ELEMENTI DI DINAMICA
DELLE STRUTTURE
- - SOCIETA EDITRICE
- - ESCULAPID
ISBN 978-88-7488-943-3
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Alla mia famiglia
Indice
Prefazione ix
Introduzione xi
1 Sistemi ad un grado di libertà 1
1.1 Il portale con traverso infinitamente rigido 2
1.1.1 Determinazione dell'equazione del moto 3
1.1.2 Studio dei pilastri del portale . . . . . . 4
1.1.3 Studio del traverso . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Oscillazioni libere di un sistema ad un grado di libertà (SDOF) 7
1.2.1 Oscillazioni libere non smorzate 7
1.2.2 Oscillazioni libere smorzate . . . . . . . . . 9
1.3 Oscillazioni forzate armonicamente . . . . . . . . . 11
1.3.1 Determinazione della soluzione particolare 12
1.3.2 Determinazione della soluzione generale . 13
1.3.3 Risonanza, quadratura, opposizione di fase etc. . 16
1.3. 4 Fenomeno dei battimenti . . . . . . 19
1. 4 L'effetto del moto della fondazione . . . . 20
1.5 Bilancio energetico di un sistema lineare 22
1.6 L'analisi nel dominio del tempo . . . . . 25
1.6.1 La funzione Delta di Dirac . . . . 25
1.6.2 La risposta all'impulso unitario . 26
1.6.3 L'integrale di Duhamel . . . . . . 27
1.6. 4 Le funzioni Delta di Dirac e Scalino Unitario di Heavyside 29
1.7 L'analisi nel dominio delle frequenze . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
1.7.1 Calcolo della risposta a regime di un sistema lineare ad una
forzante periodica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
1. 7.2 Lo sviluppo di Fourier di una funzione periodica . . . . . . . 32
1.7.3 Il calcolo della risposta strutturale ad una forzante periodi-
ca in forma complessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
1. 7. 4 Il calcolo della risposta strutturale ad una forzante generica
mediante la trasformata di Fourier . . . . . . . . . . . . . . . 39
1. 8 Il legame fra l'integrale di Duhamel e la funzione di trasferimento 42
1.9 Esempio: la risposta di un portale al terremoto di Kobe 43
1.10 Cenni a metodi sperimentali per sistemi SDOF . 46
1.10.1 Metodologie per eccitare una struttura . . . . . . 47
1.10.2 Strumenti per la misura delle vibrazioni . . . . . 48
1.10.3 Determinazione sperimentale della frequenza propria . 53
vi
F = qH/2
..11 1
Figura 1.1: la sezione di un capannone soggetto all'azione del vento.
Come appare dalla figura 1.2, una rotazione (a sinistra) o uno spostamento
verticale (a destra) del traverso causerebbero un allungamento o un accorcia
mento dei pilastri, e quindi non sono possibili.
1. Sistemi ad un grado di libertà 3
div u + b = O
f divudV = f undS
lov laov
è la risultante delle azioni che, attraverso la frontiera à 8V, la restante parte del
continuo esercita sulla porzione esaminata 8V, e
f bdV
lw
è la risultante delle forze di volume agenti su 8V.
4 Elementi di Dinamica delle Strutture
sta risultante è uguale alla massa del volumetto 8V per l'accelerazione del suo
se vogliamo che il continuo sia equilibrato, mentre in condizioni dinamiche que
divu + b = pa
b* = b - pa ::::} divu + b* = O
v(O, t) =O
v'(O, t) = -�x (O, t) = O
{
v(H, t) = u(t)
v'(H, t) = -� x (L, t) = O
1. Sistemi ad un grado di libertà 5
1 u(t) �1
u(t). Per uno spostamento u(t) del traverso, e quindi della sommità dei due pi
tente ed il taglio, dipendono linearmente dallo spostamento della sua sommità,
è stato ipotizzato uguale per i due pilastri. H è l'altezza (comune) dei due
pilastri;
• un'azione orizzontale (esterna) pari a f(t), di espressione nota;
• due azioni verticali trasmesse dai pilastri ed indicate con Vi e V2 , per ora
incognite;
• un'azione verticale dovuta al peso del traverso, mg, dove m è la massa del
traverso e g è l'accelerazione di gravità;
• due momenti trasmessi dai pilastri e pari a M1 = M2 = 6EJu(t)/ L 2
In base a quanto detto possiamo istituire tre equazioni di equilibrio dinamico,
rispettivamente in direzione orizzontale, in direzione verticale e alla rotazione
intorno al baricentro del traverso. Per quanto riguarda quest'ultima espressione,
6 Elementi di Dinamica delle Strutture
si suppone di poter trascurare lo spessore del traverso, per cui le azioni H1, H2 e
f(t) hanno la stessa retta d'azione. Si ottiene:
mii = f(t) - H1 - H2
{ mv = V2 - mg - Vi
Igf} = (Vi+ V2)L/2 - M1 - M2
dove L è la lunghezza del traverso. La prima equazione fornisce l'equazione del
moto del traverso, che risulta:
mu(t) + ku(t) = f(t) (1.2)
dove k = 24E J/ H 3 è la rigidezza della struttura. Questa equazione viene risolta
unitamente alle condizioni su spostamento e velocità iniziali della struttura: ad
esempio, se la struttura al tempo t0 si trova in quiete, si ha che u(t0) = O e
u(to) = o.
Dato poi che lo spostamento verticale v(t) e la rotazione 8(t) del traverso sono
impediti, nel sistema precedente si deve imporre che v = iJ = O per cui si ottiene
V - Vi = mg
che:
{ 2
Vi+ V2 = 2(M1 + M2)/L
dove M1 (t) = M2 (t) = 6u(t) EJ/H 2 ; dunque, una volta noto lo spostamento u(t)
attraverso la soluzione dell'equazione di moto (1.2), si ricavano le azioni mutua
mente scambiate fra gli elementi strutturali e le sollecitazioni al loro interno.
1. Sistemi ad un grado di libertà 7
�: :�/ wo
{
Le oscillazioni libere non smorzate sono una funzione armonica del tempo di
ria del moto (cioè l'evoluzione dello spostamento u(t) nel tempo) nella seguente
pulsazione w0: questo può essere visto più facilmente se si esprime la legge ora
....._ 0.5
.�
� o
....
� - 0. 5
:/;
'/;
-1
V o = 1.50.
La legge oraria rappresenta un moto periodico di periodo T0 = 21r/w0 (quindi,
nel caso della figura, T0 = 2 s). Il numero di cicli compiuto dallo spostamento u
periodo proprio: v0 = 1/To = w0 /21r (sempre nel caso della figura, v0 = 0.5 Hz).
nell'unità di tempo è detto frequenza propria dell'oscillatore ed è il reciproco del
� o
....
� - 0. 5
:/;
tem po [i;]
'/;
-1
[(k - m w } ) 2 + c2 w } ] f2 f
ii 2 = ii = ---;:=======
J(k - m w } ) 2 + c2 w}
1. Sistemi ad un grado di libertà 13
= = U s t N(a)
f
k J(l - a 2 )2 + (2 ço a)2
1
il
(1. 8)
{ A = s0 + u sin </>
B = [v0 + ço w0 s0 + (ço w0 sin </> - WJ cos </>) u] /w s
::::} (1.10)
14 Elementi di Dinamica delle Strutture
S OLUZIONE PARTICOLAR E
kmpo [s]
--
6e - O l
4e - O l
�.
2e-Ol
�
;:,:
IO
OeOO
� - 2 e - O .l
- 4e - O .l
t<:>m po [s]
- 6e - O .l
,-, 0.5
_,
I
t
o
- 0. 5
I]
I primi 10 secondi della legge oraria così trovata sono rappresentati nella
figura 1.11.
A questo proposito è interessante notare che, passati i primi 5 - 6 secondi,
la soluzione omogenea u0 ( t) diventa pressoché trascurabile in confronto a up ( t):
perciò, dopo un primo periodo di qualche secondo detto transitorio, la soluzione
coincide con l'integrale particolare up (t) che per questo viene chiamato anche
soluzione a regime.
.--.
fo = 0_0 1
;.;· 0. 5
s_t.
...:::: o
2.2 2.4 2.& 2.&
- 0. 5
-1
[(l - cx 2 )2 + (2 ç ocx )2 ] = 8 cx ç 2 - 4 cx ( 1 - cx 2 )
d
dcx
Uguagliando a zero, troviamo le due soluzioni cx i = O e cx 2 = J1 - 2 ç5 ; esiste
anche un'altra radice (cx 3 = - Jl - 2 ç5) ma non è accettabile perché negativa.
casi possibili:
1. il primo è il caso in cui J(t) = J sin(w 1 t) = O, per cui anche up (t) = O;
2. il secondo è quello in cui f(t) = J cos(w 1 t) = J (e quindi costante); la solu
struttura: w1 = wo � cx = 1.
za, in cui la pulsazione della forzante coincide con la pulsazione propria della
18 Elementi di Dinamica delle Strutture
ANGOLO D I FAS E
3.5
2.5
o
1.5
l;o = 0. 10
0.5
(<.1 = 0.05
l;,:1 = 0.0 1
o
o 0. 2 0.4 0.6 0. 8 1.2 1.4 1.6 1.8 2.2 2.4 2.6 2.8
Oltre che per a = O, il coefficiente N vale 1 anche per un altro valore, trovato
smorzamento strutturale.
risolvendo
BATTL\ I E:,,JTI
2 ()
tPmpo [s]
- 2 ()
Questo fenomeno si studia bene in un caso limite, che non rappresenta strut
ture reali, perché si considera uno smorzamento nullo. D'altronde i risultati
ottenuti illustrano chiaramente cosa realmente succede.
Consideriamo una struttura inizialmente in quiete con smorzamento struttu
rale nullo; la risposta a regime up (t) è in fase oppure in opposizione alla forzante
(a seconda di o:); per fissare le idee, consideriamo o: < 1 (ma molto vicino ad 1):
allora <P = O e N(o: ) = 1/(1 - o: 2 ) .
La soluzione dell'omogenea associata è
u o = A cos(wo t) + B sin(wo t)
dove
A = u sin <P = O
{
B = (ç owo sin </J - Wf cos <jJ )u/w8 ,::;; -u
Quindi, la risposta della struttura può essere approssimata con l'espressione
wJ + wo wJ - wo
u(t) = up (t) + u0 (t) '.::::'. u[sin(wi t) - sin(w0 t)] = 2u cos ( t) sin ( t)
2 2
Questa espressione è rappresentata graficamente nella figura 1.15 nella pa
gina successiva. L'ultima uguaglianza deriva dall'applicazione della formula di
20 Elementi di Dinamica delle Strutture
bem po [s
-20
prostaferesi
sin( 8+ ì' ) - sin( 8 - ì' ) = 2 cos 8 sin ì'
scegliendo e = (w1 + wo) t/2 e ì' = (w1 - wo) t/2.
La semisomma (w1 + w0 )/2 fornisce una pulsazione media che è ovviamente
molto vicina sia a w 1 che a w0 . La semidifferenza risulta invece molto piccola,
tanto più quanto sono vicine w 1 e w0 . Il risultato è un'armonica con pulsazione
molto piccola (la semidifferenza) la cui ampiezza è modulata da un'armonica con
una pulsazione simile a quella della forzante e a quella propria del sistema (la
semisomma).
Figura 1.16: Lo schema di riferimento per il sistema SDOF soggetto al moto della
fondazione.
È interessante notare che la risposta del sistema non dipende dalla sua mas
chiaro che l'equazione del moto è quella caratteristica delle oscillazioni smorza
te e forzate: in questo caso la forzante esterna è data dall'espressione -m a g (t) ,
che può essere interpretata come la forza d'inerzia provocata nel traverso da
un'accelerazione pari a quella assoluta del suolo.
In genere, le condizioni iniziali sono di quiete.
Tutti i risultati del paragrafo precedente possono essere utilizzati: in partico
lare, se l'accelerazione del terreno è armonica, a g (t) = a sin(w 1 t), la soluzione a
regime dello spostamento del traverso sarà data da
N(cx) = 1/ J(l - a 2 ) 2 + (2 f oa )2
U8 e
22 Elementi di Dinamica delle Strutture
In questo caso, f(t) può essere una qualsiasi funzione del tempo; può avere
caratteristiche molto simili ad una semplice armonica come nel caso delle onde
marine, oppure essere estremamente irregolare come nel caso delle vibrazioni da
traffico o dei terremoti. Quasi sempre in questi casi si ricorre a soluzioni per via
numerica, alcune delle quali sono oggetto di studio nei paragrafi seguenti.
La difficoltà risiede nel trovare la soluzione a regime delle oscillazioni, perché
la soluzione omogenea ha sempre la stessa forma (1.5); perciò nel seguito ver
ranno illustrate alcune tecniche per ottenere la legge oraria delle oscillazioni a
regime del sistema.
Talvolta è utile considerare gli scambi energetici del sistema con l'ambiente
esterno; certi criteri di collasso strutturale hanno basi energetiche e quindi questi
approcci possono tornare utili nella verifica e nella progettaione strutturale. I
bilanci energetici sono utili anche per studiare il comportamento di sistemi non
lineari, come i controventi dissipativi in ingegneria sismica.
to infinitesimo du = i.t dt, a destra si ottiene il lavoro fatto dalla forza esterna
Moltiplicando i due membri dell'equazione di moto (1.1 3 ) per lo spostamen
mu du = mu i.t dt = ! (� m u ) 2 dt
c i.t du = c i.t2 dt
che è pari all'energia dissipata dalla struttura nell'intervallo dt;
- (- -
do che
m u2 + - k u2 ) dt = dEt ot = dLe eu. 2 dt ( 1 . 14)
d 1 . 1
dt 2 2
dove Et ot = ! m u2 + ! k u2 è l'energia totale del sistema, somma dell'energia
cinetica e dell'energia potenziale elastica. A destra dell'uguale invece abbia
mo il lavoro della forza esterna dLe che rappresenta l'apporto totale di energia
alla struttura, meno l'energia dissipata dalla struttura stessa: in altre parole,
l'apporto energetico netto.
Quindi, la variazione dell'energia totale della struttura è pari all'apporto ener
getico netto.
La relazione trovata è relativa ad un intervallo infinitesimo di tempo, ma è
ovviamente possibile integrarla da un istante iniziale ti ad un istante finale tf
per ottenere la variazione dell'energia totale nello stesso intervallo, e corrispon
dentemente il lavoro fornito e l'energia dissipata nello stesso intervallo.
Come casi particolari, si possono individuare varie situazioni, fra le quali:
• Oscillazioni libere non smorzate; in questo caso la forzante J(t) e lo smor
zamento e sono nulli; il bilancio diviene
! (� m u2 + � k u2 ) = ! Et ot = -e u2
( m U + k U = Et ot =
d 1 · 2 1 2) d d
L
dt 2 2 dt dt e
24 Elementi di Dinamica delle Strutture
= � N(a) Wf
tan(ef> ) CW
sin(ef> ) = 2 = J
J1 + tan (ef> ) J(k - m w7 )2 + c2w7 k
e quindi
Le = f sin(ef> ) U 1l' = cu2 1l' Wf
D'altra parte, la potenza dissipata per smorzamento vale
e e rigidezza k che sia soggetto all'azione di una forza variabile nel tempo J(t),
Se consideriamo un sistema ad un grado di libertà di massa m, smorzamento
(1.15)
7 7
6 6
-2 -1 () -2 -1 D
Le due successioni sono mostrate con linea fine nella figura 1.17, rispettiva
mente a sinistra la successione delle funzioni triangolari e a destra la successione
delle campane di Gauss. Per esigenze grafiche, la Delta di Dirac è mostrata come
una freccia.
1-
<
Siccome lo spostamento u(t) e la velocità ù(t) del sistema sono funzioni limi
tate nell'intervallo considerato, si ottiene che
per cui l'impulso iniziale si riduce a quello fornito dalla Delta, cioè 1; questo im
pulso deve essere uguale alla variazione della quantità di moto, di conseguenza
lim
- m [u(t:) - u(-t:)] = elim
- m u( t:) = lim
- j c5(t) dt =
f
1
e -tO -t O e -t O - e
per cui si ottiene la velocità inziale del sistema u(O) = 1/m. Subito dopo l'istante
t = O, poi, la forzante si annulla per la definizione (1.16) e quindi il sistema si
muove in oscillazioni libere smorzate causate da una velocità iniziale u(O) = 1/m
e da uno spostamento iniziale nullo. La storia temporale dello spostamento sarà
exp(-fo wot) sin(w s t) se t � O
allora: 1
U (t ) = h(t ) = {
-
m-
w.
se t < O
(1.17)
O
Questa funzione, come già accennato, è chiamata risposta all'impulso unita-
rio.
1-:
r > t, si può riscrivere l'integrale come
1-: 1-:
mel; per le proprietà delle convoluzioni si ha che
FOR ZA :'.'JTE
4
.�.
7 'l IO
-I r
t .111 ) 0 t
-2
-3
T-'
S e - 07
OeOO
7 9 IO
r
.-:?·
�
- S e - 07
tem po t
Il grafico della risposta è mostrato nella figura 1.19 nella pagina successiva;
in particolare, si nota che:
1. Sistemi ad un grado di libertà 29
l.5
-·
..,.
····-.
;;:
0. 5
tem po t
o
o 2 4 6 7 & !, IO
Umax = u(1r/w8 ) = f�
Wo
[1 + exp (-1r �)]
1 - ç5
0.8
()_ 6
(l.4
()_ 2
-2 -1 o -2 -1 D
1-:
1.
8(t) dt = 1 : basta prendere f(t) = 1 ;
1-:
4. Traslazione:
f(t) 8(t - to ) dt = f (to )
100
- oo
1
8(at) f(t) dt = � 100
- oo
1
8(u) f(u/a) du = � 1 8(t)
f(O) � 8(at) = �
La Delta di Dirac può essere vista come la derivata di un'altra funzione, in
dicata con 1 (t) , e chiamata gradino unitario di Heavyside, rappresentata nella
figura 1 . 2 0 a destra. Per contro, la funzione l (t) può essere vista come integrale
della Delta di Dirac e allora:
t 1 se x < o
1 (t) = j 8 (t) dt = {
_ 00
O se x > O
Nello zero si aprono tutte le possibilità; c'è chi considera 1 (0) = O, chi con
sidera 1 (0) = 1 e chi considera 1 (0) = 1 /2. Nel resto della trattazione, se non
altrimenti specificato, si considererà sempre 1 (0) = 1 /2.
