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Soggetto Convenzionato
P.S. Il docufilm Shoah sarà proiettato in Teatro nel corso della stagione.
1° ottobre 2018
EVENTO SPECIALE
CI HO LE SILLABE GIRATE!
6 ottobre 2018
FESTA DI INAUGURAZIONE
drammaturgia Alberto Cavalleri; con Francesco Bianchi, Stefano Grignani, Sebastian Luque
Herrera, Pietro Versari; regia Enzo Biscardi; voce di Elisa Canfora; scenografia Paola Rivolta e
Alice Benazzi; produzione Teatro Officina
Paolo Rossi in
INTERVISTA SPETTACOLARIZZATA
La nostra stagione si apre in modo sorprendente con le domande che Paolo Rossi,
imprevedibile intervistatore, farà agli artisti che saranno in scena al Teatro della
Cooperativa. Siate pronti a farvi stupire e a divertirvi, mentre scoprite cosa abbiamo
preparato per voi quest’anno! Scommettiamo che non sarà l’unica volta che vedremo
Paolo sul nostro palco a sostegno della causa… ma non vogliamo rovinarvi la
sorpresa. A seguire brindisi e degustazioni a cura di Aromi a tutto Campo, gustosa
novità che accompagnerà alcune delle nostre serate.
Siamo a Livorno, al Blocco 3, nel popolare e mitico rione della Guglia fra gli anni ’70
e ’80. Qui Mario Nesi trascorre la sua infanzia, crescendo fra il cortile e le alte mura
del suo palazzo. Quella che, assieme a lui, abita il Blocco 3 è una affollata e picaresca
umanità, fatta di compagni di giochi esuberanti e di vicini di casa… molto vicini. Mario,
sotto l’ala protettiva del padre comunista, sviluppa i primi germi di ribellione: ha undici
anni e la sua voglia di crescere ed emanciparsi lo conduce alle prime trasgressioni e
alle prime esperienze amorose.
Blocco 3 è il terzo palazzaccio di una serie di edifici di sicurezza voluti dal regime
fascista per contenere i sovversivi, concepito in memoria del potere tirannico, tanto
che – come ricorda a tutti il partigiano Oreste – dall’alto si legge una scritta
minacciosa. Il palazzo, con tutta la sua vita multiforme, è il centro di un mondo
scomposto e ricomposto in un prisma che rifrange la memoria da diverse angolazioni.
La narrazione tratteggia con disinvoltura uno spaccato caleidoscopico della profonda
umanità che affianca Mario nel suo mestiere di crescere e di vivere.
di Fabrizio Brandi e Francesco Niccolini; con Fabrizio Brandi; regia Fabrizio Brandi, Francesco
Niccolini, Roberto Aldorasi; produzione NTC Nuovo Teatro delle Commedie e Pilar Ternera
Lo spettacolo nasce da una reazione, dalla perdita, da una grande amarezza e dal
tentativo di addolcirla con il pretesto di una grandiosa incazzatura. In Salvobuonfine,
l’attore individua tra gli spettatori il Padre e il Figlio, ai quali consegna un testo da
leggere in un rito che, come ironica messa profana, si rifà al linguaggio biblico. Una
domanda resta sospesa: Padre, dov’è la salvezza? Poi l’inganno: un personaggio
ambiguo sottopone il Padre a una singolare ipnosi, costringendolo, con un
cialtronesco raggiro, a firmare un mutuo trentennale. Seguono giorni kafkiani in cui,
dopo la morte del padre, un figlio è costretto a sempre più inquietanti dialoghi con
funzionari di banca, notai, cancellieri e assicuratori. Infine una lettera al padre, tra
adulti. La salvezza è uno spiraglio nelle scelte che l’uomo decide di compiere? Il resto
è privato. “Salvo buon fine” è una clausola che appartiene alla tecnica bancaria. Ma
è anche un padre che salva il buon fine del figlio, anche se “salvo” sta per “eccetto”:
qualcosa che non contempla speranza. Bisognerebbe anche occupare le banche: un
sottotitolo preso in prestito da un altro sottotitolo, un omaggio a Luciano Bianciardi,
è lui che sottotitolò così Le cinque giornate.
