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Anno LXXIII (Seconda Serie) - N. 1 ISSN 0035-6182

RIVISTA DI
DIRITTO PROCESSUALE

RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE - Anno LXXIII (Seconda Serie) - 2018 - N. 1

TARIFFA R.O.C.: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB MILANO - PUB. BIMESTRALE
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2018
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DIRITTO PROCESSUALE STRANIERO E COMPARATO

TUTELA DEL CREDITO, IMPUGNAZIONI E SPESE


DI LITE NEL PROCESSO CIVILE TEDESCO

SOMMARIO: 1. Considerazioni introduttive e temi prescelti per condurre l’indagine. – 2.


Alcuni tratti caratterizzanti del processo tedesco. – 3. La tutela del credito: la via
dell’Urkundenprozess. – 4. Il Mahnverfahren: la più rapida tutela del credito pecuniario.
– 5. Meccanismi di deflazione processuale: in particolare sul filtro in appello. – 6. Il
percorso per ottenere la revisione in sede di Bundesgerichtshof. – 7. La disciplina delle
spese di lite. – 8. Un dubbio (e una conclusione pessimistica): è davvero una questione
di tecnica legislativa?

1. – La Relazione della Commissione giuridica del Parlamento Euro-


peo del 6 giugno 2017, recante «Raccomandazioni alla Commissione con-
cernenti norme minime comuni di procedura civile nell’Unione europea» e
orientata all’adozione di una direttiva da parte del Parlamento e del Con-
siglio (1), offre l’occasione per un supplemento d’attenzione sul processo
civile nella prospettiva transnazionale.
La recente Relazione si ricollega idealmente alla Comunicazione della
Commissione del 2014, nella quale erano più ampiamente delineati i con-
tenuti di un’agenda sull’armonizzazione della giustizia (2); si tratta certa-
mente di un dibattito che ha radici profonde: senza dire del prezioso – e
quasi «naturale» – acquis rappresentato dal cospicuo deposito sapienziale
della tradizione continentale europea, valga almeno ricordare gli intensi
sforzi che, specie dopo la Convenzione di Bruxelles, sono stati profusi da
una dottrina molto impegnata in direzione di un «diritto processuale
europeo», con contributi particolarmente significativi da parte di autori
tedeschi e italiani (3).

(1) Parlamento Europeo, Relazione recante raccomandazioni alla Commissione concer-


nenti norme minime comuni di procedura civile nell’Unione europea, 2015/2084(INL), 6
giugno 2017, reperibile in europarl.europa.eu: per un primo commento alla Relazione, A.
Stadler, Harmonisierung des Europäischen Zivilprozessrechts – Mindeststandards oder Modell-
regeln?, in JuristenZeitung 2017, 693 ss.
(2) COM(2014) 144 final.
(3) Senza pretesa di esaustività, cfr. J. Kropholler, Europäisches Zivilprozessrecht, la cui
prima edizione è del 1983; M. Storme, Perorazione per un diritto giudiziario europeo, in
questa Rivista 1986, 292 ss.; J. Normand, Il ravvicinamento delle procedure civili nell’Unione
Europea, in questa Rivista 1998, 682 ss.; P. Biavati, Giurisdizione civile, territorio e ordina-
mento aperto, Milano 1997; Id., Diritto comunitario e diritto processuale civile fra attrazione,

Rivista di diritto processuale 1/2018


la tutela del credito nel processo civile tedesco 175

Orbene, entro uno scenario generale nel quale l’Europa – sebbene


oggi amputata e a tratti afasica –, per un irrefrenabile fenomeno di inte-
grazione economica, sempre più urgentemente è chiamata ad affrontare la
sfida dell’armonizzazione della giustizia civile, non v’è dubbio che un ruolo
particolare, se non egemonico, sia venuto assumendo in specie negli ultimi
vent’anni il modello giuridico-economico tedesco.
Oltre a ciò, deve tenersi in conto il primario rilievo che rivestono le
relazioni (senza dubbio da un punto di vista commerciale, ma prima
ancora culturale) intercorrenti tra Italia e Germania.
Proprio avendo riguardo a tutto ciò, ritengo utile proporre in queste
pagine una breve panoramica «a campione» sul processo civile in Germa-
nia: l’analisi di alcuni snodi di quel sistema potrà infatti risultare di qualche
giovamento, non solo come modello teorico di riferimento (per cosı̀ dire,
in funzione puramente epistemica), ma anche per valutarne l’importabilità
nel contesto italiano non meno che nella cennata prospettiva de iure con-
dendo di armonizzazione della giustizia civile a livello europeo, ove fosse
saggiata la bontà delle soluzioni là adottate.
Certo, quella che si propone è una ricognizione assai parziale sul
processo civile tedesco, condotta sulla base di una lettura della Zivilpro-
zessordnung in relazione ad alcuni specifici ambiti, rappresentati dalle
forme di tutela del credito, dai meccanismi di accesso alle impugnazioni
e dalla disciplina delle spese di lite; ambiti circoscritti, dunque, eppure
avvertiti come sempre più nevralgici a livello europeo, come d’altra parte
ben confermerebbe la lettura del testo della Relazione sopra richiamata.
D’altra parte sono persuaso che, pur procedendo per singoli «spicchi»,
si potrà ricavare un’immagine comunque efficace del processo civile in
Germania.

autonomia e resistenze, in Dir. un. europ. 2000, 717 ss.; P. Biavati, M. Lupoi, Regole europee
e giustizia civile, Bologna 2008; G. Tarzia, Modelli europei per un processo civile uniforme, in
questa Rivista 1999, 947 ss.; Id., L’ordine europeo del processo civile, in questa Rivista 2001,
902 ss.; Id., Nozioni comuni per un processo civile europeo, in questa Rivista 2003, 321 ss.; C.
Consolo, Nuovi problemi di diritto processuale civile internazionale, Milano 2002, ma più in
generale dovrebbe aversi riguardo all’iniziativa scientifica legata a Int’l Lis; si considerino
inoltre i contributi raccolti ne Il diritto processuale civile nell’avvicinamento giuridico inter-
nazionale. Omaggio ad Aldo Attardi, promosso da V. Colesanti, Padova 2009; N. Trocker,
La formazione del diritto processuale europeo, Torino 2011; S. Leible, Die Zukunft des
Europäischen Zivilprozessrechts, in Festschrift für Peter Gottwald zum 70. Geburtstag, herau-
sgegeben von J. Adolphsen, J. Goebel, U. Haas, B. Hess, S. Kolmann, M. Würdinger,
München 2014, 381 ss.
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2. – Prima di focalizzare l’attenzione sui temi poc’anzi indicati, credo


possa essere utile – anche qui, si perdoni un certo schematismo – tratteg-
giare alcune linee caratterizzanti il sistema processuale tedesco, quasi a mo’
di inquadramento da un punto di vista «socio-culturale» (ma si tratta di
una ricostruzione, almeno in parte, semplicemente frutto di esperienza,
diretta o indiretta).
Anzitutto, colpisce la minore litigiosità sociale: in Germania si cele-
brano assai meno processi che in Italia, in rapporto al numero di abitan-
ti (4); mentre in Italia nel 2014 si aprivano in materia civile in primo grado
3.707.799 (5) di giudizi, in Germania ne venivano avviati solo 1.439.072 (6),
con una popolazione superiore alla nostra di oltre 20 milioni di unità (7).
Se poi si andasse ad analizzare la «qualità» dei processi, si noterebbe
come molto più esigua sia, in Germania, la fascia delle liti lato sensu baga-
tellari, assolutamente evitabili o comunque facilmente superabili con stru-
menti di composizione alternativi al processo. Particolarmente «compres-
sa» da quel sistema processuale è poi la litigiosità nei successivi gradi di
giudizio: e ciò per effetto di una disciplina delle impugnazioni – ma questo
costituisce già uno dei singoli temi prescelti – nella quale sono chiamati a
operare filtri piuttosto severi.
Oltre a ciò, il sistema processuale tedesco appare improntato a un’assai
maggiore responsabilizzazione del giudice: davvero si assiste a una gestione
della causa diretta e immediata da parte di quest’ultimo (8). L’intera impo-
stazione del processo risulta meno formalistica e, a chi abbia occasione di
prendere parte a un’udienza, non può sfuggire un’atmosfera piuttosto
collaborativa: di norma il giudice conosce fin da subito i documenti di
causa – al punto che per lo più è lui a prospettare una sintesi delle
questioni – e sollecita le parti a trovare una soluzione conciliativa, svol-
gendo un ruolo attivo e direttamente avanzando proposte.

