Sei sulla pagina 1di 81

Una crepa nel palazzo di cristallo

Una teoria unitaria e perfettamente coerente, espressa dalle quattro


equazioni di Maxwell, cosiddette dal loro ideatore, James Clerk
Maxwell (1831-1879)

Inoltre, esse predicevano con esattezza straordinaria che tale campo


elettromagnetico dovesse propagarsi nello spazio sotto forma di onde.

La scoperta delle onde elettromagnetiche da parte di Heinrich


Hertz (1857-1894) rappresentò perciò il più alto trionfo della costruzione
maxwelliana.
MECCANICA CLASSICA-EQUAZIONI DI NEWTON
F =ma
• lo spazio ed il tempo sono realtà assolute per tutti gli
osservatori.
 le misure di lunghezze e di durate effettuate da due
osservatori diversi risulteranno identiche;
 due eventi che hanno luogo nello stesso punto secondo
un osservatore, avranno luogo nello stesso punto
secondo qualsiasi altro osservatore;
 due eventi giudicati simultanei da uno di essi, saranno
simultanei per tutti.
PASSARE DA UN SITEMA DI RIFERIMENTO
ALL’ALTRO
TRASFORMAZIONI DI GALILEO

Galileo Galilei (1568-1642) aveva intuito che non é


possibile, solo con esperimenti di meccanica, rivelare se
un sistema é fisso, o si muove di moto rettilineo
uniforme: così infatti egli stesso scrisse nella Giornata
Seconda del suo « Dialogo sui Massimi Sistemi del
Mondo », (1623):
• « Riserratevi con qualche amico nella maggiore stanza che sia sotto coverta di
alcun gran navilio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti;
siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi de' pescetti; sospendasi anco in alto
qualche secchiello, che a goccia a goccia vadia versando dell'acqua in un altro
vaso di angusta bocca, che sia posto a basso: e stando ferma la nave, osservate
diligentemente come quelli animaletti volanti con pari velocità vanno verso tutte
le parti della stanza; i pesci si vedranno andar notando indifferentemente per
tutti i versi; le stille cadenti entreranno tutte nel vaso sottoposto; e voi, gettando
all'amico alcuna cosa, non piú gagliardamente la dovrete gettare verso quella
parte che verso questa, quando le lontananze sieno eguali; e saltando voi, come
si dice, a piè giunti, eguali spazii passerete verso tutte le parti. Osservate che
avrete diligentemente tutte queste cose, benché niun dubbio ci sia che mentre il
vassello sta fermo non debbano succeder cosí, fate muover la nave con quanta si
voglia velocità; ché (pur che il moto sia uniforme e non fluttuante in qua e in là)
voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti, né da
alcuno di quelli potrete comprender se la nave cammina o pure sta ferma: voi
saltando passerete nel tavolato i medesimi spazii che prima né, perché la nave si
muova velocissimamente, farete maggior salti verso la poppa che verso la prua,
benché, nel tempo che voi state in aria, il tavolato sottopostovi scorra verso la
parte contraria al vostro salto; e gettando alcuna cosa al compagno, non con piú
forza bisognerà tirarla, per arrivarlo, se egli sarà verso la prua e voi verso poppa,
che se voi fuste situati per l'opposito; le gocciole cadranno come prima nel vaso
inferiore, senza caderne pur una verso poppa, benché, mentre la gocciola è per
aria, la nave scorra molti palmi; i pesci nella lor acqua non con piú fatica
noteranno verso la precedente che verso la sussequente parte del vaso, ma con
pari agevolezza verranno al cibo posto su qualsivoglia luogo dell'orlo del vaso; e
finalmente le farfalle e le mosche continueranno i lor voli indifferentemente
verso tutte le parti, né mai accaderà che si riduchino verso la parete che riguarda
la poppa, quasi che fussero stracche in tener dietro al veloce corso della nave,
dalla quale per lungo tempo, trattenendosi per aria, saranno state separate... »
• In definitiva: non ha senso parlare di moto assoluto.
Muoversi di per se non significa “niente”.
• Corpo in quiete" e "corpo in moto rettilineo uniforme"
ha un Significato meramente convenzionale.
• Il principio di relatività galileiana afferma quindi
l'assoluta equivalenza fisica di tutti i sistemi di
riferimento inerziali: nessun esperimento eseguito
all'interno di un dato sistema di riferimento può
evidenziare il moto rettilineo ed uniforme dello stesso
sistema, o, in altre parole, le leggi fisiche scoperte da
sperimentatori che lavorino in laboratori in moto
relativo rettilineo ed uniforme devono avere la stessa
forma.
Bisogna distinguere ciò che dipende da una convenzione
arbitraria che decidiamo di fare noi da ciò che non
dipende dalle nostre convenzioni arbitrarie perché è una
proprietà intrinseca del mondo come è fatto, qualunque
cosa esso significhi.