RASSEGNA CIONI MARIO – PRIMA MILANESE | 18-21 ottobre 2018
di e con Lorenzo Bartoli; suoni e musiche originali Massimiliano Bressan, Massimo Valerio;
luci Massimiliano Bressan; scena Manuela Savioli; produzione ACTI Teatri Indipendenti in
collaborazione con FancyFranchising
24 agosto, 26 ottobre, 30 ottobre 2016: tra Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo si abbatte
la più grave crisi sismica degli ultimi trecento anni. Scosse fortissime. È incredibile
quello che può fare un terremoto. Ti fa venire una forza spaventosa, e incosciente.
Finché non senti arrivare l’urlo, nella pancia, nel ventre, e subito dopo la scossa.
Dopo, non sei più lo stesso. Per sempre. Quando terra si muove, le nostre vite
tremano. Dobbiamo chinarci a raccogliere, quel che resta di noi.
Terremoto. Quante volte usiamo questa parola a sproposito: per crisi finanziaria, per
una perdita di lavoro, per tradimento affettivo, per nascita, per morte, qualunque
stravolgimento.
La terra tremano è un racconto teatrale, epico, poetico. È cronaca e mitologia, è
fabula che sa di scienza e geologia. Una storia potente, come la natura; importante,
come la vita. Una storia del sottosuolo, come la faglia. Una storia di luoghi bellissimi,
come le montagne degli Appennini. Una storia di molte persone. Donne. Uomini.
Vecchi. Bambini. Una storia di abbracci, di sogni, di sorrisi, di pianti. Una storia di
spaesati. È catarsi. È teatro. È rito antichissimo.
RASSEGNA CIONI MARIO – PRIMA NAZIONALE | 25-28 ottobre 2018
di Egidio Bertazzoni; con Giulia Lazzarini; prologo di e con Enrico Bonavera, Franco
Sangermano, Aldo Stella, Amalia D'Aprile e gli allievi dei laboratori Pericentro, Metamorfosi e
Teatripiccoli; sax Giacomo Bertazzoni, fisarmonica Mattia Lecchi, chitarra Davide Turolla;
costumi Elena Galbiati; regia Anna Bonel; produzione Arcaduemila, Cariplo, Comune di Milano,
Teatro LabArca
Herman Melville è uno dei massimi scrittori di tutti i tempi. In Italia tale grandezza non
è stata riconosciuta appieno: solo Moby Dick ha acquisito una certa fama. Bartleby,
lo scrivano (1853) anticipa Kafka e Camus ed è uno dei testi più elusivi e affascinanti
della storia della letteratura. Ambientato a Wall Street, descrive il contrasto tra la vita
frenetica, rampante, votata al denaro e alla produttività, incarnata dalla city
newyorchese e Bartleby, un personaggio che si rifiuta di svolgere le mansioni
lavorative che il suo principale, un avvocato, gli affida, finendo a poco a poco col
rifiutarsi di fare alcunché… persino di vivere. Bartleby è una narrazione fatta in prima
persona dal personaggio dell’avvocato, una soggettiva attraverso la quale vivono gli
altri personaggi: i tre dipendenti, i vicini di casa, il secondino, e naturalmente lo
scrivano. È una narrazione sul filo dell’ironia, che ci prende per mano e ci conduce
su un sentiero sempre più stretto, fino all’orlo di un abisso. L’avvocato si sente in
colpa, si domanda se ha fatto tutto quello che poteva per salvare Bartleby, e gli
spettatori si immedesimano, condividono la colpa, sentono il peso della loro
inadeguatezza rispetto all’irruzione del diverso, dell’emarginato.
Noi sentiamo affiorare gli stessi desideri, le stesse domande ogniqualvolta ci
imbattiamo in un immigrato, in un accattone, in un malato di mente. Perché Bartleby
è l’Umanità intera. Salvare Bartleby è l’impresa ardua, il grande fardello che ognuno
di noi ha sulla coscienza.
PRIMA NAZIONALE | 15-25 novembre 2018
di Luca Radaelli da Bartleby, lo scrivano di Herman Melville; con Luca Radaelli, Gabriele
Vollaro; musiche Carlo Boccadoro; luci e tecnica Graziano Venturuzzo; scena e regia Renato
Sarti; coproduzione Teatro Invito/Teatro della Cooperativa
Il testo, grande successo nei festival e teatri francesi, scritto da Coraly Zahonero,
attrice della Comedie Francaise, narra le memorie della prostituta franco svizzera
Grisélidis Réal, che si impegnò per la legalizzazione della prostituzione in Svizzera
e per i diritti delle prostitute francesi. Un argomento di grande attualità. Grisélidis Réal
è morta di tumore nel 2005 a Ginevra, autrice di diversi libri, pittrice attivista per i
diritti delle prostitute, partecipò anche a diversi talk show negli USA. Lo spettacolo
illustra, in modo crudo e realista, l’approccio del cliente con una prostituta: la
protagonista unisce l’umiliazione della donna a quella dell’uomo, in uno spaccato
psicologico e umano di raro verismo. Lo spettacolo è particolarmente indicato a un
pubblico adulto.