(4) La progressiva diminuzione delle cause civili è alla base di una riflessione sull’at-
tualità stessa della ZPO in B. Hirtz, Die Zukunft des Zivilprozesses, in Neue juristische
Wochenschrift 2014, 2529 ss.
(5) Fonte: dati.istat.it/?lang=it.
(6) Fonte: www.destatis.de/DE/ZahlenFakten/GesellschaftStaat/Rechtspflege/Tabellen/
Gerichtsverfahren.html.
(7) Sulla relazione tra numero di cause pendenti ed efficienza dei giudici in Germania,
cfr. R. Caponi, Modelli europei del processo di cognizione: l’esempio tedesco, in Quest. giust.
2006, 165; Id., Note in tema di poteri probatori delle parti e del giudice nel processo civile
tedesco dopo la riforma del 2001, in Riv. dir. civ. 2006, I, 525.
(8) Sul cruciale ruolo del giudice nel processo tedesco, R. Caponi, Aspetti fondamentali
del processo civile tedesco (in margine alla traduzione in lingua italiana della ZPO), in Giusto
proc. civ. 2011, 72.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 177

In questa prospettiva, un’attenzione particolare merita il § 139 ZPO,


ove si prevede il Rechtsgespräch, strumento di chiarimento e di «dialogo»
con il giudice sul punto di fatto e di diritto (9): proprio in sede di Recht-
sgespräch si definiscono in tempi brevi gli estremi della controversia e le
parti recepiscono da subito il chiaro messaggio cheil giudice è intenzionato
a giungere quanto prima a decisione (10).
Mette conto poi leggere il § 278 ZPO, da cui si ricava come l’intero
processo sia improntato al tentativo di rinvenire una soluzione conciliati-
va (11): oltre a ciò, il giudice ha l’obbligo di favorire all’interno del giudizio
un accordo tra le parti, le quali nella cd. Güterverhandlung (l’udienza orale
finalizzata al tentativo di conciliazione) sono tenute a comparire personal-
mente (12).
Non si deve pensare che susciti alcuno «scandalo» il fatto che il
giudice, seppur con prudenza formale e talora adottando clausole di stile
(per esempio, «salvo diversa valutazione») per evitare il rischio di ricusa-
zione – pur sempre possibile, anche se non frequente –, esprima il suo
orientamento in ordine ai fatti di causa; rientra infatti nelle sue facoltà
quella di avanzare una proposta di accordo transattivo che le parti saranno
ovviamente libere di accettare (13).
Inoltre, come meglio si vedrà, ai sensi del § 522 ZPO è consentito
altresı̀ di anticipare, attraverso un vero e proprio giudizio prognostico,
l’esito di un’impugnazione.
Verrebbe da aggiungere che la Germania – patria della dogmatica
processualcivilistica – sembra non avere mai abbandonato l’idea che la
legge processuale sia in primis strumentale rispetto alla soluzione della
controversia: anche solo per prestare attenzione alle parole, non è forse
senza significato che il processo sia disciplinato dalla Zivilprozessordnung,
che dunque almeno nel nome rivela di non ambire a essere codice, Ge-
setzbuch.

(9) Sul Rechtsgespräch, seppur prima della riforma, H.-W. Laumen, Das Rechtsgespräch
im Zivilprozeß, Köln-Berlin-Bonn-München 1984, 189 ss.
(10) Cfr. R. Greger, sub § 139, in Zöller. Zivilprozessordnung, Köln 2012, 654, ove si
auspica un «Zusammenarbeit zwischen Parteien und Gericht [...] für einen schnellen, ratio-
nellen und gerechten Abschluss des Rechtsstreits».
(11) Si veda l’incipit del § 278 ZPO: «Das Gericht soll in jeder Lage des Verfahrens auf
eine gütliche Beilegung des Rechtsstreits oder einzelner Streitpunkte bedacht sein».
(12) Cosı̀ dispone il § 278, commi 2, 3 e 4, ZPO, in base a cui, se non sia già stato
esperito un tentativo di conciliazione stragiudiziale, il processo non può progredire qualora
le parti non siano comparse personalmente.
(13) Eventualità regolata dal § 278, comma 6, ZPO, ove si prevede altresı̀ la facoltà per
le parti stesse di avanzare una proposta di conciliazione.
178 rivista di diritto processuale 2018

Risaputa poi è l’attenzione riposta sull’aspetto organizzativo della mac-


china della giustizia: a un numero di processi assai minore rispetto a quello
italiano corrisponde una struttura basata su cancellerie più attrezzate,
«professionalizzate» e, in definitiva, pienamente responsabilizzate; l’ammi-
nistrazione della giustizia fa ampio affidamento sul personale che affianca
la magistratura.
Come meglio si vedrà, per esempio, il più «classico» procedimento per
ingiunzione avente per oggetto una somma di denaro (il Mahnbescheid)
può dirsi addirittura incardinato sul ruolo delle cancellerie e del Rechtsp-
fleger, funzionario amministrativo specializzato che svolge ruoli di suppor-
to alla giurisdizione, contenziosa e volontaria (14).
Ma è ora giunto il momento di concentrarsi sugli specifici ambiti
disciplinati dalla ZPO che ho già sopra indicato come «banco di prova»
per l’indagine: tutela del credito, impugnazioni e disciplina delle spese di
lite.

3. – Si cominci con il portare l’attenzione sui procedimenti volti alla


tutela del credito, nelle due articolazioni rappresentate dall’Urkunden-pro-
zess e dal Mahnverfahren.
Se questi sono i percorsi – tra loro distinti – ai quali è per molti aspetti
paragonabile il nostro procedimento per decreto ingiuntivo, ciò è a dirsi
anzitutto perché si tratta di procedimenti documentali.
È fondamentale muovere dal presupposto rappresentato da un’intrin-
seca affidabilità dell’atto introduttivo del ricorrente, che nel primo caso fa
leva sul titolo su cui il procedimento è basato, mentre nel secondo è
collegata soprattutto alla non contestazione del titolo fatto valere; inoltre,
in entrambe le ipotesi, la pretesa si caratterizza per la sua determinatezza.
Occorre precisare che i profili di assimilazione di Urkundenprozess e
Mahnverfahren rispetto al procedimento di cui all’art. 633 ss. c.p.c. sono
assai generali (15): già se confrontati l’uno con l’altro, i due percorsi deli-
neati dalla ZPO – ancorché orientati entrambi alla tutela del credito at-
traverso un procedimento sommario e assai rapido – presentano evidenti
tratti di differenziazione.

(14) Il rilievo del Rechtspfleger è evidenziato da R. Caponi, Modelli europei del processo
di cognizione: l’esempio tedesco, cit., 166. Nella letteratura tedesca, M. Tams, Der Rechtsp-
fleger als Richter i.S. des Grundgesetzes, in Rechtspfleger 2007, 581 ss.; M. Wolf, Richter und
Rechtspfleger im Zivilverfahren, in Zeitschrift für Zivilprozess 1986, 361 ss.
(15) Per un raffronto tra Mahnverfahren e procedimento per decreto ingiuntivo, G.
Oberto, I procedimenti semplificati ed accelerati nell’esperienza tedesca e in quella inglese, in
Corriere giur. 2002, 1242 s.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 179

Dapprima si analizzi più nel particolare il profilo strutturale dell’Ur-


kundenprozess, la cui disciplina si trova racchiusa nei §§ 592 ss. ZPO (16).
Si tratta di un procedimento documentale e cambiario (Urkunden- und
Wechselprozess) invocabile unicamente quando la domanda abbia per og-
getto il pagamento di una determinata somma di denaro o cose fungibili,
ovvero titoli di credito; inoltre, alla pretesa del pagamento di una deter-
minata somma di denaro è altresı̀ parificata quella derivante da ipo-
teca (17).
Qualora si scelga la via dell’Urkundenprozess, tutti gli elementi neces-
sari per la motivazione della pretesa devono potersi provare tramite do-
cumenti, allegati al ricorso introduttivo (Klage im Urkundenprozess) o a un
atto scritto preparatorio (18). Imprescindibile è dunque la completa e totale
«documentalità» della procedura.
Occorre che il ricorrente manifesti subito la volontà di attivare l’Ur-
kundenprozess: invero, il § 593 ZPO prevede che il ricorso introduttivo
debba contenere una dichiarazione espressa dell’intenzione di instaurare
un processo documentale.
Come si è detto, tutta la procedura si gioca sui documenti e sono
quindi inammissibili domande o eccezioni basate su mezzi diversi rispetto
a quelli documentali.
Inoltre, relativamente all’autenticità – ovvero, viceversa, alla falsità – di
un documento, è ammissibile solo la produzione di altri documenti oppure
l’istanza diretta all’interrogatorio di parte (§ 595 ZPO).
Non è data possibilità di introdurre domande riconvenzionali, giacché
l’Urkundenprozess procede su un binario che non contempla rallentamenti
per dar luogo ad accertamento su altre domande (19).

