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l tenore toscano (o tenore mediceo) è una viola tenore costruita da Antonio

Stradivari nel 1690. Strumento di fattura eccellente, costruito come tenore di un quintetto
destinato alla corte dei Medici, è insieme al tenore spagnolo una delle due viole tenore
sopravvissute della produzione stradivariana[1] ed è l'unico suo strumento conservato fino
ad oggi in condizioni pressoché originali[2][3][4], motivi per i quali riveste una grandissima
importanza storica.

Tenore toscano
Tenore mediceo
Informazioni storiche
Liutaio Antonio Stradivari
Città Cremona
Anno 1690
Caratteristiche
Strumento viola
Fondo due pezzi di acero, marezzatura stretta ed intensa
acero, marezzatura discendente verso il fondo sul lato sinistro e ascendente sul
Fasce
lato destro
Riccio originale, lungo 50,6 mm e largo 53,3 mm, smusso colorato di nero
Manico originale, stesso legno del fondo, con marezzatura perpendicolare ad esso
Tavola
due pezzi di abete, venatura stretta al centro e media verso i bordi
armonica
Vernice originale, dorata
Note catena, tastiera, cordiera e ponte originali
Misure
Fondo: 47,8 cm
Lunghezza Corda vib.: 41,5 cm
Totale: 75,5 cm
Diapason 26,2 cm
Superiore: 21,9 cm
Larghezza Centrale: 15,0 cm
Inferiore: 27,2 cm
Etichetta
Antonius Stradivarius Cremonensis
faciebat Anno 1690
Il tenore toscano (o tenore mediceo) è una viola tenore costruita da Antonio
Stradivari nel 1690. Strumento di fattura eccellente, costruito come tenore di un quintetto
destinato alla corte dei Medici, è insieme al tenore spagnolo una delle due viole tenore
sopravvissute della produzione stradivariana[1] ed è l'unico suo strumento conservato fino
ad oggi in condizioni pressoché originali[2][3][4], motivi per i quali riveste una grandissima
importanza storica.

Indice

• 1Storia
• 2Caratteristiche
• 2.1Cassa
• 2.2Montatura
• 3Corredo di modelli
• 4Giudizi critici
• 5Conservazione
• 6Note
• 7Bibliografia
• 8Collegamenti esterni

Storia[modifica | modifica wikitesto]


La viola fa parte di un insieme di cinque strumenti noti come quintetto
mediceo (due violini, una viola contralto, il tenore ed un violoncello) costruiti per l'erede
al granducato di Toscana, Ferdinando de' Medici. Dapprima Stradivari aveva realizzato i
due violini ed il violoncello: visto il notevole apprezzamento degli strumenti da parte della
corte, gli era stata successivamente richiesta la costruzione di due viole per completare il
quintetto. Il 19 settembre 1690 Stradivari ha ricevuto una lettera da parte del marchese
Bartolomeo Ariberti nella quale gli veniva commissionata la costruzione[5][6].
Il modello impiegato per costruire il tenore, così come quello del contralto, è conservato
nella collezione Dalla Valle del museo stradivariano ed è datato 4 ottobre 1690, periodo
nel quale probabilmente il liutaio ha cominciato a lavorare alla realizzazione dei due
strumenti. L'intero quintetto è descritto in un inventario degli strumenti granducali nel
1700[7] e compaiono anche nell'inventario del 1716[8] e sono nominate nei registri ed
inventari di corte per tutta la prima metà del Settecento.
Nel 1762 le due viole vengono affidate al marchese Eugenio de Ligniville assieme ad
alcuni archi ma, nel 1776, è documentata la restituzione del solo tenore[9]. Tra il 1777 e il
1786 continuerà a comparire una sola viola Stradivari negli inventari. La successiva
annotazione risale a dopo la restaurazione della dinastia lorense, a seguito del Congresso
di Vienna, nell'inventario del 1819[10].
Tra il 1823 e il 1829 lo strumento è stato sottoposto ad alcuni lavori di restauro,
commissionati ad Arcangelo Bimbi. Questi ha incollato una punta, riparato alcuni danni
causati dai tarli, pulito lo strumento e cambiato due corde[11]. Lo strumento compare
ancora negli inventari del 1829 ed è sottoposto, intorno al 1844, ad altri lavori di
manutenzione, commissionati a Gaetano Piattellini[12].
Nel 1861 lo strumento viene valutato mille lire e il 31 luglio 1863 viene consegnato al
segretario del Regio Istituto Musicale Luigi Cherubini[13]. Lo strumento era stato ancora
attaccato dai tarli e una perizia evidenziava la necessità di riparare la parte inferiore del
piano da essi danneggiata, oltre alla necessità di incollare nuovamente una crepa su una
fascia e di correggere vecchie stuccature, fatte per riparare i fori dei tarli in precedenza.
Nel 1869 lo strumento è sottoposto a lavori di restauro, questa volta effettuati
da Giuseppe Scarampella. Questi ha anche evidenziato che il piano armonico era stato
corretto e rinforzato dallo stesso Stradivari[14], lavoro che sarebbe stato segnalato con
l'annotazione sulla fascia "Prima 20 ottobre 1690 per S. A. da Fiorenza"[15]. La fattura per
la riparazione, la cui spesa totale ammontava a 180 lire, è datata 9 febbraio 1870[16].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]