di Coraly Zahonero dall’opera di Grisélidis Réal; traduzione di Serra Yilmaz; con Serra Yilmaz;
sax solista e musiche; Stefano Cocco Cantini; luci Marco Macrini; regia Juan Diego Puerta
Lopez; produzione Golden Show srl Impresa sociale in collaborazione con Beko
Come poteva sentirsi Lady Macbeth la notte del delitto? Cosa prova una regina che
in un baleno perde terre e marito? Dove trova la forza un’attrice fallita per riprendere
in mano la propria vita? Che donna sarà una bimba cresciuta a musica e poesia? Un
viaggio nella mente e nelle azioni di grandi donne del passato, del presente e del
futuro, riproposto oggi proprio quando il femminile è spesso riduttivo e svilente,
appiattito su immagini stereotipate e stucchevolmente ammiccanti.
Le canzoni originali dell’ultimo disco dei Duperdu, adattate alla scena dalla penna
nucleare di Francesca Sangalli. Ritratti di donne reali e fantastiche, leggendarie e
primordiali che popolano il nostro immaginario e danno un volto all’eterno femminino.
Donne che prendono forma e spazio, diventano voce, canto, musica, forza creativa,
si assumono colpe, esplodono in sentimenti, assurgono ad anime guida: una
costellazione poetica del femminile che costruisce un viaggio interstellare alla ricerca
di un’unità, di una visione d’insieme dell’universo donna. Un fior da fiore, un florilegio
senza pretesa di esaustività, che disegna figure letterarie, staffette partigiane,
personaggi storici per concludere con Dalia, la secondogenita lupacchiotta in rosa di
casa Wolf, già emancipata a soli tre anni. E in tutto questo dove si colloca il maestro
Wolf? Oltre a fungere da solerte servo di scena, rappresenta l’ideale maschile come
integrazione del femminile. Per ritrovare mistero, suggestione, incanto, fantasia,
quando i Duperdu perdono l’ispirazione e la creatività, invocano il soccorso di una
diva divina che comprende la molteplicità delle forme femminili… sirena, valchiria,
ninfa, chimera, musa ispiratrice e dea dalle idee di orchidea: Debora Villa!
di e con Duperdu – Marta M. Marangoni e Fabio Wolf; musa ispiratrice Debora Villa; consulenza
drammaturgica Francesca Sangalli; produzione Minima Theatralia e Teatro della Cooperativa
“Era la vigilia di Natale del 1985, l’anno della grande nevicata. Mia mamma era morta,
tanto per cominciare, e le cose non è che andassero troppo bene.”
Un inaspettato pacco recapitato il giorno della vigilia di Natale, come richiesto
espressamente dal mittente, ma con trent’anni di ritardo, sconvolgerà la già
tumultuosa vita del protagonista di questo tragicomico racconto della Vigilia. Rivivono
così i ricordi di un’infanzia vissuta al sud nei “favolosi” anni Ottanta che s’intrecciano,
si inseguono e raccontano il presente di un uomo alle prese con il suo passato. Una
favola moderna, un’aspra critica sociale, l’allegra e triste storia di un uomo e il difficile
mestiere di vivere, nel giorno più magico e malinconico dell’anno. Un racconto a tratti
autobiografico, una storia assolutamente vera perché ce la siamo inventata da capo
a piedi. Massimiliano Loizzi, volto noto de Il Terzo Segreto di Satira, scrive, dirige e
interpreta una favola di Natale, moderna e cinica, che, seppur allontanandosi dai
registri di satira e comicità dei suoi spettacoli precedenti, oramai ben noti e apprezzati
dal pubblico, mantiene la sua poetica sempre in bilico fra satira e poesia, proponendo
una metafora del paese ed un’aspra critica alla società apparentemente immobile,
attraverso il racconto di una vita sospesa fra gli anni Ottanta e l’oggi. Una fiaba delle
seconde occasioni.