(16) Per approfondimenti in tema di Urkundenprozess: W. Mertins, Der Urkundenpro-


zess, in Neue Justiz 2012, 133 ss.; A. Leidig, J. Jöbges, Sämtliche sind ausnahmslos alle – Zur
Zulässigkeit des Urkundenprozesses, in Neue Juristische Wochenschrift 2014, 892 ss.; M.
Eickmann, I. Oellerich, Grundzüge des Urkundenprozesses, in Juristische Arbeitsblätter
2007, 43 ss.
(17) Sul punto, W. Voit, sub § 592, in Zivilprozessordnung. Kommentar, 14ª ed.,
herausgegeben von H.-J. Musielak, W. Voit, München 2017, 1805; J. Braun, sub § 592,
in Münchener Kommentar zur Zivilprozessordnung, 5ª ed., herausgegeben von W. Krüger, T.
Rauscher, München 2016, 872; O. Jauernig, B. Hess, Zivilprozessrecht, 30a ed., München
2011, 354 ss.
(18) Cosı̀ dispone espressamente il § 593 ZPO.
(19) L’inammissibilità è sancita dal § 595 ZPO; se tuttavia viene fatta valere una
domanda riconvenzionale, il giudice è tenuto a separare i processi ai sensi del § 145, comma
2, ZPO: cfr. W. Voit, sub § 595, in Zivilprozessordnung. Kommentar, cit., 1815.
180 rivista di diritto processuale 2018

Quella del processo documentale è una scelta del ricorrente, rinuncia-


bile fino alla conclusione della trattazione orale; nell’ipotesi in cui il ricor-
rente rinunci all’Urkundenprozess, il processo rimane pendente come pro-
cedimento ordinario (§ 596 ZPO) (20).
Si tratta di un percorso caratterizzato da tempi decisamente stretti. Per
il Wechselprozess, il termine di citazione, qualora la notifica debba avvenire
nel luogo in cui ha sede il Tribunale, è fissato dal § 604 ZPO in almeno 24
ore, mentre il medesimo termine è di tre giorni quando, nei processi in cui
sia richiesta la presenza dell’avvocato, la citazione sia da notificarsi in altro
luogo.
Si prevede un particolare sistema di reazione da parte del resistente:
ma è una reazione che, per l’impostazione data dalla legge, non appare
assimilabile all’opposizione al decreto ingiuntivo ex art. 645 c.p.c.
Su ciò è opportuno soffermarsi per un momento.
La premessa fondamentale, onde poter comprendere la «filosofia»
stessa dell’Urkundenprozess, è ravvisabile nel funzionamento del § 597
ZPO, ove sono indicate le ragioni di rigetto del ricorso: la disposizione
attribuisce al giudice la facoltà di valutare in prima persona l’accoglibilità o
meno – oltre un vaglio di pura ammissibilità formale – della domanda
introdotta.
L’esito della contesa non è dunque propriamente da mettersi in rela-
zione con il gioco di contrasto tra ricorso e opposizione al ricorso cui in
Italia siamo avvezzi. È invece la valutazione espressa dal giudice – ben più
che mero «guardiano» della lite – a rappresentare il momento propulsivo
del procedimento.
Per meglio dire, il congegno del § 597 ZPO fa sı̀ che il «non rigetto»
da parte del giudice sia percepito come un primo – non irrilevante –
giudizio di fondatezza; è chiaro allora che quel vaglio assicura già in sé
una certa sicurezza d’impianto al ricorso promosso dal creditore.
Quindi il § 599 ZPO, con cui si consente il radicamento di un nuovo
processo in forza dell’opposizione del resistente, tende a essere invocato
solo quando davvero vi siano ragioni per cui ribaltare la prima opinione di
fondatezza espressa dal giudice ai sensi del § 597 ZPO.
V’è poi un altro tratto caratteristico che contribuisce a rendere effi-
ciente il procedimento per Urkundenprozess: rispetto al meccanismo di cui

(20) Dopo il dibattito accesosi a seguito della riforma della ZPO nel 2002, sull’equi-
parabilità di tale modalità di procedere al mutamento della domanda si esprime la sentenza
del Bundesgerichtshof, 4 luglio 2012 (Az. VIII ZR 109/11), in Neue Juristische Wochenschrift
2012, 2662 s.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 181

agli artt. 633 e 645 c.p.c., la strada del procedimento per il recupero del
credito – cosı̀ come descritta dalla ZPO – in nessun caso subisce battute di
arresto per il fatto che sia sollevata opposizione.
Il procedimento per il recupero del credito continua a fare il suo
corso, in parallelo con un nuovo processo (§ 599 ZPO); qualora in esito
al processo di opposizione la pretesa versata nell’Urkundenprozess risultasse
infondata, oltre a essere annullata la precedente sentenza, l’originario at-
tore sarà obbligato al risarcimento dei danni causati dall’esecuzione di
quest’ultima (21).
Il dato fondamentale – torno a sottolineare – è rappresentato dalla
circostanza che la domanda abbia superato il vaglio di cui al § 597 ZPO.
L’opposizione potrà senza dubbio aprire lo spazio per un accertamento,
ma al contempo senza arrestare il corso dell’Urkundenprozess.
Conclusosi l’Urkundenprozess con una condanna nei confronti del
convenuto, il provvedimento conterrà una «riserva» (cd. Urteil unter Vor-
behalt), ossia la facoltà per quest’ultimo di attivare un procedimento di
opposizione in cui avrà diritto di contestare la pretesa attorea senza sotto-
stare ai limiti probatori previsti dalla disciplina dell’Urkundenprozess (22).
In ciascun caso la sentenza resa dal Tribunale – ancorché sotto pen-
denza della riserva (23) – è da ritenersi «definitiva», cosı̀ essendo stabilito
espressamente nel § 599 ZPO, tanto per quel che riguarda i mezzi d’im-
pugnazione – difatti essa risulterà appellabile – quanto per quel che attiene
agli effetti, costituendo titolo per dar luogo a esecuzione forzata (24).
Come si è detto, l’Urkundenprozess non è però l’unico procedimento
previsto a tutela del credito.

4. – Nei §§ 688 ss. ZPO è disciplinata la procedura che per vero


appare più direttamente corrispondente a quella per decreto ingiuntivo
di cui all’art. 633 ss. c.p.c.
Il Mahnbescheid è in effetti lo strumento più semplice e rapido per
l’introduzione di una pretesa avente per oggetto il pagamento di una
somma determinata di denaro (espressa in euro); anch’esso presenta i tratti

(21) Cosı̀ dispone la previsione di cui al § 302, comma 4, dal secondo al quarto periodo,
richiamata dal § 600 ZPO.
(22) I limiti probatori dell’Urkundenprozess sono stabiliti dal § 595 ZPO.
(23) Per una sintesi del dibattito in merito all’omessa riserva nel dispositivo della
sentenza, si veda: W. Voit, sub § 599, in Zivilprozessordnung. Kommentar, cit., 1829 s.
(24) Ai sensi del § 599 ZPO, comma 3: «Das Urteil, das unter Vorbehalt der Rechte
ergeht, ist für die Rechtsmittel und die Zwangsvollstreckung als Endurteil anzusehen».
182 rivista di diritto processuale 2018

di un procedimento normalmente documentale, senza però i presupposti


specifici richiesti per l’Urkundenprozess.
A ben vedere, la «documentalità» è qui da intendersi anzitutto in
senso virtuale, dal momento che ciò che conta è l’indicazione dei docu-
menti (per esempio: fatture, contratto), che nemmeno è necessario alle-
gare.
In questo caso il punto centrale da cui partire per comprendere il
funzionamento della procedura è dato dal fatto che si tratta di una pretesa
diretta a ottenere una somma non contestata: il caso «classico» è quello
dell’inadempimento contrattuale per pura e semplice inerzia, senza moti-
vazioni né attenuanti, in cui il debitore – per usare un’espressione invalsa
anche in tedesco – «mette la testa sotto la sabbia».
Dunque deve trattarsi di credito di somma di denaro determinata e
incontestata (25); naturalmente, al requisito della non contestazione si col-
lega la necessità – imposta dal § 688 ZPO – che il credito non sia usurario,
né dipenda da una controprestazione ineseguita; verrebbe meno, altrimen-
ti, la sicurezza del fondamento.
Il § 688 ZPO precisa inoltre che trovano applicazione le norme rela-
tive al procedimento per decreto ingiuntivo europeo (regolamento n.
1896/2006) (26).
Per il Mahnbescheid, la competenza è riservata alla Pretura (Amtsge-
richt), la quale gestisce la pratica con procedimento meccanizzato e affi-
dandosi in toto alle risorse della cancelleria. Occorre notare, poi, che la
competenza è della Pretura presso il foro del ricorrente: dunque prevale il
criterio del foro dell’attore rispetto alla regola – generale anche in Germa-
nia – del foro del convenuto.
È inoltre stabilito un criterio residuale in base al quale, se il ricorrente
non ha alcun foro generale in territorio tedesco, la competenza esclusiva è
attribuita alla Pretura di Wedding a Berlino.
Tratto caratteristico del Mahnbescheid è senza dubbio la rapidità: si
tratta in sostanza di un semplicissimo formulario da compilare.

