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Avestā

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L'Avestā è il nome sotto il quale va a collocarsi l’insieme
dei libri sacri appartenenti alla religionezoroastriana.

Indice
Etimologia
Origini e storia
Struttura
Testi rituali
Avestā, apertura del Gāthā Ahunavaitī, Yasna XXVIII,1
Lo Yasna
(dalla Biblioteca Bodleiana MS J2)
Le gāthā (gāθā) di Zarathuštra
(AE) « ahyâ ýâsâ (IT) « Le Mani protese in
Visperad
nemanghâ ustânazastô atto di adorazione verso
Vendidad o Videvad rafedhrahyâ manyêush di te, o Mazdā, io ti
Testi devozionali mazdâ pourvîm prego anche per
Yasht speñtahyâ ashâ intercessione di V ohū
Khorde Avesta vîspêñg shyaothanâ Manah. il tuo Spirito
vanghêush xratûm d'amore, e verso di te o
Note mananghô ýâ Aša, ordine e
Bibliografia xshnevîshâ gêushcâ rettitudine, [ti prego] di
urvânem » poter godere la luce
Voci correlate
della saggezza e la
Altri progetti coscienza pura, e di
Collegamenti esterni poter recare così
consolazione all'Anima
della Vacca [1] »
(Avestā , Yasna. XXVIII.1. T raduzione Arnaldo Alberti , in
Etimologia Avestā . Torino, UTET , 2008, pag. 150 )

Il significato etimologico di tale parola non è ancora stato


stabilito con certezza, ed è tutt'ora oggetto di dibattito da
parte degli studiosi iranisti. Sappiamo, ad ogni modo che tale termine dovrebbe derivare dalla parola avstak in pazand la cui
corrispondente parola medio persiana è scritta in pahlavi: p(y)st'k. Essa è stata interpretata in vari modi ma la resa più plausibile è
risultata poi essere abestāg, termine discendente secondo alcuni studiosi, dalla radice dell'antico persiano upa-stavāka che vuol dire
lode. Il carattere dell'Avesta è fondamentalmente religioso, ma nel suo vasto corpus comprende anche elementi di cosmogonia,
astronomia, norme e tradizioni familiari: L'importanza di tale manoscritto non va sottovalutata perché esso non solo ha trasmesso le
prime speculazioni religiose mazdee, ma è l'unica prova dell'esistenza di un idioma finora sconosciuto e cioè l'Avestico. Si tratta di
un'antichissima lingua iranica che assieme all'antico persiano costituisce una suddivisione del ramo indo iranico appartenente all'Indo
europeo. Tale lingua possiede 14 grafemi vocalici e 37 grafemi consonantici, tant'è vero che si tratta di una scrittura che tende
maggiormente alla descrizione dell'aspetto fonetico rispetto a quello fonologico. Tutto ciò perché vi era una forte necessità di
distinguere in maniera netta i vari segni e gli accenti, al fine di non sbagliare la pronuncia delle preghiere che, se recitate erratamente,
rischiavano di non andare a buon fine. Un concetto rimasto ancora irrisolto riguardo la lingua, è la sua vicinanza con l’antico persiano
infatti si è pensato che si potesse trattare della stessa lingua, ma con funzionalità diverse. Ma questa è solo una delle tante ipotesi fatte
sull'argomento, riguardo al quale ci sono ancora tanti interrogativi irrisolti. L’Avesta come ci è pervenuto oggi è un complesso di
scritti d’intonazione profondamente diversa destinati a scopi liturgici e rituali. Esso è difatti la raccolta delle preghiere da recitare
nella celebrazione del sacrificio e delle formule da pronunciare nelle varie ricorrenze quotidiane. Tale corpus di testi antichi è stato
ottenuto dalla collaborazione tra sacerdozio mazdeo e potere politico sasanide. Purtroppo solo una frazione di tale corpus rimane
fedele alle antiche tradizioni religiose, ed è stato trasmesso dalle comunità Parsi dell'India e dell'Iran. Ciò che è stato ricostruito dagli
studiosi occidentali si trova in manoscritti risalenti a questo millennio, l'unico più antico risale al 1288 d.C.

L'Avesta va distinto dai suoi commentari esegetici che sono designati come Zand (o Zend dall'avestico azāndi, Commentario).

