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Paola Italia

con la collaborazione  
di Debora Bennati e Milena Giuffrida

Scrivere
all’Università
Manuale pratico con esercizi
e antologia di testi
Seconda edizione

LE MONNIER
università
Indice

Premessa IX

Capitolo 1. Testi scritti 1


1.1 I testi 1
1.2 Il testo argomentativo. Caratteristiche e struttura 3
1.2.1 Il titolo 4
1.2.2 La premessa 9
1.2.3 La tesi 9
1.2.4 Gli argomenti 11
1.2.5 Le prove 12
1.2.6 Le conclusioni 14
1.2.7 Un esempio 16
1.3 Un metodo e uno stile per argomentare 19
1.3.1 Un metodo 19
1.3.2 Uno stile 24

Capitolo 2. Tecniche di lettura 28


2.1 La lettura: un’abilità attiva 28
2.2 La lettura veloce 29
2.3 La lettura critica 30
2.4 Lo schema argomentativo 32
2.5 Un esempio 34

Capitolo 3. Tecniche di scrittura 43


3.1 Scrivere testi da altri testi 43
3.1.1 La parafrasi 43
3.1.2 La sintesi 45
3.2 Scrivere testi argomentativi originali 55
3.2.1 Ideazione 55
3.2.2 Documentazione 56
3.2.3 Progettazione 56
3.2.4 Stesura 57
3.2.5 Revisione 59
3.3 Scrivere al computer: l’italiano digitato e l’italiano stampato 61

Capitolo 4. Scrivere testi all’Università 65


4.1 Scrivere una tesina e una tesi 65
4.1.1 L’individuazione dell’argomento 68
4.1.2 La raccolta e la schedatura delle fonti 71
4.1.3 L’uso di Wikipedia 76
VI Indice

4.1.4 La stesura dell’indice 78


4.1.5 La stesura del testo 81
4.1.6 La revisione 105
4.2 La presentazione 115
4.2.1 Le immagini e la grafica 115
4.2.2 La presentazione orale 120
4.2.3 Il Power Point 121
4.3 FAQ e Case study per la Tesi 124

Capitolo 5. Schede pratiche 137


Scheda 1. Grammatica. Gli errori più frequenti 137
Scheda 2. Punteggiatura. I principali segni di interpunzione,
il loro significato e uso 140
Scheda 3. Sintassi. I connettivi 147
Scheda 4. Editing. Le abbreviazioni comunemente in uso 148

Bibliografia 151
Sitografia 154

Esercizi 155

Antologia di testi

Sezione 1. Scrittura e comunicazione


T1 Jack Driscoll, Consigli per l’uso di un grande giornalista 169
T2 Beppe Severgnini, Elogio della brevità 171
T3 Pier Vittorio Tondelli, Scarti alla riscossa 174

Sezione 2. Lingua italiana


T4 Giovanni Azzone, Inglese ai corsi di laurea magistrale e al dottorato,
il perché della scelta del Politecnico di Milano 176
T5 Michele Cortellazzo, Prima raccogliere e valutare dati empirici,
poi decidere 179
T6 Umberto Eco, L’italiano di domani 180
T7 Raffaele Simone, Se l’Università rinuncia all’italiano 184
T8 Claudio Magris, Una gag, non una proposta, ovvero:
«tu vuo’ fa’ l’americano» 185
T9 Paola Manni, Un proclama accattivante e le sue molte insidie 187

Sezione 3. Scienze umane


T10 Paolo Flores D’Arcais, Lettera aperta a Ruini. La Fede
non è un Argomento 189
T11 Eugenio Scalfari, Le domande di un non credente al papa
gesuita chiamato Francesco 192
T12 Papa Francesco, Dialogo aperto con i non credenti 194
Indice VII

Sezione 4. Scuola & Università


T13 Renato Dulbecco, Il mondo corre fate volare le vostre idee 197
T14 Elvira Serra, L’America scopre il tema scritto a mano.
«I test per gli studenti non bastano più» 198
T15 Carlo Secchi, «Ma il vantaggio dei quiz è la correzione obiettiva» 199
T16 Silvia Vegetti Finzi, È un bel passo avanti, fa crescere il senso critico 200
T17 Beppe Severgnini, Email a una professoressa. La lezione
di don Milani nell’Italia di oggi 201

