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Direttiva 2012/13/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 maggio

2012 sul diritto all’informazione nei procedimenti penali in G.U.U.E. 1 giugno


2012

Direttiva 2012/13/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 maggio


2012 sul diritto all’informazione nei procedimenti penali in G.U.U.E. 1 giugno
2012.

La direttiva –che si applica nei confronti delle persone che siano messe a
conoscenza dalle autorità competenti di uno Stato membro, di essere indagate o
imputate per un reato– stabilisce norme relative al diritto all’informazione sia
dei diritti processuali di cui gli accusati godono nel procedimento penale (diritto
a un avvocato; condizioni per beneficiare del gratuito patrocinio; diritto di
essere informato dell’accusa; diritto all’interpretazione e alla traduzione; diritto
al silenzio), sia della imputazione formulata a loro carico. L’informazione tanto
dei diritti processuali, tanto dell’accusa elevata, deve essere tempestivamente
fornita alle persone indagate o imputate onde consentire l’esercizio effettivo di
tali diritti. Per questa ragione la direttiva precisa altresì che la comunicazione
dei diritti processuali sia redatta in linguaggio semplice e accessibile,
predisponendone –allegato I– un modello indicativo.

La direttiva infine, stabilisce norme relative al diritto all’informazione anche per


colui che è arrestato ai fini dell’esecuzione di un mandato d’arresto europeo;
nello specifico è previsto che allo stesso sia tempestivamente fornita un’idonea
comunicazione contenente informazioni sui suoi diritti, ai sensi del diritto che
attua la decisione quadro 2002/584/GAI delle persone soggette al mandato di
arresto europeo. La direttiva predispone –allegato II– un modello indicativo
anche per la suddetta comunicazione.

Procedimenti penali, diritto all'informazione: attuazione Direttiva 2012/13/UE

Attuata la Direttiva 2012/13/UE in ordine alla comunicazione scritta sui diritti


dell’accusato nei procedimenti penali con il D.Lgs. 1° luglio 2014, n. 101,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 17 luglio 2014.

Dalla “Relazione Illustrativa” si evince che la normativa comunitaria in questione


è stata adottata per riconoscere, oltre che ribadire mediante una sorta di
“rielencazione”, i diritti “procedurali” spettanti ai soggetti indagati, ovvero
imputati, nei procedimenti penali. Il legislatore comunitario ha individuato le
norme minime comuni in tema di informazione da fornire ad indagati o imputati
per un reato penale, e relative sia ai diritti che all’accusa, anche per soddisfare
l’esigenza di uniformità nelle norme di procedura degli Stati membri. La
medesima Relazione fa inoltre riferimento ai diritti costituzionali riconosciuti ai
soggetti accusati di un illecito penale e ai principi del cd. “giusto processo”. Si
ribadisce, oltre a ciò, il principio di effettività dei diritti individuali, così come
prescritto dalle norme sovranazionali contenute nella Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione Europea e nella Convenzione europea dei diritti
dell’uomo.

La modifica procedurale più rilevante concerne l’introduzione di un nuovo


adempimento in capo all’ufficiale, ovvero all’agente, delegato ad eseguire
l’ordinanza di custodia cautelare, e cioè la consegna all’imputato, oltre che della
copia del provvedimento, anche di una comunicazione scritta, di cui il decreto
legislativo impone la redazione in “forma chiara e precisa” e, per colui che non
conosce la lingua italiana, la traduzione in una lingua al medesimo
comprensibile. La finalità di tale comunicazione è quella di informare il soggetto
dei propri diritti nonché delle facoltà, quali, oltre all’assistenza tecnica di un
difensore e l’eventuale accesso al beneficio del patrocinio a spese dello stato,
anche il diritto all’assistenza medica e quello di avvisare i propri familiari. Il
legislatore ha inoltre precisato che, nell’ipotesi in cui tale comunicazione scritta,
contenente le informazioni elencate dal novellato art. 386 c.p.p., non sia subito
disponibile “in una lingua comprensibile all’arrestato o al fermato”, le
informazioni prescritte devono essere fornite verbalmente, permanendo in ogni
caso l’obbligo di consegnare al soggetto, senza ritardo, la comunicazione scritta.
L’obbligo di informazione viene, inoltre, rafforzato, mediante la previsione, al
comma II dell’articolo 391 del c.p.p., dell’obbligo di verifica, in capo al giudice,
che all’arrestato ovvero al fermato sia stata fornita la comunicazione in
commento, o che in ogni modo sia stato informato circa i diritti e le facoltà allo
stesso spettanti. Nell’ipotesi in cui il giudice ravvisi una carenza di informazione,
questi è onerato dal fornire integralmente, oppure più semplicemente a
completare, la comunicazione o le informazioni prescritte dalla normativa in
commento.

Il decreto legislativo n. 101 modifica, inoltre, l’art. 12 della legge 22 aprile 2005,
n. 69 (disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro
2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato di arresto
europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri), inserendo l’obbligo di
consegna della comunicazione scritta, redatta in forma chiara e precisa, recante
informazioni sui diritti e le facoltà procedurali, ai soggetti destinatari del
mandato di arresto europeo o di altro provvedimento di consegna tra paesi
membri.

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