J(t) = I: fh(t)
h
L'importanza dello studio della risposta di una struttura ad una forzante ar
monica sta principalmente nel fatto che forzanti complesse, come sisma, tem
peste di vento, di mare ecc, possono essere scomposte in una sommatoria, o un
integrale, di componenti armoniche.
32 Elementi di Dinamica delle Strutture
� :��"
-s tem. po [s]
,-.
f'
.
2 e - 02
Oe ClD
t
'
�
i
�
'l,-_7 3 4 '-'.....?'
.
�
6 �
I
�
& !J �.
- 2 e - 02
2 e - 02
".;? ·
Oe ClO � --,=-............ -r=,, --=-"I--=;:-- "'I=-" --,=-............ -r=,, --=-"I--=;:-- -,
-:::.· I 1 2 3 4 S 6 7 g 9 10
- 2 e - 02
S e - 02
tP.m po [ ·]
- S e - 02
Figura 1.22: dall'alto in basso, le tre componenti della risposta e la risposta totale
34 Elementi di Dinamica delle Strutture
Come risulta chiaro dalla figura 1.21, già una forzante composta da tre ter
mini risulta abbastanza complessa e il periodo si allunga a tal punto che, almeno
in apparenza, comincia a perdere la periodicità che invece caratterizza le sue
componenti. Aumentando il numero di componenti, è possibile costruire forzanti
estremamente complesse come il sisma, le tempeste di vento e/o onde, e così via.
assume gli stessi valori che aveva assunto nel periodo di tempo precedente; in
formule, una forzante f(t) è periodica di periodo T se f(t + T) = f(t) \/t E R
Una funzione periodica del tempo è esprimibile come sommatoria di un ade
guato numero di funzioni armoniche: in particolare, se f(t) è periodica di periodo
T, è possibile definire la pulsazione fondamentale w1 = 21r /T e le pulsazioni
multiple wh = h w1 con h E N, in modo che
(1.19)
h= l
mano uno spazio vettoriale e le funzioni sin(wh t), cos(wh t) e la funzione costante
unitaria ne formano una base. In particolare, per determinare il coefficiente a0
possiamo integrare ambedue i membri della (1.19) fra -T/2 e T/2 ottenendo
lT/ 2 lT/ 2
1 T/ 2
f(t) dt = a odt = a oT a o= T 1 f(t) dt
- T/ 2 - T/ 2 - T/ 2
in quanto J!:;\ cos(wh t) dt = J!:;� 2 sin(wh t) dt = O \/h E N. Per determinare gli
altri coefficienti a k , si moltiplicano ambedue i membri della (1.19) per cos(wk t) e
si integra su un periodo, ottenendo
lT/ 2 lT/ 2
T
a k cos2(wk t) dt = a k - ::::} a k = - 1
2 T/ 2
f(t) cos(wk t) dt = f(t) cos(wk t) dt
- T� -�2 2 T - T�
Lo sviluppo (1.19) si può esprimere anche nelle due seguenti forme, equiva
lenti fra loro:
L eh cos(wh t + Jh )
00
f(t ) = co + (1.20)
h= l
I: eh sin(wh t + Jh )
00
t (t ) = eo + (1.21)
h= l
L
00
l
sviluppo (1.22) vengono determinati osservando che
T se h = -k
exp(i wh t ) exp(i wk t ) dt = {
T/ 2 . .
- T/ 2
.
0 altnmen t1·
per cui
1 T/ 2
eh = - 1 f(t ) exp(- i wh t ) dt (1.23 )
T - T/2
Anche in questo caso, sviluppando l'espressione dei singoli coefficienti ed egua
gliando, si può determinare la relazione fra i vari sviluppi. Dalla relazione
precedente si ha che
1 T/ 2
eh = - 1 f(t ) [cos(wh t ) - i sin(wh t) ] dt
T - T/ 2
36 Elementi di Dinamica delle Strutture
{ �: : (� h - i bh )/2
c_ h = (ah + i bh )/2
1-
2 -1 l l 2 4 5
I I I I I I
-1 - tem p o 1�J
-2 -
- -
Nella figura 1.2 4 sono mostrati, insieme all'onda quadra, gli sviluppi ottenuti
prendendo rispettivamente 1, 3, 5 e 7 termini nello sviluppo (1.19).
-2 ond f\ qnfldr n s
1V = 1
IV = 'J
1V = ;i
1V = 7
-4
Q(t) = f
J=l
b1 sin (w1 t) =
4
�o [sin(w 1 t) + � sin(w3 t) + i sin(w5 t) + . . . ]
cp1 = arctan [ (2 ço a1 ) / ( 1 - a; )]
38 Elementi di Dinamica delle Strutture
-1 4
tem p o
-2
-1 [�J
-2 ond f\ crrnvlr a
!•i = 7
S e - 03
4
t"rn po [�]
-2
r1s1mst a esat t a
l\.� = 7
Figura 1.26: la risposta del sistema lineare all'onda quadra e allo sviluppo al
settimo ordine
1. Sistemi ad un grado di libertà 39
Ch
::::} u(t) = """'
L.., k - m w2 + z. c w exp(z wh t)
h= - oo h h
queste funzioni possiede una pulsazione che è multiplo intero di una pulsazione
fondamentale w1 e proprio per questo la differenza fra una pulsazione e quella
immediatamente precedente è pari alla pulsazione fondamentale: wh - wh - 1 = w1 .
La trasformata di Fourier
Una funzione generica f (t) può essere vista come una funzione periodica, con
periodo T che diventa via via più grande, fino a tendere all'infinito. Ciò porta
40 Elementi di Dinamica delle Strutture
ficienti eh dello sviluppo (1.23 ) divengono via via più piccoli a causa del periodo
T al denominatore (se l'integrale converge), e al limite divengono infinitesimi.
Inoltre, il generico coefficiente, associato all'armonica di pulsazione w h , diventa
associato all'armonica di pulsazione w e perciò si può scrivere che
c(w h ) -+ dc(w) =
dw
2 7r
100 f(t) exp(- i wt) dt
100
T-+oo
si ha che:
dc(w) = F(w) dw
f(t) = 1-: F(w) exp(i w t) dw (1.26)
sformata F(w) descrive come varia l'ampiezza della generica componente in fun
fluttuano intorno allo zero, ora con valori positivi ed ora negativi. Inoltre, la tra
m x+ c x + k x = f(t)
data l'equazione di moto
f(t) = 1-: F(w) exp(i wt) dw ; u(t) = 1-: U(w) exp(i wt) dw
1. Sistemi ad un grado di libertà 41
Derivando lo spostamento u(t) rispetto al tempo, si ottiene
u(t)
d
=-
100 U(w) exp(i wt) dw =
=1 U(w) exp(i w t) dw = 1 i w U(w) exp(i w t) dw
dt
00 8 00
- 00
- oo Bt - oo
1-:
e, in maniera completamente analoga,
ii = -w 2 U(w) exp(i w t) dw
1-: 1-:
per cui, sostituendo nell'equazione di moto e rimaneggiando, si ottiene
Per far sì che i due integrali siano uguali, dobbiamo imporre che
La u h
( h ) (t) = f(t)
h=O
può essere risolta nel dominio delle frequenze nel seguente modo:
si ottiene infine che U(w) = F[u] = H(w) F(w) . La funzione u(t) si ottiene
antitrasformando la funzione U(w).
42 Elementi di Dinamica delle Strutture
1-:
trasformata di Fourier 1 , alla trasformata della convoluzione delle funzioni stesse:
Con ciò, si dimostra che operare nel dominio delle frequenze mediante la
funzione di ammettenza meccanica e la relazione (1.27) è esattamente equiva
lente ad operare nel dominio del tempo mediante l'integrale di Duhamel e la
relazione (1.1 8).
1 vedi il paragrafo sulgli approfondimenti sulla trasformata di Fourier in fondo al capitolo.
1. Sistemi ad un grado di libertà 43
Il 17 gennaio 19 9 5 alle 5: 4 6 del mattino, nella parte sud della Prefettura di Hyogo
in Giappone si verificò un violento e catastrofico terremoto, causato da uno spo
stamento della crosta terrestre lungo la faglia Noj ima, di magnitudo circa 7 (scala
Richter). L'ipocentro venne localizzato a circa 1 6 k m di profondità nella zona set
3 () 35 4 () 45 5 ()
tern. po [1>]
-1
- 3 00
Figura 1.27: In alto, la storia temporale del terremoto di Kobe, componente N-S
(accelerazione del suolo espressa in frazioni dell'accelerazione di gravità g); in
basso, la sua trasformata di Fourier.
FU :-JZIO�E DI A :\nIETTE�ZA
2 � - 02 Parte re ale
- - - - - - - - - Parte i nrnrngi n ari a
l - 02
I
- 2 � - ()2
HE2 80B (Jx = 19 270 cm4 ) alti H = 3.50 m e da un traverso infinitamente rigido
di massa M = 30 t , con coefficiente di smorzamento ç o = 0.03.
Per prima cosa si calcola, mediante un algoritmo numerico, la trasformata di
Fourier A 9 (w) dell'accelerazione del suolo (in basso nella figura 1.27 nella pagina
precedente). Quindi, si calcola la rigidezza del portale:
_ 24 E lx _ 24 · (210 · 10 9 ) · (19270 · 10 - 8 ) ,._.,
X 10 7 N/ m
H3
k- 2. 265
3 . 5 O3
- -
- 1 00 50 100
p n lsazion8 ,,; [rn.d /s]
- 2 00 - 150 -50 150 200
. -1
l e - 02
�
�- De DO
30 35 40 45 50
t€m po [s]
;:
- l e - 1:2
- 2 e - D2
100
o
h 3 () 35 40 45 50
tf'm po [s]
- 1 00
- 2 0()
2 00
-
o
� 3 () 35 40 45 50
�. tem po [. ]
- 2 00
- 400
Le storie temporali di queste due sollecitazioni sono riportate nella figura 1.3 0.
Figura 1.3 1: un camion pronto per passare sopra due scalini (visibili di fronte)
48 Elementi di Dinamica delle Strutture
Figura 1.3 2: un rullo compressore pronto per passare sopra un corrente di legno;
si può notare un accelerometro a sinistra del corrente.
dal moto dei dischi, seguendo lo schema mostrato nella stessa figura 1.3 3 , si
equilibrano in una direzione e si sommano nella direzione ortogonale, in modo
da generare una forza che varia armonicamente nel tempo.
�. <:· . . li. R
molle
in tal modo il moto della massa induce delle variazioni nella tensione misurata
e, da questa, si risale allo spostamento della massa.
Nella figura 1.3 4 nella pagina precedente è mostrato lo schema di un accele
rometro o di un vibrometro monoassiale; si riconoscono:
Accelerometri
Gli accelerometri sono caratterizzati da una piccola massa oscillante e da una
rigidezza delle molle di supporto tale da rendere più alta possibile la frequenza
propria di oscillazione v0 = w0 /(21r ), compatibilmente con la sensibilità richiesta
annullarsi.
Un punto cruciale è cercare di far sì che il coefficiente di amplificazione di
namico, N(a), sia il più possibile prossimo a 1; come si vede dalla figura 1.3 6, il
coefficiente N(a) si «schiaccia» abbastanza bene sul valore unitario per smorza
menti prossimi al 60% - 70%; tali smorzamenti vengono raggiunti riempiendo lo
strumento di olio. Così, lo strumento risulta affidabile in un raggio di frequenze
che arriva alla metà della frequenza propria.
Fat torn cli amplifica:à mw ( accPlm"OI1wt.ri }
.fo = ll 3
1.5 {,:1 = 0 . :J
{,:1 = O. i
�
{0 = LHJ
+--,:;:� - :..:.,::-
-- ::.=:- - · · -. . ,-.
�
,-..
·----.....
·�.
· ::.:: ����
--- -, ...._
0.5
(}' = ù.,'J/u.,'41
o
o 0. 2 0.4 D. 6 ()_ S 1.2 1.4 1.6 l.S
Sempre dalla stessa figura, si evince anche che N(a) devia da 1 quando la
frequenza dell'accelerazione da misurare diventa maggiore di circa la metà della
frequenza propria dello strumento (a � 0.5); per lo stesso intervallo di frequenze,
la figura 1.3 7 nella pagina seguente mostra che l'angolo di fase non si annulla per
2.5
,-.. .
/. _:;--__:.::--:.-- .,....-
1.5
'3
-- {0 = 0.3
· · - · · - · · - {o = O . i
· - · - · - {o = ll 5
0. 5
o
{o = Il �
Vibrometri
I vibrometri sono concettualmente identici agli accelerometri, ma in questi stru
menti si cerca di massimizzare la massa e minimizzare la rigidezza dei supporti,
in modo da avere una frequenza propria dello strumento molto bassa. Infatti,
se fissiamo una massa con una grande inerzia ad un supporto mobile mediante
molle di rigidezza blanda, la massa tenderà a rimanere ferma (rispetto ad un
sistema di riferimento inerziale) e quindi il suo spostamento relativo al supporto
tenderà ad essere opposto allo spostamento del supporto stesso.
Se il supporto del vibrometro si muove di moto armonico con pulsazione w 1 , lo
spostamento s (t) e l'accelerazione a(t) del supporto sono espressi dalle formule
s (t) = s sin(w1 t) ; a(t) = -wJ s sin (w1 t)
e di conseguenza lo spostamento a regime della massa relativamente al supporto
risulta
w2 s
u(t) = � N (a) sin (w1 t - 1>) = a 2 N(a) s sin (w1 t - 1>)
Wo
dove N (a) = a N (a) può essere chiamato fattore di amplificazione corretto. È
2
1.5
/
/
./
·- -· -- - -- - -- - ·.:.::::- ...:.::
I ./
/
1 · _ . //
-- l;o = 0. 3
0. 5 . / ./ · - · - · - l;o = O. ;i
.'//
/ = 0.,•1/u,'(J
/ · - · - · - l;o = 0. 7
l;o = 0.9
o
Cr'.
- � -- -- --
2.5
-- [;0 = 0 . 3
· · - · · - · · - l;o = Il i
· - · - · - l;o = ll 5
0. 5
l;o = o _ q
Figura 1.3 8: Il fattore di amplificazione corretto (in alto) e l'angolo di fase (in
basso) per i vibrometri
Come già accennato, le oscillazioni libere di una struttura possono essere eccitate
mediante una forzante impulsiva, fornita ad esempio da un autocarro passante
su appositi scalini. Le oscillazioni libere della struttura saranno proporziona
li alla risposta all'impulso unitario h(t) (1.17); eventualmente, potrebbe essere
presente un ritardo temporale per cui la risposta strutturale potrebbe essere del
tipo
u(t) = ii exp(-ço wo t) sin(w s t - </))
risposta
u(t) w 2 N(cx) cos(w 1 t+ cp)
k 1
Cv
=
che deriva direttamente dall'espressione della forzante fornita dalla vibrodina,
equazione (1.2 8).
È molto importante tenere nel dovuto conto che, in questo caso, l'ampiezza
delle oscillazioni strutturali dipende, oltre che ovviamente dal coefficiente di am
plificazione dinamico, anche dal quadrato della pulsazione della forzante, w; : a
causa di ciò è utile utilizzare il coefficiente di amplificazione corretto N(cx) già
definito a proposito dei vibrometri. Quindi, tenendo conto che la massa, la pul
u(t) cx N(cx) cos(w 1 t+ cp) = - N(cx) cos(w 1 t+ cp) = u(cx) cos(w 1 t + cp)
Cv 2 Cv ,
m m
=-
N(a) = N(l/a ) =
, 1 1
=-
v-;=
==::::;:===:::;;:=
J(l/a 2 - 1 )2 + 4 ç5 fa 2 2
(/3 - 1 ) + 4 ç5 /3
f3 o = 1 - 2 ç5 ::::}
Come si può vedere dall'esame della stessa figura, i punti di tangenza non
coincidono con i punti di minimo e/o massimo della risposta u(t) (in cui la tan
gente è nulla) ma, introducendo l'approssimazione che questi punti coincidono,
si ottiene che due punti di massimo consecutivi sono separati da un intervallo
approssimativamente uguale a b.. t � 21r/ws .
Durante questo periodo la risposta si è smorzata della quantità:
u(th ) exp(-f oW o th )
= = exp[f oW o(th+ l - th )] = exp[2f oW o7r /ws ]
u ( th+ l ) exp ( -ç owo th+ l )
Di conseguenza, calcolando il logaritmo naturale di ambedue i termini dell'e
quazione, si ottiene che
ço _ 2_ ln u(th ) _ !_
Jl - ç5 - 21r [u(th+1 ) ] - 21r
avendo indicato con 8 = ln[u(th )/u(th+i )] il decremento logaritmico. Risolvendo
rispetto a f o si ottiene infine che
ç o=
8
"' !_
J 47r 2 + 8 2 - 21r
(1 - � ) "' !_
81r - 21r
2
dove le due approssimazioni derivano dal fatto che, per i comuni valori di smor
zamento, 8 risulta molto piccolo rispetto a 21r.
Se, a causa degli inevitabili errori di misura od altro, non si riesce ad apprez
zare la differenza fra due picchi consecutivi, il metodo può essere applicato a due
picchi distanti Ne cicli, ottenendo
ço _ 1 l u(th ) _ ÒNc
Jl - ç5 - 2Nc 7r
n[
u(th+ NJ
] -
2Nc 7r
dove ÒNc = In[u(th )/u(th+ NJ ].
u(a)
Cv
-
N(a) -
1
2f om v'2
-
=
A
2f ov'2
Sfruttando la proprietà (1.29), è necessario risolvere
N(l/a) - ---;==========
1 1
J(l - 1/a ) + 4ç5/a
2 2 2 2ç ov'2
per cui, indincando (3 = 1/a 2 , si ottiene che deve risultare
(1 - /3 )2 + 4ç5 /3 = 8ç5
che, risolta, fornisce le due soluzioni /3 1 , 2 = 1 ± 2f o , da cui si ottiene il sistema:
a 1 = ../Ti. ::::} wa /w1 � 1+ ç o
{ 11
a 2 = vf32 ::::} wa /w2 � 1 - ç o
dove le approssimazioni sono ottenute dallo sviluppo in serie al primo ordine;
calcolando il rapporto delle due equazioni membro a membro, si ottiene infine
-
W1 "' --
1 - çQ
(1. 3 0)
W2
- 1 + çQ
e OeDO
.5
tempo [.·]
-2e-D1
- 4e - D 1
Si noti che non c'è differenza, alla terza cifra decimale, fra le due espressioni.
