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con la collaborazione
di Debora Bennati e Milena Giuffrida
Scrivere
all’Università
Manuale pratico con esercizi
e antologia di testi
Seconda edizione
LE MONNIER
università
Indice
Premessa IX
Bibliografia 151
Sitografia 154
Esercizi 155
Antologia di testi
Sezione 5. Società
T18 George W. Bush, «Portare la libertà nel mondo ecco il dovere
dell’America» 204
T19 Barack Obama, «Rimettiamoci al lavoro insieme per costruire
una grande America» 206
T20 Roberto Saviano, Non avrei mai scritto Gomorra 208
Sezione 6. Recensioni
T21 Roberto Benigni, [Presentazione di La vita è bella] 211
T22 Alberto Cavaglion, Esito mediocre 212
T23 Andrea Cortellessa, Monica Haller. Incroci di sguardi dentro la guerra 214
T24 Enzo Golino, La lingua delle donne 217
T25 Aldo Nove, [Recensione a Fame chimica] 219
T26 Massimo Raffaeli, Céline, scrittura e vita 221
T27 Francesca Serra, Silvia Ballestra, Nina 223
sono attività «innate» e neppure acquisite nelle scuole secondarie, ma possano e anzi
debbano essere insegnate agli studenti sin dal primo anno di Università, per fornire,
insieme a una serie di riflessioni teoriche e di tecniche pratiche, anche un metodo di
studio che possa diventare un valido aiuto anche per altre materie di insegnamento.
Il secondo convincimento riguarda la possibilità di addestrare gli studenti
alla scrittura mettendo al centro della riflessione teorica e linguistica la tipologia
più frequente, complessa e qualificante tra quelle che si incontrano all’Università:
il testo argomentativo.
Il terzo convincimento riguarda la ricaduta formativa che lo studio organico e
analitico del testo argomentativo può avere nell’educazione civile e intellettuale, pri-
ma ancora che linguistica. L’educazione all’argomentazione costituisce un momento
di crescita dell’individuo nella comunità, di sviluppo delle proprie abilità nel ricono-
scimento e smascheramento delle false argomentazioni e nella progettazione e stesura
delle proprie idee, in modo chiaro e convincente. Il che coincide (o dovrebbe coin-
cidere) con un’educazione al rispetto delle idee degli altri e al riconoscimento delle
azioni di persuasione (spesso con false argomentazioni) di cui tutti, ma particolar-
mente i giovani, siamo continuamente fatti oggetto.
Ne consegue l’importanza di un’educazione alla scrittura che passi attraverso
un’educazione all’argomentazione: affinché imparare a scrivere una tesina, un saggio,
o una tesi di laurea − che è il fine immediato del lavoro dello studente universita-
rio nella sua attività quotidiana − non si riduca solo a una questione di bibliografia,
citazioni e virgolette. La forma corretta di una bibliografia, di una citazione o del-
le virgolette, d’altronde, contribuirà a costruire fin dall’Università quell’educazione
redazionale e tipografica, che si è quasi del tutto persa anche nelle migliori redazio-
ni editoriali, e che è invece alla base della realizzazione di libri ed e-book che siano
razionali e coerenti: dentro e fuori.
Questo Manuale, perciò, ha lo scopo di fornire − mettendo al centro della
riflessione il testo argomentativo − una serie di tecniche di lettura e di scrittura che per-
mettano di comprendere ed elaborare i testi affrontati e prodotti durante il percorso
universitario: dai saggi critici da studiare, alle tesine da elaborare per i singoli esami,
alla tesi di laurea che conclude il triennio di studio e il biennio magistrale.
E dal momento che ogni Corso di scrittura non può che essere un Laboratorio
di scrittura, il volume presenta una nutrita serie di Esercizi da svolgere indipenden-
temente, utilizzando l’ampia Antologia di testi di tipo informativo-argomentativo alla
fine del volume.
– suggerire tecniche fondamentali per produrre testi da altri testi come parafrasi,
sintesi, riscritture e per scrivere testi argomentativi originali, sviluppando quelle
particolari strategie di composizione dei testi scritti al computer che delineano
un vero e proprio manuale di stile (Capitolo 3, Tecniche di scrittura);
– illustrare strategie di scrittura dei testi che si incontrano nel percorso universi-
tario; prepararsi a pubblicare i testi scritti, apprendendo le minime nozioni di
editing che mettano in grado chi scrive di presentare un testo chiaro e leggibile
e di seguirne l’iter redazionale;
– insegnare la stesura delle tesine e della Tesi: il testo che conclude il ciclo uni-
versitario di ogni studente e apre quello lavorativo (Capitolo 4, Scrivere testi
all’Università);
– risolvere anche alcuni dei principali dubbi di scrittura e revisione dei testi attra-
verso schede pratiche dedicate a particolari temi di ortografia, punteggiatura,
lessico, sintassi e di editing (Capitolo 5, Schede pratiche).
Paola Italia
Ringraziamenti
Questo Manuale è nato da un’esperienza di insegnamento dell’Italiano scritto svolta per un decennio,
nei primi anni Duemila, nelle Università di Pisa, Siena e nelle Scuole di Specializzazione per l’Inse-
gnamento Superiore della Toscana. Ringrazio tutti i colleghi e amici che in vario modo mi avevano
aiutato nella stesura del testo e ne hanno corretto negli anni errori e imprecisioni, e in particolare Crista
Bertelli, Ilaria Betocchi, Leonardo Bigi, Alessandra Cappagli, Stefano Costa, Silvia Datteroni, Maria
Rita Digilio, Giulia Fanfani, Elisabetta Giorgi, Irene Ipsaro Palesi, Luca Lenzini, Elena Marcarini,
Donatella Martinelli, Rossana Melis, Annalisa Nesi, Claudia Russo, Roberto Venuti, Enrico Zanini,
Chiara Zunino; sono grata inoltre ad Andrea Cortellessa, Enzo Golino, Massimo Raffaeli e Francesca
Serra, che hanno contribuito direttamente all’aggiornamento della nuova sezione Antologica con alcu-
ne loro ‘storiche’ recensioni, e a tutti gli studenti dei corsi di Scrittura critica, dei Laboratori di Italiano
scritto e del Tutorato all’Italiano scritto che con scritture, errori, correzioni e innumerevoli riscritture, mi
avevano spinto alla stesura di questo libro.
Questa nuova edizione è stata realizzata con la collaborazione di Debora Bennati, che si è occupata della
revisione dei parr. 4.1.2, 4.1.3 e dei box Scrivere al computer, e ha scritto i parr. 4.2 e 4.3, e di Milena
Giuffrida, che, mentre aspettava Anna, ha curato la nuova Antologia di testi e gli Esercizi. A lei, e a tutte
le piccole donne che leggeranno e scriveranno direttamente in rete, è dedicata questa nuova edizione.
P.I.
I testi scritti 19
Torna qui quella sollecitazione della libertà e autonomia di giudizio degli stu-
denti, che è alla base della prima argomentazione. Il primo e il secondo argomento
risultano quindi legati tra loro, con un effetto complessivo di coesione e coerenza
del testo.
Le prove
Le due argomentazioni vengono suffragate da una prova che si basa sul prin-
cipio di autorità: in qualità di docente di Psicologia dinamica all’Università di Pavia
e di esperta di problemi dell’infanzia e dell’adolescenza, Silvia Vegetti Finzi è in gra-
do di testimoniare gli effetti negativi che sugli adolescenti può avere un’educazio-
ne basata più su esercizi tecnici che su temi. La sua indiscussa autorità in materia le
permette di affermare che i «bambini sacrificati» diventano ragazzi che «perdono la
motivazione», in quanto le intelligenze più originali sono mortificate da un metodo
valutativo che premia solo l’adeguamento alla scelta.
Le conclusioni
Nelle conclusioni viene riaffermata la tesi iniziale, ovvero la superiorità del
tema sul test. Si tratta quindi di un testo argomentativo a carattere circolare, in cui il
percorso argomentativo svolto ha permesso di aggiungere alla tesi iniziale molti ele-
menti in più, a dotarla di acquisizioni nuove, che sono passate al lettore attraverso
la dimostrazione della tesi, e che non erano presenti nella primitiva enunciazione:
Non esiste «il metodo» per argomentare, così come non esiste «il metodo» per
scrivere un qualsiasi testo. Esistono però alcuni modi di articolare i ragionamen-
ti tra loro e alcuni modi di articolare i ragionamenti in relazione alla tesi
avversaria che, sin dalla retorica (l’arte di costruire un discorso) e dalla dialettica
(l’arte di costruire un dialogo) classiche, sono stati classificati e studiati.
Metodo deduttivo
Il metodo deduttivo si basa sulla inferenza di argomenti individuali a partire da
principi generali, da considerazioni di dominio comune, assiomi generalmente con-
divisi, premesse sulle quali si riscontra una communis opinio. Un esempio di metodo
deduttivo è messo in atto nel testo prima analizzato di Silvia Vegetti Finzi, laddove
l’intervistata sviluppa il suo ragionamento a partire dalla premessa generale che far
crescere il senso critico negli studenti sia una cosa positiva (se ne veda la schematiz-
zazione argomentativa al § 1.2.6).
Metodo induttivo
Il metodo induttivo è opposto al precedente in quanto si basa sull’osservazione
di casi e situazioni particolari da cui vengono ricavati dei principi validi in generale,
per quelli e per casi analoghi. Mentre la forza del metodo deduttivo sta nella qualità
delle premesse, la forza del metodo induttivo sta nella quantità dei casi e delle situa-
zioni osservate.
Un caso particolare di metodo induttivo è quello cosiddetto abduttivo, che, in
situazione in cui sia impossibile basarsi su una gran quantità di esempi, privilegia un
campione, ritenuto particolarmente significativo.
Un esempio di ragionamento induttivo è presente nel testo di Michele Ainis
sull’integrazione scolastica degli immigrati. Scrive Ainis [PBD14]:
Osservazioni particolari
1. «oggi l’Europa ospita 5 immigrati per ogni 100 residenti»;
2. «in Italia ne vivono quasi 2 milioni»;
3. «nel continente asiatico e africano la curva
demografica continua a impennarsi»;
4. «i flussi migratori che viaggiano dal Sud al Nord
del mondo [tengono a incrementarsi]».
Principio generale
«il fenomeno [dell’immigrazione] è destinato
a espandersi negli anni che ci aspettano».
I testi scritti 21
Metodo analogico
Il metodo analogico si basa sull’applicazione di un argomento a una situazione
che si presume simile a quella considerata e per la quale non è possibile sviluppare
un’argomentazione.
È un metodo molto applicato in ambito scientifico, come mostra questa esem-
plificazione fornita dallo scienziato Tullio Regge [PBD11]:
In un argomento per analogia, a partire dalla constatazione che due o più cose
sono simili in alcuni aspetti (hanno una proprietà in comune), se ne ricava che sono
simili in altri aspetti (hanno un’altra proprietà in comune) (Jacona 2005).
L’idea che l’Italia non abbia ancora una lingua può sembrare insolita o addirit-
tura sbagliata: da molte parti si sono segnalati, negli ultimi vent’anni, i progres-
si che l’italofonia sta facendo nel nostro paese, il crearsi graduale di un codice
condiviso, l’avanzata (che a taluno è parsa addirittura inarrestabile) di un idio-
ma generale.
Questa rivista ha raccolto opinioni di questo tipo, le ha documentate e a volte
discusse nei loro limiti, ma non ha mai mancato di attestare che questa avanza-
ta, benché innegabile, è minacciata da una varietà di fattori attivi, che rallentano
il progresso di quella tendenza, e finiscono per rendere difficile l’asserzione che
l’italiano è davvero, oggi, una lingua di tutti.
