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Primarie, Scaparro sta con Pisapia:

"L'unico che può rilanciare le periferie"


Venerdí 15.10.2010 15:16

Nella corsa alle primarie del Pd per l'elezione del candidato


sindaco di Milano lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro è uno dei
sostenitori di Giuliano Pisapia. Ha insegnato psicopedagogia alla
facoltà di Lettere e Filosofia dell'università degli Studi di Milano ed è stato
giudice onorario fino al 1992 del Tribunale per i Minorenni. Membro
fondatore dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica, da anni è
impegnato nella difesa dei diritti dei bambini e degli anziani. Tra i
promotori delle prime iniziative italiane per la prevenzione dell'abuso
all'infanzia, ha fondato a Milano l'Associazione GeA-Genitori Ancòra, di cui
è direttore scientifico.
Fulvio Scaparro
Professore, perché la scelta di sostenere Pisapia?
"Innanzitutto perché ci lega una conoscenza personale e poi perché ho apprezzato la sua decisione di
scendere in pista prima dell'estate, in un momento in cui ancora si temporeggiava, senza il sostegno
ufficiale di alcuna segreteria. E' stato lui a smuovere la situazione".

Quali sono i suoi punti di forza?


"Concordo con lui su tante tematiche, dall'ambiente alla legalità, dalla giustizia alla qualità della vita,
ma soprattutto apprezzo la sua idea della condivisione dei diritti e doveri. Che significa essere
consapevoli che, quando sei sindaco o candidato tale, devi pensare innanzitutto al bene della città,
avendo il coraggio di andare incontro a scelte impopolari o di pestare i piedi alle lobby. Ogni decisione
incontrerà ovviamente detrattori e sostenitori, che siano i "gattari", i ristoratori, gli ambientalisti. Pisapia
è schietto in questo, anche se è un atteggiamento rischioso a livello elettorale. Più facile sarebbe
promettere a tutti il bengodi. Ma credo che sia meglio perdere a testa alta anziché ammorbidire i propri
toni".

Onida e Boeri come le sembrano?


"Onida non era conosciuto dalla stragrande maggioranza dei milanesi. Ha sicuramente un buon
curriculum che gli permetterebbe di essere al primo posto, anche se personalmente preferirei qualcuno
più "di battaglia". Boeri, invece, è un personaggio più pubblico, per lo meno nei circuiti della cultura e
dell'arte. Essendo la sua una candidatura espressa direttamente dal Pd, deve tener conto di chi lo
sostiene, fare riferimento alla linea del partito. Il Pd dice cose che sulla carta trovano tutti d'accordo, il
punto è metterle poi in pratica. Non si può promettere il bengodi, appunto".

Di cosa ha bisogno Milano, secondo lei?


"Innanzitutto di una maggiore attenzione alle periferie, la giunta attuale si sta concentrando troppo sul
centro della città. Bisogna preoccuparsi della qualità della vita, che include la qualità dell'aria, la sicurezza
dei cittadini, la disponibilità di spazi, in tutta Milano. Adesso vedi in circolazione i vigili in centro, ma
appena ti allontani... Su questo, però, servono proposte concrete, non slogan. Innalzare la qualità della
vita è un concetto vago. E poi, Milano ha bisogno di una visione di lungo periodo, il vero senso dello Stato
è immaginare come sarà questa città tra cinquant'anni e prendere le decisioni con lungimiranza,
prevedendo anche sacrifici. Non bisogna solo mettere delle toppe alle situazioni del momento".

Problema immigrazione. Qual è la sua linea?


"Milano tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Settanta è stata costruita dagli immigrati, che hanno portato
manodopera ma si sono inseriti anche in posti dirigenziali. Nessuna città europea può chiudere
all'immigrazione. Però ci sono dei punti da rispettare. Tra la posizione della Lega e l'apertura selvaggia
all'immigrazione, c'è una via di mezzo. Che significa dare agli immigrati che lavorano una casa e la
possibilità di avere la famiglia vicino. Ma non possiamo accogliere tutti. Per gli altri l'Italia deve fare degli
accordi umanitari veri, assicurandosi che le persone rimandate nei loro Paesi non vengano uccise o
maltrattate. Gli accordi attuali con la Libia non mi convincono. E' un problema difficile da risolvere, ma
qualcosa si può fare, rimanendo di sinistra".

Se Pisapia diventasse sindaco, accetterebbe l'incarico di un assesorato?


"Assolutamente no. Darei il mio sostegno e la mia massima disponibilità per consigli e suggerimenti, ma
sono una persona abituata a lavorare gestendosi da solo i tempi. Difficilmente riuscirei a inserirmi in
un'agenda di impegni e in un sistema di lavoro in cui non sono autonomo, è un mio limite".
Maria Carla Rota

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