m olti, una fede, irro m p en te coscienza di giustizia ed
esigenza di lib ertà effettuale nei servi del capitalism o,
aveva poi pro clam ato l’irre a lità di ogni ideale e l’assoluto
valore del peso delle forze b ru te e delle necessità econo­
m iche. Il cattolicism o proclam ava se stesso una altissim a
d o ttrin a e vita m orale, senza tuttavia essere in grado di
dire di dove si dovessero desum ere le n orm e concrete e
valide di questa m orale — dal Vangelo? dalla teologia dei
casuisti? dalla p ra tic a attuale della vita c ristian a? dalle
esigenze istituzionali, così spesso co n trastan ti con la sin­
ce rità di u n intim o afflato religioso, del sacerdozio? Es­
so non riu sciv a che a d a r risposte estrem am ente generiche
M u rr i - Fede e Fascismo 5

t
— 66 —

e im precise a tu tti i pro b lem i m orali che dovevano avere


una soluzione p o litic a : in certo ¡’atteggiam ento verso le li­
b e rtà civili, verso lo Stato, verso l’u n ità nazionale, verso
la dem ocrazia, verso le riv en d icazio n i sociali d ei lavo­
ra to ri; an tiq u ate, e disso n an ti d alla cultu ra m oderna, le
espressioni della sua fede e le sue visioni di vita.
La d em ocrazia c ristia n a aveva in tensam ente sentito
questa difettosa posizione del cattlicism o nella vita nazio­
nale e cercato di correggerla: m a fu co n d an n ata e d isp er­
sa. L’autonom ia p o litica dei cattolici, necessaria p erch è
essi potessero agire, sotto la loro respo n sab ilità e con p ro ­
gram m a risp o n d e n te alle co n crete esigenze e situazioni
sto rich e, fu dalla S anta Sede concessa solo dopo la guer­
ra, d in an zi alla m in accia d i u n a rivoluzione sociale, e
quan d o la questione rom ana aveva, p e r il V aticano stesso,
m utato form a ed aspetto. Ma il P . P . è stato, nei b rev i an­
ni della sua fo rtu n a e dopo, la dim ostrazione clam orosa
della in e ttitu d in e dei c a tto lic i a d eterm in are situazioni
nuove, a rin v ig o rire lo Stato ed i suoi m aggiori istitu ti
pubblici, a d im m ettere nel paese, od alm eno nei p ro p ri se­
guaci, il soffio d i u n a p re p o te n te e v itto rio sa religiosità. Il
P . P . raccoglieva i re sti d i u n m ovim ento che aveva p e r­
duto tutto il suo calore e valo re spirituale.
Con l’idealism o, le esigenze proforide d i u n a coscienza
nazionale che si an d av a laboriosam ente cercan d o e scru ­
ta n d o ebbero un uovo im pulso e sviluppo. V ero è che per
esso, in quan to filosofia, il problem a si presentava d iv er­
sam ente, cioè in term in i p iù universali, così: rista b ilire la
v a lid ità dell’id ea e dell’im p erativ o etico. La nazione c’en­
tra , m a in un secondo m om ento, n o n sep arab ile tuttavia
dal p rim o : quan d o cioè non si h a p iù presente l’uom o e
l’u m an ità in un iv ersale, m a quella che storicam ente vive
ed opera, avanza o retro ced e, vince o è sconfitta, la con­
creta e d efin ita realtà in cui l’uom o, il cittad in o , acquista
e svolge la sua p erso n alità g iu rid ica e p ra tic a . Ma, eviden­
tem ente, non vale la nazione com e idea, se non vale l’id ea:
nè com e im perativo etico, se non c’è im perativo etico. La
— 67 —

filosofia (idealistica) ristab ilisce questa universale validi­


tà ; e la filosofia p o litica che d iscende da essa o ad essa,
necessariam ente, risale, d im ostra appunto com e e p e r­
chè e in che larga m isu ra la nazione p arte c ip i della realtà
dell’idea e della v alid ità della legge m orale: dim ostrazione
che non starò qui a fare, anche p e rc h è l’ho fatta diffusa-
m ente altrove (1).
O ra è ovvio osservare che religione vera e piena non
si h a se non nella coscienza attuosa del valore universale
dell’idea — lo sp irito — e della legge m orale. Buddismo,
ebraism o p rofetico, cristianesim o h an n o proclam ato in
vario m odo l’id en tità del servizio di Dio col servizio degli
uom ini, dell’am ore di D io e dell’am ore del prossim o: la
legge di v ita di una um anità che si redim e dalle illusioni
dell’effimero e dalle angoscie del p a rtic o la re celebrandosi
e realizzandosi come div in a unità, con sforzo assiduo di
liberazione dal m ale. Nel precetto , com une alle tre reli­
g ioni: « am a il prossim o tuo com e te stesso » , non si
vuol già d ire che l’am ore che ciascuno di noi p o rta a se
stesso debba essere preso a m odello dell’am ore verso gli
a ltri: giacché p ro p rio quel p rim o am ore ci sep ara dagli
a ltri e ci oppone ad essi: m a che c’è un altro am ore, di­
v in a fiam m a di vita, il quale non distingue fra me e gli
altri, m a in m e e negli a ltri discerne la com une um anità e
quella cu ra e assiste e celebra e esalta.
La Nazione, scissa da questa u n ità p ro fo n d a e isolata
in se stessa, non può essere un ideale p ro p riam en te re li­
gioso, sibbenc u n a specie d i culto natu ralistico e politei­
stico.
Ma nulla autorizza ad afferm are che nel m ovim ento fa­
scista si ab b ia questa scissione consapevole e voluta, la
quale rip u g n ereb b e anche a quel m eraviglioso carattere
di u n iv ersalità di cui è im pregnata tu tta la nostra sto ria e
trad izio n e nazionale e che può essere an ch e oggi asse-

(1) V. « La conquista ideale dello Stato » - Casa E ditrice Im peria,


M ilano, 1923.
— 68 —

gnato, se buon sangue non niente, come il nostro p ro p rio


com pito e ufficio nel m ondo. Il culto della Nazione, dei
suoi v alori sto rici e della sua viva trad izio n e sp iritu ale, il
senso e la sete di u n ità e discip lin a, nello Stato rifatto , che
c l’ansia d i questa nuova e sorgente generazione d i ita­
lian i deve esser da noi co n sid erato — e con ciò solo ci è
possibile re n d e rc i conto della sua vitto rio sa efficacia —
com e ascesa a d u n a concezione p iù ricca ed intensa della
sp iritu a lità della vita e della sto ria, nella quale gli u n i­
v ersali v alo ri u m ani sono, n o n già negati, ma saldam ente
e vigorosam ente im p liciti, con la loro in tim a e in disso­
lubile g erarch ia, in cui la N azione h a un posto altis­
sim o e n o n sopprim ibile.
Giova ric o rd a re u n p reced en te d iretto ed im m ediato
del fascism o: il m ovim ento in te rv en tista, nel quale al
ferv o re di p a tria si associò in d isso lubile l’entusiasm o per
una p iù vasta ed um ana com unione di popoli e società di
nazioni nella p a c e sic u ra e nel d iritto : fede che assunse
spesso form e ingenue e fu ad arte coltivata da ch i la prese
a m aschera di insaziabili cu p id ig ie im perialistich e e su­
scitò in m olti esagerate speranze ed ebbe in W ilson —
teorico p u rita n o cui m ancava il senso concreto della sto­
ria — un in felicissim o p ro feta; ma il cui valore ideale non
può essere an nullalo o negato.
■ m
A nche in ciò che rig u ard a la scuola, la rifo rm a della
quale è, nel lavoro com piuto dal fascism o al potere, l’o­
p e ra di carattere p iù am piam ente cu lturale e tocca la so­
stan za stessa dell’educazione e q u in d i la p iù intim a realtà
dello sp irito , la religione, ap p arisce nettam ente l’indirizzo
generale che stiam o esam inando.
Oggetto di vivacissim e discussioni, n o n ancora esau­
rite, è stato il rip ristin o , con nuove e p iù precise norm e,
dell’insegnam ento religioso nelle scuole elem entari, il qua­
le fa p a rte della v asta rifo rm a scolastica del m inistro Gen­
tile. Esso fu accolto con grande gioia d a i cattolici, a i cui
com m enti dava il tono lo stesso Osservatore Rom ano, o r­
gano ufficiale della S anta Sede, e con pro fonda tristezza
da m olti ra p p re se n ta n ti dello sp irito laico sep aratista e
e a n tic le ric are , i quali ci vedono l’abbandono, da parte
dello Stato, del p rin c ip io fondam entale d i laicità al quale
esso si era, sino a ieri, ispirato.
Im pressioni, le une e le altre, alquanto frettolose e
irriflesse. L a riform a non può essere giudicata nelle sue
a stratte lin ee schem atiche, nè dal colore che essa assume
alla luce di sistem i e program m i p rec o n c e tti; essa è tutta
u n a cosa con il pen siero filosofico che la isp ira e con
l’esperienza sto rica nazionale che vi si risp ecchia. Se que­
sto p en siero e questa esperienza sono oggi ch iara consa­
pevolezza e volontà solo nel m in istro ed in u n a non va-
72