22 Scrivere all’Università
Anticipazione dell’obiezione
«L’idea che l’Italia non abbia ancora una lingua
può sembrare insolita o addirittura sbagliata».
Argomentazioni dell’obiezione
1. «progressi che l’italofonia sta facendo nel nostro paese»;
2. «crearsi graduale di un codice condiviso»;
3. «avanzata […] di un idioma generale».
Tesi
«difficile l’asserzione che l’italiano è davvero, oggi, una lingua di tutti»
(l’italiano oggi non è davvero una lingua per tutti).
Professor Carlo Secchi, il tema scritto diventa test per accedere alle università ameri-
cane. È un bene?
«Certo che è un bene. Riscoprire le prove scritte, come saper presentare delle
relazioni credo sia una cosa utile nella valutazione della qualità degli studenti».
Ex rettore dell’Università Bocconi di Milano e ordinario di Politica Economica
Europea per lo stesso ateneo, il professor Secchi è un sostenitore convinto di
ogni tentativo di «recuperare la capacità di mettere assieme i concetti lungo un
filo logico».
Certo è una bella svolta per un Paese che da quasi settant’anni seleziona i suoi stu-
denti Universitari con risposte multiple…
I testi scritti 23
«È vero. Però non bisogna commettere l’errore di pensare che scrivere un saggio
o un tema sia qualcosa di estraneo alla cultura e alla pedagogia degli Stati Uniti.
Anzi, nelle scuole superiori si insegna anche a tenere discorsi, a rapportarsi con
il pubblico».
controargomentazione argomentazione
Ma il vantaggio del quiz è la correzione obiettiva
= La prova opposta alla prova di scrittu- = [Il test è positivo] perché può essere
ra è positiva (vantaggiosa). corretto in modo oggettivo.
Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicu-
rezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala
pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l’autorità
della legge e i diritti dell’individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle
generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo
in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guarda-
no oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sap-
piate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino
che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire
la strada ancora una volta.
Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comu-
nismo non solo con i missili e i carri armati, ma con alleanze solide e convinzioni
tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci auto-
rizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce
quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della
nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e del ritegno.
Anche questa prosa utilizza la forza espressiva della metafora: l’immagine degli
ideali dei Padri fondatori che, con la Costituzione americana, costituiscono un faro
‘illuminante’ non solo per tutti gli americani, ma per tutto il mondo, ripete la consa-
pevolezza di un paese che è a guida economica e politica del mondo. Ma, a differenza
di Bush, che puntava solo sulla necessità di «diffondere la libertà in tutto il mondo»
per preservare la propria, Obama accentua il ruolo di responsabilità che l’America si
assume, come modello di democrazia, da cui discende la centralità dell’uso del dia-
logo e della diplomazia, prima che della intimidazione e della forza: «con alleanze
solide e convinzioni tenaci». Un ruolo che non viene riconosciuto da tutto il mondo
per autorità, ma per autorevolezza: la giustezza della causa, la forza dell’esempio, ma
anche – e si noti l’uso efficace dell’understatement in posizione di climax ascenden-
te – «dell’umiltà e del ritegno».
Da questi esempi possiamo facilmente vedere come una parte molto importan-
te del testo argomentativo sia affidata allo stile con cui sono espresse le argomenta-
zioni. I metodi argomentativi illustrati nel capitolo precedente, infatti, valgono ben
poco se non sono accompagnati da uno stile chiaro ed efficace.
Uno stile è chiaro quando la forma del testo è in equilibrio con la sua struttu-
ra, pur nel rispetto delle singole scelte linguistiche o di un’esigenza di variatio, come
nell’applicazione di alcune delle regole qui esposte:
Uno stile è efficace quando utilizza (senza eccedere nell’uso) le figure reto-
riche di
– sostituzione;
– insistenza;
– opposizione;
lo di] diamante»); contenente per contenuto («bere un bicchiere [di vino]»); concreto
per astratto («la corona» = il potere regale).
La sineddoche sostituisce un termine legato a un altro da un rapporto di
inclusione: la parte per il tutto («il tetto» = la casa); il tutto per la parte («la scuola
rinasce» = le singole scuole); termine più generico per termine più specifico («mac-
china» = automobile); genere per specie o individuo («felino» = gatto); individuo o
specie per genere («pane» = cibo); singolare per plurale («l’uomo è debole» = tutti
gli uomini).
Quello che si otterrà alla fine sarà uno schema molto articolato, ma sinteti-
co, che servirà come punto di partenza per studiare sul libro il contenuto analiti-
co della spiegazione. Se poi la spiegazione riguarda concetti e idee che esulano dal
libro di testo, gli appunti sono ancora più preziosi perché finiscono per sostituire
il testo stesso.
L’operazione che si svolge per stendere uno schema argomentativo è più
semplice, perché il testo non è orale – come durante una lezione – ma scritto. Si può
quindi leggerlo più volte, soffermarsi sui punti che non sono chiari, cercare il signi-
ficato delle parole difficili con il vocabolario.
A differenza degli appunti, che possono essere esposti anche in forma discor-
siva, lo schema è per sua natura sintetico ed è caratterizzato da una precisa presen-
tazione grafica.
Uno schema può essere rappresentato:
1
ov to
go rov
Pr en
me e
m
e
nt
go
o
Ar
4
Tesi
Ar P
3
ov to
go rov
Pr en
me e
m
e
nt
go
o
Ar
In sintesi
L’analisi di un testo argomentativo consiste:
2.5 Un esempio
Vedremo ora direttamente un esempio di lettura critica e di schematiz-
zazione argomentativa tratto da un saggio argomentativo di carattere generale:
Lettura critica
1. Lettura
Iniziamo quindi con una prima lettura del testo, in cui cercheremo di cogliere
il senso generale, senza soffermarci troppo sui passaggi che non ci sono sembrati del
tutto chiari, o su parole di cui non conosciamo il significato (ci sforzeremo di rica-
varlo dal contesto, andando poi a verificare le nostre supposizioni con il vocabolario):
Isaiah Berlin
Appunti sul pregiudizio
Poche cose hanno fatto più danno della credenza da parte di individui o gruppi
(o tribù o Stati o nazioni o Chiese) che lui, o lei, o essi sono i soli possessori della
verità, soprattutto riguardo a come vivere, che cosa essere e fare – e che chi la pen-
sa diversamente non solo sbaglia, ma è un malvagio o un pazzo, e bisogna rinchiu-
derlo o eliminarlo. È una terribile e pericolosa arroganza credere che siamo i soli
ad avere ragione, che abbiamo un occhio magico che vede la verità, e che gli altri,
per il solo fatto che dissentono, non possono aver ragione. Questa arroganza ci
rende certi che esiste una sola meta, una e una sola per la nostra nazione o Chiesa
o per l’intera umanità, e che qualunque ammontare di sofferenza (specie se a sof-
frire sono altri) è giustificato, purché la meta sia raggiunta – «attraverso un oceano
di sangue fino al Regno dell’Amore» (o qualcosa del genere) diceva Robespierre; e
Hitler, Lenin, Stalin e, verosimilmente, i capi nelle guerre di religione dei cristiani
contro i musulmani o dei cattolici contro i protestanti nutrivano davvero questa
certezza. La convinzione che esista una e una sola risposta vera alle questioni cen-
trali che hanno tormentato l’umanità, e che noi la possediamo (o la possiede il
Capo), porta la responsabilità degli oceani di sangue, da cui però non è nato alcun
Regno dell’Amore – né lo poteva: esistono molte maniere di vivere, di credere, di
comportarsi, e la semplice conoscenza fornita dalla storia, dall’antropologia, dalla
letteratura, dall’arte, dal diritto chiarisce che le differenze delle culture e dei carat-
teri sono altrettanto profonde delle somiglianze (ciò che fa umani gli uomini),
e che tale ricca varietà non ci rende affatto più poveri: la sua conoscenza apre le
Tecniche di lettura 35
finestre della mente (e dell’anima) e rende gli esseri umani più saggi, più attraenti
e più civili, mentre la sua assenza genera il pregiudizio irrazionale, gli odi, l’orribi-
le sterminio degli eretici e di quanti sono diversi; se le due guerre mondiali, più i
genocidi di Hitler, non ci hanno insegnato questo, vuol dire che siamo incurabili.
L’elemento più prezioso (o uno degli elementi più preziosi) della tradizione bri-
tannica è proprio la relativa libertà dal fanatismo e dalla monomania di tipo poli-
tico, razziale o religioso: arrivare a un compromesso con persone con cui non
simpatizziamo, o che non comprendiamo bene, è indispensabile per qualunque
società decente, giacché niente è più distruttivo dell’euforica convinzione di essere
infallibili (o che lo sia la nostra nazione); una convinzione che ci porta a distrug-
gere gli altri con la coscienza tranquilla di chi compie l’opera di Dio (per es. l’In-
quisizione spagnola o gli ayatollah) o di una razza superiore (per es. Hitler) o della
Storia (per es. Lenin/Stalin). L’unica cura è capire come società diverse (nello spa-
zio o nel tempo) vivono, e che è possibile vivere vite differenti dalla nostra e tut-
tavia essere pienamente umani, degni d’amore, di rispetto o almeno di curiosità.
Gesù, Socrate, il boemo Jan Hus, il grande chimico Lavoisier, i socialisti e i libe-
rali (oltre che i conservatori) in Russia, gli ebrei in Germania sono tutti periti per
mano di ideologi «infallibili». La certezza intuitiva non può sostituire la conoscen-
za empirica accuratamente verificata che poggia sull’osservazione e l’esperimento
e la libera discussione tra gli uomini: le prime persone che i totalitari distruggono
o riducono al silenzio sono gli uomini di pensiero e le menti libere.
II
Un’altra fonte di conflitti che si possono evitare sono gli stereotipi. Una tribù
odia la tribù vicina da cui si sente minacciata, e quindi razionalizza le sue paure
rappresentandola come malvagia o inferiore, o in qualche modo assurda o spre-
gevole. Eppure accade talvolta che questi stereotipi mutino con grande rapidità.
Consideriamo il caso dell’Ottocento: nel 1840, più o meno, si pensa ai francesi
come a sgargianti spacconi, immorali e bellicosi, uomini con i baffi arricciati peri-
colosi per le donne, che probabilmente invaderanno l’Inghilterra per vendicarsi
di Waterloo, mentre i tedeschi sono bevitori di birra, provinciali un po’ ridicoli
che amano la musica e le fumisterie metafisiche, innocui ma abbastanza assurdi.
Ebbene, nel 1871 i tedeschi sono diventati gli ulani che irrompono in Francia
incitati dal terribile Bismarck – spaventosi militaristi prussiani ebbri di orgoglio
nazionale, ecc. ecc. La Francia è un povero, civile Paese annientato che ha bisogno
della protezione di tutti gli uomini onesti per evitare che la sua arte e la sua lette-
ratura vengano schiacciate dal tallone degli spaventevoli invasori.
Nell’Ottocento i russi sono stremati servi della gleba, – mistici slavi semireligiosi
che rimuginano cose oscure e scrivono romanzi profondi, – una gigantesca orda di
cosacchi fedeli allo zar che cantano meravigliosamente. Nella nostra epoca, tutto
questo è radicalmente cambiato: c’è sempre la popolazione stremata, ma ci sono
anche la tecnologia, i carri armati, il materialismo ateo, la crociata contro il capita-
36 Scrivere all’Università
lismo, ecc. ecc. Quanto agli inglesi, sono dapprima spietati imperialisti che tiran-
neggiano popoli negroidi e che al di sopra dei loro lunghi nasi guardano dall’alto
in basso il resto del mondo, ma poi diventano brava gente impoverita che nutre
convinzioni liberali, vive di assistenza statale e ha bisogno di alleati. E così via.