PRIMA NAZIONALE | 11-16 dicembre 2018
scritto, diretto e interpretato da Massimiliano Loizzi; organizzazione Patrizia Gandini; produzione
Mercanti di Storie
Il mattino del 20 ottobre del 1944, alcuni aerei della Air Force, dopo aver compiuto
una missione nell’area nord di Milano, scaricarono alcune delle bombe residue sulla
città. Una di queste, per una tragica combinazione, sfondò il tetto della Scuola
Francesco Crispi di Gorla, si infilò nella tromba delle scale ed esplose nella cantina
dove si erano rifugiati i bambini, uccidendone centottantaquattro. Fu uno degli
episodi più terribili di tutta la seconda Guerra Mondiale, ma rischia di svanire dalla
memoria della città: oggi, per i più, Gorla è solo una fermata del metrò.
Il drammaturgo e regista Renato Sarti ha rievocato, con linguaggio teatrale, quel
tragico evento, basando il suo lavoro sulle pubblicazioni, i documenti militari, i libri,
gli articoli e, soprattutto, sulle testimonianze dei sopravvissuti. Due attrici, Federica
Fabiani e Marta Marangoni, danno voce ai bambini che quel giorno persero la vita,
mentre a Nicoletta Ramorino è affidata la testimonianza dei sopravvissuti.
testo e regia Renato Sarti; con Nicoletta Ramorino, Federica Fabiani, Marta Marangoni; scena
e costumi Carlo Sala; musiche Carlo Boccadoro; produzione Teatro della Cooperativa con il
sostegno del Comune di Milano
Milano, quartiere Niguarda, oggi. In casa delle dolcissime sorelle Milly e Tecla
Brocchi il tempo scorre lento e serafico: un tè accompagnato da buonissimi biscotti,
una casa ordinata e accogliente dove ricevere ospiti più o meno graditi, come la cara
ma un po’ impicciona Wanda Ojetti, offrendo qualche sorso dalle bottiglie di rosolio
di sambuco buono, ma buono da morire… A condividere l’ospitalità e l’amore di
queste due zie universali, i nipoti: Marcello, convinto di essere il C.T. Marcello Lippi,
impegnato nell’impossibile ripescaggio della Nazionale Italiana ai Campionati
Mondiali di Russia 2018, e Roberto, un blogger, perennemente fidanzato con la
Dottoressa Livia, direttrice sanitaria di un’importante struttura psichiatrica. Tutto
precipita quando torna a casa il figliol prodigo Giorgio, nipote scappato di casa da
ormai trent’anni, divenuto un cuoco ricercatissimo. È proprio il ritorno di Giorgio nella
notte milanese – mentre le patatine novelle e l’arrosto sono in forno a rosolare – ad
aprire un vaso di Pandora pieno di rivalità fraterne mai sopite, matrimoni rimandati,
giocatori che proprio non ne vogliono sapere del defaticamento in crio-sauna. E,
mentre tutt’intorno infuriano i venti dei litigi, la pia opera di accoglienza da parte delle
sorelle Brocchi continua: il campanello suona, l’ospite entra, un bicchierino di rosolio
di sambuco e l’ospite non se ne va più via. Mai più.
29 gennaio-10 febbraio 2019
regia Marco Rampoldi, scritto da Paola Ornati (giocando liberamente con Arsenico e vecchi
merletti) con Grazia Migneco e Nicoletta Ramorino, Luca Bottale, Donatella Fanfani, Pino
Pirovano, Roberta Petrozzi, Sergio Romanò, Giuliano Turone e con Giorgio Verduci;
produzione Canora Associazione Culturale
testo, drammaturgia, regia Antonello Taurino; con Antonello Taurino e Orazio Attanasio;
musiche di scena Orazio Attanasio; costumi Michela Battista; tecnica Ornella Banfi e Ivan
Garrisi; produzione Teatro della Cooperativa
L’Italia, come sempre, è nel caos. Maggioranze di varia natura non sono riuscite a
risolvere i problemi endemici del Paese. Secondo Antonio Cornacchione e Sergio
Sgrilli, gran parte della colpa è dell’elevato numero di partiti politici e per questo
propongono una geniale soluzione: fondarne un altro! Del resto, nel nostro Paese,
negli ultimi anni, la comicità e la politica sono sempre andate d’accordo e sembra
ormai che solo il comico sappia parlare alla pancia degli Italiani e possieda il
curriculum giusto per governare la Nazione. Quindi i due neopolitici, fautori di una
nuovissima politica che non si è mai vista prima, hanno deciso di incontrare i loro
potenziali elettori nei teatri di tutta Italia.