Origini e storia
L'antica storia dei libri sacri è riportata in una serie di testi pahlavi. Secondo una serie di leggende
si narra che originariamente i libri dovevano essere 21 detti anche Nasks ossia 21 parti, tali parti Zoroastrismo
furono create da Ahura Mazda e portate poi da Zaraθuštra al re Vištāspa. Quest'ultimo ne scrisse
Mazdeismo
due copie, una delle quali fu depositata nel tesoro mentre l'altra nell'archivio. Successivamente,
con l'arrivo di Alessandro Magno, l'Avesta fu distrutta dai Greci i quali ricopiarono e tradussero in
greco le nozioni delle quali potevano avvalersi.

Il primo passo verso la ricostruzione dei cosiddetti Nasks fu compiuto sotto gli Arsacidi, il quale
sovrano Valaxs riuscì a raccogliere sia i frammenti scritti che quelli trasmessi in forma orale. Tale
impresa, di grande importanza, fu successivamente portata avanti dai Sasanidi in 4 fasi diverse: Voci fondamentali
Ardaser ordinò all'alto sacerdote Tansar di completare il lavoro di ricollezionamento Zoroastrismo/Mazdeismo
cominciato dagli Arsacidi; Ahura Mazdā
Šāpūr I iniziò una ricerca per ritrovare i documenti dispersi dai Greci e li fece
Zarathustra
reintrodurre nell’Avesta;
Con Sapur II il sacerdote Adurbad i Mahraspandan effettuò una revisione generale Aša
del canone e ne assicurò il carattere ortodosso;
Sotto Cosroe I fu effettuata una revisione finale della traduzione pahlavi. Angeli e demoni
Purtroppo le testimonianze della tradizione religiosa mazdea sono spesso incoerenti e di Ameša Spenta · Yazata
conseguenza non possono essere prese alla lettera, infatti tale testimonianza è basata su delle Ahura · Daēva
leggende. In realtà non vi sono fonti storiche che parlano di un codice Avesta ricostruito dai Angra Mainyu
Sasanidi o di una distruzione ad opera dei “nemici” Greci, bisogna quindi rifarsi agli studi della
recente dottrina. Datare l'Avestā, come il periodo di esistenza del suo presunto profeta estensore
Scritture e culti
(Spitāma Zarathuštra), è un compito non facile. Essa, come il Veda indoario, è stata probabilmente Avestā
trasmessa inizialmente per via orale prima di essere messa per iscritto. I testi che formano il Gāthā · Yasna
canone, infatti non sono stati scritti tutti durante lo stesso periodo. Bisogna quindi fare una prima Vidēvdāt · Vispērād
iniziale distinzione cronologica tra gli Antichi testi Avesta (Gathas, Yasna Haptaŋhāiti e le 4 Yašt · Khordah Avestā
grandi preghiere) e i più recenti testi Avesta. Tra i due passano probabilmente secoli di differenza, Ab-zohr
ma le date precise non possono essere ancora stabilite con certezza. Sappiamo però che negli Ahuna Vairya
ultimi 10 anni c’è stato un consenso crescente che vede la stesura dei Gathas collocata attorno al Templi del Fuoco
1000 a.C. partendo però dal presupposto che i testi più recenti dell’Avesta siano più o meno Haoma
contemporanei ai grandi monumenti dell’Antica Persia. Ciononostante ancora nessuna
argomentazione linguistica o testuale consente di raggiungere un determinato grado di certezza a
Commentari e racconti
riguardo. Ad ogni modo come già è stato detto, la prima trasmissione dell’Avesta dovette avvenire Dēnkart · Bundahišn
oralmente, dato che solo con l’invenzione dei caratteri cuneiformi dell’antico persiano (avvenuta Il libro di Arda Viraf
sotto Dario I) si sarebbe potuta avere una trascrizione dei codici religiosi. . Una sua prima stesura, Libro di Jamasp
basata su testi precedenti, si può far risalire al periodo degli Achemenidi nel VI secolo a.C. Ne
sarebbero prova le iscrizioni di Dario (regno: 521–486 a.C.) nonché quelle di Serse (regno: 486-
Storia e cultura
465 a.C.) rinvenute a Persepoli e scritte in lingua antico-persiano, un dialetto iranico meridionale, Zurvanismo
con contenuti di chiara ispirazione zoroastriana. Tuttavia si tratta di notizie senza alcun Calendario zoroastriano ·
fondamento solido, in quanto non ci sono reali evidenze che gli Achemenidi abbiano realmente Feste zoroastriane
fatto ciò. Difatti fino all'avvento dei Sasanidi e anche durante il loro regno, l’Iran era una regione Mōbadh · Escatologia
nella quale i documenti scritti erano cospicuamente rari. Soprattutto per quanto riguarda la
tradizione religiosa, la quale porta fede all'antica tradizione Indo ariana che stabilì la preminenza Fedeli
di una trasmissione orale precisa e accurata, a discapito di quella scritta, rendendo Zoroastriani in Iran
l’apprendimento mnemonico un elemento essenziale. Appreso ciò sembra alquanto insolito Parsi ·
credere che gli scrittori dei libri in pahlavi condividessero la stessa ignoranza dei giorni nostri Persecuzione dello
riguardo l’antica storia dell’Avesta. È comunque importante sottolineare il modo straordinario in Zoroastrismo
cui è stata preservata la memoria di una vera e propria rottura religiosa, conseguenza questa
dovuta all'assenza di un forte potere politico dopo la conquista greca. Vedi anche
Categoria:Zoroastrismo
Se consideriamo che la lingua utilizzata nell'Avestā, l'avestico, è assolutamente precedente
all'antico persiano delle iscrizioni achemenidi ne consegue che:

« La datazione della nascita dell'Avesta ( e di conseguenza quella del profeta Zaratushtra) si va così a
collocare, a ragion veduta , in un epoca più vicina al secolo IX che al VII, meno che meno nel VI secolo a.C.
come paiono volere non pochi validi iranisti. »

(Arnaldo Alberti, pagg. 14-15 )


D'altronde Albert de Jong ricorda che la messa per iscritto di tale testo non si può far risalire prima del V secolo a.C. e che solo una
piccola parte dell'Avestā si può far risalire all'opera di Zarathuštra. Arnaldo Alberti ritiene invece che la messa per iscritto dell'Avestā
possa essere fatta risalire al IV secolo a.C. È merito di uno studioso, C.F Andreas l'aver richiamato per primo l'attenzione degli
iranisti riguardo il fatto che il testo pervenuto fino a noi è frutto di una trascrizione effettuata dai Sasanidi su di una redazione fatta
dagli Arsacidi. Quante volte e dove il testo avestico sia stato ritrascritto non si è ancora in grado di stabilirlo poiché, presi come
termini estremi la redazione in alfabeto avestico, può esservi stata di mezzo una redazione in alfabeto pahlavi dell'età arsacidica e una
redazione in parsi dei primi tempi dell'età sasanica. Che almeno quella in pahlavi vi sia stata, è provato dal fatto che l'alfabeto con
vocali creato dai sacerdoti dell'età sasanica, sia il risultato d'una combinazione dell'alfabeto parsīk con l'alfabeto pahlavīk, come è
stato dimostrato poi da Junker. I manoscritti sui cui si basano le attuali edizioni dell’Avesta appartengono a due diverse tradizioni:
quella iranica che risale al XIII secolo d.C. e quella indiana al XVII secolo d.C. Per quanto riguarda invece la prima traduzione in
lingua occidentale dell'Avestā, la si deve all'orientalista francese Abraham Hyacinthe Anquetil-Duperron(1731-1805) che recatosi in
India riuscì ad iniziarsi all’interpretazione linguistica e a fare suoi anche gli usi e costumi pahlavi. Nel 1771 pubblicò il suo Zend
Avesta, ouvrage de Zoroastre contenant les idées religieuses théologiques de ce législateur les cérémonies du culte religieux et
plusieurs traits relatifs à l'histoire ancienne des Perses, oggi tale traduzione fondata per lo più sulla traduzione in pahlavi, ha solo
valore storico.

Struttura
I testi dell'Avesta a nostra disposizione non si presentano in maniera unitaria ed omogenea, ma piuttosto come raccolta di opere di
varia origine.

Dal punto di vista del suo utilizzo l'Avesta può essere diviso in due blocchi maggiori: liturgie devozionali e testi rituali. Questi ultimi
erano recitatati dai sacerdoti durante le cerimonie che si svolgevano all'interno del tempio del fuoco, mentre le liturgie devozionali
potevano essere recitate da chiunque in qualunque posto.

I testi rituali si compongono degli Yasna, dei Visperad e dei Vendidad. Mentre i testi devozionali sono formati dagli Yasht e dalle
preghiere e benedizioni collezionate nel Khorde A
vesta.