sta m in o ran za d i studiosi e d i insegnanti, ciò non vuol


d ire che si possa p re sc in d e rn e , distaccando la rifo rm a dal­
la su a ideale g enitura. E ’ stato rico rd ato in questi g io rn i il
pensiero an im ato re della con q u ista di Rom a al nuovo Sta­
to italian o quale fu, già n e l 1861, n itid am en te espresso da
C avour: esso, e non le im p ressioni o i giudizi o le p rev i­
sioni dei due opp o sti estrem i, c lericali e anticlericali, ha
avuto sto ricam en te ragione. T utto in d u ce a cred ere che
lo stesso av v errà q uesta volta.
Con « l’insegnam ento della d o ttrin a c ristia n a secondo
la form a ricev u ta nella trad izio ne cattolica posta a fon­
dam ento e coronam ento della istruzione elem entare in
ogni suo grad o », lo Stato m oderno no n riconosce, sem­
plicem ente, la relig io n e catto lica nè si assoggetta a d essa,
o si fa quasi strum ento, nel nom e e con l'a u to rità di essa,
della form azione religiosa dei c re d e n ti; m a com prende la
religione sto ric a del paese e la accoglie in sè, come mo­
m ento del p rocesso sp iritu a le di cui si n u tre e vive, e le
fa la sua p a rte nella d iscip lin a sp iritu ale che è sua fun­
zione a ttu are e in teg rare nello sp irito de’ c ittad in i, accolti
nell’u n ità vivente ed autonom a dello Stato.
C’è, fra le due cose, una sostanziale differenza. Sop­
p rim ete questo concetto della rifo rm a, l’idealism o dal qua­
le essa è nata, ed av rete ragione d i vedere in quella un
potere politico, che, stanco e deluso dell’agnosticism o
religioso e dello scetticism o che nascondeva e del dog­
m atism o an tirelig io so e m aterialista del quale era al
servizio, sente il vuotò delle coscienze che la sua scuola
gli educava, to rn a sui suoi passi e prega la C hiesa di
d are agli italian i, nel p erio d o della loro p rim a e fonda­
m entale form azione, quel p rin c ip io vivo e vitale di una
visione religiosa, cioè sp iritu ale e totale, del m ondo, e di
una d iscip lin a etica della quale esso si sente povero e
p riv o : ed avrete p ro p rio una catastrofe della laicità, per
la quale « è davvero il caso di p a rla re di un avveni­
m ento sto rico della v ita italian a », com e scrive il Cor­
riere d ’Italia.
— 73 —

A bbiate invece p resen te il pen siero isp irato re della


rifo rm a e questa vi a p p a rirà com e u n decisivo passo
in n an zi sulla via di quella gloriosa trad izio n e storica
dello sp irito nazionale che non si è m ai davvero quie­
tato e assopito nel cattolicism o, com e in u n dono tra ­
scendente ed im m obile, m a ha sem pre cercato di pene­
tra rlo , di com prenderlo, di viverlo, di farlo veram ente
suo e di fa r di esso, e degli a ltri m otivi onde è ricco il
nostro passato vivo, la sua sto ria : trad izio n e che si in ­
te rru p p e in p a rte nel cattolicesim o della Controriform a
catto lica, fortem ente appoggiata ad influenze estranee,
e nella serv itù p o litica del paese, m a ripigliò poi, p iù
viva e operosa, nel R isorgim ento, p e r opera di grandi
p en sato ri cattolici.
Oggi, rico stitu ita l’Italia ad u n ità e lib ertà politica,
riaccesa una luce di pensiero filosofico nobilm ente ita­
liano, venute m eno, in u n a p iù alta com prensione della
lib ertà sp iritu ale e dell’im m anenza cristian a, le ragioni
p iù pug n aci della rifo rm a p ro testan te e del suo opposto,
superate le angustie di un positivism o dogm atico, la cui
negazione recisa dei v alori sp iritu a li e ra il p iù efficace
passap o rto della posizione sto rica e trad izio n ale di que­
sti, il cattolicism o, lo Stato è in possesso di u n a sua con­
cezione im m anente del p ro p rio dom inio ed ufficio la
quale gli p erm ette di collocare il cattolicism o, come un
m om ento d i sviluppo spirituale, nel processo medesimo
con il quale esso, educando, si pone e si realizza nelle
coscienze dei c itta d in i: senza sacrificio della libertà,
senza alcuna abdicazione, senza in tra lc ia re, ma anzi r i­
svegliando ed avvivando la v ita delle coscienze, la vo­
lo n tà c re a trice — attrav erso la fede e la religione in ­
n anzitutto — dei suoi d estin i (1).

(1) Queste pagine su ll’insegnam ento religioso nelle scuole elemen­


ta ri sono pa rte di u n articolo pubblicato nel n. 15 ottobre 1923 di
Critica fascista, riv is ta quindicinale del fascism o, d iretta d a ll’ono­
revole Giuseppe Bottai. La precedeva la seguente nota della direzione:
— 74

¿Nelle scuole di Stato m edie e su p erio ri n o n ha luogo


.»nsegnamento religioso: m a, nei p rogram m i delle prim e,
è ten u to assai m aggior conto del valore cu lturale e sto­
ric o dei fa tti e d ocum enti religiosi; e le seconde, d isci­
p lin an d o oome m eglio credono l ’insegnam ento loro, po­
tran n o , dove vogliano, fa r p iù larga p a rte allo studio
sto rico delle religioni.
•La lib e rtà alla quale la scuola è chiam ata, secondo la
lotterà e lo sp irito della rifo rm a, non è rem ozione di li­
m iti estern i o del contro llo dello Stato, necessario p e r­
chè essa non divenga volgare speculazione e frode agli
alu n n i: m a è la n orm a in te rio re e im m anente dell’inse-
g n are che è un fare dei lib eri, ed ucare d alla grezza opa­
cità dell’individuale, m ediante l’invenzione creatrice, la
u n iv ersalità dello sp irito .
A questo concetto è p arso ostare il proposito di
esigere dagli in seg n an ti delle u n iv ersità che lo Stato
m antiene o su ssid ia, un g iu ram en to: a giustificare il qua­
le, il m in istro Gentile osservava, nel suo discorso del 15
nov. 1923 al Consiglio S uperiore rinnovato della P . I.:
« Il giuram ento so p p rim e esso forse nell’insegnante
ia lib e rtà in d isp en sab ile alla ric e rc a, e in generale allo
S pirito? Il p ro fesso re u n iv ersitario , è stato detto — p o i­
ché, com ’iè giusto, della lib e rtà accadem ica m aggior­
m en te c i si p reo c c u p a — deve sem pre p o te r d ire no a
tu tte le soluzioni. In ciò è la garanzia della ric e rc a
sch iettam en te e assolutam ente scien tifica e del pieno
d iritto d i c ritic a . — Q uesta osservazione fa il p aio con
quella che vuole la religione, m a che non sia u n a re li­
gione. La lih e rtà co n creta, effettiva, quella degli uom ini
che sono lib e ri e non si contentano d i ch ied ere lib ertà

