Sei sulla pagina 1di 10

Organizzazione Gladio

Gladio è il nome in codice di una struttura paramilitare segreta di tipo stay-behind ("stare dietro", "stare al di qua
delle linee") promossa durante la guerra fredda dalla NATO, per contrastare un eventuale attacco delle forze del Patto
di Varsavia ai Paesi dell'Europa occidentale.
Il termine Gladio è utilizzato propriamente solo in riferimento alla stay-behind italiana[1]. Il gladio era il simbolo
dell'organizzazione italiana, mentre quello internazionale era la civetta. Durante la guerra fredda, quasi tutti i paesi
dell'Europa occidentale crearono formazioni paramilitari, riunite nella "Stay Behind Net" sotto controllo NATO[2].
L'esistenza di Gladio, sospettata fin dalle rivelazioni rese nel 1984 dal membro di Avanguardia Nazionale Vincenzo
Vinciguerra durante il suo processo[3], fu riconosciuta ufficialmente dal presidente del Consiglio italiano Giulio
Andreotti il 24 ottobre 1990, che parlò di una "struttura di informazione, risposta e salvaguardia". L'esistenza della
struttura tuttavia era già esplicitamente rivelata nel libro edito nel 1979 (edizione italiana 1981) da William Colby La
mia vita nella CIA[4].
Una struttura della NATO, supervisionata da SHAPE
Negli anni cinquanta era avvertito negli ambienti NATO il pericolo di un nuovo conflitto sul suolo europeo. In caso di
attacco da parte dell'Unione Sovietica e dei suoi alleati, questa avrebbe occupato inizialmente i Paesi dell'Europa
occidentale, in quanto le forze corazzate sovietiche avrebbero potuto agevolmente travolgere le prime linee di
resistenza. Si ipotizzava che una prima linea di resistenza effettiva avrebbe potuto essere approntata sul fiume Reno.
Questo avrebbe comunque comportato la perdita di buona parte della Germania Occidentale, dell'Italia
settentrionale e dellaDanimarca.
Durante la seconda guerra mondiale gli Alleati avevano coordinato l'attività dei movimenti resistenziali nei paesi
occupati dall'Asse attraverso una rete di organizzazioni, coordinate da una speciale branca dei servizi
d'informazione del Regno Unito, il SOE (Special Operations Executive). Il SOE venne dismesso dopo la fine del conflitto,
ma fu riattivato all'inizio degli anni cinquanta, come nucleo di una nuova organizzazione che aveva il compito di porre
in essere una rete di resistenza nei vari paesi europei, nel caso questi fossero stati occupati dall'Armata Rossa o nel
caso i comunisti avessero preso il potere attraverso un colpo di stato.
Un primo gruppo di nazioni (Stati Uniti, Regno Unito, Francia) costituì dunque il CPC, Comitato per il coordinamento,
per pianificare, in caso d'invasione, le attività comuni svolte dai rispettivi servizi d'informazione in supporto alle
operazioni militari dell'Alleanza atlantica. La struttura di coordinamento era sottoposta alla direzione del comando
supremo delle forze alleate in Europa: SHAPE, ovvero Supreme Headquarters Allied Powers Europe.
Coordinamento SHAPE
Operante in tutta la NATO, Gladio era coordinata dal Clandestine Planning Committee, l'organo multinazionale
controllato dal Belgio dallo SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe). In un articolo dell'"International
Herald Tribune" datato 13 novembre 1990, Joseph Fitchett parla della "Resistenza della Nato", e dice che queste reti
anticomuniste, finanziate in parte dalla CIA, erano presenti in tutta Europa, comprese
nazioni neutrali come Svezia e Svizzera.
Contrasto dell'invasione sovietica
Lo scopo principale dell'Organizzazione Gladio era di contrastare una possibile invasione dell'Europa occidentale da
parte dell'Unione Sovietica e dei paesi aderenti al Patto di Varsavia, attraverso atti di sabotaggio e di guerriglia dietro
le linee nemiche. La NATO era consapevole infatti che le truppe stanziate in Europa occidentale non erano sufficienti a
respingere una invasione dell'Armata Rossa in un conflitto diretto senza ricorrere all'uso delle armi nucleari.
Le organizzazioni "stay-behind" della NATO rappresentavano quindi una possibilità di continuare a combattere in
attesa dell'intervento degli Stati Uniti che, data la distanza geografica dall'Europa, sarebbe giocoforza arrivato in un
secondo momento. Le sue cellule clandestine erano destinate a "stare nascoste" (o "al di qua delle linee", da cui il
nome in inglese stay behind) in territori controllati dal nemico e comportarsi come movimenti di resistenza,
conducendo atti di sabotaggio e di guerriglia. Vennero considerate altre forme di resistenza clandestina e non
convenzionale, comeoperazioni "false flag" (attentati e simili operazioni rivendicate sotto falsa bandiera per
fomentare divisioni politiche) e attacchi terroristici.
L'idea di costruire questa rete segreta venne a ex ufficiali del SOE (Special Operations Executive, Direzione delle
Operazioni Speciali) britannico, un'organizzazione del Ministero della Guerra economica che aveva operato durante
la seconda guerra mondiale nei Paesi dove si erano costituiti dei governi fascisti o filo-nazisti
(Norvegia, Francia e Italia). L'idea inglese fu subito accolta dagli Stati Uniti e si decise anche, per mantenere la
segretezza, di tenerla fuori dalle organizzazioni militari tradizionali, vale a dire fuori dai comandi NATO. Nacque così
Stay Behind Net[5].
Ingresso dell'Italia
Oltre ai tre paesi fondatori, diversi altri paesi NATO entrarono successivamente nella struttura. L'Italia lo fece in via
ufficiale nel 1964, ma già in precedenza erano attivi accordi bilaterali tra SIFAR (l'allora Servizio d'Informazione delle
Forze Armate) e CIA tesi ad arruolare ed addestrare nuclei di operativi in grado di organizzare la resistenza armata sul
territorio occupato da un'invasione o controllato da "forze sovversive".[6]
In Italia è stata ipotizzata da più parti (anche dalla Commissione stragi [7]) l'esistenza di strutture nate in chiave anti-
comunista nelle ultime fasi della guerra (come quelle che sarebbero derivate dalle brigate Osoppo) e nel primo
dopoguerra, che poi sarebbero confluite, in tutto o in parte, in Gladio.