(25) In argomento, W. Voit, sub § 688, in Zivilprozessordnung. Kommentar, cit., 1845


ss.; A. Schüler, sub § 688, in Münchener Kommentar zur Zivilprozessordnung, cit., 916 ss.;
prima della riforma, H. Zinke, Streitfragen in Mahnverfahren, in Neue Juristische Wochensch-
rift 1983, 1081 ss.
(26) Sugli sviluppi recenti dell’Europäisches Mahnverfahren, B. Ulrici, Aktuelle Entwick-
lungen des Europäischen Mahnverfahrens, in Europäische Zeitschrift für Wirtschaftsrecht
2016, 369 ss.; nella letteratura italiana, S. Dalla Bontà, Su alcune proposte di modifica di
Regolamenti europei in materia processuale: ai Reg. n. 861/2007 e Reg. 1896/2006, in Giusto
proc. civ. 2014, 31 ss.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 183

Le richieste devono trovare seguito – per opera della cancelleria – al


più tardi il giorno successivo a quello del ricevimento (§ 689 ZPO) (27).
Inoltre, il procedimento è tutto ispirato alla massima semplicità: per
esempio, proprio per agevolare il computo esatto di quanto dovuto, è
esplicitamente richiesto che la pretesa sia avanzata con indicazione sepa-
rata di crediti principali e accessori; dunque dovrà essere precisato quanto
si deve in conto capitale e in conto interessi (§ 690 ZPO).
È altresı̀ possibile redigere e produrre un Mahnbescheid completamen-
te online, in modo rapido e seguendo le istruzioni per compilare il mo-
dulo: un controllo elettronico viene operato da parte del Tribunale prima
che l’istanza venga accettata.
Dopo l’emanazione del decreto ingiuntivo, qualora il resistente formuli
opposizione, la causa viene rimessa al giudice indicato nel decreto stesso
ovvero ad altro giudice concordato tra le parti, cosicché essa prosegue
nella sede designata.
Il § 697 ZPO prevede che l’opposizione determini l’apertura del pro-
cedimento ordinario: a questo punto, la cancelleria del giudice cui è rimessa
la controversia invita il ricorrente a motivare la pretesa entro due settimane,
per poi procedere come nei casi di domanda giudiziale «classica».
Si noti quindi che la motivazione della pretesa sopraggiunge solo in
questo secondo momento, giacché la procedura si è finora sviluppata senza
necessità per il ricorrente di illustrare i fatti posti a fondamento del pro-
prio credito.
È poi interessante notare la disposizione del § 703 ZPO, a tenore del
quale si prevede che nel procedimento d’ingiunzione non sia necessaria la
produzione della procura conferita all’avvocato: chi propone l’istanza deve
infatti unicamente garantire di essere in possesso di regolare procura,
assumendosene la responsabilità come in presenza di autocertificazione.
Questa sorta di presunzione di esistenza della procura, salvo contesta-
zione di controparte, rappresenta peraltro una regola generale della ZPO.
Spicca, ancora una volta, l’immanenza di uno spirito generale di fi-
des che pervade tutto il processo civile tedesco.
Guardando all’intera procedura per Mahnbescheid, colpisce il ruolo
assolutamente centrale delle cancellerie: oltre a quanto si è già detto,
emblematico è il § 702 ZPO, il quale dispone che le istanze e le dichia-
razioni possano essere rese dinanzi al cancelliere; come si notava già in

(27) Si tenga conto che dal 1˚ gennaio 2026 l’instaurazione di tale procedimento sarà da
farsi esclusivamente in via telematica.
184 rivista di diritto processuale 2018

apertura, ampio è il coinvolgimento di figure ausiliarie, che appaiono al


confronto con l’Italia – in linea generale, con le differenze del caso – assai
più responsabilizzate e professionalizzate.

5. – L’intero sistema processuale tedesco, in specie dopo l’intervento


riformatore del 2002, risulta ispirato a una forte ratio deflattiva (28).
Due sono gli ambiti entro i quali si avverte un particolare sforzo indi-
rizzato a erigere un argine rispetto al proliferare del contenzioso: essi pos-
sono ravvisarsi nella disciplina delle impugnazioni e nel regime delle spese di
lite. Proprio per questa comunanza di ratio di deflazione processuale, si può
qui trattare dei due argomenti quasi come se fossero articolazioni di un
unico macro-tema: la riforma tedesca ha infatti inteso disincentivare lo
svolgimento di ogni attività processuale – tanto nel primo quanto nei suc-
cessivi gradi – ritenuta inutile, gravosa o comunque evitabile (29).
Ci si soffermi dapprima sulle impugnazioni e in specie sul processo
d’appello, dunque sui giudizi di secondo grado normalmente proposti
avanti all’Oberlandesgericht, fermo restando che per le sentenze emesse
dalla Pretura, Amtsgericht, l’impugnazione va proposta invece davanti al
Landgericht; in seguito si volgerà poi uno sguardo ai giudizi di legittimità.
Occorre muovere della lettura del § 511 ZPO, da cui si evince che la
via per l’appello – anch’essa ridisegnata dopo la riforma – appare molto
stretta. In particolare, ivi si stabilisce un filtro di ammissibilità dell’appello
cosı̀ strutturato: si può accedere al giudizio di secondo grado se il valore
della soccombenza è superiore a 600 euro; oppure, quando sia inferiore a
tale somma, solo se il giudicante di primo grado abbia espressamente
autorizzato l’appello (30). E ciò è possibile – spiega il comma 4 della
medesima disposizione – qualora si reputi che la causa abbia un’impor-

(28) Per ulteriori approfondimenti sulla riforma, nella letteratura italiana, cfr. R. Ca-
poni, L’appello nel sistema delle impugnazioni civili (note di comparazione anglo-tedesca), in
questa Rivista 2009, 639 ss.; E. Lucertini, La riforma dell’appello civile in Germania: il
declino del processo «de novo», in Riv. trim. dir. proc. civ. 2006, 916 ss.; A. Piekenbrock,
Il processo civile tedesco dal modello di Stoccarda in poi: passi avanti ed indietro, in Giusto
proc. civ. 2013, 699 ss.
(29) Il riferimento è alla cd. Zivilprozessreformgesetz approvata il 27 luglio 2001 ed
entrata in vigore il 1˚ gennaio 2002, pubblicata in BGBl. 02.08.2001, 1887. Per una rifles-
sione sulla riforma della ZPO, a dieci anni dalla sua introduzione, W. Nassall, Zehn Jahre
ZPO-Reform vor dem BGH, in Neue Juristische Wochenschrift 2012, 113 ss. Sulle tendenze
di sviluppo del processo civile tedesco, cfr. G. Wagner, Entwicklungstendenzen und For-
schungsperspektiven im Zivilprozess- und Insolvenzrecht, in ZEuP 2008, 6 ss.
(30) Cfr. B. Rimmelspacher, sub § 511, in Münchener Kommentar zur Zivilprozessord-
nung, cit., 372.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 185

