270/04)
comparativo Insegnamento: FILOLOGIA ROMANZA
Lezione n°: 18
Titolo: “Friedrich Diez: l’applicazione del metodo storico-comparativo alle lingue romanze”
Attività n°: 1
FRIEDRICH DIEZ
Perché il nuovo metodo storico-comparativo venga applicato con rigore alle lingue romanze bisogna
attendere il grande linguista e filologo tedesco Friedrich Diez (1794-1876). L’opera di Diez consiste
in un lavoro di ampio respiro, tecnicamente preciso e dettagliato, realizzato seguendo con scrupolo i
principi della nuova tecnica di ricerca, seguendo particolarmente l'esempio di Grimm. Nella Grammatik
der romanischen Sprachen (‘Grammatica delle lingue romanze’) stampata a Bonn dal 1836 al 1843,
Diez adatta la metodologia di Bopp, Rask e Grimm al dominio romanzo: non si trattava qui di
ricostruire mediante la comparazione tra le diverse forme idiomi non documentati come l’indoeuropeo
o il germanico antico, ma di studiare i meccanismi che regolano l’evoluzione di una lingua ben nota
come il latino verso nuovi sistemi linguistici. Nell’Etymologisches Wörterbuch der romanischen
Sprachen (‘Dizionario etimologico delle lingue romanze’, Bonn, 1854), Diez riporta al latino le sei
principali lingue romanze di cultura: l’italiano, il valacco (cioè il romeno), il portoghese, lo spagnolo,
l’occitano e il francese. Queste opere sono rimaste gli strumenti fondamentali della filologia romanza
fino alle rielaborazioni di Meyer-Lübke, di cui parleremo tra poco.
Le opere di Diez formano un complesso sistematico grandioso. Assieme ai due imponenti lavori di
linguistica comparativa romanza di cui si è detto, ricordiamo i suoi fondamentali contributi allo studio
della storia della letteratura: Die Poesie der Troubadours (‘La
Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 270/04)
Insegnamento: FILOLOGIA ROMANZA
Lezione n°: 18
Titolo: “Friedrich Diez: l’applicazione del metodo storico-comparativo alle lingue romanze”
Attività n°: 1
poesia dei Trovatori’, 1826) e Leben und Werke der Troubadours (‘Vita e opere dei Trovatori’, 1829),
contenenti osservazioni letterarie e linguistiche sulla lirica occitanica; le Altspanische Romanzen
(‘Antichi romances spagnoli’, 1818), traduzioni di brevi testi epico-lirici del Medioevo spagnolo. C’è
infine l’opera di edizione di alcuni tra i più antichi documenti antico-francesi e occitani dei secoli IX-XI:
Altromanische Sprachdenkmale (‘Antichi monumenti linguistici romanzi’, 1846), comprendenti i
Giuramenti di Strasburgo, la Sant’Eulalia e il Boecis; Altromanische Gedichte (‘Antichi poemi romanzi’,
1852), contenenti la Passione di Clermont-Ferrand.
Grande continuatore dell’opera di Diez è stato il romanista svizzero Wilhelm Meyer-Lübke (1861-
1936). Meyer-Lübke è il più importante esponente di quella scuola detta dei Neogrammatici (in ted.
Junggrammatiker), che nella seconda metà del XIX secolo ha ulteriormente disciplinato e codificato i
principi del metodo storico-comparativo. A cavallo tra Otto- e Novecento, Meyer-Lübke ha rifatto, in
proporzioni monumentali, i grandi repertori romanzi del Diez: la Grammatik der romanischen
Sprachen, 3 voll., Heidelberg, 1890-1902 (trad. fr. Grammaire des langues romanes, 4 voll., 1890-
1906), e il R om anisches Etym ologisches W örterbuch (‘Dizionario etimologico romanzo’,
Heidelberg, 1911-1920; 3a ed. 1935). Quest’ultima opera, citata abitualmente con l’acronimo REW, è
ancor oggi il primo strumento di consultazione per lo studio dell’etimologia nelle diverse lingue
romanze (vd. 2101).