P er quanto C ritica abbia già pubblicati varii e autorevoli scritti sulla


R ifo rm a G entile, non possiam o non accogliere, con anim o lieto, que­
sto chiaro contributo, al dibattito sviluppatosi sulle nostre colonne,
del nostro egregio am ico e collaboratore Romolo M urri, il cui pen­
siero ferm am ente condividiam o.
— 75 —

e d i cian ciarn e, è una lib e rtà che è realizzata, o p iù esat­


tam ente, si realizza in una soluzione (o indirizzo, o si­
stem a, che qui è lo stesso). Lo scienziato non è arruolato
p e r l’insegnam ento coattivam ente; e quando è assunto
al pubblico insegnam ento, conserva la facoltà di dim et­
tersi ogni volta che la sua coscienza non gli consenta
di m an ten ere la catted ra. Ma egli, p er m eritare di tene­
re un insegnam ento, deve p u r avere u n a soluzione; e
p e r m antenerlo, d ovrà averne sem pre un a. La quale, es­
sendo una determ in ata soluzione, può essere, in ipotesi,
conform e o c o n tra ria a quei fini p er cui lo Stato inse­
gna, e m antiene e garentisce scuole, e direttam ente o in ­
d irettam en te persegue fini di cu ltu ra, secondo la sua
n atu ra etica. Ma è ovvio che quando questa soluzione
fosse c o n tra ria , l’insegnam ento, da mezzo quale dev’es­
sere, si trasform erebbe in ostacolo all’attiv ità dello Stato;
e uno Stato che la consentisse com e contenuto del suo
stesso insegnam ento v errebbe m eno al suo prim o dovere,
che è quello di difendere, cioè quello di realizzare se
stesso: ing en eran d o quell’a n a rc h ia che è la soppressione
d'ogni lib ertà, com presa quella di pensare. Lo Stato an­
che qui, dovrebbe essere agnostico, neutrale, vuoto, qual­
cosa di accid en tale e sfornito di qualsiasi valore etico
e assoluto, p e r d ic h ia ra rsi indifferente, nella sfera della
su a attiv ità, tra due soluzioni, u n a delle quali è p e r esso,
e l’a ltra contro di esso. Lo Stato invece che ha una fede,
u n a d o ttrin a da difendere, la p o rrà necessariam ente a
condizione e base di quel sistem a di lib ertà, in cui esso
consiste, e q uindi di tu tte le d o ttrin e di cui esso pro-
■uove e favorisce lo sviluppo e la diffusione ».
C ritici frettolosi (1) opposero che, posto un tale p rin ­
cipio, q u alsiasi Stato, il p iù tira n n ic o com e il p iù libe­
rale, fa rà legittim am ente della scuola p ubblica lo spie­
gam ento d o ttrin ale dei p rin c ip i ai quali si in form a, la
p ro p ed eu tica di quel dato atteggiam ento di consenso o

(1) Mondo, 17 ott.


— 76 —

d i soggezione servile che esso chied e ai su d d iti, una


specie di caserm a degli s p iriti o d i sarto ria dove i vestiti
delle coscienze saran n o tag liati e « confezionati » su m o­
dello ufficiale.
Ma nulla è p iù alieno dallo sp irito della rifo rm a ed
anche, ne siam o c erti, dal pen siero del m inistro. E lo p ro ­
va già il fatto che, accan to alla sua scuola, lo Stato non
solo lascia vivere, m a incoraggia e stim ola e provoca la
scuola p riv a ta e degli en ti lo cali; e che, se qualcosa oggi
m anca alla rifo rm a e ne re n d e la prim a applicazione, in
talu n e p a rti, longanim e e difettosa, è ap p u n to questa va­
rie tà d i in iziativ e e ricchezza d i differenze e d i esp eri­
m enti in gara in cui la stessa scuola pu b b lica acquisti
la sua p ro p ria fisionom ia e viv^ di un resp iro p iù largo.
Ma c’è, a quella c ritic a , u n a risposta p iù esauriente:
ed è nella n a tu ra stessa e coscienza di questo Stato che
atiua la rifo rm a, nelle o rig in i lib erali d i esso, nell’im pul­
so a realizzarsi com e sp iritu a lità e com e valore etico,
cioè com e lib e rtà ed autonom ia ed in te rio re consapevole
discip lin a, non d i u n astratto istitu to pubblico, m a di
quei c itta d in i m edesim i che sono e fanno lo Stato, vi­
v e n d o , e svolgendosi nelle sue leggi, sem pre vive, a loro
volta, e rin n o v a n tisi p e r una so v ran ità indefettib ile; in
una parola, nel concetto d i lib ertà il quale presiede alla
rifo rm a ; che è b en sì lib e rtà con un suo contenuto, con
certi suoi v alori storicam ente d efiniti ed operosi, m a con
u n contenuto sem p re nuovo, con valori che in ultim a
an alisi si rid u co n o sem pre al valore o rig in ario e fon­
dam entale dello sp irito , che vive e svolge la sua vita e fa
la sua sto ria ; sicché l’a u to rità che si riconosce ed os­
serva d all’ inseg n an te non è, a d ir vero, quella dello Sta­
to, o degli uom ini che con cretam ente lo rap p resen ­
tan o a u n dato m om ento, m a quella della coscienza, che
nell’insegnante si fa consapevole educazione e discipli-
nantesi lib ertà. La sola differenza, in ciò, fra la scuola
di S tato e la lib era, è che la p rim a, appunto, è dello Stato,
c non può essere co n tro lo S tato; differenza di metodo
— 11 —

e di p ro p o rzio n i e di grad o di sviluppo, in quanto lo


Stato è non solo lib ertà, m a u n ità, continuità, legge e
no rm a e in d irizzo attualm ente valido, cui non deve ve­
n ir m eno il senso vigile delle esigenze che da questo
suo essere e p o rsi con tali c a ra tte ristich e discendono in
ogni sua form a d i attività.
La p iù grave accusa che si fa d ai non cattolici alla
rifo rm a Gentile è che questa favorisce eccessivam ente i
catto lici. E’ stra n o che essa venga, in generale, proprio
da quelli i quali sono i p iù zelanti asserto ri di un fon­
dam entale insan ab ile dissidio fra la cultura ed il dom ­
ina. Se essi sono nel vero, p iù scuole i cattolici faranno,
e specialm ente scuole m edie e su p erio ri, e più.... si tro ­
veran n o din an zi a quel dissidio, anzi irre titi in esso (1).
Insegnare non significa soltanto p ro p o rsi di dare agli
alunni cui si insegna u n a data form a m entis; ma sì una
form a che si tro v i p ra tic a e vitale p iù ta rd i, che sia in
acco rd o intim o con la cu ltu ra e la storia, cui l’alunno
dovrà p artecip are. E p re v a rrà quella che abbia effica­
cia p iù largam ente com prensiva ed u n ificatrice, che
meglio agguerrisca e prom uova le attiv ità um ane, facen­
do p iù ric c a la v ita in te rio re che deve riv ersarsi in esse.
Lo Stato si riserb a il d iritto di avere una sua idea, in
prop o sito ; m a m ette la sua in co ncorrenza con le altrui.
C hiam are i cattolici a far p iù scuole significa invi­
ta rli a p a rte c ip a re p iù direttam en te ed attivam ente alla
vita del pensiero m oderno: e uno Stato di lib ertà può a-
vcre, h a anzi certo, in teresse a fa r ciò. Assai prim a che
si p arlasse d i scuola lib era e d i esam i di Stato, vi fu chi
chiese alla Cam era che lo Stato osservasse le disposi­
zioni della legge fondam entale Casati sulle scuole p ri­
vate, an ch e in rig u ard o alle scuole m edie del clero seco­
lare e regolare, lasciate vivere a ll’infuori di ogni norm a
di legge. La Chiesa avrebbe potuto con grande facilità
co n v ertire alcune cen tin aia di scuole sue esistenti e fun-

(1) Ed è proprio quello che già incom incia ad avvenire.


78

zionanti in ginnasi-licei com pleti e non lo ha m ai fatto.