0.094 s che fornisce una stima della pulsazione smorzata pari a w 8 66.555 rad/s;
Mediando gli intertempi fra picchi consecutivi, si ottiene un valore Tsm ::::;;
::::;;
=1
-,...
--
Se -01
e OeOO
50 (I 650 7(1(1
c.:
-se -01
: r;
ma.'< { A } I /2
cnrvfl t eorirn
� le-DI
'.3
� 2e-Ol
N
N
·-:_:-� le-DI
O 4 6 8 ID 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34
la larghezza di banda sono w1 ::::;; 23. 163 Hz e w2 ::::;; 24.790 Hz per cui il coefficiente
di 2; il massimo si verifica per w 1 ::::;; 24. lOO Hz; le due pulsazioni che delimitano
1 1
= =
F(w) f(t) exp(-i w t) dt {:} f(t)
= �
v 2n 1- = = �
v 2n 1- = F(w) exp(i w t) dw
1
= =
F(w) f(t) exp(-i w t) dt {:} f(t) F(w) exp (i w t) dw
=
1- = =-
1
2 n -=
F(v) = 1-: f (t) exp(-2 i n v t) dt {:} f(t) = 1-: F(v) exp(2 i n v t) dv (1.3 1)
62 Elementi di Dinamica delle Strutture
1-: 1-:
della funzione su tutto l'insieme JR siano finiti:
1-:
e la funzione f, valutata ad un generico istante f, deve essere data dall'antitra
sformata
J(f) = F(w) exp(i w f) dw
J(f) = 2_ 1 [1
00 00
f(t) exp(-i w t) dt] exp(i w f) dw =
1 [1
21T
00 00
- 00 - 00
100 100
è assicurata dalla rappresentazione integrale della Delta di Dirac:
8(t - t) = -
- 1
271' -00
exp(-i wt) exp(i w f) dw = -
1
271' -00
-
exp[i w(t- t)] dw (1.3 3 )
F[h] = -
21r
1 100
- 00
h(t) exp(-i w t) dt = -
21r
1 100 [100
-00 - 00
-]
J ( f) g(t - f) dt exp( -i w t) dt
• dt = dt
F[h] = 21r · -
21r
1 100- 00
-
J (f) exp(- i w f) dt · -
21r
1 100
- 00
g(t) exp(- i wt J dt = 21r F(w) G(w)
A
,\
A
Lo scalino unitario
F[ l(t)] = -
1
21r
100
- 00
l(t) exp(-i w t) dt = -
21r o
1 100 21r i w
exp(-i w t) dt = - - .
1 1
1. Sistemi ad un grado di libertà 65
100
La Delta di Dirac
100
-00
100 100
ottiene
1-:
l'antitrasformata di una Delta di Dirac:
1 1 1
=- exp[-(o: + i w) t] dt = - --.-
271' 0 271' o: + i w
che coinvolgono N funzioni incognite, date dalle storie temporali degli N gradi di
libertà con cui descriviamo il comportamento strutturale.
Se il comportamento della struttura potrà essere considerato lineare, il siste
ma delle equazioni di moto sarà un sistema differenziale lineare, altrimenti no.
Nel presente capitolo iniziamo a studiare i metodi di risoluzione più comuni per
le strutture lineari.
r:
Lv i
[ l ________
+ ----+-ti----"<
·�h
1
=
,,_____ Lx 5'x,h
Figura 2.2: Gli spostamenti della tettoia, quelli del singolo pilastro e le reazioni
del singolo pilastro sulla tettoia.
schema statico del pilastro è quello di una trave verticale incastrata in basso e
vincolata con bipendoli in sommità.
Consideriamo per semplicità i pilastri di sezione quadrata o circolare, di modo
che i pilastri siano comunque soggetti a flessione retta, qualunque sia la direzio
ne in cui avviene lo spostamento della loro sommità, e trascuriamone la rigidezza
dove E è il modulo di Young del materiale del pilastro, J è il suo momento d'i
nerzia (essendo a sezione quadrata, J è indipendente dall'orientamento dell'asse
neutro) e H è l'altezza del pilastro.
M s x + 4 8 (E J/H 3 ) Bx = O
{ M s y + 4 8 (E J/H 3 ) B y = O
Iz 'P z + 12(E J/ H 3 ) (L;, + L� ) 'P z = O
Se raggruppiamo i tre gradi di libertà nel vettore d(t) [ Bx (t) B y (t) 'P z (tW
possiamo definire le due matrici
M= [O
O
M O
M
O
O
O]
Iz
e K = 12
E
H
� [O
O
4 O
4
O
O
O L X2 + L y2
l
dette matrice delle masse e matrice delle rigidezze, rispettivamente. Per mezzo di
queste due matrici possiamo scrivere il sistema di equazioni di moto nella forma
compatta
M d(t)+ K d(t) = O
Nei paragrafi successivi si esaminerà un metodo per costruire queste ma
trici, rimandando comunque il lettore a testi di meccanica computazionale per
approfondimenti.
70 Elementi di Dinamica delle Strutture
Adesso, preme sottolineare che i gradi di libertà raggruppati nel vettore d pos
sono rappresentare una qualsiasi configurazione deformata della struttura, com
patibile con le ipotesi introdotte (ed in particolare con l'infinita rigidezza della
tettoia e l'inestensibilità assiale dei pilastri).
I tre gradi di libertà definiti non sono l'unica scelta possibile; è importante
sottolineare però che tre parametri, in questo caso, sono un minimo al di sot
to del quale non sarebbe possibile rappresentare adeguatamente una qualsiasi
deformata strutturale.
Niente vieta di cambiare i gradi di libertà e magari di aumentarli: si potreb
bero introdurre spostamenti e rotazioni delle sezioni di mezzeria dei pilastri, ad
esempio. Non c'è un limite teorico, in questo caso, al numero dei gradi di li
bertà considerati; piuttosto, sussiste un limite pratico: per eseguire conteggi a
mano, 3 o 4 gradi di libertà implicano già calcoli abbastanza complessi. Utiliz
zando un elaboratore, possiamo modellare strutture con migliaia o decine di mi
gliaia di gradi di libertà, ma comunque il limite è imposto dalla memoria fisica
dell'elaboratore utilizzato e dal fenomeno della propagazione degli errori.
v2 (p, t) p(p ) dV
1 1
dEc = v(p, t) · v(p, t) dm =
2 2
2. Sistemi a più gradi di libertà 71
dove p(p ) è la densità di massa (costante nel tempo) del volumetto dV. L'energia
cinetica di tutto il continuo B si ottiene integrando:
ffL cp(x, y, ) dx dy d
sua densità:
cJ>
= z z
e, a sua volta, la densità di energia di deformazione è pari alla metà del prodotto
scalare fra il tensore delle deformazioni e quello delle tensioni:
e, in componenti,
detto Kh = 12 E J/ H 3 •
in quanto la rigidezza alla traslazione della sommità del pilastro vale come già
Il quadrato del modulo dello spostamento Bh è pari alla somma dei quadrati
delle sue componenti lungo x e y , perciò
+ L� L;
B h = B x , h + B y , h = B x + B y + 'P z
2 2 2 2 2 2
± B x 'P z Ly ± B y 'P z Lx
4
Sommando sui quattro pilastri, i prodotti misti si semplificano e l'energia di
deformazione di tutta la struttura risulta
74 Elementi di Dinamica delle Strutture
s(x, y, z) = N(x, y, z) d
dove s(x, y, z) è lo spostamento del punto che si trova alle coordinate (x, y, z) nel
la configurazione indeformata, N(x, y, z) è una matrice le cui componenti sono
funzioni interpolanti (chiamate funzioni di forma) e d è il vettore che raggruppa
tutti i gradi di libertà della struttura.
Nei problemi dinamici gli spostamenti dei vari punti della struttura dipendo
no dal tempo, per cui la formula precedente viene modificata in
cioè, la dipendenza dal tempo degli spostamenti della struttura viene descritta
facendo variare nel tempo i gradi di libertà.
Questa interpolazione permette di esprimere la velocità di un punto generico
= 1 [!JL
d t (t ) p(x, y, z) N \ x, y, z) N(x, y, z) dx dy dz] d(t )
si ottiene che l'energia cinetica della struttura risulta approssimata dalla rela-
zione
Ec mij di(t) dj (t) (2. 10)
. . l . .
Nd
= 1 dt (t ) M d(t ) =
2 i_L..,
""""'
2 ,J = l
Ne consegue che
Questo vuol dire che l'energia cinetica è data dalla stessa combinazione li
neare che fornisce la matrice delle masse; se le matrici delle masse consistente e
concentrate riescono a modellare bene l'energia cinetica della struttura, l'espres
sione (2.11) trovata modella altrettanto bene l'energia cinetica; in genere però la
matrice delle masse concentrate fornisce un'approssimazione per eccesso dell'e
nergia cinetica, mentre quella consistente approssima per difetto. La combina
zione lineare attenua l'errore commesso dalle due formulazioni, ma non è possi
bile conoscere il valore corretto del parametro (3 da utilizzare nella combinazione
lineare. Spesso si pone (3 = 1/2.
Un'altra espressione della matrice delle masse che si può trovare nella lette
ratura e nelle applicazioni è la matrice delle masse HRZ. Il nome deriva dalle
iniziali dei ricercatori che l'hanno proposta 1 ; in realtà si tratta di un metodo
creato ad hoc per un particolare problema strutturale, ma sembra assai efficace
e diffuso. L'idea essenziale è quella di calcolare soltanto i termini diagonali della
matrice delle masse consistente, e di scalarli in modo da ottenere la massa totale
della struttura. Quindi il risultato è una matrice diagonale delle masse, ottenuta
nel seguente modo:
1. Calcolare tutti (e soltanto) gli elementi diagonali della matrice delle masse
consistente;
2. Per ogni direzione coordinata nella quale il moto viene descritto dai gradi
di libertà della struttura:
(a) determinare la somma totale degli elementi mhh associati ai gradi di
libertà traslazionali (ma non quelli rotazionali);
(b) moltiplicare tutti i coefficienti mhh associati a questa direzione per il
rapporto M / I: mh h , dove M è la massa totale della struttura.
1 E. Hinton, T. Rock, O. Zienkiewicz, "A note on mass lumping and related processes in the Finite
Element Method", Earthquake Engineering and Structural Dynamics, Vol. 4, No. 3, 1976, pp. 245-
249.
2. Sistemi a più gradi di libertà 77
la massa del concio dm = p(z) A(z) dz e la velocità del suo baricentro (che coinci
nergia cinetica di un concio infinitesimo di trave può essere calcolata cosiderando
v(z,t)
w(z,t) cp(z,t) � o
v(z,t)
'd5(t) drft)
/
Figura 2.5: i sei gradi di libertà di un'asta nello spazio e i movimenti di una
sezione generica
cioè con l'asse z coincidente con l'asse dell'asta, e gli assi x e y coincidente con gli
lo spostamento assiale w(z) e trasversali (u(z) lungo l'asse locale x e v(z) lungo
assi principali d'inerzia della sezione retta. Gli spostamenti che interessano sono
l'asse locale y ) di una generica sezione posta alla distanza z dalla prima estre
mità dell'asta: si suppone che le rotazioni siano così piccole da poter trascurare
l'energia cinetica associata.
spostamenti delle sue estremità nelle direzioni degli assi locali x, y e z che costi
I gradi di libertà dell'elemento sono, nel modello più semplice dell'asta, gli
Gli spostamenti della sezione generica possono essere ottenuti mediante un'in
terpolazione lineare dei gradi di libertà:
d 1 (t)
( u(z, t) ) [n 't o o o d 2(t)
JJ
n 2(z )
d3(t)
v(z, t) n1 (z ) o o n 2(z )
d4 (t)
w(z, t) o n1 (z ) o o d5 (t)
d6(t)
= N (z ) d(t)
chiamo con A l'area della sezione retta e con p la densità di massa del materia
Considerando l'asta prismatica e composta da materiale omogeneo, se indi
fra l'estremo iniziale e quello finale, per cui la matrice delle masse concentrate
80 Elementi di Dinamica delle Strutture
risulta
1 o o o o o
o 1 o o o o
µL
M1 = o o 1 o o o
2 o o o 1 o o
o o o o 1 o
o o o o o 1
Adesso calcoliamo la matrice delle masse HRZ: gli elementi sulla diagona
le della matrice consistente sono tutti uguali a µ L/3, per cui sommando gli
elementi relativi ad una qualsiasi direzione coordinata, avremo:
- direzione locale x: mc , 1 1 + mc , 44 = 2µ L/3;
- direzione locale y : mc , 22 + mc , 55 = 2µ L/3;
- direzione locale z: mc , 33 + mc , 66 = 2µ L/3;
pari a M/(2µ L/3) = 3/2, ottenendo una matrice perfettamente uguale a quella a
Di conseguenza, bisogna dividere gli elementi della diagonale per un fattore
2 + /3 o o 1 - /3 o o
o o o o
µL
2 + /3 1 - /3
M = (1 - /3 ) M c + /3 M 1 =
o o 2 + /3 o o 1 - /3
6 1 - /3 o o 2 + /3 o o
o 1 - /3 o o 2 + /3 o
o o 1 - /3 o o 2 + /3
w(z,t)
d1 (t)
d 2(t)
v(z, t ) O d3(t)
( )
w(z, t) - [n1 (z ) d4 (t)
= N (z ) d(t)
d5 (t)
d6 (t)
Il modello più semplice per la trave piana rigida a taglio viene definito me
diante le seguenti funzioni di forma:
n 1 (z ) = 1- (
n 2(z ) = ( ( - 1 )2 (2( + 1 )
n3(z ) = - L (((- 1 )2
n4 (z ) = (
n5 (z ) = ( 2 (3 - 2()
n 6 (z ) = L (2 (1 - ()
Nel caso di una trave inestensibile, i gradi di libertà sono generalmente quel
li mostrati nella figura 2. 8 nella pagina successiva: lo spostamento trasversale
82 Elementi di Dinamica delle Strutture
0.2
n 1, ( ,-:: )
0.4
-- n., ( �)
O.& n.,( :e)
0.8 ni ( ,)
dit)
���---.!:::::::::;;:d;;;l�
(t).-::::._____:,.;.dsC t)
v(z, t) viene descritto dalle solite 4 funzioni di forma, mentre lo spostamento as
siale w(z, t) è costante per tutte le sezioni della trave e rappresenta il primo grado
di libertà, d 1 ( t).
una generica sezione posta alla distanza z da una estremità della trave sono
Di conseguenza, le componenti trasversale ed assiale dello spostamento di
date da
d1 (t)
v(z, t) O n 2 (z ) n a (z) n4 (z) n s (z )
( ] ( da (t)l = N(z) d(t)
d 2(t)
w (z, t)
) = [
1 0 0 0 0
d4 ( t)
ds (t)
do i calcoli si ottiene:
o o o o
l3 L
420
µL
o
M - -l 3 L
156 -22 L 54
o
-l 3 L
-e
-22 L 4 L2 - 3 L2
420 o
l3 L
54 156 22 L
o - 3 L2 22 L 4 L2
dg
...
Figura 2.10: una struttura piana formata da due travi ed una possibile scelta dei
gradi di libertà
d 1( 2 ) -
- d
2
(
d 2 - ) - -d4
22
i > -d
� d( = T (2) d
2
=
d4( ) - d35
2)
d� ) = - d 7
2
d 6( 2 ) - d 6
-
2. Sistemi a più gradi di libertà 85
2
/ )
4 ....
dove
o 1 o o o o o o o
o o o -1 o o o o o
T (2) = o o 1 o o o o o o
o o o o 1 o o o o
o o o o o o -1 o o
o o o o o 1 o o o
è chiamata matrice topologica dell'elemento 2. Per esprimere l'energia cineti
ca, sono necessarie le derivate dei gradi di libertà rispetto al tempo, per cui la
relazione topologica si traduce in
dove
o o o o o o o ./2/2 ./2/2
o o o o o o o ./2/2 - ./2/2
T(l) = 1 o o o o o o o o
o ./2/2 o - ./2/2 o o o o o
o ./2/2 o ./2/2 o o o o o
o o 1 o o o o o o
Quindi l'energia cinetica dell'elemento 1 risulta
E = Ec, 1 + Ec, 2 = � dt T ( l ) ,t M ( l ) T ( l ) d. + � d t T( 2 ) ,t M ( 2 ) T ( 2 ) d. = � d t M d.
e 2 2 2
dove M = T ( 1 ) ,t M ( 1 ) T ( 1 ) + T ( 2 ) ,t M ( 2 ) T ( 2 ) è la matrice delle masse di tutta la
struttura.
2. Sistemi a più gradi di libertà 87
2.4 Esempio.
Come esempio, calcoliamo le matrici delle masse, sia nella forma consistente che
nella forma concentrata, e la matrice delle rigidezze della struttura rappresen
tata nella figura 2.1 3 nella pagina seguente.
