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Conservatorio di Musica ''Luigi Canepa''

Sassari
Anno Accademico 2017/2018

Wolfgang Amadeus Mozart

Concerto K175

Corso di Storia delle forme e dei repertori musicali

Docente Filippo Olivieri


Tesina di Federico Sanna
1.Lo stile classico

Per "stile classico" s'intende, nella storia della musica, la maniera di comporre,
soprattutto strumentale, fiorita tra la seconda metà del Settecento e i primi decenni
dell'Ottocento nei paesi di lingua tedesca, e in particolare a Vienna (I scuola di Vienna), e
i cui maggiori esponenti sono J. Haydn, W. A. Mozart e L. v. Beethoven.

Benchè i tre compositori vengano considerati tutti esponenti dello stile classico è
possibile notare come siano presenti delle notevoli differenze nel modo di comporre e
questo ''grazie'' anche al cambiamento dell'impiego del musicista nella società infatti :

Haydn (1732-1809) era il maestro di cappella del principe Esterazhy, vale a dire che
doveva comporre non secondo la propria ispirazione, ma quando il suo datore di lavoro
glielo chiedeva. Questo fu uno dei motivi per il quale fra i tre compositori egli scrisse più
composizioni, basti pensare alle sue 104 sinfonie e ai suoi quartetti, infatti egli a causa
del lavoro fa utilizzo di ''economia'', una tecnica utilizzata dai compositori per riuscire
ad utilizzare tutte le potenzialità di un tema per la costruzione di un brano. Haydn è
l'unico musicista che non abbia mai studiato in una vera scuola di musica, quindi nelle
sue opere spesso si riscontrano temi di carattere popolare ed è considerato il padre della
sinfonia, del quartetto e primo e vero codificatore della forma sonata.

Mozart (1756-1809) è un compositore che, si dice, fosse guidato da Dio. Infatti, a


differenza di tutti gli altri, pare che scrivesse subito musica senza aver bisogno di
cancellature, come se avesse già in mente la musica che voleva scrivere. Le sue opere
sono molto varie, e alcune sono così astratte che l'ascolto è difficile e la comprensione
richiede una buona dose di concentrazione. La scelta di Mozart, di abbandonare il
servizio presso la corte dell'arcivescovo di Salisburgo fu carica di conseguenze non solo
per lui, ma anche per la condizione sociale dei musicisti in generale: infatti era la prima
volta che un compositore della sua statura si affrancava dal vincolo di sudditanza feudale
alla Chiesa o alla classe nobiliare e decideva di lavorare come libero professionista,
soggetto solamente alla legge della domanda e dell'offerta; di lì a poco, tale nuova
posizione sociale costituì il presupposto indispensabile per l'affermarsi in musica
dell'individualismo romantico.

Beethoven (1770-1827) chiude un’epoca segnando un momento di transazione tra il


periodo classico e quello romantico e allo stesso tempo affermando – con successo – la
libertà dell’artista, il quale è a servizio esclusivamente della propria arte (percorso
iniziato da Mozart) . A Beethoven si deve la perfezione massima della forma-sonata e
della sinfonia. Egli chiude gloriosamente il periodo classico, un periodo durato solo
cinquant’anni ma incredibilmente ricco di capolavori.

2.La Forma Sonata


Con il termine “forma-sonata” si designa la forma utilizzata per la scrittura del primo
movimento di una qualunque composizione strumentale utilizzata soprattutto nel periodo
classico (seconda metà del 1700) come struttura per il primo movimento di quasi tutte le
composizioni strumentali (sonata, duo, trio, quartetto, quintetto, concerto solista,
sinfonia). Questa forma a volte viene impiegata anche in altri movimenti della
composizione e non solo nel primo.

La struttura della forma-sonata viene solitamente definita come bitematica e tripartita. La


tripartizione comprende la sezione di Esposizione (a volte preceduta da una
Introduzione), quella di Sviluppo e infine la Ripresa che viene spesso seguita da una
coda conclusiva.

