Sei sulla pagina 1di 14

Tecnica Urbanistica

Lezioni TU
Data Argomento Ospiti/Prof
27-apr Presentazione Corso Prof
27-apr Presentazione progetto Prof
06-mar Analisi percettiva Ospite
08-mar Dal PRG al PSC Prof
15-mar Dal PRG al PSC Prof
27-mar Piano Strategico (Rimini ecc) Ospite
29-mar RUE POC LR 20/2000 Prof
03-apr Piano Particolareggiato e Prof
Perequazione
05-apr Metaprogetto Ospite
10-apr Principi Innovativi Prof
12-apr Mobilità sostenibile Ospite
03-mag Urban Center Ospite
15-mag
Lezioni Inglese Ospite
17-mag
22-mag APEA, PTR, Trasporti e territorio Prof
24-mag ERS, PEEP Ospite
29-mag Paesaggio e degrado Prof
31-mag VAS - Pianificazione strategica Prof
territoriale
05-mag Agenda Urbana Ospite
PRG – Piano Regolatore Generale
Nascita del PRG
L’urbanistica nasce come tentativo di dare una riposta alle esigenze di organizzazione fisica e funzionale.
Il Piano Regolatore nasce con l’intento di:
- Programmare l’uso del territorio e progettarne le trasformazioni
- Regolamentare le forme di uso spontanee
- Contenere i fenomeni di speculazione fondiaria
Vi sono diversi attori coinvolti nella trasformazione della città, ognuno dei quali agisce in base ad una
finalità basata su interessi, i quali talvolta possono essere in conflitto tra loro.

Iter leggi
La L. 2359/1865 introduce i primi strumenti urbanistici: il piano regolatore edilizia per il costruito, il piano
regolatore di ampliamento per le nuove costruzioni. Tali piani divennero di fatto piani della viabilità.

La “Legge Urbanistica” n. 1150/1942 istituisce il Piano Regolatore Generale come strumento di controllo e
gestione per lo sviluppo dell’intero territorio comunale. Definiva:
- L’obbligo per Comuni definiti
- La realizzazione di un piano un snello, il Piano di fabbricazione, per gli altri
- L’attuazione del PRG tramite piani particolareggiati
La “legge ponte” n. 765/1967 apporta alcune modifiche.

I piani di ricostruzione sono ritenuti necessari col decreto del 1945 per le città distrutte dai bombardamenti.
Hanno spesso sostituito il PRG grazie alla loro snellezza, anche se trascuravano una visione d’insieme della
città.

Struttura e contenuti
Il PRG si inquadra in un processo a cascata, ove i vari piani devono sottendere ai piani gerarchicamente di
ordine superiore.
La realizzazione di un PRG richiede un complesso apparato analitico conoscitivo per comprendere i bisogni
e le carenze, e individuare i processi tendenziali di sviluppo.

Il PRG si presenta come uno strumento ispirato ad un modello di tipo razionalista, quantitativo e autoritativo.
- Razionalista: separazione delle funzioni di zone della città per sottendere alla necessità di avere
condizioni igieniche e per dare ordine e organizzazione  zonizzazione (organizzazione de territorio
in aree funzionali omogenee)
- Quantitativo: definisce in dimensionamento in massima e gli standard urbanistici minimi da
garantire per ogni abitante futuro (a Bologna la LR 47/1978 definì standard più elevati rispetto al
livello nazionale)
- Autoritativo: definizione di norme prescrittive basate sulla zonizzazione funzionale che disciplina
l’uso del suolo

Iter di formazione
Limiti del PRG
- Buon funzionamento in caso di espansione, ma non considerava la necessità di trasformazione della
città esistente
- Il PRG è un prodotto definitivo, le varianti avevano un iter molto complesso
- PRG era rigido, ovvero mal si adattava alle veloci trasformazioni
- PRG era atemporale, non considerando le velocità di trasformazioni e il gap tra momento di
ideazione e di approvazione

Esiti del PRG


- La suddivisione in zone he generato problemi di traffico e di banalizzazione del tessuto urbano,
problemi di sicurezza ed emarginazione
- Standard urbanistici si sono rilevati insufficienti per garantire la qualità urbana
- Inadeguatezza del piano al momento della sua approvazione

LR 20/2000 dell’Emilia Romagna


La LR 20/2000 dell’Emilia Romagna applica un principio di semplificazione, ove i contenuti della
pianificazione comunale rimangono invariati tuttavia vengono organizzati separatamente, strutturati in tre
diversi strumenti che sostituiscono e innovano il PRG.
- Diversificazione dei gradi di definizione delle scelte e dei contenuti della pianificazione
- Diversificazione delle procedure di formazione

• PSC: aspetti strategici e strutturali, interessano tutto il territorio definisce le finalità del piano
• POC: aspetti operativi e attuativi, disciplina solo il territorio soggetto a modifiche ed è valido 5 anni
• RUE: aspetti regolamentari, vale su tutto il territorio definendo parametri edilizi e urbanistici
I tre strumenti ricomposti costituiscono il PRG.

