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Lezioni TU
Data Argomento Ospiti/Prof
27-apr Presentazione Corso Prof
27-apr Presentazione progetto Prof
06-mar Analisi percettiva Ospite
08-mar Dal PRG al PSC Prof
15-mar Dal PRG al PSC Prof
27-mar Piano Strategico (Rimini ecc) Ospite
29-mar RUE POC LR 20/2000 Prof
03-apr Piano Particolareggiato e Prof
Perequazione
05-apr Metaprogetto Ospite
10-apr Principi Innovativi Prof
12-apr Mobilità sostenibile Ospite
03-mag Urban Center Ospite
15-mag
Lezioni Inglese Ospite
17-mag
22-mag APEA, PTR, Trasporti e territorio Prof
24-mag ERS, PEEP Ospite
29-mag Paesaggio e degrado Prof
31-mag VAS - Pianificazione strategica Prof
territoriale
05-mag Agenda Urbana Ospite
PRG – Piano Regolatore Generale
Nascita del PRG
L’urbanistica nasce come tentativo di dare una riposta alle esigenze di organizzazione fisica e funzionale.
Il Piano Regolatore nasce con l’intento di:
- Programmare l’uso del territorio e progettarne le trasformazioni
- Regolamentare le forme di uso spontanee
- Contenere i fenomeni di speculazione fondiaria
Vi sono diversi attori coinvolti nella trasformazione della città, ognuno dei quali agisce in base ad una
finalità basata su interessi, i quali talvolta possono essere in conflitto tra loro.
Iter leggi
La L. 2359/1865 introduce i primi strumenti urbanistici: il piano regolatore edilizia per il costruito, il piano
regolatore di ampliamento per le nuove costruzioni. Tali piani divennero di fatto piani della viabilità.
La “Legge Urbanistica” n. 1150/1942 istituisce il Piano Regolatore Generale come strumento di controllo e
gestione per lo sviluppo dell’intero territorio comunale. Definiva:
- L’obbligo per Comuni definiti
- La realizzazione di un piano un snello, il Piano di fabbricazione, per gli altri
- L’attuazione del PRG tramite piani particolareggiati
La “legge ponte” n. 765/1967 apporta alcune modifiche.
I piani di ricostruzione sono ritenuti necessari col decreto del 1945 per le città distrutte dai bombardamenti.
Hanno spesso sostituito il PRG grazie alla loro snellezza, anche se trascuravano una visione d’insieme della
città.
Struttura e contenuti
Il PRG si inquadra in un processo a cascata, ove i vari piani devono sottendere ai piani gerarchicamente di
ordine superiore.
La realizzazione di un PRG richiede un complesso apparato analitico conoscitivo per comprendere i bisogni
e le carenze, e individuare i processi tendenziali di sviluppo.
Il PRG si presenta come uno strumento ispirato ad un modello di tipo razionalista, quantitativo e autoritativo.
- Razionalista: separazione delle funzioni di zone della città per sottendere alla necessità di avere
condizioni igieniche e per dare ordine e organizzazione zonizzazione (organizzazione de territorio
in aree funzionali omogenee)
- Quantitativo: definisce in dimensionamento in massima e gli standard urbanistici minimi da
garantire per ogni abitante futuro (a Bologna la LR 47/1978 definì standard più elevati rispetto al
livello nazionale)
- Autoritativo: definizione di norme prescrittive basate sulla zonizzazione funzionale che disciplina
l’uso del suolo
Iter di formazione
Limiti del PRG
- Buon funzionamento in caso di espansione, ma non considerava la necessità di trasformazione della
città esistente
- Il PRG è un prodotto definitivo, le varianti avevano un iter molto complesso
- PRG era rigido, ovvero mal si adattava alle veloci trasformazioni
- PRG era atemporale, non considerando le velocità di trasformazioni e il gap tra momento di
ideazione e di approvazione
• PSC: aspetti strategici e strutturali, interessano tutto il territorio definisce le finalità del piano
• POC: aspetti operativi e attuativi, disciplina solo il territorio soggetto a modifiche ed è valido 5 anni
• RUE: aspetti regolamentari, vale su tutto il territorio definendo parametri edilizi e urbanistici
I tre strumenti ricomposti costituiscono il PRG.
