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CONCETTI BASE: richiami e approfondimenti

In questa prima parte verrano brevemente richiamati alcuni concetti fondamentali necessari per la
comprensione della struttura molecolare ed elettronica delle molecole e per lo studio dei meccanismi di
reazione nella chimica organica.

1. L’ibridazione.
2. Le cariche formali e la regola dell’ottetto.
3. La struttura elettronica delle molecole.
4. Le reazioni - punti chiave.
5. Proprietà acido/base nelle molecole organiche.
6. Aspetti energetici e cinetici delle reazioni.
1. L'Ibridazione.

L'ibridazione degli orbitali atomici in chimica organica è un punto fondamentale. Da essa dipendono la struttura
molecolare, il tipo di legami e quindi la reattività delle molecole organiche.

sp3

25% s + 75% p

4 legami/orbitali σ

add four combine


H atoms sp3 and 1s
es. METANO

four sp3 hybrid each MO orbital


orbitals form a
is the same
tetrahedron

Ogni atomo di carbonio ibridato sp3 determina, localmente, una struttura tridimensionale tetraedrica.
sp2

33% s + 66% p

3 legami/orbitali σ + 1 legame/orbitale 

Es. ETENE

Ogni atomo di carbonio ibridato sp2 determina, localmente, una struttura planare.

sp

50% s + 50% p

2 legami/orbitali σ + 2 legami/orbitali 

Es. ETINO

Ogni atomo di carbonio ibridato sp determina, localmente, una struttura lineare


2. Le cariche formali e la regola del’ottetto.

La carica formale Q di un atomo è data dalla differenza tra gli elettroni di valenza dell'atomo (1 per H, 3 per
B, 4 per C, 5 per N, 6 per O, 7 per Cl, etc...) e quelli condivisi (un elettrone per legame) o i doppietti (due
elettroni per doppietto):

L'atomo sarà definito come elettrondeficiente se la somma degli elettroni condivisi (due elettrone per legame) e
dei doppietti (due elettroni per doppietto) sarà inferiore a 8.
Ne deriva, per i principali atomi, la seguente tabella:

Tale schema non è chiaramente valido per gli atomi ipervalenti ed i metalli di transizione.
3. La struttura elettronica delle molecole.

Per struttura elettronica (SE) delle molecole si intende come gli elettroni (e-) sono distribuiti attorno ai
nuclei atomici e quindi come questi sono tenuti assieme dai legami e come sono disposte le eventuali
cariche.

Lo studio esaustivo della SE si ottiene solo risolvendo l’equazione di Schroedinger. Tuttavia, pur evitando il
trattamento matematico del problema, la conoscenza della SE delle molecole è essenziale per
comprenderne le proprietà strutturali, fisiche e chimiche (reattività).

Il modo più semplice per i chimici per descrivere la SE della molecola è quello di ricorrere alle formule di
Lewis.

Si deve però sempre ricordare che questa è una rappresentazione estremamente semplicistica della SE
della molecola sebbene spesso del tutto sufficiente.

Se una sola formula di Lewis non è adeguata a descrivere la SE, si fa ricorso a più strutture:
Formule limite (FL) oppure alle
Formule di risonanza. Queste indicano che la SE ha una distribuzione dei legami e delle eventuali
cariche intermedia rispetto a quella rappresentata dalle FL.
ATTENZIONE: Non confondere la risonanza con gli equilibri. Non c'è equilibrio tra le formule limite. I legami
(spesso quelli ) sono parziali e le eventuali cariche sono distribuite su più atomi.

ATTENZIONE : si noti l'uso della freccia “a doppia punta ".

Per esempio, nella risonanza dello ione enolato la carica ed il legame  vengono delocalizzati ma si noti che
nelle due FL gli atomi non si muovono.