Tutti questi stereotipi sono surrogati della conoscenza autentica, che non è mai,
neppure lontanamente, così semplice o immutabile come una certa immagine
generalizzata di un popolo straniero; non solo, ma stimolano l’autocompiacimen-
to nazionale e il disprezzo per le altre nazioni. Sono un puntello del nazionalismo.
III
Isaiah Berlin
Appunti sul pregiudizio
I
[controargomentazione]
credenza di possedere una verità Poche cose hanno fatto più danno della credenza da
= errore parte di individui o gruppi (o tribù o Stati o nazioni
o Chiese) che lui, o lei, o essi sono i soli possessori
della verità, soprattutto riguardo a come vivere, che
cosa essere e fare – e che chi la pensa diversamente
non solo sbaglia, ma è un malvagio o un pazzo, e
bisogna rinchiuderlo o eliminarlo. È una terribile e
pericolosa arroganza credere che siamo i soli ad ave-
re ragione, che abbiamo un occhio magico che vede
la verità, e che gli altri, per il solo fatto che dissento-
no, non possono aver ragione. Questa arroganza ci
perché 1 sola meta da rag- rende certi che esiste una sola meta, una e una sola
giungere a ogni costo per la nostra nazione o Chiesa o per l’intera umani-
es.: Robespierre, Hitler, Lenin, tà, e che qualunque ammontare di sofferenza (specie
Stalin se a soffrire sono altri) è giustificato, purché la meta
sia raggiunta – «attraverso un oceano di sangue fino
al Regno dell’Amore» (o qualcosa del genere) diceva
Robespierre; e Hitler, Lenin, Stalin e, verosimilmen-
te, i capi nelle guerre di religione dei cristiani con-
tro i musulmani o dei cattolici contro i protestanti
al contrario nutrivano davvero questa certezza. La convinzione
argomento che esista una e una sola risposta vera alle questio-
ni centrali che hanno tormentato l’umanità, e che
noi la possediamo (o la possiede il Capo), porta la
responsabilità degli oceani di sangue, da cui però
non è nato alcun Regno dell’Amore – né lo poteva:
esistono molte verità esistono molte maniere di vivere, di credere, di com-
e portarsi, e la semplice conoscenza fornita dalla sto-
la loro conoscenza migliora gli ria, dall’antropologia, dalla letteratura, dall’arte, dal
uomini diritto chiarisce che le differenze delle culture e dei
caratteri sono altrettanto profonde delle somiglianze
(ciò che fa umani gli uomini), e che tale ricca varie-
l’assenza di conoscenza «genera tà non ci rende affatto più poveri: la sua conoscenza
il pregiudizio [falsa conoscenza]» apre le finestre della mente (e dell’anima) e rende
gli esseri umani più saggi, più attraenti e più civi-
li, mentre la sua assenza genera il pregiudizio irra-
zionale, gli odi, l’orribile sterminio degli eretici e di
38 Scrivere all’Università
II
argomento
stereotipi = fonte di conflitto Un’altra fonte di conflitti che si possono evitare sono
gli stereotipi. Una tribù odia la tribù vicina da cui si
stereotipi sente minacciata, e quindi razionalizza le sue pau-
originati dalla paura mutevoli re rappresentandola come malvagia o inferiore, o in
nel tempo (contraddizione!) qualche modo assurda o spregevole. Eppure accade
talvolta che questi stereotipi mutino con grande rapi-
prova 1 dità. [prova 1] Consideriamo il caso dell’Ottocen-
immagine stereotipata dei fran- to: nel 1840, più o meno, si pensa ai francesi come
cesi e dei tedeschi nel 1840 a sgargianti spacconi, immorali e bellicosi, uomini
Tecniche di lettura 39
III
[premessa]
nazionalismo «forza più gran- Il nazionalismo – che nell’Ottocento tutti pensava-
de e pericolosa» al mondo no stesse rifluendo – è oggi la forza più grande e più
pericolosa in giro per il mondo. Di solito è il prodot-
argomento to di una ferita inflitta da una nazione all’orgoglio o al
prodotto di prevaricazione di territorio di un’altra nazione: [prova 1] se Luigi XIV
una nazione sull’altra (il Re Sole, il cui Stato dettava legge a tutti in poli-
40 Scrivere all’Università
prova 1 tica, nelle armi, nelle arti, nella filosofia, nella scien-
Francia e Germania tra 700 e za) non avesse attaccato e devastato i tedeschi, umi-
800 liandoli per anni, forse i tedeschi non sarebbero stati
così aggressivi, diciamo, al principio dell’Ottocento,
quando rivolsero il proprio feroce nazionalismo con-
prova 2 tro Napoleone. [prova 2] Analogamente, se nell’Ot-
prevaricazione dell’Occidente tocento i russi non fossero stati trattati dall’Occiden-
su Russia e Cina te come una massa di barbari, o i cinesi non fossero
stati umiliati dalle guerre dell’oppio o da uno sfrutta-
mento generalizzato, né gli uni né gli altri si sarebbero
fatti sedurre così facilmente da una dottrina che pro-
metteva loro che avrebbero ereditato la terra appena
avessero schiacciato – con l’aiuto di forze storiche che
nessuno poteva arrestare – tutti i miscredenti capita-
prova 3 listi. [prova 3] Se gli indiani non fossero stati trattati
atteggiamento verso indiani paternalisticamente, ecc. ecc. [a capo] Le conquiste,
no prevaricazione utilitari- l’asservimento dei popoli, l’imperialismo ecc. non
stica ma culturale sono alimentati soltanto dall’avidità o dal deside-
rio di gloria, ma debbono giustificare se stessi ai loro
propri occhi mediante una qualche idea centrale: la
cultura francese come l’unica vera cultura; il fardello
dell’uomo bianco; il comunismo; lo stereotipo dell’al-
tesi tro come inferiore o malvagio. Soltanto la conoscen-
vera conoscenza (storia, an- za, scrupolosa e senza scorciatoie, può disperdere tut-
tropologia, diritto compa- to questo; anzi, neppure essa varrà da sola a cancellare
rato) = riduzione dei con- l’aggressività degli uomini e la loro avversione per chi
flitti è dissimile (nel colore della pelle, nella cultura, nel-
la religione) – e tuttavia la frequentazione della sto-
ria, dell’antropologia, del diritto (specialmente se del
tipo «comparato», ossia non limitato al proprio Paese,
come di solito avviene) aiuta.
3. Rilettura finale
In questa ultima lettura si potrà prestare attenzione agli aspetti linguistico-for-
mali del testo, andare a cercare le parole di cui non è chiaro il significato, documen-
tarsi sui fatti storici che non si conoscono.
Si tratta, infatti, di un testo solo apparentemente semplice, che dietro un lin-
guaggio a volte figurato cela una stringente logica argomentativa, non sempre espli-
citata dall’autore. La rilettura finale, perciò, dovrà fare emergere la struttura razionale
del brano e non lasciarsi suggestionare dalla forza evocativa delle immagini e da uno
stile rilevato (di cui è un esempio eloquente la citazione da Robespierre: «attraverso
un oceano di sangue fino al Regno dell’Amore»).
Tecniche di lettura 41
Schema argomentativo
al contrario
Il sopruso innescato dal nazionalismo non è solo utilitaristico (non avviene solo
per «avidità e desiderio di gloria»), ma è ideologico e culturale.
3.1.2 La sintesi
– a quale «lettore ideale» desiderate rivolgervi e quindi che registro stilistico vole-
te utilizzare: se state scrivendo un testo argomentativo sarà meglio scrivere in
terza persona, mentre per una cronaca si potrà scrivere in prima;
– quali tempi verbali volete usare: un testo che inizia con i tempi del presente
non può continuare con quelli del passato e poi passare di nuovo bruscamente
al presente;
– con quale stile volete scrivere: se state esaminando i vari aspetti di un problema
socio-economico, ad esempio, non sarà il caso di inserire nel testo commenti
personali di carattere giocoso o satirico, oppure invettive o perorazioni.
46 Scrivere all’Università
1. Non iniziate subito a scrivere facendovi prendere dalla paura di non avere
tempo a sufficienza per terminare la sintesi. Leggete approfonditamente il
testo e solo dopo cominciate a scrivere.
2. Cercate di non superare la lunghezza dell’originale, ma mantenetevi negli
spazi consentiti.
3. Non scrivete solo alcune parole di una frase sperando che questa selezione
sia il riassunto: sforzatevi di variare le parole e di esprimere i concetti in una
nuova struttura sintattica.
4. Non utilizzate nel riassunto parole di cui non conoscete bene il significato:
finireste per usarle in modo poco appropriato.
5. Non inserite nel testo le vostre opinioni. Molte sintesi si presentano in realtà
come dei commenti, ma falliscono il loro obiettivo. Un giudizio sui fatti pre-
sentati fa sprecare spazio prezioso.
Tecniche di scrittura 47
un consiglio utile
Per affrontare meglio le prove di scrittura può essere utile esercitarsi nella distri-
buzione dei tempi di esecuzione, in modo da non trovarsi, allo scadere del tempo
stabilito, a non essere riusciti a portare a termine le «consegne».
Per la stesura a mano di una sintesi di uno o più testi, si potranno dividere le fasi
del lavoro in modo che 1/6 del tempo sia dedicato alla lettura critica e alla schema-
tizzazione, metà tempo alla stesura vera e propria e 1/3 del tempo alla revisione e
alla copiatura del testo. Su 3 ore a disposizione, ad esempio, si potranno dedicare:
Isaiah Berlin
Appunti sul pregiudizio
L’origine culturale dei conflitti è dimostrata anche dagli effetti dannosi degli
stereotipi, forme di pregiudizi, ovvero di falsa conoscenza, nate dalla paura e dalla
diffidenza dell’altro. Pregiudizi che mostrano la loro falsità proprio nel l’essere sog-
getti a mutamenti nel corso della storia. Prova ne è la guerra francoprussiana del
1870, che muta l’immagine diffusa in Europa dei francesi («spacconi, immorali e
bellicosi») e dei tedeschi («provinciali un po’ ridicoli» e «assurdi») in, rispettivamen-
te, vittime e carnefici. Così anche l’immagine stereotipata dei russi prima e dopo la
rivoluzione: da orde di «cosacchi fedeli allo zar» diventano un popolo pericolosa-
mente schiavo di una dottrina totalitaria. Oppure, ancora, l’immagine degli inglesi,
prima e dopo la seconda guerra mondiale, non risponde a una reale conoscenza di
questo popolo e finisce, come tutti gli stereotipi, per aumentare il «disprezzo per le
altre nazioni», e per diventare fatalmente un puntello del nazionalismo.
Anche le cause del nazionalismo, una forza divenuta negli ultimi anni di gran-
de pericolosità, possono essere ricondotte a una matrice culturale e sanate dalla vera
e approfondita conoscenza. Le origini immediate di atteggiamenti nazionalistici
sono solitamente riconosciute in atti di prevaricazione di una nazione sull’altra, atti
che sollecitano forme di ribellione e rigurgiti di orgoglio patrio, come mostrano casi
esemplari come la Germania e la Francia tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ot-
tocento (dalle sottomissioni imposte dal Re Sole alle reazioni contro Napoleone), la
Russia e la Cina sedotte da dottrine totalitarie che avrebbero loro permesso un riscat-
to dall’oppressione dell’Occidente capitalista, ecc. Tutti questi esempi, però, mostra-
no come il nazionalismo non sia solo il prodotto di fattori sociali, politici o economi-
ci, ma si sostenga con un’«idea centrale», che può prendere le forme di un’ideologia,
di uno stereotipo, di un pregiudizio, ovvero di forme parziali ed errate di conoscenza.