Nel 1964, oltre all'Italia, i paesi aderenti erano Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania Occidentale, Paesi
Bassi, Belgio e Lussemburgo. In seguito aderirono anche Danimarca e Norvegia. Altri paesi NATO,
come Grecia, Turchia, Spagna e Portogallo, non entrarono mai, a quanto risulta, nel comitato di coordinamento.
Peraltro, organizzazioni simili, pur non collegate con la struttura NATO, vennero probabilmente create in quasi tutti i
paesi occidentali che temevano un'invasione sovietica, compresi stati neutrali
come Austria, Finlandia, Svezia e Svizzera.
Segretezza
L'esistenza di queste forze militari NATO clandestine rimase un segreto strettamente sorvegliato durante tutta
la guerra fredda fino al 1990.
In Italia dell'esistenza di Gladio erano informati i vertici politici del paese: Presidente della Repubblica, Presidente del
Consiglio, Ministro della Difesa, come pure i vertici militari. La struttura di Gladio era invece sconosciuta al
Parlamento. Francesco Cossiga, che fu informato dell'esistenza della struttura nel 1966, quando entrò per la prima
volta al governo, come sottosegretario alla difesa, dichiarò che "gli accordi per creare Stay Behind in Italia furono
conclusi da Aldo Moro e Paolo Emilio Taviani". Inoltre Andreotti gli spiegò che aveva rivelato il segreto su Gladio
perché "ormai, caduto il Muro di Berlino, non vi era più alcuna ragione per non raccontare come stavano davvero le
cose"[8][9].
Divulgazione del segreto
Nel 1990 il primo troncone della rete internazionale fu reso pubblico in Italia: ciò avvenne con l'autorizzazione data dal
presidente del consiglio Andreotti al giudice Casson di accedere agli archivi del SISMI per accertare il ruolo di depositi
NASCO nella strage di Peteano, e con due successive comunicazioni del medesimo Andreotti, una scritta alla
Commissione bicamerale di inchiesta sulle stragi ed una orale alle Assemblee delle due Camere.
In Italia il suo nome in codice era Gladio, la parola che indica la corta spada a doppio taglio usata dai Romani. Il
governo ne ordinò lo scioglimento il 27 luglio 1990.
Il governo italiano affermò che identiche forze armate clandestine erano esistite anche in tutti gli altri paesi
dell'Europa occidentale. Questa ammissione si rivelò corretta e successive ricerche dimostrarono che in Belgio, le
forze segrete della NATO erano state denominate in codice SDRA8, in Danimarca Absalon, in Germania TD BJD, in
Grecia LOK, nel Lussemburgo semplicemente Stay-Behind, nei Paesi Bassi "I&O", in Norvegia ROC, nel Portogallo
Aginter, in Svizzera P26, in Turchia Contro-Guerriglia ed in Austria OWSGV. I nomi in codice degli eserciti segreti in
Francia, in Finlandia, in Spagna ed in Svezia rimangono tuttora sconosciuti.
Critiche al segreto
Dopo avere appreso della scoperta, il Parlamento Europeo stilò una risoluzione criticando aspramente il fatto:
« Queste organizzazioni operavano e continuano ad operare del tutto al di fuori della legalità dal momento che non
sono soggette ad alcun controllo parlamentare [e] richiedono una piena indagine sulla natura, struttura, intenti e
ogni altro aspetto di queste organizzazioni clandestine. »
Al momento solo Italia, Belgio e Svizzera condussero indagini parlamentari, mentre l'amministrazione del presidente
americano George H. W. Bush rifiutò di commentare, essendo nel mezzo dei preparativi per una guerra
contro Saddam Hussein nel Golfo Persico, e temendo potenziali danni per l'alleanza militare."[10]
La Gladio italiana
Origini
La presenza di una struttura stay-behind in Italia risale al 1949, seppure con un nome diverso da Gladio. In una
relazione del Comitato Parlamentare sui servizi segreti del 1995 si legge che
« In base a quanto risulta dalle indagini giudiziaria è fuor di dubbio che in epoca precedente alla creazione di Gladio
sia esistita un'altra organizzazione denominata "Duca", con le stesse finalità e struttura analoga, di cui sappiamo ben
poco e che dovrebbe essere stata sciolta intorno al gennaio 1995(ma in vari documenti acquisiti dall'Autorità
giudiziaria si parla di organizzazione "Duca - Gladio").[11] »
Gladio viene costituita con un protocollo d'intesa tra il Servizio italiano e quello statunitense in data 26
novembre 1956, nel quale però vi era stato un esplicito riferimento ad accordi preesistenti: nella relazione inviata dal
presidente del Consiglio Giulio Andreotti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e sulle stragi il 17
ottobre 1990 verrà segnalato che con quella intesa tra SIFAR (al cui comando, al tempo della stesura del protocollo,
era da poco stato posto Giovanni De Lorenzo) e CIA erano stati "confermati tutti i precedenti impegni intervenuti nella
materia tra Italia e Stati Uniti".
Nel giugno 1959 il Servizio segreto italiano entrò a far parte del "Comitato di pianificazione e coordinamento", organo
di SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe)[6]. Nel 1964, del "Comitato clandestino alleato (ACC)",
emanazione del suddetto Comitato di pianificazione e coordinamento e costituito tra paesi che intendevano
organizzare una resistenza sul proprio territorio, in caso di aggressione dall'Est e, a quanto sembra, anche
nell'eventualità di "sovvertimenti interni", ovvero tentativi di colpo di stato interni.
L'ipotesi di finanziamenti a Gladio da parte della CIA, posti in essere per lo meno fino al 1975, era già stata avanzata
nel 1990 dal generale Giovan Battista Minerva (ufficiale del Sifar e poi del Sid, in servizio con il compito di direttore
amministrativo tra il 1963 ed il 1975), durante le indagini sull'incidente dell'aereo Argo 16.[12]
Rivelazione dell'esistenza
Il 24 ottobre 1990 Giulio Andreotti, capo del governo italiano, rivelò alla Camera dei deputati l'esistenza di Gladio, che
fu quindi la prima organizzazione aderente alla rete "stay-behind" ad essere resa pubblica.