Sezione 5. Società
T18 George W. Bush, «Portare la libertà nel mondo ecco il dovere
dell’America» 204
T19 Barack Obama, «Rimettiamoci al lavoro insieme per costruire
una grande America» 206
T20 Roberto Saviano, Non avrei mai scritto Gomorra 208

Sezione 6. Recensioni
T21 Roberto Benigni, [Presentazione di La vita è bella] 211
T22 Alberto Cavaglion, Esito mediocre 212
T23 Andrea Cortellessa, Monica Haller. Incroci di sguardi dentro la guerra 214
T24 Enzo Golino, La lingua delle donne 217
T25 Aldo Nove, [Recensione a Fame chimica] 219
T26 Massimo Raffaeli, Céline, scrittura e vita 221
T27 Francesca Serra, Silvia Ballestra, Nina 223

Sezione 7. Saggi critici


T28 Alberto Moravia, Racconto e romanzo 225
T29 Roberto Calasso, La folie Baudelaire 228
T30 Pier Vincenzo Mengaldo, L’Italia senza narrativa 230

Soluzioni degli esercizi 232


Indice analitico 239

Questo volume è arricchito da materiali digitali


integrativi disponibili online all’indirizzo
www.mondadorieducation.it/Canali/Universita
Premessa

Da sempre, due attività fondamentali di uno studente all’Università sono la


lettura e la scrittura di testi, ma fino a poco tempo fa né la prima né la seconda ave-
vano avuto degli insegnamenti specifici.
Da un punto di vista accademico, la lettura e la scrittura erano considerate capa-
cità già acquisite durante la scuola superiore, per le quali non era necessario spiega-
re alcunché. Da un punto di vista didattico, erano considerate attività impossibili da
insegnare, vuoi per una forma di rispetto della «libertà creativa» dello studente, vuoi
perché, come spesso si sentiva dire, «a scrivere si impara leggendo» e non altrimenti.
Da vari anni, invece, nei Corsi di Laurea umanistici, ma anche in molti Corsi
di Laurea scientifici, sono stati istituiti specifici Corsi di scrittura per fronteggiare le
oggettive difficoltà incontrate dagli studenti nella comunicazione linguistica. Difficoltà
dovute a molteplici e complessi fattori, che si traducono di fatto in carenze lasciate dalle
scuole secondarie, ma anche alle sempre minori occasioni di confronto con la scrittura che
gli studenti hanno al di fuori delle strutture scolastiche, oltreché a un effetto di anal-
fabetismo di ritorno innescato dalle «scritture sintetiche» introdotte dall’uso degli sms e
dalle e-mail, prima e a volte unica forma di comunicazione scritta dei nativi digitali.
Scrivere all’Università si rivolge ai docenti e agli studenti di tali corsi, che si
svolgono per lo più come Laboratori di scrittura, con letture, esercitazioni scritte e
correzioni, ma anche a tutti gli studenti che vogliono intraprendere un percorso di
addestramento individuale, per migliorare le proprie capacità espressive, familiariz-
zarsi con la scrittura argomentativa, apprendere le principali tecniche di editing e revi-
sione redazionale. Non è uno dei vari testi teorici sulla scrittura − che per fortuna non
scarseggiano sugli scaffali delle librerie (una sintetica Bibliografia alla fine della prima
parte del volume ne presenta i prodotti più recenti e, a nostro avviso, più convincen-
ti) − ma un Manuale pratico che si potrà affiancare ad altri manuali di impostazione
teorica, e che lo studente potrà utilizzare direttamente, sia nella fase di apprendimen-
to che in quella dell’esercitazione individuale, grazie anche alle numerose applicazioni
on line presenti nelle espansioni digitali.
Questo Manuale è frutto di convincimenti maturati durante molti anni di inse-
gnamento e di didattica dell’italiano scritto. Il primo convincimento riguarda il fatto
che la lettura e la scrittura, pur restando attività per eccellenza individuali, che ognu-
no sviluppa secondo la propria sensibilità, la propria cultura, i propri interessi, non
X Scrivere all’Università

