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1
Ci fu un silenzio carico di tensione, o meglio, una delle due ragazze
sedute l'una di fronte all'altra ai lati della grande scrivania di quercia era
particolarmente tesa perché non le era facile indovinare che cosa pensasse
l'altra dietro gli impenetrabili occhi grigi che la scrutavano in silenzio.
La proprietaria degli occhi grigi, Becky, spostò indietro la poltrona
avvicinandosi alla finestra e appoggiò negligentemente i piedi sul
davanzale. Doveva avere pazienza, rifletté. Era una qualità che le era
sempre costata molta fatica fin da quando frequentava l'università di
giurisprudenza, ma alla fine aveva imparato ad aspettare. Dopo la laurea
era diventata uno degli assistenti più qualificati dello studio di James Lord
e, quando aveva lasciato l'Inghilterra per entrare a far parte della
delegazione inglese al Parlamento europeo, aveva scoperto che pazientare
era l'unico modo per muoversi con diplomazia. Perciò rimase seduta e
attese tranquilla che l'altra, Chloe, parlasse.
«Mi dispiace tanto, Becky» mormorò Chloe costernata. «Non avevo idea
che fosse tanto complicato incontrarti.»
«Mi sembra che non sia stato poi così difficile, visto che sei qui»
sottolineò sua sorella.
Chloe chinò la testa da un lato.
«E per arrivarci hai violato tutte le regole» continuò Becky
inesorabilmente. «Ti rendi conto che qui al dipartimento sono tutti convinti
che tu sia una spia e che io sia d'accordo con te? Potevi causare un
incidente diplomatico.»
Chloe reputò che fosse meglio non replicare a quella insinuazione. A
dire la verità era rimasta piuttosto stupita dallo scompiglio che aveva
suscitato quando era entrata nell'atrio dell'edificio e aveva chiesto di
vedere la signorina Summerson. Immediatamente gli addetti alla sicurezza
le si erano avvicinati insistendo che nessuno, proprio nessuno, poteva
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A Becky venne data una prima opportunità di mettere alla prova il
proprio coraggio poco dopo il suo ritorno ad Almcote. Un sabato mattina
si trovò a faccia a faccia con Charles. Stava tentando di immettersi sul
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Al momento di andare a letto Becky si pentì amaramente della sua
ostinazione. Naturalmente in quel momento ne era valsa la pena. Charles
l'aveva sfidata e lei non poteva dargliela vinta. Aveva goduto nel vedere la
sua espressione sconcertata quando gli aveva dato la risposta. Però alle tre
del mattino non riusciva ancora a prendere sonno e continuava a darsi della
stupida perché aveva permesso a Charles di farle perdere il controllo,
proprio come aveva sempre fatto fin da quando era un ragazzo. Una volta
combinato il disastro, il suo orgoglio le aveva impedito di tirarsi indietro.
La proposta di Charles l'aveva colta talmente di sorpresa che era rimasta
a fissarlo a bocca aperta.
«Santo cielo! Devi essere impazzito!» aveva esclamato James
severamente.
«Perché penso di sposare Becky? Forse hai ragione, ma non è certo un
complimento per lei.»
Becky gli aveva lanciato uno sguardo disgustato. «Naturalmente si
tratterebbe di un matrimonio di convenienza. Credo che le unioni di questo
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Per un lungo momento Charles non disse nulla. Becky gli lanciò uno
sguardo spaventato e si rese conto che la sua espressione era insondabile.
Lui continuava a far girare la sua penna stilografica tra le dita e il suo
sguardo era fisso nel vuoto.
«Io non voglio farti fare nulla» disse alla fine scandendo le parole. «E
anche se potessi, non mi sognerei mai di costringerti a sposarmi, dopo che
tu hai messo bene in chiaro che l'idea non ti piace affatto. Non hai alcun
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Con grande gioia di Isabel Summerson, la sua figlia minore scelse di
6
Becky, avendo saputo che doveva dare di persona la notizia delle sue
dimissioni, tornò a Strasburgo la domenica successiva. Nel frattempo
aveva cercato senza successo di contattare Charles. La infastidiva essere
all'oscuro dei progetti che lui aveva fatto per le vacanze e per il resto del
fine settimana non aveva fatto che ripetersi quanto fosse perverso.
Comunque era un'impiegata coscienziosa e alle nove in punto del lunedì
mattina era seduta alla sua scrivania pronta a concentrarsi sul lavoro.
Aveva chiesto alla sua segretaria di prenotarle una chiamata personale con
Charles a Londra e si era imposta di non pensare più a lui fino a quando
non fosse riuscita a parlargli.
Dopo circa un'ora, quando i suoi propositi stavano cominciando a venir
meno, udì un lieve bussare alla porta ed emerse da dietro una montagna di
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Il viaggio fu piuttosto lungo. Arrivarono a tarda notte a Istanbul e subito
dopo salirono su un piccolo aereo da turismo con il quale sorvolarono il
mare Egeo nelle fresche ore del mattino. Alle otto atterrarono su quella che
doveva essere la loro destinazione.