PSC – Piano Strutturale Comunale


Il PSC segue il processo a cascata recependo le previsioni della pianificazione e programmazione
sovraordinata come i Piani Territoriali Regionali o la carta unica del territorio e dei vincoli comunale.
Il PSC ha contenuti:
- Strategici: in seguito ad un’analisi delle risorse, delle dinamiche sociali ed economiche, si esegue
una classificazione del territorio (territorio urbanizzato, urbanizzabile, rurale) e individuazione degli
ambiti, stabilendone poi gli obbiettivi.
Il PSC individua le strategie non il progetto definitivo, proiettando ad una visione dello sviluppo
sostenibile del territorio a lungo raggio.
- Strutturale: il PSC ripensa alla città nella sua interezza, alla sua riqualificazione e riuso in relazione
al quadro conoscitivo del territorio. Il piano si pone l’obiettivo di minimizzare il consumo di suolo,
se non strettamente necessario, prediligendo una riorganizzazione del tessuto esistente già
urbanizzato. Gli interventi non sono più discrezionali bensì basati su valutazioni di sostenibilità

Differenze tra il PRG e PSC


- Il PSC non conforma il diritto di edificare, definisce unicamente gli ambiti che potranno essere
interessati da interventi nel POC, sottendendo ai limiti e condizioni da tale piano. Inoltre non
conforma neanche l’espropriazione.
- Il PSC non può prevedere trasformazioni da attuare direttamente e il dimensionamento preciso degli
interventi, bensì costituisce un riferimento di massima dell’assetto del territorio comunale. Il POC
può successivamente specificare con maggiore precisione i perimetri
POC – Piano Operativo Comunale
Il POC definisce le modalità e la programmazione di attuazione degli interventi di trasformazione e
conservazione, gli obiettivi di qualità e le dotazioni territoriali previste (compresa l’edilizia residenziale
sociale); conseguentemente una relazione sulla fattibilità economico-finanziaria.
Per gli ambiti da riqualificare occorre assicurare la massima partecipazione e cooperazione dei soggetti
pubblici e privati, con particolare attenzione al coinvolgimento dei cittadini interessati.
Il POC riguarda solo le parti di territorio interessate da trasformazioni urbanistica sostanziale, già previste
nel PSC infatti non ne può modificare gli aspetti strategici e strutturali bensì solo meglio definire i perimetri.
Il POC ha validità 5 anni (e con conseguentemente anche i vincoli, gli espropri e i diritti edificatori da esso
forniti. Il POC può prevedere meccanismi perequativi o di permuta o trasferimento di quote del patrimonio
edilizio esistente in altre aree.
Il POC deve mantenersi in stretta relazione con il bilancio pluriennale comunale e con il piano triennale delle
opere pubbliche. Infatti può aggiornarsi con cadenza annuale per raccordarsi con tali piani.

Per la realizzazione di un POC è possibile attivare un concorso pubblico per selezionare gli ambiti del PSC
su cui intervenire, per poi definire la migliore proposta.

Il POC di Bologna del 2012 poneva l’obiettivo su incentivo alla riqualificazione e recupero di aree dismesse
per minimizzare l’uso di suolo indirizzando l’intervento dei privati verso la valorizzazione dello spazio
pubblico.

RUE – Regolamento Urbanistico Edilizio


Il RUE ha contenuti normativi e regolamentari validi a tempo interminato su tutto il territorio, chiarendo i
termini urbanistici del PSC e del POC.
Il RUE comprende il Regolamento Edilizio e una parte delle Norme tecniche di attuazione del PRG,
definendo anche alcuni aspetti relativi alla fiscalità.
La LR 15/2003 riduce l’ampiezza del RUE, inserendo alcuni apparati normativi negli atti di coordinamento
dell’Emilia Romagna.

Il PSC può demandare al RUE la definizione della disciplina particolareggiata degli usi e delle
trasformazioni ammissibili.
Quanto resta escluso dal POC rimane necessariamente pianificato con interventi di conservazione urbanistica
e pertanto è materia della dimensione regolativa del RUE. Il RUE infatti dispone i diritti edificatori sul
patrimonio edilizio esistente.

Il RUE sena cartografica segue una procedura semplificata e di esclusiva competenza comunale. Il RUE con
cartografia assume la natura di strumento di pianificazione, necessità interlocuzione provinciale e di essere
sottoposto a VAS/VALSAT e la procedura diviene la medesima del POC.

Attuazione dei piani


Le previsioni urbanistiche del PSC-POC vengono realizzate tramite 2 modalità principali:
1. Piani urbanistici attuativi
2. Interventi edilizi diretti tramite il permesso di costruire o DIA

Piani Urbanistici Attuativi


Praticamente tutti i piani attuativi seguono il medesimo procedimento di attuazione del piano.
- PUA - Piano Urbanistico Attuativo è uno strumento urbanistico di dettaglio che dà attuazione agli
interventi di nuova urbanizzazione e di riqualificazione. Secondo norme urbanistiche prevedono la
sistemazione e la localizzazione del comparto insediativo.
- I Piani Particolareggiati rappresentano lo strumento principale di attuazione di iniziativa pubblica.
- I Piani di Lottizzazione hanno contenuto tecnico e di documentazione come i PP, tuttavia sono
strumento per l’attuazione di iniziative private, in cui i proprietari si riuniscono in consorzi facendosi
carico degli oneri di urbanizzazione.
- PEEP – Piani di Edilizia Economica e Popolare è il piano delle zone da espropriare e da destinare
ad abitazioni a prezzi moderati.
- PIP – Piani per gli Insediamenti Produttivi definisce la pianificazione delle aree produttive
coniugando sviluppo economico e governo del territorio.
- Piano di recupero definisce l’operazione di recupero del patrimonio edilizio esistente