tanza fondamentale oppure se la decisione di secondo grado sia necessaria


per l’«evoluzione del diritto» oppure a garanzia dell’«uniformità della
giurisprudenza».
Dunque si stabilisce una barriera piuttosto rigida, ispirata – in buona
sostanza – a esigenze di nomofilachia: occorre che l’impugnazione si faccia
veicolo di un interesse più generale.
Alquanto peculiare appare il meccanismo dell’autorizzazione da parte
del tribunale, dal momento che esso postula l’ammissione del dubbio di
errore eventualmente commesso da parte del medesimo tribunale.
Per meglio comprendere la «stretta» legislativa rispetto alla possibilità
di appello, occorre poi guardare al § 513 ZPO. In esso si stabilisce che
l’appello è proponibile solo per violazione di legge, ovvero se i fatti di cui
al § 529 ZPO giustificano una diversa decisione: tali fatti corrispondono
alle circostanze accertate in primo grado – dunque entro un recinto pro-
batorio già segnato – in relazione alle quali però sorga un ragionevole
dubbio in merito alla correttezza e alla rilevanza dell’accertamento.
Inoltre, dalla disciplina della motivazione dell’appello emerge – a ben
vedere – l’esistenza di un ulteriore filtro. Più chiaramente, dai §§ 511 e 513
ZPO si ricava che i filtri sono rispondenti a due differenti criteri: il primo,
rigidamente oggettivo, è legato al valore della causa oppure all’autorizza-
zione del giudice di primo grado, mentre il secondo coinvolge la valuta-
zione della parte – o, se si vuole, dell’avvocato che assiste la parte –,
giacché occorre che siano presi in considerazione i motivi di appellabilità;
in questo secondo caso, infatti, è richiesta una valutazione – che tocca
aspetti tecnico-giuridici e fattuali – in ordine alla fondatezza del dubbio
sulla correttezza e sulla rilevanza dell’accertamento.
Il § 513 ZPO afferma poi che non è appellabile la sentenza che abbia –
in ipotesi – erroneamente affermato la propria competenza; sarebbe vice-
versa appellabile la sentenza che abbia dichiarato la propria incompetenza.
La scelta nel senso dell’appellabilità della sola pronuncia declinatoria evi-
denzia ancora una volta in modo limpido la proiezione verso lo scopo della
decisione, nonché una certa diffidenza nei confronti delle questioni in
tema di condizioni di trattabilità e di decisione della causa.
Un’altra norma con spiccata funzione acceleratoria è quella del § 514
ZPO, secondo cui la sentenza contumaciale (per lo meno la cd. «seconda
sentenza contumaciale», di cui al comma 2 del § 514 ZPO) non è appel-
labile, salvo che si tratti di contumacia non colposa.
Contro la sentenza contumaciale sono comunque previsti altri rimedi:
è infatti possibile proporre un ricorso particolare, il cd. Einspruch di cui al
§ 338 ZPO, con cui si mira a dimostrare che la decisione è infondata: si
186 rivista di diritto processuale 2018

tratta tuttavia di un percorso differente rispetto a quello segnato per la


«normale» impugnazione (31).
Per comprendere esattamente quali siano le linee che determinano i
margini entro i quali può realizzarsi l’effetto riformatore della sentenza di
secondo grado, è opportuno guardare al § 520 ZPO: la disposizione, con
cui si disciplina l’onere di motivazione che grava in capo all’appellante,
prevede che lo stesso indichi quali siano le parti della sentenza di cui si
chiede la riforma e quali siano esattamente le modifiche richieste.
Se ne ricava che il lavoro assegnato al giudice d’appello appare un
preciso e mirato intervento di «ritaglio» delle porzioni di sentenza di cui
s’imponga l’emendamento, con conseguente innesto – che appare poi
quasi automatico, giusta l’impostazione stessa dell’atto di appello – delle
parti modificate.
Quest’operazione di correzione pressoché chirurgica del testo della
sentenza di primo grado trova corrispondenza nel profilo che il § 529
ZPO disegna allorché è chiamato a definire quale sia l’ambito interessato
dal nuovo esame dei fatti per opera del giudice dell’impugnazione. In
sostanza, occorre che sia avanzata una quanto mai specifica censura affin-
ché si apra la strada per una nuova valutazione dei fatti accertati in primo
grado oppure per la valutazione di fatti nuovi.
Già sulla base delle notazioni fin qui svolte si può comprendere come
il Legislatore tedesco abbia compiuto una scelta assai chiara nel senso che
l’appello risponda al modello di una stretta revisio prioris instantiae (e
quindi, viceversa, non si tratti più di una Tatsacheninstanz) (32). Di regola
il Tribunale è tenuto a porre i fatti accertati nella prima istanza a fonda-
mento dell’udienza e della decisione, come si desume dal § 529, comma 1,
n. 1, ZPO: nella valutazione giuridica di questi fatti è invece libero, diver-
samente da quanto avviene – lo si vedrà meglio – nell’istanza di revi-
sione (33).
Conferma l’idea che il compito dei giudici di secondo grado si collochi
all’interno di un rigido binario anche il confronto con il § 533 ZPO, ove si
stabilisce che la modifica della domanda, la dichiarazione di compensazio-
ne e la domanda riconvenzionale siano ammissibili soltanto se la contro-

(31) W. Ball, sub § 514, in Zivilprozessordnung. Kommentar, cit., 1585; più dettaglia-
tamente sull’Einspruch, A. Stadler, sub § 338, in Zivilprozessordnung. Kommentar,cit.,
1350 s.
(32) Su questi profili, S. Dalla Bontà, Contributo allo studio del filtro in appello, Trento
2015, 53.
(33) Cfr. O. Jauernig, B. Hess, Zivilprozessrecht, cit., 290: «In der rechtlichen Bewertung
dieser Tatsachen ist das Berufungsgericht jedoch frei».
la tutela del credito nel processo civile tedesco 187

parte acconsenta o se la Corte reputi che ciò sia pertinente; inoltre, mo-
difica della domanda, dichiarazione di compensazione e domanda ricon-
venzionale potrebbero essere ammissibili se fossero basate su fatti che,
secondo il § 529 ZPO, l’Oberlandesgericht deve comunque porre a fonda-
mento della trattazione e della decisione sull’appello.
La celerità del processo che si svolge avanti all’Oberlandesgericht è
assicurata anche da termini d’impugnazione stringenti, che il § 517 ZPO
fissa in un mese dalla notificazione oppure in cinque mesi dalla pronuncia
della sentenza.
Occorre però tenere presente che la notificazione è effettuata in Ger-
mania direttamente dal Tribunale: per prassi, dunque, il dies a quo è quello
della notificazione.
Al fine di abbreviare i tempi del processo, è concessa all’appellante la
facoltà di proporre la motivazione dell’atto con cui si introduce l’impu-
gnazione entro due mesi dalla notificazione della sentenza per esteso (an-
che in tal caso, questa è la prassi prevalente) oppure entro cinque mesi
dalla pronuncia della sentenza: cosı̀ stabilisce il § 520 ZPO.
Si prevede dunque che la motivazione dell’atto d’impugnazione possa
essere sganciata rispetto all’atto introduttivo dell’appello, consentendo in
tal modo di ottimizzare i tempi della procedura.
La revisione della decisione di primo grado è avviata prima ancora che
siano opportunamente messi a fuoco tutti gli elementi che giustificano
l’appello, i quali possono essere precisati in un atto che sopraggiunge in
itinere.
Assai interessante è, poi, la valutazione preliminare di fondatezza che il
giudice è autorizzato a compiere ai sensi del § 522, comma 2, ZPO (34).
In particolare, ivi si afferma che l’Oberlandesgericht rigetta senza in-
dugio l’appello, mediante decisione presa all’unanimità, se è persuaso che
lo stesso non abbia alcuna prospettiva di successo, la causa non abbia
importanza fondamentale e la decisione in sede d’appello non sia neces-
saria ai fini dell’evoluzione del diritto o della garanzia di uniformità della
giurisprudenza (cd. substanzlose Berufung, ossia «appello senza so-
stanza») (35).
Si può dire che il processo tedesco conosca dunque una figura in
qualche misura simile a quella dell’antica denegatio actionis, tipica del

(34) Disposizione analizzata approfonditamente, nella letteratura in lingua italiana, da


S. Dalla Bontà, Contributo allo studio del filtro in appello, cit., 62 ss.
(35) Per un’analisi dei presupposti della norma, H. Wöstmann, sub § 522, in Zivilpro-
zessordnung, 7ª ed., herausgegeben von I. Saenger, Baden-Baden 2017, 1344 s.
188 rivista di diritto processuale 2018

processo romano classico (anche se in quella cornice la denegatio era


riferibile al primo, e per la verità unico, grado di giudizio); una siffatta
denegatio è stata peraltro giudicata dal Bundesverfassungsgericht, in parti-
colare dopo la riforma del § 522 ZPO del 2011 (36), non contrastante con i
diritti costituzionali di cui all’art. 103, comma 1, Grundgesetz (GG) e art.
3, comma 1, GG in combinato disposto con l’art. 20, comma 3, GG; nel
medesimo senso è schierata anche la dottrina (37).
In forza del § 522 ZPO è quindi possibile arrestare un giudizio di
secondo grado fin dal suo nascere, senza neppure dar luogo ad approfon-
dimenti.
Naturalmente, le ragioni di infondatezza devono essere del tutto evi-
denti (38): come detto, è richiesto che la pronuncia sia emessa dalla Corte
all’unanimità; però colpisce che la manifesta infondatezza dell’istanza in
appello sia in sé in grado di esonerare l’Oberlandesgericht dal riesame della
decisione e dunque dall’avvio di un’attività che appare fin dall’origine
destinata all’insuccesso.
Nel funzionamento di questo meccanismo, assai peculiare è il ruolo del
§ 522 ZPO nella parte in cui afferma – come segnalato già in apertura –
che il giudice dell’impugnazione o il Presidente devono preventivamente
comunicare non solo l’intenzione di rigettare l’appello, ma anche i motivi
del rigetto, assegnando alla parte interessata un termine per prendere
posizione.
Si noti inoltre che tale stringata motivazione – proprio come quella
della sentenza – può attingere non soltanto dalla giurisprudenza, bensı̀
anche dalla dottrina. Com’è noto, infatti, in Germania non esiste una
previsione paragonabile a quella di cui all’art. 117 delle disposizioni di
attuazione del nostro codice di rito (ove è fatto divieto di citazione di
autori giuridici), sicché non è infrequente il richiamo a un’autorevole
opinione dottrinale per escludere in radice la plausibilità di una certa
ricostruzione.
Dunque la sensibilità del giurista tedesco non è turbata dall’idea che
sia confezionata una sorta di prognosi con cui la Corte comunica per
iscritto all’appellante l’intenzione di non accogliere la doglianza sulla base

