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I
Nome: Aulo.
Appellativo: l’Anziano, il Sapiente, il Gobbuto
Concept: studio, sapere, memoria.
Simbolo: un libro aperto, penna e calamaio, un anziano gobbuto con una lunga barba.
Descrizione: è una divinità dotata di due volti: quello visibile, noto a tutti, è celato dalla folta
barba e professa la conoscenza e la perfezione fine a sé stessa, e si dice sia il responsabile
delle malattie senili di molti studiosi a cui il Dio vuole togliere la conoscenza prima del
tempo. L’altro volto è nascosto, alcuni dicono che sia sulla gobba, altri parlano di un’altra
bocca celata sotto il mento, e parla delle vie nascoste della conoscenza: delle strade che
portano al potere senza alcun riguardo per la morale o per il prezzo da pagare per ottenerlo.

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II
Nome: Craides
Appellativo: l’Ira degli Abissi, l’Implacabile.
Concept: irruenza, mare, arroganza.
Simbolo: un granchio, un’onda.
Descrizione: mare, violenza, supremazia. E’ un dio aggressivo invocato anche dai guerrieri
che combattono a terra, ragion per cui spesso le pesanti armature sono ornate con motivi di
crostacei, spesso occultati per scaramanzia. Rappresenta la forza inarrestabile ed il dominio
attraverso la violenza. Il suo legame con il mare è dato sia dal carattere impetuoso che dalla
sua avidità: Craides è un dio che molto pretende e poco concede ma i suoi doni sono
preziosi per chi vive tra su un campo di battaglia o tra le tempeste in mare aperto. Divinità
molto diffusa su gemme con grandi distese d’acqua dove i marinai la pregano affinché non
interferisca con i propri viaggi. Per estensione, alcuni dei suoi fedeli cominciano ad invocarlo
anche nei viaggi attraverso il mare astrale, sembrerebbe, per il momento senza grandi
risultati ma con gran fastidio dei fedeli di Neravaren.

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III
Nome: Fargeo.
Appellativo: Venario, Falgar, il Lupo Rosso, l’Impietoso.
Simbolo: una tagliola, una freccia, un lupo con due fulmini rossi dipinti, una lama frastagliata.
Concept: sopravvivenza, caccia, boschi.
Descrizione: Fargeo è una divinità fortemente legata alla natura: presiede i boschi e
protegge i predatori. Ha raramente a che fare con gli umani e solo chi vive nel verde è in
grado di comprenderne appieno gli intenti e la spiritualità. E’ un dio spietato che asseconda
la legge del più forte senza alcuna traccia di moralità umana, il che non significa che sia
malvagio, semplicemente persegue il suo scopo nella maniera più diretta che è spesso la
più cruenta. I suoi fedeli sono per lo più esploratori e ranger avvezzi all’utilizzo di trappole ed
alle imboscate per sorprendere i nemici. Alcuni reparti militari sono uniti nella sua dottrina e
l’effige del lupo sono spesso presenti come tributo in suo onore negli stemmi di corpi di
esplorazione e schermagliatori.
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IV
Nome: Inoo.
Appellativo: il Misero, il Messaggero scarno.
Concept: privazione, ascetismo, sventura.
Simbolo: un uomo bendato, delle mani vuote aperte, un mantello logoro.
Descrizione: Inoo è il Dio della povertà ed al tempo stesso dell'ascetismo. Punta
all’eliminazione del superfluo per riscoprire l’essenziale e, nel suo aspetto più mistico, è una
figura bene accolta da asceti ed eremiti che vedono nella privazione un metodo per
raggiungere l'illuminazione. A lui si devono numerose visioni che preannunciano catastrofi e
questo lo ha reso molto popolare negli ambienti popolari che professano il malocchio, alcuni
sporadici veggenti, tuttavia, vedono proprio in queste premonizioni un aspetto benevolo del
dio che mette in guardia i mortali contro future sciagure.

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V

Nome: Cheblanè.
Appellativo: la Nera Madre degli Aborti.
Concept: deformità, inganni, vitalità ostinata.
Simbolo: una donna ammantata di nero, un animale che presenti qualche aspetto deforme
spesso celato.
Descrizione: è una divinità legata alla nascita ed all’esistenza di qualcosa di sbagliato, che
non dovrebbe esistere, che sia una creatura nata deforme o un’abominio di altra natura.
Viene invocata a volte anche da genitori che hanno una prole malformata affinché gli
conceda vitalità. Poiché le creature che protegge devono spesso celarsi alla società che le
teme è spesso associata agli inganni ed alle menzogne, in una certa misura anche all’invidia
verso ciò che è puro. Si dice che i demoni siano suoi figli ed i suoi adoratori, spesso streghe
e iettatori, sono malvisti dalla società.