U n tentativo di P io X in tale senso fu presto abbando­
nato. E ssa farà le scuole m edie che v o rrà, e conserverà
alle scuole dei suoi sem inari il c a rattere che v o rrà, all’in-
fuori di ogni interv en to dello Stato. La lib ertà non po­
treb b e essere p iù am pia, m a l’uso di essa si a rre sta di­
nanzi a lim iti in trin seci assai notevoli, posti dalle stesse
condizioni p resen ti della cu ltu ra cattolica, dal lungo dis­
sid io con la filosofia sorta, in Italia, dall’um anesim o, dalla
p reoccupazione viva p er la revisione generale delle vec­
chie posizioni d o ttrin a li ed apologetiche che è in esorabil­
m ente im posta dalla critica storica.
Infine, è stato da taluni m anifestato il tim ore che la
nuova lib ertà della scuola nuoccia alla u n ità m orale de­
gli italian i. Ma quale deve essere questa u n ità? E sterna,
o in te rio re e sp o n tan ea? Nel tem po del m aggior fiore
della scuola di Stato, c’e ra fra gli italian i assai poca
u n ità m orale. L’un ità non è u n regolam ento, deve essere,
in ciascuno, una conquista. La distinzione e la divisione
vengono da ab itu d in i, trad izio n i, m odi di vedere sta­
gnan ti o so rre tti da in teressi estranei alla cu ltu ra: agi­
tare queste v arie d o ttrin e e c o rre n ti, costringerle a farsi
quella consapevolezza c ritic a che l’insegnare esige sem ­
pre, in qualche m isura, è anche facilitare l’abbandono
d i vecchie spoglie cu ltu rali, co stringere gli interessi e le
passioni a riv elarsi, sp o ltrire gli sp iriti, far em ergere,
nella gara e nell’u rto , i v alori fondam entali, che soli e
davvero possono unire.
La lib ertà è, dunque, la m igliore scuola di unità.
UN PRECEDENTE STORICO DEL FASCISMO

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA
81 —

La sto ria politica dell’Ita lia nel corso della grande


g u erra e dopo re ste rà poco intelligibile a c h i non si renda
conto della c risi p ro fo n d a operatasi nel decennio p re ­
cedente nel pen siero e nell’anim o dei cattolici italian i
e nel loro atteggiam ento sp iritu ale e p olitico verso lo
Stato italiano. F ra le cause, m eno visibilm ente attive,
m a p iù gravi e ten aci della debolezza del nuovo Stato,
e di così len ti p rogressi dello sp irito u n itario nel paese,
va posta la ostilità dei cattolici verso di quello, l’osten­
ta ta assenza dei p rin c ip a li ra p p re se n ta n ti del cattolici-
smo dalla vita pubblica, la forza che dal clericalism o
veniva, specie nelle m asse, agli istin ti d i p igrizia e di
reazione co n serv atrice. La g u erra trovò u n a m utazione
p ro fo n d a già avvenuta, p e r co n trasti di stra o rd in a ria vi­
v acità; e i cattolici p ro n ti oram ai, in g ran p arte, a far
loro, nella g u erra e dopo, la causa della nazione, e ad
e n tra re alacrem ente nelle com petizioni civili e sociali.
Questo aveva fatto la dem ocrazia cristian a « in u m a ­
na ».
In un certo periodo, che fu forse il p iu aspro delia
lo tta con il fascism o, dal Congresso di T orino al dibat­
tito p a rlam en tare sul disegno d i legge A cerbo, D. Sturzo,
l’on. G ronchi e i p o p o lari c e n tristi appellarono spesso
alla dem ocrazia cristian a, quasi riven d icandone, con il
nom e, l’ered ità e lo sp irito . Da ciò, e dal fatto che il di­
re tto re e talu n i re d a tto ri del Popolo vengono dalla esi-
Mubri - Fede e Fascismo 6
— 82 -

g«a sch iera dei dem o cratici c ristia n i autonom i p iù b at­


laglieri e ten aci, che av v ersaro n o anche, nei p rim i anni,
il P . P. e vi e n tra ro n o solo p iù tard i, quando esso parve
o ffrire an c o ra una posizione di battaglia contro le ten ­
denze lib erali-co n serv atrici cacciatevisi dentro, è avve­
nuto che anche av v ersari, fascisti o m eno, del centrism o
popo lare, vedessero e denunziassero in questo una d e ri­
vazione della dem ocrazia c ristia n a m u rrian a e tirassero
in ballo, sovente, an ch e me, in v a rio senso.
Ma il Popolo ed i suoi am ici si avvidero p resto come
non fosse senza p erico lo l’in sistere su quella derivazione
storica. P o ich é se essa si p restava a caratterizzare la
nuova fase d i quel d issid io p ro fo n d o fra due correnti
cattoliche che aveva provocato la d iu tu rn a e d ram m a­
tica battaglia della dem ocrazia c ristian a dei p rim i tem pi,
aveva p o i il dup lice inco n v en ien te di non sig n ificar molto
in m erito al nuovo co n trasto fra p o p o lari e fascism o e
di riev o care l’ultim o p e rio d o e lo sbocco quasi fatale
della dem ocrazia c ristia n a m u rrian a che, dalla afferm a­
zione della autonom ia p o litica dei catto lici era stata
condotta, di fro n te alla opposizione della d estra conser­
v atrice ed alle con d an n e di P io X, a riv en d icare, con la
revisione c ritic a della posizione storica del cattolicisino
rom ano nella società attu ale e della sua discip lin a ge­
ra rc h ic a , u n a assai p iù larg a e coerente autonom ia sp i­
ritu ale. S icché il ric o rd o della dem ocrazia c ristian a di
ie ri poteva essere p e r il centrism o p o polare u n rico rd o
com prom ettente e una suggestione pericolosa.
(E non è nem m eno il caso di p arlare del cosidetto
« sin istrism o » m igliolino. P e r quanto sia viva in esso l’e­
sigenza di una p o litica del lavoro, gli m an ca il senso del­
l’aspetto religioso del problem a dem ocratico; e non c’è
nulla d i p iù estran eo del suo classism o socialisteggiante
a un m ovim ento ben p iù com plesso, che afferm ò sem pre,
con tu tte le sue forze, la subord inazione delle conquiste
p ro letarie alle esigenze id eali e p ra tic h e di una viva ar-
m onia delle funzioni e delle classi nell’u n ità nazionale e
nello Stato).
F ra il P. P . c la D em ocrazia cristian a sto rica c’è quindi
bensì una d erivazione d ire tta di uom ini e di vicende,
ma c’è an ch e una differenza profonda, essenziale, che
non p erm ette confusioni di resp o n sab ilità; essendo il
p rim o sorto p ro p rio p er l’abb'andono esplicito di quello
ulterio re m om ento d ialettico che pose, o rivelò, il c o n tra ­
sto, insan ab ile an co ra p er p arecch io tem po, fra la m en­
talità catto lica e lo sp irito di revisione critica del pas­
sato e di la ic ità religiosa ed autonom ia sp iritu ale chia­
m ato poi, con term in e equivoco e prettam ente polemico,
m odernism o. Il P . P. è venuto quan d o dem ocratici c ri­
stia n i e cattolici lib erali o di destra, e la stessa Santa
Sede, vedendo la necessità di m obilitare, in soccorso del­
l’ord in e, tu tte le forze cattoliche, h an n o cercato nella
aconfessionalità di un p a rtito il mezzo p iù opportuno
p er scin d ere le resp o n sab ilità della Chiesa da quelle dei
cattolici che si ap riv an o la via al P arlam ento e al Go­
verno. L’autonom ia dei p o p o lari non e ra l’autonom ia del­
lo Stato, in c u i essi entravano. U na aconfessionalità am ­
bigua e reticente, in te rp re ta ta in assai vario m odo e che
nel fatto m anteneva il P . P . — p a rtito d i cattolici e di
clero — in una delicata situazione di dipendenza dal
p o tere ecclesiastico, sorreggeva u n a posizione grande­
m ente p recaria, destinata a sciogliersi al p rim o m utare
' dell’am biente p olitico in cui e ra sorta. Il P. P . era, come
io dissi dal p rin c ip io , non u n problem a risolto, ma un
problem a posto di nuovo.
E la dem ocrazia c ristia n a sto rica aveva su di quello
u n a specie d i ipoteca solo in quanto nelle vicende d i esso
dovevano necessariam ente, p rim a o poi, a ffio rare di
nuovo ed im p o rsi le esigenze sto rich e e id eali che l’ave­
vano guid ata nel cam m ino e condotta al fecondo sacri­
ficio.
I ra p p o rti fra p o p o lari e fascism o sono qu in d i rap ­
p o rti che rig u a rd a n o soltanto i p o p o lari e nei quali
la dem ocrazia cristian a non e n tra . E ’ opportuno osservare
che quel che ha creato le p rim e e pro fo n d e diffidenze
del fascism o verso il P . P. fu ciò che questo derivava
non dalla dem ocrazia cristian a, m a da altre co rren ti
p o rta te a fare l’am algam a: dal sin istrism o , co rren te, non
solo d i dem agogia elettorale, ma di opportunism o par-
lam en taristico , caro, u n tem po, an ch e a talu n i dei destri
del p a rtito ; dal neutralism o clericale, ere d ità e fru tto di
vecchi stati d ’anim o contro i quali la dem ocrazia c ri­
stia n a aveva lungam ente e fruttuosam ente lo ttato; dal
gregarism o docile e im belle, p iam ente estraneo alle con­
tese civili, che irrita v a l’anim o p ro n to e fiero delle ge­
n erazioni to rn ate d alla trin cea.
Ben altro giudizio, d ’a ltra p a rte , sul fascism o, da quel­
lo che, p u r fra le m ore della afferm ata e p ra tic a ta colla­
borazione, se ne è venuto facendo il centrism o popolare,
si sarebbe dovuto d a re dal p u n to di v ista delle direttive
e degli sviluppi, non in tieram en te soffocati dalla cronaca
p o litica dell’ultim o q u in d icen n io , della dem ocrazia c r i­
stian a m u rrian a.
Valgano alcune som m arie osservazioni.
U na delle p iù vive ed ap passionate esigenze che mos­
sero m olti giovani, del laicato e del clero, a p artecip are
a quel m ovim ento, fu il d esid erio e il bisogno d i « avere
una p a tria ». Nella p a tria loro essi erano a quei tem pi
degli e stran ei e degli esuli. E il loro sentim ento nazio­
nale essi afferm aro n o con crescente chiarezza, via via
che si venivano distaccan d o dal punto d i p arten za: la
in fin ita fiducia nella cap a c ità rio rg an izzatrice del catto­
licesim o e della Chiesa, in un nuovo ciclo di v ita sociale
e popolare. E la loro organizzazione « autonom a » essi
ch iam aro n o : « L ega d em o cratica n azio n ale» (1).