Per la realizzazione di un POC è possibile attivare un concorso pubblico per selezionare gli ambiti del PSC
su cui intervenire, per poi definire la migliore proposta.
Il POC di Bologna del 2012 poneva l’obiettivo su incentivo alla riqualificazione e recupero di aree dismesse
per minimizzare l’uso di suolo indirizzando l’intervento dei privati verso la valorizzazione dello spazio
pubblico.
Il PSC può demandare al RUE la definizione della disciplina particolareggiata degli usi e delle
trasformazioni ammissibili.
Quanto resta escluso dal POC rimane necessariamente pianificato con interventi di conservazione urbanistica
e pertanto è materia della dimensione regolativa del RUE. Il RUE infatti dispone i diritti edificatori sul
patrimonio edilizio esistente.
Il RUE sena cartografica segue una procedura semplificata e di esclusiva competenza comunale. Il RUE con
cartografia assume la natura di strumento di pianificazione, necessità interlocuzione provinciale e di essere
sottoposto a VAS/VALSAT e la procedura diviene la medesima del POC.
Accessibilità e rendita
Una localizzazione “più vantaggiosa” significa la collocazione in una parte del territorio avete più elevata
accessibilità. Quest’ultima è una risorsa pregiata, la cui ricerca governa scelte localizzative.
L’accessibilità è una risorsa limitata, e come tale, si traduce una competizione tradotta in una elevata
domanda di aree centrali.
Ogni bene scarso appropriabile dà luogo ad un reddito; la rendita totale è composta da:
- Rendita assoluta: dipende dalla scarsità del bene
- Rendita differenziale: dipende dalla appetibilità o utilizzabilità del bene
La rendita è il reddito che il proprietario di certi beni percepisce in funzione della disponibilità scarsa dei
beni. Se il bene in questione è il terreno agricolo, la rendita diviene fondiaria.
Il terreno urbano è un bene scarso (un numero limitato di terreni hanno caratteristiche tali da avere uso
edilizio - urbano) non naturale tuttavia manovrabile. Attraverso i piani l’intervento pubblico può rendere un
terreno edificabile, ed in funzione degli standard aumentare o diminuire il valore di un terreno.
Rendita
La rendita fondiaria è il reddito per un terreno, essa alloca le diverse porzioni dello spazio urbano alle
attività in funzione della loro disponibilità di pagare.
La rendita fondiaria urbana è il reddito che deriva dalla proprietà di un terreno in relazione all’uso
edilizio. La rendita fondiaria diviene poi rendita edilizia, la somma delle due rendite diviene la rendita
immobiliare.
Perequazione urbanistica
La perequazione è una tecnica urbanistica volta ad attribuire un valore edificatorio uniforme a tutte le
proprietà che possono concorrere alla trasformazione urbanistica degli ambiti del territorio comunale
prescindendo dall'effettiva localizzazione della capacità edificatoria sulle singole proprietà e dalla
imposizione di vincoli di inedificabilità apposti al fine di garantire all'amministrazione la disponibilità di
spazi da destinare ad opere collettive. Il che reca con sé che i proprietari partecipano in misura uguale alla
distribuzione dei valori e degli oneri correlati alla trasformazione urbanistica: si supera, in tal modo, la
discriminatorietà degli effetti propri della zonizzazione, si consente al contempo, ed entro certi limiti, al
comune di disporre gratuitamente di aree pubbliche.
In sintesi, solo tramite l’applicazione del POC e della perequazione urbanistica (che segue i criteri e metodi
del RUE) di generano capacità edificatorie.
il psd in senso verticale vede la ripartizione delle competenze ai livelli più vicini al cittadino
il psd in senso orizzontale vede la collaborazione dei cittadini con le istituzioni nelle attività
In Emilia Romagna:
- Riqualificazione: in “ambito da riqualificare” tramite PRU (analoghi ai POC)
- Rigenerazione: in “ambiti urbani consolidati” tramite interventi diretti e disciplinati dal RUE
ancora non esistono strumenti specifici per la rigenerazione
Sviluppo storico
o In Italia un incettivo alla rigenerazione urbana sono stati i “Piani di Casa” del 2008 e 2009, i
quali hanno come oggetto il recupero del patrimonio abitativo esistente e del miglioramento
qualitativo ambientale, energetico e architettonico
o La LR6/2009 impone che l’efficienza energetica, strutturale e la riduzione di consumo di
suolo facciamo parte della legislazione urbanistica regionale
o Il primo “Piano città” del 2011 è volto alla riqualificazione incentivata di aree degradate e
migliorarne l’efficienza energetica; il secondo “piano città” del 2012 introduce i criteri di
scelta di un progetto
La nascita dell’ecologia industriale negli anni ’80 vede lo studio del metabolismo industriale, dei flussi di
materie prime ed energie per gestirne la quantità e qualità, e il bilancio tra input e output. Nasce su tali basi
un nuovo ecosistema industriale come nuovo modello di attività industriale che ottimizza i consumi di
energia e di materie prime.