Accessibilità e rendita
Una localizzazione “più vantaggiosa” significa la collocazione in una parte del territorio avete più elevata
accessibilità. Quest’ultima è una risorsa pregiata, la cui ricerca governa scelte localizzative.
L’accessibilità è una risorsa limitata, e come tale, si traduce una competizione tradotta in una elevata
domanda di aree centrali.

Ogni bene scarso appropriabile dà luogo ad un reddito; la rendita totale è composta da:
- Rendita assoluta: dipende dalla scarsità del bene
- Rendita differenziale: dipende dalla appetibilità o utilizzabilità del bene
La rendita è il reddito che il proprietario di certi beni percepisce in funzione della disponibilità scarsa dei
beni. Se il bene in questione è il terreno agricolo, la rendita diviene fondiaria.

Il terreno urbano è un bene scarso (un numero limitato di terreni hanno caratteristiche tali da avere uso
edilizio - urbano) non naturale tuttavia manovrabile. Attraverso i piani l’intervento pubblico può rendere un
terreno edificabile, ed in funzione degli standard aumentare o diminuire il valore di un terreno.
Rendita
La rendita fondiaria è il reddito per un terreno, essa alloca le diverse porzioni dello spazio urbano alle
attività in funzione della loro disponibilità di pagare.
La rendita fondiaria urbana è il reddito che deriva dalla proprietà di un terreno in relazione all’uso
edilizio. La rendita fondiaria diviene poi rendita edilizia, la somma delle due rendite diviene la rendita
immobiliare.

Perequazione urbanistica
La perequazione è una tecnica urbanistica volta ad attribuire un valore edificatorio uniforme a tutte le
proprietà che possono concorrere alla trasformazione urbanistica degli ambiti del territorio comunale
prescindendo dall'effettiva localizzazione della capacità edificatoria sulle singole proprietà e dalla
imposizione di vincoli di inedificabilità apposti al fine di garantire all'amministrazione la disponibilità di
spazi da destinare ad opere collettive. Il che reca con sé che i proprietari partecipano in misura uguale alla
distribuzione dei valori e degli oneri correlati alla trasformazione urbanistica: si supera, in tal modo, la
discriminatorietà degli effetti propri della zonizzazione, si consente al contempo, ed entro certi limiti, al
comune di disporre gratuitamente di aree pubbliche.

L’obiettivo della perequazione urbanistica è:


- Equità tra i proprietari dando loro medesimi indici edificatori in funzione delle caratteristiche
o Perequazione orizzontale: trattare in modo omogeneo proprietari con terreni simili
- Economicità ottenendo terreno per aree pubbliche
o Perequazione verticale: rendere i proprietari partecipi degli oneri
- Efficacia di rispettare la pianificazione strategica urbanistica
Attualmente è anche funzionale ad attuare politiche ambientali e abitative.

In sintesi, solo tramite l’applicazione del POC e della perequazione urbanistica (che segue i criteri e metodi
del RUE) di generano capacità edificatorie.

In caso di interventi che ricadono in competenza di trasformazioni territoriali come:


- Spese necessarie per assicurare la qualificazione urbanistica-territoriale e la sostenibilità locale
- Opere ed infrastrutture di interesse generale
- Redistribuzione delle risorse in seguito a scelte dei piani
sussiste una compensazione territoriale fra enti.
Gli accordi territoriali possono prevedere forme di perequazione territoriale, anche attraverso un fondo
finanziato dagli enti locali con risorse proprie o con quote dei provenienti dagli oneri di urbanizzazione delle
entrate fiscali conseguenti alla realizzazione degli interventi concordati.

Piani di linee guida


PTR – Piano Territoriale Regionale
Il Piano Territoriale Regionale PTR è lo strumento di programmazione con il quale la Regione definisce gli
obiettivi per assicurare lo sviluppo e la coesione sociale, accrescere la competitiva del sistema territoriale
regionale, la qualificazione e la valorizzazione delle risorse sociali ed ambientali.
Il PTR definisce gli indirizzi e le direttive per la pianificazione provinciale e locale.

PTCP – Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Bologna)


IL PTCP di Bologna comprende il quadro conoscitivo ed ha come strategie la mobilità sostenibile e la
riorganizzazione delle stazioni periferiche favorendo un policentrismo insediativo. Considera le attività
produttive e le tutele ambientali e viene attuato tramite accordi territoriali e piani strutturali associati.