Esposizione
La prima parte della forma-sonata costituisce l'esposizione dei temi: il primo tema ha in
genere un carattere energico e drammatico ed è proposto nella tonalità fondamentale del
brano; il carattere del secondo tema è proposto in una tonalità diversa (quella della
Dominante della tonalità d'impianto, se questa è maggiore, o la relativa maggiore, se la
tonalità d'impianto è minore).

esempio:
- 1° tema in Do maggiore (tonalità d'impianto) - 2° tema in Sol maggiore (alla
Dominante);

- 1° tema in La minore (tonalità d’impianto) – 2° tema in Do maggiore (relativa


maggiore).

Fra tema principale e tema secondario, nell'esposizione, si trova di solito un episodio


intermedio detto “ponte modulante”, che ha la funzione di passaggio dal tema principale
a quello secondario. Dopo il secondo tema troviamo le “codette”: parti melodiche che
hanno una funzione conclusiva. Dopo le codette termina l’esposizione che in genere
viene ripetuta integralmente.

Sviluppo
Nello sviluppo il compositore riprende le idee musicali presentate nell'esposizione e le
rielabora. La funzione dello sviluppo è quella di utilizzare gli elementi precedentemente
esposti (primo tema, episodi di collegamento, secondo tema, codette) per elaborarne gli
aspetti più interessanti attraverso continue modulazioni ad altre tonalità.

Ripresa
La differenza fondamentale tra l’esposizione e la ripresa è che ora il secondo tema è nella
stessa tonalità del primo. Per questo motivo il ponte non è più “modulante”. Esso viene
utilizzato ancora come episodio di collegamento tra i due temi. A volte per caratterizzare
con efficacia la conclusione del brano il compositore inserisce ancora un episodio
chiamato “coda”.

3.la sinfonia classica


La Sinfonia è un brano orchestrale composto di più movimenti, di proporzioni abbastanza
ampie e articolati secondo procedimenti formali ben precisi. Si basa sulla cosiddetta
forma-sonata.

I movimenti della sinfonia classica sono generalmente quattro, allegro, adagio, minuetto,
finale:

• Un movimento Allegro, strutturato secondo la forma-sonata, preceduto a volte da una


breve introduzione in tempo lento.

• Un movimento lento, la cui struttura può variare; le forme più impiegate sono la
Romanza, il tema e variazioni e il rondò, sebbene con Mozart inizino ad esserci esempi di
forma-sonata (ad esempio nella Sinfonia K 551).

• Un minuetto, in tempo moderato, che costituisce in genere il movimento più breve della
sinfonia. A partire da Beethoven esso viene sostituito da uno scherzo.

• Un movimento rapido, in forma-sonata o di rondò.

Il primo e l'ultimo movimento sono quasi sempre nella stessa tonalità (che è per
definizione quella dell'intera sinfonia), mentre per i movimenti centrali è presente una
variabilià notevole; se la tonalità d'impianto è minore, il movimento lento è molto spesso
nel relativo maggiore, mentre se la sinfonia è basata sul modo maggiore esso è di solito
nella tonalità della dominante o della sottodominante.

Talvolta la sequenza tra i due movimenti centrali, tempo lento e scherzo, risulta invertita.

Le eccezioni a questo schema diventano sempre più frequenti a partire da Beethoven, ma


esso rimane comunque un riferimento importante fino alla metà del XX secolo, come ci
dimostrano Mahler, Mendelssohn e Schubert.