L’obiettivo dell’ecologia industriale è di cambiare la natura lineare dei sistemi industriali in sistemi ciclici.
Le due principali strategie di intervento:
1. Analisi del prodotto: studio del ciclo di vita ecologico dei prodotti
2. Simbiosi industriale: strategia che focalizza l’attenzione sugli impianti fissi e sui processi di
produzione rendendo possibile l’efficienza energetica
Le aree produttive ecologicamente attrezzate hanno per obiettivo di aumentare i livelli di performance
economica delle aziende che vi partecipano, minimizzando allo stesso tempo l’impatto ambientale delle
attività produttive insediate, attraverso la gestione unitaria.
Il gestore unico rappresenta l’elemento cardine nella formazione e nel funzionamento delle APEA; esso
gestisce i servizi (compreso supporto in termini burocratici, tecnici e formativi) alle imprese insediate e le
attività di qualificazione ambientale dell’area per tutto l’arco di vita dell’APEA.
Il soggetto gestore unico permette di ridurre i costi operativi controbilanciando gli eventuali costi dati dagli
elevati standard ambientali.
Le agevolazioni sono: sconti sugli oneri di urbanizzazione, sconti di costruzione, finanziamenti diretti, fondo
di compensazione (spese necessarie per la qualificazione urbanistica-territoriale, opere e infrastrutture, ecc.).
I passaggi per realizzare un’APEA: analisi ambientale, programma ambientale, accordi tra le imprese,
soggetto responsabile, attività di controllo.
Pianificazione integrata territorio e traporti
Nel Secondo Dopoguerra si assiste al sorgere di una ricerca sistematica sui problemi della mobilità e del
trasporto in forma relativamente autonoma dalla pianificazione dello spazio fisico, portando alla
realizzazione di grande infrastrutture. Le reti viabiliste sono un segno strutturale nello spazio regionale e
nazionale.
Effetti delle infrastrutture di trasporto:
- Valorizzano il territorio accessibilità: lo sviluppo infrastrutturale contribuisce a promuovere
trasformazioni territoriali e processi di riqualificazione
- Aumento dell’inquinamento
- Consumo di suolo
Il Libro bianco UE del 2011 ha definito 10 obiettivi ovvero “Tabella di marcia per uno spazio europeo unico
dei trasporti – per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile”, tra cui entro il 2030 di dimezzare le
macchine ad alimentazione convenzionale.
L’art. 36 del Codice della Strada definisce che il piano della strada vada fatto ogni 2 -4 anni.
- PUT Piani Urbani del traffico hanno una gestazione che riguarda l’ambito urbano
- Il PUMS è nell’ambito di vasta scala
In Italia storicamente il bene casa è stata la direzione su cui investire, infonde sicurezza nelle famiglie
italiane portando ad una poca flessibilità del mondo del lavoro e dell’economia.
Gli alloggi pubblici sono di scarsa qualità, in aree marginali, generalmente gli alloggi erano forniti in
funzione del reddito.
In Italia è stata definito l’alloggio sociale (DM 22 2008), è stata richiesta dall’Europa ad ogni stato la
definizione precisa di alloggi sociali per evitare una distribuzione non corretta degli aiuti.
Il co-housing è un numero di famiglie che si scelgono per vivere insieme, condividere spazi e servizi. Si
arriva a questo modo di vivere a seguito di una progettazione partecipata. È ERS non ERP.