Contenuti innovativi della pratica urbanistica


Partendo dalle criticità della pianificazione territoriale “tradizionale”, le nuove leggi urbanistiche sviluppano
contenuti:
- Pianificazione comunale su più livelli
- Equità e perequazione urbanistica
- Efficacia tempistica della pianificazione
- Meccanismi valutativi di sostenibilità del piano
- Nuove forme di partecipazione democratica – sussidiarietà e cooperazione
o Principio di sussidiarietà “psd” nella costituzione e nelle leggi Europee
non intervenga lo Stato su ciò che i cittadini possono fare da soli, ma solo in caso di
impossibilità di compimento e deve essere minimo portando il livello più vicino
è necessario raggiungere un equilibrio autonomia e sussidiarietà

il psd in senso verticale vede la ripartizione delle competenze ai livelli più vicini al cittadino
il psd in senso orizzontale vede la collaborazione dei cittadini con le istituzioni nelle attività

L’impostazione gerarchica dei livelli istituzionali viene sostituita con la concertazione e


cooperazione fra enti. Ad ogni livello istituzionale è associata una soluzione delle
problematiche, tutto unito da un unico processo coordinato e coerente che sviluppa la
collaborazione.
La regione, le Provincie e i Comuni conformano le proprie attività al metodo della
concertazione con gli altri enti territoriali.
Sono strumenti della concertazione istituzionale
▪ Conferenza e accordi di pianificazione: costruzione di un piano conoscitivo e
valutazioni preliminari condivisi tra gli enti territoriali, amministrazioni ,
associazioni economiche e sociali per definire gli obiettivi di un piano prima della
sua istituzione
▪ Accordi territoriali: per coordinare l’attuazione dei piani urbanistici tra i vari comuni
e per lo svolgimento di collaborazioni
- Sostenibilità
Dall’Ottocento al giorno d’oggi si è sviluppato il concetto di sostenibilità da un carattere curativa ad
uno preventivo e di protezione attiva.
o Valutazione ambientale strategica- valutazione nel piano non del piano
si passa da un modello “ottimo” il PRG ad uno modello di “gestione del processo” con una
valutazione preliminare degli effetti al quale segue un monitoraggio dello sviluppo e
possibili meccanismi di retro azione sul piano.
La VAS è una valutazione ambientale strategica di piani e programmi per implementare e
monitorare le sinergie positive realizzabili fra le priorità di sviluppo economico e quelle
dell’ambiente
o Sviluppo urbano sostenibile
definito come una strategia che lego lo sviluppo territoriale, sociale ed economico alla
conservazione delle risorse ambientali
▪ Dotazioni territoriali (livello qualitativo e quantitativo del sistema delle
infrastrutture e degli spazi collettivi), ecologiche, ambientali e progettazione
sostenibile
▪ Consumo di suolo a saldo zero
il consumo di suolo è la variazione da una copertura non artificiale ad una artificiale
impermeabilizzante, l’impermeabilizzazione è la principale fonte di degrado del
suolo (ad esempio inondazioni, riscaldamento, frammentazione dell’habitat ecc.)
(il suolo pianificato ma non attuato è ancora naturale)
È necessario individuare delle misure che garantiscono la sostenibilità degli interventi:
▪ Condizioni di sostenibilità
▪ Prestazioni come energia, rumore, accessibilità, tutela risorse idriche, microclima,
rifiuti
▪ Compensazioni degli effetti tramite opere compensative del verde ad esempio
▪ Mitigazione degli impatti tramite l’inserimento di elementi come barriere
- Città compatta
In Europa la città compatta è individuata come la più sostenibile ed è infatti proposta come modello.
La città compatta densifica al posto di espandere migliorando i servizi e la mobilità e limitando il
consumo di suolo. La città compatta è policentrica, ben connessa, multifunzionale, socialmente
inclusiva, ambientalmente responsabile ed equa.
La chiave per la rigenerazione della città è la densificazione con mix funzionale, alta qualità
architettonica e urbana.

La densità viene calcolata


o Alloggi/Ettaro (DU) per il dimensionamento a scala urbana per il fabbisogno abitativo
o Abitanti/Ettaro (POP) in particolare per misurare le dotazioni pubbliche
o Superficie utile lorda/Ettaro (FAR) per avere percezione tra densità e costruito (forma della
città)
È auspicabile analizzare tutti e tre i dati per informazioni più dettagliate.
Le strategie di densificazione possono avvenire per: fusione, addizione (infilling), suddivisione o per
riqualificazione del costruito e aggiunta di attrattori

- Riqualificazione e rigenerazione urbana


sono due strategie che permettono di evitare il consumo di suolo e dare qualità al costruito: la
riqualificazione spazia su per grandi zone, la rigenerazione si focalizza sul singolo lotto
riorganizzando e migliorando gli insediamenti.
Si passa da una riqualificazione urbana ad una rigenerazione urbana, ove i temi sono gli stessi ma gli
interventi sono più mirati, quindi cambiano i modi e gli ambiti di intervento.
La rigenerazione può comprendere la riqualificazione energetica(incentivi energetici), strutturale
(vulnerabilità sismica), ambientale (dissesto idrogeologico), sociale ecc.

