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ORBIS TERRARUM:

IL MONDO VISTO DAI ROMANI

Che il mondo abitato [gr. ecumène] è un’isola bisogna


riconoscerlo, prima di tutto per la percezione
sensoriale che ne abbiamo, e poi per l’esperienza
diretta. Infatti in ogni luogo e in ogni direzione che gli
uomini hanno potuto raggiungere spingendosi fino
alle estremità della terra, si trova il mare, quello che
noi chiamiamo Oceano.

Strabone, Geografia, I, 1, 8
Bisogna aggiungere a queste questioni anche quelle che
dipendono dagli influssi celesti. Non c’è dubbio, infatti, che
gli Etiopi vengano arrostiti dal vapore della stella vicina [= il
sole], e che nascano già con un aspetto bruciacchiato, con la
barba e i capelli increspati. Nella zona opposta del mondo,
invece, gli uomini hanno la pelle candida e del color della
neve, e folte chiome rossastre; i primi sono selvaggi a causa
del rigore del tempo atmosferico, mentre questi sono
avveduti a causa della sua mobilità. […] Da una parte [=
Etiopi] arrivano grosse bestie feroci, dall’altra animali molto
diversi tra loro, e soprattutto molti uccelli alati, che si
muovono rapidamente per l’azione del calore. L’alta statura
dei corpi si può osservare in entrambe le zone, lì a causa del
calore, qui provocata dall’acqua. Nella zona centrale, invece,
grazie alla salutare mescolanza dei due elementi, si trovano
terre che sono fertili per ogni coltura. I corpi sono di media
statura, e anche il colore della pelle è intermedio. I costumi
sono miti, i sensi raffinati, l’intelletto fecondo e adatto a
comprendere ogni fenomeno naturale. Questi popoli hanno
anche degli imperi, che invece non sono mai sorti tra le genti
lontane, che nemmeno ne sono mai state sottomesse; infatti
sono popoli remoti e di indole solitaria, a causa della natura
che li spinge.

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, II, 80

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