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Convegno

Pescara, 5 dicembre 2018

Quale famiglia?
Idoneità affettiva e genitoriale
delle famiglie affidatarie e adottive:
strumenti e prassi dell'assistente sociale

Assistente Sociale
Beatrice Zambenetti
Potremmo immaginare la famiglia come una compagnia
teatrale che, quotidianamente, nel suo stare insieme, va
scrivendo e vivendo il copione del proprio spettacolo.
In questa logica possiamo considerare l'affido e/o l'adozione
come ricerca, da parte di questa compagnia, di un nuovo
attore (minore). Per capire se tale ingresso è opportuno o
meno e soprattutto quale attore è più indicato per entrare in
quella compagnia, dobbiamo innanzitutto capire quale
copione è in corso di scrittura (e realizzazione) e se esso
potrà migliorare, con beneficio per tutti, con l'ingresso di un
nostro piccolo attore
M.Chistolini
PROCESSO DI INTERVENTO

RILEVAZIONE

Elevata gravità e Coinvolgimento della famiglia modesta gravità e


negazione riconoscimento

SEGNALAZIONE
CONTESTO
SPONTANEO
INDAGINE

PROTEZION VALUTAZIONE
recuperabilIta’ genitoriale
E

PROGNOS Positiv
Negativa a
I
S.Cirillo, «Cattivi genitori»
Il senso della fase di valutazione è di guardare al passato, non tanto per definire
cosa non ha funzionato quanto per provare a rintracciare le possibili ragioni
che aiutino a dare un senso e a narrare una storia che serva per il futuro:
"valutazione delle risorse" per segnare il carattere positivo e più
costruttivo di questa fase (Gardon)

Vale a dire creare un contesto di riflessione e rielaborazione degli eventi per


superare gli ostacoli, protetti dalla spinta di agire, per capire quale spazio c'è
per restituire ai bambini dei buoni genitori

Proporre un nuovo significato di protezione: quello di protezione della


relazione e non tanto di protezione di uno dall'altro
Allontanamento: "una sospensione della coabitazione" (Bertotti,2012)
Un modello teorico e operativo assunto e condiviso da tutti gli
gli “attori”: Tribunale per i Minorenni , servizi e famiglia

caratteristiche generali del termine VALUTAZIONE


nell'ambito dei servizi, gli aspetti simili nell'affido e
nell'adozione e le caratteristiche che invece lo differenziano
per la particolarità del soggetto valutato
LA VALUTAZIONE E'
un'espressione di giudizio rispetto ad azioni di interesse
collettivo con l'intento di migliorare

viene svolta attraverso attività di ricerca realizzata con metodi


rigorosi e codificabili: esito comprensibile e condiviso

valorizzando gli aspetti inattesi e contraddittori

deve essere comunicata a terzi in modo esplicito e


trasparente

all'interno di un processo nel quale valutazione e


progettazione sono percorsi integrati
Ugo De Ambrogio , Irs, Milano
VALUTARE
NON E' CONTROLLARE

Non si limita a individuare gli errori o a ratificare l'esistente

NON E' VERIFICARE


E' un processo di ricerca di quanto non era prevedibile a priori

NON E' UNA FOTOGRAFIA


Delle risorse e delle carenze esistenti ma è il bilancio dell'esito di
un percorso
LA VALUTAZIONE E' UN PROCESSO
DINAMICO

Significa dare valore, attribuire significato, andare alla ricerca di un


senso, avviare processi di riflessione e consapevolezza

Produrre informazioni e dati che servono effettivamente a


formulare giudizi e progettare l'intervento
VALUTARE NELL'AFFIDO

La valutazione deve essere intesa come un processo


dinamico e non fotografico, la cui finalità principale è quella
di conoscere la famiglia candidata, le sue risorse i suoi
limiti, le sue peculiarità, con l'idea che non vi siano famiglie
idonee o non, ma che per ogni candidatura vada compreso
per quale minore e per quale progetto quel nucleo potrebbe
essere di aiuto

Cam, Nuove sfide per l'affido


VALUTARE NELL'AFFIDO

Se la valutazione è l'esito di un percorso


lo è a maggior ragione con la famiglia affidataria
Attraverso la valutazione si immettono stimoli e poi si osserva
come la famiglia risponde e cambia nella disponibilità e
nella motivazione

Fondamentale è la relazione tra noi operatori e la famiglia


I PROTAGONISTI
DELLA VALUTAZIONE
FAMIGLIA AFFIDATARIA:
UTENTE O RISORSA?