In Emilia Romagna:
- Riqualificazione: in “ambito da riqualificare” tramite PRU (analoghi ai POC)
- Rigenerazione: in “ambiti urbani consolidati” tramite interventi diretti e disciplinati dal RUE
ancora non esistono strumenti specifici per la rigenerazione

Sviluppo storico
o In Italia un incettivo alla rigenerazione urbana sono stati i “Piani di Casa” del 2008 e 2009, i
quali hanno come oggetto il recupero del patrimonio abitativo esistente e del miglioramento
qualitativo ambientale, energetico e architettonico
o La LR6/2009 impone che l’efficienza energetica, strutturale e la riduzione di consumo di
suolo facciamo parte della legislazione urbanistica regionale
o Il primo “Piano città” del 2011 è volto alla riqualificazione incentivata di aree degradate e
migliorarne l’efficienza energetica; il secondo “piano città” del 2012 introduce i criteri di
scelta di un progetto

APEA – Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate


La crisi energetica degli anni settanta rende evidente la limitatezza delle risorse energetiche e naturali.
Il riconoscimento della mancata integrazione tra sviluppo economico e ambiente ha portato ad assumere
come obiettivo lo sviluppo sostenibile.

La nascita dell’ecologia industriale negli anni ’80 vede lo studio del metabolismo industriale, dei flussi di
materie prime ed energie per gestirne la quantità e qualità, e il bilancio tra input e output. Nasce su tali basi
un nuovo ecosistema industriale come nuovo modello di attività industriale che ottimizza i consumi di
energia e di materie prime.
L’obiettivo dell’ecologia industriale è di cambiare la natura lineare dei sistemi industriali in sistemi ciclici.
Le due principali strategie di intervento:
1. Analisi del prodotto: studio del ciclo di vita ecologico dei prodotti
2. Simbiosi industriale: strategia che focalizza l’attenzione sugli impianti fissi e sui processi di
produzione rendendo possibile l’efficienza energetica

Le aree produttive ecologicamente attrezzate hanno per obiettivo di aumentare i livelli di performance
economica delle aziende che vi partecipano, minimizzando allo stesso tempo l’impatto ambientale delle
attività produttive insediate, attraverso la gestione unitaria.

In Italia In Emilia Romagna


- L. 59/1997 e DLGS 112/98 - LR n.9/1999
definisce APEA e l’esonero per le attività attribuisce alle APEA vantaggi e delle
delle autorizzazioni per i servizi deroghe per le valutazioni di impatto
ambientale per renderle conveniente
- Direttiva Regionale 1238/2002
Definisce l’individuazione del gestore,
contenuti di qualità urbanistici-territoriali e
il monitoraggio della gestione ambientale

Il gestore unico rappresenta l’elemento cardine nella formazione e nel funzionamento delle APEA; esso
gestisce i servizi (compreso supporto in termini burocratici, tecnici e formativi) alle imprese insediate e le
attività di qualificazione ambientale dell’area per tutto l’arco di vita dell’APEA.
Il soggetto gestore unico permette di ridurre i costi operativi controbilanciando gli eventuali costi dati dagli
elevati standard ambientali.
Le agevolazioni sono: sconti sugli oneri di urbanizzazione, sconti di costruzione, finanziamenti diretti, fondo
di compensazione (spese necessarie per la qualificazione urbanistica-territoriale, opere e infrastrutture, ecc.).

I passaggi per realizzare un’APEA: analisi ambientale, programma ambientale, accordi tra le imprese,
soggetto responsabile, attività di controllo.
Pianificazione integrata territorio e traporti
Nel Secondo Dopoguerra si assiste al sorgere di una ricerca sistematica sui problemi della mobilità e del
trasporto in forma relativamente autonoma dalla pianificazione dello spazio fisico, portando alla
realizzazione di grande infrastrutture. Le reti viabiliste sono un segno strutturale nello spazio regionale e
nazionale.
Effetti delle infrastrutture di trasporto:
- Valorizzano il territorio  accessibilità: lo sviluppo infrastrutturale contribuisce a promuovere
trasformazioni territoriali e processi di riqualificazione
- Aumento dell’inquinamento
- Consumo di suolo

Ruolo della pianificazione urbanistica rispetto al sistema di trasporti:


- Recepire la pianificazione di settore
- Studio delle relazioni fra uso di suolo e mobilità
- Analisi delle risposte data dalla pianificazione
- Verificare che le soluzioni generino mobilità sostenibile

Il Libro bianco UE del 2011 ha definito 10 obiettivi ovvero “Tabella di marcia per uno spazio europeo unico
dei trasporti – per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile”, tra cui entro il 2030 di dimezzare le
macchine ad alimentazione convenzionale.

PRIT - Piano Regionale Integrato dei Trasporti


Il PRIT è il principale strumento di pianificazione dei trasporti della Regione, è un piano di settore che si
inserisce all’interno della cornice più generale del Piano Territoriale Regionale PTR.
Tra le sue finalità vi è di definire le reti di infrastrutture e servizi in grado di:
- Garantire l’accessibilità
- Contenere consumi energetici
- Ridurre l’inquinamento
- Promuovere il trasporto collettivo

PUM - Piano Urbano della Mobilità


I piani urbani della mobilità sono stati costituiti con la legge n.340/2000 al fine di:
- Soddisfare i fabbisogni di mobilità
- Assicurare l’abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferici ed acustici
- Riduzione dei consumi energetici
- Aumentare il livello di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale
- Aumentare l’uso dei mezzi collettivi