I cittadini presenti in sala saranno invitati a confrontarsi con gli aspiranti candidati
Cornacchione e Sgrilli sui temi del nostro tempo: ambiente, emigrazione, lavoro,
scuola, cultura, sicurezza. «Abbiamo bisogno di attivisti pronti a collaborare con noi
per creare un partito – se poi sarà un’associazione, un gruppo solidale, un
dopolavoro ferroviario lo capiremo strada facendo – di sostenitori propositivi con cui
decidere il simbolo, l’inno, in quale quartiere affittare la sede, quante penne
acquistare e, soprattutto, con cui redigere l’atto costitutivo», così arringano i due
salvatori della Patria.
«Il nostro programma lo fate voi, noi siamo per la gente, con la gente e in mezzo alla
gente. Capito gente? Noi siamo uno di voi, anzi due. Noi siamo voi e voi siete noi.
Insomma, decidiamo insieme chi siamo!». Questa è la nuova politica.
PRIMA NAZIONALE | 5-24 marzo 2019
di e con Antonio Cornacchione e Sergio Sgrilli; consulenza drammaturgica e regia Renato Sarti;
musiche originali Sergio Sgrilli; produzione Teatro della Cooperativa
Quando si pensa all’Eneide uno dei primi confronti che viene da fare è quello con
l’Odissea, e cioè con il tema del viaggio che caratterizza i protagonisti di entrambi i
poemi. È fatto noto che Virgilio si ispira e attinge a piene mani dalla tradizione
omerica ma, per quanto le analogie siano molte, profonde e altrettanto numerose,
rimangono le differenze che dividono queste due storie. Se da una parte, infatti,
Ulisse ed Enea condividono il destino di un viaggio lungo e pieno di pericoli, dall’altra
è profondamente diverso lo scopo che li muove a questo viaggio: Ulisse è spinto dal
desiderio di tornare a casa, una casa conosciuta e anelata da anni, Enea è invece
mosso dal profondo bisogno di andare alla ricerca di una casa; Ulisse è un arciere
che ha chiaro il suo bersaglio, Enea il bersaglio lo cambia continuamente; Ulisse è
un conquistatore che fatica a ritrovare la strada di casa, Enea un esule che carica i
propri affetti sulle spalle, alla ricerca di un luogo in cui ricostruirsi una vita. Negli ultimi
anni, si associano spesso questi due poemi al tema drammatico dell’immigrazione.
Se per l’Odissea i temi principali rimangono comunque il viaggio e il nostos (il ritorno
epico di Ulisse), nel caso dell’Eneide molte sono le finestre che si possono aprire.
Con la formula che ha contraddistinto i due lavori precedenti (Iliade – due voci per
un canto e Antigone – non solo una tragedia), lo spettacolo E intanto Enea partirà
dalle parole immortali di un grande classico, per aprirsi alle contraddizioni di
un’attualità che spesso ci sfugge e talvolta spaventa.
ispirato ad Eneide di Virgilio; testo e regia Tommaso Amadio; con Alessandro Savarese, Daniele
Vagnozzi; graphic novel Michele Basile; video Daitona Produzione; produzione Teatro
Filodrammatici di Milano
Succede che nel 2004 Milena Gabanelli, giornalista di Rai3, commissioni al Teatro
della Cooperativa, per la trasmissione Report, un cortometraggio sul tema della
privatizzazione. Ne nasce un video di una ventina di minuti. È proprio dal materiale
di questo cortometraggio che viene concepito, in seguito, Chicago boys, uno
spettacolo teatrale ispirato ad un gruppo di economisti che, negli anni Settanta, si
formò sotto la guida di Milton Friedman, teorico del neoliberismo.
Il protagonista di Chicago Boys è uno spietato finanziere capitalista appartenente a
quello 0,15% di abitanti del pianeta che continua ad arricchirsi a spese del restante
99,85%. In un rifugio anti-atomico, immerso nelle acque putride di una vasca da
bagno, questo faccendiere, in compagnia della sua escort russa, vive, mangia,
compra azioni e discetta a sostegno dell’ideologia neoliberista cercando, con una
sorta di conferenza strampalata e senza lieto fine, di adescare nuovi adepti tra il
pubblico.