4.Wolfgang Amadeus Mozart


Compositore nato a Salisburgo nel 1756, figlio del violinista Leopold e di Anna Maria
Pertl, mostra fin da piccolo la sua predisposizione alla musica, così come la sorella Anna.
Entrambi esprimono una tale attitudine per la musica, da indurre il padre a rinunciare a
qualsiasi impegno professionale per dedicarsi a insegnare musica esclusivamente ai figli.
A quattro anni suona il violino e il cembalo, ed è ormai assodato che la sua prima
composizione risale a qualcosa come solo due anni dopo. Orgoglioso di mostrare al
mondo l’eccezionale talento del piccolo Mozart, Leopold intraprende con la famiglia
lunghi viaggi in tutte le principali città europee: Vienna, Monaco, Parigi, Londra e Roma
dove viene a contatto con la tradizione polifonica della Cappella Sistina. Fa esibire il
figlio davanti a re, regine e principi. Durante i concerti Mozart suona il clavicembalo, il
pianoforte, il violino e anche l’organo ed è quasi sempre accompagnato dalla sorella.
Durante i suoi viaggi Mozart conosce molti musicisti e viene a contatto con ogni tipo di
musica, assimilando tutto ciò che ascolta (per esempio importanti musicisti per la sua
formazione furono Sammartini per quanto riguarda il sinfonismo, Piccinni per l'opera,
Padre Giovanni Battista Martini per la scuola del contrappunto rigoroso). Nel 1771
Mozart riceve la nomina a primo violino e direttore d’orchestra: gli viene affidato il
compito di comporre musica di intrattenimento per allietare le feste presso la corte
dell’arcivescovo di Salisburgo e musica sacra per la cappella di corte. Sono di questo
periodo i concerti per violino e orchestra e i primi concerti per pianoforte, che Mozart
scrive per alcune dame di Salisburgo sue allieve. Ben presto però il giovane Mozart si
rende conto che la piccola città di Salisburgo è un orizzonte troppo ristretto per le sue
ambizioni. Da questo punto inizia il periodo della maturità influenzato anche dalla
conoscenza con Haydn grazie al quale riesce a trovare il proprio stile caratterizzato dal
superamento del semplice stile galante. Nel 1777 Mozart, dopo aver lasciato l’incarico di
primo organista e primo violino, si reca a Parigi con la madre, ma il viaggio non dà i
frutti sperati; nel frattempo la madre muore. Nel 1779 ritorna a Salisburgo, dove viene
reintegrato a corte con l’incarico di primo organista e primo violino. Ma, dopo un nuovo
litigio con l’arcivescovo, nel 1781, viene licenziato e si trasferisce nella capitale
dell’impero: Vienna. A Vienna Mozart si guadagna da vivere come musicista
indipendente, eseguendo musiche proprie, organizzando concerti a pagamento e
impartendo lezioni di musica. I primi anni a Vienna sono felici e fruttuosi: guadagna
denaro in abbondanza, che però non sa amministrare e spende troppo facilmente. A
contatto con il ricco e stimolante ambiente culturale viennese, Mozart compone i grandi
concerti per pianoforte destinati alle accademie eseguiti a volte da egli stesso o dalle
sue allieve. Dopo qualche anno dall’arrivo a Vienna, la situazione per Mozart sembra
cambiata radicalmente: mano a mano egli vede diminuire il successo e i guadagni ne
risentono, quindi le condizoni economiche del compositore diventano sempre più
difficili. Nel 1787 muore il padre e il lutto segna profondamente l’artista: Mozart inizia a
manifestare una profonda crisi umana ed esistenziale. Nel 1788 compone le ultime tre
grandi sinfonie, fra cui la celebre Sinfonia n. 40, forse la più nota e amata dal pubblico di
tutti i tempi. Nel 1790, per i festeggiamenti in occasione dell’incoronazione del nuovo
imperatore austriaco Leopoldo II, Mozart scrive il popolare Concerto per pianoforte K
537, che egli esegue personalmente a Francoforte. Intanto la sua situazione economica
continua a peggiorare e i debiti aumentano. Nell’ultimo anno di vita, per procurarsi il
denaro per pagare i creditori, nonostante le ormai precarie condizioni di salute, Mozart è
costretto a lavorare moltissimo e si dedica anche al melodramma. Fra le sue ultime
composizioni ricordiamo il celebre Concerto per clarinetto e il Requiem, rimasto
incompiuto per la sua morte. Mozart muore a Vienna il 5 dicembre 1791. Viene seppellito
nonstante la sua grandezza, nell’indifferenza totale, in una fossa comune.
5.I concerti per pianoforte