Le leggi della fisica servono a descrivere le proprietà del


mondo, esse devono essere tali che, una volta scritte in
matematichese, devono avere la stessa forma ( perché
descrivono le stesse cose) in qualunque sistema di
riferimento io decida di guardare, ovvero invarianti per
trasformazioni di sistema di riferimento.
Si tratta ora di ricavare le formule che legano le coordinate
spazio temporali di uno stesso evento visto da due diversi
riferimenti e di provare che le leggi della fisica sono
invarianti, nella forma, al passaggio da un riferimento
all'altro; si tratta cioè di tradurre in formule il contenuto di
questo principio.
Supponiamo un sistema S’ che si muove lungo una
direzione, ad esempio x, rispetto a S con velocità 𝑣.
Posto 𝑡 = 0𝑠 l’istante in cui le due origini O del sistema S e O’
del sistema S’ coincidono, le trasformazioni che mettono in
relazione le posizioni relative ai due sistemi sono
𝑥 ′ = 𝑥 − 𝑣𝑡
𝑦′ = 𝑦
𝑧′ = 𝑧
𝑡′ = 𝑡
E LA VELOCITA’
𝑥 ′ = 𝑥 − 𝑣𝑡
• 𝑢′ = 𝑢 − 𝑣 (legge di composizione delle velocità)
𝑡′ = 𝑡
𝑢 è la velocità di un punto P nel sistema inerziale S
𝑢′ è la velocità di un punto P nel sistema inerziale S’
𝑣 è la velocità del sistema S rispetto al sistema inerziale S’
𝑡 = 𝑡’ è «classicamente logico»
Per le accelerazioni?
Consideriamo nel sistema S un punto P che si muove lungo x
a una velocità 𝑢1 e𝑢una 𝑢2 in un intervallo ∆𝑡, avremo un’
2 −𝑢1
accelerazione 𝑎 = ∆𝑡 .
Nel sistema S’ avremo velocità 𝑢′1 , 𝑢′2 in
∆𝑡 ′ , e quindi accelerazione
𝑢′ 2 −𝑢′ 1 𝑢 −𝑣−𝑢 +𝑣

𝑎 = ∆𝑡 ′
= 2 ∆𝑡 1 = 𝑎 (dove ∆𝑡 = ∆𝑡′).
L’accelerazione è un invariante per sistemi di riferimento
inerziali.
Dal punto di vista dimanico
m= invariante
a=a’
Le leggi delle forze che descrivono come cambia il moto
di un corpo sottoposto a forze sono invarianti per tutti
gli osservatori.

𝐹 = 𝑚𝑎
La generalizzazione di questo fatto si chiama Principi di
Relatività Galileiana: le leggi della fisica sono invarianti
per cambiamenti di sistemi di riferimento inerziali cioè
per sistemi che si muovono l’uno rispetto all’altro di
moto rettilineo uniforme.
Dante Alighieri, il quale nel XVII canto dell'Inferno
descrive se stesso sulla groppa di Gerione. intento a
scendere in volo dal VII all'VIII cerchio, e dichiara di
non accorgersi che la creatura infernale sta volando, se
non per effetto della resistenza dell'aria:

« Ella sen va notando lenta lenta;


rota e discende, ma non me n'accorgo
se non che al viso e di sotto mi venta » (XVII, 115-117)
Invariante Non invariante

Posizione X

Velocità X

Spostamenti X

Lunghezze X

Durate X

Accelerazioni X

masse X
Una modifica delle trasformazioni di Galileo deve
portare necessariamente ad una modifica della
Equazione fondamentale della Dinamica, se
vogliamo salvare il principio di Relatività. Questa
modifica costituisce uno dei tanti pilastri della teoria della
relatività ristretta.
Principio è anzi stato esteso a TUTTI i fenomeni, e
non solo a quelli meccanici!
Spostamento non è invariante:
Nel sistema S ad un certo istante 𝑡1 siamo in una certa
posizione e dopo un tempo, ovvero in un istante successivo
𝑡2 siamo in un'altra posizione, ciò vuole dire che lo
spostamento è dato da
𝑥2 − 𝑥1
Dove 𝑥 è la posizione 𝑥 dello stesso corpo misurata in
istanti diversi.
Lo spostamento nel sistema S’
𝑥′2 − 𝑥′1 = 𝑥2 − 𝑣𝑡2 − (𝑥1 − 𝑣𝑡1 ) = 𝑥2 − 𝑥1 + 𝑣(𝑡1 − 𝑡2 )
dove 𝑣(𝑡1 − 𝑡2 ) ≠ 0.
Infatti, ad esempio, la persona sul frecciarossa che viaggia
a 100 km/h, in 10s il suo spostamento rispetto alla
100𝑘𝑚
banchina sarà 𝑥 = ∗ 10𝑠 = 277 𝑚, in 10 s si sarà