Assume valenze molto complesse in cui coesistono sia


elementi di utenza che di risorsa, che ne fanno un soggetto
non omologabile ad altri
Coloro che si candidano all'affido sono portatori di un progetto che è
solitamente la manifestazione di istanze personali e familiari, di
bisogni esistenziali che stanno alla base della candidatura

E' la risorsa istituzionale per le famiglie in difficoltà ed esempio per


altre famiglie che tramite esse poi si possono rivolgere al servizio per
candidarsi all'affido
UTENTE O RISORSA?
Gli operatori si trovano a sperimentare una relazione significativamente diversa
da quella che normalmente caratterizza il loro lavoro

La dimensione dell'aiuto non è unilaterale, ma si caratterizza per la


reciprocità
è anche l'operatore ad avere bisogno degli affidatari, è molto importante che gli
operatori siano consapevoli di queste reciprocità e sappiano muoversi in
modo da non escludere nessuna delle due dimensioni di aiuto dalla relazione

Esse rappresentano un potenziale promozionale e pubblicitario di


primario interesse
E' un utente da seguire con cura nelle sue richieste di sostegno, aiuto e guida,

Cam, Nuove sfide per l'affido


SANTI O PAZZI?
“Ma chi glielo fa fare?”

Se si guardano con sospetto si tenderà a trattarli come utenti, in quanto “malati


e bisognosi dell'affido” quale risposta ai loro problemi, alla ricerca delle
motivazioni nascoste e strane

Se viceversa vengono visti con ammirazione, prevarrà l'atteggiamento di


gratitudine per la collaborazione che vengono a dare, accentuandone il ruolo
di risorsa e sottostimando la necessità, che comunque hanno, di essere
orientati e sostenuti, e pensandoli “idonei” a prescindere
SANTI O PAZZI?

Che prevalga la diffidenza o l'ammirazione, questi pensieri e


sentimenti, spesso impliciti, giocheranno un ruolo nel rapporto
che si andrà a instaurare con il nucleo familiare, costituendo una
delle “griglie concettuali” che saranno utilizzate per dare
significato alle informazioni raccolte

L'operatore deve avere consapevolezza dei suoi personali convincimenti e


pregiudizi.
L'atteggiamento dell'operatore influenza il modo con cui la valutazione verrà
condotta e quindi i suoi risultati, rischiando di dare risalto alle caratteristiche
che vengono positivamente considerate (verifichiamo e non valutiamo)
CARATTERISTICHE AFFIDATARI

Due grandi categorie:

FAMIGLIE SOLIDALI: desiderano svolgere un'azione di servizio,


in base a istanze solidaristiche, con un back ground valoriale
forte, spesso di natura religiosa

FAMIGLIE GENITORIALI: mosse dal desiderio di svolgere un


ruolo genitoriale, cercano attraverso l'esperienza dell'affido di
poter sperimentarsi nella cura e nell'accudimento di un bambino
I CO-PROTAGONISTI:
GLI OPERATORI
PSICOLOGO E ASSISTENTE SOCIALE

L'essere in due consente di poter avere una visione articolata della realtà del
nucleo con una compensazione dei reciproci punti di vista

L'indagine può essere avvertita eccessivamente intrusiva nei confronti di chi non
formula una richiesta di aiuto, ma, al contrario, offre la propria preziosa
disponibilità

Dovremmo riuscire a comunicare che le domande che facciamo per


conoscerli sono finalizzate a capire se l'affido può essere un'esperienza
positiva per loro e, se sì, con quale bambino. Esplicitare che il nostro obiettivo
non è soltanto il benessere del bambino, ma anche quello della famiglia: star
bene insieme, co-evoluzione
DOPPIO COMPITO DELLA SELEZIONE
Quando selezioniamo i candidati affidatari il nostro compito è tutelare da
eventuali esperienze negative i minori da collocare e stiamo
contemporaneamente tutelando anche la famiglia affidataria dalla
frustrazione che un eventuale insuccesso le procurerebbe