Testi rituali

Lo Yasna
Lo Yasna (culto, offerta, sacrificio, servizio liturgico) è una raccolta in 72 sezioni (o "inni", hātì). Le invocaz
ioni sono recitate durante
il culto e in particolar modo durante il consumo rituale del Parahaoma e cioè una miscela fatta con ramoscelli di piante del
melograno pestati con succo della pianta sacrificale e cioè l’Haoma, con latte sacrificale e acqua.

I 72 capitoli sono rappresentati simbolicamente dai fili che compongono la sacra cintura dello zoroastrismo e cioè la kusti. Tali
capitoli si dividono in 3 grandi sezioni : Y 1-27, Y 28-54, Y 55-72, nella sezione centrale si trova la parte più antica dell’Avesta che
consiste nei Gathas che a loro volta sono disposti attorno al "culto dei 7 capitoli" ossia lo Yasna Haptaŋaiti. Durante l'ultimo passo
della recitazione di quest'ultimo, avviene la trasformazione del rituale del fuoco, momento culmine della cerimonia religiosa. Questi
antichi testi Avesta erano introdotti e conclusi dadue antiche preghiere chiamate a loro volta Ahuna V
ayria e Aryaman Isya.

Ecco alcuni esempi di invocazioni recitate durante il culto:

la preparazione e l'offerta della bevanda sacrificale, l'Haoma (corrispondente al Soma vedico) che si avvia così:
(AE) (IT)
« ima humatâca hûxtâca hvarshtâca (zôt), imã « Questi buoni pensieri, parole, opere, questi Haoma,
haomãsca myazdãsca zaothråsca baresmaca ashaya queste offerte di carne, lo zaothra, il baresman,
frastaretem gãmca hudhånghem haurvata ameretâta distribuito con santità, questa carne fresca e i due
gãmca hudhånghem haomemca para-haomemca Haurvatāt (che custodisce l'acqua) e Ameratāt (che
aêsmãsca baoidhîmca imãm anghuyãmca custodisce le piante e il bosco), anche la carne, lo
ashayãmca rathwãmca ratufritîmca gâthanãmca Haoma e il succo di Haoma, l'incenso e il suo
sraothrem hvarshtå mãthrå pairica dademahî âca profumo, la sacra sovranità e dignità, la preghiera
vaêdhayamahî. » appropriata con benedizione, la declamazione delle
Gāthā, ben recitate, tutto questo ti offriamo e
rendiamo noto con queste celebrazioni. »

(Avestā. Yasna, IV,1. Traduzione di Arnaldo Alberti , in Avestā. Torino, Utet, 2008, pag. 103 )
la professione di fede (Yasna XII) che si avvia così:
(AE) (IT)
« nâismî daêvô, fravarânê mazdayasnô « Io maledico i daēva. Mi professo adoratore di
zarathushtrish vîdaêvô ahura-tkaêshô staotâ Mazdā, seguace di Zarathuštra, nemico dei daēva e
ameshanãm speñtanãm ýashtâ ameshanãm accettando la dottrina di Ahura, lodo e venero gli
speñtanãm, ahurâi mazdâi vanghavê vohumaitê Ameša Spenta, assegno tutto ciò che è bene ad
vîspâ vohû cinahmî ashâunê raêvaitê Ahura Mazdā, pieno di Aša, ricco di splendore, pieno
hvarenanguhaitê ýâ-zî cîcâ vahishtâ ýenghê gâush di hvarenah, da Lui proviene la Vacca, da Lui
ýenghê ashem ýenghê raocå ýenghê raocêbîsh proviene Aša, da lui proviene la Luce e la luminosità
rôithwen hvâthrâ. » delle stelle di cui sono vestiti gli esseri e le cose
ricche di gloria. »

(Avestā. Yasna, XII,1 )


la benedizione (Yasna XIII) degli esseri divini (iBagān) che si avvia così:
(AE) (IT)
« ahurem mazdãm âmruyê nmânahê nmânô-patôish « Invio [questo inno] ad Ahura Mazdā. E chiamo il
ratûm â vîsô vîspatôish ratûm â zañtêush ratuš[2] del Vīsya[3], e il ratuš dello Zantū[4], chiamo il
zañtupatôish ratûm â dainghêush dainghupatôish ratuš del Dahyuma, chiamo il ratuš delle donne e il
ratûm â, khênãnãm ratûm âmruyê daênãm ratuš della fede mazdeista, la venerata e benevola
mâzdayesnîm ashîm vanguhîm parêñdîm ýãmcâ Parendi, che è la santa dell'umanità, e chiamo questa
bipaitishtanãm ashaonîm imãmcâ zãm ýâ-nå sacra Terra che ci sostiene »
baraitî. »

(Avestā. Yasna, XIII,1 )


Le gāthā (gāθā) di Zarathuštra
Le Gathas sono formate da 17 inni, ognuno dei quali è denominato in modo acronimo secondo le prime lettere con cui inizia ciascun
inno.