spostato di 277m, ma nel suo sistema di riferimento lui
non si è spostato, ovvero 𝑥’ = 0, cioè è rimasto sempre
fermo nell’origine del suo sistema di riferimento.
Vediamo perché lunghezze sono invarianti.
Come definiamo la sua lunghezza nel sistema S:

𝑥1 𝑥2

Le posizioni sono considerate nello stesso istante t.


Allora se le trasformo in 𝑥′ con lo stesso istante di tempo
avrei
𝑥2 𝑡 − 𝑥1 𝑡 = 𝑥′2 𝑡 − 𝑥′1 𝑡 quindi le lunghezze sono
invariante.
Nelle “buone” equazioni della fisica, siccome queste
devono essere le stesse per tutti i sistemi di rifermento,
devono comparire soltanto o le grandezze invarianti per
cambiamenti di sistemi di riferimento.

𝑚1 𝑚2
𝐹=𝐺 𝑟2
Ha ancora senso parlare di MOTO ASSOLUTO? O
piuttosto tutto é relativo al sistema di riferimento?
Riflettiamoci su un momento
Ma dove nasce il problema, che ci costringerà a mettere
le mani nelle equazioni galileiane?

Cosa significa quando si afferma, in meccanica classica,


che la velocità del suono nell’aria è 340m/s (a
temperatura ambiente, e pressione 1 pa).
Stiamo enunciando una legge fisica?
Sì, perché stiamo dicendo che ovunque l’osservatore stia
,fermo, rispetto all’aria la velocità del suono è 340 m/s.

Ciò non è in contraddizione con quanto detto prima


,perché stiamo parlando di un moto ondoso rispetto ad
un particolare sistema di riferimento che è il mezzo
fermo rispetto all’osservatore in cui si propaga il suono.
Ciò non toglie che se c’è una sorgente che emette un
suono che viaggia a 340m/s rispetto all’aria ferma e io
viaggiassi nella stessa direzione della velocità del suono,
la velocità del suono(rispetto all’aria ferma) rispetto a
me(che viaggio nell’aria) cambia secondo le leggi
galileiane.
E PER LA LUCE?

Maxwell pensava che la luce , come tutte le onde, si


propagasse in un mezzo meccanico, detto ETERE.

Quali proprietà deve avere l’etere?


1) rarefatto, da permettere il moto dei cori celesti
2) Rigido, per giustificare l’enorme velocità delle onde
CONTRADDIZIONI APPARENTI
TRA MC e EM
Le equazioni di Maxwell prevedono che la luce nel vuoto
abbia ha velocità c, indipendente dal sistema di
rifermento.

CONTRADDIZIONE 1: nella meccanica newtoniana


e galileiana non esistono velocità assolute, ma
solamente relative a un particolare sistema di
riferimento

Primo problema
Relativamente a quale sistema di riferimento la
luce ha velocità c?
CONTRADDIZIONE 2 (apparente) tra Meccanica e
Elettromagnetismo
Una carica che si muove genera un campo
elettromagnetico, ma in un sistema di riferimento
solidale con la carica ( essa appare ferma) il campo
dovrebbe scomparire.

*Campo elettromagnetico dipende dal sistema di


rif scelto? O meglio, è invariante?
* Possibile conciliare l’elettromagnetismo e il
principio di relatività galileiana?
Esistono essenzialmente due
alternative:
1) la legge classica di composizione delle velocità
è valida anche per la luce, quindi la velocità della
luce non è costante, ma allora è necessario trovare il
sistema di riferimento relativamente al quale la
velocità della luce è effettivamente c(le equazioni
di Maxwell sono valide soltanto per un particolare
sistema di riferimento, e quindi come equazioni
generali della fisica non vanno bene), e soprattutto
bisogna rinunciare al principio di relatività, che
afferma che le leggi fisica, quindi il valore delle costanti
1
𝑐= 𝜀0 𝜇0
, devono avere la stessa forma in tutti i
sistemi di riferimento inerziali;
2) vale il principio di relatività, c è costante, ma
allora bisogna rinunciare alla legge di
composizione delle velocità e alle trasformazioni
di Galileo
…….. e determinare nuove trasformazioni che mettano
in relazione correttamente le osservazioni meccaniche
ed elettromagnetiche di due osservatori inerziali.