INCONTRO RELAZIONALE

Non si tratta di escludere nessuno ma di procedere ad abbinamenti mirati, che


consentano agli affidatari di raggiungere gli obiettivi che si propongono secondo
modalità che siano consone con i bisogni del bambino.
Le domande dell'operatore su tutti i membri della famiglia candidata sottolineano che
la richiesta d'affido è un evento relazionale, per cui siamo interessati a cogliere le
relazioni che intercorrono tra i vari componenti della famiglia
ALCUNI ASPETTI METODOLOGICI
I valutatori possono riferirsi a differenti teorie relative al comportamento umano
(psico-dinamiche, sistemiche, cognitiviste):

si devono tenere presenti tanto gli aspetti personali, riconducibili al “mondo


interno” dei candidati, sia quelli sistemici relativi al loro mondo di relazioni
intra e extra familiare: il “funzionamento” di una persona e di una famiglia è
comprensibile attraverso l'approfondimento delle caratteristiche psicologiche
affettivo-relazionali, così come del suo stare nella realtà (attenzione ad
aspetti concreti come la ripartizione dei compiti nella famiglia, l'attività
lavorativa, gli interessi nel tempo libero)
la valutazione deve essere condotta con una logica dinamica, utilizzando le
informazioni via via raccolte, restituendo osservazioni e ipotesi per saggiare
le reazioni del nucleo familiare e le sue capacità di cambiamento: la famiglia
del primo colloquio non è la stessa dell'ultimo
CONCETTO DI GIOCO (Cirillo)
L'adozione della metafora del gioco ci consente di formulare un'ipotesi molto più
articolata del perchè una determinata famiglia in un determinato momento
formuli una richiesta d'affido
La richiesta d'affido va vista come una mossa del gioco: chi la propone'
chi la fa sua? Perchè proprio ora? Quale effetto ciascuno spera di
raggiungere? Chi è contrario? Cosa teme?
L'arrivo di un nuovo componente in un sistema familiare ne trasforma
radicalmente le modalità di funzionamento, cioè le regole che governavano il
precedente equilibrio del gruppo. Dato che un sistema vivente è un
organismo unitario, l'ingresso di un nuovo membro non va visto in termini di
sommatività: è la totalità del sistema che si rimodella, si modificano
profondamente tanto le relazioni interne che quelle esterne
Se ci poniamo in quest'ottica, leggeremo anche la domanda d'affido come una
soluzione ricercata e reperita dal sistema in una fase del suo ciclo vitale in
cui l'equilibrio preesistente non era più soddisfacente, e il compito degli
operatori sarà di verificare che si tratti di una soluzione adattiva
SUGGERIMENTI METODOLOGICI...

Colloqui congiunti o separati? Un adeguato scambio di informazioni tra le


due figure professionali, stabilendo a priori le rispettive aree d'indagine,
garantendo lo specifico professionale di ognuno e che l'avvio e la conclusione
del percorso di conoscenza siano gestiti congiuntamente
Partecipazione al gruppo delle famiglie affidatarie dopo un primo colloquio
informativo
Partecipazione a incontri di informativi/formativi di gruppo
3/5 colloqui, oltre alla visita domiciliare e a un ultimo colloquio di restituzione
E ANCORA...

E' conveniente pensare a percorsi di valutazione calibrati sul tipo di


disponibilità dei candidati, vale a dire “leggeri” per affidi meno impegnativi e
più strutturati per gli affidi residenziali di maggiore durata.
Nel caso di affidi più semplici, possiamo pensare a una conoscenza della
famiglia che si snoda nel tempo e ha nell'esperienza stessa dell'affido la
possibilità di acquisire maggiori informazioni, in una logica che potremmo
definire di conoscenza in progress.
Operare per aree consente di procedere in maniera più ordinata e verificare
se eventuali fragilità presenti in un ambito possono essere compensate da
risorse presenti in un altro.
Consente agli operatori di avere maggiori strumenti per prevenire successive
difficoltà della famiglia e per sostenerla durante l'affido
E ANCORA...

Colloqui di coppia e/o individuali?