Solo una conoscenza «scrupolosa e senza scorciatoie» degli usi, delle abitudi-
ni, delle leggi di altri paesi, potrà contribuire ad affrontare, se non a eliminare,
conflitti provocati dalla paura e dalla diffidenza per il «diverso».
scrivere al computer
Proposta di soluzione
Una proposta di soluzione di questo problema potrebbe consistere nel dedicare
molto tempo alla lettura critica e alla schematizzazione argomentativa e non iniziare
a scrivere finché la tesi centrale del testo e le sue varie argomentazioni non risultino
del tutto chiare; seguire poi lo schema sforzandosi di riformulare i concetti del testo
originario utilizzando un linguaggio e uno stile personali e facendo un uso funzio-
nale delle citazioni.
Proposta di soluzione
Una proposta di soluzione di questo problema potrebbe consistere, dopo avere
ricostruito la struttura argomentativa del testo, nell’attendere ancora un po’ prima di
scrivere, rileggere nuovamente il testo originario per cogliere, al di là della semplifica-
zione fornita dallo schema, tutte le implicazioni logiche delle argomentazioni; nella
50 Scrivere all’Università
Concludiamo con un esempio, tratto dal dibattito che abbiamo introdotto nel
Capitolo 1 a proposito dei titoli, sollevato dalla decisione del Rettore del Politecnico
di Milano di sostituire l’inglese all’italiano nei corsi di laurea. Alla discussione, che
ha visto contrapporsi varie posizioni (alcune si possono leggere nell’Antologia di
testi, T4-T9), è seguito, nell’aprile 2013, un documento sottoscritto dalle principali
Associazioni di Linguistica Italiana e da vari linguisti, che riassume i principali argo-
menti del dibattito, presentati sotto forma di appello alle Istituzioni: una valorizza-
zione del plurilinguismo come ricchezza intrinseca e fattore di crescita pedagogica da
sostenere con iniziative specifiche e mirate.
Leggiamo il testo e proviamo a svolgerne una lettura critica per costruire uno
schema argomentativo che ci permetta di farne una breve sintesi. Sarà così possibile
riconoscere le varie parti costitutive del testo argomentativo:
– premessa;
– tesi;
– argomentazioni;
– prove;
– conclusioni;
[argomentazione n. 1] argomentazione n. 1
=
1. Conoscere e usare più lin- Il plurilinguismo è I firmatari dell’appello – stu-
gue è un fattore di ricchez- fonte di ricchezza diosi tutti impegnati in vari
za e un ausilio potente per la = campi delle Scienze del lin-
crescita cognitiva, intellettua- guaggio e, più in particola-
le e sociale dell’individuo e re, in quello della Linguisti-
dell’intera comunità. [esem- ca educazionale – ribadisco-
pio] I dati provenienti dal- no l’importanza del plurilin-
le scienze del linguaggio da guismo, non solo quale ele-
tempo concordano sul fatto mento fisiologico della specie
che il plurilinguismo non so- umana, ma anche quale
lo è un dato fisiologico della comprovato fattore di cre-
specie umana, ma è anche un scita psico-cognitiva, sociale
fattore di sviluppo e crescita. e culturale di coloro che ne
fanno esperienza.
2. Le dinamiche che si in- crescita psico-cogni-
staurano tra le varie lingue, tiva sociale culturale
anziché divenire motivo di
separatezza, esclusione o con-
flitto sociale, possono essere
guidate e indirizzate per ot-
tenere risultati, prima di tut-
to educativi, che non solo
permettano relazioni positi-
ve tra le culture di cui sono
portatrici, ma garantiscano il
pieno sviluppo linguistico e
cognitivo individuale.
dere tempo», avevate utilizzato una citazione che ora non vi sembra più per
tinente, sostituitela con un’altra più adatta, o altrimenti eliminatela del tutto.
5. Controllate di non avere scritto paragrafi troppo brevi, o viceversa troppo
lunghi. Intervenite senza timore sulla struttura del testo, anche a costo di
dovere correggere l’indice generale. Ricordatevi che la scrittura a computer
permette di ampliare la durata della fase di revisione fino al momento imme
diatamente precedente la consegna alla tipografia per la rilegatura.
6. Controllate, tra le verifiche sopra indicate, quali sono i vostri punti deboli
(ortografia, ripetizioni, ecc.) e riservate un’attenzione particolare alla corre
zione di questi eventuali errori.
7. Controllate che il testo abbia uno stile uniforme, che non vi siano interferen
ze «scritto/parlato», né aulicismi o tecnicismi ingiustificati.
8. Prestate particolare attenzione alla stesura delle Conclusioni. Chi legge
dovrebbe riuscire a cogliere la definizione del tema e la tesi principale del
vostro elaborato solo attraverso la lettura di queste.
9. Controllate l’aspetto redazionale del testo nella sua struttura generale (fron
tespizio, indice, premessa, introduzione, ringraziamenti, testo, conclusioni,
appendici).
10. Controllate l’aspetto grafico del testo (giustezza, carattere, interlinea, virgo
lette, trattini, numero, spazi tipografici, ecc.) e delle note.
4.2 La presentazione
4.2.1 Le immagini e la grafica
In alcuni casi, sfogliando una Tesi di laurea, ci si accorge che il lavoro non è
composto da un flusso ininterrotto di parole, ma che tra le pagine si possono trovare
immagini, fotografie, disegni, tabelle e molti altri prodotti grafici.
Una tesi necessita molto spesso di un apparato illustrativo ben curato, com
posto, a seconda delle esigenze del caso, da prodotti diversi. Le immagini possono
essere uno strumento per favorire visivamente la comprensione delle argomenta
zioni espresse nel testo: una fotografia rappresenta in modo immediato l’oggetto di
una descrizione, una tabella può contenere dati che siano esempi concreti del nostro
ragionamento, un diagramma può rendere esplicito un concetto e semplificarlo. In
alcuni casi, invece, le immagini possono rappresentare il fulcro del lavoro, l’oggetto
vero e proprio della ricerca e il riferimento di ogni argomentazione.
In entrambe le situazioni l’apparato iconografico dovrà essere curato nel det-
taglio, perché come parte integrante del lavoro avrà anch’esso un ruolo nel giudi
zio complessivo che potrà ricevere la tesi. Un’immagine tende sempre a catturare lo
sguardo di chi legge un testo e per questo possiamo considerarla un’arma a doppio
taglio: una serie di illustrazioni curate nei particolari completano il lavoro dimo
116 Scrivere all’Università
Questo tipo di ricerca non è così diversa da quella bibliografica, ed è anche pos
sibile recuperare le illustrazioni mano a mano che si procede nella consultazione delle
fonti utili alla scrittura del testo.
Ciò che dobbiamo ricordare è che, come abbiamo detto prima, mantenere un
alto standard qualitativo delle immagini è essenziale, per cui è bene fare attenzio
ne soprattutto nel caso in cui ci si trovi a scaricarle dal web. Condurre una semplice
ricerca generica da un motore di ricerca può dare adito a esiti scadenti, perché spesso
le immagini caricate on line possiedono una bassa risoluzione, alcune sono parziali o
modificate, e quindi non possono essere utilizzate per la stampa (non dimentichia
mo che la Tesi di laurea alla fine è un testo a stampa!).
Inoltre, al pari delle fonti bibliografiche, anche le immagini sono soggette a for
me di copyright, per cui varranno anche per queste le medesime regole che ci hanno
guidato in una ricerca corretta sul web ( § 4.1.2 La raccolta e la schedatura delle fon-
ti) e dovranno essere accompagnate da una citazione che ne fornisca la provenienza.
Scrivere testi all’Università 117
un consiglio utile
Immagini e permessi
Se le immagini che cerchiamo si trovano in una collezione conservata in un isti
tuto particolare, prima di partire per andare a visionarle è bene ricordarsi di veri
ficare se siano necessari permessi particolari per l’accesso o lettere di presentazione
(che nel caso potrebbe fornire il docente di riferimento).
Ogni istituzione possiede le sue regole, anche per quanto riguarda la riprodu
zione: prima di inserire un’immagine nel testo è consigliabile controllare che sia
permesso farlo e che non esistano regole che lo vietino. In più, i servizi legati alla
concessione e alla riproduzione delle immagini possono essere a pagamento, per
cui prima di tutto conviene informarsi sui costi e le tariffe (spesso pubblicati sui
siti web delle istituzioni).
scrivere al computer
Una didascalia può essere aggiunta ‘a mano’, di solito al di sotto o a lato della figu
ra, utilizzando un corpo ed un carattere che la differenzi dal resto del testo. Per
velocizzare le operazioni possiamo utilizzare la funzione di inserimento automa
tico di una didascalia presente nei programmi di videoscrittura (dal menù ‘Inse
risci’, una volta selezionato l’oggetto). In questo modo il software riconoscerà le
didascalie e sarà più facile crearne un indice finale.
un consiglio utile
2. Inserire immagini che non siano veramente necessarie per allungare il testo
può essere più dannoso che utile. Un apparato figurativo sproporzionato
rispetto ai contenuti effettivi del lavoro metterà in evidenza questa carenza
del testo e non farà che far risaltare quello che in realtà si voleva nascondere.
3. Graficamente, può essere utile inserire una cornice che definisca il perime
tro della figura e che racchiuda anche la didascalia ad essa riferita, senza mai
dimenticare la sobrietà.
4. Non sottovalutare la risoluzione delle immagini perché ciò che viene visua
lizzato ‘a video’ è molto diverso da come si presenta un’immagine una vol
ta stampata. Prima di selezionare un’immagine è bene controllare che la sua
risoluzione sia perlomeno intermedia (200-300 dpi).
5. Mai dimenticare di inserire la didascalia, anche quando si decide di inseri
re i riferimenti bibliografici in un indice finale. Oltre al numero della figura,
potrebbe essere utile fornire un’indicazione di massima sul contenuto, così
che l’opzione di interrompere la lettura per andare a controllare i riferimenti
sia a scelta di chi sta leggendo.
scrivere al computer
un consiglio utile
Il ‘discorsino’
La paura di incorrere in un blocco emotivo, di fare la cosiddetta ‘scena muta’,
spinge molti studenti a rileggere il ‘discorso’ molte volte nei giorni precedenti la
discussione, tanto da memorizzare il testo, volontariamente o meno, e presentar
lo in forma meccanica, come un testo proprio ‘imparato a memoria’. L’effetto è
controproducente, perché impedisce alla commissione di apprezzare le capacità
di ricerca individuale e le abilità argomentative dello studente. Il testo quindi va
preparato, ma dovrebbe essere esposto in modo personale e cercando, anche se è
ovviamente difficile, di parlare con sicurezza, ma anche con naturalezza. Come se
lo si dicesse per la prima volta…
Per affrontare al meglio anche quest’ultima prova può essere utile (a volte addi
rittura richiesto) produrre una presentazione multimediale da proiettare in aula
come accompagnamento dell’esposizione orale. Questo strumento, se preparato con
cognizione di causa, può servire a dare forza alla propria capacità espositiva e può
aiutare il pubblico a comprendere meglio i contenuti del lavoro. Ciò che non dob
biamo mai dimenticare, però, è che l’elaborato multimediale non deve e soprattutto
non può sostituire la presentazione orale dello studente.
Esistono interi libri dedicati alle potenzialità e ai limiti delle presentazioni mul
timediali, contenenti indicazioni precise su come costruirle. Non è il caso di questo
manuale, ma si possono comunque tentare di fornire alcuni suggerimenti dettati dal
buon senso, che si potrebbero dimostrare utili per arrivare a concludere la presenta
zione senza particolari intoppi.
