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Premessa
Le armi da fuoco
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Composizione e forma delle cartucce
Proiettili
Balistica
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Fig. 1: esempi di pallini da caccia di diverso calibro.
Balistica interna
I moderni fucili presentano all’interno della canna delle rigature elicoidali che
imprimono al proiettile un moto circolare sul proprio asse longitudinale, stabilizzan-
done la traiettoria e aumentandone il potere penetrativo. Nei fucili da caccia caricati
a pallini, invece, la canna è liscia e i pallini al suo interno si muovono come un corpo
unico.
Balistica esterna
Il proiettile sparato esce dalla canna a grandissima velocità, ciò lo rende sogget-
to a forze aerodinamiche che rendono instabile il suo volo (Fig. 2). Tali effetti inclu-
dono (15):
1) deviazione del proiettile sul suo asse longitudinale.
2) rotazione in avanti attorno al centro di massa.
3) precessione: vibrazione circolare attorno al centro di massa.
Con il termine “limite di gettata” dell’arma s’intende la distanza tra il punto da
dove il proiettile è sparato e quello in cui questo non presenta più forza viva, per il
rallentamento che subisce a causa delle forze aerodinamiche. Oltre al limite di getta-
ta è bene conoscere anche la velocità iniziale del proiettile, in altre parole la velocità
del proiettile appena uscito dall’arma (fucili da caccia 350 -400 metri/secondo, fuci-
li da guerra 600-950 m/sec., pistole 230-430 m/sec.); la velocità residua che è quel-
la posseduta ad una certa distanza (nei fucili da caccia dopo circa 15 metri la velo-
cità dei pallini è ridotta di un quarto); la potenza dell’arma intesa come la capacità
di imprimere al proiettile una minore o maggiore energia cinetica (EK); il potere di
penetrazione del colpo che è direttamente proporzionale all’EK ed inversamente pro-
porzionale all’area della sezione trasversale del proiettile. L’azione vulnerante è inve-
ce la capacità del proiettile di determinare lesioni sul bersaglio e va tenuta distinta dal
potere di penetrazione perché, a parità di EK, gli effetti vulneranti saranno tanto più
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Fig. 2: esempi di balistica esterna.
gravi quanto più grande è la sezione del proiettile. Il potere di arresto è l’azione utile
immediatamente impressa dal colpo sul bersaglio vivente o semovente, ed è data
dalla scarica di EK trasmessa dal proiettile e come il potere vulnerante è proporzio-
nale alla sezione del proiettile (3).
Balistica terminale
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La traiettoria balistica può essere suddivisa in tre zone:
Tabella 1: riassunto della suddivisione della traiettoria balistica per armi a canna
lunga.
Effetti lesivi
Oltre agli effetti lesivi dovuti all’azione diretta del proiettile, per lo studio delle
lesioni da arma da fuoco è bene conoscere altri effetti dovuti all’azione diretta dei
gas, ai prodotti di combustione della polvere o all’azione di proiettili secondari (4).
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Effetto dei gas
La colonna gassosa che si sprigiona dalla canna con forte velocità e sotto alta
pressione è in grado di provocare lesioni sia grazie a meccanismo esplosivo sia com-
pressivo. Il primo meccanismo può essere osservato nei colpi esplosi a contatto, dove
la maggior parte dei gas penetra nel canale della ferita prodotta dal proiettile e si
espande con violenza provocando un forte aumento di pressione nei tessuti che ven-
gono disgregati. Questo avviene solo nelle regioni anatomiche in cui la cute poggia
su un piano osseo (cranio) e sono limitati al sottocute. In prossimità della ferita si for-
mano bozze di scollamento e anfrattuosità infiltrate di sangue e di detriti cellulari,
sulla cute si producono fenditure raggiate partenti dai margini dell’orifizio d’ingres-
so che così appare come un largo squarcio con margini irregolari e di forma stellata
(ferite da scoppio). L’azione compressiva si verifica quando l’arma è tenuta a breve
distanza dal piano cutaneo, perciò la colonna di gas urta con violenza sui tessuti con-
tundendo un’area circolare od ovalare, situata intorno al foro d’ingresso (2).