(1) MI sia perm esso a d d u rre qui due citazioni, dalle innum erevoli
clic po trei tra rre d ai m iei scritti e discorsi d i quel periodo. In una
conferenza tenuta nel gennaio 1909 a M acerata, e p u b b lic a ta p e r intiero
nel fascicolo terzo della R iv ista di C ultura d i q u e ll’anno, col titolo:
« Religione e Cattolicism o nello sp irito dell’Italia contem poranea », io
diceva, concludendo:
« D inanzi a u n cristianesim o liberato da tutto quello che io vi
d issi essere in esso d i estraneo e passivo, dinanzi a questa religione
antica d ei p a d ri, quando fosse rinvigorita e ricondotta alle sue p u ­
rissim e fo n ti, intesa e v issu ta d a intelletti m oderni c da saldi e ge­
nerosi c aratteri, cadrebbero certo m olti degli innum erevoli pregiu­
dizi! che oggi affaticano in sterili lotte tan ta pa rte del paese; c un
consenso d i anim e superiori si ristab ilireb b e per richiam are tutte le
classi degli ita lia n i a u n esame severo dei loro presenti vizi! ed alla
ricerca doi m odi di rip a ra re ; e le a ttiv ità sp iritu a li del paese, liberate
d a questo peso greve di passato, ripiglierebbero con più lena la ri­
cerca feconda c concorde d i nuovi istitu ti g iu rid ici, economici c po­
litici la cui oscura coscienza a ffa tic a le anim e pregne d i avvenire,
ed u n alito caldo d i sp iritu a lità correrebbe tu tto il paese, dando ad
esso il senso fresco e gioioso d i una n uova giovinezza e di una rin a ­
scente m issione d e ll’Ita lia m adre, pacificata c pacificatrice, nella cul­
tu ra e nella storia um ana.
« Poiché questo chi lia nel cuore l ’Italia, chi vive delle grandi for­
me sp iritu a li d i d iritto , d i bellezza, di giustizia che essa h a plasm ato
per la v ita del m ondo, chi la ricorda due volte signora della civiltà,
questo desidera: che da una età d i piccoli uom ini c di piccole gare,
d a questo secoletto vile che clericaleggia, dalle b ru ttu re del costume
presente emerga, forte d i tu tta la sua tradizione, ricco d i tu tti gli
elem enti della vita dell’um anità, emerga d i nuovo lo spirito italiano,
lum inoso possente sicuro, e rifaccia del paese nostro c d i Roma la
universale p a tria degli sp iriti, la te rra sacra dello spirito um ano. »
E d in u n ’a ltra conferenza, d al titolo: «11 passivo del genio ita­
lia n o », ten u ta nel maggio-giugno dello stesso anno a Verona, Milano,
T orino, Cremona, io diceva, su lla fine:
« La salute è in no i, nel profondo d i questa n o stra m eraviglio­
sam ente ricca coscienza d i razza c d i popolo, nella quale, anim a dei
m ondo, fervono ancora gli clem enti diversi e discordi della civiltà
nuova, insiem e con quelli im m ortali della c u ltu ra antica.
« La salute è in no i, nel ritrovam ento del nostro sp irito nazionale,
nella concezione ch iara, che saprem o farci, di quello che noi dob­
biam o essere e fare nel m ondo, nella volontà tenace d i intendere ora­
m ai tu tte le nostre energie verso u n certo e vasto program m a d i azione.
« Celebra oggi l ’Italia, dopo cinquanta a n n i, il ricordo delle guerre
che la re stituirono a lib e rtà e la composero a d unità. Buona ed utile
cosa è questo rip ren d ere contatto con le anim e dei no stri m o rti, di
quelli clic m orirono per la p atria. Non pochi vissero anche ed ope-
86 —

V enuta la guerra, i fedeli di quell’id ea tro v aro n o su­


b ito il loro posto e fecero tutto il loro dovere. Dopo la
guerra, a un organism o politico che avesse espresso il
loro pen siero sarebbero stati im possibili i patteggia­
m enti e le collaborazioni con la triste politica, che im ­
perversò, della p a u ra e della viltà.
Salvo le rag io n i su p e rio ri e perm an en ti, che il fasci­
sm o non rin n eg a certo, della lib ertà, il crollo del lib era­
lism o dem o cratico e p arlam en tare provocato d al fascism o
avreb b e dovuto em p ire di gioia dei d em o cratici c ristian i
au ten tici. La p o litica « del d isastro ». i patteggiam enti
subdoli con le forze eletto rali cattoliche, dell’anticleri-

rarono p e r essa con generosa ten acia; erano degli croi« A ltri, m odesti
ed oscuri uom ini, quando venne il m om ento, accorsero e seppero anche
essi m o rire ; era la p rofonda ed eroica coscienza del poj>olo, che si
scuoteva a tra tti e lanciava fragili e docili vite di figli verso il s a ­
crificio c verso la gloria.
« R iprendiam o conlatto con quegli sp iriti gran d i, con questa co­
scienza d ella nazione, m adre d i c ro i; perchè lo sforzo liberatore non
è fin ito , perchè d ai dom inii a b b attu ti, delle catene spezzate lo sp i­
rito italiano non sorse ancora gagliardo, sicuro nel possesso delle
sue energie creatrici, teso, con u n pensiero cd u n volere solo, verso
una nobile visione di grandezza civile.
« Che il ricordo, rosso come u n a a u ro ra fiiunm ante, percuota
queste m asse ignare e svogliate, penetri questi istitu ti civ ili la n ­
guenti, superi e rom pa queste divisioni fra te rn e ; decida esso i vinti
di ieri a non cercar p iù , con a rm i m utate m a con anim o eguale, l ’a n ­
tico dom inio, a cedere oram ai a lla lib e rtà ; rico rd i a i vincitori che,
se l ’odio p assa cd a b b atte e p u rific a , solo l ’am ore crea, e che la li­
b ertà non v ai n u lla dove anim e alacri e fo rti non esercitino n e ll’a­
zione le energie lib e ra te ; e in tu tti rln n u o v i, con l ’am ore delia p a tria ,
il proposito ferreo d i essere degni del suo passato ed arte fic i alacri
d i u n suo nuovo avvenire di gloria.
« Questo, se poteste asco ltarli, v i d irebbero oggi, d a ll’a lto della
loro serena pace, i n o stri m o rti, quelli clic m orirono p e r la p atria. »
E ra questo, ci pare, del p iù schietto fascism o, dieci a n n i innanzi
che il fascism o nascesse.
87 —