122 Scrivere all’Università
La prima domanda che dobbiamo farci è: a che cosa serve una presentazione?
Prima di preparare un testo troppo complicato o sofisticato, dobbiamo ricordarci
che la presentazione in power point:
– evitare l’uso di troppi colori o troppo accesi, oppure contrasti forti che siano
fastidiosi per lo spettatore;
– cercare di non utilizzare caratteri troppo elaborati e illeggibili, dal corpo esage
rato o al contrario minuscolo;
– utilizzare uno sfondo lineare che non disturbi la visibilità del testo o delle altre
immagini;
– non esagerare con gli effetti come le animazioni (per non parlare di quelli sonori!);
– utilizzare immagini con una risoluzione sufficiente perché siano visibili anche
nei dettagli, ma non troppo pesanti da rendere ingestibile il file;
– cercare in ogni caso la via di mezzo, perché anche la troppa semplicità non è
la scelta preferibile: una presentazione multimediale è un prodotto pensato per
un pubblico, quindi se pur essenziale deve comunque essere accattivante;
– evitare di riempire le diapositive di soli testi scritti: meglio preferire elenchi sin
tetici che offrano uno spunto di riflessione che sarà approfondito a parole.
un consiglio utile
1. Fare una prova dei tempi della presentazione per vedere se il tempo calcolato
sia sufficiente e nel caso approntare piccole modifiche alla presentazione.
2. Salvare il file della presentazione in un formato che sia compatibile con la
maggior parte dei visualizzatori così che non subisca modifiche al momento
dell’apertura, e per ogni evenienza portare con sé il lavoro anche in formato
PDF.
124 Scrivere all’Università
3. Se viene offerta questa possibilità, fare una prova del proiettore e del compu
ter messo a disposizione dall’Università nei giorni precedenti alla discussione.
4. Controllare che le immagini siano visibili nei dettagli e non troppo sgranate
anche per la dimensione dello schermo del proiettore.
5. Preparare una brevissima scaletta da tenere, eventualmente, all’interno della
copia della tesi, per potere dare rapidamente un’occhiata o semplicemente per
una rassicurazione psicologica.
T27
Francesca Serra
Silvia Ballestra, Nina 27
Ni-na: la punta della lingua fa due pas- come si poteva pensare che un tale cumulo di
setti sul palato e si ferma ben prima di bat- bizzarre esperienze ci fosse risparmiato? Nina,
tere sui denti. Ni-na: diminutivo femmini- anni venti, studentessa universitaria, incontra
le, come Na-nà, Ned-da, Lo-li-ta, ma con Bruno, anni trenta, giornalista, a Bologna, da
qualcosa di ancor più spoglio, diminuito, Nannucci Dischi, a pagina 14: «i loro destini
senza l’impennata d’accento della cortigia- uscivano dai corpi e s’inveravano»; a pagina
na di Zola o la zeppa di consonanti della 28 i due corpi vanno a vivere insieme, ormai
miserabile di Verga, per non parlare delle «parte di una coppia»; a pagina 51 si trasfe-
vocaliche montagne russe della ninfetta di riscono a Milano, città purtroppo governata
Nabokov. Con un titolo così semplice e «da dei mostri di cartone», ma non per que-
diretto, denotativo al massimo, Silvia Balle- sto meno «colta, democratica e volenterosa»;
stra entra nella nuova collana «Sintonie» di poco dopo, a pagina 65, Nina s’accorge con
Rizzoli in seconda posizione, dopo Una sto- istinto infallibile di essere incinta: «lo seppe
ria anche d’amore di Francesco De Filippo. con stupore, come una bestiola dei campi»;
E se il primo aveva affrontato quel tema ori- a pagina 89 entra in ospedale, propinandoci
ginalissimo che il titolo già spiattellava con nell’attesa un lungo flashback sull’infanzia in
il candore dei forti, la seconda non gli è da zona adriatica (Ballestra è marchigiana); a pa-
meno, inducendoci a una risolutiva illumi- gina 145 inizia il parto indotto con la flebo;
nazione sul nome della collana: «sintonie» a pagina 165 il pargolo nasce con dolore; a
col mondo, s’intende, quelle di cui si sentiva pagina 226 padre e madre, «resi entrambi più
giusto la mancanza. intelligenti e umani dalla presenza del bam-
Sì, perché dopo l’amore travagliato di De bino», escono finalmente dall’ospedale e noi,
Filippo, cosa di meglio (e di nuovo) di un bel grazie a dio, dal libro.
racconto sul tema letterale del travaglio, ossia Questo, in sintesi, il romanzo: lei un esi-
il parto? D’altronde la trentenne Ballestra, che le alter ego, a stento distinguibile dalla voce
aveva esordito appena ventenne con lo sballo narrante, lui una scialbissima figura di buon
giovanilistico del Compleanno dell’iguana, è ragazzone. Il risvolto di copertina s’affanna
nel frattempo cresciuta, ci dicono, si è eviden- a farci comprendere la delicatezza di questa
temente accoppiata, ha di recente partorito e «storia d’amore semplice», dove Silvia Balle-
27 Il parto secondo Silvia: un prodigio fin troppo normale, «Corriere di Firenze», 11 maggio 2011 [520
parole, 3316 battute].
224 Scrivere all’Università
stra, «lontana da ogni retorica della mater- strada nuova ma ne ricorda irresistibilmente
nità», racconta la nascita di un figlio «con una piuttosto vecchia.
il coraggio di chi sceglie una strada nuova». Il tutto culminante nel patetico quadret-
Quella, immagino, che porta dritti al gong to finale, all’imbocco della nuova vita dove
delle «diciassette e quarantanove», ora esat- «il sole brillava più puro e il fresco degli al-
ta del miracoloso evento, quando «i volti beri e foglie che ingentiliva la strada rendeva
di quanti erano lì con lei avevano assunto quell’ombra più dolce, più premurosa», dei
l’espressione di chi assista a un prodigio che figli diventati adesso genitori. Insomma, che
avvenga in una grotta»: che sarà pure una altro dire: un romanzino proprio nino-ino.
Antologia di testi 225
7 Saggi critici
T28
Alberto Moravia
Racconto e romanzo 28
Una definizione del racconto come ge- del suo contemporaneo Flaubert; quello di
nere letterario ben distinto e autonomo, Cechov più di quello del suo immediato pre-
fornito di regole e leggi sue proprie, è forse decessore Dostoevskij. Anzi, a ben guardare,
impossibile, anche perché, più ancora del si potrebbe dire che mentre Maupassant e
romanzo, il racconto presenta una grande Cechov esauriscono per così dire la varietà
varietà di caratteri: si va dal «récit» di tipo di situazioni e di personaggi della società del
francese o racconto lungo con personaggi e loro tempo, Flaubert e Dostoevskij, invece,
situazioni già quasi da romanzo, fino al poe- un po’ come certi uccelli solitari che ripetono
ma in prosa, al bozzetto, al documento liri- senza posa, con fedeltà significativa, sempre
co. Ma il racconto tuttavia esiste come qual- lo stesso verso, in fondo non hanno mai fatto
che cosa che non è romanzo; in altri termini altro che riscrivere sempre lo stesso romanzo
si può tentare un’approssimativa definizione con le stesse situazioni e gli stessi personaggi.
del racconto non da solo, ma in rapporto Alcuni secoli prima, il Boccaccio, il mag-
con il suo fratello maggiore. Dal confronto giore scrittore di racconti di tutti i tempi e
col romanzo pensiamo che si riveleranno al- di tutti i luoghi, offre lo stesso esempio di
cune particolarità costanti che pur senza ave- straordinaria varietà e ricchezza nei confron-
re un carattere normativo e potere essere ad- ti di Dante. Se non avessimo che la Divina
ditate come regole, ci spiegano tuttavia come Commedia, con le sue immobili figure go-
il racconto costituisca alla fine un genere a sé tiche scolpite a bassorilievo giro giro il mo-
stante il quale non ha niente a che fare con il numento del poema, certo ne sapremmo
romanzo o con altra composizione narrativa molto meno sulla vita di Firenze, dell’Italia,
di eguale lunghezza. e insomma del medioevo. Boccaccio è invece
Intanto osserviamo che gli scrittori di il dipintore insuperabile di questa vita. Nel
racconti avvezzi ad esprimersi dentro i limiti Decamerone, al contrario della Divina Com-
e secondo le pur maldefinite regole del ge- media, tutto è detto in funzione appunto
nere, molto difficilmente sono in grado di di un’illustrazione completa di questa vita,
scrivere un vero, buon romanzo. Prendia- senz’altro fine che quello di esaltarne la va-
mo, per esempio, i due maggiori scrittori di rietà e la ricchezza.
racconti del tardo ottocento, Maupassant e Ma Maupassant e Cechov, allorché ten-
Cechov. Ecco due narratori che ci hanno la- tarono il romanzo o il «récit», riuscirono
sciato due vaste raccolte di racconti le quali molto meno ricchi e convincenti che nel rac-
costituiscono due panorami incomparabili conto. Certi racconti quasi romanzeschi di
della vita di Francia e di Russia nella loro Cechov, Bel Ami di Maupassant, piuttosto
epoca. E il mondo di Maupassant, in senso che a veri e propri romanzi, fanno pensare
quantitativo, è più vasto e più vario di quello a racconti gonfiati, allungati, annacquati; un
28 L’uomo come fine, Bompiani, Milano, 1964 [1703 parole, 10750 battute].
226 Scrivere all’Università
po’ come certi affreschi di pittori moderni in racconto invece per così dire, è disossato.
realtà non sono che quadri da cavalletto in- Naturalmente l’ideologia nel romanzo non
granditi a dismisura. Nei romanzi e racconti è precisa, precostituita, riducibile a tesi; così
lunghi di Cechov e Maupassant, si sente la come nel corpo umano lo scheletro non è
mancanza di qualche cosa che fa sì che un stato introdotto a forza ad un’età adulta, ma
romanzo sia un romanzo anche quando è un è cresciuto insieme con tutte le altre parti
brutto romanzo. Cechov diluisce in intrecci della persona. Quest’ideologia fa sì che il ro-
gratuiti, privi di intima necessità, la concen- manzo non sia un racconto: e per converso
trazione del suo sentimento lirico; Mau- la mancanza di ossa fa sì che il racconto non
passant ci dà una serie di quadri staccati, a sia romanzo. Dall’ideologia, pur imprecisa
cannocchiale, legati l’uno all’altro dalla sola e contraddittoria (di tutte le contraddizioni
presenza del protagonista. A questo punto che sono nella vita stessa: il romanziere non
bisogna osservare che proprio quelle quali- è un filosofo, è un testimone) discendono le
tà, che li resero grandi scrittori di racconti, cose che fanno di un romanzo un romanzo.