sono attività «innate» e neppure acquisite nelle scuole secondarie, ma possano e anzi
debbano essere insegnate agli studenti sin dal primo anno di Università, per fornire,
insieme a una serie di riflessioni teoriche e di tecniche pratiche, anche un metodo di
studio che possa diventare un valido aiuto anche per altre materie di insegnamento.
Il secondo convincimento riguarda la possibilità di addestrare gli studenti
alla scrittura mettendo al centro della riflessione teorica e linguistica la tipologia
più frequente, complessa e qualificante tra quelle che si incontrano all’Università:
il testo argomentativo.
Il terzo convincimento riguarda la ricaduta formativa che lo studio organico e
analitico del testo argomentativo può avere nell’educazione civile e intellettuale, pri-
ma ancora che linguistica. L’educazione all’argomentazione costituisce un momento
di crescita dell’individuo nella comunità, di sviluppo delle proprie abilità nel ricono-
scimento e smascheramento delle false argomentazioni e nella progettazione e stesura
delle proprie idee, in modo chiaro e convincente. Il che coincide (o dovrebbe coin-
cidere) con un’educazione al rispetto delle idee degli altri e al riconoscimento delle
azioni di persuasione (spesso con false argomentazioni) di cui tutti, ma particolar-
mente i giovani, siamo continuamente fatti oggetto.
Ne consegue l’importanza di un’educazione alla scrittura che passi attraverso
un’educazione all’argomentazione: affinché imparare a scrivere una tesina, un saggio,
o una tesi di laurea − che è il fine immediato del lavoro dello studente universita-
rio nella sua attività quotidiana − non si riduca solo a una questione di bibliografia,
citazioni e virgolette. La forma corretta di una bibliografia, di una citazione o del-
le virgolette, d’altronde, contribuirà a costruire fin dall’Università quell’educazione
redazionale e tipografica, che si è quasi del tutto persa anche nelle migliori redazio-
ni editoriali, e che è invece alla base della realizzazione di libri ed e-book che siano
razionali e coerenti: dentro e fuori.
Questo Manuale, perciò, ha lo scopo di fornire − mettendo al centro della
riflessione il testo argomentativo − una serie di tecniche di lettura e di scrittura che per-
mettano di comprendere ed elaborare i testi affrontati e prodotti durante il percorso
universitario: dai saggi critici da studiare, alle tesine da elaborare per i singoli esami,
alla tesi di laurea che conclude il triennio di studio e il biennio magistrale.
E dal momento che ogni Corso di scrittura non può che essere un Laboratorio
di scrittura, il volume presenta una nutrita serie di Esercizi da svolgere indipenden-
temente, utilizzando l’ampia Antologia di testi di tipo informativo-argomentativo alla
fine del volume.

Il manuale è diviso in due parti interdipendenti fra loro.


La Prima parte ha la funzione di illustrare nozioni, tecniche e strategie di let-
tura e di scrittura.
In particolare essa ha lo scopo di:

– presentare nozioni fondamentali sul testo argomentativo, che è l’oggetto di


lavoro da analizzare e produrre (Capitolo 1, Testi scritti);
– fornire tecniche fondamentali per leggere criticamente e comprendere testi
informativi e argomentativi (Capitolo 2, Tecniche di lettura);
Premessa XI

– suggerire tecniche fondamentali per produrre testi da altri testi come parafrasi,
sintesi, riscritture e per scrivere testi argomentativi originali, sviluppando quelle
particolari strategie di composizione dei testi scritti al computer che delineano
un vero e proprio manuale di stile (Capitolo 3, Tecniche di scrittura);
– illustrare strategie di scrittura dei testi che si incontrano nel percorso universi-
tario; prepararsi a pubblicare i testi scritti, apprendendo le minime nozioni di
editing che mettano in grado chi scrive di presentare un testo chiaro e leggibile
e di seguirne l’iter redazionale;
– insegnare la stesura delle tesine e della Tesi: il testo che conclude il ciclo uni-
versitario di ogni studente e apre quello lavorativo (Capitolo 4, Scrivere testi
all’Università);
– risolvere anche alcuni dei principali dubbi di scrittura e revisione dei testi attra-
verso schede pratiche dedicate a particolari temi di ortografia, punteggiatura,
lessico, sintassi e di editing (Capitolo 5, Schede pratiche).

