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15SPE01A1506 ZALLCALL 13 10:22:00 06/17/98

GLI SPETTACOLI l’Unità2 7 Lunedì 15 giugno 1998

ROMA. Gli «anni di piombo». Il ter-


rorismo. Da Mimmo Calopresti (La
Un’altra opera che
seconda volta) a Wilma Labate (La
mia generazione), da Gianni Amelio riflette sugli anni bui
(Colpire al cuore) a Giuseppe Ferra-
ra (Il caso Moro), i registi italiani del terrorismo
hanno tentato a più riprese di rac-
contare quell’oscuro periodo della Il racconto quotidiano
nostra storia. Una ferita ancora
aperta nelle nostre coscienze, co- di chi vive in fuga
me testimonia il tormentato dibat-
tito sull’indulto che va avanti da
molte legislature. Ma quello che
Il regista: mi accusano
non ha mai fatto il nostro cinema
è andare a scoprire la vita degli
ma vedano prima il film
«esuli». Quei «rifugiati» riparati
nella Francia di Mitterrand, tra la

Vite
fine dei Settanta e gli Ottanta, 15SPE01AF01
quando con l’arrivo dei socialisti
all’Eliseo il paese d’oltralpe si pro- 4.0
pose come un grande asilo per tut- 19.0
ti gli esuli politici. Oreste Scalzone,
Toni Negri, non sono che i nomi
più famosi. Ma oltre a loro ce ne
sono tanti altri, che non hanno
mai avuto gli «onori delle crona-
che» e che in Francia vivono e la-
vorano, dopo essere riusciti a rifar-

di
si una vita. Ed è di loro che parla
Vite sospese, il primo lungometrag-
gio (prodotto dalla Rai) di Marco
Turco, giovane regista, per anni
aiuto di Gianni Amelio, che ha già
affrontato questo argomento in un
documentario di Storie vere per Rai-
tre.
«Però - dice subito il regista - Vi-
te sospese non vuole essere un film
sul terrorismo, ma piuttosto una

piombo
storia di sentimenti. Il racconto
della loro vita quotidiana, delle lo- LA POLEMICA
ro difficoltà, delle loro debolezze». Ennio Fantastichini
Per questo la trama, ambientata
nell’88 nel periodo della coabita-
zione Mitterrand-Pasqua che fece
in una immagine di
«Vitesospese»,
sotto Massimo Bellinzoni
E i rifugiati replicano:
temere misure restrittive nei con-
fronti dei rifugiati, è tutta incen-
e Isabella Ferrari «È solo una caricatura»
trata sul rapporto tra due fratelli:
Jacopo (Massimo Bellinzoni) un Pubblichiamo una lettera firmata dai 4
giornalista ventenne e Dario (En- «esuli» che hanno ispirato il regista.
nio Fantastichini) un «esule», ap-
punto, che vive da anni a Parigi. Nella primavera del ‘96 è stato girato a
Parigi dal regista Marco Turco il film

