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CHIARA LUBICH1
20 LUGLIO 1949
24 LUGLIO ’49
Chi è nel Padre, venuto da una lunga trafila di peccati, per pura miseri-
cordia di Dio, è di fronte a Dio uguale all’innocente che v’è arrivato a furia
d’amore.
Infatti: quell’attimo in cui, riconoscendosi peccatore, godette (amando
Dio più della sua anima e questo è puro amore) d’esser simile a Lui fatto
peccato3, riempì tutto il vuoto fatto dal peccato.
* Fondatrice del Movimento dei Focolari. Figura carismatica del XX secolo, la sua
azione in favore dell’unità e della pace si è propagata in tutto il mondo. Autrice di 58
volumi pubblicati, con oltre 220 edizioni e ristampe e traduzioni in più di 20 lingue.
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24 LUGLIO ’49
AGOSTO ’49
[DICEMBRE 1949]
«Se avrete fede quanto un granello di senapa, direte a questo monte: pas-
sa da qui a là, e passerà, e niente vi sarà impossibile» (Mt 17, 20).
Per vivere questa Parola nell’attimo presente, per essere questa Parola
nell’attimo presente, io vivo credendo e agendo in modo che in me e attor-
no a me ogni montagna sia spostata e al suo posto viva lo Spirito Santo.
Voglio essere questo miracolo vivo: lo Spirito Santo incarnato10.
Perciò attimo per attimo mi stacco da tutto, anche da Dio per Iddio, vi-
vendo Gesù Abbandonato come fine dell’attimo presente.
Gesù Abbandonato è la Parola: ogni Parola è Lui.
La fede è l’amore. Chi crede, ama. Come chi conosce ama11.
Aver fede di trasportare le montagne è amare di trasportarle. Ed io amo
trasportare attimo per attimo la montagna in me perché viva Dio, lo Spirito
Santo.
Ma voglio – durante la mia giornata – trasportare ogni montagna che in-
contro nell’anima del fratello o dei fratelli.
Le incenerisco con l’amore.
E cioè: voglio quel peso, quell’abbandono, quella montagna e credo (e
amo) trasportarla.
Bisogna supporre che non ci sia, ché chi ama non vede ostacolo.
E la trasporterò.
Devo aver in cuore solo una cosa: amare.
E metter questo amore alla base.
Allora vivrò tutta la mia giornata trasportando tutte le montagne, incen-
diando tutte le anime.
17 DICEMBRE 1949
Se io mi perdo come Egli S’è perso nei fratelli, tanto da non ritrovarSi
più12, non ho montagna da spostare o, meglio, non ho la montagna del mio
io da spostare perché passo per altra parte.
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SUMMARY
darsi di Gesù Abbandonato, che si è fatto “peccato” per noi, e abbracciare il proprio stato di
peccatori per essere un po’ simili a Lui. Bisognerebbe prepararsi, cominciando subito, a mori-
re bene, a fare questo atto di amore puro durante la vita per poi avere la forza di farlo alla fine.
4 Quando nei primi tempi si parlava della volontà di Dio, che si deve vivere per seguire il
disegno di Dio su di noi, dicevamo che sbagliando avremmo fatto un nodo nel disegno della
nostra vita, ma che la misericordia di Dio lo avrebbe posto sotto la trama del disegno stesso.
Allora Dio e coloro che sono in Paradiso, vedendo il disegno dal lato diritto, non avrebbero
visto il nodo, se noi, riconoscendo il nostro sbaglio, avessimo goduto di essere simili a Gesù
Abbandonato. È meraviglioso e consolante. Non sarebbe Paradiso se coloro che vi sono ve-
dessero diversamente. Essi devono vedere come siamo realmente: Gesù.
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5 Mentre si va attuando sempre più completamente la comunione dei beni fra noi, io sen-
to di dover portare questo spirito dell’Opera dappertutto, in tutta la Chiesa e oltre. Le pro-
messe evangeliche infatti – per esempio il «date e vi sarà dato; vi sarà messa in grembo una mi-
sura piena e traboccante» (cf. Lc 6, 38) – si attuano alla lettera. È ciò che sperimentiamo dai
primi tempi del Movimento: continua ad arrivare il centuplo di quanto si dà vivendo il Van-
gelo (cf. Mt 10, 29-30). Perciò penso che, se tutti vivessero il Vangelo, il “paradiso terrestre”
sarebbe una realtà: la stessa questione dei poveri si risolverebbe, in tutto il mondo. Si dovreb-
be tener presente e cercar di applicare questo, per esempio, nella politica. Ma occorre mette-
re il Vangelo alla sua base, come a base di tutte le altre scienze. È vero infatti che nel Vangelo
c’è la soluzione di ogni problema. È anche vero però che, una volta capita la soluzione alla lu-
ce del Vangelo, sono le scienze che debbono tradurla in adeguate conoscenze e norme di vita
per i vari tempi e le varie culture. È quanto sta iniziando ad avverarsi nel nostro Movimento
con quelle che, riferendoci a un’espressione di Giovanni Crisostomo sull’azione dello Spirito
Santo (cf. In Ioannem Homilia 51: PG 59, 284), abbiamo chiamato inondazioni: un dilagare
della luce del carisma, che è Spirito Santo, nei vari ambiti umani, per rinnovarli dal di dentro
e condurli verso nuove mete.
6 Anche se in altro modo.
7 Cf. Rm 5, 20.
8 Qui richiamo “il centuplo” – di cui abbiamo nell’Opera una esperienza continua – co-
me un’espressione tipica del paradiso terrestre, cioè del Regno di Dio sulla terra: il centuplo
in case, fratelli, sorelle, campi (cf. Mt 19, 29; Mc 10, 29-30) promesso da Gesù a quanti avreb-
bero lasciato tutto per seguire Lui. Ma questa è solo una delle molte promesse fatte da Gesù
a coloro che avrebbero vissuto il suo Vangelo: promesse di beni materiali e di beni spirituali.
E la più bella, quella che è l’espressione fondamentale del paradiso terrestre, è la presenza di
Gesù in mezzo a noi, è Dio che torna a vivere con gli uomini, che li illumina e li guida nella
costruzione di un mondo nuovo.
9 Cf. Mt 19, 29; Mc 10, 29-30; Lc 18, 19-20.
10 Voglio cioè far sì che in me agisca e si esprima solo lo Spirito Santo.
11 Qui si esprime il vero senso della fede, che non è soltanto un credere con la mente alle
farsi uno con lui troviamo la possibilità di rinnegare noi stessi, di non esserci più, quindi di
non sentire più il peso della nostra umanità.
14 Non mi turbo delle reazioni dei fratelli perché amo Gesù in loro e tratto con Gesù in loro.
15 Cf. Mt 7, 20 (e paralleli).