Chicago Boys è uno spettacolo che attraverso il motto pubblicizzare le perdite e
privatizzare i guadagni ci invita a riflettere sulla folle corsa del consumismo e della
speculazione finanziaria, per opporre al detto libera volpe in libero pollaio la saggezza
di un proverbio greco che dice: se vedi che non ti sazi, fermati.
Ne va della salute di tutti, compresa quella del nostro pianeta, ormai vicino al
collasso.
testo e regia Renato Sarti; con Renato Sarti, Elena Novoselova; scena e costumi Carlo Sala;
video realizzati in collaborazione con Fabio Bettonica e N.A.B.A.; produzione Teatro della
Cooperativa con il sostegno di Regione Lombardia - Progetto Next in collaborazione con La
Corte Ospitale
Il potere, in Italia, non è mai stato una cosa semplice. C’è la politica, la democrazia,
il voto popolare, le clientele, le famiglie, lo Stato, il Parastato, l’Amministrazione, i
soldi, il Vaticano, i cattolici (da non confondere con il Vaticano), i militari, le donne, i
Servizi Segreti, i Fascisti, i Comunisti, quelli di destra, quelli di sinistra (da non
confondere con i Comunisti), gli indecisi. Poi c’è la Mafia, la Camorra, la ’Ndrangheta,
la Sacra Corona Unita, gli intellettuali, quelli al bar, le casalinghe di Voghera (che ci
sono, ci sono!). Sì, in Italia ci sono tutte queste cose. E la P2 è stata costantemente
l’ombra di esse.
Grazie alla preziosa collaborazione di Giuliano Turone, giudice che insieme a
Gherardo Colombo ha indagato su Sindona e scoperto le liste della P2 a Castiglion
Fibocchi, la Confraternita del Chianti con Propaganda lancia un ponte irriverente, e
un po’ preoccupato, tra ieri e oggi. Quella che nel 1981 sembrava una storia finita è,
invece, una malattia cronica della nostra società.
Viviamo in un Paese molto complesso. Eppure, quante volte abbiamo pensato che
da soli avremmo potuto risolvere un problema molto prima e molto meglio, senza
lungaggini, senza pareri inutili, senza consultazioni ridondanti, senza democrazia?
La noia è il peggior nemico della memoria, ricordatelo.
3-9 maggio 2019
consulenza storica Giuliano Turone e Renato Seregni; di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano;
regia Marco Di Stefano; drammaturgia Chiara Boscaro; con Valeria Sara Costantin, Marco
Pezza, Andrea Pinna, Domenico Pugliares, Valentina Scuderi; canzoni e musiche originali
Giovanni Gioia; voci Diego Runko e Giulia Versari Piccolo; progetto La Confraternita del
Chianti; produzione Teatro della Cooperativa; progetto finalista Giovani Realtà del Teatro 2014;
progetto finalista Borsa Anna Pancirolli 2014
Qui città di M. è innanzitutto un giallo. Quando vivi in una città dove 1) non si respira,
2) non si vede, 3) non si ascolta, allora arrivi a chiederti: perché ci resto ancora?
Cosa ci faccio qui? E perché ci sono affezionata? Cosa mi porta ad amare qualcosa
che mi respinge? Vogliamo parlare di questa stupenda e misera città che mi ha
insegnato a vivere, questa città brutta, che in pochi hanno osato cantare.
Qui città di M. è ambientato a Milano, una città che, nel giro di soli quindici anni, ha
cambiato radicalmente volto. La regista Serena Sinigaglia ha chiesto a Piero
Colaprico: “Ma tu che scrivi gialli ambientati nella città di M., tu che hai scritto libri con
Valpreda, tu che hai seguito Tangentopoli e tutte le successive cronache giudiziarie,
tu che solo a leggerti in Trilogia della città di M. mi fai simpatia, tu che non hai mai
scritto per il teatro, perché fai il giornalista di mestiere e il romanziere di passione?
Cosa ne pensi di scrivere un noir ambientato a Milano per un’attrice donna? Aspetta:
un’attrice è una parola inesatta, o meglio un numero inesatto. No perché, vedi, come
posso spiegarti, Arianna, da sempre mia compagna di avventure teatrali, è… uno,
nessuno, centomila”. Lo spettacolo Qui città di M. è appunto un monologo per sette
personaggi scritto ad hoc su Arianna Scommegna da Piero Colaprico. Qui città di M.