PUT – Piano Urbano del Traffico


Definizione di un insieme di interventi per il miglioramento della circolazione stradale complessiva nel breve
periodo di 2 anni nel ambito territoriale del perimetro del centro abitato.
Il PUT è di possibile aggiornamento infatti è un processo. Esso si articola su tre livelli: PGTU, PP, PE.
Gli obiettivi del PUT sono:
i. Miglioramento delle condizioni di circolazione: soddisfare la domanda di mobilità con il miglior
livello di servizio possibile nel rispetto dei vincoli economici, ambientali ed urbanistici
ii. Miglioramento della sicurezza stradale
iii. Riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico
iv. Risparmio energetico
v. Accordarsi con i piani urbanistici e i piani dei trasporti
PUMS – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile
Il PUMS è un piano strategico volto a soddisfare la domanda di mobilità delle persone e delle imprese in
ambito urbano per migliorare la qualità della vita. È piano che integrarsi con gli strumenti esistenti
valorizzando i principi di integrazione, partecipazione, valutazione e monitoraggio.
La comunità europea ha pensato di fare una sintesi per tutti i comuni d’Europa per lo stato della mobilità,
promuovendo una pianificazione che promuove anche l’incontro con i cittadini e di rendicontazione
contabile degli investimenti e fa in modo che i piani siano di lungo periodo.
Al centro del piano vi sono e le persone e gli obiettivi sono la sostenibilità, l’accessibilità, qualità della vita
ed equità sociale; il piano ha una durata breve – media ma in un’ottica strategica a lungo termine.
I riferimenti normativi del UE indicano la priorità alla sottoscrizione dei PUMS e il libro bianco UE
definisce il suo ruolo strategico nelle iniziative di mobilità urbana.

L’art. 36 del Codice della Strada definisce che il piano della strada vada fatto ogni 2 -4 anni.
- PUT Piani Urbani del traffico hanno una gestazione che riguarda l’ambito urbano
- Il PUMS è nell’ambito di vasta scala

ERS - Edilizia Residenziale Sociale


In Europa non esiste una definizione ufficiale a tutti i paesi dell’Unione Europea. La definizione più usata è
quella de CECODHAS:
“Social Housing è l’insieme delle attività volte a fornire alloggi adeguati, attraverso regole certe di
assegnazione, a colori che non riescono a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato, per ragioni
economiche e per assenza di una offerta adeguata”
L’adeguatezza cambia a seconda del paese, i criteri nei paesi sono differenti, evidenzia un mercato non
accessibile a tutti e quindi politiche abitative per ragioni economiche.

In Italia storicamente il bene casa è stata la direzione su cui investire, infonde sicurezza nelle famiglie
italiane portando ad una poca flessibilità del mondo del lavoro e dell’economia.
Gli alloggi pubblici sono di scarsa qualità, in aree marginali, generalmente gli alloggi erano forniti in
funzione del reddito.
In Italia è stata definito l’alloggio sociale (DM 22 2008), è stata richiesta dall’Europa ad ogni stato la
definizione precisa di alloggi sociali per evitare una distribuzione non corretta degli aiuti.

ERP - Edilizia Residenziale Pubblica


Prima era la PEEP, ERS individua un patrimonio immobiliare realizzato con il concorso finanziario dello
Stato o di altri enti pubblici per la costruzione di abitazione a costo contenuto.
È dagli anni ‘70 che alcune competenze dello Stato vengono trasferite alle Regioni, lo Stato dà gli indirizzi
generali, ma le regioni attuano la politica.
Le modalità di attuazione sono:
- Edilizia sovvenzionata: finanziamento 100-60, operatori sono aziende casa o comuni, per bandi
- Edilizia convenzionata: aree di concessione e riduzione sugli oneri, operatori sono imprese private
- Edilizia agevolata: finanziamento max 50, operatori sono comunali o privati o cooperative, per bandi

ERS - Edilizia Residenziale Sociale


Si inizia a parlarne nel 2000, per cercare di dare qualità differente all’offerta degli alloggi in affitto.
È rivolta alle persone che non possono accedere all’ERP per il reddito, ma non sono in grado di sostenere i
costi del libero mercato. Partecipano anche i privati nel finanziare la realizzazione ma anche la gestione, in
cambio di canoni.

Il co-housing è un numero di famiglie che si scelgono per vivere insieme, condividere spazi e servizi. Si
arriva a questo modo di vivere a seguito di una progettazione partecipata. È ERS non ERP.
Differenza tra ERP e ERS
Punti di divergenza
- Modalità per ottenerlo rispettivamente esproprio e perequazioni urbanistica
- ERS come standard urbanistico aggiuntivo L.244/2007
In ER il 20% degli alloggi previsti deve essere ERS, piano casa 2014 agevola con sgravi fiscali
- Luogo rispettivamente in quartieri dedicati e all’interno di trasformazioni urbanistiche
- Investimenti rispettivamente pubblici e pubblici e privati
- Canoni di affitto rispettivamente molto bassi in funzione dell’ISEE e inferiori al prezzo di mercato
- Gestione rispettivamente delle Aziende Case finanziate dal Comune e cerca di coinvolgere risorse
private

Punti di contatto
- ERP potrebbe essere visto come sotto caso al ERS

La pianificazione del paesaggio


Il paesaggio nella legislazione
La legislazione italiana ha sempre riconosciuto uno stretto legame tra:
- Beni culturali
- Beni paesaggistici

Le leggi del 1939 definivano la tutela degli immobili di interesse storico – artistico avente valore di civiltà e
la protezione (apponeva vincoli, forniva norme per le costruzioni) delle bellezze naturali con concetto di
bene paesaggistico legato alla concezione estetica.
L’assoggettamento di un bene al vincolo di tutela richiedeva un provvedimento di individuazione.