Quando l'esistenza di Gladio divenne di pubblico dominio venne pubblicato un elenco di 622 "gladiatori":
ufficialmente tutti i partecipanti, dalla fondazione allo scioglimento dell'organizzazione. Tuttavia, da più parti questa
lista è stata considerata incompleta, sia per il ridotto numero di uomini, ritenuto troppo basso rispetto ai compiti
dell'organizzazione estesi in quasi 40 anni, sia per l'assenza nella lista di alcuni personaggi che da indagini successive (e
in alcuni casi per loro stessa ammissione) avevano fatto parte dell'organizzazione. Contro quest'ultima tesi tuttavia e a
conferma della partecipazione di soli 622 aderenti all'attività segreta, sussistono alcune super-perizie richieste
all'interno dei processi avvenuti successivamente la pubblicazione della lista, super-perizie di cui parla il generale
Paolo Inzerilli, accusato in questi processi ma prosciolto totalmente.[senza fonte]Luigi Tagliamonte, capo dell’ufficio
amministrazione del SIFAR e, successivamente, capo dell’ufficio programmazione e bilancio del comando generale
dell’Arma dei Carabinieri, durante una delle varie inchieste che ruotarono intorno alla questione, relativamente ad
una base di addestramento di Gladio dichiarò:
« Sapevo che presso il Cag (il Centro addestramento guastatori di Punta Poglina a Capo Marrargiu, pochi chilometri
a sud di Alghero) si effettuavano dei corsi di addestramento alla guerriglia, al sabotaggio, all'uso degli esplosivi al
fine di impiegare le persone addestrate in caso di sovvertimenti di piazza, in caso che il PCI avesse preso il potere.
Tanto sapevo io trattando pratiche di ufficio al Sifar e relative al Cag. Oggi penso, riportandomi ai miei ricordi, che
la citazione della eventuale invasione del nostro Paese, a proposito della necessità della struttura ove era incardinato
il Cag, era un pretesto […] Il mio pensiero, testé formulato, deriva dal contenuto dei contatti che avevo con il
Maggiore Accasto e con il Capo Sezione CS Aurelio Rossi i quali, senza scendere nei dettagli, mi rappresentavano
che il Cag esisteva per contrastare eventuali sovvertimenti interni e moti di piazza fatti dal Pci »
(Dichiarazioni di Luigi Tagliamonte[13])
Gladio, la strategia della tensione e le ingerenze estere in Italia
Dopo la divulgazione del segreto, coincidente approssimativamente con la dissoluzione dell'Unione Sovietica e con la
conseguente fine della guerra fredda, pur non esistendo nulla di accertato, sono state fatte molte ipotesi sulle
relazioni intrattenute da questa organizzazione, o da parti deviate di essa, con l'eversione di destra o di sinistra o con
attentati o con tentativi di colpo di stato avvenuti in Italia. Già precedentemente si era comunque parlato di tale
organizzazione (ne parla per esempio Moro nel suo memoriale scritto nel 1978 durante i giorni della prigionia), e la
sua esistenza era comunque ovviamente nota nell'ambito dei vertici politici, dei ministri competenti, dei vertici militari
e dei servizi segreti.
Nel 2000 il rapporto del Gruppo "Democratici di Sinistra-L'Ulivo", stilato in seno ad una Commissione parlamentare,
concludeva che la strategia della tensione era stata sostenuta dagli Stati Uniti d'America per "impedire al PCI, e in
certo grado anche al PSI, di raggiungere il potere esecutivo nel paese", identificando anche i Nuclei per la Difesa dello
Stato non come un gruppo autonomo, ma come una delle operazioni portate avanti da Gladio con questi scopi. [14]
Le dichiarazioni di Vincenzo Vinciguerra
L'ex terrorista Vincenzo Vinciguerra confessò nel 1984 al giudice Felice Casson (alcuni anni prima delle dichiarazioni
ufficiali sull'esistenza di Gladio e della rete stay-behind) di aver compiuto l'attentato terroristico di Peteano il 31
maggio 1972, nel quale tre carabinieri erano rimasti uccisi (fino all'interrogatorio di Vinciguerra, erano state le Brigate
Rosse ad essere accusate dell'attentato). Durante il processo, Vinciguerra spiegò come fosse stato aiutato dai servizi
segreti italiani e come fuggì nella Spagna franchista dopo la strage di Peteano. L'ex terrorista, sentito nello stesso anno
anche nel processo relativo alla strage di Bologna, parlò apertamente dell'esistenza di una struttura occulta nelle forze
armate italiane, composta sia da militari che da civili, con finalità anti-invasione sovietica, ma che, potendo questa
anche non avvenire, era stata in grado di coordinare le varie stragi per evitare che anche internamente il paese si
spostasse troppo a sinistra; questo, sempre secondo la testimonianza dell'ex terrorista, a nome della Nato e con il
supporto dei servizi segreti e di alcune forze politiche e militari italiane. [15][3]
Le dichiarazioni del Generale Maletti
Il generale Gian Adelio Maletti, ex capo del Reparto D del SID del controspionaggio italiano, dichiarò nel marzo
del 2001 che la CIA avrebbe potuto promuovere il terrorismo in Italia. Lo stesso Maletti in diverse interviste e
nell'audizione davanti alla Commissione Stragi citò più volte l'interessamento degli USA nei confronti di alcune
personalità e di alcuni reparti militari, tra cui alcuni di quelli che poi furono coinvolti in alcuni dei diversi tentativi di
golpe avvenuti in Italia (Golpe Borghese) e Golpe Bianco[16]
Lo stesso Maletti venne ascoltato il 21 marzo 2001 dal tribunale di Milano, relativamente ai processi su Piazza
Fontana (evento per cui era stato condannato nel 1981 per depistaggio). Sulla forma della sua deposizione vi fu uno
scontro tra difesa e accusa. La difesa sosteneva che dovesse deporre come teste, quindi sotto giuramento e quindi
obbligato a dire la verità. L'accusa sostenne invece che dovesse deporre come imputato e quindi senza giuramento e
senza il conseguente obbligo di dire la verità.[senza fonte] La corte sentenziò a favore delle tesi dell'accusa. Maletti depose
come imputato, per cui senza obbligo formale di attenersi al vero nella sua deposizione.[17] Maletti dichiarò che
esisteva una "regìa internazionale" delle stragi relative alla strategia della tensione. Su domanda della difesa dichiarò
tuttavia di non avere prove.[17] Dichiarò nello stesso interrogatorio che la CIA finanziasse sia il SID (con cui c'era
tuttavia una collaborazione unilaterale per quello che riguarda il lavoro di intelligence del servizio: "Il rapporto tra il
Sid e la Cia è stato di inferiorità. Chiedevamo notizie, ma non ce ne davano.") che Gladio (la base di capo Marrargiu,
secondo Maletti effettivamente impiegata da Gladio, sarebbe stata realizzata grazie a fondi statunitensi, fatto
quest'ultimo confermato anche dall'ex presidente Francesco Cossiga nella sua audizione davanti alla Commissione
Stragi[18])[17][19]. In un'intervista rilasciata dopo la deposizione, Maletti confermerà la sua convinzione che gli Stati Uniti
avrebbero fatto di tutto per evitare uno spostamento a sinistra dell'Italia e che simili azioni avrebbero potuto essere
state attuate anche in altri paesi.[20] La Cia alcuni mesi dopo respingerà esplicitamente le accuse.