2E J 6 3L
K=
---YY- [ 3 L 4 L2 ]
88 Elementi di Dinamica delle Strutture
8 EJ
e L e
1 2 EJ I
L
d1 = l
L 3
f
A A d2 = 0 A
- d s( I )
d2 - "9 - d 3(
d2 -
2)
e
- d1 =df ) +
E<l.l elemento 2
<l.l
Figura 2.1 4: le relazioni fra gradi di libertà globali della struttura e locali degli
elementi
Per quanto riguarda la matrice delle masse, ci si deve riferire alla matrice del
le masse consistente per una trave inestensibile assialmente, che viene ripetuta
qui di seguito:
420 o o o o
µL
o 156 -22 L 54 13 L
M e(e ) = o -22 L 4 L2 - 13 L -3 L 2
420 o 54 - 13 L 156 22 L
o 13 L -3 L 2 22 L 4 L2
o o o o
o o o o
T(1) = o o T (2) = o 1
o o 1 o
o 1 o o
2. Sistemi a più gradi di libertà 89
per cui
T ( l ) ,t M e( e ) T ( l ) = � [ O O
420 O 4 L2
] . T ( 2) ,t M ( e ) T ( 2)
' e
=� [ 156
420 - 13 L
- 13L]
4 L2
per cui la matrice delle masse nella forma consistente risulta
M e = T( l ) , t M e( e ) T( l ) + T( 2) , t M e( e ) T( 2) = � [
156 - 13L]
420 - 13 L 8 L2
dove m = µ L è la massa totale di una singola trave. La matrice a masse
m 6 o]
concentrate risulta invece
M1 -
- [
12 O L2
r
4ro+(No-l)Np+ 1 ,l_ To (Np + J)
1""""1---------------------.-----� 4ro
� .fr,No � Jt,No � U Jt,No � Jt,No �
i:;: i:;: i:;: "'- i:;:
� � ._, I � ._, hNo
-
.fr,No 1 -
Jt,No 1 t,No-1 .fr,No-1
·
. -. · =-= ' =-=- · - -
dNo+3 R
..
I
� L _____,...__ L ----r
dove j = N0 + k + (h - 1 ) Np .
degli N0 spostamenti di piano) la sua rotazione viene memorizzata in dj (t)
Spostamenti di piano.
Per prima cosa, vengono imposti unitari i movimenti di piano; in tutto il para
grafo, si supporrà di spostare l'l-esimo piano di una quantità unitaria, tenendo
fermi tutti gli altri piani e le rotazioni di tutti i nodi. Di conseguenza, si calcolerà
la i-esima colonna della matrice K , con 1 � l � N0 • Se il generico piano i-esimo
viene spostato di una quantità unitaria, è necessario applicare le seguenti forze:
• K1,1 = 12 Np E ( Jp ,i /hf + Jp , 1+i /hf+ 1 ) al livello del piano i-esimo per spo
starlo;
2. Sistemi a più gradi di libertà 91
Jt,/ + l KJ+NpJ
.lr, z+ 1
"" .....
.::t
l::i. l::i. l::i.
""'l ""'l ""'l
Ju .lr, 1
� L
Per quanto riguarda le rotazioni dei nodi (che devono essere bloccate), è ne-
cessario applicare i seguenti momenti:
• Kj ,l = 6E ( Jp , i /h f - Jp ,1+i /h f+i ) ai nodi del livello del piano l-esimo;
• K(j - Np ) ,l = 6 E Jp ,z /h f ai nodi del livello del piano (l - 1 )-esimo;
• Ku + Np ) ,l = -6 E Jp ,1 + i /hf+ 1 ai nodi del livello del piano (l + 1 )-esimo;
Nelle espressioni dei momenti, l'indice j dipende dal numero della pilastrata
e del piano che si considera, e varia da j = NO + 1+ (l - 1 )NP per la prima pilastrata
a sinistra fino a j = N0 + lNP per l'ultima pilastrata a destra. Quando si va a
considerare lo spostamento dell'ultimo piano, bisogna tenere in conto il fatto che
sopra non ci sono più piani né pilastri, e quindi bisogna applicare:
• KN0 ,N0 = 12 Np E Jp ,N0 /h1v0 al livello dell'ultimo piano (N0 ) per spostarlo;
• KN0 - 1 ,N0 = - 12 Np E Jp ,N0 /h1v0 al livello del penultimo piano (N0 - 1) per
tenerlo fermo;
mentre i momenti applicati ai nodi per tenerli fermi risultano:
92 Elementi di Dinamica delle Strutture
L. Km-lJ
I
_\_ · - · -·-·-·-·-·- - · - ·-·-·-·- · - · - · - · !. -
I l
-
- -- - L ---r ' --- L -----,r
Figura 2.17: lo schema dei momenti e delle forze applicate per imporre una
rotazione unitaria del nodo generico.
Per far ruotare di una rotazione unitaria un nodo interno all'm-esimo piano,
n-esima pilastrata da sinistra, è necessario applicare il momento
Kj , j = 8 E Jt , m / L + 4 E Jp , m + i / h m + l + 4 E Jp , m / h m
dove j = N0 + n + (m - l )Np. Inoltre, per bloccare i nodi circostanti, è necessario
applicare i seguenti momenti:
2. Sistemi a più gradi di libertà 93
I
L __ iano m-esimo
I �0+1
� (p1 0
=
L _J
Figura 2.1 8: la deformata di una generica trave durante il moto del telaio.
Mt o o o
o Mr, 1 o o
M= o o M r,2 o
o o o
dove
M1 o o o
o M2 o o
Mt =
o o MN0 - l O
o o O MN0
è una matrice diagonale di dimensioni N0 x N0 che esprime l'energia cinetica
associata alle traslazioni di piano; Mh è la massa totale del piano h-esimo, cioè
la somma delle masse di tutte le travi che compongono il piano h-esimo;
4 -3 o o o o
-3 8 -3 o o o
o -3 8 -3 o o
M r, h -
mh L
2
- 420
o o -3 8 -3 o
o o o -3 8 -3
o o o o -3 4
trave è pari a m = 17 t.
massa dei pilastri può essere trascurata, mentre la massa associata a ciascuna
d5 m = 1 7 000 kg
o�
30
o�
30
o � 350
30
m = 1 7 000 kg
o�
30
o�
30
500
o�
30
3 50
• K1,1 = 2 4 E (Jp ,1 + Jp , 2 ) / H 3 = 56 256 560 N/m al livello del primo piano per
spostarlo;
• K2,2 = 24 E Jp , 2 /H 3 = 18 000 000 N/m al livello del secondo piano per spo
starlo;
• K1 ,2 = -24 E Jp , 2 /H 3 = - 18 000 000 N/m al livello del primo piano per
tenerlo fermo;
• K5 , 2 = K6 , 2 = 6 E Jp , 2 / H 2 = 1 5 750 000 N ai nodi del livello del secondo piano
per bloccare le loro rotazioni;
• K3 , 2 = K4 , 2 = 6 E Jp , 2 / H 2 = 1 5 750 000 N ai nodi del livello del primo piano
per bloccare le loro rotazioni;
• K2,3 = 6 E Jp ,2/ H 2 = 1 5 750 000 N forza al secondo piano per tenerlo fermo;
• K2,5 = 6 E Jp ,2/ H 2 = 1 5 750 000 N forza al secondo piano per tenerlo fermo;
Mt
m
[O
o] = [ 1 7000 o ]
m O 1 7000 k
= g
Mi = Mi
1m L 2
m L2
= - - ( - ) = -- � 1 7 708.333 kg m2
' ' 3 2 2 24
33 44
l m L 2 L2
Mi ,ss = Mi ,66 = ( ) = � � 1 7 708.333 kg m 2
32 2 4
1 00 Elementi di Dinamica delle Strutture
m1 o o o o
o m2 o o o
M= o o m3
o o
o o o mN- 1 o
o o o o mN
Per contro, detta k h la rigidezza alla traslazione della sommità dei pilastri che
reggono l'h-esimo piano, la matrice delle rigidezze risulta tri-diagonale:
k 1 + k 2 -k 2 o o o
- k2 k2 + k3 - k3 o o
K=
o -k3 k3 + k4
o o
o o - kN - 1 k N - 1 + kn - kN
o o o - kN kN
II
JNJ JNJ
I/
i
f!!J
2
II Np- 1
//
II
//
"1 V-
J: 1)
...
dtf-1
/ - 1) Np
- - - �·
i
----·-
- · - · - · - · '-- -·-·-
i,
II
2) 2) // 2) 2)
//
/ j j
j 2 Np-1 Np
i
II
II
ii
�
j
l)
N
o jl) /i j
l)
o..
zo l)
jNp
Np-1
I
i b
ro
2 // :z o..
......
b
II
I/
Ul
-- - - ·· //
I!
O: --
o:
--
Il
- - - - - - - - - - - - · - · 1-1- · - · - · - · - · - · - · - - - -
Il
(h+ l) (h+ 1 )
"
Il
(h+ l )
...
(h+ l )
d h+l
J2 JNp - 1 JNp
I.I
J1 ..
Il
Il
.
II
o, in altre parole, che siano associati a forze d'inerzia trascurabili. Tali gradi di
libertà verranno chiamati gradi di libertà slave, e verranno espressi in funzione
degli altri gradi di libertà, chiamati master.
Ad esempio, questo è in genere il caso dei telai piani, in special modo se hanno
diverse pilastrate e se le travi ed i pilastri possono essere considerate inestensi
bili assialmente. In questo caso come si è visto i gradi di libertà sono dati dalle
traslazioni di ciascun piano e dalle rotazioni dei singoli nodi: ma l'energia cine
tica associata alle traslazioni di piano è molto maggiore di quella associata alle
rotazioni dei nodi.
Quindi, calcolare l'energia cinetica del telaio tenendo in conto solo le trasla
zioni dei piani e trascurando le rotazioni dei nodi non conduce ad errori sensibili.
Se si mantiene la convenzione della figura 2.15 a pagina 90 per la nume
razione dei gradi di libertà, possiamo dividere in due blocchi i gradi di libertà
stessi:
• il primo blocco di N0 componenti è il blocco dei gradi master e contiene tutte
le traslazioni degli orizzontamenti del telaio: viene denominato con d ( m ) ;
• il secondo blocco di N0 Nv componenti è il blocco dei gradi slave e contiene
•
1
• f ( c ) = f ( m ) - { K ( ss ) ) - f ( s ) .
Si noti che in questo caso i due blocchi M ( m s ) e M ( s m ) sono nulli. Non sarebbe
nullo il blocco M ( ss ) , ma viene trascurato.
Per quanto riguarda invece la matrice di rigidezza, si ha che
K ( mm ) = [Kn = 10 8 . [ 0 . 563
K12J - 0 . 1 80
K21 K22 - 0 . 1 80 0 . 1 80 ]
Inoltre,
t
K ( m s ) = ( K ( s m ) ) = [��: K15 Km ]
=
K25 K26
0 . 1 77 0 . 1 77 - 0 . 1 5 7 - 0 . 1 5 7
= 10 8 . [ ]
0. 157 0. 157 0.157 0.157
106 Elementi di Dinamica delle Strutture
e infine
K ( c ) = K ( mm ) _ K ( m s ) (K ( ss ) ) K ( s m ) = 10 1
-l . [-4.588
1.586
- 1.586
1.084 ]
M d(t) + K d(t) = O
M V a(t) + K V a(t) = O
a h (t) + w� a h (t) = o
la cui soluzione, come già visto in precedenza, è della forma
in N equazioni differenziali disaccoppiate fra loro, ciascuna con una sola funzione
incognita. Come sappiamo dalla trattazione precedente, la sola equazione diffe
renziale non è sufficiente a determinare completamente la soluzione, in quanto
ciascuna funzione a h (t) rimane dipendente da due costanti A h e Bh che devono
essere determinate mediante le condizioni iniziali.
Le condizioni iniziali sono date generalmente sui gradi di libertà; ad esempio,
le condizioni iniziali di quiete vengono specificate dalle due condizioni (vettoriali)
d(O) = O e d(O) = O.
1 08 Elementi di Dinamica delle Strutture
Nel caso delle oscillazioni libere (sia smorzate che non), le condizioni di quiete
conducono alla soluzione banale: la struttura era e resta ferma; soluzioni non
banali si ottengono per condizioni iniziali non nulle su spostamenti e/o velocità;
in particolare, se le condizioni iniziali su spostamenti e velocità sono date da
d(O ) = s0 e d(O ) = v0 , queste devono essere trasformate in condizioni iniziali su
ah(O ) e ah(O ) \/h. Per far questo, ci si deve ricondurre alla relazione che lega d(t)
e a(t), cioè
d(t) = 4> a(t) ::::} a(t) = 4> - 1 d(t)
La matrice modale può essere invertita mediante i metodi standard dell'alge
bra lineare, ma in questo caso risulta utile ricorrere alla condizione di normaliz-
zazione:
4> t M 4> = I d ::::} 4> t M = 4> - 1
Quindi, le condizioni iniziali sugli spostamenti e sulle velocità dei gradi di
libertà si traducono mediante le relazioni:
a(O ) = 4> t M d(O ) = 4> t M s o
{
a(O ) = q> t M d(O ) = q> t M V o
{
che in componenti risultano
2.8.1 Esempio.
Come esempio, calcoliamo le frequenze proprie e le forme modali della struttura
raffigurata nella figura 2.1 3 a pagina 8 8, di cui conosciamo già la matrice delle
masse (sia nella forma consistente che nella forma concentrata):
M e = � [ 156 - 13 2L] . _ m [6
M1 - ]
O
420 - 13 L 8 L ' 12 O L2
6 3L
e la matrice di rigidezza:
[ 3 L 4 L2 ]
2E J
L3
K =
termina sostituendo À h = ..\ 1 ,::;; 17.3 1 p nel sistema (2.16): siccome ..\ 1 è un valore
Determinazione della prima forma modale; la prima forma modale si de
che annulla il determinante della matrice del sistema, questo implica che le due
equazioni non sono più linearmente indipendenti, ed è sufficiente considerarne
solo una, ad esempio la prima, ottenendo:
5.569 p 'lt,� 1 ) + 6.536 p L 'lt,� 1 ) = O
Ovviamente, la soluzione sarà determinata a meno di una costante, ottenuta
imponendo ad esempio 'lt,� 1 ) = 1:
'lt, 1( l ) - - -- L �� - 1 . 17 4 L
_ 6.536
5.569
questa deformata corrisponde ad una rotazione antioraria del nodo B ed un
innalzamento della sezione C, come mostrato nella figura 2.2 4.
La deformata 1/J ( l ) è già una forma modale, in quanto autovettore corrispon
dente all'autovalore ..\ 1 , ma non è normalizzata rispetto alla matrice delle masse;
se si vuole la forma modale normalizzata, questa è data da
1P ( 1 )
( 1. 288/ L )
<p ( 1 ) - - 1.5 11
m- 1 / 2
-J
�
�
1/J ( l ) ,t M c 1/J ( l )
B e
2.8.2 Esempio.
za verticale agente staticamente verso il basso sulla sezione C pari a fo, così come
La struttura rappresentata nella figura 2.1 3 a pagina 8 8 è sollecitata da una for
raffigurato nella figura 2.25; ad un istante che può essere considerato l'istante
iniziale dell'asse dei tempi (t 0 = O) la forza viene istantaneamente rimossa e la
e
r------i,-----1:;;'a
ii 2(t)+ w� a2 (t) = O
{ a2 (0) = 1.61 · 10 - 3 f,;L ..jm
3 foL3 r=
a 2(t) = 1.61 · 10 - 3
EJ
v m cos(w2 t)
J
ii 2(0 ) = 0
Per ricostruire le storie temporali dei gradi di libertà, si sfrutta la relazione
per cui
foL3
EJ
d 1 (t) � [0 . 132 cos(w1 t) + 0.001 cos(w2t)]
In maniera del tutto analoga (si consiglia di verificare per esercizio) si ottiene
foL2
d2 (t) � [-0. 112 cos(w1 t)+ 0.012 cos(w2t)]
EJ
Una volta note le storie temporali dei gradi di libertà, è possibile calcolare
tutte le grandezze di interesse della struttura; ad esempio, il momento flettente
nella sezione C è dato dalla relazione
6EJ 2EJ
Mc = ---yy- d1 (t) + --y;- d2 (t) � [0.566 cos(w1 t)+ 0.034 cos(w2t)] foL
• schematizzazione shear-type;
e
3
<p ( s ,2) = 10 - · { - 0.674 - 0.674 1.786 1. 786/
Come si vede bene dalla figura 2.26 nella pagina seguente, graficamente è
difficile cogliere differenze fra le forme modali fornite dalle varie schematizzazio
ni utilizzate: la differenza più evidente si ha per la schematizzazione shear-type
dove le travi rimangono rettilinee.
Il sistema condensato fornisce una stima della prima frequenza propria ugua
le, per la precisione considerata, a quella del sistema completo con le masse con
sistenti, cioè alla schematizzazione più raffinata utilizzata nel presente contesto;
anche la forma modale è molto simile a quella ottenuta con il sistema completo a
masse consistenti.
Nella seconda forma modale e nella relativa frequenza propria si inizia a
notare qualche discrepanza, peraltro limitata.
Mediante la condensazione statica si studia un sistema a 2 gradi di libertà
(gli spostamenti di piano), per cui non si possono determinare più di 2 forme
modali, anche se comunque è possibile avere una valutazione degi restanti gradi
di libertà rotazionali.
La schematizzazione shear-type fornisce le soluzioni più approssimate; in par
ticolare, sovrastima le frequenze proprie addirittura del 52% (sulla prima): que
sto è dovuto alla grande rigidezza strutturale che deriva dall'ipotesi di traversi
infinitamente rigidi.
1 14 Elementi di Dinamica delle Strutture
' \
J J
Figura 2.26: le forme modali del telaio; nella prima colonna, <p ( 1 ) , nella seconda
colonna <p < 2 ) . Dall'alto in basso, la formulazione a masse consistenti, a masse
concentrate, condensata staticamente e shear-type.
dove DRl cp ( h) t5 = O è la variazione prima (che si può dimostrare esser nulla) del
rapporto calcolata in corrispondenza di <p ( h ) .
La stazionarietà del rapporto di Raylegh intorno alle forme modali risulta
molto utile, in quanto se si dispone di un'approssimazione su una forma modale,
calcolandone il rapporto si arriva ad una stima della pulsazione propria asso
ciata a quella forma modale con un'ottima approssimazione. Questo fatto viene
sfruttato nella procedura di Stodola-Vianello, che è una procedura iterativa per
la determinazione delle forme modali principali della struttura studiata.
Per innescare la procedura, bisogna ipotizzare una espressione iniziale della
forma modale, quindi si converge ad un risultato che dipende dalla configurazio
ne ipotizzata all'inizio. Spesso però è possibile avere un'idea della forma modale
che si va ricercando (molto spesso si tratta della prima forma modale).
zione, l'indice h nel seguito non si riferisce alla forma modale, ma all'iterazione
Il metodo di Stodola-Vianello può essere riassunto nei seguenti passi (atten
raggiunta):
2. Sistemi a più gradi di libertà 1 17
J
= ---;:=====
</> h ) ,t M </> h )
( (
4. Si risolve il sistema
K cp< h + 1 ) = >. h M <p (h)
3 Ray W. Clough, Joseph Penzien, Dynamics of structures, third edition, Computers and Structures,
Berkeley 2003.