La Seconda parte del manuale è strettamente operativa e presenta pertanto


Esercizi di lettura, scrittura e riscrittura da svolgere su un’Antologia di testi informati-
vi e argomentativi di varia tipologia, con proposte di letture, sintesi, scritture e riscrittu-
re, per verificare l’apprendimento delle nozioni, delle tecniche e delle strategie illustrate
nella Prima parte del manuale; ma presenta anche una serie di esercitazioni di gram-
matica, punteggiatura, sintassi, e prove pratiche di bibliografia e di editing da svolgere
indipendentemente (richiamati nel testo dalla sigla [T] e [PBD], indicando quest’ul-
tima la nutrita serie di testi della Piccola Biblioteca Digitale delle estensioni on line).
Le sintetiche Bibliografia e Sitografia, infine, hanno lo scopo di presentare una serie di
strumenti teorici che possono affiancare la lettura di questo Manuale, costituendone
un utile supporto teorico.
I testi sono da intendersi come semplici suggerimenti (e il docente e gli studen-
ti potranno applicare gli esercizi su altri testi simili o di tipo diverso tratti da giornali,
riviste, libri, ecc.) e come materiali di lavoro. Non sarà difficile − una volta chiarito
il loro meccanismo di funzionamento − accorgersi del fatto che la maggior parte dei
testi che si affrontano all’Università è costituita da testi argomentativi. E che non
tutti, purtroppo, sono ben argomentati.
Per fornire materiali di lavoro utili a diverse discipline e di stimolo alla discussio-
ne, si è cercato di scegliere testi di vario genere, raggruppati per temi e argomenti lega-
ti all’attualità, ma anche di portata più generale: dai suggerimenti per la scrittura e la
comunicazione da parte degli «addetti ai lavori», alle riflessioni sulla lingua italiana, ai
dibattiti suscitati dalle scienze umane, a temi di discussione riguardanti la scuola e l’Uni-
versità e la società in genere, a testi più «tecnici» come recensioni a libri e film (utilissima
forma di esercitazione prima della scrittura di tesine e tesi), ai saggi critici più impegnati.
Si è insomma cercato di presentare una palestra argomentativa che prepari
alla stesura dei canonici testi universitari, ma possa anche diventare un’occasione di
scambio di idee e di crescita civile: se è vero che il primo addestramento alla demo-
crazia è l’argomentazione delle proprie idee e il rispetto di quelle degli altri. Perché la
scrittura, vale la pena di ricordarlo, è lo strumento di conoscenza di sé e del mondo
più straordinario ed efficace ancora in circolazione.
XII Scrivere all’Università

La positiva accoglienza che ha avuto la prima edizione di questo manuale, adot-


tato in vari corsi di scrittura, universitari e non, e più volte ristampato, mi ha spin-
to a preparare una nuova edizione, rinnovata nei testi e nei documenti, ma invariata
nell’impianto generale e nel metodo di lavoro. Un metodo nato sui banchi e nelle
aule universitarie, costruito giorno dopo giorno insieme agli studenti dei corsi di scrit-
tura e perfezionato grazie alla collaborazione delle giovani tutor universitarie che han-
no collaborato con me a questa nuova edizione: Debora Bennati e Milena Giuffrida.
Molti sono stati, in questi anni, i pareri che abbiamo raccolto dagli studenti, e
sulla base dei loro suggerimenti e delle loro indicazioni abbiamo aggiunto testi nuo-
vi nelle esercitazioni e affrontato più approfonditamente la progettazione e stesura
della tesi in rapporto alla videoscrittura, con i box Scrivere al computer e para-
grafi espressamente dedicati alle strategie di scrittura con il computer (§ 3.3 Scrivere
al computer: l’italiano digitato e l’italiano stampato), alle risorse on line (§ 4.1.3 L’uso
di Wikipedia), alla presentazione della tesi, l’inserimento delle immagini, la presenta-
zione orale e in Power Point (§ 4.2 La presentazione). Abbiamo anche raccolto in una
sezione a parte le domande che gli studenti si pongono più frequentemente prima di
iniziare la tesi e alcuni casi pratici di citazioni bibliografiche errate seguite dalle rela-
tive correzioni (§ 4.3 FAQ e Case Study per la Tesi): una serie di strumenti aggiornati
alle modalità con cui oggi si scrivono le tesine e la Tesi di laurea, per affrontare con
serenità e sicurezza il momento più impegnativo della vita universitaria e trasformare
i contenuti appresi durante la formazione in un testo originale e creativo.

