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Seconda lettera di Pietro

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La Seconda lettera di Pietro è una delle lettere cattoliche incluse nel Nuovo
Seconda lettera di Pietro
Testamento. Insieme alla Prima lettera di Pietro è tradizionalmente attribuita
a Pietro apostolo, ma la sua autenticità è dibattuta fin dall'antichità ed è oggi
generalmente consideratapseudoepigrafica, redatta cioè da un altro autore che
si presentò come Pietro. Fu scritta in lingua greca antica nella prima metà del
II secolo, tra il 100 e il 160, da un autore che conosceva sia la Prima lettera di
Pietro che la Lettera di Giuda; lo scopo della lettera è quello di mettere in
guardia i suoi lettori contro i falsi dottori e di calmare l'inquietudine causata
dal ritardo della parusia di Gesù.
Inizio della Seconda lettera di Pietro,
dal Papiro Bodmer VIII (Papiro 72), alla
Biblioteca Apostolica Vaticana
Indice
Datazione 100-160
Composizione
Autore e datazione Attribuzione Pietro apostolo
Rapporto con la lettera di Giuda Fonti Lettera di Giuda, Prima
Destinatari lettera di Pietro, vangeli
Struttura e contenuti sinottici
I tre capitoli
Manoscritti Papiro 72 (300 circa)
Uso liturgico
Tema avvertimento sui falsi
Note
dottori; spiegazione del
Bibliografia
ritardo della parusia
Voci correlate
Altri progetti

Composizione

Autore e datazione
L'identità dell'autore è strettamente connessa alla questione della datazione. Le scuole di pensiero sono le seguenti, oltre ai fautori
della pseudoepigrafia (per i quali è stata composta nel II secolo.[1]): che la Lettera sia stata scritta o tra il 49 e il 55 o tra il 61 e il
65/67[2].

La lettera si presenta come scritta da «Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo» (1,1). Fin dall'antichità questa attribuzione è
stata oggetto di discussione e anche oggi alcuni preferiscono attribuirla a un cristiano anonimo del II secolo[1], pur non mancando chi
ne sostiene comunque l'originalità petrina[2]. Tale originalità ha un riscontro forte nell'impianto giudaico-cristiano, rintracciabile solo
in testi anteriori alla Distruzione del Tempio. La conseguente separazione tra Chiesa ex gentibus e Chiesa ex circumcisione è stata la
causa della reticenza con cui la Lettera è stata poi guardata dagli autori sacri, immemori del contesto in cui era stata scritta.
Infatti, l'accoglienza delle lettera nel canone è stata travagliata. In Egitto e in Palestina fu accolta subito come ispirata. «Gli apologeti,
Ireneo, Tertulliano, Cipriano, Clemente di Alessandria, e il Canone muratoriano sono completamente silenziosi su di essa».[1] Il
silenzio degli esegeti tuttavia può spiegarsi colfatto che essi non avessero avuto occasione di commentarla. Il primo autore che la cita
è Origene (185-253), il quale riporta, secondo quanto riportato da Eusebio di Cesarea, la problematica dell'autenticità, senza però
condividere la posizione pseudoepigrafica: «Pietro... ha lasciato una lettera riconosciuta; forse anche una seconda, ma questa è
dubbia». Eusebio stesso, elencandola tra gli antilegomena,[1] dà ulteriori notizie su questa controversia. Nel IV sec. la Chiesa Siriaca
annoverava tra i testi canonici la Lettera di Pietro. Sarà con il Concilio di Ippona, nel 393, che verrà formalmente ammessa nel
canone stesso.[3].