La struttura organizzativa di Gladio
Il 1 ottobre 1956 era stata costituita, nell'ambito dell'Ufficio "R" del SIFAR, una Sezione Addestramento, denominata
S.A.D. (Studi Speciali e Addestramento del Personale). La S.A.D. ai cui responsabili verrà demandato il ruolo di
Coordinatore Generale dell'Operazione "Gladio", si articolava in quattro gruppi:
Gruppo Supporto Generale;
Gruppo Segreteria Permanente ed Attivazione delle Branche Operative;
Gruppo Trasmissioni;
Gruppo Supporto Aereo, Logistico ed Operativo.
Alle dipendenze della S.A.D. venne posto il Centro Addestramento Guastatori (C.A.G.) e la Struttura
Segreta N.A.T.O. Stay Behind "Gladio", la quale era così strutturata:
Unità di Comando
1 Nucleo Informativo
1 Nucleo Propaganda
1 Nucleo Evasione e Fuga
2 Nuclei Guerriglia
Unità di Pronto Impiego "Stella Alpina" (Friuli-Venezia Giulia)
Unità di Pronto Impiego "Stella Marina" (Trieste)
Unità di Pronto Impiego "Rododendro" (Trentino-Alto Adige)
Unità di Pronto Impiego "Azalea" (Veneto)
Unità di Pronto Impiego "Ginestra" (Laghi Lombardi)
ogni Unità di Pronto Impiego era costituita da:

1 Nucleo Informativo
1 Nucleo Propaganda
1 Nucleo Evasione e Fuga
2 Nuclei Guerriglia
2 Nuclei Sabotaggio
per un totale di 40 Nuclei. Inoltre, esistevano altre 5 Unità di Guerriglia di Pronto Impiego in regioni di particolare
interesse. Esistevano, a partire dal 1963 fino al 1972, altresì, 139 Depositi "Nasco". Gli Statunitensi dotarono la
Struttura anche di un aereo Dakota C47, nome in codice "Argo-16", fornito per le operazioni di trasporto.
«Stay Behind» in Europa
Austria
Nel 1947 in Austria venne svelata una struttura segreta stay-behind, che era stata costruita da due appartenenti
all'estrema destra, Soucek e Rössner. Il cancelliere Theodor Körner graziò gli accusati in circostanze non chiarite.
Nel 1965 le forze di polizia scoprirono un deposito di armi stay-behind in una vecchia miniera vicino a Windisch-
Bleiberg, circostanza che costrinse le autorità austriache a rilasciare una lista con la posizione di altri 33 analoghi
nascondigli in Austria.
Belgio
L'assassinio del presidente del Partito Comunista Belga Julien Lahaut, nel 1950, ebbe un significato nazionale e
internazionale, nel quale venne sospettata l'influenza della rete anticomunista Gladio [21]. Nel 1985 il Massacro del
Brabante venne collegato ad un complotto interno all'organizzazionestay-behind belga SDRA8, alla gendarmeria belga
SDRA6, al gruppo di estrema destra Westland New Post, e alla Defense Intelligence Agency (DIA), il servizio segreto del
Pentagono. Nel 1990, il quartier generale della struttura stay-behind del Comitato Clandestino Alleato (ACC), si
incontra il23 e 24 ottobre dello stesso anno sotto la presidenza del generale belga Van Calster, direttore del servizio
segreto militare belga (SGR). Nello stesso anno, il Parlamento Europeo condanna in una risoluzione la NATO e gli Stati
Uniti, per aver manipolato la politica europea tramite le strutture stay-behind.
Cipro
La costituzione del 1960 prevedeva unicamente la presenza di un piccolo Esercito professionista formato da poche
centinaia di uomini di entrambe le Comunità Cipriote. In seguito agli scontri del 1963-64 che portarono al crollo della
condivisione del potere tra Greci e turki ciprioti, fu creata laGuardia Nazionale come Esercito greco cipriota con
coscrizione obbligatoria. Gli ufficiali della Guardia Nationale erano quasi esclusivamente ufficiali dellàesercito greco,
con cittadinanza greca. Unità LOK furono create a Cipro sul modello delle unità greche del LOK, benché Cipro non
facesse mai parte della NATO e fosse all'epoca membro del Non-Aligned Movement. Il giornalista Makarios
Drousiotis[22] ha scritto sul complotto dell'ufficiale greco Dimitris Papapostolou, all'epoca commandante del LOK di
Cipro, con l'ex-ministro degli interni Polykarpos Yorkatzis per uccidere il presidenteMakarios attaccando il suo
elicottero e sul suo coinvolgimento nell'omocidio di Yorkatzis. Il 15 luglio 1974 un colpo di stato contro Makarios fu
eseguito dalle unità della Guardia Nazionale, con l'attacco al palazzo presidenziale perpetrato da 32 unità Moira
Katadromon LOK con l'aiuto di carri armati di unità da ricognizione.
Finlandia
Nel 1945 il ministro degli interni finlandese Leino svela la chiusura di un esercito segreto stay-behind. Nel 1991 i mass
media svedesi rivelano che un gruppo segreto stay-behind era esistito nella neutrale Finlandia, con una base in esilio
a Stoccolma. Il ministro della difesa finlandese Elisabeth Rehn etichetta la rivelazione come "una favola", aggiungendo
cautamente "o almeno una storia incredibile, di cui non so nulla."
Francia
Nel 1947 il ministro degli interni francese Edouard Depreux rivelò l'esistenza di un esercito segreto stay-behind
in Francia, dal nome in codice "Plan Bleu". L'anno seguente, venne creato il "Comitato Clandestino dell'Unione
Occidentale" (WUCC), per coordinare la guerra segreta non ortodossa. Nel 1949 il WUCC viene integrato nella NATO, il
cui quartier generale viene stabilito in Francia, con il nome di "Clandestine Planning Committee" (CPC). Nel 1958 la
NATO fonda il Comitato Clandestino Alleato (ACC) per coordinare la guerra segreta. Quando la NATO stabilisce il
nuovo quartier generale europeo a Bruxelles, l'ACC, con il nome in codice SDRA11, viene nascosto all'interno del
servizio segreto militare belga (SGR), che ha il suo quartier generale vicino a quello della NATO.