In particolare, queste trasformazioni dovranno dare lo


stesso valore c per la velocità della luce osservata in due
diversi sistemi di riferimento inerziali,
indipendentemente dalle velocità relative dei due
sistemi. Inoltre dovranno fornire risultati equivalenti
alle trasformazioni galileiane per corpi in moto a
velocità inferiori a quella della luce, dato che le
previsioni galileiane sono, in questo caso, in accordo con
i risultati sperimentali.
Quale era la strada più percorribile per i fisici del XIX
secolo?

Ovviamente la prima.
LE RAGIONI
1) Un sistema di riferimento assoluto relativamente al
quale la luce aveva valore c (detto etere)
2) 1) implica che la meccanica, la composizione delle
velocità, Maxwell, sarebbero valide sono nei sistemi
di riferimento in quiete rispetto all’etero.
Le equazioni di Maxwell sono esattamente come le
equazioni del suono, ed è ovvio che quando le
equazioni delle onde che descrivono l’onda sonora in
aria mi dicono che il suono viaggia a 340 m/s,
questo è relativo rispetto all’aria ferma, Infatti se
mi muovo rispetto all’aria questa velocità cambia e
me ne accorgo dall’effetto doppler. E questa cosa
funziona mediante le trasformazioni di G.G.

c è la velocità con cui la perturbazione del campo


elettromagnetico si propaga nel mezzo che supporta
il campo EM cioè l’etere. Ma allora se io mi muove
rispetto all’etere, la mia velocità rispetto all’etere
dovrebbe farmi vedere le conseguenze di tale
cambiamento.
In breve…..
All’epoca in cui succedevano queste cose, l’idea
dominante, per buonissime ragioni, era che l’etere fosse
solidale con il sistema delle stelle fisse e che in sostanza
la terra si muovesse attraverso l’etere. Se è vero che «c»
è la velocità con cui la perturbazione del campo EM si
propaga nell’etere fermo, la velocità della luce misurata
in un laboratorio terrestre dovrebbe essere diversa da c
perché la terra si muove rispetto all’etere e per la legge
delle composizione delle velocità di G.G., cioè siccome la
velocità non è invariante allora dovrebbe risultare
diversa.
Questione

Bisognava determinare sperimentalmente la velocità


della luce rispetto alla Terra, visto che la Terra è in
moto rispetto all’etere, ovvero soggetto a un «vento
d’etere»

La velocità della luce, misurata sulla Terra, avrebbe


dovuto essere quindi diversa a seconda della velocità
della Terra, direzione e verso del moto di questa rispetto
alla direzione e al verso del raggio di luce emesso.
FALLIMENTO

L’esperimento di Michelson e Morley diede risultato


nullo, ovvero non si riuscì a calcolare la velocità della
Terra rispetto all’etere; la velocità della luce risultava
essere indipendente dal moto della Terra e sempre c.
RELATIVITA’ RISTRETTA
POSTULATI
1. E’ impossibile distinguere con esperimenti fisici
due sistemi di riferimento in moto rettilineo
uniforme l’uno rispetto all’altro; in altri
termini, le leggi della fisica hanno la stessa
forma in tutti i sistemi inerziali.
2. La velocità della luce nel vuoto è la stessa in
tutti i sistemi inerziali, indipendentemente
dallo stato di moto del sistema e della sorgente
luminosa.
Cosa ci dicono i postulati?
1. Generalizzazione del principio di relatività
Galileiana. Non esistono moti assoluti ma relativi al
sistema di riferimento. Le leggi hanno la stessa
forma in tutti i sistemi inerziali.
2. È la diretta conseguenza del primo. Anche le
equazioni di Maxwell devono avere la stessa forma, e
così i valori delle costanti in essa contenute come la
velocità della luce c.
• L’esperimento di M.M. è spiegato in modo semplice: è
impossibile, in base al postulato 2, determinare con
esperimenti ottici o elettromagnetici la velocità della
Terra rispetto all’etere.
• Anzi, viene a cadere la necessità di postulare
l’esistenza dell’etere come mezzo di propagazione: ogni
osservatore, in quiete o in moto rispetto all’etere
misura la velocità c.
TRASFORMAZIONI DI
LORENTZ
𝑥 ′ = 𝛾(𝑥 − 𝑣𝑡)
𝑦′ = 𝑦 1
• 𝑧′ = 𝑧 𝑐𝑜𝑛 𝛾 =
𝑣2
𝑣 1− 2
𝑡 ′ = 𝛾(𝑡 − 2 𝑥) 𝑐
𝑐

Queste vengono dette le trasformazioni di Lorentz.