Solo gli elettroni (e


quindi i legami e le
evantuali cariche) si

Per indicare lo spostamneto di un solo elettrone (es. spostano.

reazione radicalica) si usa la freccia a mezza punta

Invece, nell’equilibrio tautomerico, in concomitanza con lo spostamento dei legami si ha sempre lo


spostamento degli atomi.
Mentre la seguente espressione:

E' ERRATA !
Si notino le due frecce
Il fatto che la carica sia davvero delocalizata sui due atomi di carbonio è confermato
dai dati sperimentali 13C-NMR:

Più è alto il numero (Chemical Shift) minore è la densità elettronica attorno ai nuclei
di C e quindi maggiore la (parziale) carica positiva.
Altri esempi di risonanza:

carbossilato:

nitro gruppo:

In questi esempi le FL hanno lo stesso peso ma ci sono numerosi casi in cui non è così:

I II I II
I >> II I >> II

Un caso interessante è quello del gruppo ammidico.


Questa struttura elettronica particolare ha delle conseguenze:

1. N non è il centro basico

2. R, C=O, N e i 2 H si trovano sullo stesso piano, in un sistema semirigido.

Nei polipeptidi il gruppo ammidico prende il nome di legame peptidico dove la sua semirigidità ha conseguenze sulla
struttura secondaria delle proteine.
La spettroscopia 13C-NMR ci dà una conferma:

Più è alto il Chemical Shift minore è la densità elettronica attorno ai nuclei di C e quindi maggiore la parziale carica positiva.

Più è basso il Chemical Shift maggiore è la densità elettronica attorno ai nuclei di C e quindi maggiore la parziale carica
negativa (o minore quella positiva).
Sebbene l'uso delle FL consenta di descrivere la SE delle molecole in modo soddisfacente nella maggior
parte dei casi, ce ne sono altri in cui non sono adeguate.
La teoria degli orbitali molecolari rappresenta un miglioramento rispetto all’uso delle FL.
La condivisione di elettroni spaiati porta alla formazione dei legami. Questa avviene tramite la sovrapposizione
tra gli Orbitali Atomici (Atomic Orbital, AO) che contenevano gli elettroni spaiati per formare degli Orbitali
Molecolari (Molecular Orbital, MO) che conterranno il doppiettto condiviso.
Dal momento che, salvo per l’orbitale s, tutti gli AO possiedono delle fasi, sia che si tratti di orbitali p puri o ibridi sp3,
sp2 o sp, la sovrapposizione tra AO deve avvenire in modo “costruttivo”, cioè tra fasi omogenee.

Questo ha come conseguenza che, affinchè si formi un legame, le due specie devono approcciarsi nel modo
appropriato e che il legame che si forma (e che noi rappresentiamo con una linea) abbia una precisa posizione ed
orientazione rispetto agli atomi.

ORIENTAZIONE CORRETTA ORIENTAZIONI INEFFICACI


La sovrapposizione tra 2 AO porta sempre alla formazione di 2 MO: uno “legante” dove l'accumulo di densità
elettronica tra gli atomi è la fonte del legame stesso, ed uno “antilegante” che deve questa sua natura alla
presenza di un piano nodale).

L‘orbitale molecolare “legante” si troverà ad un livello di energia potenziale inferiore ad entrambi gli AO da cui è
originato così come quello “antilegante” si troverà ad un livello di energia potenziale superiore.
Eventuali differenze di elettronegatività porteranno alla polarizzazione dei legami e degli orbitali molecolari:

Si noti che nel caso del gruppo carbonilico la polarizzazione del legame  verso l’atomo di ossigeno determina
una maggior densità elettronica su quest’ultimo e quindi la parziale carica negativa (δ-).

La stessa polarizzazione del legame  porta invece ad impoverire l'atomo di carbonio e da qui la sua parziale
carica positiva (δ+).

Nell’orbitale molecolare antilegante * la polarizzazione è invertita. Questo MO è vuoto e quindi non ha


influenza sulla SE del carbonile ma ne ha sulla reattività (vedi dopo).
La descrizione del carbocatione allile in termini di FL che spiega la delocalizzazione della carica positica sui due
atomi di carbonio 1 e 3 trova una corrispondenza nella forma dell’orbitale vuoto più basso in energia (Lowest
Unoccupied Molecular Orbital, LUMO ). Possiamo infatti vedere che questo orbitale (qui è ψ2) è costituito dalla
combinazione dei due orbitali p localizzati proprio sugli atomi di carbonio terminali:

Aumentando il numero di elettroni a


disposizione si passa dal carbocatione
al radicale (3 elettroni in tutto) ed infine
al carbanione (4 elettroni in tutto).