In un film di Turco
«Figli dello stesso padre - prosegue pito. E io ancora non ho capito.
documentario dal titolo: «Vite sospese»
Turco -, ma di madri diverse, i due Posso dire che oggi non lo farei destinato alla trasmissione su Raitre.
fratelli si sono visti pochissime più, ma sono sempre la stessa per- Quattro i personaggi del film: Andrea
volte. Anche se il più piccolo ha sona”. Perché mi rendo conto che Morelli, Pino Mitrani, Livia Scheller e
vissuto nel “mito” di Dario: lui,
quello che durante la “Rivoluzione
dei garofani” era andato in Porto-
gallo, lui quello impegnato nella
gli esuli parigini il pentimento appartiene alla cul-
tura cattolica, difficile da com-
prendere per chi come noi viene
invece da una formazione materia-
Domenico De Feo, tutti firmatari della
presente. Siamo stati a lungo intervista-
ti da Marco Turco su tre temi: la fuga,
l’arrivo a Parigi, l’esilio. Facciamo par-
politica. Cose che Jacopo, troppo
giovane in quegli anni, sta sco-
prendo poco a poco solo ora». Ed è
della «lotta armata» listica».
Ora, come già accadde per La se-
conda volta di Calopresti, anche Vi-
te, infatti, di quella comunità di italiani
rifugiatisi in Francia alla fine degli anni
Settanta per sottrarsi all’ondata di man-
dati di cattura emessi in relazione ai co-
sidetti «anni di piombo». Abbiamo of-
proprio questa curiosità che spinge te sospese ha scatenato le ire degli
Jacopo a riavvicinarsi a Dario. su quanti hanno scelto la strada ritrovati di fronte all’arresto di al- stessi «protagonisti». Come ripor- ferto a Marco Turco la nostra completa
disponibilità perché il suo approccio al
L’occasione gli è offerta dal matri- della lotta armata. Al contrario cuni di loro, in seguito all’accordo tiamo qui accanto. Ma Turco è
monio di quest’ultimo. «Jacopo, «ho cercato di seguire le vite degli di Schengen che, eliminando le consapevole della difficoltà di af- gnato dolorosamente la vita del soggetto ci sembrava guidato da un sincero desiderio di
insieme al padre - interpretato dal- ”esuli” nel modo più discreto pos- frontiere, ha anche messo a repen- frontare certi temi. Anche perché nostro Paese. E degli esuli ho cer- conoscenza. Per la prima volta abbiamo offerto ad un in-
terlocutore televisivo tanti particolari sul nostro vissuto.
lo scenografo Umberto Turco, vero sibile. Abbiamo girato in super 16 taglio lo status di rifugiato. in principio ha cercato di coinvol- cato di raccontare gli aspetti uma- E il risultato è stato apprezzabile. Oggi Marco Turco ha
padre del regista - va a Parigi per le proprio per poterli spiare più age- Torna a ripeterlo Marco Turco, gere nel progetto gli stessi esuli pa- ni, le debolezze. Cosa c’è di mise- altre ambizioni. Dal documentario passa alla fiction. Ed
nozze del fratello e tra i due ripren- volmente nelle loro giornate, nella «Vite sospese è un film sulla condi- rigini, facendo leggere loro la sce- rabile in questo? Non ho espresso ha girato il film «Vite sospese». La ripetizione del titolo
de il dialogo, in un clima di grande loro vita quotidiana a Belleville, zione umana dei rifugiati. Su come neggiatura e chiedendo consigli. alcun giudizio morale. Piuttosto, prefigura un approfondimento del soggetto già trattato e
tensione, acuita dal difficile rap- quartiere di rifugiati tra rifugiati», si pone l’uomo di fronte alle col- «Le polemiche non mi spaventano prima di fare valutazioni sul film, fa sperare, grazie alla fiction, ad un arricchimento di per-
porto culturale e generazionale divenuto celebre per i romanzi di pe». Un esempio? «Credo di averlo - conclude - ed ho fatto questo aspettino di vederlo». sonaggi. L’idea che ispira la sceneggetura è interessante
ed è nata durante la realizzazione del documentario: a
che il fratello maggiore ha sempre Pennac. E anzi, proprio durante le spiegato con una battuta di Dario: film proprio per continuare a par- Parigi il protagonista ritrova suo fratello perso di vista da