1 18 Elementi di Dinamica delle Strutture
(2.1 8)
dove qh (t) = <p ( h ) , t · f(t) = <pt ) Ji(t) è l'h-esimo carico modale. Rimane sottinteso
che tali equazioni possono essere risolte con i metodi illustrati nel primo capitolo.
Quindi il metodo della sovrapposizione modale può essere riassunto nei se
guenti termini:
1. Determinare le forme modali e le frequenze proprie del sistema da studiare
risolvendo il problema agli autovalori (2.15);
2. Determinare le equazioni differenziali e le condizioni iniziali delle coordi
nate principali a(t) mediante il sistema (2.1 8) e integrarlo;
3. Ricostruire la risposta strutturale mediante la relazione d(t) = � a(t).
per cui la risposta (approssimata) della struttura può essere espressa come
d(t) = i a(t)
q(t) = 4> t f(t) '* f(t) = 4> - t q(t) = M 4> q (t) = M [ i q(t) � q(t)] []
F[d 1 (t)]
D(w) = F[d(t)] = ( : )
F[dN (t)]
Quindi rimangono validi tutti i risultati già trovati; in particolare, la trasfor
mata della derivata rispetto al tempo di un vettore risulta
Per poter sfruttare questi algoritmi per l'integrazione numerica delle equa
zioni di moto di una struttura lineare, è necessario quindi riscriverle in forma
opportuna, in modo cioè da ottenere un sistema di equazioni in cui appaiano al
più derivate prime.
z(t ) = [
. d(t) d(t)
] = [M - 1 ]
d(t) f(t) - M - 1 C d(t) - M - 1 K d(t)
122 Elementi di Dinamica delle Strutture
. Id d(t)
z(t) = [ MO- 1 K [ + [ M -O1
- - M - 1 C] d(t)] f(t)]
To = 21r/wo.
1 La normativa cui si fa riferimento nel presente capitolo, salvo diversa specificazione, è costituita
dal D.M. Infrastrutture 14/01/2008 (da ora in avanti NTC) e dalla Circolare Consiglio Superiore
LL. PP. 2/02/2009 n. 6 1 7 (da ora in avanti Circolare); per quanto riguarda il punto presente si fa
riferimento al paragrafo 3.2
2 11 Consiglio precisa che «il documento Excel SPETTRI-NTC fornisce gli spettri di risposta rappre
sentativi delle componenti (orizzontali e verticale) delle azioni sismiche di progetto per il generico
sito del territorio nazionale. La verifica dell'idoneità del programma, l'utilizzo dei risultati da esso
ottenuti sono onere e responsabilità esclusiva dell'utente. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
non potrà essere ritenuto responsabile dei danni risultanti dall'utilizzo dello stesso. »
124 Elementi di Dinamica delle Strutture
35 4 () 45 5 ()
t,en p o [�]
-1
log1u ( I)
Figura 3.2: lo spettro di risposta in termini di velocità per tre diversi valori
di smorzamento, calcolato integrando l'accelerogramma della componente NS di
Kobe (vedi la figura 3.1 nella pagina precedente)
• per valori intermedi di T, si ha che lo g 1 0 [Sv (T, ç )] è costante, per cui Sv (T, ç
è costante;
• per alti valori di, si ha che
lo g 1 0 [Sv (T, ç )] = - lo g 10 [T] + a3 ::::} Sv (T, ç ) = A3/T
e quindi Sd (T, ç ) = Sv (T, ç )/(21r/T ) = A3/(21r ) è costante;
Le tre zone dello spettro vengono dette infatti "ad accelerazione costante", "a
velocità costante" e "a spostamento costante".
Se la rigidezza della struttura viene indicata con k, il suo periodo proprio con
dissipazione viscosa o qualunque altro effetto legato a fenomeni dinamici.
F. = m w 2S (T ç ) = m S (T, ç )
= m w2
F = k um ax = k Sd(T, ç)
{ eq ::::} eq d , a ( 3.1)
k
u(t) ii
Figura 3.3: il portale studiato: a sinistra, il portale sotto l'effetto del moto si
smico (lo spostamento u(t) varia nel tempo); a destra, lo stesso portale sotto l'ef
fetto di una forza statica Fe q che provoca uno spostamento (costante) pari allo
spostamento massimo U m a x provocato dal sisma.
s(p, t) = s(p, t)+ s g (t) = s(p, t)+ e g sg (t) = N(p ) [d(t)+ T sg (t)]
Derivando rispetto al tempo, la velocità e l'accelerazione di un punto della
struttura rispetto al sistema di riferimento inerziale sono date rispettivamente
da
3 . Dinamica sismica 1 29
d
-
8.C. ) = L mi [d + T a (t)]
(- N
j
··
j j 9
dt 8d i j=l
Per contro, l'energia di deformazione si annulla per atti di moto rigidi del
la struttura, quindi in particolare una traslazione rigida della struttura non
rispettivamente,
<I> = � d t K d ; r ( e l ) = - K d(t)
Abbiamo già visto che i gradi di libertà di un telaio piano shear-type i cui pi
lastri possono essere considerati inestensibili assialmente sono gli spostamenti
orizzontali degli orizzontamenti del telaio stesso, come mostrato nella figura 3. 4
nella pagina precedente.
f/
Jl
(N)
/N
2
)
/.I
!/
//
(N)
JNp-1
(N )
JNp
..
dN
Il
ii
!.I
(N- 1) (N- 1) ii (N - 1) (N- 1)
- - -· -·-
1 2 Np- 1
· · · r, · ·
IJ
ii
--
d2
j2 ) /2 )
(2 ) )
j2
1 2
// JNp- 1 Np
f!
jl
) N
I
/1
)
� jl
)
..
d1
8 E < Np-1
o Np
..__"'-.
1
�
o:: o..
X
1 ·
dove Ec , h = [ m h ( d·23h _ 2 + d·23h - l ) + Ig , h d23h ]
2
1 32 Elementi di Dinamica delle Strutture
f'
dNo + 0Vo -l )Np-'- l
�
,-!!;,'lo(Np-'- 1)
.....+--�����--����-���--.������-, ) �
U dNo
X
o
�
Figura 3.5: alcuni dei gradi di libertà del telaio piano con orizzontamenti flessibili
3 . Dinamica sismica 1 33
piano No
piano h
piano 1
�
y
lL
JJ
o
(3.5)
o
La direzione e 9 del sisma in questo caso giace sul piano orizzontale, ma non è
in genere parallela a nessuno dei due assi x o y : indicando con a l'angolo formato
da e 9 con la direzione positiva dell'asse x, si ha che
T3h - 2 = cos a ; T3h - 1 = cos(1r/2 - a ) = sin a T3h = 0
Infine, si ottiene che
T t M T = ì: mh (cos2 a + sin2 a ) = Mt ot
No
h= l
Bz(x, y) = 8
Invece, per gli spostamenti verticali w(x, y) e le rotazioni intorno agli assi x
e y - rispettivamente 8x (x, y) e 8y (x, y) - non si hanno vincoli al di fuori della
congruenza degli spostamenti.
5 Si veda al proposito la NTC (paragrafo 7.2.6) e la Circolare (paragrafo C7.2.6).
3 . Dinamica sismica 1 35
zioni dei nodi (in particolare, gli attacchi fra trave e pilastri) intorno agli assi x e
sono gli spostamenti e le rotazioni del centro di massa di ciascun piano, e le rota
y.
La massa è distribuita sui solai in modo più o meno uniforme, a seconda della
di superficie del solaio con µ(x, y); l'energia cinetica del generico solaio sarà data
posizione dei vani scale, dei divisori etc. Chiamiamo la densità di massa per unità
dove u(x, y), v(x, y) e w(x, y )sono le componenti di spostamento di un punto gene
rico del solaio.
( 3.6)
y dei nodi.
Come risulta sottinteso dalla relazione ( 3.6), la numerazione dei gradi di li
gina 1 3 3 ) per quanto riguarda i primi 3 N0 gradi, vale a dire per le traslazioni
bertà segue lo stesso ordine del caso precedente (illustrato nella figura 3.6 a pa
cui il primo, di dimensioni 3N0 x 3N0 è esattamente uguale alla matrice delle
Quindi, la matrice delle masse può essere scomposta in quattro blocchi, di
1 36 Elementi di Dinamica delle Strutture
masse del telaio tridimensionale shear-type ( 3.5), e gli altri blocchi coinvolgono
le rotazioni dei nodi intorno a x e y :
Osservazione 3.3. È comunque importante notare che non si ricade nella sche
matizzazione shear-type: i nodi della struttura possono comunque ruotare intorno
agli assi x e y, cosa che nello shear-type è impedita.
Comunque si operi, per un sisma orizzontale il vettore T è strutturato nel
seguente modo:
• le prime 3N0 componenti sono uguali al caso precedente:
T t M T = ì: m h (cos2 a + sin2 a ) = Mt ot
No
h= l
dove, come sappiamo, D e n sono matrici diagonali i cui generici elementi sono
rispettivamente dhh = 2 çh wh e n hh = w h .
La quantità p = � t M T è un vettore e viene chiamato vettore dei coefficienti
di partecipazione; l'equazione di moto della generica forma modale diventa
3 . Dinamica sismica 1 37
Se le forme modali, come si è detto, non sono normalizzate rispetto alla ma
trice delle masse, indicheremo in generale
m h = q, ( h ) , t M q, ( h ) ; Ch = q, ( h ) , t e q, ( h ) e k h = q, ( h ) , t K q, ( h )
In questo caso, il vettore dei gradi di libertà viene ricostruito con la relazione
d(t) = i a(t), dove le coordinate principali ah(t) devono soddisfare all'equazione
Le forme modali normalizzate rispetto alla matrice delle masse sono collegate
a quelle non normalizzate dalla relazione
-
( h)
!!__ Ch /m h = q, ( h ) , t C q, ( h ) /m h = r.p ( h ) , t C r.p ( h ) = 2 çh W h
�
h
<.p ( ) = ::::} {
k h /m h = q, ( h ) , t K q, ( h ) /m h = r.p ( h ) , t K r.p ( h ) = w�
(3.8)
1 38 Elementi di Dinamica delle Strutture
Quindi, ciascuna forma modale porta un contributo alla deformata totale del
la struttura pari a a h (t ) q, ( h ) ; il contributo varia nel tempo con il coefficiente a h (t ),
h
e presenta un massimo pari a 'P h Sd(Th , f. h ) q, ( ) .
A questa deformata, in quanto tale, è possibile associare un campo di sposta
menti, di deformazioni, di tensioni e di sollecitazioni. Quindi ad esempio pos
siamo parlare del momento flettente associato ad una forma modale, del taglio
associato ad una forma modale, oppure agli spostamenti verticali, od orizzontali,
associati alla forma modale.
Quindi, ciascuna forma modale porta un contributo al moto strutturale, ma
anche alle sollecitazioni: ad esempio, se Mt ) è il momento flettente in una data
sezione associato alla forma modale q, ( h ) , durante il moto strutturale la forma
modale contribuisce al momento flettente con a h (t ) Mt ) , e il contributo massimo
e, Mx( h, m) a x = p- h Sd (,.,,
.L h , <,,eh ) MX( h )
•
Il momento flettente totale, in quella data sezione, dunque varia nel tempo ed
è dato dalla somma di tutti i contributi, cioè
N
Mx (t ) = L a (t ) Mi )
h
h
h= l
3 . Dinamica sismica 1 39
6 Dipendendo dal tempo, bisognerebbe parlare più propriamente di processi aleatori, ma comunque
nel presente contesto questo non porta a confusioni.
7 In particolare, dai suoi momenti spettrali.
1 40 Elementi di Dinamica delle Strutture
h k
L
, =
E[a (t) a (t)] e
h k h ek
l
dove l'ultimo passaggio è permesso dalla linearità dell'operatore valor atteso.
La correlazione delle due variabili a h (t) e a k (t) è inoltre esprimibile mediante
il relativo coefficiente di correlazione e le loro deviazioni standard, secondo la
relazione
N
E [e m ax ] = g M=g L P hk ar, h ar, k e h e k =
h , k= l
N N
LP hk (g ar, h e h ) (g ar, k e k ) = LP hk e h , m ax e k , m ax ( 3.11)
h , k= l h , k= l
mativa per stimare il massimo atteso di un qualsiasi effetto e del moto sismico
dall'inglese complete quadratic combination ed è la formula indicata dalla nor
I I I I I I I I I
Q.8 - - - - .J _ - - - - l. - - - - - 1 - - - - - .J _ - - - - L - - - - - 1 - - - - - .l - - - - - L - - - - .J _ -
'
I I I I I I I I I
--------------------------------------------- ---------
1 I I I I I I I I
0.2 I
1
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I I
I
N
E [e m a x ] = L et
h= l
m ax
m = 1 7 000 kg
d2
o�
30
o�
30
o � 3 50
30
m = 1 7 000 kg
d1
o�
30
o�
30
500
o�
30
3 50
I I
3 .24 X 10"5
1.03
2 . 13 2 . . 13
Figura 3.9: le due forme modali del telaio (sopra) e (sotto) i momenti flettenti
associati a ciascuna di esse.
Ciascuna forma modale è in effetti una deformata della struttura, come rap
presentato nella figura 3.9, e perciò ad ogni forma modale è associato un diagram
ma delle caratteristiche della sollecitazione: sforzo normale, taglio e momento
flettente. Quindi nel seguito indicheremo con Nh , Ty , h e Mx , h rispettivamente lo
sforzo normale, il taglio ed il momento flettente associati a cp < h ) .
La matrice delle masse condensata risulta diagonale e pari a:
M = [� �] · 17 000 kg
per cui la massa totale della struttura risulta Mtot = 34 000 kg ; i coefficienti di
partecipazione modale delle due forme modali risultano:
= cp ( l ) ,t M T ::::;; 168.55
{ Pl 2 ,t
P 2 = cp < ) M T ::::;; 74.76
2.5e-D1
2e-D1
·-
1.5e-D1
...
le-DI
5 e - D2
per io do T [s]
De DO
o 0.5 1.5 2.5 3.5 4
{ l , m ax = P l Sd(T1 ) � 1. 186
a
a 2 , m ax = P2 Sd(T2 ) � 0.062
Se ad esempio vogliamo calcolare lo spostamento massimo del secondo piano,
bisogna calcolare il contributo di ciascuna forma modale a tale spostamento, vale
a dire
d ( l ) - a 1 , m ax 'P 2( l ) �
� 8 , 49 mm
{ 2( 2 <2) �
d2 ) - - a 2 , m ax 'P 2 � - o . 17 mm
Come si vede, d�2 ) risulta negativo, in accordo a come è stata scelta la seconda
forma modale (vedi anche la figura 3.9 a pagina 1 4 3 ). Quindi è chiaro che si tratta
di un minimo per il contributo dato dalla seconda forma modale allo spostamento
del secondo piano; nel semiciclo successivo tale contributo, oscillando intorno allo
zero, cambia di segno fino a raggiungere il massimo, che vale 0 . 17 mm, e che
rappresenta il valore corretto da combinare con il contributo della prima forma
modale (già di per sé positivo).
Per combinare i due contributi bisogna valutare il rapporto fra i periodi delle
due forme modali, che risulta /3 12 = T2 /T1 � 0 . 301; quindi la circolare permette
di utilizzare la formula SRSS che porge
/31 2 =
T1
� 3.318 P1 2 =
s e /31 /
3 2
2
� 0.0052
T2 (1+ /31 2 ) [4 ç 2 /31 2 + (1 - /31 2 )2 ]
dove è stato ipotizzato un coefficiente di smorzamento ç = 0.05 per ambedue le
forme modali.
Quindi, per lo spostamento del secondo piano si ottiene
Dunque in questo caso non ci sono differenze con la formula SRSS valutan
do lo spostamento al centesimo di millimetro. Per quanto riguarda il momento
flettente, si ottiene
1
Mx, m ax = (Mx,( m) ax )2 + (Mx( 2, m) ax )2 + 2 P1 2 Mx,( 1m) ax Mx,( 2m) ax � 33.02 kNm
M = [� �] · 17 000 kg
e le due forme modali, normalizzate rispetto alla matrice M delle masse, risulta-
no t
t
cp ( l ) = 10 - 3 · (2.759 7. 156) ; cp C 2 ) = 10 - 3 · (7. 156 -2.759)
Inoltre, è già stato determinato lo spettro di risposta in termini di accelerazio
ne in corrispondenza dei due periodi propri (nel seguito si omette per semplicità
la dipendenza dallo smorzamento ç, supposto pari allo 0.05 per tutte le forme
modali):
T1 = l/v1 � 0 . 377 s ::::} Sa (T1 ) � 0 . 199 g � l .955 m s- 2
{
T2 = l/v2 � 0. 114 s ::::} Sa (T2 ) � 0. 260 g � 2.550 m s- 2
Infine, i due coefficienti di partecipazione valgono:
{ P1
= cp ( l ) ,t M T � 168.55
P2 = cpC 2 ) ,t M T � 74.76
Quindi, i due sistemi di forze statiche equivalenti alle due forme modali del
telaio risultano
f ( l ) = P1 Sa (T1 ) M cpC l l � ( 15 . 45 40.09/ kN
{ (2
f ) = P2 Sa (T2 ) M cp C 2 ) � (23.20 -8.94) t kN
T1 = C1 H 3 / 4
guente:
(3. 13)
dove H è l'altezza della costruzione, in metri, dal piano di fondazione, e:
• C1 = 0.085 per costruzioni con struttura a telaio in acciaio;
• C1 = 0.075 per costruzioni con struttura a telaio in calcestruzzo armato;
• C1 = 0.050 per ogni altro tipo di struttura.
L'entità delle forze statiche equivalenti si ottiene dall'ordinata dello spettro
di progetto corrispondente al periodo T1 e la loro distribuzione sulla struttura
segue la forma del modo principale nella direzione in esame, valutata in modo
approssimato.