(36) Si tratta della legge del 21 ottobre 2011, entrata in vigore il 27 ottobre 2011.
(37) Cfr. H. Wöstmann, sub § 522, in Zivilprozessordnung,cit., 1343 s.; P. Fölsch, Die
Berufungszurückweisung durch Beschluss im Blickpunkt aktueller Rechtsprechung, in Neue
Juristische Wochenschrift 2006, 3521 ss., il quale, prima della riforma del 2011, dava conto
della non sempre uniforme giurisprudenza sul § 522 ZPO.
(38) Il carattere rappresentato dall’evidenza è stato introdotto con la riforma del § 522
ZPO nel 2011.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 189

di determinate ragioni; né vi è timore da parte del giudice di esprimere una


previsione sull’esito della sentenza.
Questo peculiare «stop» preventivo all’impugnazione rappresenta uno
strumento ampiamente utilizzato: e cosı̀ una cospicua parte delle istanze
d’appello non trova seguito per effetto dell’ordinanza di cui si è detto
oppure per la rinuncia sulla base dell’indicazione ricevuta dalla Corte
d’Appello.
Ancora, merita di essere evidenziata la regola contenuta nel § 526
ZPO, che governa la scelta se la decisione dell’Oberlandesgericht debba
essere monocratica oppure collegiale.
Sempre con l’intendimento di snellire il procedimento, si stabilisce che
la decisione della controversia sia assegnata al giudice monocratico quando
la sentenza impugnata sia stata resa da un giudice monocratico, quando la
controversia non presenti particolari difficoltà di fatto o di diritto, ovvero
quando la causa non abbia importanza fondamentale e non sia stata già
trattata nel merito in sede di udienza principale, a meno che nel frattempo
non sia stata pronunciata una sentenza con riserva, parziale o interlocutoria.
Inoltre, nel medesimo § 526 ZPO sono previsti meccanismi di rimes-
sione (in sintesi, per l’emersione di particolari difficoltà di fatto o di diritto,
oppure perché vi è una richiesta concorde delle parti) e altri di avocazione
che consentono il transito della controversia dal giudice monocratico al
collegiale.
Ulteriori valvole di snellimento della procedura sono rappresentate
dalla possibilità da parte del collegio di assegnare l’istruzione della con-
troversia a uno dei suoi componenti come giudice relatore.
Sempre nel segno di una gestione piuttosto elastica e «ad assetto
variabile», è previsto che tale giudice relatore sia autorizzato ad assumere
singoli mezzi di prova, qualora ciò sia opportuno al fine di semplificare la
trattazione orale, nonché qualora si reputi che il collegio possa convenien-
temente valutare le risultanze probatorie senza assistere direttamente al-
l’assunzione dei mezzi di prova.
Da ultimo, è da rilevare che il § 537 ZPO prevede la possibilità che la
sentenza di primo grado sia dichiarata provvisoriamente esecutiva ovvero
esecutiva sotto condizione.
Si può aggiungere che proprio quest’ultima è la regola, dal momento
che i casi in cui può ottenersi la provvisoria esecutività senza garanzia sono
tassativamente indicati al § 708 ZPO. Qualora poi sia proposto appello,
tale sentenza può comunque essere provvisoriamente esecutiva, su istanza
dell’appellato, per le parti di sentenza non impugnate; dunque non è mai
da escludersi l’esecutività della sentenza, almeno in parte qua.
190 rivista di diritto processuale 2018

La prassi peraltro evidenzia un ricorso piuttosto diffuso alla fideius-


sione bancaria abbinata alla provvisoria esecutività della sentenza.
Un’impostazione molto simile – ispirata a celerità e semplicità – si
riscontra anche nella disciplina dell’impugnazione di legittimità.

6. – Eccoci dunque a rivolgere uno sguardo al procedimento che


conduce alla revisione delle sentenze definitive emesse in grado d’appello
che si svolge avanti al Bundesgerichtshof, la Corte di Cassazione tedesca.
La scelta legislativa che maggiormente balza all’evidenza è quella di un
restringimento piuttosto netto dei criteri di impugnazione: il § 543 ZPO
stabilisce infatti che la revisione debba essere ammessa esplicitamente fin
già in sede di precedente grado di giudizio.
Occorre dunque che, per l’ipotesi di impugnazione di una pronuncia
dell’Oberlandesgericht, quest’ultimo si sia curato di inserire un passaggio
nella sentenza con cui sia espressa una sorta di autorizzazione al gra-
vame (39).
In alternativa all’esplicita autorizzazione, la revisione può essere am-
messa sulla base del reclamo contro la decisione di non ammissione della
revisione stessa pronunciata in sede di secondo grado. In tal caso, si tratta
di un reclamo presentato al Bundesgerichtshof secondo le modalità di cui al
§ 544 ZPO, ove è definita una procedura sommaria e accelerata in base
alla quale il reclamo deve essere proposto al Bundesgerichtshof entro il
termine perentorio di un mese dalla notifica della sentenza per esteso o,
comunque, non oltre sei mesi dal momento della pronuncia della sentenza.
La procedura di revisione avanti al Bundesgerichtshof è limitata alle
ragioni di legittimità.
Il § 545 ZPO, oltre a precisare che la revisione può essere proposta
solo se la decisione sia fondata su una violazione di diritto, aggiunge che la
revisione non può essere avanzata adducendo un’erronea decisione del
giudice di primo grado in punto di competenza; si conferma dunque la
tendenza – già messa in luce – nel senso della compressione delle doglian-
ze di incompetenza.
Come in appello, anche per l’ammissibilità del ricorso in revisione i
termini sono assai stringenti.
Soprattutto per garantire la certezza del diritto (Rechtssicherheit), il §
548 ZPO pone un termine per l’impugnazione di un mese dalla notifica-

(39) Cfr. W. Ball, sub § 543, in Zivilprozessordnung. Kommentar, cit., 1687 s.; W.
Krüger, sub § 543, in Münchener Kommentar zur Zivilprozessordnung, cit., 603 ss.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 191

zione della sentenza per esteso oppure, al più tardi, di cinque mesi dalla
pronuncia della sentenza (40).
La prassi mostra che – per la ragione già espressa, ossia per il fatto che
la notifica è effettuata direttamente su iniziativa degli uffici giudiziari – il
termine cui di regola occorre fare riferimento è quello breve del mese dalla
notifica.
Come già si è visto con riguardo all’appello (§ 520 ZPO), cosı̀ pure per
l’appello in sede di Oberlandesgericht, si prevede al § 551 ZPO che il
ricorrente ottemperi all’onere di motivazione della propria impugnazione
in un momento successivo a quello dell’introduzione del ricorso; si ritiene
sufficiente che siano comunque rispettati i due mesi dalla notifica della
sentenza impugnata o, al più tardi, i cinque mesi dalla data della pronuncia
della sentenza.
Oltre a ciò, anche altri tratti caratterizzanti del giudizio per cassazione
rispecchiano quanto si è visto con riferimento al grado d’appello.
In primis, anche per la Corte di legittimità è contemplata la possibilità
di denegatio actionis disciplinata dal § 522 ZPO, sulla quale già ci si è
soffermati: ciò viene espressamente stabilito dal § 552a ZPO, ove si affer-
ma che in sede di giudizio di revisione può essere rigettato il ricorso a
mezzo di ordinanza emanata all’unanimità, qualora il collegio sia persuaso
che non vi sia alcuna prospettiva di accoglimento dell’impugnazione.
V’è poi da aggiungere che il giudizio che si svolge dinnanzi al Bunde-
sgerichtshof esprime già per tradizione e – verrebbe da dire – per sua «indo-
le» un carattere assai ponderato, quasi «raccolto»: occorre tenere conto del
numero ridotto di pronunce emesse, di una certa ritrosia al ribaltamento
delle sorti del giudizio d’appello e, infine, dei costi elevati del processo.
Non va nascosto, infatti, che i costi per una procedura in sede di ultima
istanza non sono paragonabili a quelli di un processo celebrato innanzi alla
nostra Corte di Cassazione: gli avvocati cassazionisti in Germania sono
pochi e specificamente dediti a tale giudizio secondo i §§ 164 ss. della
Bundesrechtsanwaltsordnung (41); si tratta di un regolamento che, seppure
criticato in dottrina, secondo il Bundesverfassungsgericht risulta comunque
conforme al diritto fondamentale di libertà di esercizio della professione (42).