Inoltre la metrica delle gatha è determinata dal numero delle sillabe. Poiché Zarathuštra avrà svolto in prosa la sua predicazione,
questi inni sembrano piuttosto componimenti da lui dettati ai suoi discepoli più vicini, come espressione immediata del suo
entusiasmo religioso.

Solo parzialmente infatti si è in grado di ricostruire il pensiero del profeta in tutte le sue parti. Originariamente le gāthā erano
suddivise in cinque gruppi, in base alla loro differente metrica, e raccolte nel Gasanik Nask, il primo nask a essere recitato durante le
cerimonie. Questo gruppo testuale possiede origini antichissime ed è stato tramandato per lungo tempo per via orale, questo
spiegherebbe le sue parti corrotte, quelle mancanti e quelle prive di coerenza

Le gāthā di Zarathuštra sono così suddivise:

Dal XXVIII al XXXIV Yasna viene riportata la Ahunavaitī Gāthā (Canto del
Signore).
Così ad esempio il V verso delloYasna, XXXI

(AE) (IT)
« tat môi vîcidyâi vaocâ hyat « Dimmi quindi che cosa tu
môi ashâ dâtâ vahyô vîduyê Aša[5], e cosa voi mi avete
vohû mananghâ mêñcâ daidyâi assegnato da meglio conoscere
ýehyâ-mâ ereshish [ərəšiš] tâcît e successivamente da tenere
mazdâ ahurâ ýâ nôit vâ anghat bene a mente, grazie a te, Buon
anghaitî vâ. » pensiero (Vohû mananghâ)[6],
quello che io ho contemplato
('ərəšiš )[7] e per la quale
provocherò invidia. Dimmi di
tutto questo, o Ahura Mazdā,
ciò che accadrà e ciò che non
accadrà »

(Avestā, Gāthā Ahunavaitī , Yasna, XXXI,5 )


Dal XLIII al XLVI Yasna viene riportata la Uštavaitī Gāthā (Canto della Immagine rinvenuta a Doura
Felicità, «Felicità sia per colui che procura felicità al suo prossimo»). Europos (Siria), risalente al III
Dal XLVII al L Yasna viene riportata la Spentāmainyu Gāthā (Canto dello secolo d.C., che, comunemente,
Spirito Santo del Bene). viene intesa come quella del profeta
Al LI viene riportata la Vohukšathrā Gāthā (Canto del buon dominio). iranico Zarathustra
Al LIII viene riportata laVahištōišti Gāthā (Canto del miglior desiderio) la
quale è ritenuta di dubbia attribuzione in quanto probabilmente
recenziore rispetto alle altregāthā zarathuštriane.

Visperad
Si tratta di una collezione di testi liturgici mai recitati soli ma sempre assieme agli Yasna. Il cerimoniale degli Yasna, ingrandito dalla
recitazione dei Visperad prende il nome di Alta cerimonia del Visperad, celebrata specialmente durante la grande festività stagionale,
il Gahanbars. Mentre gli Yasna sono divisi in capitoli, i Visperd sono divisi in 24 piccole sezioni. Le recite contenute in queste
sezioni sono simili a delle invocazioni liturgiche che ricordano le preghiere contenute all’interno degli Y
asna più recenti dell’Avesta.

Vendidad o Videvad
Il Vendidad è il terzo grande testo dell'Avesta recitato durante l'intima cerimonia liturgica, celebrata esclusivamente all'interno del
tempio dell fuoco, il Dar el Mehr. Così come i Visperad, i Videvad sono recitati sempre assieme agli Yasna e mai soli. La cerimonia
durante la quale essi vengono enunciati è chiamata “Pura Vendidad” tale denominazione è dovuta al fatto che tali testi non sono stati
tradotti in pahlavi ma si trovano solamente in lingua avestica. Qui troviamo sempre la divisione in sezioni, questa volta 22
intervallate con le sezioni dei Visperad e i capitoli degli Yasna, in una trama molto particolare. Ma ciò che è importante sottolineare è
che questo testo non ha solo una funzione di tipo liturgico ma rappresenta il codice di leggi dello zoroastrismo, in cui sono descritte
pene, riti di purificazione ecc. Lo stile dei Videvad si distacca totalmente dalla tendenza liturgica incontrata nei testi precedenti,
difatti tale genere è descritto come letterario, in quanto collegato all'ottica di insegnamento che voleva essere dato da Zarathustra o
Ahura Mazda. Infatti è stato detto più volte che tale testo conduce in maniera più diretta nelle vita pratica degli zoroastriani.