Differenza tra ERP e ERS
Punti di divergenza
- Modalità per ottenerlo rispettivamente esproprio e perequazioni urbanistica
- ERS come standard urbanistico aggiuntivo L.244/2007
In ER il 20% degli alloggi previsti deve essere ERS, piano casa 2014 agevola con sgravi fiscali
- Luogo rispettivamente in quartieri dedicati e all’interno di trasformazioni urbanistiche
- Investimenti rispettivamente pubblici e pubblici e privati
- Canoni di affitto rispettivamente molto bassi in funzione dell’ISEE e inferiori al prezzo di mercato
- Gestione rispettivamente delle Aziende Case finanziate dal Comune e cerca di coinvolgere risorse
private
Punti di contatto
- ERP potrebbe essere visto come sotto caso al ERS
Le leggi del 1939 definivano la tutela degli immobili di interesse storico – artistico avente valore di civiltà e
la protezione (apponeva vincoli, forniva norme per le costruzioni) delle bellezze naturali con concetto di
bene paesaggistico legato alla concezione estetica.
L’assoggettamento di un bene al vincolo di tutela richiedeva un provvedimento di individuazione.
Anni ’70 il concetto di paesaggio di volve all’interno dei processi di pianificazione e trasformazione del
territorio. L. 43/1985 “Legge Galasso” svincolò il concetto di paesaggio dalla bellezza naturale dandone
un’interpretazione basata su dati fisici e oggettivi (definì degli ambiti di tutela), promuovendo la redazione
dei Piani Paesistici Regionali.
L’assoggettamento del bene al vincolo di tutela avviene direttamente e non richiede individuazione.
La disciplina “si applica all’intero territorio e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa
comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere
considerati eccezionali, che i paesaggi della vita quotidiana e i paesaggi degradati”.
- ogni ambito territoriale è paesaggio
- è paesaggio anche il luogo della quotidianità e del degrado
Al paesaggio è riconosciuto il ruolo di “componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni,
espressione della diversità, del loro comune patrimonio culturale e naturale”
Viene sancito il carattere identitario dei luoghi come aspetto determinante per la caratterizzazione di un
paesaggio
La Convenzione Europea del Paesaggio riconosce nuovamente alla pianificazione un ruolo determinante
nelle strategie di azione sul paesaggio valorizzando i caratteri identitari, pone l’accento sulla necessità di
sensibilizzare la popolazione sulla cura del paesaggio, essendo un bene di tutti e particolarmente legato alle
comunità locali.
Varia il concetto di paesaggio poiché “i paesaggi hanno subito mutamenti e continueranno a modificarsi, sia
per effetto di processi naturali e sia per l’azione dell’uomo”; di conseguenza è impossibile “congelare il
paesaggio ad un determinato stadio della sua evoluzione”.
La salvaguardia deve essere “attiva” e consentire trasformazioni dei luoghi senza però comprometterne il
valore e la qualità, accompagnata da misure di conservazione per da mantenere “inalterati gli aspetti
significativi di un paesaggio”.
Codice dei Beni culturali e del paesaggio – Codice Urbani D.lgs. 42/2004 riconosce i beni paesaggistici
come beni culturali e definisce il paesaggio come:
“Parti del territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana e alle reciproche
interrelazioni”
La tutela del paesaggio è l’attività tesa ad individuare i beni costituenti il paesaggio ed a garantirne la
protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione.
La valorizzazione del paesaggio promuove la conoscenza del patrimonio e ne consente la massima fruizione
ed utilizzo, al fine di promuovere uno sviluppo della cultura.
Valorizzazione significa anche riqualificazione degli immobili e delle aree tutelate e compromesse o
degradate, realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati.
- Gli strumenti di tutela e valorizzazione del paesaggio sono i Piani Paesaggistici delle Regioni
Nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2008 varia la definizione di paesaggio
“Territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro
interrelazioni.”
- Dilatato il concetto di paesaggio all’interno territorio
- Adombrato il ruolo della comunità locale nella percezione dei valori
Lo Stato ritorna come garante della conservazione del paesaggio tramite la partecipazione obbligata del
Ministero dei Beni Culturali.