Anni ’70 il concetto di paesaggio di volve all’interno dei processi di pianificazione e trasformazione del
territorio. L. 43/1985 “Legge Galasso” svincolò il concetto di paesaggio dalla bellezza naturale dandone
un’interpretazione basata su dati fisici e oggettivi (definì degli ambiti di tutela), promuovendo la redazione
dei Piani Paesistici Regionali.
L’assoggettamento del bene al vincolo di tutela avviene direttamente e non richiede individuazione.

Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 recepita con la L. 14/2006.


Impronta un nuovo modo di concepire il paesaggio come:
“Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle persone, il cui carattere
deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”
- carattere dinamico: i paesaggi evolvono col tempo, per l’azione di forze naturali e degli esseri umani
- carattere relazionale: il paesaggio è formato da elementi naturali e culturali che concorrono
simultaneamente alla sua caratterizzazione
- carattere percettivo della popolazione locale

La disciplina “si applica all’intero territorio e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa
comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere
considerati eccezionali, che i paesaggi della vita quotidiana e i paesaggi degradati”.
- ogni ambito territoriale è paesaggio
- è paesaggio anche il luogo della quotidianità e del degrado

Al paesaggio è riconosciuto il ruolo di “componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni,
espressione della diversità, del loro comune patrimonio culturale e naturale”
Viene sancito il carattere identitario dei luoghi come aspetto determinante per la caratterizzazione di un
paesaggio
La Convenzione Europea del Paesaggio riconosce nuovamente alla pianificazione un ruolo determinante
nelle strategie di azione sul paesaggio valorizzando i caratteri identitari, pone l’accento sulla necessità di
sensibilizzare la popolazione sulla cura del paesaggio, essendo un bene di tutti e particolarmente legato alle
comunità locali.

Varia il concetto di paesaggio poiché “i paesaggi hanno subito mutamenti e continueranno a modificarsi, sia
per effetto di processi naturali e sia per l’azione dell’uomo”; di conseguenza è impossibile “congelare il
paesaggio ad un determinato stadio della sua evoluzione”.
La salvaguardia deve essere “attiva” e consentire trasformazioni dei luoghi senza però comprometterne il
valore e la qualità, accompagnata da misure di conservazione per da mantenere “inalterati gli aspetti
significativi di un paesaggio”.

Codice dei Beni culturali e del paesaggio – Codice Urbani D.lgs. 42/2004 riconosce i beni paesaggistici
come beni culturali e definisce il paesaggio come:
“Parti del territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana e alle reciproche
interrelazioni”
La tutela del paesaggio è l’attività tesa ad individuare i beni costituenti il paesaggio ed a garantirne la
protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione.
La valorizzazione del paesaggio promuove la conoscenza del patrimonio e ne consente la massima fruizione
ed utilizzo, al fine di promuovere uno sviluppo della cultura.
Valorizzazione significa anche riqualificazione degli immobili e delle aree tutelate e compromesse o
degradate, realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati.
- Gli strumenti di tutela e valorizzazione del paesaggio sono i Piani Paesaggistici delle Regioni

Nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2008 varia la definizione di paesaggio
“Territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro
interrelazioni.”
- Dilatato il concetto di paesaggio all’interno territorio
- Adombrato il ruolo della comunità locale nella percezione dei valori
Lo Stato ritorna come garante della conservazione del paesaggio tramite la partecipazione obbligata del
Ministero dei Beni Culturali.

Piano Paesaggistico Regionale


Il PPR ha funzione:
1. Ricognizione del territorio mediante l’analisi delle sue caratteristiche paesaggistiche
2. Ricognizione e delimitazione degli immobili e aree dichiarati di notevole interesse pubblico
3. Definire specifiche misure di salvaguardia e utilizzazione
4. Analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio
5. Individuazione degli interventi di recupero e riqualificazione delle aree compromesse e degradate
6. Individuazione delle misure per corretto inserimento delle trasformazioni

Emilia Romagna
Il PTPR della Regione Emilia Romagna si basa su 2 principi fondamentali:
i. Identità culturale
ii. Integrità fisica dell’intero territorio regionale
Sono individuati diversi livelli di trasformabilità in relazione al ruolo del paesaggio, interpretando il
paesaggio come esito tangibile dei processi nel tempo. Il PTPR identifica 3 grandi suddivisioni:
- Sistemi: ambiti che strutturano e definiscono la forma e l’assetto del territorio regionale
- Zone: ambiti che connotano le diverse realtà regionali
- Elementi: elementi aventi una propria definita ed inconfondibile identità
Inoltre l’intero territorio è diviso in 23 unità di paesaggio con caratteristiche omogenee.

