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P U T R
O A E
C U T 17.00 17.50.
Q U
D 4 N 2018
XXXI T O
L à
è
Me lo immagino come andrà a nire tra la Teresa e la Gemma. La Teresa e la Gemma hanno litigato per tutta la vita. Una coincidenza le ha messe vicine di casa. Appena si sono guardate in faccia, si sono trovate insopportabili. Il modo con cui l
’
una bagnava i ori, l
’
abitudine dell
’
altra nel parcheggiare la macchina, le visite di parenti rumorosi, il volume della televisione e della radio di giorno e di notte: ogni pretesto era buono per una parola sgarbata, un dispetto di ripicca, una mormorazione innita.
“
La Teresa è proprio cattiva
–
condava la Gemma –
lo fa solo per farmi dispetto: gli dà fastidio che vengano i nipoti a trovarmi, non sopporta i miei gerani perché i suoi fanno pena, parcheggia apposta di traverso per occupare due posti. Insomma rende la vita impossibile a tutti
”.
“
La Gemma è proprio stupida
–
condava la Teresa –
fa le cose senza rendersi conto: crede di essere l
’
unica ad abitare qui. Quando bagna i ori allaga il mio terrazzo, quando cucina c
’
è puzza di cavolo in tutto il palazzo, ascolta Radio Maria a tutto volume: potrebbero rispondere al rosario anche quelli del quarto piano!
”.
Me lo immagino come andrà a nire.
Un giorno si troveranno al cospetto dell
’
Altissimo, si guarderanno nella luce di Dio. Sarà bellissimo e tremendo. Nella luce di Dio la Gemma troverà che la Teresa è amabile, ha sopportato ferite e fatiche in modo ammirevole, desiderava essere felice: sarà bellissimo, quasi una voglia di abbracciarla. Ma proprio mentre le corre incontro, la Gemma si ricorderà di tutti i suoi dispetti, di tutte le parole cattive dette così, per niente. Allora sarà tremendo: una vergogna per la propria meschinità!
“
Che stupida sono stata: sarebbe stato così facile essere buone vicine, volersi bene e darsi una mando al bisogno
”.
Le verrà voglia di piangere.
E anche la Teresa, nella luce di Dio, vedrà nella Gemma una bellezza insospettata, una semplicità incantevole, come se riconoscesse i tratti di quell
’
amica che ha sempre desiderato: che bello corrersi incontro e abbracciarsi. Ma proprio allora la Teresa si ricorderà di tutte le cose fatte apposta per irritare la vicina, si renderà conto di aver fatto sorire e arrabbiare la Gemma per niente. Sarà tremendo: una voglia di piangere, di chiedere scusa, di scrivere una storia diversa!
“
Che sciocca! Bastava così poco per essere buone amiche e stare bene insieme!
”.
Alla ne con la grazia di Dio si abbracceranno, ridendo e piangendo nello stesso tempo, felici e insieme ferite per tante occasioni sciupate, per tanta stizza causata per niente, da stupide. Ma, dico io, è proprio necessario aspettare d
’
essere in purgatorio per accorgersi d
’
essere stupidi?
La familiarità con i nostri morti ci potrebbe aiutare ad essere più vigili e a prepararci al paradiso.
D M D,
C B
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