(40) Cfr. H. Wöstmann, sub § 517, in Zivilprozessordnung, cit., 1317.


(41) Secondo O. Jauernig, B. Hess, Zivilprozessrecht, cit., 62, nell’anno 2011 vi erano
soltanto 41 avvocati cassazionisti per 129 giudici cassazionisti.
(42) Cfr. BVerfG 31 ottobre 2002, n. 819, in Neue Juristische Wochenschrift 2002, 3765
s., con cui si rigetta un reclamo di incostituzionalità per assenza dei presupposti di cui al §
93, comma 2, BVerfGG.
192 rivista di diritto processuale 2018

Si soggiunga un’ulteriore notazione sul Bundesgerichtshof: assume una


valenza non soltanto simbolica il fatto che la Corte a livello federale abbia
sede a Karlsruhe (come pure la Corte Costituzionale, Bundesverfassung-
sgericht), dunque in un luogo lontano dai clamori della grande città, ove
anche gli avvocati cassazionisti sono tenuti ad avere domicilio; ciò contri-
buisce ad attribuire alla pronuncia del Bundesgerichtshof l’immagine di una
decisione assai meditata e piuttosto stabile nel tempo.

7. – Si è dianzi osservato come il regime delle spese di lite – al pari di


quello delle impugnazioni, su cui ci si è appena soffermati – risulti marca-
tamente orientato a disincentivare lo svolgimento di attività processuale
che possa ritenersi inutile, gravosa o comunque evitabile.
Anzi, il Legislatore tedesco appare mosso dalla scelta di fondo di uti-
lizzare il riparto delle spese di lite quale efficace «leva» al fine di contrastare
ogni abuso dello strumento processuale: e in effetti i §§ 91 ss. ZPO devono
leggersi come autentico fattore propulsivo di economia processuale.
Nondimeno la scelta essenziale, sottesa all’intera disciplina delle spese,
è orientata al criterio di soccombenza (43).
Il § 91 ZPO, collocato in apertura del titolo dedicato alle spese pro-
cessuali, contiene l’affermazione – di valore generale – secondo cui la parte
soccombente è tenuta a sostenere le spese della causa.
Subito di seguito tale principio risulta temperato alla luce di alcune
specifiche considerazioni: si avverte che la parte soccombente è chiamata a
rimborsare le spese alla controparte solo se esse erano «necessarie per le
appropriate azioni o l’adeguata difesa in giudizio»; la medesima disposi-
zione, poi, prevede che il soccombente corrisponda un indennizzo a favore
della controparte per il tempo impiegato nei «necessari» viaggi o per la
«necessaria» partecipazione alle udienze (44).
A questo proposito, occorre tener presente che l’avvocato tedesco ha la
possibilità di patrocinare in ogni distretto, senza necessità di domiciliazione.
Il regime giuridico che si applica ai suddetti indennizzi – ai sensi del §
91 ZPO – è il medesimo che vale per il rimborso delle spese sostenute dai
testimoni: anzi, è opportuno ricordare che la prassi dei tribunali tedeschi
prevede che i testimoni siano immediatamente indennizzati, direttamente

(43) Per un approfondimento del tema delle spese processuali, cfr. G. Bischoff, Be-
sondere Kostenentscheidungen im Zivilprozess, in Juristische Schulung 2016, 608 ss., ove si
elenca una serie di casi in cui il principio di soccombenza non si applica in tutto o in parte.
(44) Cfr. A. Schulz, sub § 91, in Münchener Kommentar zur Zivilprozessordnung, cit.,
661 ss.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 193

dopo l’udienza alla quale intervengono, rivolgendosi a uno sportello ap-


posito, senza troppe attese.
Il § 91 ZPO merita attenzione anche per il suo secondo comma: vi si
stabilisce che gli onorari e le spese legali spettanti alla parte vittoriosa de-
vono essere rimborsati in ciascun processo, tuttavia le spese di viaggio di un
avvocato che non abbia la sede nel distretto del tribunale ove la causa è
radicata (e che neppure viva nel luogo del tribunale della causa) debbono
essere rimborsate soltanto nella misura in cui la scelta di tale avvocato si
fosse resa necessaria per una «appropriata azione o difesa in giudizio».
Il logico presupposto della norma è da ravvisarsi in quanto già detto,
ossia nel fatto che l’avvocato tedesco non ha limiti territoriali (45), né ha
obbligo di domiciliazione. Prevale d’altra parte la regola di buon senso che
traspare nel primo comma del § 91 ZPO, per cui la trasferta di un avvocato
in un luogo lontano va seriamente giustificata perché si possa procedere
all’indennizzo, o tenendo conto della complessità della causa (dei cui profili,
per esempio, si sia autorizzati a dire che soltanto quel certo avvocato è a
conoscenza: in altri termini, non si potrebbe fare a meno del legale «di
casa») oppure facendo leva sulla specifica preparazione in un certo ambito
(di talché sia sostenibile che quel professionista risulti davvero «insostitui-
bile»); il giudice nella pronuncia sulle spese dovrà dunque operare una cd.
Notwendigkeitsprüfung al fine di appurare se l’incarico a un avvocato che
non ha sede nel distretto della Corte sia o meno giustificato (46).
Altro accorgimento adottato dal secondo comma del § 91 ZPO è
quello di porre un «tetto» alle spese legali per l’ipotesi di coinvolgimento
di una pluralità di avvocati. Si stabilisce cosı̀ che i costi di una difesa
affidata a più legali debbano essere rimborsati solo se non siano superiori
a quelli per un solo legale oppure qualora si sia resa necessaria la sostitu-
zione dell’avvocato.
Inoltre, si deve tener conto che le parti la cui situazione finanziaria non
permetta di rispondere dei costi processuali possono chiedere accesso al
cd. Prozesskostenhilfe, secondo i §§ 114 ss. ZPO.
D’altra parte, in relazione a quanto detto sulla disciplina delle spese,
occorre non dimenticare ciò che si è rilevato in merito ai costi non irrisori
del processo civile tedesco: e ciò già in sé rappresenta la prima e forse più

(45) Per una breve sintesi storica sullo sviluppo di questa peculiarità, cfr. O. Jauernig,
B. Hess, Zivilprozessrecht, cit., 62.
(46) Per approfondimenti sui rimborsi dei costi degli avvocati e sulla Notwendigkeit-
sprüfung, si veda N. Schneider, Erstattung der anwaltlichen Reisekosten im Zivilprozess, in
Neue Juristische Wochenschrift 2017, 307.
194 rivista di diritto processuale 2018

forte spinta nel senso della deflazione processuale; le prestazioni degli


avvocati sono assai ben retribuite: prevale infatti un sistema di calcolo a
tariffa di tempo, con un certo incremento dei costi per il cliente, almeno
rispetto ai sistemi molto «forfetizzati» prevalenti in Italia.
Se il livello di retribuzione professionale è mediamente più alto in
Germania che in Italia, più ridotta è però la forbice tra le tariffe applicate
in questioni di grande rilievo economico e quelle di piccolo cabotaggio,
con l’effetto – si potrebbe dire – di una maggior coesione e omogeneità
della classe forense: ma qui si aprirebbe un tema tanto ampio (e interes-
sante) quanto però eccentrico rispetto al focus del discorso.
Altre disposizioni meritano di essere prese in considerazione, in tema
di spese di lite.
Un interessante meccanismo, ispirato a una funzione acceleratoria, è
quello previsto dal § 93 ZPO per l’ipotesi in cui si verifichi l’immediato
riconoscimento della pretesa attorea da parte del convenuto: si prevede
che, qualora il convenuto non abbia dato luogo con il suo comportamento
alla decisione di proporre l’azione, se il convenuto subito riconosca la
pretesa rivolta nei suoi confronti, allora le spese di lite ricadano per intero
sull’attore stesso.
Tale disciplina trova spiegazione alla luce dell’idea che altre vie, stra-
giudiziali e conciliative, non solo possano, ma addirittura debbano essere
percorse per evitare il contenzioso (47); è ritenuta inutile e dannosa la causa
che l’attore abbia avventatamente intentato, senza esplorare in modo ade-
guato tutte le altre strade.
Infine, una menzione meritano alcune disposizioni che – ispirate da
fondamentale buon senso – denotano una particolare attenzione per il
singolo comportamento processuale.
Per esempio, il § 95 ZPO stabilisce che la parte che non compare a
un’udienza o non rispetta un termine oppure cagiona per propria colpa il
rinvio dell’udienza o, comunque, altri allungamenti dei tempi processuali,
è tenuta a sostenere le spese che da ciò derivano. Si tratta di un vero e
proprio illecito processuale – dunque con la configurazione di base del
danno aquiliano – orientato a colpire ogni condotta che si riveli dilatoria e
contraria all’economia processuale; la sua struttura può dunque parago-
narsi a quella della «nostra» lite temeraria, però con spettro di applicazio-
ne più ampio.