“Progetti di tutela, recupero e valorizzazione” sono il mezzo di concretizzare forme di tutela attiva, per
intervenire in aree che hanno subito varie forme di disgregazione della loro identità e potenzialità
ambientale.
Degrado e/o compromissione
Degrado: alterazione dei caratteri e della qualità di un paesaggio e della sua integrità dal punto di vista
percettivo e funzionale.
Un paesaggio degradato è modificato, ma ancora riconoscibile.
Compromissione: perdita definitiva dei caratteri e dei valori distintivi di un paesaggio, scomparsa della sua
integrità dal punto di vista percettivo, funzionale e significati attraverso cui la popolazione attribuisce valore
e qualità collettiva al paesaggio.
Per le aree compromesse sono necessarie politiche di progettazione.

Tipologie di degrado e compromissione:


1. Inserimento puntuale
2. Frammentazione
3. Riduzione

Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale


La valutazione ambientale nella legislazione
1. Prime esperienze di piani sperimentali
2. II generazione di leggi regionali
• sostenibilità come elemento fondativo della pianificazione
• strumenti di valutazione dei piani
3. Modifica del concetto di “disciplina territoriale” da “urbanistica” a “governo del territorio”

Un nuovo approccio metodologico che valuti preliminarmente tutti i possibili effetti, ne monitori lo sviluppo
e riformuli gli obietti sulla base dei risultati ottenuti.
Importanza alle procedure di valutazione e controllo per affrontare scenari in continuo e rapido mutamento
con una complessità di fattori. Inoltre è possibile ridurre le discrezionalità urbanistiche.

D. Lgs. N.4/2008 definisce che ogni attività umana deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile,
al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la
qualità della vita e le possibilità delle generazioni future.
Nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, gli interessi
alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione.

La valutazione ambientale di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull'ambiente ha
la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e contribuire all'integrazione di
considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione, dell'adozione e approvazione di detti piani e programmi
assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile.

In Emilia Romagna la LR 20/2000 introduce l’obbligo di eseguire la Valsat per tutti i piani che possono
avere effetto sull’ambiente, tuttavia in seguito all’introduzione nel 2001 della VAS a livello comunitario la
LR 6/2009 definisce equivalenti VAS e Valsat.
Le due leggi regionali definiscono:
- Valsat come documento costituente i piani; il quale descrive e valuta i potenziali impatti ambientali e
le misure per impedirli, mitigarli o compensarli.
- Permette l’utilizzo di analisi di altri livelli di pianificazione per evitare una duplicazione delle
informazioni, infatti dei PUA che non effettuano modifiche rilevanti al POC può non essere
sottoposto a valutazione ambientale
- La procedura di approvazione di un piano contenente la Valsat ha la medesima procedura di
approvazione e in seguito deve essere eseguito un monitoraggio
Fasi della Valsat
- Ex Ante - Valutazione nel piano
o Analisi dello stato del territorio finalizzata all’individuazione delle sue potenzialità e
criticità (qualità ambientale e urbana, accessibilità e dotazioni), in sintesi un quadro dei
limiti e delle possibili trasformazioni del territorio
o Valutazione della componente strategica o qualitativa definisce gli obiettivi di sostenibilità
ambientale e territoriale, delle azioni per raggiungerli e possibili miglioramenti per mitigare
gli effetti negativi(più verifica di congruenza con gli altri piani)
o Valutazione della componente strutturale o quantitativa è l’analisi e la stima dell’incidenza
ambientale di alternative di piano
o Definizione di indicatori e criteri di monitoraggio
- In Itinere – durante l’attuazione del piano
o Monitoraggio è la combinazione di osservazione misurazione delle prestazioni di un piano,
programma o misura, e della conformità della medesima con la politica e la legislazione in
campo ambientale rispetto ad una serie di indicatori, criteri od obiettivi programmatici
predeterminati (target di riferimento). Le principali funzioni sono:
▪ Fornire informazioni necessarie alla valutazione degli effetti ambientali delle azioni
▪ Determinare i possibili effetti ambientali di varianti
▪ Garantire l’informazione e la partecipazione del pubblico

Gli indicatori possono essere di attuazione/descrittivi del piano (hanno un valore di


riferimento) e di contesto/quantitativi ovvero della qualità dello stato.
È necessario eseguire una valutazione dell’evoluzione nel tempo a diverse cadenze temporali
fra indicatore e target (rispetto al livello temporale).

La relazione di monitoraggio è un documento di pubblica consultazione che l’Ente deve


emanare con periodicità che definisca gli indicatori, le aree, lo schema adottato, le
problematiche, le variazioni e i possibili interventi.
La cadenza delle relazioni di monitoraggio dipende dagli indicatori, in generale la prima è
tra 6mesi-1anni e poi a intervalli costanti o per fasi critiche del piano.

In seguito alle relazioni del monitoraggio è necessario definire se agire o meno sul piano
tramite variazioni in base a modeste o significativi scostamenti dai valori di riferimento,
feedback sul piano.
- Ex Post
o Bilancio a consuntivo

Potrebbero piacerti anche