diventarono difetti allorché affrontarono il Prima di tutto quello che, di solito, viene
romanzo. Qualcuno osserverà che si tratta chiamato intreccio; ossia l’avvicendarsi e sus-
di tecniche diverse; e che Cechov e Mau- seguirsi degli avvenimenti che compongono
passant, semplicemente, non possedevano a la storia del romanzo. L’intreccio qualche
fondo la tecnica del romanzo. Ma questo si rara volta può essere fine a se stesso ma que-
chiama dare un altro nome al problema, non sto non avviene mai nei buoni romanzieri;
risolverlo. La tecnica, infatti, non è che la ci basti ricordare che tale sorta di intreccio si
forma dell’ispirazione e insomma della per- nota soprattutto nei libri polizieschi nei qua-
sonalità dello scrittore. La tecnica di Cechov li, appunto, il congegno meccanico ha una
e di Maupassant non è adatta al romanzo parte predominante. Nei buoni romanzieri,
perché questi due autori non potevano dire nei veri romanzieri, l’intreccio non è altro
quello che volevano dire se non nel raccon- che l’insieme dei temi ideologici variamen-
to e non viceversa. Così si torna al punto di te contrastanti e mischiati. Ossia l’intreccio
partenza. Ma che cos’è dunque ciò che di- non è fatto soltanto di intuizioni sentimen-
stingue soprattutto il romanzo dal racconto? tali (come avviene nella novella) ma anche
La principale differenza e fondamentale, e soprattutto di idee ben definite benché
tra il racconto e il romanzo è quella dell’im- espresse poeticamente. L’intreccio, tanto per
pianto o struttura della narrazione. Si scrivo- fare un esempio, di Delitto e castigo, è costitu-
no e si scriveranno sempre romanzi di tutti ito dall’incrocio, dal contrasto, dall’urto, dal-
i generi, i quali potrebbero confutare, con la la rivalità di vari temi ideologici che l’autore
varietà, bizzarria e sperimentale rarità della ci propone fin dalle prime pagine: il tema di
costruzione, la verità di quanto stiamo per Raskolnikoff, quello di Sonia, quello di Svi-
dire. Ma i romanzieri classici, coloro che con drigailoff, quello di Marmeladoff, quello del
le loro opere hanno creato il genere, i Flau- giudice Porfirio e via dicendo. Questi perso-
bert, i Dostoevskij, gli Stendhal, i Tolstoj e naggi sono autonomi e del tutto umani, ma
più tardi i Proust, i Joyce, i Mann, stanno lì sono anche delle idee e non è difficile estrarre
a dimostrare che alcuni caratteri comuni tut- da loro il significato ideologico di cui sono
tavia esistono. Il più importante di tali carat- portatori, mentre è del tutto impossibile fare
teri è la presenza di quella che chiameremo lo stesso con i personaggi di un racconto di
ideologia, ossia di uno scheletro tematico Cechov o di Maupassant. Dalla presenza di
intorno al quale prende forma la carne della questi temi incorporati in personaggi nasce
narrazione. Il romanzo insomma ha un’os- l’intreccio di Delitto e castigo, ossia l’impian-
satura che lo sostiene dalla testa ai piedi; il to grandioso di questo romanzo esemplare
Antologia di testi 227
T29
Roberto Calasso
La folie Baudelaire 29
Baudelaire proponeva alla madre Caroli- passages. C’è qualcosa in Baudelaire (come
ne incontri clandestini al Louvre: «Non c’è poi in Nietzsche) di così intimo da annidarsi
posto a Parigi dove si possa chiacchierare in quella foresta che è la psiche di chiunque,
meglio; è riscaldato, si può rimanere in at- senza più uscirne. È una voce «smorzata
tesa senza annoiarsi, e d’altra parte per una come il rumore delle carrozze nella notte dei
donna è il luogo d’incontro più decente». La boudoirs ovattati», dice Barrès, ricalcando le
paura del freddo, il terrore della noia, la ma- parole di un occulto suggeritore che è Baude-
dre trattata come un’amante, la clandestinità laire stesso: «Non si sente altro che il rumore
e la decenza congiunte nel luogo dell’arte: di qualche fiacre attardato e sfibrato». È un
soltanto Baudelaire poteva combinare questi tono che sorprende «come una parola detta
elementi quasi senza accorgersene, con piena in un orecchio in un momento in cui non
naturalezza. Era un invito irresistibile, che si la si aspettava», secondo Rivière. Negli anni
estende a chiunque lo legga. E chiunque po- intorno alla prima guerra mondiale quella
trà rispondergli vagando in Baudelaire come parola sembrava essere diventata un ospite
in uno dei Salons di cui ha scritto – o an- indispensabile. Rintoccava in un cervello
che in una Esposizione Universale. Trovan- febbricitante, mentre Proust scriveva il suo
dovi di tutto, il memorabile e l’effimero, il saggio su Baudelaire inanellando citazioni a
sublime e la paccottiglia; e passando conti- memoria come fossero filastrocche infantili.
nuamente da una sala all’altra. Ma se allo- […]
ra il fluido unificante era l’impura aria del Si avvia la scrittura di un libro quando
tempo, ora lo sarà una nube oppiacea, in cui chi scrive si scopre magnetizzato in una certa
nascondersi e corroborarsi prima di tornare direzione, verso un certo arco della circon-
all’aperto, nelle vaste distese, letali e pullu- ferenza, che a volte è minimo, delimitabile
lanti, del secolo ventunesimo. in pochi gradi. Allora tutto ciò che viene in-
«Tutto ciò che non è immediato è nullo» contro – anche un manifesto o un’insegna o
(Cioran, una volta, parlando). Pur non fa- un titolo di giornale o parole udite per caso
cendo alcuna concessione al culto dell’espres- in un caffè o in un sogno – si deposita in
sione brada, Baudelaire ha avuto come rari una zona protetta come materiale in attesa di
altri il dono dell’immediatezza, la capacità elaborazione. Così agivano i Salons su Bau-
di lasciar filtrare parole che subito scorrono delaire. Ogni volta erano come un pretesto
nella circolazione mentale di chi le incontra perché rintoccassero gli accordi inconfon-
e vi rimangono, talvolta allo stato latente, dibili della sua prosa in formazione – e an-
finché un giorno tornano a risuonare intatte, che dei versi. Osserviamolo in movimento:
dolorose e incantate. «A bassa voce, ora con- Baudelaire sta passando in rassegna i quadri
versa con ciascuno di noi» scrisse Gide nella al Salon del 1859 ed è arrivato alla pittura
sua introduzione alle Fleurs du mal del 1917. di soggetto militare. Vasta zona deprimente.
Frase che deve aver colpito Benjamin, se la Perché «questo genere di pittura, se ci si ri-
troviamo isolata nei materiali per il libro sui flette bene, esige la falsità o l’insignificanza».
29 La folie Baudelaire, Adelphi, Milano, 2010, pp. 15-16 e 23-25 [1169 parole, 7417 battute].
Antologia di testi 229
Ma il cronista ha i suoi doveri e procede, tro- lascia percepire. Spesso attraverso lembi di
vando anche qualcosa da ammirare: un qua- versi, frammenti di frasi disperse nella pro-
dro di Tabar dove le uniformi spiccano come sa. Ma tanto basta. Baudelaire agisce come
papaveri su «un vasto oceano verdeggiate». È Chopin (il primo che accostò i due nomi fu
una scena della guerra di Crimea. Gide, in nota a un articolo del 1910). Pe-
E qui improvvisamente, come un cavallo netra là dove altri non arrivano, come un
balzano, Baudelaire scarta dal suo percorso sussurro insopprimibile, perché la sua fonte
obbligato e si lancia in qualche riga defini- sonora è indefinita e troppo vicina. Chopin
tiva sul processo immaginativo: «perché la e Baudelaire si riconoscono innanzitutto per
fantasia è tanto più pericolosa quanto più è il timbro, che può sopraggiungere a folate da
facile e aperta; pericolosa come la poesia in un pianoforte celato dietro persiane socchiu-
prosa, come il romanzo, somiglia all’amore se o distaccarsi dal pulviscolo della memoria.
che ispira una prostituta e cade rapidamen- E comunque ferisce.
te nella puerilità o nella bassezza; pericolosa Che cosa intendeva Baudelaire scriven-
come ogni libertà assoluta. Ma la fantasia è do: «Qui dunque non vi è più analogia, se
vasta come l’universo moltiplicato per tutti non per caso»? Era un cenno brusco, riso-
gli esseri pensanti che lo abitano. È la pri- lutivo. Il sottinteso? Se non c’è analogia,
ma venuta fra le cose, interpretata dal primo non c’è pensiero, non c’è modo di trattare,
venuto; e se quest’ultimo non ha l’anima di elaborare «l’oscurità naturale delle cose».
che getta una luce magica e sovrannaturale Analogia, questa parola malfamata tra i filo-
sull’oscurità naturale delle cose, essa è una sofi dei Lumi, poco rigorosa, inattendibile,
inutilità orribile, è la prima venuta contami- insediata – come la metafora – nel vasto ter-
nata dal primo venuto. Qui dunque non vi è ritorio di ciò che è improprio, si rivelava ora,
più analogia, se non per caso; ma al contrario per Baudelaire, l’unica chiave per accedere a
torbidezza e contrasto, un campo variopinto quella conoscenza «che getta una luce magi-
per assenza di una cultura regolare». ca e sovrannaturale sull’oscurità delle cose».
Sono righe che, d’improvviso, schizzano E ci sono forse altre forme della conoscenza?
lontanissime. È una mescolanza di autobio- Certamente, non tali però da attrarre Baude-
grafia, storia letteraria e metafisica, quale laire. Per lui l’analogia è una scienza. E forse
nessuno aveva osato fino a quel momento. anche la scienza suprema, se l’immaginazio-
E che nessuno plausibilmente avrebbe no- ne è la «regina delle facoltà». Infatti – come
tato in quella cronaca di un Salon simile ai Baudelaire spiegherà nella memorabile lette-
tanti altri che lo avevano preceduto, che gli ra a Alphonse Toussenel – «l’immaginazione
sarebbero seguiti. Ma proprio qui, come le è la più scientifica tra le facoltà, poiché è la
uniformi-papavero di Tabar, «una luce magi- sola a capire l’analogia universale, o ciò che
ca e sovrannaturale» spicca sull’«oscurità na- una religione mistica chiama la corrisponden-
turale delle cose». In queste ultime quattro za». Da qui il senso di imbarazzo, di insoffe-
parole risuona uno di quegli accordi che sono renza, di ripulsa quando qualcuno usa una
Baudelaire. Invano lo cercheremmo sotto le falsa analogia. È come assistere a un calcolo
dita di Hugo o di Gautier. L’«oscurità natu- fondato su un errore evidente, che si riper-
rale delle cose»: è la percezione più comu- cuote su tutto, ma che viene tollerato perché
ne, quella che tutti accomuna. Ma si doveva i più ritengono che l’analogia sia qualcosa di
giungere a Baudelaire perché venisse nomi- ornamentale e non vincolante. In quelle ri-
nata. E Baudelaire doveva nascondere quelle ghe di una lettera occasionale a un fourierista
parole nel commento a un quadro fra i tanti antisemita e cultore di una zoologia fantasti-
di soggetto militare. Qualcosa di simile av- ca Baudelaire aveva colto l’occasione per evo-
viene per il modo in cui Baudelaire stesso si care la sua Musa, che si chiamava Analogia.