[1][4]
Oltre a questi aspetti, i seguenti motivi devono essere considerati per la datazione del testo:

la lettera è chiaramente dipendente dallaLettera di Giuda, in quanto presenta parecchi paralleli con quell'opera, di
cui l'autore mostra di essere a conoscenza; se datiamo la Lettera di Giuda al II sec., allora anche la II di Pietro può
essere di quell'epoca, ma se, come ad esempio fa J.T .Robinson[5], datiamo la Lettera di Giuda al 61-67, anche la II
di Pietro può collocarsi a quell'epoca.
la visione del mondo sottintesa dal testo è considerata da alcuni marcatamene ellenistica, ma l'impianto giudaico-
cristiano è invece quello predominante, ;
lo scetticismo nei confronti dellaparusia, se ad alcuni sembra di matrice gnostica, in realtà è un antidoto
all'incipiente gnosticismo, dal quale il testo si dif
ferenzia per il forte accento messo sulla necessità delle opere e non
della scienza;
la lettera presuppone la formazione di uncorpus di lettere paoline e che Paolo fosse ancora vivo;
la lettera allude all'imminente morte di Pietro, ma nulla prova che tale presagio si avverasse; in ogni caso l'autore
conosce dettagli sulla vita di Gesù che solo Pietro poteva conoscere
il gruppo apostolico pare essere messo sullo stesso piano del gruppo profetico e l'autore sembra scrivere come se
non ne facesse parte (3,2), ma l'impersonalità del testo potrebbe essere adducibile all'umiltà dell'autore, il quale, se
fosse stato un falsario, avrebbe avuto tutti i motivi per presentarsi come parte del gruppo apostolico
la lettera è attestata in un minuto frammento, il 7Q10, che riporta il passo 2,15.ale T identificazione è stata proposta
da J. O'Callaghan e implicherebbe una datazione tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta del I sec.,
per l'uso dello stile uncinato nella scrittura. Peraltro a Qumran altri frammenti attestano l'esistenza all'epoca delle
Lettere ai Romani e I a Timoteo, per cui sarebbero queste le Lettere di Paolo a cui la II di Pietro fa riferimento, e
quella ai Romani - e la connessa ai Galati - sarebbe quella di dif ficile comprensione.
Se la consideriamo scritta da Roma, essa dev'essere o anteriore al 48, anno del Concilio di Gerusalemme - data
senz'altro troppo arcaica - o posteriore al 54, quando morì Claudio, che aveva espulso i cristiani da Roma con un
editto del 49.
Le ipotesi di un completamento della Lettera da parte di un discepolo di Pietro dopo la sua morte o da parte di Giuda
sono prive di qualunque pezza di appoggio.

Rapporto con la lettera di Giuda


La stretta relazione con laLettera di Giuda è evidente dalle grandi affinità di contenuto, vocabolario e ordine di esposizione.

La maggioranza degli studiosi ritiene che le due lettere siano interdipendenti e preferiscono assumere che quella più breve (Giuda) sia
anteriore; pur non potendo escludere il contrario,[6] questa soluzione appare infatti più rispondente alle caratteristiche dei due testi.

Alternativamente, è stato proposto che entrambe le lettere siano ispirate a una fonte comune, probabilmente un sermone:[7] oltre al
carattere molto generale delle accuse contro i falsi maestri, con questa teoria si spiegherebbe bene come, nonostante le forti affinità,
siano rare le effettive coincidenze di frasi.[8]

Destinatari
Così come è difficile determinare l'autore e il rapporto con la Lettera di Giuda, così è complesso delineare i destinatari dello scritto.
Si può comunque considerarlo una lettera circolare, destinata a tutta la comunità ecclesiale dell'Asia Minore[9]. Essa infatti dice
esplicitamente che è la seconda indirizzata ai misteriosi destinatari, e siccome la Prima di Pietro era destinata ai cristiani della Bitinia,
del Ponto, della Galazia e dell'Asia minore, se ne deduce che anche la Seconda fosse per loro.

Struttura e contenuti
La lettera, scritta in greco, è relativamente breve (401 parole, oggi suddivise in 61 versetti) e si caratterizza per uno stile piuttosto
ricercato, con assonanze, giochi di parole e vocaboli inconsueti (ben 57 non ricorrono in nessun altro testo del Nuovo
Testamento[10]).

Il tema centrale è il ritardo della parusia: l'autore ricorda, al proposito, che per Dio mille anni sono come un giorno, che il tempo di
[11] Lo scritto, da
attesa è una opportunità lasciata all'uomo per la conversione e che la fine dei tempi giungerà, comunque, inaspettata.
questo punto di vista, riprende il tema della presenza del Regno di Dio nella storia e la necessità di conciliarlo con le situazioni di
persecuzione e peccato[12].

