Jo vi do un
grande esempio
Testo: Marco Deflorian
Musica: David Haas
Hlaborazione corale: Marco Deflorian
° Proprieta degli Autori
inedito
Testo
Raccoma di un gesto piuttosto
sorprendente di Gesit (il testo
richiama ¢ narra di questa “sorpre-
sa”: strofa 1 ‘ora Pietro il mio
agesto non capiscn strofa2 6.
stupisce quello che io sto facen-
do...»): a sera dell ultima Cena, egti
lava pedi ai suoi discepoi asian
dosi sopraffare da un amore ancora
pil generoso, pur sapendo che
Giuda stava per uadirlo e ehe il
Padre aveva rimesso tuto nelle sue
mani; é lazione di uno schiavo, di
un servo; un’azione di abbassamen-
to, di amore totale, di amore «sino
alla fine»; un gesto a umilta che
indica quale modello di supremazia
Cristo conccpisea nel regno di Dio.
Gest stesso offre due letture com-
plementari del suo gesto, rivolgen-
dosi prima a Pietro (Gy 13,6-11) €
poia tui discepoli (Gy 13.12-20):
= & una purificazione per rendere
degni del mistero pasquale (Ia lavan-
da come simbolo del battesimo);
= @ in qualche modo una riconcilia-
zione: perdonandoci totalmente, ci
si pueifia:
= modello del servizio umile, che
sari pol segno distintivo dei dsce-
poli di Gesi: «... come ho fatto io ..
fate anche voi...».
Musica
AP vor ecvene 6 anit osu
tipicamente anglofono: originale &
‘una sola yoce con Paggiunta di un
seanto: Vinsieme particolare €
suggestivo, immediatamente piace-
vole, meditativo, coinvolgente.
Anche nella traduzione e nell’adat-
‘tamento proposto pud essere ese-
guito a una sola voce, senza risultar-
Un’assemblea
il ritornello senza
difficolta (geazie anche all'estensio-
rnc che non supera il Do); la polifo-
nia, tuttavia, pud intervenire a
impreziosirlo, Sembra scontato affi-
dare le strofe a una voce maschile
(Gesi a Pietro), mentre il coro da
rilievo e risonanza alla raccomanda-
ione di Gesit («.. Se voi farete
come me, amore regneri»)
Considerando infine la progressio~
ne restuale delle strofe (stupore di
Pietro rispetto al gesto «... mi chino
per lavare i moi piedi...»;«.. guard
‘eimpara...;«.. questo ¢ Pamore
dare lata vita»; «Vai € Vivi ti
mando ad annunciare...») sarebbe
bene proporre il canto nell sua
interezza e senza tag.
Occorre curare con la necessaria
gradualith Ia suecessione delle
centrate dei soggetti del canto, per
non “scoprirlo™ tutto € subito nella
sua pienezza:all’inizio e per almeno
due, tre volte il ritornello @ bene sia
‘seguitoall'unisono a sostegno del-
assemblea; la melodia sari pi
facilmente intelligibile, ¢ assem-
‘lea potra farla propria pitt in freta.
Dopo fa terza o la quarta strofa si
potranno inserire le altre voci,
Tasciando all ultima ripetizione del
ritornello il discamto del soprano
(piuttosto impegnativo).
Laccompagnamento & seritto per
tastiera, ma pud essere affidato, in
mancanza (altro, anche a una sola
chitarra (e a un buon chitarrista)
Unatromba, un flauto o un elarinet-
to, nello svolgersi del eanto, posso-
no via via agaiungersia impreziosire
ulteriormente 'insieme.
Quando
Ji canto trova ta sua collocazione
‘naturale nella liturgiaserale del gio-
vedi santo (messa in Coena
Domin’, ¢ in particolare durante il
rito della lavanda dei pied, i dove i
messale propone antifone con testi
equivalent.
Quel gesto conserva. un profondo
significato di umildi, ma acquista
pieno senso (ed & opportuno dur-
que compierlo; git la rubriea del
rmessale prescrive infuti: ove moti
vi pastoral lo consigtiano, dopo 'o-
‘melia ha luogo la lavanda dei pied»)
solamente in un'assemblea vera-
mente fraterna ¢ aperta al linguag-
gio dei segni. Alorigine, infatti,
Javare i piedi non era un gesto litur-
sgico, ma faceva parte dellospitalita
usuale: era il gesto di una eivitd in
cui si camminava a piedi scale in
cui, di conseguenza, il riguardo
allospite si-manifestava anche in
questo gesto “di servizio". Perché
sso “parli” ancora, ogg, nel eonte-
sto della liturgia, deve essere dun-
que presentato e percepito = appun-
to ~ come un gesto “di servizio”,
‘non come una mimesi ritualizaata di
un'azione storicaieripetibile. Se cid
non & possibile (o si ritiene non sia
‘compreso), & meglio rinunciare del
tuto al rito della lavanda e preferire
gesti pitt “normali” ¢ accessibil
uno scambio di pace, una colleta
peri poveri o per una comunita par-
ticolare, Vaccoglienza “isibile” di
rmalatio disabil
C'% da augurarsi che nessuno sia
colto dalla tentazione di proporre
nella propria comunita il rito della
lavanda dei piedi solo perché ha
trovato interessante € piacevole il
‘canto che qui si propone. Nella
medesima celebrazione i Coena
Domini. infati. Jo vi do un grande
‘esempio potrebbe essere impiegato
anche per accompagnare la proces-
sione di comunione (un'antifona
alla quale, tra i testi del messale,
riprende il tema giovanneo del van-
gelo: «ll Signore Gesi, sapendo
‘che era giunta la sua ora, dopo aver
amato i suoi che erano nel mondo,
Ti amo sino alla fine»). Al di fuori
del giovedi santo, si potri infine
ricorrere utilmente a eso ogni
volta che si vorri evocare il ministe
ro del servizio, la raccomandazione
della testimonianza e della carita, Ia
missione (anche nella giornata mis-
sionaria), ccc:
GIULIANO GARDUMIJo vi fo un grande efempio
T: M. Deflorian
M: D. Haas
lab: M. Deflorian
po
To vi do te - sem pio:
un gran-dee - sem - pio:
F
Olt SOL FA
Ia vod vorsti
la-vo_i_yo~ str
Tmecte IT wont vO sti
pie = di.
Pie di
Se
Se o-raFL
Solita
10-m Pie- wo il mio ge - sto. non ca
21 stu - pis sce qul- lo che io so fa
3.Guarda eim = pa = fa da
4Que = soe Ta - mo - re it
5.Nei____ vi -
s 650-00 io cheno sel > te
c _ _
1
B
on.
A
Solita
Igior - no non lon - tno capi - rai cos fa- mo - re
2th sno per vaste if tol pie> di que-sto &a>mo > fe
Bila - vai pie-dial-tal tro ca- pi - ra cos? Ta-mo - re
da - recon gio- ia la tua vi - per un @- mi - oo,
Sia - i mio di-sce-po-lo fe - de- le se _a-me- nai
Gman’- dovadan - un cia fet omio fe = goo al miki fra > tel - i
be vi wo un gran-dee
s
¢
t
B
To vi do un gran-de_e
LAb stb Sold sot bo