Paola Italia

Ringraziamenti

Questo Manuale è nato da un’esperienza di insegnamento dell’Italiano scritto svolta per un decennio,
nei primi anni Duemila, nelle Università di Pisa, Siena e nelle Scuole di Specializzazione per l’Inse-
gnamento Superiore della Toscana. Ringrazio tutti i colleghi e amici che in vario modo mi avevano
aiutato nella stesura del testo e ne hanno corretto negli anni errori e imprecisioni, e in particolare Crista
Bertelli, Ilaria Betocchi, Leonardo Bigi, Alessandra Cappagli, Stefano Costa, Silvia Datteroni, Maria
Rita Digilio, Giulia Fanfani, Elisabetta Giorgi, Irene Ipsaro Palesi, Luca Lenzini, Elena Marcarini,
Donatella Martinelli, Rossana Melis, Annalisa Nesi, Claudia Russo, Roberto Venuti, Enrico Zanini,
Chiara Zunino; sono grata inoltre ad Andrea Cortellessa, Enzo Golino, Massimo Raffaeli e Francesca
Serra, che hanno contribuito direttamente all’aggiornamento della nuova sezione Antologica con alcu-
ne loro ‘storiche’ recensioni, e a tutti gli studenti dei corsi di Scrittura critica, dei Laboratori di Italiano
scritto e del Tutorato all’Italiano scritto che con scritture, errori, correzioni e innumerevoli riscritture, mi
avevano spinto alla stesura di questo libro.

Questa nuova edizione è stata realizzata con la collaborazione di Debora Bennati, che si è occupata della
revisione dei parr. 4.1.2, 4.1.3 e dei box Scrivere al computer, e ha scritto i parr. 4.2 e 4.3, e di Milena
Giuffrida, che, mentre aspettava Anna, ha curato la nuova Antologia di testi e gli Esercizi. A lei, e a tutte
le piccole donne che leggeranno e scriveranno direttamente in rete, è dedicata questa nuova edizione.
P.I.
I testi scritti 19

Torna qui quella sollecitazione della libertà e autonomia di giudizio degli stu-
denti, che è alla base della prima argomentazione. Il primo e il secondo argomento
risultano quindi legati tra loro, con un effetto complessivo di coesione e coerenza
del testo.

Le prove
Le due argomentazioni vengono suffragate da una prova che si basa sul prin-
cipio di autorità: in qualità di docente di Psicologia dinamica all’Università di Pavia
e di esperta di problemi dell’infanzia e dell’adolescenza, Silvia Vegetti Finzi è in gra-
do di testimoniare gli effetti negativi che sugli adolescenti può avere un’educazio-
ne basata più su esercizi tecnici che su temi. La sua indiscussa autorità in materia le
permette di affermare che i «bambini sacrificati» diventano ragazzi che «perdono la
motivazione», in quanto le intelligenze più originali sono mortificate da un metodo
valutativo che premia solo l’adeguamento alla scelta.