è Milano, è Piero, è Arianna, è un rebus da risolvere… Qui città di M. siamo noi, ed
è soprattutto la gente, sì, quella gente che ogni giorno in questa città di M. ci vive,
alla ricerca di un sogno che forse la potrebbe salvare o, forse, uccidere.
di Piero Colaprico; regia Serena Sinigaglia; con Arianna Scommegna; scene Maria Spazzi; luci
Alessandro Verazzi; produzione ATIR Teatro Ringhiera
A causa degli scioperi che durante la Seconda guerra mondiale paralizzarono i grandi
stabilimenti a nord di Milano, i più grandi nell’Europa occupata dai nazisti, centinaia
di lavoratori di Sesto San Giovanni e dei comuni limitrofi furono arrestati e deportati
nei lager. Lo spettacolo nasce dalle testimonianze raccolte da Giuseppe Valota,
presidente dell’ANED di Sesto San Giovanni e Monza, e figlio di un deportato ucciso
a Mauthausen. Interpretato da uno straordinario trio di attrici (Maddalena Crippa,
Debora Villa, Rossana Mola) e diretto da Renato Sarti, lo spettacolo Matilde e il tram
per San Vittore vuole mettere in luce il “non eroismo” di migliaia di persone che si
opposero al fascismo e al nazismo pagando tale scelta a caro prezzo. Lo fa
attraverso le voci di quelle donne che si ritrovano improvvisamente costrette a gestire
da sole un quotidiano di fame e miseria, nel terrore della guerra e dei bombardamenti.
Nel dopoguerra per molte di loro incominciò un periodo d’attesa ancor più terribile.
Dei cinquecentosettanta deportati delle grandi fabbriche, duecentoventitré non
fecero ritorno, e dieci morirono per le malattie contratte nel lager. Sia per le mogli, le
sorelle, le madri e le figlie di quegli uomini che non tornarono, sia per quelle che
ebbero la fortuna di riabbracciare il propri cari, la vita non fu mai più quella di prima.
FUORI NIGUARDA | 28 maggio - 9 giugno 2019, presso Piccolo Teatro Studio Melato
testo e regia Renato Sarti; con Maddalena Crippa, Debora Villa, Rossana Mola; dal libro di
Giuseppe Valota Dalla fabbrica ai lager; scena e costumi Carlo Sala; musiche Carlo Boccadoro;
luci Claudio De Pace; progetto audio Luca De Marinis; dramaturg Marco Di Stefano; sostenuto
da NEXT 2017/18 - Regione Lombardia; con il patrocinio di ANPI, Istituto Nazionale Ferruccio
Parri e ISEC e dei comuni di Albiate, Bresso, Cinisello Balsamo, Monza e Muggiò; produzione
Teatro della Cooperativa con il sostegno di ANED
Scegliere l’uomo giusto con cui stare, in un qualche modo, significa scegliere la
propria identità. Questo spettacolo si suddivide in nove capitoli, nove avventure della
protagonista, Roberta. Ciascun capitolo ha il suo costume e le sue immagini. Un’Italia
aristocratica, una forma, un contenuto e tanta, tantissima ironia. Il ritmo è incalzante,
il racconto scorre e Roberta si arrabatta nella vita e nelle avventure con grande
spirito. Roberta è, infatti, in una situazione di continua incertezza esistenziale ed
affronta le sue giornate con profondo disagio, qualunque sia il contesto in cui si trova
a viverle; Roberta è legata alle abitudini della famiglia ma vorrebbe liberarsene, ama
il proprio lavoro ma non le basta; Roberta vorrebbe andarsene, fuggire via lontano,
ma quando effettivamente si allontana da casa percepisce, dentro di sé,
un’insopportabile nostalgia. Per lei la vita accade sempre altrove.
Il monologo, nel quale la voce narrante della protagonista è sempre accompagnata
dai commenti della madre, che svolge quasi un ruolo da spalla comica, racconta un
pezzo della vita di Roberta: una fuga a New York, un amore che forse non è vero e
tanta voglia di capire qual è il proprio posto nel mondo. Mia mamma è una Marchesa
non vuole essere solamente il racconto di una storia privata, ma punta a diventare lo
strumento di una riflessione più ampia sul desiderio di realizzazione personale, una
riflessione che riguarda tutti, perché l’insicurezza non fa distinzioni sociali.