calism o m assonico di p a ra ta e del clericalism o procac­


cian te di retroscena, e ra l’o p era di questo liberalism o
e il segno p iù certo del suo disfacim ento spirituale.
P e rd u ta o dim in u ita di m olto la fid u cia nella possibi­
lità d i u n a rin ascita dei valori sp iritu ali e m orali nella
coscienza della nazione p e r opera dell’azione specifica-
m ente e confessionalm ente cattolica, conveniva attende­
re e sollecitare un risveglio che sgorgasse da p iù pro­
fondo, dalla stessa anim a m illen aria del nostro popolo
e da u n a p iù ch ia ra visione dei m ali e delle necessità del
paese. U na riafferm azione spontanea, autoctona, autono­
m a dei valori sp iritu ali si è avuta con il fascism o.
Essa è tuttavia solo un germ e che deve essere coltivato
con ogni cura.
N egli stessi ra p p o rti fra lo Stato e la Chiesa, il fasci­
smo è uscito dalle am biguità e dalle ip o crisie della poli­
tic a p reced en te, attu an d o talune delle p iù intim e e ca­
ra tte ristic h e esigenze del m odernism o « cattolico » su
questo terren o , afferm ando con chiarezza, e con le opere,
il v alore della grande trad izio n e catto lica nazionale, la
p a rte che la religione sto rica del nostro popolo deve avere
nella rin a sc ita della v ita sp iritu ale e p o litica e nella di­
scip lin a in te rio re di questo. Se l ’atteggiam ento di frazioni
cattoliche d i d estra poteva in d u rre in sospetto i popolari,
n o n e ra un buon m otivo d i m o strarsi uom ini d i poca
fede. L a sto ria, essi l ’hanno visto, corregge e rettifica le
in ten zio n i ed i fini p a rtic o la ri e im m ediati; e, qualora l’at­
teggiam ento iniziale verso il fascism o fosse stato diverso,
e p iù vivo nei cap i e nei gregari il senso dei valori spi­
ritu a li, essi avrebbero potuto p o rta re allo sviluppo del
fascism o ed alla rin ascita della coscienza nazionale un
co n trib u to decisivo.
P e r tali ragio n i, da quando è sorto il P . P . io h o cer­
cato con i m iei sc ritti, in u n a critica fran ca e serena —
e ne fa testim onianza la racco lta delle m ie note politiche
nel R esto del Carlino (1) — di m o strarg li i p ericoli del
suo sin istrism o e la necessità di piegare a destra, nel si­
gnificato che aveva ed ha q uesta p aro la nelle p resen ti
contro v ersie politiche. E da quando è sorto il fascism o,
ho fatto del m io meglio p e r m o strarn e il valore sp irituale
e nazionale, e il significato d i un ricom inciam ento, ed ho
spiegato quel pochissim o d i in fluenza di che disponevo
fra p o p o lari — m agri re sti d i un ricco passato — p er
p ro c u ra re , n o n u n riav v icin am ento tattico tra fascism o
e p opolarism o, che im p o rtereb b e poco, ma u n a p iù in ­
tim a e giusta com prensione, da p a rte d ei p o p olari, delle
rag io n i sto rich e ed id eali di quello e delle o p p o rtu n ità
che esso offriva.

(1) Si vegga anche la p arte che rig u ard a i pop o lari nel volum e,
citato p iù in n an z i: «L o Stato e i p a rtiti p olitici nel dopo g u e rra » .
Conviene sofferm arsi alquanto a vedere come si sia
contenuto, di fronte al fascism o, il p a rtito popolare (1),
che e ra l’u ltim a e assai interessante novità, p rep arata da
lunga m ano, com e abbiam o visto, dalla dem ocrazia cri­
stian a m u rrian a, in fatto di ra p p o rti fra religione e po­
litic a in Italia. Il P . P . è sorto idealm ente da una specie
di vivisezione della D. C. I. quale era venuta a delin car­
si sotto la persecuzione e la condanna di Pio X; esso ave­
va sceverato la tendenza dei cattolici alla autonom ia po­
litica dal m oto di riform a in tern a, culturale ed etica,
della v ita religiosa nel cattolicism o secondo le esigenze
dei tem p i; a pena il V aticano, sufficientem ente l’assicu­
ra to su questa seconda p arte, consentì l’autonom ia, il
p a rtito si costitu ì in to rn o al saldo nucleo centrale della
dem ocrazia cristian a, che gli diede, fra l’altro, il segre­
ta rio p olitico e p iù che la m età dei cento deputati del
suo gruppo, con il concorso dei cattolici d ’ogni grada­
zione e colore, salvo un piccolo gruppo d i dissidenti di

(1) Non posso qui occuparm i delle prem esse teoriche, delle ori­
gini storiche, delPim m ancnte problem a d i questa recentissim a form a­
zione religiosa-politica, Chè sarebbe troppo lungo. Ne ho giù scritto,
del resto, nei due vo lu m i: « D alla Democrazia C ristiana Italian a al
D. P. » (Battiate!!!, edit. Firenze) e : « Lo Stato e i P a rtiti Politici in
Italia dopo la guerra ». (Roma, E dizioni Rinascim ento, R. M urri, edit.)
d estra, che volle rim an ere estran eo o si ritra sse assai
p resto. Ma il vizio di origine, l’equivoco (del quale da
ta n ti si p a rla senza m ai c h ia rirn e i term in i) in cui versa
il p artito , è in quella o rig in a ria scissione o rinnegam ento
d i u n a p a rte essenziale del p rogram m a nativo: p erch è
la aconfessionalità è bensì negli statu ti, nel program m a
p ra tic o e concreto (l’isp irazio n e c ristia n a della vita r i ­
m ase cam pata in aria), m a non è nella d o ttrin a centrale,
nel p ro g ram m a in tie ro ; p o ic h é il concetto che il partito ,
e in p a rtic o la r m odo don Sturzo, si fa dello Stato, della
organizzazione sociale, del citta d in o m edesim o, dipende
dal concetto d om inante della n a tu ra, del posto, della
funzione della Chiesa nella v ita : argom ento questo sul
quale i p o p o lari non possono avere alcu n c rite rio p ro ­
p rio , alcu n a autonom ia, p e rc h è essi sono cattolici e aco n ­
fessio nali: cioè c atto lici che si vietano di interlo q u ire
in m erito a quella confessione religiosa che è poi loro
e che essi b andiscono così, form alm ente, dalla vita pu b ­
blica, nell’atto stesso in cui ne fanno, a p arole, la loro
suprem a isp ira tric e , nel foro in terio re.
T u tta l’attiv ità p u b b lica dei cattolici, dal 1870, quando
il baro n e D’O ndes Reggio, di P alerm o, si dim ise da de­
p u tato p e rc h è l’o rd in e e ra v enuto a i catto lici di racco ­
gliersi nella astensione, a questi p rim i an n i di attiv ità
del P . P., e ra fondata sul tacito p resupposto che, di fronte
alla R ivoluzione, im p erso n ata nello Stato u su rp ato re, le
legittim e ragioni della C hiesa e del cattolicism o facessero
blocco, in totale in san ab ile an titesi con la nuova Italia.
Chi non e ra con essi e ra co n tro di essi, dall’a ltra parte
della trin c e a . Il fascism o ha dato l’ultim o crollo a questa
presup p o sizio n e; e tu tta l’organizzazione cattolica oscilla
sulle sue basi antiche.
E la c risi si m anifesta in due m odi partico larm en te.
L’e red ità, giacente da m olti an n i, dell’O pera dei Con­
gressi, è stata d iv isa in d u e: A zione C attolica e P . P . L’u ­
no e l’a ltro istitu to co n sid eran o religione e p o litica come
due sep arati scom p artim en ti, scin d en d o la viva u n ità dello
— 93 —

sp irito . Ma poi l’A. C. non sa d arsi un program m a in cui


la p o litica non p e n e tri da tu tte le p a rti e il P . P . non
riesce a im b astire una politica in cui lo spirito religioso
circo li e resp iri.
P e r il P . P. il problem a ha oggi nom e: revisionism o.
Ma, fatalm ente, tale problem a va sem pre p iù esorbitan­
do, nella polem ica, dallo stretto cam po della disciplina
in te rn a del p a rtito e dei suoi atteggiam enti politici verso
il fascism o e verso sin istra, p er d ivenire un esame di
coscienza sulle prem esse religiose dell’ attiv ità pubblica
dei cattolici italian i e sui fini su p erio ri di educazione e
di cu ltu ra nazionale che questa im plica. Le ultim e vicen­
de, dal Congresso di T orin o in poi, se non sono riuscite
a sep arare nettam ente tendenze diverse e contrastanti,
che, nella frettolosa sua costituzione, il p artito aveva con­
globato in sè, sono tuttavia riu scite a m ettere in chiara
luce l’esistenza di esse e l’opposizione, attraverso dissensi
c in co m p atib ilità personali.
Il fascism o è stato l’efficace reagente. Una p arte dei
popolari, la p iù a sinistra, im pegnatasi a fondo, con lo­
quaci consensi e vaste prospettive d i accordo e di al­
leanza po litica, su di un program m a di demagogia rifo r­
m ista, si è vista tro n cata netta la via dall’avvento del fa­
scism o e, m ano inano che questo si consolidava al po­
tere, si è chiusa in un sem pre p iù p ru d ente riserbo. Essa
è stata p e r un anno assente dalla polem ica e solo alla
vigilia delle elezioni si è rifa tta viva e pugnace.
Il centro si piegò, con l’agilità che gli era p ro p ria,
dinanzi al vittorioso, m a pensò di p oterne considerare
il successo poco p iù che come una vicenda parlam entare
e di p artito , ra p id a e fugace; e si propose, dapprim a con
la collaborazione e, dopo che fu dispensato da essa, con
la opposizione d i dettaglio e m otivata, di richiam arlo ai
quad ri, che esso si e ra foggiati, di u n coalizionism o elet­
to rale e p arlam en tare in cui il p a rtito potesse continuare
a ritag liare p e r sè una buona p a rte del potere. Quei di
d estra, in fin e, di fuori e di d entro il p artito , vollero una
— 94 —