Nel caso del radicale la forma


dell'orbitale singolarmente occupato
(Singly Occupied Molecular Orbital,
SOMO) che qui è sempre ψ2, vede
l’elettrone spaiato delocalizzato sugli
atomi di carbonio terminali.
three molecular
combinations orbitals
of the three resultingorbitals
from the
energies are nowatomic
different the

Nel caso del carbanione guarderemo


ancora ψ2 che ora è l’orbitale occupato
più alto in energia (Highest Occupied
Molecular Orbital, HOMO), che vede la
carica negativa associata al doppietto
elettronico delocalizzato sugli atomi di
carbonio terminali.
Gli orbitali HOMO, SOMO e LUMO prendono il nome di Orbitali di Frontiera (Frontier Molecular Orbitals,
FMOs).
Gli FMOs possono essere usati per descrivere e spiegare la reattività. Questo perchè quando due specie che
possono reagire entrano in contatto, le loro SE interagiscono, in primo luogo, attraverso gli FMOs.
In particolare, si guarda:
* al HOMO per le specie nucleofile (più è alto in energia e meglio è);
* al LUMO per le specie elettrofile (più è basso in energia e meglio è);
* al SOMO per i radicali.
In alcuni casi (cicloaddizioni) si guarda sia a HOMO sia a LUMO per entrambi i reattivi.

Per esempio, nello ione enolato il centro nucleofilo è l'atomo di carbonio in quanto nell'HOMO l'orbitale p è più
grande su questo atomo e questo nonostante la maggior elettronegatività dell’ossigeno:
Butadiene e polieni:

Sebbene parzialmente compensata dall'interazione antilegante dovuta ψ2, l'orbitale ψ1 conferisce un lieve

carattere di legame  (e quindi di legame doppio) tra gli atomi di carbonio centrali 2 e 3.
La combinazione fra più orbitali  porta anche ad avvicinare le energie di HOMO e LUMO:
Dal momento che nella spettroscopia elettronica VIS-UV la transizione più importante è (di solito) proprio quella da
HOMO a LUMO ne neriva che al diminuire della differenza di energia tra questi due MOs aumenta la lunghezza
d'onda di assorbimento λ.

λ=c/  ~ ΔEHOMO-LUMO / hPlank

Questo può portare le molecole organiche, di solito incolori/bianche o gialline, ad assorbire frequenze nel campo
del visibile e quindi ad apparire colorate come avviene nei pigmenti naturali (che sono polieni):
Nel caso del benzene e dei sistemi aromatici, una descrizione corretta della struttura elettronica non può far
a meno degli orbitali molecolari:

Il fatto che i 6 orbitali p degli atomi di carbonio si trovino tutti paralleli ed alla stessa energia e distanza (il benzene
ha una simmetria D6h) fa si che questi si combinino per generare altrettanti MOs: 3 variamente leganti e 3
variamente antileganti (dipende dai piani nodali).
4. Le reazioni - selettività.

Stereoselettività, Stereospecificità e regioselettività

Stereoselettività: è la proprietà di una reazione di produrre preferenzialmente (quindi non esclusivamente) un


particolare stereoisomero (enantiomero o diastereoisomero).

Eliminazione (diastereoselettività):

Addizione nucleofila (enantioselettività):

CH3 CH3 CH3


92% 2%

Addizione nucleofila (diasteroselettività):


Stereospecificità: è la proprietà di un meccanismo di generare da un reagente con una data stereochimica
un unico prodotto con una data stereochimica. E' una diretta conseguenza della stereochimica del meccanismo
*

di reazione e, spesso, della sua natura concertata (un solo passo cinetico).
Una reazione stereospecifica è anche stereoselettiva ma non viceversa.