11-16 giugno 2019
con Debora Villa, Rafael Didoni, Rossana Mola, Elianto e ospiti a sorpresa
BE.Curious
23 novembre 2018
NO. STORIA DI FRANCA VIOLA
1° febbraio 2019
I ME CIAMAVA PER NOME: 44.787 – RISIERA DI SAN SABBA
6 marzo 2019
DITA DI DAMA
20 marzo 2019
PROPAGANDA
16 aprile 2019
NOME DI BATTAGLIA LIA
BE.Creative
Percorsi laboratoriali brevi (la mattina) o più articolati (in orario pomeridiano) per
classi o gruppi interclasse, direttamente presso gli istituti scolastici. Il percorso
espressivo richiede la partecipazione attiva degli studenti nella scelta del tema
storico da approfondire, nella ricerca delle fonti storiche su cui costruire una
drammaturgia originale e poi nell’allestimento di una restituzione di tipo teatrale sotto
la guida degli operatori del Teatro della Cooperativa.
BE.Festival
Un vero e proprio festival teatrale dedicato alla storia contemporanea, che sarà
ospitato dal Teatro della Cooperativa a maggio 2019. Il programma sarà costituito
dalle restituzioni finali di tutti i laboratori scolastici del progetto (aperte al pubblico
delle famiglie, dei compagni e degli altri istituti), ma anche da incontri di
approfondimento, tavole rotonde, presentazioni e – perché no? – momenti di festa.
All’organizzazione e promozione del BE.Festival prenderanno parte attiva alcuni
studenti in alternanza scuola-lavoro, coordinati dallo staff dell’Ufficio Organizzazione
e dell’Ufficio Comunicazione e Promozione del Teatro della Cooperativa.
13 ottobre 2018
I racconti del tappeto volante | Il principe Ahmed e la fata Paribanu
progetto La Confraternita del Chianti
con Valeria Sara Costantin
Tre figli di re, tre fratelli, si contendono la stessa bellissima principessa. Il padre di
lei, non volendo scontentare nessuno, decide che il futuro marito non sarà il più
vecchio, o il più bello. Avranno tutti e tre un anno per viaggiare fino ai confini del
mondo e tornare con l’oggetto più raro e straordinario che riusciranno a trovare.
17 novembre 2018
Laboratorio | Il giro del mondo in 80 spezie
a cura di Aromi a tutto Campo
Una novità per il pubblico dei più piccoli, un laboratorio interattivo in collaborazione
con Aromi a tutto Campo (www.aromiatuttocampo.org), per mettere mani e naso tra
i colori e i profumi di spezie provenienti da tutto il mondo.
Esiste, sperduta tra i ghiacci del Polo Nord, una fabbrica di giocattoli del tutto
particolare, dove un simpatico vecchietto, assieme ai suoi aiutanti, lavora tutto l’anno
affinché la magia della notte di Natale possa avverarsi sempre. Ma… come in ogni
storia che si rispetti, anche in questa succede qualcosa di strano.
19 gennaio 2019
I racconti del tappeto volante | Sinbad il Marinaio
progetto La Confraternita del Chianti
23 febbraio 2019
I racconti del tappeto volante | Il facchino di Baghdad
progetto La Confraternita del Chianti
Un facchino passeggia per Baghdad cercando lavoro. Si trova davanti a una casa
abitata da tre donne bellissime, tre sorelle che gli danno asilo per la notte, ma solo a
patto che non riveli mai quello che vedrà. Il facchino non lo sa, ma mantenere la
promessa potrebbe rivelarsi molto più difficile del previsto.
Il ritiro dei biglietti potrà essere effettuato fino a MM3 Maciachini / MM2 Lanza + tram 4
30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo. I (fermata Niguarda Centro)
biglietti sono acquistabili anche online sul MM5 Cà Granda + autobus 42 Autobus 42, 51,
circuito Vivaticket. 52, 83, 166, 172
BikeMi 313
BIGLIETTI
PARCHEGGIO GRATUITO
intero € 18
convenzionati € 15 Gli spettatori possono usufruire
under 27 € 10 gratuitamente del parcheggio del
over 65 € 9 supermercato di via Ornato 28.
giovedì biglietto unico € 10
I LUNEDÌ DI DEBORA
biglietto unico 10€
STAGIONE RAGAZZI
bambino 7€ · accompagnatore 4€ SEGUICI ANCHE SUI NOSTRI SOCIAL
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DIRITTO DI PRENOTAZIONE 1€