adesione ap e rta e in co n d izio n ata al fascism o, p ro n ti a n ­


che a fa r causa com une con esso, sp eran d o che i loro
tito li di benem erenza e la loro posizione d i cattolici, fat­
ta v alere com e mezzo di in fluenza e di azione sui corre-
lig io n arii, fossero larg am en te rico nosciuti.
Q uesti v a rii atteggiam enti avevano tu ttav ia in com une
il to rto di non re n d e rsi su fficiente conto della portata
della rivoluzione, sp iritu ale sopratutto, avvenuta in Ita ­
lia p e r o p era del fascism o, e delle pro fo n d e im m ediate
rip e rc u ssio n i, i c u i effetti sono an co ra poco visibili, che
essa doveva avere. L’on. M ussolini andò d irettam en te al­
la Chiesa ed alla coscienza catto lica del paese, passando
oltre a q u an ti si eran o co stitu iti rap p resen tan ti p o litici
di questa, o tu to ri, dello Stato p arlam en tare o di fronte
ad esso, degli in teressi religiosi. Egli in firm ò così e sva­
lutò quest’o p era d i p arte, offrendo, d i tali in teressi, una
guaren tig ia p iù sald a ed efficace nella visione, realistica
e sp iritu ale insiem e, che delle esigenze civili e m orali
del popolo nostro si e ra foggiata, attrav erso la gu erra e
sotto la m in accia bolscevica, la rin n o v an tesi coscienza
nazionale.
O pportunism o politico, si è detto. Certo ogni azione
p o litica ha i suoi fini politici. Ma il fatto che u n a politica
la quale è e vuole essere in n an zi tu tto nazionale respinga
e rovesci l’agnosticism o lib erale e le fobie anticlericali
d i ieri, p e r in clu d ere la religione sto ric a degli italian i
nella sfera e nella g e ra rc h ia dei v alo ri nazionali, facendo
o bbedire la sua p o litica verso la Chiesa ad un giudizio
p o litico (e in nessun m odo confessionale) che non è di
repulsione o di disinteresse, m a d i com prensione, h a un
p ro fo n d o significato nello svolgim ento sto rico della co­
scienza nazionale e della v ita religiosa in essa. Avemmo
la C hiesa co n tro lo Stato, con le sue arm i; avem m o poi
la Chiesa fu o ri dello S tato; abbiam o ora la Chiesa nello
Stato, p u r senza pregiudizio della univ ersalità d i essa.
E questo p e r o p era di u n p a rtito che non ha alcun spe­
ciale rap p o rto con il cattolicism o, in m olti dei cui segua-
— 95 —

ci è anzi vivo an co ra un pregiudizio opposto; in nome,


non di un gretto crite rio di o p p o rtu n ità politica, ma di
u n c rite rio etico e religioso, em inentem ente storico e
id ealistico , la cui u n iv ersalità com prensiva è anche la
su a laicità, di fro n te alle religioni sto rich e e d i rive­
lazione.
L a dim inuzione del valore politico dell’attiv ità dei
cattolici e dell’organism o elettorale e p arlam en tare che
essi si eran o costituito negli ultim i an n i veniva così, di
fatto, ad essere rich iam o ad un ufficio assai p iù deli­
cato ed im p o rtan te e vasto della religione e del cattoli-
cism o nella rifio ren te v ita nazionale, la quale m olto at­
ten d e da un ra p id o e sicu ro increm ento dei valori mo­
rali nelle coscienze. Lo si è visto sopratutto nella rifo r­
m a scolastica e nella p a rte che vi ha, direttam ente e in­
direttam en te, la religione. Chi p otrebbe pensare che il
fascism o l’avrebbe voluta e com piuta se non p e r l’intim o
convincim ento che le nuove generazioni italiane atten­
dono dalla loro fede tradizionale, e possono ricevere da
essa, a ltro e assai m eglio che la ricerca di una quota p a r­
te del p otere p olitico nelle gare elettorali e negli intrighi
p arlam en tari?
Di questo ci p a re che talu n i cattolici e popolari va­
dano rico m in cian d o solo ora a ren d ersi conto. Il P . P.,
così com e fu costituito sul p rin c ip io del 1919, raccolse
larg h e adesioni e consensi fra cattolici di diverse, e ta ­
lo ra opposte, tendenze p olitiche e nel paese, p e r l’opi­
n io n e assai rad icata e diffusa che al ristabilim ento dei
p rin c ip i di ord in e, di disciplina, d i au to rità dello Stato,
d i su peram ento dei co n trasti di egoism i e d i interessi
in una sintesi ideale l’opera dei cattolici, p e r la forza
stessa dei loro p rin c ip ii e d o ttrin e religiose, dovesse es­
sere efficacissim a.
Ma la p rova non fu felice. Una frazione di sinistra,
num erosa e rum orosa, p arv e p ro n ta a saltare il fosso di
una rivoluzione p ro letaria, alleandosi a quei socialisti che
la seguivano e affiancavano, con la speranza di arginarla,
— 96 —

al m om ento op p o rtu n o , e in alv earla nel riform ism o parla-


rre n ta ristic o di m arca n ittian a. A ltri, con u n a prem essa
di d estra, si ad attav an o ad esp ed ienti dem agogici. La co r­
sa alle crisi, ai portafogli, all’in trigo elettorale parve so­
p ra ffa re ogni p iù seria ten d en za d i p o litica rico stru ttiv a.
Il fascism o, nell’o p era sua, e nell’inco m p ren sio n e dei
p o p o lari e nei c o n tra sti che ne seguirono, è l’espetienza
vissuta del fatto che gli elem enti v itali d i elevazione spi­
ritu a le ed educazione m orale degli anim i, i quali sono
an co ra ra c c h iu si nel cattolicism o degli italian i, m ale si
servono sul te rre n o p o litico ed elettoralistico e ric h ie ­
dono invece u n ’o p era assai, p iù intim a, delicata e silen­
ziosa. Al ristab ilim en to dell’a u to rità dello Stato, della
v a lid ità ideale di un p rin c ip io su p erio re agii interessi,
il fascism o h a p rovveduto da sè, con im pulsi e m etodi
suoi p ro p ri, dei q u ali h a assunto la pien a responsabilità.
Si d ireb b e che, com e la rivoluzione dem ocratica e libe­
ra le aveva laicizzato la lib ertà, la rivoluzione fascista
ha laicizzato l’ a u to rità ; con questo, tu ttav ia, d i d iv er­
so e d i opposto, che la p rim a aveva creato un laicism o
dom m atizzante e settario , m en tre la seconda m uove da
un im pulso intim am en te religioso e ten d e a restitu ire
alia religione il suo posto e il suo valore, che non ha eti­
chette politich e, nella v ita della nazione. E un buon mezzo,
a questo nobile in ten to , sa rà stato d i togliere al clerica­
lism o p o litican te l’ultim o e p iù solenne pretesto p e r far
della p o litic a in nom e della religione a i com odi d i una
c e rta po litica. L’insuccesso dell’eclettism o popolaresco
c i p rim i successi, specie nella rifo rm a della scuola, della
politica religiosa del fascism o sono due facce d ’una stessa
nov ità e progresso sp iritu ale.
Ì® V *S
•~ r
99 _