La compresenza dei partner della coppia porta alcuni vantaggi: il primo è quello
di veicolare il messaggio non verbale sul fatto che l'affido è una scelta della
coppia e non dei singoli, il secondo è di osservare la relazione tra i due nel
corso del colloquio e il comportamento di ciascuno di fronte alla narrazione
dell'altro
I colloqui individuali, garantiscono maggiore libertà di esprimersi ma pongono il
problema di come gestire le informazioni raccolte e quale grado di
“riservatezza” sia possibile e opportuno garantire ai candidati
Uso dei test? enfatizza la connotazione valutativa del contesto?
DOCUMENTAZIONE LEGALE E SANITARIA, documentazione medica
attestante la buona salute dei candidati e quella giudiziaria attestante
l'assenza di condanne e/o procedimenti pendenti con al giustizia
AREE DA APPROFONDIRE

1. profilo di personalità dei due partner


2. le competenze genitoriali
3. la relazione di coppia
4. la relazione con le famiglie estese e con il contesto di vita
5. la motivazione
6. la disponibilità all'affido
7. la presenza dei figli
8. la preparazione all'affido

Cam, Chistolini
1.PROFILO DI PERSONALITA' DEI DUE PARTNER
Modo in cui il soggetto si relaziona alla propria storia personale, quanto ne è
consapevole e in grado di analizzarla criticamente, cogliendone il senso
complessivo e le conseguenze
Uno dei fattori di protezione di maggiore importanza è la capacità di entrare in
contatto con i propri stati emotivi senza operare scissioni, negazioni o
idealizzazioni, come indicatore della capacità di accostarsi alla storia del
bambino e alla sua famiglia biologica con sensibilità, empatia e
atteggiamento compassionevole
Al contrario un atteggiamento rigido, giudicante e non collaborativo, che
presenta una condizioni di sofferenza non elaborata (sterilità,lutti) è un
fattore di rischio per il progetto di affido: atteggiamenti di non rispetto per la
storia e i legami del minore
In sintesi si osserva come il soggetto narra la sua storia personale, quali
significati vi attribuisce e quanti e quali episodi riesce a ricordare,
verificando la qualità e la coerenza
2. LE COMPETENZE GENITORIALI

L'attenzione è su come il singolo, all'interno della coppia e del contesto familiare


allargato, si pone nei confronti della funzione genitoriale e sul tipo di contesto
affettivo, educativo e accuditivo che la famiglia propone
Verificare lo stile educativo e di accudimento che la persona pensa di utilizzare
con il minore, le dimensioni: normativa, accuditiva, ludica, comunicativa
Funzione genitoriale preesistente
Coppie senza figli ricostruendo la loro storia di figli e le loro storie personali: che
tipo di genitorialità hanno in mente e quale hanno interiorizzato, quali valori e
risorse che potrebbero agire nel momento in cui sperimenteranno la
genitorialità nell'affido
Si farà riferimento alle informazioni raccolte sul percorso di vita dei candidati
con particolare attenzione alla qualità delle relazioni di cura sperimentate
.
3. LA RELAZIONE DI COPPIA
Ricostruzione della storia di coppia e l'evoluzione della stessa con
l'approfondimento di situazioni concrete della loro storia utili a comprendere il
loro rapporto.
Prospettazione di situazioni immaginate per verificare come si sentirebbero e
cosa farebbero in quel ipotetico caso.
Si tratta di capire quanto ciascuno dei due trova, nel rapporto di coppia, risposta
ai propri bisogni e sente il partner come un riferimento affidabile
La qualità del rapporto di coppia ha ricadute molto significative sulle condizioni
di benessere degli individui e sulla loro competenza genitoriale
Le aree che saranno indagate sono quelle: della comunicazione reciproca,
(verificando se e come scambiano pensieri e sentimenti), la presenza dei figli
e l'assunzione della funzione genitoriale (come hanno deciso di avere dei
bambini, cosa è cambiato nella loro vita), il sostegno reciproco (capacità di
comprendersi e darsi aiuto nei momenti di difficoltà), i processi decisionali (in
che modo vengono prese le decisioni), gli interessi comuni (se la coppia
spende del tempo insieme)
3. LA RELAZIONE DI COPPIA

Sapere come è concretamente organizzata la famiglia nella sua quotidianità.