Eccitata come una bambina, Tessa saltò fuori dal piccolo aereo prima
ancora che Charles e Becky avessero slacciato le loro cinture di sicurezza.
«Tessa vuol fare colazione» osservò Charles con aria tollerante, aiutando
Becky a scendere dall'aereo e poi dando una mano al pilota a scaricare i
bagagli.
Becky la seguì con lo sguardo fino a quando la vide scomparire di corsa
tra gli alberi d'olivo. «Anch'io» gli comunicò. «Dove siamo?»
«Siamo intrappolati su un'isola deserta» rispose lui con aria soddisfatta.
«Almeno fino a domenica prossima, quando Joans tornerà a prenderci.»
Chiuse il portello dell'aereo e agitò una mano verso il pilota in segno di
saluto. Poi la prese per mano e la fece allontanare dalla pista improvvisata.
Becky considerò la prospettiva di passare qualche giorno su un'isola
deserta e trovò l'idea molto allettante. «Perfetto» disse non appena l'aereo
fu decollato e poté far udire la sua voce. «Pianteremo una tenda o pensi
che valga la pena di costruire una capanna per un paio di settimane?»
Lui ridacchiò. «No, riflettendoci non ho nessuna voglia di fare una cosa
così faticosa come costruire un rifugio. Specialmente se laggiù tra gli
alberi c'è una casa in perfetto stato...»
Lei seguì la sua indicazione. Si trovavano su un altopiano al centro
dell'isola. Sui pendii che scendevano verso il mare erano piantati pini e
alberi d'olivo. Tra il verde delle chiome, nel punto che Charles le stava
indicando, Becky intravide una macchia bianca che doveva essere la casa.
«Allora, dopotutto, l'isola non è così deserta» disse lei con un certo
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Charles avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma in quel momento
comparve Elena con una zuppiera in mano e con uno sguardo li invitò a
sedersi ai loro posti.
Lui recuperò presto la padronanza di sé e chiacchierò amabilmente con
Elena mentre lei li serviva. Becky, al contrario, rimase quasi silenziosa,
anche se riuscì a fare i complimenti alla donna per la deliziosa zuppa di
pesce. Alla fine Elena portò un vassoio con due tazzine e un bricco di caffè
e poi diede loro la buonanotte.
«Spero che il caffè turco ti piaccia» disse Charles allegramente. «Io lo
trovo piuttosto forte. Per questo ne porto sempre una scorta con me quando
vengo qui.»
«Io... credo di sì. Non l'ho assaggiato molto spesso.»
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Il mattino seguente, non appena fu possibile, Charles usò la radio a onde
corte per chiamare un dottore che arrivò sull'isola con un elicottero. Dopo
aver visitato Becky, il medico disse che le sue ferite erano delle semplici
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«Dove hai lasciato l'auto?» le chiese Tessa con un filo di voce non
appena furono uscite dall'appartamento.
«Non l'ho portata. Non mi sono fidata a guidare con il polso ingessato.»
«Oh, povera Becky!» All'improvviso e in modo del tutto inatteso Tessa
scoppiò a ridere.
Becky le lanciò un'occhiata di rimprovero.
«Che cosa c'è, adesso?»
«Stavo solo pensando a Tony» le confessò Tessa, «Quella era la mano
con cui lo hai colpito. Non mi meraviglio se è rimasto allibito. Quel gesso
deve essere pesante.»
«Santo cielo!» Anche Becky cominciò a ridere. «Spero di non avergli
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Il primo istinto di Becky fu ancora una volta quello di fare le valigie e
scappare. Ma poi il buonsenso prevalse. Doveva pensare a Tessa. La
ragazza era appena arrivata e lei non poteva lasciarla da sola
semplicemente perché aveva avuto un piccolo disaccordo con Charles.
Ma non si trattava di un piccolo disaccordo, dovette ammettere Becky.
Era stata una lite che aveva avuto effetti devastanti.
In tutta quella confusione almeno una cosa le era ormai chiara. Charles
le era necessario e lei non avrebbe potuto concepire la vita senza di lui. Per
anni aveva continuato a confrontare gli uomini che aveva incontrato con la
sua immagine e tutti ne erano usciti perdenti. Anche la sua passione per un
uomo come Tony, solo e senza mezzi, era stata in realtà solo un gesto di
ribellione nei confronti dell'onnipotente Mallory. Charles poteva affrontare
chiunque e vincere. Tony Boyd aveva bisogno di qualcuno che prendesse
le sue difese.
Becky passò una notte insonne. Charles non poteva rinunciare a lei,
continuava a ripetersi ostinatamente. Ma il suo saluto le rimbombava nelle
orecchie e aveva un suono così definitivo che la terrorizzava.
Quando il mattino dopo raggiunse Tessa in cucina per la colazione,
aveva il viso profondamente segnato e gli occhi gonfi.
«Come faccio a tornare a scuola?» le chiese Tessa.