L’in terp retazio n e, da me brevem ente delineata in que­


ste pagine, del fascism o, nei suoi c a ra tteri storici più
salienti, è certo un gran d e titolo d i lode p er esso. Ma è
anche, ed assai più, una severa definizione di responsa­
bilità. P erch è un an n o o q u attro an n i sono assai pochi
p e r uii com pito com e quello che em erge da una tale vi­
sione: e, quali che si fossero le benem erenze da esso ac­
quisite nel cam po strettam ente politico o finanziario o
am m inistrativo, enorm e sarebbe il d an n o se lo spirito
suo p iù intim o, sopraffatto e disperso, nelle tentazioni
del potere, nelle p assioni di p a rte e nei co n trasti di in ­
teressi, dal fondaccio to rb id o e oscuro dei nostri difetti
e m iserie nazionali, dovesse rap id am en te dileguare .-enza
aver im presso alla coscienza ed alla vita della nazione
un fervido im pulso e nuove d irezio n i spirituali.
P erch è la crisi italian a è, da secoli, una crisi di ca­
ra tte re religioso e m orale, e il problem a im m anente della
vita nazionale è quello di tra rre dalla ricca esperienza sto­
rica del passato e degli istitu ti, vecchi e nuovi, che la
accum ularono e la trasm ettono, una visione, u n ideale,
una norm a in te rio re di vita che im prim ano a tutta l’at­
tiv ità nazionale un vivace carattere etico e religioso, quel
senso intim o e operoso di u n iv ersalità che solo può d irle
u n ità e fervore costruttivo.
E quando questo soffio di sp iritu alità e di religiosità
— 100 —

ba in v estito qualche an im a e suscitato in to rn o a d essa


com m ozione di consensi e di entusiasm i, sem pre la vita
nazionale ha fatto un passo o uno sbalzo in av an ti; m a
poi la gretta ignavia dei p iù e l’astuzia di traffican ti h an ­
no sopraffatto quegli im pulsi, e la v ita nazionale si è di
nuovo abbassata, im p o v erita e dispersa. E la ricad u ta
p o tre b b e essere, q uesta volta, p iù dannosa; p e rc h è fu
p iù vasto e grave e p iù sa c rific i costò lo sforzo d i lib e­
razione.
L’Italia, dalle o rig in i dell’età m o derna a d oggi, non
ha com piuta an c o ra la sua rivoluzione sp iritu ale, che sola
può d are saldezza e coerenza e discip lin a in te rio re alla
sua d em o crazia; e n o n l’ha com piuta, p erch è essa, a dif­
feren za d i ogni a ltra nazione d’E u ro p a, aveva in sè, e
com e sua stessa creazione sto rica, quel cattolicism o che
e ra già stato il cen tro della v ita eu ro p ea: sicché "mpos-
sibile le fu rib ellarg lisi e strap p arselo quasi dalle visce­
re, im possibile co n ciliarlo con le o rig in i e ai fini della sua
rin a sc ita nazionale, im possibile riv iv erlo e rico stru irlo
c ad a tta rlo alle fresch e esigenze della sp iritu a lità contem ­
p o ra n e a : che sono i tre g ra n d i ten tativ i fatti dalle origi­
ni della rifo rm a a d oggi, e si ch iam ano: rifo rm a italiana,
liberalism o, m odernism o.
L a novità e l’im p o rtan za v era del fascism o, se non lo
s i voglia rite n e re un effim ero m ovim ento politico, r i­
spo n d en te a necessità ed im pulsi strettam ente circo stan ­
ziati — devono ric e rc a rsi in questo assiduo e tragico
sforzo del paese nel rifa rs i una coscienza religiosa, la
quale non rin n eg h i il suo passato, non p reten d a di liqui­
d are il cattolicism o e, insiem e, non si lasci adugm are e
so p raffare da viete in te rp re ta zio n i e rich ieste politiche
di esso: co n d izio n i alle quali il fascism o ha inizialm ente
co rrisp o sto , sia esp rim en d o in sè, d all’anim a di 1 paese,
un fresco e nuovo ed autentico senso di eticità e religio­
sità civile, sia riv ed en d o e correggendo la con d o tta del­
l ’Italia ufficiale verso la Chiesa.
Inizialm ente. L’esperienza, a pena avviata, continua.
— 101 —

li continua fra difficoltà crescenti. Io non farò qui la


c ritic a dell’esperienza fascista: p erchè, p e r essere utile,
essa dovrebbe esser fatta dall’intern o , cioè da giovani i
quali ab b ian seguito e vissuto questa esperienza. La pa­
rola d i ch i, prim a d i assistere ad essa, partecipandovi
con fervida fede, aveva p u r com piuto p er p ro p rio conto
a ltre e sì lunghe e intense e varie esperienze, non può a-
vere presso i giovani a u to rità sufficiente: perchè essi
sono, forse giustam ente, gelosi d’esser sè stessi e di essere
un ricom inciam ento.
R icordino tuttavia essi che ricom inciam enti totali la
sto ria non ne h a ; e che ogni generazione nuova riceve
dalle p recedenti il suo com pito e su di esso si travaglia,
p resa nella ferrea logica di un problem a nazionale che,
p u r nelle d ispersioni degli e rro ri di rin n ovate esperien­
ze e di rin ascen ti co n trasti, assom m a ed accum ula le e-
nergie delia stirp e. E il problem a italiano, sem pre più
ch iaram en te visibile in tan ta v arietà di esperienze, è un
r sveglio sano e fresco di sp iritu alità e di religiosità nella
vita p ubblica del nostro paese. Questo è stato il messag­
gio dello sp irito italiano al cattolicism o, da G ioberti a
R osm ini, a d oggi; questo, da Mazzini a noi, il suo mes­
saggio alla dem ocrazia liberale e rad icale e soc'alista, che
l'h a leggerm ente rip u d ia to ; questo è oggi il suo messag­
gio al fascism o. Ma è, questa volta, p iù che un messaggio:
è una interpretazione, non a rb itra ria , del fascism o stesso
e di quello che esso ha inteso ed ha fatto, p iù special-
m ente nel cam po della politica scolastica. E quel che è già
fatto rim ane acquisito p er sem pre, come nuovo contenuto
di coscienza, anche se m olto p iù rim anga ancora Ja fare.
Ma, se anche nuove delusioni o d ispersioni tem po­
ranee dovessero avvenire, il to rs o della storia procede
con così crescente veem enza verso le mete previste ed
an n unziate che di m olte incom prensioni e grette ostinate
tenacie essa ha già fatto vendetta e chi non intende della
sto ria stessa la legge è p resto gettato in m argine e oltre­
passato.
102 —

E d è perm esso ch iu d ere queste pagine d i ra p id i ap­


p u n ti ap p lican d o alla vita italian a un giudizio conclusivo
di Mazzini sul rep u b b lican esim o : La nuova Italia o sarà
religiosa o non sarà. La politica è conquista di quel che
h a valore nel tem po, anzi, oggi e qui; e religione è invece
la conquista di quello che ha valore in sè e p e r sem pre,
e suscita, nel labile corso del tem po, le gran d i creazioni
sp iritu ali.
La religione deve e n tra re nella p o litica ed in sin u arsi
in essa e p erv ad erla ed elevarla, non fra i clam ori della
lo tta p o litica e fra i co n trasti p e r la potenza, m a p e r vie
silenziose ed occu lte: edu can d o cioè le qualità m orali, la
serietà d i v ita, la ferm ezza d i carattere, l’onestà, la lealtà,
il ferv o re disin teressato nel servizio della cosa pubblica,
che d an n o i buoni c itta d in i e a m m in istrato ri e gli eccel­
len ti uom ini p o litic i e fanno le coscienze spontaneam ente
e consapevolm ente docili all’u n ità d iscip lin ata delle gran­
di creazioni sp iritu a li.
INDICE

P r e m e s s a .......................................................................... Pa8- 5

I C riterii d i m e t o d o ? ............................................... 8 9

II. Pensiero e a z i o n e .................................................. 8 15

III. Fascism o e F e d e .................................................... 8 25

IV . R ivoluzione s p i r i t u a l e .......................................... 8 37

V. L iberta e d iscip lin a ............ .................................8 47

VI. Fascism o e id e a lis m o ............................................. 8 53

VII. Il culto della N a z i o n e ........................................8 61

V ili. Scuola e r e lig io n e .....................................................8 69

IX. Un precedente storico del fascism o - La de­


m ocrazia c r i s t i a n a .......................................... 8 79

X. Religione e politica. A ncora il P artito popolare » 89


C o n c l u s i o n e ..................................................................... 8 97

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