L'illegale Organisation de l'Armée Secrète (OAS) viene creata con membri della stay-behind francese e ufficiali
della Guerra francese in Vietnam. Nel 1961 l'OAS inscenò un fallito colpo di stato ad Algeri, col supporto della CIA,
contro il governo De Gaulle.
Le reti La Rose des Vents ("Rosa dei venti") e Arc-en-ciel ("Arcobaleno"), erano parte di Gladio. Secondo
voltairenet.org, François de Grossouvre era il capo di Gladio in Francia, fino al suo presunto suicidio avvenuto il 7
aprile 1994[23]. Il capitano Paul Barril, assieme ad altri, sostiene che venne assassinato.
Germania
Nel 1952 l'ex ufficiale delle SS Hans Otto rivelò alla polizia criminale di Francoforte l'esistenza dell'esercito stay-
behind nazista tedesco BDJ-TD. Gli estremisti di destra arrestati vennero misteriosamente trovati non colpevoli.
Nel 1976 la segretaria del BND Heidrun Hofer venne arrestata dopo aver rivelato i segreti dell'esercito stay-behind
tedesco al marito, che era una spia del KGB.
Nel 2004 il capo dello spionaggio Norbert Juretzko pubblicò un libro sul suo lavoro al BND. Entrò nei dettagli riguardo
al reclutamento di partigiani per la rete di stay-behind. Venne cacciato dal BND dopo un processo segreto contro di lui,
perché il BND non riuscì a trovare il vero nome della fonte russa "Rubezahl" che aveva reclutato. Un uomo con lo
stesso nome che Juretzko aveva fatto, venne arrestato dal KGB a causa del suo tradimento per il BND, ma era
ovviamente innocente: il suo nome era stato scelto a caso da Juretzko, prendendolo dall'elenco telefonico.
Secondo Juretzko, il BND costruì la sua branca di Gladio, ma scoprì dopo la caduta della DDR che era completamente
noto alla STASI. Quando la rete venne smantellata, emersero ulteriori strani dettagli. Un direttore dello spionaggio
aveva tenuto l'equipaggiamento radio nella cantina di casa, con la moglie che eseguiva le chiamate di prova ogni 4
mesi, sulla base del fatto che l'equipaggiamento era troppo "prezioso" perché restasse in mano a civili. Juretzko lo
venne a sapere perché il direttore aveva smantellato la sua sezione della rete così velocemente che non ci fu tempo di
adottare misure quali il recupero di tutte le attrezzature tenute nascoste.
I civili reclutati come partigiani stay-behind erano equipaggiati con una radio a onde corte clandestina, con una
frequenza fissa. Questa era dotata di una tastiera cifrata, che rendeva inutile l'uso del codice Morse. Avevano inoltre
da parte ulteriori attrezzature per segnalare a elicotteri o sottomarini di sbarcare agenti speciali che avrebbero dovuto
stare nelle loro case mentre preparavano operazioni di sabotaggio contro i comunisti.
Secondo il perpetratore della bomba dell'Oktoberfest del 1980 a Monaco, gli esplosivi provenivano da un nascondiglio
di Gladio vicino al villaggio di Uelzen.
In Germania l'esecutore di un attentato nel 1980 a Monaco di Baviera, ha riferito che l'esplosivo proveniva da un
deposito della Stay-behind tedesca. In un articolo del 7 novembre 1990 del quotidiano francese "Le Monde", un
ufficiale della Gladio francese affermò che "a seconda dei casi, avremmo dovuto contrastare o favorire il terrorismo
di estrema sinistra o estrema destra"[24]. Secondo un articolo del dicembre 1990 del "Guardian" a firma di Ed Vulliamy,
la prima ragione della scoperta di Gladio fu "un gruppo di giudici che esaminavano lettere scoperte a Milano in
ottobre, nelle quali, prima del suo omicidio, il leader democristiano Aldo Moro affermava di temere che
"un'organizzazione ombra" accanto ad "altri servizi segreti dell'Occidente […] potrebbero essere implicati nella
destabilizzazione [politica nde] del nostro Paese"[25].
Grecia
In Grecia l'esercito stay-behind Forza d'Incursione Ellenica prese il controllo del ministero della difesa greco e diede
vita ad un colpo di stato installando il "Regime dei Colonnelli" (1967-1974), che si renderà in seguito protagonista di
maltrattamenti, violenze e torture tra le più efferate degli ultimi cinquant'anni, anche se tra le meno note.
Norvegia
Nel 1957 il direttore del servizio segreto norvegese (Etterretningstjenesten), Vilhelm Evang, protestò duramente
contro la sovversione interna del suo paese tramite gli Stati Uniti e la NATO e ritirò temporaneamente l'esercito stay-
behind norvegese dagli incontri del CPC. Nel 1978 la polizia scoprì un nascondiglio di armi stay-behind e arrestò Hans
Otto Meyer che rivelò l'esistenza dell'esercito segreto norvegese.
Paesi Bassi
Un grande nascondiglio di armi venne scoperto nel 1983 vicino al villaggio di Velp nei Paesi Bassi. Il governo fu
costretto a confermare che le armi erano correlate ai progetti NATO di guerra non ortodossa.
Portogallo
Nel 1966 la CIA crea la Aginter Press, la quale, sotto la direzione del Capitano Yves Guerin Serac, dirige un esercito
segreto stay-behind e addestra i suoi membri alle tecniche di azione sotto copertura, comprese esercitazioni
di attentati terroristici, assassinii silenziosi, tecniche di sovversione, comunicazioni clandestine, infiltrazione e guerra
coloniale. Nel 1969 in Mozambico la Aginter Press assassina Eduardo Mondlane, capo del movimento di
liberazione FRELIMO (Frente de Libertação de Moçambique).
Regno Unito
Nel Regno Unito, il primo ministro Winston Churchill creò lo Special Operations Executive (SOE) nel 1940, per assistere
i movimenti di resistenza ed eseguire operazioni di guerriglia in territorio occupato dall'Asse. Dopo la fine
della seconda guerra mondiale, le organizzazioni stay-behind vennero istituite grazie all'esperienza e al
coinvolgimento di ex ufficiali del SOE.
L'organizzazione britannica fu attiva fino agli anni sessanta.