Mozart scrisse ventisette concerti per pianoforte: venticinque per un solo pianoforte,
uno per due pianoforti e uno per tre pianoforti. La forma del concerto non fu inventata da
Mozart, ma egli la sviluppò grandemente, togliendo alla tastiera il semplice ruolo di
continuo come in epoca barocca, affidandolo all'orchestra nel suo complesso. Nei
manoscritti che ci sono pervenuti si trovano indizi del fatto che Mozart abbandonò del
tutto il ruolo del solista come continuo: nei passaggi orchestrali, infatti, la tradizionale
funzione della tastiera è svolta da un contrabbasso. Ciò suggerisce anche che quando
Mozart suonava personalmente era solito dirigere l'orchestra dalla tastiera. I primi quattro
concerti per pianoforte, risalenti al 1767, non sono composizioni originali, ma delle
trascrizioni, di sonate di Raupach e Honauer. Il primo "vero" concerto di Mozart (il n. 5
in re maggiore, KV 175) venne composto sette anni più tardi, nel dicembre 1773. La
maggior parte dei concerti per pianoforte fu scritta in inverno: i concerti, o "accademie",
per cui queste composizioni erano scritte, si tenevano invariabilmente in inverno, e
soprattutto durante la Quaresima, quando per precetto religioso i teatri erano chiusi e non
c'era altro divertimento. Mozart eseguì dei concerti anche in occasione di spettacoli
privati, organizzati in casa di persone aristocratiche, sebbene questi non fossero ritenuti
una buona fonte di guadagno giacché i nobili erano soliti ricompensare i musicisti con
orologi o ciondoli, piuttosto che con denaro sonante. La forma più redditizia di concerto
durante il periodo quaresimale era il concerto con pubblica sottoscrizione: i vari protettori
pagavano in anticipo una somma fissa per tutta la stagione, a prescindere dal fatto che poi
avrebbero assistito o meno ai concerti. Con i soldi raccolti si pagavano l'affitto di una
sala, l'illuminazione, il riscaldamento e i compensi per gli orchestrali. Quello che
rimaneva era il guadagno di Mozart
6.Il concerto per pianoforte K175
Fu scritto da Mozart nel 1773, ossia a 17 anni, subito dopo il rientro a Salisburgo dal suo
terzo e ultimo viaggio in Italia ed è considerato come il primo concerto per pianoforte
(escludendo i primi che altro non sono delle trascrizioni di sonate di altri compositori).
Egli lo riterrà la sua composizione per pianoforte più riuscita, e la eseguirà più volte in
pubblico fino a pochi mesi dalla morte. Addirittura, per adattarlo alle esigenze del
pubblico viennese (musicalmente differente da quello della città di Mannheim per il
quale, probabilmente, il concerto era destinato), scriverà un nuovo Rondeau per il finale
(il K 382).

Il concerto K175 è scritto in tonalità di Re maggiore e prevede nell'organico strumentale


il pianoforte solista, 2 oboi, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi (violino I, violino II, viola e
basso).

La struttura del concerto segue i canoni tradizionali; infatti è suddivisa in tre movimenti:

-Allegro

-Andante un poco adagio

-Allegro

Allegro.

Il primo movimento come usuale di questo genere di composizioni è scritto in forma di


sonata. Fortemente cadenzato, ci viene presentato con note staccate brillanti e trilli, trova
riscontri nel concerto barocco ed è di grande maestosità che verrà interrotta dalla battuta
16 da una pausa che sarà seguita da una nota ribattuta che sembra fungere da
introduzione al secondo tema, costituito da un motivo in cui note staccate e note legate si
alternano per arrivare in fine ad un forte. Tutta la prima esposizione orchestrale del
concerto è in tonalità di Re maggiore mentre il secondo tema proposto dal pianoforte
seguito da un terzo soggetto più cantabile sono nella tonalità di Dominante (La
maggiore). A differenza dei concerti scritti in precedenza in questo Mozart fonde la parte
dell'orchestra con quella del Pianoforte raddoppiandola, rieccheggiandola e talvolta
proseguendola in modo autonomo. Lo sviluppo è guidato dal primo tema ''arricchito''
condotto dal pianista con passi virtuostici. Al termine della ripresa dopo il ritornello,
come usanza nella composizione dei concerti per strumento solista ed orchestra Mozart
prevede l'esecuzione di una cadenza. Ne propone due senza grandi differenze entrambi
basate sul secondo tema.