SN2 (inversione di configurazione):

Epossidazione (ritenzione della stereochimica):

Regioselettività: è la proprietà di una reazione di produrre preferenzialmente (quindi non esclusivamente) un


particolare regioisomero (isomero strutturale o di posizione).
Eliminazione (deprotonazione da due diversi C):
5. Proprietà acido/base nelle molecole organiche.

L’ordine nella seguente tabella è importante. Più che alla forza dell'acido (in aumento) è importante la natura basica
della specie coniugata. I valori di pKa riportati qui sotto sono relativi all'acqua: AH + H2O ⇌ A- + H3O+

Acido Base coniugata pKa Tipo di Anione/Base

R-CH3 R-CH2- ~50 Carbanione alchilico es. n-BuLi

RCH=CH2 RCH=CH- ~44 Carbanione vinilico

H2C=CH-CH3 [H2CCHCH2]- ~43 Carbanione alllico

C6H5-CH3 C6H5-CH2- ~40 Carbanione benzilico

NH3 NH2- ~38 Ammoniuro es. NaNH2

H2 H- ~33 Idruro es. NaH

RC=CH RC≡C- ~25 Carbanione acetilenico

R'O-CO-CH2-R R'O-CO-CH--R ~25 Carbanione enolato

R'-CO-CH2-R R'-CO-CH--R 18 -20 Carbanione enolato

R3C-OH R3C-O- 19 Alcolato es. f-ButOK

R2CH-OH R2CH-O- 17 Alcolato

RCH2-OH RCH2-O- 16 Alcolato


R'-CH2-CHO R'-CH--CHO 16 Carbanione enolato

H2O HO- 15.74 Ossidrile es. NaOH, KOH

EtOOC-CH2-COOEt EtOOC-CH--COOEt 13 Carbanione dienolato

EtOOC-CH2-COCH3 EtOOC-CH--COCH3 11 Carbanione dienolato

R-CH2-NO2 R-CH--NO2 10 Carbanione stabilizzato

C6H5-OH C6H5-O- 10 Fenolato

NH4+ NH3 9.2 Ammoniaca

CH3CO-CH2-COCH3 CH3CO-CH--COCH3 9 Carbanione dienolato

HCO-CH2-CHO HCO-CH--CHO 5 Carbanione dienolato

RCOOH RCOO- 4-5 Carbossilato

HNO2, HF HNO2, HF ~3.3

R-C=OH+-NH2 R-C=O-NH2 0 -1 Carbonile (non protonato)

HNO3 NO3- -1.4

H3O+ H2O -1.74 Acqua

R-OH2+ R-OH -2 Alcol (non protonato)

R-C=OH+-R' R-C=O-R' -6 Carbonile (non protonato)

R-C=OH+-OR' R-C=O-OR' -7 Carbonile (non protonato)


HCl Cl- -7

H2SO4, HBr HSO4-, Br- -9

R-C=NH+ R-C=N -10 Nitrile

HClO4, HI ClO4,- I- -10

La regola generale è che le basi coniugate derivate dalle specie che si trovano in alto nella tabella deprotoneranno
le specie che si trovano più in basso nella tabella stessa. B- + AH ⇌ A- + BH

Tra le basi più comunemente usate, segnaliamo:

• i carbanioni non stabilizzati come n-BuLi (butillitio). Sono le basi più forti in assoluto. Sono tuttavia molto sensibili
all’acqua, persino quella dell’umidità atmosferica e devono quindi essere usati con cautela.
Oltre al n-BuLi si usano anche i più basici e reattivi s-BuLi e t-BuLi
• i derivati dell’ammoniaca come la sodioammide (NaNH2) e la LDA, Litio DiisopropilAmmide (i-Pr2NLi).
Questa si prepara per reazione della diisipropilammina Pr2NH con n-BuLi.
• Idruro di sodio, usato tavolta come base forte.
• Gli alcolati come il t-BuOK e EtONa e gli idrossidi inorganici come NaOH e KOH.
ATTENZIONE: ogni specie basica è anche un nucleofilo e viceversa. Quale sia il suo modo di agire dipende,
oltre che dalla specie stessa, anche dal substrato con cui va ad interagire. Questo vuol dire che in alcuni casi la
base più forte non è sempre la scelta migliore.
Per esempio, il n-BuLi non è adatto a generare gli enolati perchè preferisce reagire come nucleofilo con il gruppo
carbonilico anzichè comportarsi come base e deprotonare il Cα.
Oltre al fattore termodinamico (differenza tra le pKa) si deve anche tenere conto anche delle cinetiche delle
reazioni competivite. Per esempio, i chetoni (substrati elettrofili) possono essere alchilati trasformandoli in enolati
(substrati nucleofili), da far reagire con un alogenuro alchilico:

Una base comunemente usata è la LDA. Sebbene questa sia una base molto forte (la pK a di i-Pr2NH è ~35) e sia
quindi in grado di deprotonare facilmente anche le aldeidi (la pK a di RCH2CHO è ~16), la condensazione aldolica
(tra l’aldeide e enolato appena formato) è così veloce che l'alchilazione non avviene.

Il risultato è che le aldeidi non possono essere alchilate come i chetoni. Questi ultimi, essendo meno reattivi
verso la condensazione, possono reagire con gli alogenuri alchilici.
6. Aspetti energetici e cinetici delle reazioni.

Punto di partenza è il fatto che la formazione di un legame porta ad una stabilizzazione del sistema (diminuizione
della sua energia potenziale) e quindi alla liberazione di energia. Al contrario, la rottura di un legame determina la
destabilizzazione del sistema (aumento della sua energia potenziale) che richiede si fornisca energia. In una
reazione chimica dove vengono rotti dei legami per formarne di nuovi, il bilancio complessivo determinerà se la
reazione è endoergica (ΔG>0) o esoergica (ΔG<0):

I termini endotermico e esotermico si


riferiscono invece alle variazioni di entalpia

Il processo di rottura dei vecchi legami e di formazione


di quelli nuovi determina un Profilo di Energia
Potenziale (PEP) caratterizzato dalla presenza di un
"massimo", lo Stato di Transizione (TS):
La Teoria dello Stato di Transizione (TST), attraverso l’equazione di Eyring, ci consente di calcolare la costante di
velocità k(T) a partire dall’energia libera di attivazione (ΔG≠) che include tutti i fattori energetici ed entropici:
Notare il segno “meno” nell’esponente

( )∝

L'equazione di Eyring indica chiaramente che più alta è l'energia libera di attivazione (ΔG ‡ ), più bassa sarà la costante
di velocità k(T). Al contrario, più alta è la temperatura T, più elevata sarà sarà la costante di velocità k (per il termine al
denominatore nell’esponenziale e per il fattore preesponenziale).

In una reazione in due passi


avremo un profilo di energia più
complesso:

Il profilo illustrato è tipico delle SN1 dove il generico intermedio I è costituito dal carbocatione.

In questo caso, la formazione dell'intermedio I costituisce il passo lento (o rate determining step, r.d.s.) della
reazione. Dato che la barriera per la sua decomposizione con ritorno ai reagenti (ΔG -1‡ ) è maggiore di quello per la
sua evoluzione nei prodotti (ΔG 2 ‡ ), una volta formato I, questo evolve velocemente verso i prodotti P.
La cinetica di una reazione bimolecolare in due passi, applicando l’approssimazione dello stato stazionario, diventa:

Notare che il r.d.s. non è definito

Stato stazionario

Se il primo step è quello con il TS più in alto in energia (k1 r.d.s.) allora ΔG -1 *>ΔG 2 *, quindi k -1 < k 2 .
Se la differenza tra i ΔG* (quindi k -1 e k 2 ) è grande, al denominatore rimane k2, e l'eq. 5 si semplifica:

v = k 1 • [A] • [B] la velocità dipende solo dalla k del primo passo.