• 𝛾 adimensionale;
• se v ≪ 𝑐 si ha che 𝛾~1; avremo G.G.(fenomeni classici)
• non dipende dal verso di 𝑣 visto che è elevato al quadrato.
• Per v = 𝑐 , avremo 𝛾 infinito, il che comporta x’ e t’ infiniti.
Ciò significa che la velocità della luce è una velocità limite
che non è possibile raggiungere e superare.
• Per protoni, elettroni, particelle elementari bisogna
utilizzare la meccanica relativistica basata su queste
equazioni
La legge relativistica di
composizione delle velocità
Un punto materiale P si muove di moto rettilineo
uniforme lungo x con velocità u’ relativamente a S’, le
trasformazioni per 𝑢 ’ diventano

∆𝑥′ 𝑥2′ −𝑥1′ 𝛾 𝑥2 −𝑣𝑡2 −𝛾(𝑥1 −𝑣𝑡1 ) 𝑥2 −𝑣𝑡2 −(𝑥1 −𝑣𝑡1 )


• 𝑢′ = = = 𝑣 𝑣 = 𝑣 𝑣
∆𝑡′ 𝑡2′ −𝑡1′ 𝛾 𝑡2 − 2 𝑥2 −𝛾 𝑡1 − 2 𝑥1 𝑡2 − 2 𝑥2 − 𝑡1 − 2 𝑥1
𝑐 𝑐 𝑐 𝑐
∆𝑥
∆𝑥−𝑣∆𝑡 −𝑣 𝑢−𝑣
∆𝑡
= 𝑣 = ∆𝑡 𝑣 ∆𝑥 = 𝑢𝑣
∆𝑡− 2 ∆𝑥 − 1− 2
𝑐 ∆𝑡 𝑐2 ∆𝑡 𝑐

• Equivalentemente
𝑢′ +𝑣
• 𝑢= 𝑢′𝑣
1+ 2
𝑐
Esercizio
a) Dimostrare che se ho una particella che in S si muove
con velocità c, questa continua a muoversi con velocità c
in S’
b) In un acceleratore di particelle un elettrone e un
positrone vengono accelerati, relativisticamente a un
sistema di riferimento solidale con l’acceleratore,
entrambi alla velocità limite c ma in versi opposti.
Determina la velocità del positrone nel sistema di
riferimento dell’elettrone, utilizzando sia la formula
classica sia la formula relativistica di composizione delle
velocità.
Criticità al concetto di
simultaneità
Il tempo non è più invariante nelle trasformazioni di Lorentz
Quindi come definiamo operativamente la simultaneità di due
eventi? Supponiamo che un osservatore O1 riceva nello stesso
istante la luce dalle due lampade rossa e verde.

Per l’osservatore O1 in quiete nel sistema di riferimento del


treno e al centro di esso, deduce che le lampade si sono accese
simultaneamente ovvero in 𝑡 = 𝐿1/𝑐 secondi prima.
Criticità al concetto di
simultaneità
• Consideriamo un osservatore O2 in quiete rispetto alla
banchina.
• Supponiamo che quando gli arrivino nello stesso istante le due
luci si trovi in corrispondenza di O1 esattamente alla stessa
distanza L2 dalle due lampade.
• Per l’osservatore O2 in quiete rispetto alla banchina cosa
accade? Può dedurre che le lampade si sono accese
simultaneamente come per l’osservatore O1?
Criticità al concetto di
simultaneità
Indichiamo con 𝑥𝐴 e 𝑥𝐵 le coordinate dei punti in cui
l’osservatore O1 vede accese le due lampade, con 𝑡0 l’istante
misurato da O1, in cui le due lampade si accendono, e con
𝑡𝐴 ′e 𝑡𝐵 ′ gli istanti di tempo in cui le due lampade si accendono,
secondo l’osservatore O2. Dalle trasformazioni di Lorentz si
ottiene:

𝑣
𝑡𝐴 = 𝛾(𝑡0 − 2 𝑥𝐴 )
𝑐

𝑣
𝑡𝐵 = 𝛾(𝑡0 − 2 𝑥𝐵 )
𝑐
𝑣
Quindi ∆𝑡 ′ = 𝑡𝐵′ − 𝑡𝐴′ = 𝛾 𝑐 2 𝑥𝐵 − 𝑥𝐴
Dal momento che 𝑥𝐵 ≠ 𝑥𝐴 perché le lampade si accendono in
due punti diverso, l’osservatore O2 rileva un intervallo di
tempo non nullo tra gli eventi di accensione delle lampade,
pur se queste gli arrivano nello stesso istante ed egli si trovi a
distanza uguale da queste.
Criticità al concetto di
simultaneità
• Per velocità piccole rispetto a quelle della luce
l’intervallo ∆𝑡 ′ =0
• Per velocità v dello stesso ordine di grandezza di c le
differenze diventano rilevanti
Criticità al concetto di
simultaneità
• Dunque eventi che avvengono in punti diversi dello
spazio e che sono contemporanei per un osservatore, a
causa dell’invarianza della velocità della luce, possono
non esserlo per un altro osservatore. Sulla base di
argomentazioni di questo tipo, Einstein concluse che
non esiste la simultaneità assoluta, prevista dalla
dinamica newtoniana, ma che la simultaneità è un
concetto relativo:
• stabilire la simultaneità o meno di due eventi in punti
diversi dipende dallo stato di moto dell’osservatore.
• Il tempo assoluto, newtoniano, unico per tutti gli
osservatori e indipendente dal loro stato di moto, non
esiste, ma abbiamo tanti tempi relativi ai sistemi di
riferimento .
La sincronizzazione degli
orologi
• Due orologi identici in punti diversi A e B, supponiamo
che inviino un segnale quando indicano un
determinato istante.
• Diremo che sono sincronizzati se un osservatore O, in
quiete rispetto a essi e posto nel unto medio M del
segmento AB, osserva i segnali emessi giungere
contemporaneamente in M
La relatività del tempo:
dilatazione temporale
• Gli eventi

L’osservatore sulla terra registra l’evento (x,y,z,t) (mediante un


sistema di coordinate spaziali per il dove e orologio per il quando)
L’osservatore sull’aeroplano registra l’evento (x’,y’,z’,t’)
Ciascun osservatore è fermo rispetto al proprio sistema di
riferimento
La relatività del tempo:
dilatazione temporale
La relatività del tempo:
dilatazione temporale
Supponiamo di costruire due orologi identici: uno viene
lasciato sulla Terra e l’altro è portato a bordo di un
velivolo spaziale che si muove con velocità costante
rispetto a Terra. L’astronauta misura in tempo
∆𝑡0 = 2𝐷/𝑐
La luce viaggia alla stessa velocità c per entrambi gli
osservatori, in accordo con il principio di invarianza
della velocità della luce. Di conseguenza, l’osservatore a
Terra misura un intervallo di tempo ∆t tra i due eventi
che è maggiore rispetto all’intervallo ∆𝑡0 misurato
dall’astronauta.
La relatività del tempo:
dilatazione temporale
• La distanza della luce è proprio 2s
GPS
Verifica della dilatazione
temporale
Verifica della dilatazione
temporale
Contrazione delle lunghezze
Classicamente la lunghezza è un invariante.
Precisiamo che la lunghezza è definita come la
differenza tra due valori delle ordinate spaziali,
misurati nello stesso istante temporale.
La lunghezza di una sbarra classicamente passando da
un sistema di riferimento inerziale all’altro,
considerando il tempo universale, ovvero 𝑡 = 𝑡 ′ , è data
da

𝐿 = 𝑥2 𝑡 − 𝑥1 𝑡 = 𝑥 ′ 2 𝑡 − 𝑥 ′1 𝑡 = 𝐿′

Nella relatività ristretta l’uguaglianza non vale.


Contrazione delle lunghezze
Ricordiamo che nella relatività ristretta
• Il tempo è relativo, ovvero t e t’ non sono gli stessi.
• Esiste solamente una simultaneità relativa a un
particolare sistema.
• Rispetto ad S, dove la sbarra è in quiete, misuro la
lunghezza 𝐿0 = 𝑥2 𝑡 − 𝑥1 𝑡