avuto con suo padre, un comuni- riprese, nel febbraio scorso, si sono ”Per essere pentiti si deve aver ca- lare di un argomento che ha se- Gabriella Gallozzi tempo. Grazie a questo incontro e alle interviste che gli
sta convinto, un uomo del Pci». concedono i compagni del fratello, cariche di particolari,
Così come nella realtà è davvero il aneddoti e stimoli, scopre una storia a lui sconosciuta e
padre del regista. attraverso il racconto di suo fratello ripercorre anche la
«Mio papà era nel Pci - racconta
Marco Turco - ed io ho militato
I PRECEDENTI propria vita. Purtroppo questa idea si perde ed è rovinata
nel corso della sceneggiatura: la storia presenta delle si-
tuazioni inverosimili, personaggi caricaturali, dialoghi
per molto tempo nella Fgci. In zeppi di luoghi comuni. La fiction quando prende spun-
questo senso sento Vite sospese co- ROMA. Il terrorismo raccontato al cinema. Negli a Parigi che accetta di seguire due vecchi dramma esistenziale di un reduce del Sessan- to dai fatti reali ha in sé la possibilità eccezionale di ar-
me un film autobiografico. Quegli anni Novanta i nostri autori hanno riscoperto compagni in un’azione terroristica a Barcello- totto che, di ritorno in Italia dopo anni tra- ricchire la realtà di drammaticità, comicità, ironia, ma
anni li ho vissuti in prima perso- questo argomento da vari punti di vista. Spesso na. Ma anche negli anni Ottanta sono molti i scorsi in Sudamerica, non si riconosce nella non ha mai il diritto di raccontare falsità. Noi «vite so-
spese» ci sentiamo parte in causa perché la storia in que-
na. E rispetto al terrorismo sono tirandosi dietro grandi polemiche. È il caso, per titoli che affrontano direttamente il tema del nuova realtà tra la caduta degli ideali e il ter- sto copione non è totalmente inventata: è carpita alla
sempre stato dall’altra parte. Vi- esempio de La seconda volta di Mimmo Calo- terrorismo. Dell’86 è il discusso istant-movie rorismo. Infine, I tre fratelli di Francesco Rosi nostra storia personale e poi trasfigurata, caricaturata,
vendo con grande sofferenza que- presti, con Nanni Moretti. A Cannes ‘95 scese di Giuseppe Ferrara, Il caso Moro. Dell’83 è il dell’81. Il confronto tra tre esistenze in occa- banalizzata. Oggi si cerca da molte parti una soluzione
sta divisione, perché consapevole sul piede di guerra Oreste Scalzone, in perso- celebre Colpire al cuore di Gianni Amelio sul sione della morte della madre. Uno è un giu- politica e giuridica agli «anni di piombo» e la storia di
di appartenere ad un nucleo origi- na, che si presentò al Festival polemizzando conflitto generazionale tra un professore ami- dice che teme di essere nel mirino dei terrori- quegli anni comincia ad essere riletta con uno spirito
nario comune». col regista e ottenendo intere pagine sui gior- co e di brigatisti e il figlio pronto a denunciar- sti. L’altro è un operaio che ammette l’uso nuovo. Questo film ispirerà reazioni di ripugnanza verso
i suoi personaggi: miserabili, immorali, indegni di una
Ma nonostante la premessa di nali italiani. Riflessioni e dibattiti seguirono, lo alla polizia. Figlia di un commissario ucciso della violenza nella lotta politica. Il terzo au- nuova comunità che si prefigura in questa Italia di fine
«appartenenza», Marco Turco tie- poi, anche La mia generazione di Wilma Laba- dalle Br e fidanzata con un terrorista è, inve- spica la rivolta morale contro il malcostume secolo. Questo film dà un’immagine degli esiliati che
ne subito a precisare che «con il te. Meno noto, invece, è Roma, Paris, Barcello- ce, la protagonista de Il diavolo in corpo di italiano. non corrisponde alla loro storia, ai loro sentimenti, al lo-
suo film non ha alcuna intenzione na di Paolo Grassini e Italo Spinelli, che rac- Marco Bellocchio (’86). Mentre in Maledetti vi ro modo di vivere. Per questo ci sentiamo offesi nella no-
di esprimere un giudizio morale» conta proprio di un rifugiato politico italiano amerò (’80) Marco Tullio Giordana presenta il Ga. G. stra dignità.

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