(47) Si rammenti che in Germania è attivato un sistema di mediazione-conciliazione


presso ciascun Bundesland.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 195

Si consideri che, a tenore del § 95 ZPO, è sanzionata l’assenza rispetto


alla singola udienza (diverso sarebbe, invece, il caso del giudizio contuma-
ciale, caratterizzato – per giurisprudenza consolidata – da una riduzione
delle spese processuali fino a un terzo).
Non meno rispondente a una generale ratio di deflazione processuale è
il § 96 ZPO: in questo caso, al di fuori dell’ipotesi in cui la domanda sia
colposamente o temerariamente proposta, si stabilisce che le spese siano
poste a carico della parte finanche per aver fatto un utilizzo infruttuoso di
mezzi di attacco e difesa, anche se tale parte risultasse vittoriosa nel me-
rito (48). Dunque è sanzionata addirittura la pura e semplice «infruttuosi-
tà» del mezzo utilizzato: naturalmente si tratta di un criterio alquanto
discutibile, dal momento che non sempre è agevole comprendere quel
che possa rivelarsi inutile, non conducente allo scopo o, comunque, pur
apparendo tale, davvero meritevole di sanzione.
La struttura del § 96 ZPO è poi identicamente riproposta nel § 97
ZPO, anche se – in tal caso – con riferimento ai mezzi di impugnazione
infruttuosamente esperiti.
Inoltre, il secondo comma del § 97 ZPO prevede che le spese del
procedimento di impugnazione siano imputate in tutto o pro quota alla
parte vittoriosa, proprio qualora essa arrivi a prevalere grazie all’esposizio-
ne di argomenti nuovi che avrebbe potuto far valere già in un grado
precedente; in altri termini, è in questo caso sanzionato il comportamento
di chi, pur avendo ragione, avrebbe potuto giocare tutte le sue carte fin da
subito eppure per un qualche motivo ciò non ha fatto, sicché con tale
comportamento ha protratto i tempi del giudizio, dando luogo a impu-
gnazioni rivelatesi a posteriori evitabili.
L’esigenza di abbreviazione dei tempi del processo è quindi talmente
forte da colpire chi non abbia sufficiente cura nel «modo» di coltivare le
proprie ragioni.
Come si è visto, numerosi sono dunque i fronti sui quali la disciplina
delle spese di lite preme per indurre a un’accelerazione o a una semplifi-
cazione del processo.

8. – Dall’indagine «a campione» che si è sin qui svolta sul processo


civile tedesco può ora ricavarsi qualche considerazione di sintesi, che valga

(48) Per una panoramica sui presupposti di cui al § 96 ZPO, K. Jaspersen, sub § 96, in
Beck’scher Online-Kommentar ZPO.
196 rivista di diritto processuale 2018

almeno a tratteggiare una sorta di denominatore comune «valoriale», al di


sotto delle singole soluzioni adottate.
L’aspetto che maggiormente balza all’occhio è rappresentato dalla
scelta di attribuire al giudice – sotto molti profili – spazi assai ampi di
elasticità nella gestione della regola processuale.
In linea di tendenza, la ragionevolezza della decisione sul caso di
specie è chiamata a prevalere sull’automatismo della legge, ed è proprio
per questa ragione che il processo tedesco appare – più di quello italiano –
costruito in modo flessibile, quasi «su misura» rispetto alla singola con-
troversia (49).
Il giudice parla direttamente con le parti, non temendo di mostrare il
proprio orientamento, inducendole alla soluzione stragiudiziale; proprio in
questa cornice s’innesta un rilievo senza dubbio peculiare della fides, ar-
chitrave della relazione triadica tra parti e giudice.
Si potrebbe dire che non manca una qualche venatura «weberiana» in
questa strutturazione del processo, che quindi giustificatamente concede
strade privilegiate al creditore procedente, ma al tempo stesso interviene a
stroncare impugnazioni pretestuose e sempre opera sulla leva delle spese
per governare un iter (costoso ma) efficiente.
Credo che a questo punto sorga ineludibile la questione della possibile
esportabilità di molte delle soluzioni adottate nel processo tedesco e sin
qui passate in rassegna (esportabilità che potrebbe discutersi tanto con
riferimento al sistema italiano quanto in chiave di armonizzazione euro-
pea); tuttavia occorre chiedersi: si tratta di modelli di tecnica legislativa di
cui sarebbe auspicabile sic et simpliciter il trapianto?
Orbene, la risposta che nell’immediato – forse in maniera sbrigativa ed
eccessivamente pessimistica – credo si debba fornire va nel senso di un’as-
soluta prudenza.
Fatalmente giunti al nocciolo del problema, appare chiaro che è la
cultura del processo civile, in Germania, a consentire determinate tecniche
legislative.
È precisamente quella cultura del processo che rigetta quasi con fa-
stidio il formalismo; essa avverte tutti i rischi insiti in un’eccessiva atten-
zione per il profilo procedurale – piuttosto che processuale – e a ciò
reagisce introducendo cospicui tratti di flessibilità e di adattabilità nella
gestione della regola.

(49) Sulla flessibilità del processo tedesco, cfr. R. Caponi, Aspetti fondamentali del
processo civile tedesco (in margine alla traduzione in lingua italiana della ZPO), cit., 73.
la tutela del credito nel processo civile tedesco 197

Al centro dell’attenzione è collocato, senza dubbio, il ruolo propulsivo


del giudice, cui è affidato questo difficile compito di «chiusura» della regola.
Però è anche da aggiungere che in quel contesto la gestione del giudice
è per lo più accettata e anzi bene accolta dalle parti.
Inoltre, una mentalità costruttiva e non troppo causidica tendenzialmen-
te si estende a tutti i soggetti del processo: dai magistrati e dagli avvocati si
trasmette agli ufficiali giudiziari, al personale di cancelleria e cosı̀ via.
L’attenzione rivolta all’obiettivo sostanziale – che nel processo è quello
di porre fine a una controversia – piuttosto che al profilo formale rende
ragione di molte aperture di fiducia che il Legislatore tedesco riserva a
tutti gli operatori della giustizia.
Ma un cattivo, o immaturo, uso delle norme elastiche produce senza
dubbio più danni che benefici.
Troppo difficile – e per certi versi anche banale – sarebbe il confronto
con l’esperienza italiana, oltretutto assai disomogenea per aree geografiche,
nonché segnata dalla diversità tra aree metropolitane e piccoli centri.
Non v’è dubbio che la costruzione di una cultura che punti al supe-
ramento di una visione «proceduristica» impone tempi lunghi: si tratta di
un progetto che dovrebbe muovere dalla premessa di una critica, radicale,
non tanto delle regole esistenti, sempre migliorabili ma ormai anche in
Italia per larga parte ammodernate, quanto piuttosto e soprattutto dei
contenuti e dei modi della formazione dei giuristi; penso non solo alla
formazione giuridica nelle Università, ma anche (e soprattutto) alle moda-
lità di apprendistato delle professioni legali.
Ecco allora che la nuova spinta verso l’armonizzazione europea del
processo civile, impressa con la Raccomandazione del 6 giugno relativa
all’adozione di norme minime comuni in tema di procedura civile nell’U-
nione Europea, meriterebbe finalmente di combinarsi con un nuovo pro-
gramma dettagliato di formazione a livello continentale.
È soprattutto alla cultura delle nuove generazioni di professionisti del
diritto che può affidarsi il superamento di un approccio formalistico e
procedurista, in favore di un ambiente processuale al tempo stesso rigo-
roso e affidante.
Il tempo è galantuomo, si dice anche in Germania: la verifica, natu-
ralmente, dovrebbe essere rimandata ai prossimi decenni.

TOMMASO DALLA MASSARA


Professore ordinario nell’Università di Verona

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