Le conclusioni
Nelle conclusioni viene riaffermata la tesi iniziale, ovvero la superiorità del
tema sul test. Si tratta quindi di un testo argomentativo a carattere circolare, in cui il
percorso argomentativo svolto ha permesso di aggiungere alla tesi iniziale molti ele-
menti in più, a dotarla di acquisizioni nuove, che sono passate al lettore attraverso
la dimostrazione della tesi, e che non erano presenti nella primitiva enunciazione:

– l’importanza del rispetto dell’autonomia individuale in un percorso didattico;


– l’esistenza di un pensiero divergente, più creativo, che va sviluppato attraverso
prove valutative in grado di valorizzarlo;
– la necessità di coltivare tale forma di pensiero sin dall’infanzia per evitare le
conseguenze negative della sua mancanza nell’adolescenza: la demotivazione e la
mortificazione delle intelligenze.

1.3 Un metodo e uno stile per argomentare


1.3.1 Un metodo

Non esiste «il metodo» per argomentare, così come non esiste «il metodo» per
scrivere un qualsiasi testo. Esistono però alcuni modi di articolare i ragionamen-
ti tra loro e alcuni modi di articolare i ragionamenti in relazione alla tesi
avversaria che, sin dalla retorica (l’arte di costruire un discorso) e dalla dialettica
(l’arte di costruire un dialogo) classiche, sono stati classificati e studiati.

I principali metodi argomentativi riguardanti i modi di articolare i ragio-


namenti tra loro sono:
20 Scrivere all’Università

Metodo deduttivo
Il metodo deduttivo si basa sulla inferenza di argomenti individuali a partire da
principi generali, da considerazioni di dominio comune, assiomi generalmente con-
divisi, premesse sulle quali si riscontra una communis opinio. Un esempio di metodo
deduttivo è messo in atto nel testo prima analizzato di Silvia Vegetti Finzi, laddove
l’intervistata sviluppa il suo ragionamento a partire dalla premessa generale che far
crescere il senso critico negli studenti sia una cosa positiva (se ne veda la schematiz-
zazione argomentativa al § 1.2.6).

Metodo induttivo
Il metodo induttivo è opposto al precedente in quanto si basa sull’osservazione
di casi e situazioni particolari da cui vengono ricavati dei principi validi in generale,
per quelli e per casi analoghi. Mentre la forza del metodo deduttivo sta nella qualità
delle premesse, la forza del metodo induttivo sta nella quantità dei casi e delle situa-
zioni osservate.
Un caso particolare di metodo induttivo è quello cosiddetto abduttivo, che, in
situazione in cui sia impossibile basarsi su una gran quantità di esempi, privilegia un
campione, ritenuto particolarmente significativo.
Un esempio di ragionamento induttivo è presente nel testo di Michele Ainis
sull’integrazione scolastica degli immigrati. Scrive Ainis [PBD14]:

tutto lascia credere che il fenomeno [dell’immigrazione] sia destinato a espander-


si negli anni che ci aspettano, dal momento che già oggi l’Europa ospita 5 immi-
grati per ogni 100 residenti, che in Italia ne vivono quasi 2 milioni, e che infine
nel continente asiatico e africano la curva demografica continua a impennarsi,
così come i flussi migratori che viaggiano dal Sud al Nord del mondo.

Questa la schematizzazione argomentativa, riconducibile a quattro osservazioni


particolari da cui si ricava un’affermazione di portata generale:

Osservazioni particolari
1.  «oggi l’Europa ospita 5 immigrati per ogni 100 residenti»;
2.  «in Italia ne vivono quasi 2 milioni»;
3.  «nel continente asiatico e africano la curva
demografica continua a impennarsi»;
4.  «i flussi migratori che viaggiano dal Sud al Nord
del mondo [tengono a incrementarsi]».

Principio generale
«il fenomeno [dell’immigrazione] è destinato
a espandersi negli anni che ci aspettano».
I testi scritti 21

Un altro tipo di argomento induttivo è l’inferenza alla spiegazione migliore.


Secondo questo metodo, un’ipotesi è vera se fornisce di una serie di fenomeni
una spiegazione che non può essere fornita da altre ipotesi (Jacona 2005).