𝐿0
Contrazione delle lunghezze
Nel sistema S’, relativamente al quale la sbarra e il
sistema S sono in movimento con velocità v diretta
lungo l’asse x’, la lunghezza della sbarra è
𝐿 = 𝑥 ′ 2 𝑡′ − 𝑥 ′1 𝑡′
Contrazione delle lunghezze
Il sistema S’ si muove verso sinistra di velocità relativa
-v relativamente ad S
Dalle trasformazioni di Lorentz inverse si ottiene la
relazione tra le lunghezze della sbarra misurata nei due
sistemi S ed S’:
𝐿0 = 𝑥2 𝑡 − 𝑥1 𝑡 = 𝛾 𝑥2 ′ + 𝑣𝑡 ′ − 𝛾 𝑥1 ′ + 𝑣𝑡 ′
= 𝛾 𝑥2 ′ − 𝑥1 ′ = 𝛾𝐿
Quindi
𝐿0
𝐿=
𝛾
Dove 𝐿0 è la lunghezza propria.
Poiché 𝛾>1, allora 𝐿 < 𝐿0 .
Contrazione delle lunghezze
• La lunghezza non è più un invariante ma dipende dal
sistema di riferimento.
• La lunghezza della sbarra misurata nel sistema di
riferimento in cui la sbarra è in quiete è detta
lunghezza propria.
• La contrazione delle lunghezze è dovuta unicamente al
fatto che la velocità della luce è la stessa in tutti i
sistemi di riferimento inerziali.
• Il fenomeno non riguarda solamente sbarre o corpi in
moto, ma è proprio lo spazio a contrarsi, relativamente
a un osservatore in moto, nella direzione del moto.
Contrazione delle lunghezze
Esempio
Calcola la contrazione relativistica di un’astronave di
lunghezza 100m in moto alla velocità di 0,99c
relativamente a un osservatore in quiete sulla terra.
𝐿0 𝑣2
𝐿= = 𝐿0 1 − 2 ≅ 14𝑚
𝛾 𝑐
Esempio
Un’astronave partita dalla Terra si muove alla velocità di 0,9c
verso una stella lontana 100 anni luce(al). Quanto durerà il
viaggio per un osservatore O’ posto sulla Terra? Come
descriverebbe la durata del viaggio e lo spazio percorso un
osservatore O a bordo dell’astronave?
• Per un osservatore O’ sulla Terra S’ la durata del viaggio sarà
𝐿0
∆𝑡 = = 111 𝑎𝑛𝑛𝑖
𝑣
• Gli astronauti invece vedono le stelle muoversi verso loro alla
velocità v=0,9c, quindi lo spazio si contrae.
𝐿0 𝑣2
𝐿= = 𝐿0 1 − 2 = 43,6 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑙𝑢𝑐𝑒
𝛾 𝑐
𝐿
∆𝑡0 = = 48 𝑎𝑛𝑛𝑖
𝑣
Nota
Il tempo misurato dagli astronauti è il tempo «proprio», perché
misura il tempo trascorso tra due eventi che avvengono nello
stesso punto dello spazio e precisamente il «passaggio» della
Terra ( partenza astronave) e il «passaggio» della stella 8 arrivo
astronave) nella posizione occupata nello spazio dall’astronave.
UN MODO INTUITIVO PER RICAVARE LA
CONTRAZIONE DELLE LUNGHEZZE
Contrazione delle lunghezze
Tornando all’esempio del viaggio dalla Terra ad Alpha
Centauri.
Dal momento che la durata del viaggio è differente, ci si
potrebbe chiedere se gli osservatori misurino distanze
differenti fra la Terra e Alpha Centauri.

Per l’osservatore a Terra la distanza da Alpha Centauri è


𝐿0 = 𝑣∆𝑡 = (0,95 𝑐)(4,5 𝑎𝑛𝑛𝑖) = 4,3 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑙𝑢𝑐𝑒
per un osservatore a bordo del razzo la distanza è soltanto
𝐿 = 𝑣∆𝑡0 = (0,95 𝑐)(1,4 𝑎𝑛𝑛𝑖) = 1,3 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑙𝑢𝑐𝑒.
L’osservatore che misura il tempo più breve misura anche la
distanza più corta. Questa contrazione della distanza tra due
punti è un esempio del fenomeno conosciuto come contrazione
delle lunghezze.
Contrazione delle lunghezze
Vediamo cosa accede
Per l’osservatore sulla Terra, la dura del viaggio è ∆𝑡, la
distanza è percorsa è 𝐿0 , la velocità relativa è
𝐿0
𝑣=
∆𝑡
Per l’osservatore sull’astronave la durata del viaggio è
∆𝑡0 , l’astronave è ferma e la Terra e Alpha centauri si
muovono a velocità relativa 𝑣 e la distanza è L
𝐿
• Pertanto 𝑣 = ∆𝑡
0
Essendo la velocità relativa uguale
𝐿 𝐿0
𝑣= =
∆𝑡0 ∆𝑡