Andante ma un poco adagio.

Come il primo e il terzo movimento anche questo è scritto in forma di sonata e si


presenta nella tonalità di Sol maggiore.
I due temi del secondo movimento nell'esposizione ci vengono presentati senza
interruzioni con l'alternanza di dinamiche Forte e Piano in cui prevale l'atmosfera
sottovoce. Il primo tema è caratterizzato da un andamento di terze legato e sognante
mentre il secondo tema si può considerare un po più pungente a causa della scrittura della
nota ribatutta in terza ottava dei violini e dall'andamento puntato. I temi dopo
l'esposizione orchestrale passano al pianoforte anche se l'andamento melodico
riguardante le parti più ondulate e dolci restano ai violini che continuano il discorso
anche quando il solista non suona. Culmine dell'esposizione entro l'ambito del secondo
tema un salto di sesta discendente su una nota lunga seguita da un trillo. Un ulteriore
scambio di ''Piano'' e di ''Forte'' è presente alla fine di questo movimento affidata a violini
e oboi.

Finale, prima versione. Allegro.


Si presenta in tonalità di Re maggiore. Per la sua scrittura, l'abbondanza di idee e la sua
maestosità questo finale rappresenta l'appice di tutta l'opera ed è considerato come uno
dei migliori movimenti della scrittura Mozartiana. Il motivo iniziale costutuito dalle note
lunghe e due note di valore dimezzato in linea discendente, si ritrova in tutto il brano
nelle parti dei fiati e degli archi. Questo rappresenta l'incipit del tema enunciato
dall'orchestra di cui il pianoforte riprende con molte differenze solo il tronco di esso. Al
soggetto principale, nella prima esposizione si incatenano un secondo tema ed un terzo
tema (sviluppati entrambi dall'orchestra). Privato di una parte del materiale tematico la
parte del pianoforte, di andamento rapido è quasi sempre formata da crome che a volte è
in contrapposizione al ''tutti'' dell'orchestra. Lo sviluppo non è ampio ed è caratterizzato
dai virtuisismi del pianoforte con un grazioso piccolo accompagnamento dei legni. Prima
della cadenza è presente un fugato formato da quattro voci.

Finale, seconda versione. Allegretto graziono k382.


Scritto nel marzo del 1782, andando in contro a quelli che eranogusti viennesi Mozart
trova un'approccio alternativo all'originale terzo movimento in forma di sonata
abbandonandone anche la scrittura polifonica con la scrittura di un terzo movimento in
forma di Rondò basato interamente su variazioni del primo incipit.
Il tema del rondò, un Allegretto grazioso, viene esposto inizialmente più volte da tutta
l'orchestra; quindi interviene il pianista da solo e nella seconda variazione si unisce
all'intera orchestra. La terza variazione è articolata sugli arpeggi del pianoforte, prima con
la mano destra e poi con la sinistra, mentre il tema viene accennato dolcemente dal flauto
(inserito per questa seconda versione). Nella quarta variazione il pianoforte semplifica il
tema, prima della ripresa in orchestra. Molto espressiva la quinta variazione in tonalità
minore affidata al solista, mentre la sesta variazione è piuttosto animata nel gioco
timbrico fra il solista e il suono del flauto, dell'oboe e dei corni. La settima variazione è
un a solo del pianoforte in tempo adagio, che precede e prepara psicologicamente
l'allegro finale in 3/8, scoppiettante di brio e di trilli. Non manca la cadenza del solista
concepita abbastanza liberamente, ma il discorso si avvia rapidamente alla stretta
conclusiva fra una cascata di note e di suoni arpeggiati del pianista.

Bibliografia

M. Carrozzo, C. Cimagalli, ''storia della musica occidentale'' vol.2, Roma,


Armando editore, 2012;

Surian Elvidio, ''manuale di storia della musica'', vol.2, Milano, Ruggimenti editore,
1995;

Della Croce Luigi, ''I concerti di Mozart''- guida all'ascolto'', Milano, Mondadori, 1983;

Rosen, Charles, ''Lo stile Classico - Haydn, Mozart, Beethoven'' Milano, Feltrinelli, 1979;

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