230 Scrivere all’Università
T30
voler prendere la parte per il tutto, cioè Mila- di un mondo migliore. E l’integrazione fra
no, quale narratore me l’ha rappresentata de- paesaggi, anche cittadini, e sentimenti è di
gnamente in questi decenni? Invece se leggo una precisione incredibile. Andando indie-
i narratori d’oggi trovo lì (e sono molti casi) tro: nel mirabile Rondò di Brandys la me-
una fettina di Liguria con mare accluso, qui tafora teatrale addita con crudele esattezza
un quadratino di Veneto ai tempi della guer- l’ovattata irrealtà di una Varsavia occupata
ra, e non procedo perché si dice il peccato e dai tedeschi che è evocata perfettamente sen-
non i peccatori. Che uno scrittore di rango za mai fare apparire alcun tedesco. La crisi
e così radicato artisticamente nella sua pic- della narrativa del resto non è solo cosa ita-
cola patria come Luigi Meneghello narri nel liana, è cosa di tutta l’Europa occidentale e
suo ultimo libro la propria vita d’espatriato oltre: è – o almeno così pare a me – crisi che
in Inghilterra e il proprio – anche mitico – si consuma in quei Paesi dove l’omologazio-
amore per quel Paese, mi pare sintomatico. ne ha distrutto i contrasti e dove le differenze
Così la fuga di Magris alle foci del Tago. sono confinate a pura diversità, senza tensio-
Si dirà che dell’Italia non val la pena di ne (ne è forse correlativo il minimalismo). Al
parlare (e vedi sotto); si dirà soprattutto che contrario, la narrativa vive, è vissuta negli ul-
nella realtà non c’è un’Italia, ci sono mol- timi decenni, ed è vigorosa nei luoghi ancora
te Italie – e qui si annida naturalmente del attraversati da vere tensioni culturali, sociali,
vero, ma molti poeti dialettali insegnano che politiche (certo, anche tragiche). La mappa,
nelle piccole Italie ci si può nascondere per naturalmente ampliabile (io dipendo quasi
fuggire. Un’ultima obiezione globale, dalla totalmente da editori e traduttori italiani), è
sponda postmoderna o semplicemente mo- presto tracciata: l’America latina in cui spic-
derna, cioè che la narrativa non ha il com- ca il grande Guimarães Rosa; la Polonia; la
pito di rappresentare, è cosi sciocca che non Cecoslovacchia di Kundera e di Hrabal, che
merita risposta. vorrei proclamare il maggior narratore viven-
Cosa succede invece nei grandi narratori te; la Serbia dominata finch’è vissuto da Da-
stranieri? Citerò solo l’ultimo romanzo fuo- nilo Kiš; l’ex Unione Sovietica per la quale
riclasse che ho letto, Cinque stagioni di Yeho- segnalo fra tanto altro la splendida (e credo
shua (a cui è pari anche L’amante). Ebbene, poco nota) Ronda di notte di Michail Kuraev,
benché sia un romanzo, si può ben dire, in- impressionante radiografia insieme dello sta-
trospettivo, quasi sempre in discorso interio- linismo e di Pietroburgo; Israele (anche Da-
re, questo ci dà di Israele (per di più correlata vid Grossman, almeno), e così via. Lettori e
all’Europa) una rappresentazione di straordi- critici non strapaesani hanno da nutrirsi in
naria ricchezza, che tocca con mano sicura questi Paesi finché vogliono.
anche fenomeni marginali, minoranze: que- Una speranza in chiusa: che queste pa-
ste anzi, i pochi ebrei provenienti dall’India, ginette non vengano prese sul serio, e non
vi diventano non solo elemento di contrasto, diano luogo all’ennesimo dibattito sulla nar-
come si dice in fotografia, ma vive allegorie rativa italiana.
Soluzioni degli esercizi
Esercizio 27
Inserisci la punteggiatura all’interno del seguente testo di Magris.
L’uso del tempo, dei tempi, è uno degli aspetti magistrali del narrare di Mario Vargas Llosa.
Un altro grande scrittore, Italo Svevo, si lamentava che la grammatica non mettesse a dispo-
sizione alcun tempo verbale che permettesse di narrare veramente la vita. La grammatica,
egli diceva, ha solo ‘tempi puri’: il presente, l’imperfetto, il futuro e così via; anche in lingue
diverse esistono tempi diversi, ma sempre precisi, puri, espressione di una sola dimensione
temporale. Svevo cercava invece quel tempo ‘impuro’ che è il tempo della vita: quello in cui io
vivo adesso ricordandomi di qualcosa del passato, che non è solo un ricordo, come ad esempio
un numero di telefono, ma è qualcosa (un evento, una passione) che cambia e mi cambia, nel
momento in cui lo sto ricordando, rendendomi un po’ diverso e diventando esso stesso un po’
diverso nell’istante in cui lo integro nuovamente in me, mentre al tempo stesso io mi proietto
nel futuro sporgendomi in avanti e portandomi dietro cose lontane divenute nuovamente
vicine e quindi, in una certa misura, un po’ differenti.
È questo tempo ‘impuro’ della narrazione che la grammatica non ci mette a disposizione,
ma che i grandi scrittori – come Svevo – desideravano e che i grandi scrittori, come Svevo o
Vargas Llosa, in realtà posseggono, a dispetto della grammatica.
Esercizio 28
Correggi, ove ritieni necessario, il seguente testo di Massimo Raffaeli:
È, questo, il paradosso che rendeva plausibile la immancabile clausola sulla «utilità» del libro,
un concetto che i letterati à la page avrebbero senz’altro sdegnato o ritenuto imbarazzante,
anacronistico. Invece Cases di lì partiva e lì arrivava puntualmente, fiondando i suoi aforismi
critici come nel caso-limite, appena tre righe, del parere sul Kreuzzwege (’61) di Fredrich Ge-
org Junger: «È un libro pieno di nobili sentimenti, scritto da un aristocratico che ogni tanto si
degna di amare il popolo, specie sotto forma di donne. Non è proprio da tradurre, né da noi
né da nessuno». Ma bastino pochi altri esempi tratti dalla miniera di Scegliando e scartando:
uno sconsolato del ’59 su Die Entscheidung, tardo e stanco romanzo di una autrice molto
amata, Anna Seghers («non vale neanche la pena di riassumere il complicato intreccio»), un
altro del ’62 su Peter Handke («una lettura faticosa e noiosissima, ma ho il vago sospetto che
molti altri la possano trovare eccitante»), un altro ancora del ’63 sulla Introduzione al Lied
romantico di Mario Bortolotto, oggi ritenuto un semidio della critica musicale: «Sarà bene
che Mila con la sua autorità gli ricordi che si scrive per i cristiani e non per Dio, che è il solo
ad essere onnisciente (per fortuna)».
Soluzioni degli esercizi 233
Esercizio 29
Uniforma la seguente bibliografia. Ordinala poi cronologicamente e, in seguito, alfabeticamente:
Ordine cronologico
2013
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per l’università, per l’azienda, Zani-
chelli, Bologna, 2013.
F. Rossi, F. Ruggiano, Scrivere in italiano: dalla pratica alla teoria, Carocci, Roma, 2013.
L. Serianni, Leggere, scrivere, argomentare: prove ragionate di scrittura, GLF editori Laterza,
Roma-Bari, 2013.
2012
L. Carrada, Lavoro, dunque scrivo!: creare testi che funzionano per carta e schermi, Zanichelli,
Bologna, 2012.
L. Serianni, Italiani scritti, con esercizi a cura di Emiliano Picchiorri e Maria Sivia Rati, Il mu-
lino, Bologna, 2012.
2011
M. Panetta, Laboratorio di scrittura: manualetto ed eserciziario per corsi universitari, Perrone,
Roma, 2011.
2010
F. Roncoroni, Manuale di scrittura non creativa, BUR Rizzoli, Milano, 2010.
2009
S. Ballerio, Manuale di scrittura: metodi e strumenti per una comunicazione efficace ed efficiente,
Franco Angeli, Milano, 2009.
R. Lesina, Il nuovo manuale di stile: guida alla redazione di documenti, relazioni, articoli, ma-
nuali, tesi di laurea, Zanichelli, Bologna, 2009.
2006
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per la cultura personale, per la scuola,
per l’università, Zanichelli, Bologna, 2006.
2005
S. Fornasiero, S. Tamiozzo Goldmann, Scrivere l’italiano. Galateo della comunicazione scritta,
Il Mulino, Bologna, 2005.
A. Jacona, L’argomentazione, Einaudi, Torino, 2005.
2003
M. Zompetta, Sulla scrittura. Esercitazioni per la pratica dell’italiano scritto, Ulisse editrice,
Roma, 2003.
2001
A. Casadei, M. Tavosanis, L’italiano all’università. Tecniche e fonti per lo studio, la preparazione
degli esami e la scrittura della tesi in Italianistica, Sansoni, Milano, 2001.
M. Della Casa, Scrivere testi: il processo, i problemi educativi, le tecniche, Einaudi, Torino, 2001.
G. Falaschi, R. Fedi, Avviamento alla letteratura italiana e manuale di stile: per i primi anni delle
facoltà umanistiche e per gli studenti stranieri, Guerra, Perugia, 2001.
1999
R. Fedi, La scrittura che conquista: manuale per redigere testi, Mursia, Milano, 1999.
234 Scrivere all’Università
Ordine alfabetico
S. Ballerio, Manuale di scrittura: metodi e strumenti per una comunicazione efficace ed efficiente,
Franco Angeli, Milano, 2009.
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per l’università, per l’azienda, Zani-
chelli, Bologna, 2013.
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per la cultura personale, per la scuola,
per l’università, Zanichelli, Bologna, 2006.
L. Carrada, Lavoro, dunque scrivo!: creare testi che funzionano per carta e schermi, Zanichelli,
Bologna, 2012.
Casadei, M. Tavosanis, L’italiano all’università. Tecniche e fonti per lo studio, la preparazione
degli esami e la scrittura della tesi in Italianistica, Sansoni, Milano, 2001.
M. Della Casa, Scrivere testi: il processo, i problemi educativi, le tecniche, Einaudi, Torino, 2001.
G. Falaschi, R. Fedi, Avviamento alla letteratura italiana e manuale di stile: per i primi anni delle
facoltà umanistiche e per gli studenti stranieri, Guerra, Perugia, 2001.
R. Fedi, La scrittura che conquista: manuale per redigere testi, Mursia, Milano, 1999.
S. Fornasiero, S. Tamiozzo Goldmann, Scrivere l’italiano. Galateo della comunicazione scritta,
Il Mulino, Bologna, 2005.
A. Jacona, L’argomentazione, Einaudi, Torino, 2005.
R. Lesina, Il nuovo manuale di stile: guida alla redazione di documenti, relazioni, articoli, ma-
nuali, tesi di laurea, Zanichelli, Bologna, 2009.
M. Panetta, Laboratorio di scrittura: manualetto ed eserciziario per corsi universitari, Perrone,
Roma, 2011.
F. Roncoroni, Manuale di scrittura non creativa, BUR Rizzoli, Milano, 2010.
F. Rossi, F. Ruggiano, Scrivere in italiano: dalla pratica alla teoria, Carocci, Roma, 2013.
L. Serianni, Leggere, scrivere, argomentare: prove ragionate di scrittura, GLF editori Laterza,
Roma-Bari, 2013.
L. Serianni, Italiani scritti, con esercizi a cura di Emiliano Picchiorri e Maria Sivia Rati, Il mu-
lino, Bologna, 2012.
M. Zompetta, Sulla scrittura. Esercitazioni per la pratica dell’italiano scritto, Ulisse editrice,
Roma, 2003.
Esercizio 30
Inserisci la punteggiatura nei seguenti enunciati in modo da dare al testo vari significati.
– Le bambine che giocano sull’altalena cantano allegre filastrocche (solo quelle che giocano
sull’altalena).
– Le bambine, che giocano sull’altalena, cantano allegre filastrocche (tutte le bambine).
– I ragazzi che non sapevano nuotare non vollero usare la canoa (solo quelli che non sape-
vano nuotare).
– I ragazzi, che non sapevano nuotare, non vollero usare la canoa (tutti i ragazzi).
– Durante la gita, sul lago si abbatté un violento temporale (il temporale si abbatté sul lago).
– Durante la gita sul lago, si abbatté un violento temporale (non si sa dove si abbatté il
temporale, ma è certo che scoppiò durante la gita sul lago).
Soluzioni degli esercizi 235
– I giocatori che avevano la maglia rossa fecero il loro ingresso in campo (solo quelli con la
maglia rossa).
– I giocatori, che avevano la maglia rossa, fecero il loro ingresso in campo (tutti i giocatori).