quotidianità
La dichiarazione di disponibilità a volte si scontra con la concretezza della
quotidianità vissuta dai candidati: quantità e qualità degli impegni lavorativi,
come sono ripartite le incombenze domestiche, chi si occupa e di che cosa
dei figli, se uno o entrambi i genitori hanno impegni extra-lavorativi di una
certa consistenza
Darà informazioni fondamentali sul tipo di relazioni tra i familiari

Esame di precedenti esperienze educative


come questa esperienza può essere spesa nell'affido, cogliere le differenze e le
similitudini
Verificare gli stili educativi dei genitori, le loro sintonie e differenze
4. LA RELAZIONE CON LE FAMIGLIE ESTESE E
CON IL CONTESTO DI VITA

La famiglia può contare su una rete di relazioni che le assicurano sostegno


emotivo e aiuto concreto nello svolgimento del suo compito
Comprendere quale sia lo stato delle relazioni con i familiari, quale sia la loro
posizione rispetto alla candidatura all'affido dei loro congiunti e quale
possibilità/disponibilità a svolgere un ruolo di sostegno nei confronti degli
stessi
Verificata l'estensione e la qualità della rete amicale, l'eventuale appartenenza
ad associazioni familiari e/o volontariato
Sostegno alla coppia e possibilità di esperienze sociali e familiari per il
bambino
5. LA MOTIVAZIONE ALL'AFFIDO

Due dimensioni da indagare:


la prima è di carattere generale ed è associata alle normali attese che la
relazione con un minore può suscitare, che cosa i candidati si aspettano che
potrà accadere e che tipo di esperienza desiderano vivere, verificando la
fondatezza delle loro attese
La seconda è riferibile alle peculiari e soggettive motivazioni che li hanno
portati a pensare, in modo più o meno cosciente, che attraverso l'affido
potranno trovare una risposta a determinati loro bisogni. A questo livello si
indagherà chi ha avuto per primo/a l'idea dell'affido, come l'ha comunicato
all'altro, qual'è stato l'evento che sollecitato questo pensiero,chi è stato
informato, chi è d'accordo, chi perplesso o contrario in famiglia
6. LA DISPONIBILITA' ALL'AFFIDO

Dopo aver messo a fuoco le aspettative, procederemo a raccogliere la


disponibilità offerta dalla coppia e verificarne la congruenza
diversi aspetti: tipologia dell'affido, genere ed età del minore, numero di minori,
caratteristiche psico-affettive e relazionali (esperienze traumatiche, disabilità,
disturbi dell'apprendimento...), caratteristiche del progetto dell'affido (durata,
obiettivi, organizzazione, rapporti minore-famiglia d'origine...), caratteristiche
della famiglia d'origine (problematiche, atteggiamento dei confronti
dell'affido...)
Verificare la congruità della disponibilità con le attese dei candidati,.
candidati,
confrontando le affermazioni con la loro organizzazione, la loro storia, le loro
risorse per verificarne la congruenza
7. LA PRESENZA DEI FIGLI
Deve essere attentamente compresa la situazione dei minori già presenti nel
nucleo onde evitare che per aiutare un bambino si danneggi altri
Definire come i figli della coppia “funzionano”: l'ingresso di un altro soggetto
comporta cambiamenti relazionali e di ridefinizione dei ruoli, che implicano
fatica e richiedono di possedere sufficienti risorse per essere affrontati
Se i figli presenti sono in grado di sostenere il compito di “far posto” a un
altro minore e quali conseguenze, emotive e relazionali, questo
ingresso potrà provocare
E' naturalmente molto influenzato dal ruolo che ciascuno di essi ha all'interno
della famiglia e dalla qualità del legame che unisce genitori e figli
Aree da esplorare: presenza di specifiche problematiche evolutive, stile di
attaccamento, relazione con i genitori, quali aspettative timore e fantasie nei
confronti del minore affidato e consapevolezza delle specificità di cui sarà
portatore, quali opinioni in merito alla durata dell'accoglienza
8. LA PREPARAZIONE ALL'AFFIDO
Elementi da indagare:
Capacità di fare gioco di squadra: scambiando informazioni e
coordinandosi, evitando di assumere decisioni unilaterali, valutare la
disposizione dei candidati alla collaborazione, la fiducia nei confronti delle
istituzioni, la comprensione dell'utilità e dei vantaggi di una simile
organizzazione, oltre che dei limiti e della fatica che comporta.
Capacità di affrontare realisticamente e positivamente la diversità,
disponibilità ad essere aperti, curiosi e rispettosi verso ciò che è diverso da
sé, sapersi mettere nei panni dell'altro
Capacità di accudire un bambino “ferito”, doversi confrontare con
atteggiamenti e comportamenti che possono essere talvolta molto difficili da
tollerare e da gestire
8. LA PREPARAZIONE ALL'AFFIDO
Atteggiamento nei confronti della famiglia di origine,
origine
Dinamiche di confronto e competizione tra i due nuclei possono essere
considerate fisiologiche e, seppure in misura diversa, sempre presenti.
Importante verificare che i candidati siano in grado di assumere un
atteggiamento autenticamente comprensivo e “compassionevole” nei
confronti di coloro che si sono resi responsabili di atti, a volte anche molto
gravi, pregiudizievoli per la corretta crescita del figlio, rinunciando ad
emettere giudizi e sapendo cogliere la sofferenza e la precarietà che,
solitamente, ha caratterizzato e caratterizza a volte le vite dei “cattivi
genitori”. Capire qual'è il livello di tolleranza e accettazione, per evitare le
conseguenze vissute da un minore che si trovi a sperimentare un conflitto di
lealtà tra famiglia affidataria e famiglia naturale
Atteggiamento autenticamente empatico,
empatico questa capacità è strettamente
correlata al grado di comprensione che ciascun individuo ha raggiunto nei
confronti della propria storia personale e dei propri genitori naturali
SI ENTRA IN SCENA...
L'AFFIDO E IL SUO PROGETTO
L'affido familiare DA SOLO NON BASTA,