Spagna
Nel maggio 1976, un anno dopo la morte di Francisco Franco, due Carlisti a Montejurra vennero uccisi da terroristi di
estrema destra, tra cui Stefano Delle Chiaie e membri dell'Alleanza Anticomunista Argentina (Tripla A): furono
sostenuti[26] collegamenti tra questo "gruppo di fuoco", Gladio e la "Guerra Sporca" sudamericana.
L'anno seguente, col supporto di terroristi di estrema destra italiani, la stay-behind compie una strage al civico 55
del calle de Atocha, a Madrid, dove in un attacco a un ufficio legale strettamente legato al Partito Comunista di
Spagna uccidono cinque persone.
Svezia
Nel 1951 l'agente della CIA William Colby, in servizio alla stazione CIA di Stoccolma, aiuta all'addestramento di eserciti
stay-behind nelle neutrali Svezia e Finlandia e nei paesi NATO di Norvegia e Danimarca. Nel 1953 la polizia arresta
l'estremista di destra Otto Hallberg e scopre l'esercito stay-behind svedese. Hallberg viene liberato e le accuse contro
di lui vengono misteriosamente lasciate cadere.
Svizzera
Nel 1990 il Colonnello Herbert Alboth, ex comandante dell'esercito segreto stay-behind svizzero (P26), dichiara in una
lettera confidenziale al dipartimento della difesa di essere disposto a rivelare "tutta la verità". Viene trovato in seguito
nella sua casa, accoltellato con la sua stessa baionetta. Il dettagliato rapporto parlamentare sull'esercito segreto
svizzero viene presentato al pubblico il 17 novembre.
Turchia
Il gruppo ultranazionalista dei Lupi grigi ha, secondo alcune fonti, lavorato per la Stay-behind turca. Secondo Le Monde
diplomatique, Abdullah Çatlı
« ...è riconosciuto per essere stato uno dei principali perpetratori delle operazioni coperte eseguite dalla branca turca
di Gladio (4), e ha giocato un ruolo chiave nei sanguinosi eventi del periodo 1976-80, che spianarono la strada al
colpo di stato militare del settembre 1980. Come giovane capo della milizia di estrema destra dei Lupi Grigi, è stato
accusato, tra le altre cose, dell'assassinio di sette studenti di sinistra. »
Le richieste FOIA
Tre richieste FOIA (Freedom of Information Act) sono state presentate alla CIA, la quale le ha respinte con la replica
standard: "La CIA non può confermare né smentire l'esistenza o l'inesistenza di registrazioni che rispondano alla vostra
richiesta." Una richiesta venne presentata dal National Security Archive nel 1991; un'altra dalla commissione del
Senato italiano guidata dal Senatore Giovanni Pellegrino nel 1995, riguardante Gladio e l'omicidio di Aldo Moro;
l'ultima nel 1996, da Olivier Rathkolb, dell'Università di Vienna, per conto del governo austriaco, riguardante gli
eserciti segreti stay-behind, dopo la scoperta di un nascondiglio di armi.
I politici su Gladio
Mentre l'esistenza delle organizzazioni "stay-behind" come Gladio è stata contestata, con alcuni scettici che le
descrivono come una teoria del complotto, la loro esistenza è stata confermata diverse volte da importanti esponenti
politici dei paesi NATO:
« Gladio fu necessaria durante i giorni della Guerra Fredda, ma in vista del collasso del Blocco Orientale, l'Italia
avrebbe suggerito alla NATO che l'organizzazione non era più necessaria. »
(Giulio Andreotti, ex Presidente del Consiglio)
« Una struttura esisteva, creata agli inizi degli anni 1950, per permettere le comunicazioni con un governo che
sarebbe potuto fuggire all'estero nel caso la nazione fosse stata occupata »
(Jean-Pierre Chevenement, ex ministro della difesa francese)
« Commando locali e la CIA crearono un ramo della rete nel 1955 per organizzare la guerriglia di resistenza a
qualsiasi invasore comunista. »
( Yannis Varvitsiotis, ex ministro della difesa greco)
Organizzazione Gladio in Italia
Gladio era un'organizzazione clandestina di tipo "stay-behind" ("stare dietro", "stare in retroscena") promossa dalla NATO per
contrastare una possibile invasione dell'Europa occidentale da parte dell'Unione Sovietica e dei paesi aderenti al Patto di Varsavia,
attraverso atti di sabotaggio e diguerriglia dietro le linee nemiche. La NATO era preoccupata del fatto che l'Unione Sovietica fosse
nettamente superiore sul piano delle armi convenzionali, per cui non si poteva sperare di sconfiggere l'Armata Rossa in un conflitto
diretto senza ricorrere all'uso delle armi nucleari.
Malgrado in Italia Gladio sia propriamente utilizzato in riferimento solo alla "stay-behind" italiana (o, secondo alcuni, la principale e
più duratura tra diverse stay-behind che operarono in Italia), il termine è stato applicato dalla stampa anche ad altre operazioni di
tipo stay-behind. Durante la guerra fredda, quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale organizzarono reti stay-behind sotto
controllo NATO.
L'esistenza di Gladio, sospettata fin dalle rivelazioni rese nel 1984 dal membro di Avanguardia Nazionale Vincenzo
Vinciguerra durante il suo processo[1], fu riconosciuta dal presidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti il 24 ottobre 1990, che
parlò di una "struttura di informazione, risposta e salvaguardia".
Origini
La presenza di una struttura stay-behind in Italia risale al 1949, seppure con un nome diverso da Gladio. In una relazione del
Comitato Parlamentare sui servizi segreti del 1995 si legge che
« In base a quanto risulta dalle indagini giudiziaria è fuor di dubbio che in epoca precedente alla creazione di Gladio sia esistita
un'altra organizzazione denominata "Duca", con le stesse finalità e struttura analoga, di cui sappiamo ben poco e che dovrebbe
essere stata sciolta intorno al gennaio 1995(ma in vari documenti acquisiti dall'Autorità giudiziaria si parla di organizzazione
"Duca - Gladio").[2] »
Gladio viene costituita con un protocollo d'intesa tra il Servizio italiano e quello statunitense in data 26 novembre 1956, nel quale
però vi era stato un esplicito riferimento ad accordi preesistenti: nella relazione inviata dal presidente del Consiglio Giulio
Andreotti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e sulle stragi il 17 ottobre 1990 verrà segnalato che con quella
intesa tra SIFAR (al cui comando, al tempo della stesura del protocollo, era da poco stato posto Giovanni De Lorenzo) e CIA erano
stati "confermati tutti i precedenti impegni intervenuti nella materia tra Italia e Stati Uniti".