Si tratta di una viola tenore piuttosto grande (la cassa è lunga 47,8 cm), di dimensioni
maggiori rispetto a quelle consuete dei costruttori precedenti, come Gasparo da
Salò o Andrea Amati[17]. A causa di ciò, sono state espresse in passato delle perplessità
intorno alla dimensione dello strumento, giudicato insolitamente grande[18], a causa della
scarsa conoscenza all'epoca della taglia tenorile della viola, abbandonata ormai da
tempo[16].
Cassa[modifica | modifica wikitesto]
La tavola presenta al centro una striscia più chiara dovuta al diverso colore del legno, larga
4 cm circa per parte del piano. Il capotasto inferiore sembrerebbe originale e il suo incasso
non raggiunge la filettatura. I due zocchetti, superiore e inferiore, sono fissati con due
spine, attraversate dal filetto. Nel fondo, composto da due pezzi di acero fortemente
marezzato, è presente a destra, all'altezza della C centrale, una zona del legno alterata
che risalta visivamente. Il filetto è probabilmente in pioppo, e nell'unione tra le due fasce
inferiori è presente una filettatura a cinque fili (tre neri e due bianchi). Gli zocchetti e le
controfasce, in salice, sono tutti originali tranne lo zocchetto inferiore, in abete. Sulla
fascia superiore sinistra è presente una scritta ad inchiostro, la cui grafia sembra quella di
Stradivari, che riporta: "Prima 20 ottobre 1690 per S. A. Da Fiorenza"[4].

Montatura[modifica | modifica wikitesto]


La montatura dello strumento è interamente originale, tranne il bottone e i piroli. Il manico
non ha subito i comuni interventi di modernizzazione (allungamento ed inclinazione)
solitamente praticati nell'Ottocento sugli strumenti antichi. È fissato allo zocchetto con
quattro chiodi disposti a rombo, come si faceva nel Seicento. Alla base del manico il bordo

della tavola non si interrompe. Alla base del cavigliere è punzonato il monogramma
formato dalle lettere AS sovrapposte (che stanno per Antonius Stradivarius), invece della
solita sigla indicante il modello, che sarebbe dovuta essere TV[19]. Nella nocetta,
originale, e nel riccio sono visibili i segni lasciati dal compasso nella tracciatura del legno
prima della realizzazione[16]. Anche la catena dello strumento è originale, caso unico negli
Stradivari pervenuti[20].
La tastiera è riccamente decorata: costituita da un cuneo di acero, è rivestita in legno
scuro e filettata in avorio ed ebano. Ha inoltre una decorazione di madreperla che raffigura
lo stemma dei Medici sorretto da due amorini, sovrastato da una corona (che non ha
particolare significato araldico). L'angolazione della tastiera è stata aumentata
interponendo un cuneo di acero tra la stessa e il legno del manico, e in questo lavoro la
tastiera è stata incollata in posizione leggermente asimmetrica. Anche la cordiera in acero
è decorata in maniera analoga alla tastiera, con un rivestimento in legno scuro e un filetto
in ebano e avorio. Anch'essa presenta delle inserzioni di madreperla: si tratta di due
decorazioni, una sopra e una sotto il foro per il cordino di fissaggio. Quella superiore, più
grande, rappresenta Cupido che scaglia un dardo, mentre la decorazione inferiore è
floreale[4].
È conservato anche il ponticello originale, in acero, decorato ad inchiostro da Stradivari
con una coppia di telamoni sul lato volto verso la tastiera e con un motivo floreale sul lato
opposto. All'inizio del Novecento l'arcata è stata abbassata leggermente nel lato delle
corde acute[4].