La fiammata che esce dalla bocca della canna al momento dello sparo è dovuta
ai residui solidi incandescenti prodotti dalla combustione della polvere, che nei colpi
sparati a distanze assai ridotte porta al manifestarsi di effetti calorici sulla cute, con
la formazione di una zona di ustione. Tali effetti sono molto evidenti sui peli che
appaiono strinati, anneriti, arricciati e fragili.
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Effetti dei proiettili secondari
Nelle ferite d’arma da fuoco, partendo dal centro verso la periferia, si osservano
tre distinte zone: un’interna corrispondente alla soluzione di continuo scavata nella
compagine dei tessuti; un’intermedia costituita dalle pareti del tragitto formate da
tessuti contusi, infiltrati di sangue e necrotici; un’esterna che comprende un’area
dove i tessuti, mortificati dall’azione compressiva e dagli effetti laterali del proietti-
le, presentano scarsa vitalità e sono in preda a fenomeni di necrobiosi con emorragie.
Le ferite d’arma da fuoco possono avere conseguenze mortali che dipendono dalla
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distruzione di organi importanti, da emorragie per lesioni ai grossi vasi e da infezio-
ni, dovute alla contaminazione della ferita. Talvolta i proiettili possono rimanere
sequestrati a livello dei tessuti dell’animale circondati da tessuto di granulazione o
connettivo neoformato.
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deviazioni o rimbalzi contro superfici resistenti incontrate nel percorso; tramiti cur-
vilinei se il proiettile è dotato di scarsa forza viva e penetra obliquamente incontran-
do una superficie interna ricurva, come le ossa craniche e gli archi costali; tramiti a
fondo cieco situati a varia profondità e in qualunque organo o in cavità interna; infi-
ne tramiti trasfossi o trapassanti a tutto spessore con orificio terminale di uscita. Il
tragitto del tramite non si mantiene uniformemente cilindrica ma tende a svasarsi
assumendo l’aspetto di un cono tronco allungato con l’apice rivolto al foro di ingres-
so e con la base all’opposto verso. Nel tessuto sottocutaneo i tramiti sono cilindrici
e piuttosto regolari, ma spesso sono resi virtuali dalla protrusione dei lobuli di tessu-
to adiposo. Nei muscoli si formano tramiti ampi ed irregolari, crateriformi, se è col-
pita in senso perpendicolare l’asse delle fibre, mentre sono sottili e a forma di fessu-
ra se l’incidenza del proiettile è parallela al decorso delle fibre, che così vengono
poco divaricate. Nelle fasce e nelle aponeurosi, a seconda della tensione e della
disposizione dei fasci fibrosi, si hanno semplici fessure lineari che seguono la dire-
zione di detti fasci, oppure perforazioni rotonde o stellari più piccole del calibro del
proiettile (5). I tendini e i nervi possono sfuggire all’azione del colpo, oppure deviar-
ne la direzione (i tendini), ma spesso restano contusi, stirati, recisi del tutto o lacera-
ti in modo incompleto. I vasi arteriosi più grossi, come l’aorta, presentano lacerazio-
ni lineari e retratte, talora però si hanno perforazioni stellari per fenomeni di scoppio
con ampia lacerazione della parete vasale; più rare sono la semplice contusione con
necrosi della parete, la secondaria trombosi, la formazione di aneurismi falsi e le
fistole artero-venose. Le ferite al pericardio (6) si presentano come perforazioni
rotonde o come fenditure lineari a margini sfrangiati e irregolari. Le ferite al cuore
sono soluzioni di continuo lineari od oblique oppure caratterizzate da perdita di
sostanza, penetranti in una cavità o trapassanti l’intero viscere. Negli organi paren-
chimatosi si osservano tramiti a semplice perforazione o pluriframmentazioni a scop-
pio. Nel fegato e nella milza si formano canali cilindrici con margini infiltrativi ed
anfrattuosi; spesso si hanno lacerazioni che si irradiano dal canale a varia distanza
accompagnate da perdita di sostanza o da escavazioni irregolari e necrotiche; se l’or-
gano viene trapassato si osservano orifici di entrata rotondi o stellari o ellittici , tra-
miti interni crateriformi e orifici di uscita più grandi e irregolari di quelli di entrata