Nel giugno 1959 il Servizio segreto italiano entrò a far parte del "Comitato di pianificazione e coordinamento", organo
di SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe) [3]. Nel 1964, del "Comitato clandestino alleato (ACC)", emanazione del
suddetto Comitato di pianificazione e coordinamento e costituito tra paesi che intendevano organizzare una resistenza sul proprio
territorio, in caso di aggressione dall'Est e, a quanto sembra, anche nell'eventualità di "sovvertimenti interni", ovvero tentativi di
colpo di stato interni.
L'ipotesi di finanziamenti a Gladio da parte della CIA, posti in essere per lo meno fino al 1975, era già stata avanzata nel 1990 dal
generale Giovan Battista Minerva (ufficiale del Sifar e poi del Sid, in servizio con il compito di direttore amministrativo tra il 1963 ed
il 1975), durante le indagini sull'incidente dell'aereo Argo 16.[4]
Oltre ai tre paesi fondatori, diversi altri paesi NATO entrarono successivamente nella struttura. L'Italia lo fece in via ufficiale
nel 1964, ma già in precedenza erano attivi accordi bilaterali tra SIFAR (l'allora Servizio d'Informazione delle Forze Armate) e CIA
tesi ad arruolare ed addestrare nuclei di operativi in grado di organizzare la resistenza armata sul territorio occupato da
un'invasione o controllato da "forze sovversive".[3]
In Italia è stata ipotizzata da più parti (anche dalla Commissione stragi[5]) l'esistenza di strutture nate in chiave anti-comunista nelle
ultime fasi della guerra (come quelle che sarebbero derivate dalle brigate Osoppo) e nel primo dopoguerra, che poi sarebbero
confluite, in tutto o in parte, in Gladio.
Nel 1964, oltre all'Italia, i paesi aderenti erano Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania Occidentale, Paesi
Bassi, Belgio e Lussemburgo. In seguito aderirono anche Danimarca e Norvegia. Altri paesi NATO,
come Grecia, Turchia, Spagna e Portogallo, non entrarono mai, a quanto risulta, nel comitato di coordinamento. Peraltro,
organizzazioni simili, pur non collegate con la struttura NATO, vennero probabilmente create in quasi tutti i paesi occidentali che
temevano un'invasione sovietica, compresi stati neutrali come Austria, Finlandia, Svezia e Svizzera.
Rivelazione dell'esistenza
Il 24 ottobre 1990 Giulio Andreotti, capo del governo italiano, rivelò alla Camera dei Deputati l'esistenza di Gladio, che fu quindi la
prima organizzazione aderente alla rete "stay-behind" ad essere resa pubblica.
Quando l'esistenza di Gladio divenne di pubblico dominio venne pubblicato un elenco di 622 "gladiatori": ufficialmente tutti i
partecipanti, dalla fondazione allo scioglimento dell'organizzazione. Tuttavia, da più parti questa lista è stata considerata
incompleta, sia per il ridotto numero di uomini, ritenuto troppo basso rispetto ai compiti dell'organizzazione estesi in quasi 40 anni,
sia per l'assenza nella lista di alcuni personaggi che da indagini successive (e in alcuni casi per loro stessa ammissione) avevano fatto
parte dell'organizzazione.
Luigi Tagliamonte, capo dell’ufficio amministrazione del SIFAR e, successivamente, capo dell’ufficio programmazione e bilancio del
comando generale dell’Arma dei Carabinieri, durante una delle varie inchieste che ruotarono intorno alla questione, relativamente
ad una base di addestramento di Gladio dichiarò:
« Sapevo che presso il Cag (il Centro addestramento guastatori di Punta Poglina vicino a Capo Marrargiu, Alghero) si
effettuavano dei corsi di addestramento alla guerriglia, al sabotaggio, all’uso degli esplosivi al fine di impiegare le persone
addestrate in caso di sovvertimenti di piazza, in caso che il PCIavesse preso il potere. Tanto sapevo io trattando pratiche di
ufficio al Sifar e relative al Cag. Oggi penso, riportandomi ai miei ricordi, che la citazione della eventuale invasione del nostro
Paese, a proposito della necessità della struttura ove era incardinato il Cag, era un pretesto […] Il mio pensiero, testé formulato,
deriva dal contenuto dei contatti che avevo con il Maggiore Accasto e con il Capo Sezione CS Aurelio Rossi i quali, senza
scendere nei dettagli, mi rappresentavano che il Cag esisteva per contrastare eventuali sovvertimenti interni e moti di piazza fatti
dal Pci »
(Dichiarazioni di Luigi Tagliamonte[6])
Gladio, la strategia della tensione e le ingerenze estere in Italia
Dopo la divulgazione del segreto, coincidente approssimativamente con la dissoluzione dell'Unione Sovietica e con la conseguente
fine della guerra fredda, pur non esistendo nulla di accertato, sono state fatte molte ipotesi sulle relazioni intrattenute da questa
organizzazione, o da parti deviate di essa, con l'eversione di destra o di sinistra o con attentati o con tentativi di colpo di
stato avvenuti in Italia. Già precedentemente si era comunque parlato di tale organizzazione (ne parla per esempio Moro nel
suo memoriale scritto nel 1978 durante i giorni della prigionia), e la sua esistenza era comunque ovviamente nota nell'ambito dei
vertici politici, dei ministri competenti, dei vertici militari e dei servizi segreti.
Nel 2000 il rapporto del Gruppo "Democratici di Sinistra-L'Ulivo", stilato in seno ad una Commissione parlamentare, concludeva che
la strategia della tensione era stata sostenuta dagli Stati Uniti d'America per "impedire al PCI, e in certo grado anche al PSI, di
raggiungere il potere esecutivo nel paese", identificando anche i Nuclei per la Difesa dello Stato non come un gruppo autonomo,
ma come una delle operazioni portate avanti da Gladio con questi scopi.[7]
Le dichiarazioni di Vincenzo Vinciguerra
L'ex terrorista Vincenzo Vinciguerra confessò nel 1984 al giudice Felice Casson (alcuni anni prima delle dichiarazioni ufficiali
sull'esistenza di Gladio e della rete stay-behind) di aver compiuto l'attentato terroristico di Peteano il 31 maggio 1972, nel quale tre
carabinieri erano rimasti uccisi (fino all'interrogatorio di Vinciguerra, erano state le Brigate Rosse ad essere accusate dell'attentato).
