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Crítica a la curaduría de la exposición Códice Maya de México.

Eslabón, fuente y testigo

México: país de contrastes y de diversidad. Donde se puede encontrar urbes de hierro y


ciudades de cantera y piedra. Ruinas arqueológicas y montañas de escombros resultados de
eventos naturales. En una ciudad del México antiguo es donde se erige el Museo de
Antropología e Historia. Espacio donde se alberga la exposición temporal Códice Maya de
México. Eslabón, fuente y testigo. Es este sitio el lugar propicio para conjuntar la gráfica y
la curaduría con el fin de exhibir una pieza de un códice protegido en una cápsula anóxica,
que fue fabricada para proteger esta pieza datada en el periodo Posclásico Temprano (900-
1200 a.C.) cuyo tema principal es el calendario adivinatorio de Venus.
Muchos años han pasado desde que se dieron a conocer los primeros códices en nuestro país.
Algunas personas presagiaron que todo estaba descubierto y otros aún nos seguimos
maravillando con los vestigios que se han descubierto en las distintas zonas arqueológicas.
Todo esto de gran importancia para el mundo arqueológico, es en realidad el pretexto que
tomamos para reconocer lo que se encuentra en torno a una pieza de tal magnitud. El tema
que vemos de relevancia no es sólo que este códice de tantos años atrás ha sido descubierto
sino todos los recursos gráficos y curatoriales que conllevan una puesta en escena de un
artefacto del pasado.
Si bien la curaduría se ha transformado en un proceso que tiene que ver con la crítica del arte,
más que un trabajo de gestión de la cultura, también es justo decir que su labor recae en
organizar, clasificar, documentar e investigar colecciones y su finalidad última tendría que
consistir en conceptualizar y desarrollar contenidos para las exposiciones considerando un
sentido comunicacional que va dirigido a públicos distintos por medio de la interpretación de
sus valores y significado toda una exposición bajo cánones institucionales que correspondan
a un proceso político-económico. En este sentido, el engranaje crucial entre las artes visuales
y la investigación permite reconocer la importancia del curador en el campo artístico-
científico y sus responsabilidades. La curaduría para esta exhibición se dividió en cinco
módulos, donde se observaban los procesos históricos, cosmogónicos y científicos del grupo
social maya. Una pieza única, protagonista de la muestra.
A favor de la curaduría se puede considerar los recursos digitales que utilizaron para conocer
fechas, datos y costumbres, que ejemplificaron la cosmovisión de una cultura que siempre ha
estado en el punto de mira internacional. Los colores turquesa y terracota con algunos detalles
en amarillo así como las grecas que para algunos son resultado de lo que se reconoce como
“lo mexicano”, colores que en algún momento fueron usados por el arquitecto Barragán,
gestionaron el aprendizaje de los espectadores que ante los medios electrónicos se entregan
al cúmulo de sensaciones que les provocan tales contrastes, pasando desapercibida la obra
pretexto de la exposición.
La tecnología que avanza por todos los ámbitos ha permeado el ambiente museístico dando
paso a una nueva forma de percibir la experiencia. No obstante, tantos guiños han propiciado
que la verdadera protagonista de la exposición permanezca inamovible ante los ojos del
espectador, quien como buen consumidor de gigabytes se dedicaba a buscar en la línea del
tiempo la interpretación simbólica de las imágenes.

Critico alla curatela della mostra Códice Maya de México. Eslabone, fonte e testimonianza

Messico: un paese di contrasti e diversità. Dove puoi trovare città di ferro e città di cava e pietra. Rovine
archeologiche e montagne di macerie derivano da eventi naturali. In una città di antica del Messico è dove si
trova il Museo di Antropologia e Storia. Spazio dove è ospitata la mostra temporanea Códice Maya de
México. Eslabone, fonte e testimonianza. Questo sito è adatto per combinare la grafica e curation per
visualizzare un pezzo di un protetta capsula codice anossico, che è stato fatto per proteggere questo pezzo
datato nel periodo post-Classico anticipata (900-1200 dC) porre il tema Il principale è il calendario divinatorio
di Venere.
Sono passati molti anni da quando i primi codici sono stati pubblicati nel nostro paese. Alcune persone
presagiva tutto è stato scoperto e altri ancora meravigliandosi continuiamo con i resti che sono stati scoperti in
diversi siti archeologici. Tutto questo di grande importanza per il mondo archeologico, è in realtà il pretesto
che prendiamo per riconoscere ciò che è intorno a un pezzo di tale portata. La questione rilevante che
vediamo non è solo che questo codice di tanti anni fa è stato scoperto, ma tutte le risorse grafiche e curatoriale
che coinvolge in scena un artefatto del passato.
Mentre curatela è diventato un processo che ha a che fare con la critica d'arte, più di una cultura di gestione
dei lavori, è anche giusto dire che il loro lavoro cade per organizzare, classificare, raccolte di documenti e di
ricerca e il loro scopo ultimo dovrebbe essere quello di concettualizzare e sviluppare contenuti per le mostre
che considerano un senso comunicativo si rivolge a diversi tipi di pubblico attraverso l'interpretazione dei loro
valori e il significato di un'intera mostra tra gli oneri istituzionali corrispondenti ad un processo politico ed
economico. A questo proposito, i collegamenti cruciali tra le arti visive e la ricerca ci permette di riconoscere
l'importanza del curatore artistico nel campo scientifico e responsabilità. Curare questa mostra è stato diviso
in cinque moduli, dove gli scienziati del gruppo sociale processi storici Maya, cosmogonia e guardato. Un
pezzo unico, protagonista dello spettacolo.

A favore della curatela può essere considerato risorse digitali utilizzate per le date, i dati e
costumi, che esemplificano la visione del mondo di una cultura che è sempre stata al
centro dell'attenzione internazionale. colori turchesi e terracotta con alcuni accenti di gialli
e trafori che per alcuni sono il risultato di ciò che è riconosciuto come "The Mexican" colori
che ad un certo punto sono stati utilizzati dall'architetto Barragán, gestite spettatori ai
media elettronici di apprendimento vengono consegnati al accumulo di sensazioni che
causano loro tali contrasti, passare inosservato il lavoro pretesto della mostra.

La tecnologia che avanza in tutte le aree ha permeato l'ambiente museale dando il via a
un nuovo modo di percepire l'esperienza. Nonostante, molti occhiolini hanno fatto che il
vero protagonista della mostra rimane incrollabile negli occhi di chi guarda, che come un
buon consumitore di gigabyte dedicati alla interpretazione simbolica delle immagini trovata
in una timeline.

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