(7, 10). Anche nel rene si producono analoghe lesioni. Nei visceri cavi (stomaco,
intestino, vescica urinaria) si possono avere perforazioni nette della parete con foro
di uscita più ampio e stellare; anche se sono assai più frequenti gli effetti di scoppio
che dilacerano le pareti e formano vaste brecce . Nei tessuti duri, come le ossa, si for-
mano tramiti di vario aspetto. Nelle ossa spugnose (corpi vertebrali) il proiettile
scava un canale con piccole fratture irradiate e non di rado termina qui il suo percor-
so in una specie di nicchia. Nelle ossa lunghe il passaggio del proiettile entro la
cavità diafisaria determina lo scoppio del tessuto osseo dando luogo a fratture gravi
comminute oppure a grosse schegge. Più caratteristico il tramite nelle ossa piatte di
un certo spessore. Nel punto di entrata sul tavolato esterno il proiettile provoca una
perforazione netta, a stampo, il cui diametro corrisponde perfettamente al calibro del
proiettile. La perforazione è rotonda se il colpo incide perpendicolarmente al piano
osseo, oppure ellittica se l’incidenza avviene in modo obliquo . Essa si svasa a spese
del tavolato interno, che presenta un’apertura più ampia e scheggiata (12). Le ossa
craniche e la massa cerebrale, invece di tramiti a perforazione semplice e a canale
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tronco-conico, possono presentare gli effetti di scoppio nei colpi esplosi con armi a
canna lunga di grande potenza; in tal caso la cavità cranica può esplodere determi-
nando la frammentazione, più o meno comminuta, delle ossa che la compongono e
lo spappolamento della sostanza cerebrale, mentre la cute di rivestimento presenta
solo gli orifici formati dal proiettile e qualche piccola lacerazione da schegge ossee.
Nei tramiti a fondo cieco il proiettile è accolto in un’infossatura sacciforme (nicchia
terminale), che può corrispondere a una cavità interna, a un osso spugnoso, o ad un
a massa muscolare. Vi sono circostanze nelle quali il proiettile non si reperta più, per-
ché frammentato in minute schegge come accade se esso è costituito da solo piombo
nudo (9); oppure è migrato nel fondo di una cavità naturale o dentro ad un grosso
vaso sanguigno a guisa di embolo. In questi casi è di grande aiuto l’esame radiogra-
fico, che sarebbe buona regola eseguire quando è possibile col vantaggio di indivi-
duare esattamente il proiettile ed abbreviare il tempo della necroscopia (17).
Lungo i tramiti si possono trovare, infine, corpi estranei e schegge ossee di minu-
ta frammentazione.
Tab. 2: Caratteri del tramite a seconda del tessuto che il proiettile incontra a livello
del bersaglio.
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Foto A e B: Gatto europeo, femmina, di anni 6. Proiezione VD e LL del rachide lom-
bare. Si rileva la presenza di un pallino (N. 9) a livello del canale spinale L5, spara-
to con arma da fuoco.
Per gentile concessione della Sezione di Radiologia Veterinaria e Diagnostica per
Immagini della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Parma.
oppure come una ferita lacera stellare, o come una semplice fenditura lineare della
cute, con margini irregolari, frastagliati, estroflessi e infiltrati di sangue. Al contrario
di quanto avviene per la ferita d’ingresso, nella ferita di egresso il proiettile estro-
flette la cute prima di perforarla, ma l’estroflessione dei margini non è sempre ben
visibile mentre è più facile rilevare la fuoriuscita di lacinie aponeurotiche o fibrose,
di schegge ossee o di lembi di tessuto molle procidenti dall’apertura. Rispetto al foro
d’ingresso, quello di uscita, presenta dimensioni maggiori ed una minore infiltrazio-
ne dei margini, anche se talvolta si ha un’ampia soffusione ecchimotica attraverso la
quale traspare l’infiltrazione ematica sottostante (16).
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Foto C: Cane, meticcio, femmina, di anni 5. Proiezione VD della porzione craniale
SN dell’addome. Si rilevano processi enfisematosi a livello addominale e sottocuta-
neo. Si osserva, inoltre, un pallino di piombo da fucile ad aria compressa.