Metodo analogico
Il metodo analogico si basa sull’applicazione di un argomento a una situazione
che si presume simile a quella considerata e per la quale non è possibile sviluppare
un’argomentazione.
È un metodo molto applicato in ambito scientifico, come mostra questa esem-
plificazione fornita dallo scienziato Tullio Regge [PBD11]:

Quella scoperta di Newton [la legge di gravitazione universale] permise a Le


Verrier di localizzare il pianeta Nettuno da irregolarità nel moto di Urano. Anni
dopo risultò chiaro che anche il pianeta Mercurio era disobbediente: il perielio
(il punto in cui l’orbita eccentrica del pianeta è alla minima distanza dal Sole) si
sposta continuamente.

In un argomento per analogia, a partire dalla constatazione che due o più cose
sono simili in alcuni aspetti (hanno una proprietà in comune), se ne ricava che sono
simili in altri aspetti (hanno un’altra proprietà in comune) (Jacona 2005).

I principali metodi argomentativi riguardanti i modi di articolare i ragio-


namenti in relazione alla tesi avversaria sono:

Metodo dell’anticipazione delle obiezioni


Tale metodo consiste nell’anticipazione delle obiezioni che potrebbero essere
rivolte alla tesi e alle sue varie argomentazioni. L’autore della tesi assume provvi-
soriamente il ruolo di «avversario» e, individuate tutte le obiezioni che potrebbero
invalidare la sua tesi, ne sviluppa le argomentazioni, per poi dimostrarle prive di
fondamento.
Un metodo simile è applicato da Raffaele Simone nell’articolo, già citato,
sull’inesistenza di una lingua nazionale [PBD5]:

L’idea che l’Italia non abbia ancora una lingua può sembrare insolita o addirit-
tura sbagliata: da molte parti si sono segnalati, negli ultimi vent’anni, i progres-
si che l’italofonia sta facendo nel nostro paese, il crearsi graduale di un codice
condiviso, l’avanzata (che a taluno è parsa addirittura inarrestabile) di un idio-
ma generale.
Questa rivista ha raccolto opinioni di questo tipo, le ha documentate e a volte
discusse nei loro limiti, ma non ha mai mancato di attestare che questa avanza-
ta, benché innegabile, è minacciata da una varietà di fattori attivi, che rallentano
il progresso di quella tendenza, e finiscono per rendere difficile l’asserzione che
l’italiano è davvero, oggi, una lingua di tutti.
22 Scrivere all’Università

La schematizzazione argomentativa potrebbe essere la seguente:

Anticipazione dell’obiezione
«L’idea che l’Italia non abbia ancora una lingua
può sembrare insolita o addirittura sbagliata».

Argomentazioni dell’obiezione
1.  «progressi che l’italofonia sta facendo nel nostro paese»;
2.  «crearsi graduale di un codice condiviso»;
3.  «avanzata […] di un idioma generale».

Argomentazioni della tesi


«questa avanzata […] è minacciata da una varietà di fattori attivi,
che rallentano il progresso di quella tendenza».

Tesi
«difficile l’asserzione che l’italiano è davvero, oggi, una lingua di tutti»
(l’italiano oggi non è davvero una lingua per tutti).

Metodo della controargomentazione


Il metodo della controargomentazione è simile al precedente, ma non è rivol-
to alle singole obiezioni che potrebbero essere fatte alla tesi, bensì alla dimostrazione
generale che la tesi opposta non ha fondamento.
Vediamo in dettaglio un esempio di controargomentazione ricavato dal secon-
do articolo di valutazione del nuovo Sat americano. Accanto all’opinione di Silvia
Vegetti Finzi sull’opportunità dell’introduzione del tema nell’esame di ammissione
ai College americani, viene presentata l’opinione di Carlo Secchi, ex rettore dell’Uni-
versità Bocconi di Milano, che sviluppa invece un’argomentazione di segno opposto,
ben evidenziata dal titolo [T15]:

Ma il vantaggio dei quiz è la correzione obiettiva

Professor Carlo Secchi, il tema scritto diventa test per accedere alle università ameri-
cane. È un bene?
«Certo che è un bene. Riscoprire le prove scritte, come saper presentare delle
relazioni credo sia una cosa utile nella valutazione della qualità degli studenti».
Ex rettore dell’Università Bocconi di Milano e ordinario di Politica Economica
Europea per lo stesso ateneo, il professor Secchi è un sostenitore convinto di
ogni tentativo di «recuperare la capacità di mettere assieme i concetti lungo un
filo logico».