Indichiamo quindi con c.p la forma modale principale della struttura, con T =
T1 il suo periodo, con ç il coefficiente di smorzamento e con p il suo coefficiente
di partecipazione modale; per semplicità, viene omessa nel seguito la tilde che
indica che la forma modale non è stata necessariamente normalizzata rispetto
alla matrice delle masse.
Se andiamo a calcolare il sistema di forze statiche equivalenti alla forma
modale c.p , questo risulta
f = p Sa (T, ç ) M c.p
Le componenti di questo sistema saranno forze (in corrispondenza dei gradi
di libertà traslazionali) e momenti (in corrispondenza dei gradi di libertà rota
zionali); in particolare, le forze saranno dirette nella stessa direzione dei gradi di
libertà traslazionali, di modo che se d h è un grado di libertà traslazionale, allo
ra Th corrisponde al coseno dell'angolo formato dalla direzione del sisma con dh
stesso, altrimenti è nullo. Di conseguenza, il prodotto fh Th viene ad indicare:
• se dh è una traslazione, fh Th è la proiezione di fh sulla direzione del sisma;
• se dh è una rotazione, Th è nullo e quindi fh Th = O
1 0 UEurocodice suggerisce l'utilizzo del rapporto di Rayleigh per la stima del periodo fondamentale
della struttura; la forma modale può essere, in questo caso, approssimata come specificato nel seguito
del paragrafo
3 . Dinamica sismica 1 49
La risultante delle forze statiche equivalenti nella direzione del sisma vale
quindi
N
R= Lf h Th = rt 7" = p Sa (T, ç ) c.p t M 7"
h= l
essendo M = M t ; sostituendo l'espressione del coefficiente di partecipazione
modale nell'espressione trovata, si ottiene che
(c.p t M T )2
R= S (T, ç ) = Sa (T, ç ) m e f f
c.p t M c.p a
dove m e f f è la massa partecipante della forma modale c.p. Questa relazione rap
presenta l'estensione ad una struttura a più gradi di libertà della relazione ( 3.1)
già vista per strutture ad un grado di libertà; quindi, la risultante del sistema
di forze statiche equivalenti può essere vista come la forza statica equivalente
relativa alla massa efficace della prima forma modale.
La NTC permette di stimare la risultante R con la relazione
w
R = ,\ - Sa (T, ç )
g
dove W è il peso complessivo della costruzione e g è l'accelerazione di gravità; ,\
a dire,
/h = Ph R
1 1 il parametro Te è definito dalla NTC in dipendenza del sito dove sorge la struttura esaminata.
1 2 come del resto viene specificato dalla circolare.
1 50 Elementi di Dinamica delle Strutture
Ph
fh
=-
R
= I:Nf= i Mhk 'P k
I: i , j = l Mij Ti <;?j
L'espressione precedente può essere semplificata nel caso in cui la matrice
delle masse sia diagonale, come nel caso della matrice a masse concentrate;
in tal caso, si ha che la componente da applicare all'h-esimo grado di libertà è
determinata dal coefficiente di ripartizione
<p h = C Zj cos a h = C Zj Th
{ 'P k = C Zj cos a k = C Zj Tk
<p i = C Zj cos a 1 = C Zj T1
Figura 3.11: il nodo j-esimo, cui è associata una massa m1 e i suoi i tre gradi di
libertà traslazionali.
Li= l
Mii Ti 'Pi = L m1 [ Th (j ) 'f' h (j ) + Tk (j ) 'f' k (j ) + T! (j ) 'f' l (j ) ] =
j=l
dove nell'ultimo passaggio è stata sfruttata la proprietà dei coseni direttori se-
condo cm. Th2 (j ) + Tk2(j ) + Tl2(j ) = 1; per quanto nguar
. . 1· 1 numeratore d'1
Ph , si può notare che Mh h è la massa m1 del nodo j cui è associato il grado di
da mvece
fh =b = fJ rh
COS lth
{ fk = /j = /j Tk
COS Ctk
!i = /1 cos a 1 = /1 T1
1 52 Elementi di Dinamica delle Strutture
Esempio
Prendiamo in considerazione un telaio piano come quello raffigurato nella figu
ra 3.12 con le seguenti caratteristiche:
1. sia classicamente smorzato;
2. le travi ed i pilastri possano essere considerati inestensibili assialmente;
3. l'equazione del moto sia stata condensata staticamente;
Sotto queste ipotesi, i gradi di libertà sono gli spostamenti orizzontali d h (t)
dei vari orizzontamenti.
In base alla normativa ed alle considerazioni esposte nel paragrafo preceden
te, la risultante delle forze trasversali è valutabile in
0.9
O.&
d i p iani
o
0.7
2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
t
{p = (<,:,=t M tTM)/(<T,:,t M cpt )M= cp1/(3= H10)m/3
cp = (H 2 H 3 H 4 H) :::;, m e tt (cp )2 /(cp )
é = m e Jt/ Mto t = 5/6 ::::;; 0.83
Le sommatorie valgono
t 2 N (N
t j = N0 (N + l) j = 0 0
+ 1 (2 N + 1)
0
; e �
j=l j= l
3 N0 + 1
2 2 N0 + 1
-- -- -- -- --
Figura 3.1 4 : due telai shear-type; quello di sinistra è un telaio classico, quello di
destra non lo è.
3 . Dinamica sismica 1 55
ed h è la sua lunghezza;
• nel caso in cui un'estremità (non importa se è quella superiore o quella
inferiore) del pilastro è collegata mediante una cerniera all'orizzontamento
corrispondente (illustrato al centro nella figura), e l'altra è incastrata, è
necessario applicare una forza trasversale in testa al pilastro pari a f =
3 EJ 8/h 3 , con lo stesso significato dei simboli;
I (6 ;; I h 2 ) 3
l�WA�� ...........__
( 1 2 EJ I h 3 ) 8
di un drift di piano 8.
Figura 3.15: le reazioni che nascono nei pilastri di un telaio shear type per effetto
all'ultimo piano:
j= l
dendo come centro di riduzione la sezione A di mezzeria del primo pilastro (vedi
Infine, è conveniente costruire l'equazione di equilibrio alla rotazione pren
la figura 3.17 a pagina 15 8), poiché rispetto a questo punto tutti gli sforzi di taglio
nei pilastri hanno momento nullo; si ottiene quindi che
j= l j=l k=m
Il
fvo
---1...
� F============�-....----....... ......_..____t-i
Il
ÒNo
i Il
i Il
i Il
i
. .. �===========•------_. ......______.....
fvo- I i
Il
I I
- · - · - · -'I · - · - · - · -·-·-
I I
i I
I
L... - · - · - ·
·· -
- ·· -
- ·· -
Il
Figura 3.16: i gradi di libertà del telaio, i drifts di piano ed il sistema di forze
trasversali
L..., kp( ,j ) l Um
( m ) = k ( m ) u'
TP,J m = Tm
P,J m -'-
--,, [� J:
J=l
1 58 Elementi di Dinamica delle Strutture
Si ottiene che:
. Il.
Il
... Il
Il
· - · - - Jr11
·-·-·-·v- - - · - · - · - - -- ·· -- ·· -- ·· --
I ·-·-·-
11
fm+ l
hNo - l ...
r Il
11
fm
L
hm+I r ... ..
p iano
:1 �
i- . - M ( m � (m t · i?-:::;�- Mpt!;;p
�- ·-·-·-
M
pi p2 (M) p, Np- 1 ,N
"N",( m )
91
l
1 p l � 2,-----J '1/r 1"N",p,Np-1
N, · )
f Np-1
,,__����� / Np
t=
(m
) _l
'
Np, Np
(m )
l
•
Figura 3.17: lo schema statico per imporre l'equilibrio della parte superiore del
telaio
3 . Dinamica sismica 1 59
MP,J = 3 EJ 5m / (2 h 2 ) '·
- se i pilastri sono incastrati ad un'estremità e incernierati nell'altra,
(m)
-·-
·-
ii -Tp· -,1Vp-· 7l · - · -
-·-·-
· ·rr · ,
/I I I
I I I
- - - L. - - ...J.L - - - -' - - - -I
Il I
I ii . - . - . - . - . - . - . IL . - . - . - . - . -
- . - . - . - . -' . - . - . - . - . -ir
Figura 3.1 8: l'equilibrio alla traslazione orizzontale della parte superiore del
telaio
1 60 Elementi di Dinamica delle Strutture
In questa sede interessa indicare due formule assai semplificate13 che permet
tono di stimare almeno l'ordine di grandezza dello sforzo normale nei pilastri, nel
caso ci siano più di 2 pilastrate nel telaio.
Rimuovendo temporaneamente l'ipotesi di inestensibilità assiale dei pilastri,
e considerando la parte del telaio superiore alla sezione considerata infinitamen
te rigida, riferendosi alla figura 3.19 a fronte, è chiaro che, essendo l'allungamen
to delj-esimo pilastro lineare con la sua distanza lj dal primo pilastro a sinistra,
anche gli sforzi normali variano linearmente con la stessa distanza; quindi per il
pilastro j-esimo si può scrivere che
NP(,mJ ) = A + BlJ·
I: f,; 1 A + B lj = O
{
Mm + I: f,; 1 (A + B lj ) lj = O
Nv A + B I: f:'. 1 lj = O
A I: f,; 1 lj + B I: f,; 1 ZJ = - Mm
{
Il
H,,m
Il (m)
(m m-es1mo
· v ,·-· - · -
Np ��L'
N,(m)
p, t È l
-ì
_JNp ,2 · ·
(m )j/
/I
Il
Mp ,Np- 1
(111) (m)
Mp,Np
11 z��
p-- l���-
1, /Np
Il
Figura 3.19: l'equilibrio alla traslazione verticale e alla rotazione della parte
superiore del telaio.
Se si riconsidera l'equazione del moto di una struttura MDOF sotto sisma ( 3.3)
che qui ripetiamo per semplicità
• il quarto termine è il lavoro esterno fatto dal sisma e quindi l'energia im
messa nella struttura nell'intervallo di tempo dt:
Qiundi, la variazione di energia totale è pari alla differenza fra il lavoro delle
forze (sismiche) esterne e l'energia dissipata.
Basandosi su questo importante risultato, le strategie antisismiche si possono
suddividere un due grandi gruppi:
3 . Dinamica sismica 1 63
Nella stessa figura, a destra, viene mostrato come si modifica lo schema strut
turale: alla base dei pilastri vengono inseriti degli speciali dispositivi di appoggio
caratterizzati da un'elevata rigidezza assiale e una rigidezza allo spostamento
orizzontale più modesta. Le basi dei pilastri vengono inoltre collegate da una
trave per far sì che subiscano ambedue lo stesso spostamento vi(t ). Lo sposta
mento del traverso è chiamato invece ui (t ). Il sistema di isolatori è quindi carat
terizzato da una massa trascurabile, da una rigidezza complessiva ki e da uno
smorzamento viscoso complessivo ci .
1 64 Elementi di Dinamica delle Strutture
u (t) u /t)
Figura 3.20: a sinistra, il portale non isolato; a destra, lo schema del portale
isolato alla base.
Come vedremo, la rigidezza del sistema di isolatori ki deve essere molto mi
nore della rigidezza kp , per cui la condizione di Caughey-O'Kelly viene (quasi)
verificata se lo smorzamento del sistema di isolatori è anch'esso molto minore
dello smorzamento cp della sovrastruttura. Ciò autorizza, con la dovuta cautela,
ad un'analisi modale.
Calcolando gli autovalori >. delle matrici K e M, si ottiene un polinomio
caratteristico pari a
3. Dinamica sismica 1 65
(1 + µ ) kp + ki =f JK
À 1 , 2 = ----'----- -
2µm
dove
2
� = k; µ2 + 2 kp (kp - ki ) µ + (kp + ki )
Al denominatore si può raccogliere a fattor comune il termine kp ed indicando
con w5 = kp /m la pulsazione propria del sistema non isolato e con li = ki /kp il
rapporto fra le due rigidezze, si ottiene
"\ 1 ,2 = Wo2
l + µ + 1i =f v8
2µ
dove
8 = 2 = µ 2 + 2 (1 - li ) µ + (1 + li )2
�
kp
Per determinare la prima forma modale, associata a >. 1 , è necessario risolvere
il sistema
(K - >. 1 M ) <p ( l ) = O
Svolgendo i calcoli, si trova
È interessante notare che il drift di piano (in questo caso, la differenza ui - vi)
associato alla forma modale vale
1 ( 1 ) = 1 - µ - 1 - li + V<5 = µ + 1 + li - V<5 = À 1
'P 1( ) - 'P 2
2µ 2µ 2
Wo
Al diminuire della rigidezza del sistema di isolatori la pulsazione fondamen
tale (w1 = J:Xi) diminuisce e la forma modale tende ad un vettore costante:
li --+ 0
8 --+ (1 + µ )2
{
l-----+------1
d3 I-----+-----,
d3
d2 d2
l-----+------1 I-----+-----,
d1 d1
l-----+------1 I-----+-----,
e = (-cP O o/ ; k = (-kp o o/
dove i termini cp e kp sono relativi allo smorzamento ed alla rigidezza dei pilastri
che sorreggono il primo orizzontamento.
Al diminuire della rigidezza ki del sistema di isolatori la struttura, quando
viene investita da un sisma in direzione orizzontale, tende sempre più a rimanere
ferma rispetto alle stelle fisse. Questo vuol dire che, se ci si pone solidali con il
terreno, si vede la struttura in elevazione muoversi sempre più come un blocco
rigido, con uno spostamento sempre più simile all'opposto dello spostamento del
terreno rispetto alle stelle fisse.
In effetti, al diminuire della rigidezza degli isolatori, la prima forma modale
diventa sempre più simile ad una traslazione rigida della struttura in eleva
zione ed il suo coefficiente di massa partecipante tende all'unità. Dal punto di
vista sismico è un comportamento ottimale perché le forme modali superiori sono
sempre meno coinvolte dal moto sismico, e le deformazioni (e di conseguenza le
sollecitazioni) nella struttura diminuiscono sempre più.
Il problema sorge quando si va a considerare la risposta strutturale ad al
tri carichi esterni, come ad esempio il vento: una rigidezza troppo blanda del
sistema di isolatori induce, in caso di vento. spostamenti troppo grandi della
struttura rispetto al terreno, e di conseguenza problemi di collegamento degli
impianti (adduzione di acqua, energia elettrica, scarichi in fognatura etc.).
La progettazione ottimale di un sistema di isolatori deve prevedere la limi
tazione degli spostamenti strutturali sotto altri tipi di carico, e quindi ricercare
un compromesso fra l'esigenza di mitigare le sollecitazioni in caso di sisma e gli
spostamenti in caso di vento.
f(t) u(t)
m
L'idea di Frahm, ripresa da Den Hartog nel suo libro14 , consiste nel rendere la
u o=
kd - m d w2
kd
vo= ( 1 - 2ww ) v o
2
dove wd = Jkd /m d può essere vista come la pulsazione propria della massa
smorzante (considerata isolata). Sostituendo la relazione trovata nella prima
equazione, si ottiene che
[ (k + kd - m w2 ) ( 1 - :; ) - kd] v o = fo =*
'* [ ( + _ 7 w2 ) (
1 :
d
1 _ :; ) _ d
: ] Vo
!o
=k
U st
( 1 - :; )
Vo = ------------- U st
Uo = --------�----
(l + k
2 2
_ w)
d (l _ w ) _ k d (l+ k 2
d
2
_ w) (l _ w ) _ k d
k w5 w� k k w5 w� k
Dall'ultima relazione è chiaro che, se wd = w, l'ampiezza u0 delle oscillazioni
della massa m si annulla.
L'applicazione strutturale.
necessario che la forzante fosse applicata alla sola massa m e che fosse armonica
Il dispositivo di Frahm aveva due inconvenienti principali: per prima cosa, era
essere efficace non solo per eccitazioni armoniche, ma anche per eccitazioni come
il sisma e il vento, caratterizzate da componenti a varie armoniche.
Considerando ancora un sistema a due gradi di libertà come quello mostrato
a destra nella figura 3.22, ma mettendo in conto anche lo smorzamento proprio
del portale c e quello del collegamento fra il portale e la massa smorzante cd , le
equazioni di moto possono essere scritte in forma vettoriale come segue:
M d + C d + K d = -M -r a9 (t)
dove d(t) = [ud(t) vd (tt e le matrici sono definite da:
M= [
m O
O md ]
; C= [
c + cd -cd
-Cd Cd ] '
_ k + kd
. K- [
-kd
16
; 'T
=
G)
Seguendo le indicazioni fornite da Rana e Soong , si considera un coefficiente
di smorzamento çd per il collegamento fra massa smorzante e portale pari a
3µ
çd = çd ,opt =
4 ( 1 + µ) (2 - µ)
::::} Cd ,opt = 2 çd ,opt V kd m d
dove µ = m d /m.
dove
H o(o: ) = e o: = : ; wo = l'f
1 - o: 2� 2 i ,f oo: o
k + kd - m w2 + i (cd + e ) w
= [
-i cd w - kd
( 3.17)
dove
EFFETTO D EL T :\ ID
12
II Ho( n ) ) II : senza T MD
:;:_: 1 0
e II H 1 ( n ) ) II : n. = rrno
II H 1 ( n ) ) II : e,. =
0 . 9-l
II H 1 ( n ) ) II ; 0,1 = D . !J ,'
Riferendosi per esempio alla figura 3.2 4 a fronte, si può dire che, se M, C e K
sistema ad un solo grado di libertà viste fin qui.
sono le matrici della struttura senza il TMD, allora le matrici della struttura con
il TMD applicato all'r-esimo piano risulteranno
17 L'edificio, situato nel centro di Manhattan a New York, fu costruito nel 1977, è alto 279 m ed è
dotato, al 59 piano, di un TMD in calcestruzzo armato a due gradi di libertà di massa pari a md =
373 000 kg, che fornisce un rapporto µ = 2%.