La lettera ha un particolare rilievo per le affermazioni sull'ispirazione e sull'interpretazione della Scrittura, presentando il Primo e il
Nuovo Testamento come un'unica rivelazione. Per la sua lettura della storia, il testo ha inoltre un ruolo importante anche nel dialogo
ecumenico.[13]

I tre capitoli
La lettera, che ha le caratteristiche del testamento spirituale o del discorso d'addio, comune nella tradizione biblica[9], è articolata in
tre capitoli.

Nel primo, Pietro apostolo si presenta nell'indirizzo1,1, fa riferimento all'annunzio di Gesù circa la sua morte 1,14 e ricorda di essere
stato testimone della trasfigurazione 1,16-18. L'invito è a vivere santamente e a rendere sempre più salda la propria vocazione: «Per
questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla
temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità»1,5-7).
(

Nel secondo capitolo, dove viene richiamata una prima lettera 1,3, che non può essere che la Prima lettera di Pietro, l'autore mette i
lettori in guardia contro falsi maestri e falsi profeti, presentando temi af
fini a quelli della Lettera di Giuda.

L'ultimo capitolo affronta infine il tema dell'attesa del Signore: «Secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra
nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia. Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e
irreprensibili davanti a Dio, in pace». 3( ,13-14).

Uso liturgico
Brani della lettera sono usati, nella forma ordinaria del rito romano, come seconda lettura nella festa della Trasfigurazione (6 agosto)
[14].
e nella seconda domenica deltempo di avvento (anno B). È inoltre utilizzata nel lezionario del rito della penitenza

Note
1. ^ a b c d e Kummel, Introduction to the New Testament, pp. 430-4; citato in Kirby, Peter. «2 Peter (http://www.earlychri
stianwritings.com/2peter.html)». Early Christian Writings. 2006. 2 febbraio 2006
<http://www.earlychristianwritings.com/2peter.html>.
2. ^ a b Così ad esempio Grudem, in un commento alla prima lettera di Pietro (W ayne A. Grudem, The First Epistle of
Peter: an introduction and commentary, 1999).
3. ^ Claude M. Blagden, The epistles of Peter, John and Jude, Cambridge University Press, 1910.
4. ^ V. Sibilio, Sulle tracce del Gesù storico,, amazon.com, 2015.
5. ^ Redating the New Testament, 1976.
6. ^ Alfred Robert Clare Leaney, The letters of Peter and Jude: a commentary, in The Cambrige Bible Commentary,
1969.
7. ^ B. Reicke, citato in John Norman Davidson Kelly , Epistles of Peter and Jude, 1969
8. ^ John Norman Davidson Kelly, Epistles of Peter and Jude, 1969
9. ^ a b José Cervantes Gabarron,Seconda lettera di Pietro, in Nuovo commentario biblico, a cura di A. J. Levoratti,P.
Richard,E. Tamez, Borla, 2006.
10. ^ «Seconda lettera di Pietro» inLa Bibbia, Edizioni San Paolo, 2009.
11. ^ Gerd Theissen, Il Nuovo Testamento, Carocci, 2002.
12. ^ Bruno Maggioni, «Introduzione a Ebrei e alle Lettere cattoliche», inLa Bibbia, Edizioni San Paolo, 2009.
13. ^ Michele Mazzeo, Lettere di Pietro, Lettera di Giuda, 2002.
14. ^ "La Bibbia", Edizioni San Paolo, 2009.

Bibliografia
José Cervantes Gabarron,Seconda lettera di Pietro, in Nuovo commentario biblico, a cura di A. J. Levoratti,P.
Richard,E. Tamez, Borla, 2006.
John Norman Davidson Kelly, Epistles of Peter and Jude, Londra, Adam & Charles Black, 1969.
Alfred Robert Clare Leaney, The letters of Peter and Jude: a commentary, in The Cambrige Bible Commentary,
1969.
Michele Mazzeo, Lettere di Pietro, Lettera di Giuda, Paoline, 2002.
Gerd Theissen, Il Nuovo Testamento, Carocci, 2002.

Voci correlate
Prima lettera di Pietro
Lettera di Giuda
Lettere cattoliche

Altri progetti
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