Testi devozionali

Yasht
Una parte non trascurabile degli Avesta sono sicuramente i 21 inni che vanno a comporre gli Yasht. Questi sono dedicati ad un'ampia
ed eterogenea gamma di divinità o entità divine, come Mithra, Haoma e altre divinità di origini iraniche. La maggior parte degli inni
sono dedicati a fenomeni o entità naturali come il sole, la luna, il vento e le stelle. Dal punto di vista metrico gli Yasht cominciano e
finiscono con la medesima formula, nella quale viene talvolta sostituito il nome della divinità invocata. Anche gli inni degli Yasht
sono divisi in sezioni chiamateKarde, ognuno di essi consiste in una preghiera che include il nome dell’essere divino a cui è dedicato
l’inno, accompagnato da una formula di culto. Questo vale per ogni karde, dato che condividono tutti la stessa composizione. Sono
stati individuati due modelli base secondo cui sono organizzati i karde, il primo ha un carattere essenzialmente leggendario e consiste
in un racconto di coloro che adorando la divinità in questione, ci si rivolgevano ad essa alla 3 persona parlandone quindi al passato. .
Il secondo modello invece comprende dei racconti più propriamente “innici” nei quali si elencano una serie di qualità della divinità,
indirizzandosi ad essa in prima persona.

Khorde Avesta
Chiamata anche "Piccola Avesta", è una collezione di testi devozionali utilizzati da persone laiche durante la vita quotidiana. Si
compone di 4 maggiori gruppi di preghiere:

Siroze - formato da preghiere che seguono i 30 giorni del calendario degli asht,Y in cui ogni giorno è presieduto da
una specifica divinità.
Niyayisn - sono 5 preghiere che invocano rispettivamente il sole, Mithra, la luna, le acque e il fuoco.
Gah - vanno recitati nel corso dei 5 quarti (Gah) in cui viene diviso il giorno dagli zoroastriani: mattina, mezzogiorno,
pomeriggio, sera e notte.
Afringan - si tratta di 4 preghiere recitate in diverse occasioni: la prima in onore di una persona defunta, la seconda
durante il quintultimo giorno dell’anno, la terza durante le 6 grandi festività stagionali e la quarta all’inizio e alla fine
dell’estate.

Note
1. ^ L'"Anima della Vacca" rappresenta la MadreTerra, simbolo del Creato e della buona dottrina che lo governa.
2. ^ Sacerdote e maestro di giustizia.
3. ^ Villaggio.
4. ^ Clan.
5. ^ Aša è di difficile traduzione, comunque analogo al termine sanscrito vedico di Ṛta, quindi come "ordine cosmico",
"verità". È uno degli Ameša Spenta.
6. ^ Vohū Manah, uno degli Ameša Spenta, inteso come Buon pensiero.
7. ^ Si riferisce alla visione estatica del Paradiso quando Zarathustra accompagnato dall'Ameša Spenta Vohū Manah
viene portato al cospetto di Ahura Mazdā.

Bibliografia
Arnaldo Alberti (a cura di), Avesta, UTET, Torino, 2004
Cantera A. “AVESTA II. Middle Persian Translations” Encyclopædia Iranica, edizione online, 2015.
Frowde H., The sacred books of the East, vol. IV, Oxford, Clarendon Press, 1880.
Hintze A., Avestan literature, in Emmerick H., Macuch M., a History of Persian Literature, New ork,
Y Tauris & co.
2009.
Kellens J. “AVESTA I. Survey of the history and contents of the book,”Encyclopaedia Iranica, III/1, pp. 35-44, 2012.
Pagliaro A., Avesta in Enciclopedia Italiana Treccani, edizione online, 2007

Voci correlate
Zoroastrismo
Zoroastro
Ahura Mazdā
Amesha Spenta
Angra Mainyu

Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni di o suAvestā

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Collegamenti esterni
(EN ) Avesta - Zoroastrian Archives, su avesta.org.
(EN ) Avesta I. Survey of the History and Contentsof the Book, su Encyclopaedia Iranica.
(EN ) Avesta II. Middle Persian Translations, su Encyclopaedia Iranica.

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