18 Costruito a Tapei, Taiwan, ed inaugurato il 31 dicembre 2004, è alto 508 m e pesa circa 700 000 t;
C1 , 1 C1 ,r C1 ,N o
Md = [
� �J Cd =
C1 , 1
CN, l
Cr,r + Cd
CN,r
C1 ,N
CN,N
-cd
o
o -Cd o Cd
e infine
K1 , 1 K1 ,r K1 ,N o
Kd = K1 , 1 Kr,r + kd K1 ,N - kd
<p ( i ) a i (t)
(
dN+1 (t) )
d(t) =
dove cp < i ) è la i-esima forma modale della struttura senza il TMD; quindi, le due
equazioni di moto risultano (rispettivamente per la forma modale e per il TMD)
mi = cp ( i ) , t M cp ( i )
dove
; Ci = cp ( i ) ,t e cp ( i ) ; ki = cp ( i ) , t K cp ( i )
Se la forma modale viene normalizzata in modo tale che rp�i ) = 1 allora
Il termine h [d(f) + l;d , d(f) + 8d] può essere sviluppato al primo ordine, data la
piccolezza del modulo degli incrementi 8d e l; d ; per chiarezza si può calcolare lo
sviluppo in componenti, ottenendo, per la generica funzione componente h i
(4.5)
che sostanzialmente è una forma linearizzata dell'equazione di moto; bisogna
tener presenta che in quest'ultima espressione tutte le grandezze coinvolte di
pendono dal tempo, all'infuori della matrice delle masse M; quindi, le matrici di
rigidezza e smorzamento tangenti devono essere costantemente ricalcolate, ma
le procedure numeriche che derivano da questa linearizzazione permettono co
munque una semplificazione drastica della soluzione dell'equazione di moto non
lineare.
Non esiste una teoria completamente generale che permetta di affrontare lo
studio del comportamento dinamico di un sistema non lineare, come invece suc
cede nel caso dei sistemi lineari: ogni equazione è un caso a sé stante e non
è assolutamente detto che si possa determinare la soluzione dell'equazione del
moto in forma chiusa.
I tipi di non linearità che verranno affrontati sono quelli che si incontrano più
spesso nei problemi di ingegneria civile: quindi, non linearità che si riscontra
no spesso in problemi di grandi spostamenti e di comportamento non lineare dei
materiali costituenti una struttura, come pure non linearità derivanti dall'impie
go di dispositivi per la mitigazione delle vibrazioni strutturali, come controventi
dissipativi, isolatori a scorrimento, con leghe a memoria di forma oppure ad alto
smorzamento con nucleo in piombo.
Il capitolo verrà quindi iniziato con una rassegna, che non vuole e non può
essere esaustiva, dei principali tipi di non linearità nei problemi di dinamica
strutturale.
4. Cenni a sistemi non lineari 1 77
1 Gli spostamenti e le deformazioni possono essere piccoli da due diversi punti di vista. Si parla
di spostamenti piccoli geometricamente se le rotazioni (ad esempio quelle delle linee elastiche delle
travi, o delle piastre inflesse) possono essere confuse con le loro tangenti ed i loro seni, e comunque
se è possibile utilizzare il tensore delle deformazioni infinitesime, mentre si parla di spostamenti
piccoli staticamente se la configurazione deformata di una struttura può essere confusa con quella in
deformata, e cioè se è possibile scrivere le equazioni di equilibrio della struttura nella configurazione
indeformata senza errori apprezzabili.
2 Tutti i materiali presentano un limite di deformazione entro il quale il legame costitutivo è più
o meno lineare; superato tale limite, il discostamento dalla linearità varia a seconda del materiale
considerato.
1 78 Elementi di Dinamica delle Strutture
E,A
FOR ZA DI R ICHIA:i.IO
l e - ()2
S e - ()2 le-01
L
I.I-
h(u)
EA = (:2 �L );;
- l e - 02
m.
Figura 4.2: la forza di richiamo in funzione dell'abbassamento subito dalla massa
massa m risulta
tura mostrata nella figura 4.3 a fronte; in questo caso l'equazione di moto della
m u + c u + ki [1 + s !1 (if] u = f(t)
r
4. Cenni a sistemi non lineari
E.A
C t:,,j k,
U2 U2
Figura 4.3 : l'oscillatore precedente a cui è stato aggiunto una molla ed uno
smorzatore, ambedue lineari.
E, A
+---- L 3 f L3 D 3 --------,'
_t_ r
7�
curvatura delle superfici entro cui è racchiusa la sfera, a fronte dello spostamento
1 80 Elementi di Dinamica delle Strutture
V V
y (u/2 ), pari alla metà dello spostamento verticale v della struttura soprastante.
si sposta in orizzontale della quantità u/2 e di conseguenza si alza della quantità
elastica e non lineare, con costante elastica dipendente dallo spostamento u e pa
essere modellato come un appoggio verticale collegato con una molla orizzontale,
ri a k(u). È chiaro che si sta trascurando l'innalzamento solo per quanto riguarda
dell'energia potenziale della reazione. Deve essere inoltre ben chiaro che i ragio
namenti qui esposti sono approssimati, e valgono soltanto se la curvatura delle
superfici d'appoggio è bassa, come del resto si verifica nei sistemi correnti.
La determinazione della forza esercitata dalla molla non lineare può essere
condotta da un punto di vista energetico: in altre parole, la deformazione nel
la molla deve indurre un accumulo nella stessa di energia di deformazione pa
ri all'aumento dell'energia potenziale della reazione a causa dell'innalzamento
u u
cJ> = l k(x ) x dx ::::} 1 k(x ) x dx = � W = F v = 2 F y (u/2 )
u
y (u/2 )
k(u )u = F y ' (u/2 ) k(u ) = F '
u
y (u/2 )
y (x ) = c x 2 ::::} k(u ) = F ' = cF
u
2 4
)
y' (u/2 )
y (x ) = c (x + 2 'lj! x ::::} k(u ) = F = c F (l + 'lj!u2 )
3 P. S. Harvey Jr, H. P. Gavin, "The nonholonomic and chaotic nature of a rolling isolation system",
Joumal of Sound and Vibration 332, 3535-355 1, 2013; DOI 10. 1016/j .jsv.2013.01 .036
1 82 Elementi di Dinamica delle Strutture
- 4e - ()2 4e-02
sp ost amento n
Figura 4.6: un tipico ciclo di isteresi osservato durante una prova di carico in cui
lo spostamento del sistema viene fatto variare ciclicamente.
Tutti i materiali presentano una zona più o meno estesa del legame tensioni
deformazioni entro la quale il legame stesso può essere considerato, almeno ap
prossimativamente, lineare. Quando però le deformazioni crescono eccessiva
mente (e talvolta non è neanche necessario uscire dal campo dei piccoli sposta
menti) tale linearità si perde ed il legame inizia ad essere non lineare.
Le strutture nelle quali uno o più componenti strutturali oltrepassano il limi
te di elasticità del materiale che li costituisce presentano quasi sempre un com
portamento isteretico, caratterizzato da un legame forza-spostamento (o equiva
lentemente tensione-deformazione) in cui il percorso di scarico non coincide con
quello di carico. Questo tipo di comportamento permette alla struttura di dis
sipare una certa quantità di energia, in relazione all'area racchiusa dal ciclo di
carico e scarico.
Già durante un sisma di media intensità le strutture oltrepassano general
mente il limite elastico del materiale, ma se il sisma non è particolarmente deva
stante il ciclo di isteresi che si instaura nella struttura permette la dissipazione
di una certa quantità di energia e ne impedisce il collasso.
Questa particolarità ha favorito l'inserimento nelle strutture di elementi in
cui già durante la fase di progetto si prevede il superamento del limite elastico,
per cui la capacità dissipativa della struttura aumenta drasticamente. Questo
fatto è estremamente utile nel controllo delle vibrazioni, siano esse causate dal
vento, dal sisma, o da altre cause.
Nel seguito del paragrafo verranno velocemente illustrati i dispositivi più
diffusi.
4. Cenni a sistemi non lineari 1 83
Appoggi elastomerici
Gli appoggi elastomerici sono costituiti da strati di acciaio alternati a strati di
elastomero; la presenza degli strati di acciaio impedisce eccessive deformazioni
trasversali della gomma quando l'appoggio viene caricato, aumentandone così la
rigidezza assiale.
Gli appoggi possono deformarsi in senso orizzontale (parallelamente agli stra
ti) e presentano, in questa direzione, rigidezze di 2 - 3 ordini di grandezza infe
riori a quella verticale, che rimane abbastanza alta in maniera da limitare al
massimo cedimenti verticali dannosi per la sovrastruttura. Per contro, grazie
ad una rigidezza orizzontale molto bassa si riesce ad aumentare a sufficienza il
periodo di oscillazione fondamentale della struttura in direzione orizzontale, che
a sua volta fa decadere lo spettro di risposta da considerare.
Sia gli appoggi semplici che quelli che presentano un nucleo in piombo (vedi
la figura 4.7) presentano cicli di isteresi, che sono più marcati per gli appoggi con
nucleo in piombo.
Gli isolatori elastomerici sono fra i dispositivi più utilizzati per l'isolamento
alla base degli edifici, ed in genere vengono combinati anche con dispositivi di ap
poggio a basso attrito, che presentano rigidezze orizzontali trascurabili. Questo
modo di operare aiuta a limitare l'eccentricità fra la reazione orizzontale degli
isolatori durante un moto sismico e la risultante delle forze d'inerzia della strut
tura soprastante, e di conseguenza a limitare moti torsionali indesiderati del
la sovrastruttura, e anche ad aumentare ulteriormente il periodo fondamentale
della struttura.
Figura 4.7: schemi degli isolatori elastomerici semplici (a sinistra) e con nucleo
in piombo (a destra).
Appoggi a scorrimento
Gli appoggi a scorrimento sono concettualmente simili agli appoggi a rotolamen
to: la differenza più importante consiste nella sostituzione della sfera o del ci
lindro rotolante con un elemento che scorre fra i due piatti del dispositivo che,
1 84 Elementi di Dinamica delle Strutture
t
struttura soprastante struttura soprastante
Dissipatori ad attrito
I dissipatori ad attrito sfruttano, come dice il nome, l'attrito fra due parti metal
liche e consistono in due o più elementi metallici, generalmente uniti mediante
bullonatura, che scorrono l'uno rispetto all'altro quando la forza applicata supera
una determinata soglia; le connessioni sono generalmente realizzate con piastre
dotate di fessure in cui i bulloni possono scorrere e le superfici di scorrimento
sono generalmente realizzate in acciaio/acciaio o acciaio/ottone.
Un giunto tipico è mostrato nella figura 4.9 nella pagina successiva: i due
profilati ad U con le asole costituiscono una parte di un controvento di un edificio
e vengono bullonati alla piastra centrale che è saldata agli altri due profilati, che
costituiscono l'altra parte del controvento. L'attrito, sviluppandosi sulle superfici
di contatto fra la piastra ed i due profilati ad U asolati, impedisce movimen
ti relativi fra le due parti del controvento fino al raggiungimento di un sforzo
assiale limite nei profilati, dopodiché le due parti del controvento si avvicina
no o si allontanano (in dipendenza dal segno dello sforzo assiale) mantenendo
approssimativamente costante la forza trasmessa.
4. Cenni a sistemi non lineari 1 85
Figura 4.9: l'esploso di un giunto ad attrito (per chiarezza non sono disegnati i
bulloni).
h(ù, u) = h(ù) = C ù 0
�
,..--- 50
::
-;: - 2 0 0 50 100 2 00
I I I I I I I I
'
spost am.cnto [rn.m]
- 150 - 1 00 -50 150
L -50 �
(4. 7)
o, in termini matriciali,
h(u) = k0 (1 + 'lj;u2 ) u
diventa
( 4.9)
dove la rigidezza iniziale k0 > O. In questo caso la rigidezza tangente assume
l'espressione kt = (1 + 3 'ljJ u2 ) k0 •
pure softening, a seconda che sia rispettivamente 'ljJ > O oppure 'ljJ < O. Nel
Il modello di Duffing, nel caso scalare ( 4.9), può essere di tipo hardening op
4 1 dispositivi a piolo e a falce di luna sono caratterizzati da rigidezze più modeste dei BRAD, per
cui sono per lo più impiegati nei ponti.
1 88 Elementi di Dinamica delle Strutture
caso vettoriale ( 4.7) bisogna invece controllare se la matrice \Jt è definita positiva
(hardening) oppure negativa (softening).
Mediante il modello di Duffing è possibile modellare, almeno approssimati
vamente, il comportamento di alcune strutture che subiscono grandi spostamen
ti geometrici, come è evidente da un confronto con le equazioni di moto delle
strutture rappresentate nelle figure 4.1 e 4.3 a pagina 179.
� l
- 1.5 -1 1.5
-2
kt = : k o [o: u+ (1 - o:) z] = k o [ o: + (1 - o: )
d
!: ]
Questo implica che:
1 90 Elementi di Dinamica delle Strutture
� 0.5
�- - 0. 5
-1
p <\rn rnet ro 110n l i 1 1e<\n\ = :./ 11,.1
- 1.5
Cido cli (
1.5
2 ( 11 - l)
I
I
I
-11 fJ.
-2 1.5
- 1.5
( = { 1 - 1 [( sign(v) - 1] } v
Il modello bilineare è stato generalizzato ai modelli multi-lineari, per i quali
si rimanda alla letteratura specializzata ed in particolare alla memoria di Suzuk i
e Minai5 .
- 6 e - 02 - 4e - 02 4e - 02 6e - 02
sp m,i arn.ento u
-30
Figura 4.15: I coefficienti angolari delle rette sono la rigidezza iniziale ki (linea
continua), quella finale k 1 (tratto-punto) e quella iniziale allo scarico ku (tratto
due punti); il cerchietto rappresenta il punto convenzionale di snervamento.
m ii + e u + k o [c m + ( 1 - a ) z] = f( t)
i u {A - l z l n [,B + 'Y sign(u ) sign(z )] }
{ = ( 4.12)
spostamento u del sistema e dallo spostamento fittizio z che viene utilizzato per
Come si vede, la parte non lineare della funzione di richiamo dipende dallo
z, data dalla seconda equazione del sistema ( 4.12), è marcatamente non lineare.
modellare il comportamento non lineare; infatti, la derivata rispetto al tempo di
4e - 02
---. 2 e - 02
.._ .
q
--�
---..
OeOO
- 2 e - 02
- 4e - 02
al valore iniziale A ù. In questa prima fase sia u che z crescono a partire dal
valori comparabili con un valore limite z la sua derivata è praticamente uguale
valore nullo e quindi sono positivi, come pure ù, per cui la derivata di z è
- = A - zn (/3 + "1 )
dz
du
l . S e - 02
�
/
"':::; /
/
c.:
....
n = l ;i
l e - 02 /
/
= :i
n= l
rl
-
S e - 03
oh dz
kt (ù, z ) = = k o [a + (l - a ) ] =
au du
dh l
rigidezza del sistema è
kJ = - = k oo:
du u>O
z=Z
Quindi, o: = k 1 /k o e, se A = 1, allora o: = k 1 /ki .
Il calcolo dello spostamento limite z può essere eseguito , se z = z è positivo e
la sua derivata si annulla con u crescente (e quindi u > O) si ottiene che
A
A - z n (/3 + 'Y ) = o ::::} z- V
/3 + ")'
È bene tener presente che ±z sono due limiti a cui z si avvicina sempre più
senza mai raggiungere.
tangente alla curva di primo carico nell'origine (di equazione h = ki u) e della ret
cerchietto nero nella figura in questione. Tale punto è l'intersezione della retta
giunto z, la retta passa dal punto {u , k0 [o: u + (1 - o:) z] }, per cui l'intersezione
fra le due rette è data dalla soluzione del sistema
h = ki u
{
h = k0 [o: u + (1 - o:) z] + k 1 (u - u)
Essendo o: k0 = k f e sostituendo la prima equazione nella seconda, si ottiene
infine che
ki U el = k o( 1 - o:) z - k f U el
dove ue1 indica lo spostamento (convenzionale) allo snervamento. Risolvendo
rispetto a ue1 si ottiene infine che
z
k o(1 - o:)
U el =
ki - k f
e, se A = 1 ::::} k o = ki , dall'uguaglianza o: k o = k 1 risulta che z = uel ·
1 96 Elementi di Dinamica delle Strutture
Relazioni fra /3, 'Y, n e ue l • Dal significato di z e dalla sua relazione con (3, 'Y e
n discende direttamente che
- n /A ki - kf
z=
V � = k (1 - a ) U l
o
e
per cui
/3 + 'Y = A [ k:(;:: ) U el]
-n
( 4.15)
Se A = 1 la relazione si semplifica in
Considerando che
A (1 - a ) ko = ki - k f
ki kf
ki - k u
/3 - 'Y = ue-l n ( 4.16)
-
abg = � ( :: = :; + 1)
Il valore di n deve essere determinato tenendo conto che regola la velocità
di transizione dalla fase elastica a quella post-elastica; purtroppo non sono di
sponibili relazioni che possano aiutare nella scelta di questo valore, per cui è
necessario procedere per tentativi oppure anche ottimizzarlo numericamente.
Cido cli (
'-..J 1 . 5
-2.5 -2 2.5
Ciclo elfot ti vo
Ciclo ide ale
- 1.5
dove fJ = /3 u�1 = /31 (/3 + "f ) = Ctbg e i = "f u�1 = "f / (/3 + "f ) = 1 - Ctbg ·
Il valore limite di ( (che indichiamo con () si ottiene ponendo la sua derivata
a zero, in modo che
tuale parte lineare della funzione di richiamo, per cui si fa riferimento all'equa
zione di moto
M d + C d + K d + h(d, d) = f(t) ( 4.1 8)
4. Cenni a sistemi non lineari 1 99
In realtà le risposte dei due sistemi non sono identiche: possiamo sperare che
siano molto simili, ma non saranno mai identiche. Quindi la relazione ( 4.20) non
si annullerà, ma sarà in genere una funzione (vettoriale) del tempo:
8 per non linearità di tipo asimmetrico si rimanda ad esempio all'articolo di P.-T. D. Spanos,
W.D. lwan, "Harmonic analysis of dynamic systems with nonsymmetric nonlinearities", Journal of
Dynamic Systems, Measurement, and Control, 101, 3 1-36, 1979.