protegge il minore ma ha senso solo se


E' PARTE DI UN PIU ' AMPIO PROGETTO, che è quello di
RECUPERO di una famiglia temporaneamente inabilitata a
curare adeguatamente i propri figli
QUANDO SI FA' UN AFFIDO FAMILIARE , SI STA ANCHE
LAVORANDO PER RECUPERARE LA FAMIGLIA D'ORIGINE

L'AFFIDAMENTO FAMILIARE E' UN INTERVENTO


COMPLESSO
Obiettivo del processo di intervento
nell'affido è quello di stendere un
PROGETTO

Un insieme organico e strutturato di pensiero, che si attua


attraverso la collaborazione tra i servizi e una serie di interventi
coordinati

Predisporre il progetto di affido significa pertanto occuparsi anche di come il


servizio aiuterà la famiglia a cambiare, a divenire o a tornare capace di
funzionare in maniera accettabile
PROGETTO
Si avanzano delle ipotesi concrete ed operative di lavoro, si
definiscono le azioni da intraprendere per raggiungere
l'obiettivo prefissato

Far concorrere e armonizzare più punti di vista e competenze


diverse, sia nella fase della sua elaborazione che in quella
dell'attuazione e della gestione: contenitore simbolico che
limita il rischio di farraginosità degli interventi e la percezione di
inutilità

La capacità di disegnare uno sviluppo futuro e di argomentare le


scelte in modo razionale: è una delle leve fondanti su cui
costruire l'ingaggio consapevole delle persone.
GLI ELEMENTI DI UN BUON PROGETTO

1. l'indicazione dei risultati attesi e la definizione degli obiettivi


2. l'indicazione delle principali attività e strategie che si intende adottare
3. le relative risorse
4. la definizione dei tempi
5. le modalità di verifica e monitoraggio
6. scritto e firmato da famiglie, servizi e minori (quando ritenuto opportuno)
OBIETTIVI DEL PROGETTO

L'obiettivo rappresenta un risultato da raggiungere (l'acronimo SMART


utilizzato in management):
Specifici (legati al problema)
Misurabili (osservabili, graduabili con indicatori),
Accessibili (delimitati e raggiungibili per le persone),
Rilevanti (significativi),
Temporalizzati
SPECIFICI E RILEVANTI: chiarezza degli obiettivi
A volte vengono dati per scontato o sono vaghi e generici, senza essere
esplicitati e condivisi.
La chiarezza è fondamentale affinchè il progetto di affido sia realizzabile con
azioni concrete che tengano conto delle risorse e potenzialità di tutti gli
attori.