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VI
Nome: Ludanio.
Appellativo: l’Inesorabile, il Distruttore.
Simbolo: una ruota, una clessidra rotta.
Concept: annichilimento, purezza, rinnovo.
Descrizione: spesso confuso con un dio guerriero per via della sua inclinazione alla
distruzione, a volte erroneamente associato alle sorores, Ludanio nasconde all’interno dei
suoi dettami un progetto più ampio e doloroso. E’ una divinità votata non alla morte ma
all’eliminazione di ciò che esiste per permettere al nuovo di prenderne il posto. Il senso di
distacco che richiede per comprendere il cuore dei suoi insegnamenti non è facile da trovare
tra la gente comune per cui molte comunità di fedeli si ritirano in una sorta di monasteri,
dove contemplano il Dio, mentre all’esterno i suoi dettami vengono spesso fraintesi da menti
più semplici.
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VII
Nome: Mirania.
Appellativo: la Dea del Focolare, la Retta Madre.
Concept: casa, fedeltà, fertilità.
Simbolo: un focolare, una catena, una spiga di grano.
Descrizione: divinità molto diffusa legata alla protezione dell’aspetto domestico ed alla
fertilità, sia dei raccolti che delle nascite. Vigila anche sul rispetto dei patti e delle promesse,
in particolar modo per quanto riguarda il matrimonio, e sull’osservanza delle leggi. La Dea
punisce chi non rispetta le leggi ed ancor più severamente chi viene meno alla parola data,
per tale ragione viene spesso invocata affinché conceda il suo patronato tanto nei tribunali
quanto negli accordi commerciali. Di contro è un punto di riferimento per la sua integrità e
concede sovente la sua protezione a fanciulle e matrone. E’ venerata dal contadino, fino alla
reggia di un Argantis.

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VIII
Nome: Sioban.
Appellativo: la Silenziosa, la Servitrice.
Simbolo:Un cesto di vimini ornato di nastri,una figura inginocchiata,un anello.
Concept: dedizione, perseveranza, rassegnazione.
Descrizione: è la divinità del servigio, della servitù intesa come scelta e non come
imposizione. Un soldato che presti giuramento al suo Re, un servo che lavora presso un
mercante, un apprendista che sgobba presso un artigiano, ma anche l’obbedienza verso un
codice, una scelta precisa a cui dedicarsi, spesso la scelta del male minore.
L’accondiscendenza dei seguaci di Sioban li ha spesso resi indispensabili in diversi contesti
ragion per cui, alcune malelingue, avanzano ipotesi che si tratti di spie e manipolatori.

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IX
Nome: Surgens.
Appellativo: il Signore delle Profondità, l’Instancabile Artefice.
Concept: artigianato, profondità.
Simbolo: un Pozzo senza fondo, il mezzobusto di un uomo muscoloso che emerge da una
crepa nel terreno, un compasso.
Descrizione: è il protettore dei costruttori e degli artigiani, una divinità creata alla creazione
fisica di oggetti e strutture che accompagna e monitora dall’estrazione delle materie prime
fino alle rifiniture nel decoro. Essendo legato all’estrazione mineraria l’immaginario popolare
lo vuole custode del sottosuolo e dei suoi segreti, parallelamente diverse società di
costruttori si sono riunite nel suo culto custodendo gelosamente i propri segreti e
conferendogli a volte ispirazione divina. Nel suo ruolo di custode del sottosuolo Surgens ne
è anche profondo conoscitore e guardiano: è colui che protegge da ciò che è ignoto e da ciò
che deve essere dimenticato.
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X
Nome: Tibarus.
Appellativo: l'Infante, il Dio Muto.
Simbolo: una culla, una ciotola, un letto.
Concept: innocenza, fanciullezza, crudeltà.
Descrizione: è una divinità muta legata al gioco ed alle frivolezze che non ha una Chiesa
vera e propria. Custode di bambini ed animali, all'intero dei racconti ricopre sempre qualche
ruolo marginale ma positivo in favore dei suoi protetti siano al grottesco paradosso di
togliere la vita ai neonati perché i genitori non vengono reputati degni di offrir loro una degna
e retta esistenza. Tibarus è forse la divinità con maggiori testimonianze di apparizioni nella
storia di Lunaria, tutte legate a dei pericoli incombenti su fanciulli e adolescenti.