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Lezione n°: #lezione#
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Attività n°: #attività#
FRIEDRICH DIEZ
Perché il nuovo metodo storico-comparativo venga applicato con rigore alle lingue
romanze bisogna attendere il grande linguista e filologo tedesco Friedrich Diez (1794-
1876). L’opera di Diez consiste in un lavoro di ampio respiro, tecnicamente preciso e
dettagliato, realizzato seguendo con scrupolo i principi della nuova tecnica di ricerca,
seguendo particolarmente l'esempio di Grimm. Nella Grammatik der romanischen
Sprachen (‘Grammatica delle lingue romanze’) stampata a Bonn dal 1836 al 1843, Diez
adatta la metodologia di Bopp, Rask e Grimm al dominio romanzo: non si trattava qui di
ricostruire mediante la comparazione tra le diverse forme idiomi non documentati come
l’indoeuropeo o il germanico antico, ma di studiare i meccanismi che regolano
l’evoluzione di una lingua ben nota come il latino verso nuovi sistemi linguistici.
Nell’Etymologisches Wörterbuch der romanischen Sprachen (‘Dizionario etimologico delle
lingue romanze’, Bonn, 1854), Diez riporta al latino le sei principali lingue romanze di
cultura: l’italiano, il valacco (cioè il romeno), il portoghese, lo spagnolo, l’occitano e il
francese. Queste opere sono rimaste gli strumenti fondamentali della filologia romanza
fino alle rielaborazioni di Meyer-Lübke, di cui parleremo tra poco.
Le opere di Diez formano un complesso sistematico grandioso. Assieme ai due imponenti
lavori di linguistica comparativa romanza di cui si è detto, ricordiamo i suoi fondamentali
contributi allo studio della storia della letteratura: Die Poesie der Troubadours (‘La
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Attività n°: #attività#
poesia dei Trovatori’, 1826) e Leben und Werke der Troubadours (‘Vita e opere dei
Trovatori’, 1829), contenenti osservazioni letterarie e linguistiche sulla lirica occitanica; le
Altspanische Romanzen (‘Antichi romances spagnoli’, 1818), traduzioni di brevi testi
epico-lirici del Medioevo spagnolo. C’è infine l’opera di edizione di alcuni tra i più antichi
documenti antico-francesi e occitani dei secoli IX-XI: Altromanische Sprachdenkmale
(‘Antichi monumenti linguistici romanzi’, 1846), comprendenti i Giuramenti di Strasburgo,
la Sant’Eulalia e il Boecis; Altromanische Gedichte (‘Antichi poemi romanzi’, 1852),
contenenti la Passione di Clermont-Ferrand.
Grande continuatore dell’opera di Diez è stato il romanista svizzero Wilhelm Meyer-
Lübke (1861-1936). Meyer-Lübke è il più importante esponente di quella scuola detta
dei Neogrammatici (in ted. Junggrammatiker), che nella seconda metà del XIX secolo
ha ulteriormente disciplinato e codificato i principi del metodo storico-comparativo. A
cavallo tra Otto- e Novecento, Meyer-Lübke ha rifatto, in proporzioni monumentali, i
grandi repertori romanzi del Diez: la Grammatik der romanischen Sprachen, 3 voll.,
Heidelberg, 1890-1902 (trad. fr. Grammaire des langues romanes, 4 voll., 1890-1906), e
il Romanisches Etymologisches Wörterbuch (‘Dizionario etimologico romanzo’,
Heidelberg, 1911-1920; 3a ed. 1935). Quest’ultima opera, citata abitualmente con
l’acronimo REW, è ancor oggi il primo strumento di consultazione per lo studio
dell’etimologia nelle diverse lingue romanze (vd. lezione 21).
Friedrich Diez e il metodo storico Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 270/04)
comparativo Insegnamento: FILOLOGIA ROMANZA
Lezione n°: 18/S1
Titolo: Caratteri generali del metodo storico-comparativo
Attività n°: 1
Non volendo ammettere l’esistenza di eccezioni, infatti, si sono trovate nuove leggi, capaci di trattare
in modo uniforme dei fenomeni che in un primo momento erano apparsi come eccezioni come
l’analogia e altri processi che vedremo nelle prossime lezioni. Non per questo tutte le eccezioni, si
deve ammettere, sono state riassorbite, ma ancora adesso a quasi due secoli di distanza i fondamenti
scientifici del metodo storico-comparativo appaiono straordinariamente solidi.