Corredo di modelli[modifica | modifica wikitesto]


I modelli impiegati per la costruzione della viola tenore sono passati al conte Cozio di
Salabue, che ha acquistato gli strumenti da lavoro di Stradivari da suo figlio Paolo, e alla
morte del conte sono andati al marchese Dalla Valle. La collezione Dalla Valle, acquistata
da Fiorini, è stata donata nel 1930 al museo stradivariano di Cremona, presso il quale i
modelli sono esposti[21]. I modelli sono datati 4 ottobre 1690 e tutti i pezzi sono
contrassegnati con le lettere T.V. (che stanno per Tenore Viola). Sono conservati ventuno
pezzi: forma in noce per la cassa[22] e modelli per il taglio dei blocchi e delle punte,
disegno su carta delle C e schema di piazzamento delle ƒƒ[23], due modelli di carta per
le ƒƒ, modelli di carta del manico con riccio, dello sviluppo della voluta[24] e della base del
manico, modello del fianco del cavigliere con la posizione dei piroli, modelli in acero della
tastiera e della cordiera e modelli di carta delle loro decorazioni, modello degli spessori dei
bordi della tavola armonica e del fondo, modello di carta del ponticello, facsimile in acero
dello stesso e ponticello originale[25].
Giudizi critici[modifica | modifica wikitesto]
Lo strumento è di qualità eccellente, ed in questo senso non sono mai state avanzate
critiche od obiezioni, ed allo stesso modo non ne è mai stata messa in dubbio
l'autenticità[16]. Lo strumento rientra perfettamente nello stile dello Stradivari di quegli
anni ed è coerente con quello del resto del quintetto mediceo, con i quali condivide la
qualità del legno e della vernice (che nel tenore rimane tuttavia leggermente più chiara
rispetto ai violini)[17]. I commenti sullo strumento sono stati sempre entusiastici. Nel 1911
Leto Bargagna, segretario del Regio Istituto Musicale Luigi Cherubini, descrisse lo
strumento:

«È uno strumento stupendo, uno dei lavori più perfetti fatti da Stradivari; riempie di meraviglia
tutti gli appassionati di liuteria. Io penso che non vedremo mai niente di più splendido. Anche la
sua forma esagerata conferisce allo strumento una speciale maestà ed un carattere straordinario. La
vernice giallo-oro splende e scintilla con luci che sembrano scaturire da un essere vivente. Tutto il
lavoro è perfetto, il disegno superbo, le proporzioni di ogni singola parte sono armoniosamente
combinate.»

(Leto Bargagna[26])

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]


Lo strumento è in uno stato di conservazione eccellente. Essendo il tenore una taglia di
viola già desueta all'epoca della costruzione, è stata suonata pochissimo[3] ed inoltre,
contrariamente a molte viole tenore del Seicento, la cassa non è stata rimpicciolita per
poterla usare agevolmente nelle epoche successive. Si tratta di uno dei pochi strumenti di
Stradivari giunto ad oggi in condizioni effettivamente originali[2], probabilmente è l'unico
con la catena originale[20] e i lavori compiuti sullo strumento sono stati principalmente
restauri.
Nel 1828 è stato eseguito da Arcangelo Bimbi un restauro del fondo, per riparare le gallerie
scavate dai tarli. Nel 1869 sono state commissionate a Scarampella delle riparazioni sulla
tavola armonica, consistenti nell'incollatura di alcune piccole crepe (nella zona superiore,
ai due lati del manico, in prossimità della punta inferiore sinistra e ai lati del capotasto
inferiore) e la riparazione di quattro danni causati dai tarli, tre dei quali stuccati e uno,
vicino al capotasto inferiore, sistemato con un riporto di legno. Anche la fascia inferiore
destra ha subito attacchi di tarli con conseguente riparazione e sostituzione della
controfascia originale in salice con una nuova in abete, mentre le altre cinque sono in
condizioni originali[16].
La vernice presenta solo un ritocco trasversale nella parte inferiore, dovuto probabilmente
alla sistemazione di un danno arrecato da una goccia di solvente durante l'apertura dello
strumento, e qualche altro ritocco minore in conclusione dei vari interventi di riparazione.
La vernice è in generale in ottimo stato, presenta segni di usura solo sul dorso del riccio e
alla base del manico. La tastiera presenta delle piccole crepe ad alcuni centimetri
dal capotasto, con danni compensati da riporti di acero, probabilmente dovute allo
scollamento per l'inserimento del cuneo sotto la tastiera stessa[16].
Lo strumento è custodito nel museo degli strumenti musicali del Conservatorio di
Firenze ed è impiegato in concerto da musicisti dell'istituto e da artisti ospiti[27].

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