ACCESSIBILI: graduali e delimitati

La famiglia affidataria si sentirà rassicurata da un compito chiaro e ben


delimitato che valorizza all'opposto il suo intervento.
La famiglia di origine, a sua volta, sarà rassicurata nel sapere che c'è un
preciso motivo per il distacco del figlio
REALIZZABILITA'
La realizzabilità è indice di CONCRETEZZA, di un lavoro su un piano di realtà
e non di genericità
Anche l'obiettivo più chiaro e ben delimitato può ottenere dei risultati superiori
alle aspettative (Effetto alone)

MISURABILI
Nel momento stesso in cui si identifica un obiettivo chiaro, delimitato e
realizzabile si COSTRUISCONO I PRESUPPOSTI PER LA SUA
VERIFICABILITA': STRUMENTO DI CRESCITA PROFESSIONALE PER IL
SERVIZIO, e momento di RESTITUZIONE DEL LAVORO SVOLTO
TEMPORALIZZATI

definire i tempi dell'affido è DOVEROSO,


RASSICURA la famiglia naturale, quella affidataria e il minore
stesso

MEGLIO DECIDERE CON LA POSSIBILITA' DI VERIFICARE


CHE LA DURATA DELL'AFFIDO DEBBA CAMBIARE, IN PIU'
O IN MENO, PIUTTOSTO CHE RESTARE
NELL'INDETERMINATEZZA CONFONDENTE
DEFINIRE I COMPITI DEGLI OPERATORI: CHI FA
CHE COSA

Ciò significa individuare con chiarezza quale operatore COORDINA tutto


il progetto

Individuare un REFERENTE che garantisce il passaggio sollecito delle


informazioni emergenti, la convocazione delle riunioni e la possibilità di
scambio di informazioni e di riflessione sull'evolversi delle situazioni.

Garante che i dati sull'andamento dell'affido opportunamente integrati ed


elaborati vengono restituiti a ciascuno degli attori sociali coinvolti
nell'affidamento: bambino, affidatari, famiglia d'origine, Tribunale
Perchè un progetto di affido sia efficace e raggiunga gli
obiettivi prefissati,
deve essere CONDIVISO
con la famiglia d'origine, il minore e la famiglia affidataria.

Ciò permetterà una chiara distinzione dei ruoli, la collaborazione tra tutti e
l'orientamento a superare le inevitabili difficoltà

La famiglia naturale, il minore, la famiglia affidataria devono sapere a che cosa


vanno incontro, devono essere informati delle regole e della durata presunta
dell'affido, con incontri di preparazione e accompagnamento con la
famiglia d'origine, il minore e la famiglia affidataria
IL PROGETTO E LA CONDIVISIONE CON LA
FAMIGLIA NATURALE

Il progetto d'intervento inteso come UN CONTRATTO sottoscritto dai servizi e


dalla famiglia, in cui vengono esplicitati, dopo averli possibilmente
concordati, i cambiamenti attesi nel comportamento dei genitori e nella
situazione familiare
Consente loro di essere parte attiva nel processo di valutazione dei risultati
raggiunti piuttosto che subirlo passivamente.

Vengono aiutati a conoscere gli indicatori di risultato, espressi sotto forma di


comportamenti e azioni che essi dovrebbero padroneggiare: è come se si
aiutassero i genitori a capire quali sono le componenti di quella genitorialità
“sufficientemente buona” che si intende promuovere, fornendo loro anche
gli strumenti per autovalutare e monitorare i risultati raggiunti.
IL PROGETTO E LA CONDIVISIONE CON LA
FAMIGLIA NATURALE

Obiettivo dovrebbe essere non solo il loro consenso all'affido, ma anche la


comprensione dei bisogni del bambino e la legittimazione ai suoi occhi del
rapporto con gli affidatari

Permette ai genitori di vedere i progressi che il bambino fa nella famiglia


affidataria come frutto anche del loro percorso, dei loro passi avanti, delle
cose buone che avranno saputo dare al figlio, se non altro del permesso
che gli avranno dato di fare un investimento positivo su altri adulti
IL PROGETTO E LA CONDIVISIONE CON LA
FAMIGLIA AFFIDATARIA