Emilia Romagna
Il PTPR della Regione Emilia Romagna si basa su 2 principi fondamentali:
i. Identità culturale
ii. Integrità fisica dell’intero territorio regionale
Sono individuati diversi livelli di trasformabilità in relazione al ruolo del paesaggio, interpretando il
paesaggio come esito tangibile dei processi nel tempo. Il PTPR identifica 3 grandi suddivisioni:
- Sistemi: ambiti che strutturano e definiscono la forma e l’assetto del territorio regionale
- Zone: ambiti che connotano le diverse realtà regionali
- Elementi: elementi aventi una propria definita ed inconfondibile identità
Inoltre l’intero territorio è diviso in 23 unità di paesaggio con caratteristiche omogenee.
“Progetti di tutela, recupero e valorizzazione” sono il mezzo di concretizzare forme di tutela attiva, per
intervenire in aree che hanno subito varie forme di disgregazione della loro identità e potenzialità
ambientale.
Degrado e/o compromissione
Degrado: alterazione dei caratteri e della qualità di un paesaggio e della sua integrità dal punto di vista
percettivo e funzionale.
Un paesaggio degradato è modificato, ma ancora riconoscibile.
Compromissione: perdita definitiva dei caratteri e dei valori distintivi di un paesaggio, scomparsa della sua
integrità dal punto di vista percettivo, funzionale e significati attraverso cui la popolazione attribuisce valore
e qualità collettiva al paesaggio.
Per le aree compromesse sono necessarie politiche di progettazione.
Un nuovo approccio metodologico che valuti preliminarmente tutti i possibili effetti, ne monitori lo sviluppo
e riformuli gli obietti sulla base dei risultati ottenuti.
Importanza alle procedure di valutazione e controllo per affrontare scenari in continuo e rapido mutamento
con una complessità di fattori. Inoltre è possibile ridurre le discrezionalità urbanistiche.
D. Lgs. N.4/2008 definisce che ogni attività umana deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile,
al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la
qualità della vita e le possibilità delle generazioni future.
Nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, gli interessi
alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione.
La valutazione ambientale di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull'ambiente ha
la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e contribuire all'integrazione di
considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione, dell'adozione e approvazione di detti piani e programmi
assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile.
In Emilia Romagna la LR 20/2000 introduce l’obbligo di eseguire la Valsat per tutti i piani che possono
avere effetto sull’ambiente, tuttavia in seguito all’introduzione nel 2001 della VAS a livello comunitario la
LR 6/2009 definisce equivalenti VAS e Valsat.
Le due leggi regionali definiscono:
- Valsat come documento costituente i piani; il quale descrive e valuta i potenziali impatti ambientali e
le misure per impedirli, mitigarli o compensarli.
- Permette l’utilizzo di analisi di altri livelli di pianificazione per evitare una duplicazione delle
informazioni, infatti dei PUA che non effettuano modifiche rilevanti al POC può non essere
sottoposto a valutazione ambientale
- La procedura di approvazione di un piano contenente la Valsat ha la medesima procedura di
approvazione e in seguito deve essere eseguito un monitoraggio
Fasi della Valsat
- Ex Ante - Valutazione nel piano
o Analisi dello stato del territorio finalizzata all’individuazione delle sue potenzialità e
criticità (qualità ambientale e urbana, accessibilità e dotazioni), in sintesi un quadro dei
limiti e delle possibili trasformazioni del territorio
o Valutazione della componente strategica o qualitativa definisce gli obiettivi di sostenibilità
ambientale e territoriale, delle azioni per raggiungerli e possibili miglioramenti per mitigare
gli effetti negativi(più verifica di congruenza con gli altri piani)
o Valutazione della componente strutturale o quantitativa è l’analisi e la stima dell’incidenza
ambientale di alternative di piano
o Definizione di indicatori e criteri di monitoraggio
- In Itinere – durante l’attuazione del piano
o Monitoraggio è la combinazione di osservazione misurazione delle prestazioni di un piano,
programma o misura, e della conformità della medesima con la politica e la legislazione in
campo ambientale rispetto ad una serie di indicatori, criteri od obiettivi programmatici
predeterminati (target di riferimento). Le principali funzioni sono:
▪ Fornire informazioni necessarie alla valutazione degli effetti ambientali delle azioni
▪ Determinare i possibili effetti ambientali di varianti
▪ Garantire l’informazione e la partecipazione del pubblico
In seguito alle relazioni del monitoraggio è necessario definire se agire o meno sul piano
tramite variazioni in base a modeste o significativi scostamenti dai valori di riferimento,
feedback sul piano.
- Ex Post
o Bilancio a consuntivo