Se il TS2 è il più in alto in energia (k2 r.d.s.), dato che ΔG -1 * < ΔG 2 *, avremo che k -1 > k 2 e l'eq. 5 si semplifica:

v = k 1 • k 2 / k -1 • [A] • [B]

Dove k 1 / k -1 è la costante di equilibrio (Keq= k1/k-1) tra i reagenti e l'intermedio I. La velocità di reazione dipende
non solo dalla k del primo passo. Inoltre V dipende dalla concentrazione dei due reagenti. Questo è ciò che
avviene di norma (ma ci sono eccezioni) nelle reazioni catalizzate da acidi o basi, dove il primo passo è un rapido
equilibrio acido/base tra il substrato ed il catalizzatore.
Nel caso di reazioni con un primo passo unimolecolare e secondo passo bimolecolare, es. le SN1 dove il
nucleofilo interviene solo nel secondo passo:

Applicando lo stato stazionario si ottiene l'equazione cinetica:


(per esercizio provare a ricavarla)

(6) v = k 1 • k 2 • [RX] • [Nu-] / (k -1 • [X-] + k 2 • [Nu-] )

Se primo passo è il r.d.s (come nelle SN1), allora k -1 < k 2. Dato che [X-] all'inizio è nullo poi diventa al massimo
dello stesso ordine di grandezza di [Nu-], il termine al denominatore k -1 • [X-] è trascurabile. Rimane k 2 • [Nu-] che
si semplifica con il termine al numeratore. Quindi l'equazione diventa:

v = k 1 • [RX] notare l’assenza della concentrazione del nucleofilo.

Invece, in una reazione dove fosse il secondo passo ad essere il r.d.s, sarebbe il termine k-1 • [X-] a prevalere al
denominatore dell’equazione 6, e si otterrebbe:

v = k 1 • k2 / k-1 • [RX] • [Nu-] / [X-]

Notare la presenza delle concentrazioni del nucleofilo (non c'è nella SN1) e della concentrazione del gruppo
uscente X- al denominatore.
Controllo termodinamico o cinetico

Cinetica e termodinamica possono essere in apparente contrasto o competizione.


Un substrato R che può dare due reazioni diverse (A e B) in competizione tra loro ed entrambe esoergiche darà
il prodotto termodinamicame meno favorito (PA) se la velocità di formazione di quest'ultimo è maggiore di quella
di formazione del prodotto termodinamicamente favorito (PB). Es:
La reazione A mostra una energia libera di attivazione ΔG A ‡ minore di quella della reazione B (ΔG B ‡ ). Quindi la
costante di velocità della prima reazione sarà maggiore di quello della seconda e questo indipendentemente dalle
energie di reazione (quindi dalla stabilità termodinamica dei due prodotti).
In alcuni casi potrebbe accadere che la reazione A sia addirittura isoergica (i prodotti PA hanno una energia uguale a
quella dei reagenti) e che ΔG A‡ sia particolarmente bassa. In tal caso si instaurerebbe un equilibrio tra R e PA a
discapito della formazione del prodotto PB.
PA viene definito il "prodotto cinetico" perchè è quello che si forma più velocemente.
PB è invece il "prodotto termodinamico" perchè è quello più stabile

Nelle prime fasi della reazione si formerà principalmete PA. In seguito, se le condizioni lo consentono, la formazione
irreversibile di PB consumando R, finirà con lo spostare l'equilibrio a sfavore di PA che finirà con lo scomparire.

La reazione A è più veloce di B, ma è veloce anche la reazione inversa da A ai reagenti.


Un esempio molto importante che verrà trattato estesamente nel secondo modulo del corso, è quello della
competizione nell'addizione nucleofila ai substrati carbonilici α,β-insaturi.
L'addizione diretta al carbonile (a sinistra) è più veloce ma è anche reversibile mentre l'addizione coniugata al
doppio legame C=C (a destra) è più lenta ma irreversibile perchè esoergica.

La scelta dei reattivi e delle condizioni sperimentali potrà comunque influenzare l'esito come verrà visto in
seguito, nel secondo modulo del corso.
Il profilo di energia potenziale corrispondente (con tutti gli steps e gli intermedi) è il seguente:

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