200 Elementi di Dinamica delle Strutture
ll ez ll = ( f el (t) dt )
f e (t) d. dt = O
z 8 ::::} C1(j
n
) f d. d. dt + K f d d. dt = f h (d,. d ) d. dt ( 4.22)
j 8 ( )
1j
n
j 8 z 8
e anche
dove C1jn ) = d_;J - Czj e K1j ) = K1j) - Kzj - In pratica, se il sistema ha N gradi di
n
libertà, per ogni componente e 1 (t) (1 :,;; l :,;; N) si ottiene un sistema lineare di 2 N
equazioni (ottenute facendo variare s da 1 a N) nelle 2 N incognite C1jn ) e K1jn )
con 1 :,;; j :,;; N; i coefficienti del sistema lineare sono dati dagli integrali, estesi a
tutto un ciclo,
f d ds dt ; f d ds dt ; f d d dt
j j j 8 e f d d dt
j 8
f h (d. , d) ds dt
z e f h (d. , d) d dt
z 8
e anche
K1j( n ) f dj ds dt = f h1 (d,. d ) d dt8
Una complicazione è costituita dal fatto che la risposta del sistema, d(t) e
d(t), non è nota a priori ; a questo proposito possiamo ipotizzare che la risposta del
sistema lineare equivalente ne costituisca un'approssimazione soddisfacente, per
cui i coefficienti dei succitati sistemi lineari devono essere calcolati impiegando
negli integrali d ( e l (t) e d, ( e ) (t), che possono essere calcolate risolvendo l'equazione
del moto ( 4.19), e quindi dipendono dalle matrici che si stanno cercando, K ( e ) e
c (e) .
Tutto quanto detto suggerisce di impiegare un procedimento iterativo per la
soluzione del problema, che può essere impostato nel seguente modo:
1. impostare un valore iniziale arbitrario per le matrici K ( e ) e c ( e ) ; ad esem
pio, si può imporre che K ( e ) = K e c ( e ) = C;
2. determinare la soluzione a regime dell'equazione di moto ( 4.19), ottenen
do un'espressione o comunque una storia temporale per i vettori d ( e l (t) e
d, ( e ) (t);
3. risolvere i sistemi lineari ( 4.22) e ( 4.23 ) per determinare K ( n ) e c ( n ) ;
4. determinare le nuove stime K ( e ) = K + K ( n ) e c ( e ) = C + c ( n ) ;
5. se le nuove stime delle matrici del sistema lineare equivalente sono mol
to diverse da quelle precedenti, si torna al passo (2) e si itera; altrimenti
il procedimento è concluso ed i parametri K ( e ) e c ( e ) sono stati trovati,
unitamente alle espressioni di d C e ) ( t) e d. ( e ) ( t).
A ce = f i.t 2 dt ; A c k = Ak c = f u i.t dt e A kk = f u2 dt
e i termini noti da
f u i.t dt = f u du = O
si ottiene che
- �----
f h(i.t, u)i.t dt
f i.t 2 dt = f h(i.t, u)i.t dt cn -
f iJ, 2 dt
Cn ::::} ( 4.2 4)
e
f h(i.t, u) u dt
kn f u2 dt = f h(i.t, u) u dt kn =
f u2dt
::::} ( 4.25)
rappresenta il lavoro fatto dalla forza di richiamo non lineare in un ciclo e quindi
l'energia dissipata.
Quindi, lo smorzamento equivalente ce è dato dallo smorzamento proprio c del
S.N.L. dato, aumentato del termine cn che permette una dissipazione ulteriore
pari a quella data dalla funzione non lineare h( i.t, u) .
In buona sostanza, i due sistemi dissipano la stessa quantità di energia
in un ciclo.
Se poi la forzante è armonica, la risposta del S.L.E. sarà armonica con lo
stesso periodo; quindi se f(t) = f cos(w t) , la risposta del S.L.E. sarà data da
u(t) = u cos(w t - </>)
{
i.t(t) = -u w sin(w t - </>)
dove
essendo
çe = Ce / (2 � ) , a = w/we e W e = ,Vke /m
4. Cenni a sistemi non lineari 203
m u + c ù+ k u+ h(ù, u) = -m a9 (t)
messa nella forma
( 4.26)
dove a9 (t) è l'accelerazione del suolo.
In questo caso è necessario fare qualche considerazione preliminare: facciamo
riferimento alla figura 4.19, dove sono tracciate la trasformata di Fourier A 9 (w)
dell'accelerazione del suolo registrata durante il terremoto di Kobe e quella dello
spostamento U(w) subito da un sistema SDOF lineare. Le due trasformate sono
legate dalla funzione di trasferimento H(w) .
Per un sistema lineare equivalente le cose non cambiano, ed è quindi pos
sibile definire una funzione di trasferimento He (w) che lega le trasformate di
Fourier dell'accelerazione del suolo e dello spostamento ue (t) del S.L.E. mediante
12
4
p u l<;az.io ue w [rad /8
o ...j.J........��...,.;.�...l!l!iq&t������,!.l!!l��--......�---.-�i o
-150 -120 -80 -40 o 40 80 120 150
S POS TA�IE:,,JTO
l.5e-Dl
· .,.._
�
/.
;;post ame nto u( l j
le-DI
.
5 e - D2
OeOO
- s e - 02
....
r.;
- le-01
- l.Se-01
Figura 4.20: Una finestra di 5 secondi dello spostamento subito sotto sisma da
un sistema lineare e del suo inviluppo.
la relazione
Ue (w) = He (w) F(w)
Il sisma rientra nelle cosiddette azioni a banda larga, vale a dire che la tra
sformata di Fourier dell'accelerazione del suolo assume valori ben diversi da zero
su un ampio intervallo di frequenze. Quando si va a moltiplicare per la funzio
ne di trasferimento He (w), il risultato è la trasformata dello spostamento Ue (w),
che al contrario mostra valori significativi in un intervallo molto stretto di pul
sazioni, centrato intorno alla pulsazione propria del sistema we = Jk e /m (vedi
la figura 4.19 nella pagina precedente).
Per questa ragione è spesso possibile modellare la risposta sismica di un si
stema lineare come un'armonica di pulsazione we moltiplicata per un'ampiezza
A(t) che varia più lentamente nel tempo:
Facendo riferimento alla figura 4.20 si può notare che generalmente è possi
bile descrivere la risposta di una struttura ad un sisma come una serie di cicli,
per cui è possibile estendere i risultati del paragrafo precedente anche al sisma.
Il metodo di Newmark e Rosenblueth per determinare un'approssimazione
Ce (a ) Ce (a )
çe (a ) = =
2 m we 2Jm k e (a )
e di conseguenza, il coefficiente di smorzamento effettivo viene calcolato come
media pesata di tutti i possibili coefficienti di smorzamento:
A A
ç o = { w(a ) çe (a ) da = � { w(a ) � da ( 4.2 8)
lo 2v m l o k e (a )
Ad esempio, spesso si sceglie w(a ) = 1/A. Questo approccio è particolarmen
te utile quando si dispone delle espressioni degli spettri elastici di risposta: il
procedimento si articola nelle seguenti fasi:
1. si ipotizza (più o meno arbitrariamente) un valore di tentativo per k e e ce e
in base a questi si calcola il periodo proprio e il coefficiente di smorzamento
dell'oscillatore;
2. in base al periodo proprio ed al coefficiente di smorzamento si calcola lo
spettro di risposta in termini di spostamento, che dà un'approssimazione
dello spostamento massimo A subito dal sistema;
3. mediante le relazioni ( 4.27) e ( 4.2 8) si determinano le stime aggiornate del
periodo proprio e del coefficiente di smorzamento;
4. se le stime aggiornate differiscono più di una determinata tolleranza da
quelle precedenti, si torna al punto (2) precedente, altrimenti il procedi
mento è arrivato a convergenza e quindi concluso.
1
ii = --;:=======
J(ke - m w2 )2 + c w2
La soluzione iterativa del problema prevede, come già detto, di fissare un va
lore di innesco per k e (ad esempio si può porre ki0 ) = k0 ) e determinare un valore
per u, che permette a sua volta di aggiornare la stima di k e fino alla convergenza.
Se invece la forzante è il sisma, l'equazione di moto è
m ii + c it + k0 (1 + 'lj; u 2 ) u = -m ag (t)
tenendo presente che, se l'ampiezza del ciclo della risposta è a, allora la rigidezza
In questo caso si può procedere con il metodo di Newmark e Rosenblueth
equivalente è
(4. 30)
f z i.t dt = f z du
è l'area racchiusa dal ciclo di isteresi dello spostamento z; per calcolare tale area
si può far riferimento alle variabili adimensionali v = u/ue z e ( = z/ue z definite al
paragrafo sull'oscillatore bilineare; si ottiene quindi che l'integrale cercato vale
f z du = u� f (dv = 4u� (µ - 1 ) = 4u z (u - U z )
1 1 e e
dato che, come mostrato nella figura 4.1 4 a pagina 19 1, il ciclo di isteresi è un
parallelogramma di base 2 (µ - 1 ) ed altezza 2 ( = 2, dove µ = u/ue z è chiamata
la duttilità del sistema e u è lo spostamento massimo subito dal sistema durante
le oscillazioni.
La risposta del S.L.E. ad una forzante armonica è essa stessa armonica, quin
di (a meno di un angolo di fase che non influisce sul calcolo)
Definendo la funzione
se µ > 1
se µ :,;; 1
( 4.3 2)
(µ)
= ( 1 - a) ko S
si ottiene infine che
µw
Cn ( 4.3 3 )
Infine si ottiene
f z u dt C(µ)
kn = ( 1 - a) ko = ( 1 - a) ko µ
f u2 dt
( 4.3 4)
C (µ ) = { µ (A - ! sin 2A )/ 1r se µ > 1
µ se µ :,;; 1
( 4.3 5)
1 0T. K. Caughey, "Random excitation of a system with bilinear hysteresis", Journal of Applied
Mechanics, ASME, 27, 649-652, 1960.
4. Cenni a sistemi non lineari 209
Fimz.ioni S(ll } P C(11 }
1.2 --------------------------------------------------------
1 I I I I I I I I I
I I I I I I I I I
l _ - - - -� - - - - I
-;-
- - - - � - - - - - � - � - �� T..:: - - - � - - - - _ : _ - - - _
I I I I -- I I I I
0.8
0.4 I I I I I I I I I I
I
C(i ,. )
I I I I I
I I I I I
o 1.5 4.5
/1
0. 5 2.5 3.5 4
U(
O)
= ---;:====!=====
)(ki ) - m w2 ) 2 + ci ) w 2
0 0
C(µ ( O ) ) S(µ ( O ) )
kn( l ) = (1 - o: ) kO e cn( 1 ) - (1 - o: ) k o O
µ ( O) µ( ) w
e a seguire si determinano
1.5
,.-
/
/
----
0.5 - ---
A (p j /u., .1
--- p
o o o .·ohtzione
o
o
/. 1
0. 2 0.4 0. 6 IHI 1.2 1.4 1.6 l.S
2e- D 1
OeOO
� -2e-Ol
- 4e - D 1
Figura 4.2 3 : Il confronto fra la risposta del sistema bilineare e quella del S.L.E.
ad una forzante armonica, con condizioni iniziali di quiete.
4. Cenni a sistemi non lineari 211
](JD
:spost a m"11t o 11
2 e - ()l 3 e - 01 4e-01
Figura 4.2 4: Il confronto fra la forza di richiamo del sistema bilineare e quella
del S.L.E.
m ii + c u + k0 [a u + (1 - a ) z] = -m a9 (t) ( 4.3 6)
e ce (µ ) = e+ (1 - a ) ko
C(µ ) S(µ )
k e (µ ) = a ko + (1 - a ) ko
µ µ we
dove però a questo punto la duttilità è data dal rapporto µ = a/u e 1 ed è quindi
funzione dell'ampiezza a (variabile nel tempo) delle oscillazioni del S.L.E.
Seguendo l'approccio di Newmark e Rosenblueth si possono mediare i para
metri del S.L.E. sui possibili valori assunti dalla duttilità, in completa analogia
al caso precedente dell'oscillatore di Duffing.
2 12 Elementi di Dinamica delle Strutture
C(µ)
µ:
k e (µ) = ko
µ
( 4.3 7)
Ce S (µ)
per cui
2 C(µ)
çe = ( 4.3 8)
2 v1rnke
Il problema si semplifica ulteriormente se si introduce l'ipotesi che C(µ) � 1:
questa ipotesi è perfettamente verificata se µ = 1 oppure µ = 2, e comunque non
conduce a grandi errori se µ :,;; 3.
In questo caso la rigidezza ed il coefficiente di smorzamento equivalenti di
ventano rispettivamente
ke (µ) � {
ko
se µ � 1
; çe (µ) � -- =
S(µ)
{ -2 ( 1 - -1 ) se µ � 1
i µ ( 4.3 9)
altrimenti 2 7r
O altrimenti
in quanto
se µ � 1
altrimenti
dove T1 = Jm/ko è il periodo proprio dell'oscillatore quando non esce dalla zona
a comportamento lineare.
Nella figura 4.26 a fronte viene presentato un confronto riassuntivo fra i pa
rametri forniti dalle relazioni ( 4.3 7) e ( 4.3 8) (rispettivamente, linee nere grosse
continua e tratto-punto) e quelli approssimati forniti dalle relazioni ( 4.3 9) (linee
4. Cenni a sistemi non lineari 213
D.8 I
I
l;,1 1L
D.2
I
o
(1. 2 (). 4 0. 6 O. & 1.2 1 .4 1.5 l.&
1t/ 1 1 , I
-D.2
{1 , m ( NTC )
l1:c .;.1 p 1 1 1 . / /,��
�- D.6
I I I I I I I
_ _ _ 1 _ _ _ J _ _ _ 1 _ _ _ L _ _ _1 _ _ _ J _ _ _ 1 _ _ _
I I I I I I I I
D.4
c..ì'
D.2
D D. 2 0.4 0.6 D. & 1.2 1.4 1.6 u; 2.2 2.4 2.6 2.8
Figura 4.26: confronto fra i parametri del sistema lineare equivalente forniti
dalle relazioni ( 4.3 7) e ( 4.3 8) e quelli approssimati forniti dalle relazioni ( 4.3 9).
214 Elementi di Dinamica delle Strutture
nere fini continua e tratto-punto). Nella figura è indicato anche il limite imposto
dalla NTC sul coefficiente di smorzamento1 1 •
Applicando la procedura di Newmark e Rosenblueth, per un sistema la cui
duttilità varia da O ad un massimo p, � 1 si ottengono i seguenti valori mediati
per il coefficiente di smorzamento ed il periodo proprio:
µ O
µ
{e = � 1 çe (µ ) dµ = � J, ( -
1r µ 1 1 µ
µ
.!. ) dµ = � P, - 7r
l -::_ lo g(P, )
µ
1
1 µ T (µ ) dµ = � (1
µ
Te = � e T1 dµ + 1 1 ,Jµ dµ) = [� ( 1+ 2 µ 1
T
3 2
)
3. aggiornare i valori di T1 i ) e {e ( i ) ;
4. se tali valori non differiscono da quelli precedenti per più di una tolle
ranza prefissata, la convergenza può considerarsi raggiunta, altrimenti si
incrememnta il contatore i e si torna al passo (2 ).
S( µ )
{ -2/3 ( 1 )
1--
çe ( µ ) � (3 -
se µ � se µ �
; µ
1 1
=
altrimenti 2 7r
o altrimenti
(4.40)
/eq
--
m
I
h
�
� l.S
sistemi\ EP P
I :!.
I
�
11
0.5 I -
I ;-;
sp o,-,i : a.m ento 11 / l.l,·. l
I -
o
o ...i,,,:c������������������r-'--��...J.......,�
(). 2 D.4 D. 6 O. & 1.2 1.4 1.6
dallo spettro elastico dividendolo per il fattore di struttura q, che è uguale alla
In altre parole, lo spettro di progetto in termini di accelerazione si ottiene
duttilità µ, che a sua volta è data dallo spettro elastico in termini di spostamento
(uguale allo spettro di progetto per l'ipotesi alla base del metodo) diviso per lo
spostamento al limite elastico ue1 ; in formule,
Sd(T, ç )
q = µ = --
Uet
Strutture con periodo maggiore di l -;- 2 secondi. Per questa classe di strut
ture, come già detto, si ipotizza che gli spostamenti massimi del sistema EPP e
del sistema lineare siano gli stessi, per cui si applicano i risultati trovati nel
paragrafo precedente sul fattore di struttura.
�
1.5
:---.
.� s iste ma EP P
c l ne d iagrnmm i
0. 5
o
o 0. 2 0. 4 0. 6 O. li 1.2 l.4 l.6
Figura 4.29: il processo di carico seguito per i due sistemi considerati; doven
do eguagliare il lavoro fatto sui sistemi, le aree del triangolo e del rettangolo
evidenziati devono essere uguali.
220 Elementi di Dinamica delle Strutture
q =
Sa (To, ç )
Sap (To, ç)
= ft
fel
=
k oili
k oU el
= µl = J2 µ _ 1
Invece, per quanto riguarda gli spettri in termini di spostamento si ottiene
che
Sd(To, ç ) il i u1 U e l µ1 J2 µ - 1
Sdp (To, ç) u il e l u µ µ
Il procedimento da seguire, in questo caso, è il seguente:
1. Si determinano il periodo proprio in fase elastica del sistema EPP: T0
21r Jm/k0 ed il coefficiente di smorzamento ç o;
2. Si determinano lo spettro di risposta elastico in termini di spostamento
Sd(To, ç o) ed in termini di accelerazione Sa (To, ç o) e quindi lo spostamento
massimo il i = Sd(To, ç o) del sistema lineare; di qui si calcola µ1 = ui fue 1
3. Il fattore di struttura q coincide con µ 1 , e quindi lo spettro di progetto in
termini di accelerazione si ottiene da quello elastico dividendolo per q = µ 1 •
Infine, la forza che va a sollecitare la struttura EPP è pari alla massa m del
sistema moltiplicata per lo spettro di progetto in termini di accelerazione:
1
q
q = µ1 ; Sap (To, ç ) = - Sa (To, ç ) ; Fe q = fel = m Sap (To, ç )
Strutture con periodo minore di 0.2 -;- 0 . 3 secondi. Per quest'ultima clas
se di strutture si ipotizza l'uguaglianza fra gli spettri di risposta in termini di
accelerazione; quindi, Sap (To, ç) = Sa (To, ç).
Finito di stampare
nel febbraio 2 0 1 6 da
LegoDigit - Lavis (TN)
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