Per gentile concessione della Sezione di Radiologia Veterinaria e Diagnostica per
Immagini della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Parma.
di quelli periferici rispetto a quelli centrali (rosata). Si forma così una figura a tron-
co di cono con l’apice rivolto alla bocca dell’arma e la base verso il bersaglio (cono
diretto), la cui ampiezza va allargandosi fino ad un punto massimo in cui tutti i pal-
lini della cartuccia sono presenti sulla superficie del bersaglio raggiungendo la mas-
sima estensione. Successivamente essa si riduce a mano a mano che i pallini perife-
rici perdono di forza viva e cadono, in maniera che la figura del cono si dispone in
modo inverso al precedente (cono invertito) in cui i pallini sono sempre più diradati
e in minore numero con l’aumentare della distanza. Il carattere delle ferite e gli effet-
ti lesivi variano con la distanza di tiro, potendosi avere (3):
Grossa ferita unica: la carica dei pallini ancora ammassata agisce come un unico
proiettile producendo una ferita di ingresso, di alcuni centimetri di diametro, con i
margini festonati per l’azione dei pallini periferici, frangiati ed infiltrati di sangue. Il
tramite si mantiene unico e di notevoli dimensioni, oppure i pallini si disperdono nel-
l’interno formando tanti piccoli tramiti distinti da quello principale. Tali tramiti
riprenderanno le caratteristiche considerate per le lesioni da proiettile unico.
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Foto D: Pastore tedesco, maschio, di anni 6. Proiezione VD del rachide cervicale
(particolare: spazio intervertebrale C2-C3). Si rileva un pallino da caccia (N. 9), spa-
rato con arma da fuoco, sul lato sinistro del rachide, in corrispondenza dello spazio
intervertebrale C2-C3.
Per gentile concessione della Sezione di Radiologia Veterinaria e Diagnostica per
Immagini della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Parma.
Nei colpi esplosi a breve distanza, intorno alla ferita di ingresso, si possono tro-
vare i segni dell’ustione, dell’affumicatura e del tatuaggio, che si estendono per una
zona in genere più ampia di quella prodotta dalle armi a proiettile unico, con disposi-
zione centrale od eccentrica secondo la direzione del colpo. In questi casi può acca-
dere che altri componenti della carica (borre, cartoncini) penetrino nella ferita e si tro-
vino a varia profondità nel tramite. Gli effetti delle armi da caccia sono micidiali a
tiro corto per l’azione distruttiva sui tessuti, determinata dall’espansione esplosiva dei
gas e soprattutto dall’ammassamento dei piombi che provoca fratture estese e com-
minute delle ossa, vaste lacerazioni dei grossi vasi e imponenti rotture dei visceri (10).
Se il tiro proviene da ulteriore distanza mancano gli effetti esplosivi dei gas, ma
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i fenomeni distruttivi a carico dei tessuti risultano ancora molto estesi e gravi perché
la maggior parte della carica è molto concentrata sul bersaglio. Nel punto di uscita,
invece di un largo squarcio, si trova un foro piuttosto ampio ed irregolare, talora cir-
condato da altri fori più piccoli prodotti da alcuni proiettili già separati dalla parte
centrale della carica ma ancora dotati di forza viva sufficiente per determinare trami-
ti trasfossi. Il diradamento della carica produce lesioni di minore entità, tuttavia
anche un solo pallino giunto a segno può causare la morte dell’animale per lesioni,
anche minime, ad organi vitali.
DIAGNOSI MEDICO-LEGALE
Il riconoscimento di una lesione d’arma da fuoco riesce assai facile nella genera-
lità dei casi. Le ferite da cariche multiple, hanno forma e disposizione che non lascia
dubbi sulla loro natura, tanto più se nei tramiti, come spesso accade, si ritrovano pal-
lini di piombo ritenuti. Le ferite da colpo unico, nei colpi esplosi in vicinanza, si rico-
noscono per i segni di affumicatura e tatuaggio intorno al foro di ingresso o nel trat-
to iniziale del tramite: nei colpi sparati a distanza l’orificio d’ingresso presenta aspet-
to imbutiforme ed il tramite presenta maggiore profondità rispetto a quello che si
osserva nelle ferite da punta, con le quali possono essere confusi. Per la diagnosi tra
lesioni inferte in vita o dopo la morte è necessario ricercare fenomeni reattivi a cari-
co dei tessuti (11).