Esercizio 31
Rivedi la punteggiatura ove ritieni necessario:
Esercizio 32
Correggi le seguenti frasi, ove ritieni opportuno:
Esercizio 33
Uniforma e riorganizza la seguente bibliografia sulla base di elenchi coerenti:
Il Fiore e il Detto D’amore, a cura di E.G. Parodi con note al testo, glossario e indici. Le Mon-
nier, Firenze 1922.
Il Fiore e Il Detto d’amore, attribuibili a Dante Alighieri; a cura di G. Contini, Mondadori,
Milano, 1984.
Il Fiore e il Detto d’Amore attribuibili a Dante Alighieri, a cura di G. Contini, in D. Alighieri,
Opere minori, tomo I, parte I, Ricciardi, Milano-Napoli, 1984-88.
D. Alighieri, Il Fiore. Detto d’Amore, a cura di L. C. Rossi, Oscar Mondadori, Milano, 1998.
Dante on line, il sito su Dante curato dalla Società Dantesca Italiana: http://www.danteonline.
it/italiano/home_ita.asp.
Tesoro della Lingua Italiana delle Origini: http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO/.
Vocabolario degli Accademici della Crusca: http://vocabolario.sns.it/html/_s_index2.html.
Esercizio 45
Nel seguente testo di Ernesto Galli Della Loggia ci sono diversi errori. Trovali e correggili.
Quale persona ragionevole può preferire la guerra alla pace? Non stupiscono dunque i vasti consen-
si che alla luce di un possibile intervento militare americano in Siria ha ricevuto l’appello del Papa
contro la guerra. Appello che si badi non evoca affatto l’argomento che in questo specifico caso la
guerra sarebbe ingiustificata (cioè «non giusta»), ma esprime semplicemente un reciso e totale no
alla guerra. Proprio questo carattere generale e programmatico dell’appello papale alla pace – oggi
in palese sintonia con un orientamento profondo proprio dello spirito pubblico dell’intera Euro-
pa continentale – solleva però almeno tre grandi ordini di problemi, che sarebbe ipocrita tacere.
l- L’ostilità di principio alla guerra (fatto salvo, immagino, il caso di una guerra di pura difesa, tut-
tavia non facilmente definibile (la guerra dichiarata dalla Gran Bretagna e dalla Francia alla Ger-
mania nel 1939, per esempio, era di difesa o no?) cancella virtualmente dalla storia la categoria
stessa di «nemico» (e quella connessa di «pericolo»). Cioè di un qualche potere che è ragionevole
credere intento a volere in vari modi il nostro male; e contro il quale quindi è altrettanto ragione-
vole cercare di premunirsi (per esempio mantenendo un esercito). Chi oggi dice no alla guerra è
davvero convinto che l’Europa e in genere l’Occidente non abbiano più nemici? E se pensa che in-
vece per entrambi di nemici ve ne siano, che cosa suggerisce di fare oltre a essere «contro la guerra»?
2- In genere, poi, chi si pronuncia in tal senso è tuttavia favorevole all’esistenza di un’Europa
unita quale vero soggetto politico. Un’Europa perciò che abbia una politica estera. La questio-
ne che si pone allora è come sia possibile avere una tale politica rinunciando ad avere insieme
una politica militare, un esercito e degli armamenti (e quindi anche delle fabbriche d’armi). È
immaginabile un qualunque ruolo internazionale di un minimo rilievo non avendo alcuna ca-
pacità di sanzione? Altri Stati senza dubbio tale capacità l’avranno: si deve allora lasciare campo
libero ad essi? Ma con quale guadagno per la pace?
INDICE ANALITICO • catalogo bibliografico, 76
catalogo italiano unificato dei periodici,
Data l’impostazione del volume, per alcuni termi- 73
ni diffusamente trattati (es.: testo argomentativo) catalogo per autore, 72
si indicano solo la prima occorrenza, accompagna- catalogo per classificazione, 73
ta spesso da una definizione, e le sotto-voci; per catalogo per soggetto, 72
termini più generici, solo le sotto-voci (es.: pagina • CDD Classificazione Decimale Dewey, 73
- numerazione delle pagine). • chiasmo, 27
• citazione, 13, 14, 24, 46, 49, 66, 67, 75,
76, 90-104, 109, 112, 115, 116, 128-132
A citazione a blocchetto, 67, 91, 92, 128
• abbreviazione, 92, 97, 100, 129, 130, 133, citazione da fonti straniere, 99
134 citazione da fonti tratte dalla rete, 103
• anafora, 27 citazione da saggi contenuti in volume,
• anticlimax, 27 97
• antifrasi, 26 citazione da saggi pubblicati in rivista, 97
• antitesi, 27 citazione da volumi, 95
• antonomasia, 26 citazione da volumi collettanei, 96
• appendice (della tesi), 89, 110, 117, 119, citazione diretta, 91, 95,
148 citazione indiretta, 91
• argomentazione/argomento, 2, 3-11, 17-19 citazione in nota, 93
individuazione dell’argomentazione, 68 citazione nel testo, 91, 101
• articolo scientifico, 2 corsivo nelle citazioni, 91
lacuna della citazione, 145
• climax, 27
B • coerenza testuale, 57, 58
• bibliografia, 13, 14, 67, 75, 76, 78, 81, 85, • coesione testuale, 57, 58
88, 89, 90, 91, 93, 94, 95-100, 102-103 • conclusione
bibliografia analitica, 94, 100, 129, 134, conclusione dell’argomentazione, 8, 9,
bibliografia a ordinamento alfabetico, 14-16, 18, 19, 30, 42, 50, 54, 56, 60
102 conclusione della tesi, 81, 89, 115, 121
bibliografia a ordinamento cronologico, • confutazione (della tesi), 12, 13, 17, 23, 41
102 • connettivi, 25, 58, 60, 147
bibliografia sintetica, 94, 101, 129, 130, connettivi avversativi, 147
134 connettivi causali, 147
• biblioteca, 72, 73, 74, 75, 78 connettivi di somiglianza, 147
biblioteca a scaffale aperto, 72, 73 connettivi esplicativi, 147
• BibTex, 76 connettivi finali, 147
• BDI (Biblioteca Digitale Italiana), 74 connettivi spaziali, 147
connettivi temporali, 147
• contesto argomentativo, 4
C • corpo tipografico, 109, 110
• capitolo (della tesi), 62, 67, 80, 81, 85, 86,
87, 88, 89, 93, 94, 105, 109, 110, 117,
121, 148 D
• carattere, 48, 83, 84, 92, 94, 95, 106, 107, • documentazione, 55, 56, 68, 71, 73, 77,
108-111 78, 90, 91, 116, 117, 124, 125
240 Indice analitico
E indice analitico, 90
• editing, 106, 109, 111, 148, indice argomentativo, 122
• End Note, 75 indice dei nomi, 90
• errori, 137 indice delle illustrazioni, 90
errori con parole straniere, 140 • interlinea, 91, 93, 106, 107, 108, 115, 126
errori di accenti, 137 • introduzione (della tesi), 81, 86, 87, 88,
errori di apostrofi, 138 115, 120
errori di preposizioni e particelle • iperbole, 27
avverbiali, 140 • italiano
errori di pronomi, 139 italiano digitato, 61-63
errori di tempi e modi verbali, 139 italiano stampato, 61-63
• eufemismo, 26
L
F • LaTex, 76, 106
• figure retoriche, 26, 27 • lessico, 58, 59, 60, 105
figure retoriche di sostituzione, 26 • lettura
figure retoriche per insistenza, 27 lettura critica, 29, 30-31, 34, 45, 47, 49,
figure retoriche per opposizione, 27 50, 51
• font, 109, 110, 111 lettura veloce, 29-30
• fonti, 13, 66, 67, 68, 71, 74, 75, 77, 90-95, tecniche di lettura, 21-43
98, 100, 103, 104, 114, 118, 127, 128 • lineetta, 113
fonti bibliografiche, 2, 116, 117 • litote, 26
fonti straniere, 99
fonti tratte dalla rete, 103
raccolta e schedatura delle fonti, 68, 71-76 M
• frontespizio, 81, 83, 84, 120, 126 • marginatura, 106
• metafora, 26
• metonimia, 26
G • metodo
• giustezza, 106, 107, 115 metodo analogico, 21
a bandiera appoggiata a destra, 107 metodo deduttivo, 20
a bandiera appoggiata a sinistra, 107 metodo del Brainstorming, 55, 56, 79
piena, 107 metodo dell’anticipazione delle obiezioni,
• Google Books, 74, 75 21
• gradazione, 27 metodo della controargomentazione,
• grafica, 32, 33, 106, 111, 115-119, 123 22-24, 37
metodo delle ‘scatole vuote’, 80-81
metodo induttivo, 20-21
I
• ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo
Unico), 72, 74 N
• ideazione, 3, 55, 62, 68, 70, 79 • nota, 48, 91, 92-94, 100, 106, 110, 128,
• incipitario, 90 149
• indice (della tesi), 33, 62, 63, 67, 68, 78-81, nota a margine, 31
85, 86, 88, 89, 90, 105106, 114, 115, 118, nota bibliografica, 94
119 nota esplicativa, 94
Indice analitico 241
S
P • saggio
• pagina saggio breve, 2, 55, 66
numerazione delle pagine, 88-89 saggio critico, 2
• parafrasi, 14, 43-45 • scaletta, 29, 56, 57, 58, 60, 62, 80, 122,
• paragrafo 124
centrato, 107 • schema argomentativo, 31, 32-33, 41-42,
giustificato, 107 46, 47, 50, 60
rientro di primo paragrafo, 11, 55, 64, • scrittura
87, 121 scrittura a computer (o in word), 62-64,
• parallelismo, 27 115
• parole straniere, 140 scrittura a mano, 58, 62, 63, 80
• perifrasi, 26 tecniche di scrittura, 43-64
• power-point, 110, 121-124 • sineddoche, 27
• premessa • sintassi, 43, 49, 57, 58, 59, 60, 61, 105,
premessa dell’argomentazione, 8, 9, 39, 147
51 sintassi franta, 49
premessa della tesi, 81, 86, 88, 114, 115 sintassi nominale, 43
• presentazione, 33, 56, 86, 106, 110, 115-124 • sintesi, 30, 31, 32, 45-54, 56, 71, 120
• principio di autorità, 13, 15, 18, 19 • spazio tipografico, 114
• progettazione, 55, 56-57, 62, 63, 68, 88 • struttura (dell’argomentazione), 3, 8, 9,
• prove (dell’argomentazione), 3, 8, 9, 11, 16-18, 25, 28, 30, 31, 32, 33, 40, 45, 49,
12-14, 15, 16, 18, 19 55, 56, 57
prove d’autorità, 12-13, 16, 56
prove scientifiche, 13-14, 16, 56
• punteggiatura, 59, 60, 61, 105, 114, 140-146 T
due punti, 91, 144-145 • tavola bibliografica, 94, 101
parentesi quadre, 145 • tesi (dell’argomentazione), 2, 3, 9-12,
parentesi tonde, 145, 146 14-19, 21-24, 30, 32, 33, 49, 56, 60, 78
punto, 141 • tesi di laurea, 2, 3, 65-138
punto esclamativo, 145 tesi di ricerca o sperimentale, 69-70, 125
punto e virgola, 143, 144 tesi documentativa o compilativa, 69-70
punto interrogativo, 145 tesi specialistica, 2, 65, 69, 120, 122,
trattini, 146 125, 126
tre puntini di sospensione, 145 tesi triennale, 2, 65, 68, 120, 122, 125,
virgola, 141-144 126
• tesina, 2, 65-138
• testo
R argomentativo, 3-28
• recensione, 9 di tipo circolare, 14-15
• Reference Manager, 75 di tipo progressivo, 15
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