Pertanto
∆𝑡0
𝐿= 𝐿
∆𝑡 0

Ovvero
𝑣2
𝐿= 1− 𝐿
𝑐2 0
(contrazione delle lunghezze)
DEFINIZIONE
𝐿0 è detta lunghezza propria, cioè quella lunghezza
misurata tra due punti misurata da un osservatore in
quiete rispetto ad essi.
Osservazione
La contrazione avviene solo lungo la direzione del moto.
Per direzioni perpendicolari ad essa non avviene
contrazione.
L’invarianza spazio-temporale
e il principio di causalità
• Spazio, tempo, più precisamente durata e lunghezza
non sono invarianti per trasformazioni di Lorentz
• Gli osservatori concordano solo sull’invarianza della
lunghezza propria e tempo proprio
• Esiste un invariante che lega le coordinate spaziali e
temporali, legato a sua volta al RAPPORTO DI
CAUSALITA’ TRA DUE EVENTI
L’invarianza spazio-temporale
e il principio di causalità
DEFINIZIONE
Dati due eventi 𝐴 𝑥1 ; 𝑡1 𝑒 𝐵(𝑥2 ; 𝑡2 ) misurati nel sistema S, essi
si dicono CAUSALMENTE CONNESSI se la distanza
∆𝑥 = |𝑥2 - 𝑥1 | che li separa è minore o uguale allo spazio
percorso dalla luce nell’intervallo di tempo ∆𝑡 = |𝑡2 -𝑡1 |
∆𝑥 ≤ c∆𝑡
Significa che è possibile inviare segnali da A a B a velocità
minore o uguale a c., e quindi è possibile che l’evento A
influisca sull’evento B.
Viceversa ∆𝑥 > c∆𝑡, sono CAUSALMENTRE NON
CONNESSI, perché è impossibile che qualcosa successo in A
nell’istante 𝑡1 possa influire su ciò che succede in B all’istante
𝑡2 , altrimenti questo significherebbe inviare segnali a velocità
superiore a c, il che è impossibile relativisticamente.
Esempio di evento non connessi
Una esplosione di una supernova distante 1000 anni
luce, avvenuta 400 anni fa non è connesso con l’evento «
qui, adesso». Infatti ora noi non la vediamo se non tra
600 anni. Quindi è connesso con l’evento «qui, fra 600
anni>>
Esplosione della supernova 1987a osservata nel 1987 è
distante 164000 anni luce. Questo evento cosmico è
accaduto in realtà circa 164000 anni prima.
L’invariante spazio-tempo
Consideriamo due venti connessi 𝐴 𝑥1 ; 𝑡1 𝑒 𝐵(𝑥2 ; 𝑡2 ) .
∆𝑥 ≤ c∆𝑡

Definiamo intervallo spazio-tempo l’espressione


(∆𝑆)2 = ∆𝑥 2 −𝑐 2 ∆𝑡 2
Dove ∆𝑥 2 = (𝑥2 −𝑥1 )2 e ∆𝑡 2 = (𝑡2 −𝑡1 )2
L’intervallo spazio-tempo è invariante per
trasformazioni di Lorentz (stessa forma e valore in un
altro sistema S’)

(∆𝑆)2 =(∆𝑆′)2
Dimostrazione
Supponiamo che S’ si muove parallelamente a S di
velocità v lungo x.
Consideriamo due eventi A e B in S’. Usando le
trasformazioni di Lorentz
𝑥′1 = 𝛾 𝑥1 − 𝑣𝑡1
𝑥′2 = 𝛾 𝑥2 − 𝑣𝑡2

𝑣
𝑡1 = 𝛾(𝑡1 − 2 𝑥1 )
𝑐

𝑣
𝑡2 = 𝛾(𝑡1 − 2 𝑥2 )
𝑐

Si arriva a dimostrare (∆𝑆)2 =(∆𝑆′)2


Due eventi sono casualmente connessi se
l’intervallo spazio tempo che lo separa è minore o
uguale a 0:
(∆𝑺)𝟐 = ∆𝒙𝟐 −𝒄𝟐 ∆𝒕 𝟐 ≤ 𝟎
Se in un sistema di riferimento inerziale S due eventi
sono casualmente connessi, lo sono anche in un
qualunque altro sistema inerziale S’ perché l’intervallo
spazio –temporale (∆𝑆)2 è invariante.
Questa invarianza permette la non inversione temporale
e/o causale tra i due eventi A e B altrimenti ciò
metterebbe in crisi l’intera fisica, perché non sarebbe
possibile stabilire leggi fisiche( connessioni causa
fenomeni) accettate da tutti gli osservatori inerziali.
Paradosso dei gemelli
• http://www.fmboschetto.it/tde/2_3.htm

Potrebbero piacerti anche