E' utile che le due famiglie si conoscano attraverso un apposito incontro:


sottolinea aspetti di collaborazione e trasparenza.
Importante che la famiglia affidataria possa vedere i genitori naturali in carne e
ossa: la realtà è meno preoccupante di qualsiasi fantasia, ed è comunque
un dato ineliminabile dal quale partire.
I genitori del bambino esistono non solo come dato del passato, ma anche
come dato del presente e del futuro.
Quanto più gli affidatari gli passeranno un messaggio di accettazione nei
confronti dei suoi genitori, tanto più si sentirà aiutato ad affrontare gli
inevitabili conflitti di lealtà.
IL PROGETTO DI AFFIDO CONDIVISO CON I BAMBINI

E' un diritto fondamentale del minore essere sempre


INFORMATO SUGLI INTERVENTI DI TUTELA
che lo riguardano, del perché del loro allontanamento, del perché di una
proposta di affidamento familiare
Il minore ha il diritto di conoscere la verità, anche la più dolorosa e di essere
aiutato a rappresentarsela in modo adeguato
Va salvaguardato dal pensare e ritenere il suo allontanamento come effetto di
proprie inadeguate azioni, intenzioni o propositi. Qualunque cosa ci capiti
nella vita tendiamo a dargli un senso e i bambini, come sappiamo, hanno la
tendenza ad autoriferire a sé (visione egocentrica) quello che accade.

Tratto da “Nuove sfide per l'affido”, a cura del CAM, 2012


NARRAZIONE EMPATICA
Non si tratta solo di sostenere i bambini nell'attribuire corretti significati
attraverso lo scambio d'informazioni, ma anche soprattutto
FAVORIRE LO SCAMBIO DELLE EMOZIONI
I bambini hanno bisogno di sentirsi rispecchiati nella tristezza, nel dolore,
nella rabbia che provano in relazione alle esperienze, sentendosi sostenuti
nel dare alla sofferenza un senso che ne giustifichi la presenza dentro di
loro.
TALE CAPACITA' NARRATIVA EMPATICA E' COMPLEMENTARE A
QUELLA RIFLESSIVA E INSCINDIBILE
Aiutare i bambini ad attribuire un corretto significato alla loro esperienza
significa trasformare, attraverso la narrazione, la storia avversa del bambino
in informazioni che siano supportive per la sua autostima e crescita
psicologica (attivatori di resilienza)
LINEE DI INDIRIZZO PER
L' AFFIDAMENTO FAMILIARE
“Condizioni per il buon esito dell’affidamento familiare, raccomandazione
211.3, motivazione”

In ogni caso, occorre assicurare al bambino la possibilità di avere accesso


al racconto sulla propria storia, sul senso e le ragioni del proprio vivere in
un’altra famiglia, che lo aiuti a costruirsi una rappresentazione positiva
basata su una trama di senso fra i differenti eventi e soggetti che hanno
preso parte alla sua storia passata.
CONDIVISIONE DEL PROGETTO
CON I BAMBINI
Con i bambini esattamente come con gli adulti, occorre essere molto chiari nel
descrivere il progetto, tenendo presente l'aspetto emotivo, per mitigare le
paure e dare risposte:
Tempi: quanto durerà?
Rapporti con i genitori: quando li rivedrò?
Ricerca della famiglia affidataria: dove starò?
Chi fa che cosa: chi aiuterà i miei genitori a stare meglio?

L'operatore non si trova davanti a un compito facile, perchè i bambini ci


mostrano la loro disarmante sofferenza e sono trasparenti nella loro
emotività
In cosa si distingue la valutazione delle famiglie
adottive?
1. sono utenti e non risorse?
2. motivazione e disponibilità condizionata dal “per
sempre”?
3.rapporto con la famiglia d'origine?
4.progetto adottivo: favorire l'appartenenza
APPARTENENZA O CONTINUITA'?

La scelta dell'adozione implica privilegiare la dimensione


dell'appartenenza a scapito della continuità, al contrario l'affido
privilegia la continuità a scapito dell'appartenenza che diventa
doppia
Se per un bambino adottato il cambiamento di cognome sancisce
la rottura con il passato e la rescissione dei vecchi legami, per
cui diventa figlio di altri genitori, per il bambino in affido la
conservazione del cognome significa che lui resta figlio dei suoi
genitori, anche se affidato ad altri che lo tratterranno “come”
figlio , benchè loro figlio non sia e non sarà mai.

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