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XI
Nome: Fulgur.
Appellativo: il portatore di sventura.
Simbolo: un paio di corna con una gemma al centro, un fulmine.
Concept: l’inevitabile,
Descrizione: è una semidivinità legata alle manifestazioni improvvise dell’energia, intesa
come liberarsi di forze bloccate nel loro stato potenziale. Il suo avvistamento, in varie forme
sempre caratterizzate da un volto ornato da corna di cervo e da una gemma luminosa sulla
fronte, preannuncia o accompagna l’arrivo di una catastrofe naturale: un alluvione, una
frana, un terremoto. Per questo motivo nei luoghi dove la natura è più pericolosa si trovano
spesso degli altari a lui dedicati per tenerlo lontano ed ingraziarselo. In ambienti più raffinati
Fulgur è invece invocato come imprevisto, come asso nella manica o evento che ribalta le
carte in tavola. Tuttavia la divinità non sembra aver molto in considerazione le richieste dei
fedeli e le sue azioni continuano a sfuggire ad ogni tipo di interpretazione. Alcuni ritengono
sia una incarnazione di Fargeo per la somiglianza del nome e per i fulmini che il Dio Lupo
porta dipinti, tuttavia il primo è oggetto di un culto ben definito per il quale i fedeli
riconoscono a Fulgur al massimo un ruolo di semidivinità sottoposta.

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XII
Nome: Milario.
Appellativo: l’Audace, il Vittorioso.
Simbolo: una corona di alloro, un giavellotto, uno scettro.
Concept: competizione, vittoria, vanità.
Descrizione: è il dio della vittoria, una semidivinità legata ad Aldur, protettrice di atleti e
duellanti. Molti lo ritengono un dio vanaglorioso, più interessato alla ricompensa, soprattutto
quando si tratta di gloria o denaro, piuttosto che alla gara in sé stessa. La sua inclinazione al
successo lo rende spesso una divinità molto pregata dagli strateghi in difficoltà affinché
garantisca quel tocco di fortuna in grado di assicurare la sconfitta del nemico. Milario è
geloso dei suoi meriti e non tributargli gli onori dovuti a seguito di una conquista può attirare
le sue ire, facendo rapidamente precipitare in disgrazia lo sfortunato vincitore.
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XIII
Nome: Norolus.
Appellativo: il Furioso.
Simbolo: un maglio, una ruota dentata, una tenaglia.
Concept: sofferenza, oblio, rabbia.
Descrizione: è un semi dio legato al potere ed al suo utilizzo per la sottomissione del
prossimo. Spesso associata alla tortura ed alla paura viene visto da alcuni fedeli come un
diretto servitore delle Sorores per la scia di morte che traccia il suo passaggio anche se, i
sacerdoti del Dio spesso consiglieri di spregiudicate eminenze politiche negano alla
bisogna tale connessione. E’ un’entità rabbiosa che non si limita a sconfiggere il proprio
nemico ma che trae godimento dal suo annientamento totale. Attorno alla sua furia sono
sorte molte leggende, così come sulla sua nascita, la più diffusa parla di un cavaliere tradito
ed abbandonato tra le linee nemiche dai propri compagni che proprio contro questi giurò
vendetta in punto di morte.

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XIV
Nome: Stridia.
Appellativo: la Fulgida, la Condottiera.
Simbolo: una martora bianca.
Concept: sacrificio, determinazione.
Descrizione: strettamente legata alla casata Martes, Stridia ne era in vita una
rappresentante di alto lignaggio. A seguito di una furiosa battaglia contro l’esercito reale,
quando tutto sembrava perduto, la sua determinazione portò le truppe a ribaltare le sorti
della battaglia. A seguito dello scontro la Martes, sanguinante ma ancora in piedi, invece di
accasciarsi al suolo per esalare l’ultimo respiro venne avvolta da un’alone di luce e
scomparve sotto la vista dei suoi uomini che la divinizzarono e la presero a loro patrona. Da
allora la casata conserva un culto domestico dell’antenata invocata nei momenti di difficoltà
e venerata come un patrono.

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XV
Nome: Varlosa.
Appellativo: l’Amante dei pazzi.
Simbolo: una donna vestita da giullare, un pesce che nuota
controcorrente, una ruota che deraglia.
Concept: pazzia, emozioni, libertà.
Descrizione: la figura di Varlosa è legata alla divinità di Neravaren da una gran quantità di
leggende. Alcuni dicono che fosse un’umana di tale bellezza che il Dio, invaghito, abbia
voluto elevarla a semidivinità, cosa che ha fatto impazzire la mortale, altre dicono che fosse
già una creatura divina e che la pazzia sia solo una conseguenza per il suo rifiuto al Dio
della Soglia, alcuni ancora, infine, sostengono che fosse pazza di suo, e che proprio questa
follia sia all’origine del sentimento che ha scatenato nella Divinità. Di fatto, Varlosa, non ha
una chiesa vera e propria e rimane un personaggio quasi folkloristico, se non fosse che,
all’interno dei manicomi di Lunaria, diversi malati, in tempi e luoghi diversi, riferiscono di
averla incontrata in sogni ed apparizione come amica o amante.

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