Friedrich Diez e il metodo storico Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 270/04)
comparativo Insegnamento: FILOLOGIA ROMANZA
Lezione n°: 18/S2
Titolo: Le leggi fonetiche: l’anafonesi (1)
Attività n°: 1
consonanti «palatali» ʎ e ɲ – che l’italiano indica con le grafie gli e gn – derivate rispettivamente da -
LJ- e -NJ- del latino volgare (vd. 4531 e 4611): cfr. famiglia (con ʎ < -LJ-) e tigna (con ɲ < -NJ-);
oppure (II) precede un gruppo di consonanti costituito da «nasale + occlusiva velare»: n + c (simboli
fonetici: ŋk) in vinco, n + g (ŋg) in lingua. Un’eccezione a questa legge più particolare sarebbe la
forma Sardegna < SARDĬNĬAM. Ma l’italiano antico (tra cui Dante e Boccaccio) conosceva anche la
forma regolare Sardigna, per cui probabilmente Sardegna con la e non è toscano. Diremo allora che:
(A) c’è una regola generale per cui Ĭ e Ē danno e (sinteticamente: Ĭ, Ē > e).
(B) C’è poi un’altra regola, più particolare, condizionata dal contesto (detta anche anafonesi,
cioè 'innalzamento'), secondo la quale davanti alle consonanti e ai gruppi consonantici citati (ʎ, ɲ, ŋk
e ŋg), si ha i anziché e come continuatore di Ĭ e Ē. Questa regola è, per così dire, altrettanto regolare
della precedente.
(C) Possono esistere poi delle eccezioni. Nel nostro caso, tuttavia, si possono probabilmente
spiegare, come abbiamo visto per dito e Sardegna, cosicché in realtà non sono vere e proprie
eccezioni.
Friedrich Diez e il metodo storico Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 270/04)
comparativo Insegnamento: FILOLOGIA ROMANZA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: Le leggi fonetiche: l’anafonesi (2)
Attività n°: 1
Simile è il caso di Ō e Ŭ > o chiusa (che indicheremo con o, di contro alla corrispondente vocale
aperta che indicheremo con ɔ). Ess.: VŌTUM > voto (mentre da VŎ(CI)TUM > vuoto), HŌRAM > ora,
SŌLEM > sole; CRŬCEM > croce, GŬTTAM > gotta, TŬRREM > torre. Ma troviamo u invece di o come esito
di Ŭ e Ō in molti dei contesti in cui si ha i anziché e da Ĭ ed Ē: davanti a ɲ, per es. lat.volg. GRŬNĬUM >
grugno (però non davanti a ʎ, dove si trova regolarmente o: cfr. MŬLĬER > moglie); davanti a ŋk, per
es. IŬNCUM > giunco (ma con varie eccezioni, come TRŬNCUM > tronco) e a ŋg, per es. ŬNGŬLAM >
unghia.
Aggiungiamo che la regola più generale (A) riguarda gran parte delle lingue romanze, mentre
quella più particolare è limitata al solo toscano, e in particolare al fiorentino, da cui è passata poi
all’italiano letterario, che è alla base dell’italiano standard, che noi parliamo. Gli altri dialetti italiani sia
settentrionali che centro-meridionali non conoscono l’anafonesi (B), e presentano le forme in e ed
o anche in quei contesti dove il toscano ha i ed u. Così, per esempio, in veneto abbiamo: lengua,
fameja, ongia, ecc., e anticamente anche venco; in napoletano: lengua, fameglia, ogna.
Notiamo infine che la pronuncia di parole come sete o vede con e e quella di voto e gotta con o si
oppongono così a quella per esempio di bello e osso che hanno rispettivamente ɛ e ɔ derivate da Ĕ e
Ŏ. L’evoluzione di Ĕ e Ŏ rispettivamente ad ɛ e ɔ è
Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 270/04)
Insegnamento: FILOLOGIA ROMANZA
Lezione n°: 18/S3
Titolo: Le leggi fonetiche: l’anafonesi (2)
Attività n°: 1
un’altra regola generale diffusa in tutto il dominio romanzo. In alcune lingue, tra cui l’italiano, la ɛ e la
ɔ toniche (su cui cioè cade l’accento) che si trovano in sillaba aperta si sono sviluppate nei
dittonghi jɛ e wɔ (vd. 4421-4511). Si dice aperta (o libera) una sillaba che termina in vocale,
chiusa (o implicata) una sillaba che termina in consonante: sono aperte le sillabe ca in ca-sa, pie in
pie-de, e anche pa in pa-dre, ecc.; sono chiuse le sillabe gam in gam-ba, car in car-ta, pan in pan-no,
ecc.
Per sincerarsi che in italiano l’esito di Ĕ/Ŏ (bello/osso) è diverso da quello di Ē/Ō (seta/voto) lo
studente non potrà sempre fare affidamento sulla propria pronuncia di queste parole. In effetti il
valore originario delle vocali toniche e e o è conservato bene solo nell’italiano parlato a Firenze e in
una parte della Toscana, ma non in quello delle altre regioni italiane.