Distanza di sparo
La distanza dello sparo può essere stabilita con facilità se i colpi sono stati spa-
rati a contatto o nelle vicinanze del bersaglio. A distanze maggiori, gli effetti lesivi
sono provocati dal solo proiettile e poco o nulla si potrà stabilire riguardo alla distan-
za dello sparo. Infatti, il criterio valutativo delle lesioni prodotte dalla sola forza viva
del proiettile può fornire dati appena approssimativi e solo conoscendo l’arma e la
carica adoperata ed eseguendo tiri di prova su bersagli equiparabili al corpo dell’ani-
male si può trarre qualche indicazione circa la zona limite degli effetti esplosivi. Nei
colpi esplosi con fucili da caccia assume grande importanza, più che le dimensioni
della rosata, la densità delle singole lesioni che indicano la concentrazione dei palli-
ni. Utili, in ogni caso, gli esperimenti con l’arma sospettata e con cariche identiche a
quelle usate, testate su cartoni posti a varie distanze per giungere a conclusioni più
attendibili.
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zione intorno a questo dell’orletto ecchimotico-escoriativo e degli aloni di affumica-
tura e di tatuaggio. Nel caso di ferite trasfosse bisogna distinguere con assoluta sicu-
rezza il foro d’ingresso da quello d’egresso, in base ai rispettivi caratteri morfologi-
ci. La direzione del tramite può essere stabilita con relativa facilità, specie se esso
interessa ossa piatte dove lascia perforazioni imbutiformi caratteristiche. Tuttavia il
tragitto della ferita, che rappresenta la traiettoria anatomica del proiettile, non sem-
pre coincide con la traiettoria balistica, perché la vittima al momento dello sparo può
aver assunto i più diversi atteggiamenti.
Non vi sono difficoltà nello stabilire il numero dei colpi se si tratta di una ferita
unica, a fondo cieco o trasfosso. Tuttavia possono sorgere delle incertezze in alcune
circostanze che devono essere tenute in conto, quando: un proiettile si frammenta
prima di raggiungere il bersaglio per l’urto contro una superficie resistente, oppure si
aggiungono proiettili secondari (si avranno più ferite d’ingresso di vario aspetto e più
tramiti di varia profondità); quando la frammentazione del proiettile è avvenuta dopo
la penetrazione nei tessuti dell’animale si potrà osservare un solo orificio di entrata e
più tramiti a fondo cieco o trasfossi.
Identificazione dell’arma
Conclusioni
Nei ferimenti d’arma da fuoco sorgono numerose questioni che possono trovare
risposta applicando le nozioni relative ai vari tipi d’arma, al loro meccanismo d’a-
zione e agli effetti lesivi che ne conseguono (4).
Il perito settore, nelle necroscopie legali per ferimento o morte d’arma da fuoco,
deve valutare molto attentamente tutti particolari che il caso presenta, senza cadere
in errori dovuti alla superficialità o ad una scarsa o non corretta raccolta dei docu-
menti e dei campioni che permettano in seguito il corretto svolgimento di un proce-
dimento legale. A questo scopo è sempre buona norma raccogliere un’adeguata docu-
mentazione (fotografie, lastre radiografiche ecc.) da presentare al magistrato, poiché
al perito settore è richiesto fondamentalmente un parere medico, basato su osserva-
zioni oggettive che devono essere dimostrate, senza dare adito a dubbi o perplessità.
Per tali motivi è di fondamentale importanza che il patologo incaricato ad ese-
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guire una necroscopia legale affronti il caso da esaminare, attenendosi scrupolosa-
mente al protocollo di necroscopia senza tralasciare di considerare scrupolosamente
ogni apparato ed organo.
Nel valutare le lesioni d’arma da fuoco sarà fondamentale risalire al numero di
colpi esplosi, alla distanza di sparo e all’arma utilizzata, evitando di confondere
lesioni post-mortali o artefatti con lesioni incorse intravitam.
RIASSUNTO - Con il presente lavoro gli autori hanno voluto prendere in conside-
razione gli aspetti salienti relativi alle lesioni d’arma da fuoco, nel cane e nel gatto,
valutandone i quadri anatomopatologici. La descrizione e lo studio di tali lesioni è
soprattutto frutto di perizie medico-legali su animali deceduti e presentanti lesioni
d’arma da fuoco.
SUMMARY - The AA. describe the pathological aspects of fire-arm lesions in dogs
and cats. The high number of cases of fire-arm injuries, above all in rural areas, make
indispensable a correct knowledge of this aspects.
The damage inflicted on the soft tissues and bone depends on the type of fire-arm
used and the rouge at which it was fired. Our study is obtained from several cases
recorded in the Department of Animal Health, Pathology Unit, University of Parma.
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