Durante il processo, Vinciguerra spiegò come era stato aiutato dai servizi segreti italiani e come fuggì nella Spagna franchista dopo
la strage di Peteano. L'ex terrorista, sentito nello stesso anno anche nel processo relativo alla strage di Bologna, parlò apertamente
dell'esistenza di una struttura occulta nelle forze armate italiane, composta sia da militari che da civili, con finalità anti-invasione
sovietica, ma che, potendo questa anche non avvenire, era stata in grado di coordinare le varie stragi per evitare che anche
internamente il paese si spostasse troppo a sinistra; questo, sempre secondo la testimonianza dell'ex terrorista, a nome
della Nato e con il supporto dei servizi segreti e di alcune forze politiche e militari italiane.[8] [1] Il 3 luglio 2001, dopo quattro anni di
processo, il Tribunale di Roma assolse Fulvio Martini, Paolo Inzerilli e Giovanni Invernizzi dall'accusa di falsa testimonianza in merito
alle presunte relazioni tra Gladio e la strage di Paetano[9].
Le dichiarazioni del Generale Maletti
Il generale Gian Adelio Maletti, ex capo del Reparto D del SID del controspionaggio italiano, dichiarò nel marzo del 2001 che la CIA
avrebbe potuto promuovere il terrorismo in Italia. Lo stesso Maletti in diverse interviste e nell'audizione davanti alla Commissione
Stragi citò più volte l'interessamento degli USA nei confronti di alcune personalità e di alcuni reparti militari, tra cui alcuni di quelli
che poi furono coinvolti in alcuni dei diversi tentativi di golpe avvenuti in Italia (Golpe Borghese) e Golpe Bianco[10]
Lo stesso Maletti venne ascoltato il 21 marzo 2001 dal tribunale di Milano, relativamente ai processi su Piazza Fontana (evento per
cui era stato condannato nel 1981 per depistaggio). Sulla forma della sua deposizione vi fu uno scontro tra difesa e accusa. La difesa
sosteneva che dovesse deporre come teste, quindi sotto giuramento e quindi obbligato a dire la verità. L'accusa sostenne invece
che dovesse deporre come imputato e quindi senza giuramento e senza il conseguente obbligo di dire la verità. [senza fonte] La corte
sentenziò a favore delle tesi dell'accusa. Maletti depose come imputato, per cui senza obbligo formale di attenersi al vero nella sua
deposizione.[11] Maletti dichiarò che esisteva una "regìa internazionale" delle stragi relative alla strategia della tensione. Su
domanda della difesa dichiarò tuttavia di non avere prove.[11] Dichiarò nello stesso interrogatorio che la CIA finanziava sia il SID (con
cui c'era tuttavia una collaborazione unilaterale per quello che riguarda il lavoro di intelligence del servizio: "Il rapporto tra il Sid e la
Cia è stato di inferiorità. Chiedevamo notizie, ma non ce ne davano.") che Gladio (la base di capo Marrargiu, secondo Maletti
effettivamente impiegata da Gladio, sarebbe stata realizzata grazie a fondi statunitensi, fatto quest'ultimo confermato anche
dall'ex presidente Francesco Cossiga nella sua audizione davanti alla Commissione Stragi[12])[11][13]. In un'intervista rilasciata dopo la
deposizione, Maletti confermerà la sua convinzione che gli Stati Uniti avrebbero fatto di tutto per evitare uno spostamento a
sinistra dell'Italia e che simili azioni avrebbero potuto essere state attuate anche in altri paesi.[14] La Cia alcuni mesi dopo respingerà
esplicitamente le accuse.
La struttura organizzativa di Gladio
Il 1 ottobre 1956 era stata costituita, nell'ambito dell'Ufficio "R" del SIFAR, una Sezione Addestramento, denominata S.A.D. (Studi
Speciali e Addestramento del Personale). La S.A.D. ai cui responsabili verrà demandato il ruolo di Coordinatore Generale
dell'Operazione "Gladio", si articolava in quattro gruppi:
Gruppo Supporto Generale;
Gruppo Segreteria Permanente ed Attivazione delle Branche Operative;
Gruppo Trasmissioni;
Gruppo Supporto Aereo, Logistico ed Operativo.
Alle dipendenze della S.A.D. venne posto il Centro Addestramento Guastatori (C.A.G.) e la Struttura Segreta N.A.T.O. Stay
Behind "Gladio", la quale era così strutturata:
Unità di Comando
1 Nucleo Informativo
1 Nucleo Propaganda
1 Nucleo Evasione e Fuga
2 Nuclei Guerriglia
Unità di Pronto Impiego "Stella Alpina" (Friuli-Venezia Giulia)
Unità di Pronto Impiego "Stella Marina" (Trieste)
Unità di Pronto Impiego "Rododendro" (Trentino-Alto Adige)
Unità di Pronto Impiego "Azalea" (Veneto)
Unità di Pronto Impiego "Ginestra" (Laghi Lombardi)
ogni Unità di Pronto Impiego era costituita da:
1 Nucleo Informativo
1 Nucleo Propaganda
1 Nucleo Evasione e Fuga
2 Nuclei Guerriglia
2 Nuclei Sabotaggio
per un totale di 40 Nuclei. Inoltre, esistevano altre 5 Unità di Guerriglia di Pronto Impiego in regioni di particolare interesse.
Esistevano, a partire dal 1963 fino al 1972, altresì, 139 Depositi "Nasco". Gli Statunitensi dotarono la Struttura anche di un
aereo Dakota C47, nome in codice "Argo-16", fornito per le operazioni di trasporto.
Divulgazione del segreto
Nel 1990 il primo troncone della rete internazionale fu reso pubblico in Italia. Il suo nome in codice era Gladio, la parola che indica
la corta spada a doppio taglio usata dai legionari romani. Il governo ne ordinò lo scioglimento il 27 luglio 1990.
L'Italia insistette che identiche forze armate clandestine erano esistite anche in tutti gli altri paesi dell'Europa occidentale. Questa
ammissione si rivelò corretta e successive ricerche trovarono che nel Belgio, le forze segrete della NATO erano state denominate in
codice SDRA8, in Danimarca Absalon, in Germania TD BJD, in Grecia LOK, nel Lussemburgo semplicemente Stay-Behind, nei Paesi
Bassi I&O, in Norvegia ROC, nel Portogallo Aginter, in Svizzera P26, in Turchia Contro-Guerriglia ed in Austria OWSGV. I nomi in
codice degli eserciti segreti in Francia, in Finlandia, in Spagna ed in Svezia rimangono tuttavia sconosciuti

Potrebbero piacerti anche