Certo è una bella svolta per un Paese che da quasi settant’anni seleziona i suoi stu-
denti Universitari con risposte multiple…
I testi scritti 23

«È vero. Però non bisogna commettere l’errore di pensare che scrivere un saggio
o un tema sia qualcosa di estraneo alla cultura e alla pedagogia degli Stati Uniti.
Anzi, nelle scuole superiori si insegna anche a tenere discorsi, a rapportarsi con
il pubblico».

Ci sarà qualche aspetto da rimpiangere nel quiz con le crocette?


«Il vantaggio di un test con le risposte multiple è quello di essere obiettivo nei
meccanismi di correzione e di produrre classifiche inoppugnabili, svantaggio è la
macchinosità. E poi il fatto che un quiz non può mettere in evidenza le poten-
zialità degli studenti».

Con un testo scritto non si rischia la discrezionalità nella valutazione?


«Il problema è trovare meccanismi di correzione che possano conciliare la capa-
cità di valutare uno studente con le esigenze di essere più obiettivi possibile. Nel
Regno Unito, per esempio, gli scritti degli esami di maturità sono corretti da
team che lavorano a livello nazionale e che non hanno a che fare con le scuole
delle quali devono valutare gli studenti».

Secondo lei agli studenti americani piacerà il nuovo sistema?


«Io credo che uno studente serio e ambizioso debba pretendere un meccanismo
che lo metta davvero alla prova».

La tesi è sviluppata a partire dalla confutazione della tesi avversaria e da


una controargomentazione: si dimostra infatti che l’introduzione della prova
di scrittura è negativa attraverso la dimostrazione che la prova a quiz (ovvero il suo
opposto) è positiva.
Il fatto che l’argomentazione sia svolta per mezzo di una pars destruens e attra-
verso una pars construens, è dichiarato dalla presenza, in posizione iniziale, dalla con-
giunzione avversativa: «ma», che si collega direttamente a un’affermazione fatta pre-
cedentemente (la TESI da confutare) e non può avere significato senza di essa.
La prima parte del titolo contiene quindi la controargomentazione, la
seconda parte del titolo sviluppa l’argomentazione principale, e risponde alla
domanda: perché?

controargomentazione argomentazione
Ma il vantaggio del quiz è la correzione obiettiva
= La prova opposta alla prova di scrittu- = [Il test è positivo] perché può essere
ra è positiva (vantaggiosa). corretto in modo oggettivo.

Anche questa argomentazione dà per scontata un’affermazione chiave, sen-


za la quale tutta la struttura argomentativa non si regge, ovvero che l’elemento più
importante di valutazione di una prova d’esame è l’oggettività della sua correzio-
ne. È infatti sulla base di questo parametro, e non di altri (facilità/difficoltà per lo
24 Scrivere all’Università

studente; effetti positivi/negativi sull’apprendimento; efficacia nella valutazione del-


la preparazione, ecc.), che la prova viene giudicata positiva («vantaggiosa») o meno.
La relativa debolezza di questa argomentazione giace proprio nel fatto che
prende in esame solo un parametro fra i tanti.

1.3.2 Uno stile

Se il testo argomentativo ha lo scopo di convincere il lettore di una tesi, di


persuaderlo, il suo stile sarà adatto a questo scopo. Ciò non vuol dire che chi scri-
ve un testo argomentativo dovrà nascondere le idee dietro sofisticati ragionamenti, o
mascherare i dati oggettivi con una selva di citazioni e figure retoriche. Abbiamo visto
come il testo argomentativo non sia un testo persuasivo, fondato per lo più su aspet-
ti emotivi, ma un testo che fa leva sulla forza del ragionamento, ovvero sull’efficacia
delle argomentazioni e sulla quantità e qualità degli esempi portati a loro sostegno.
Per capire le caratteristiche di un valido testo argomentativo basti pensare alle
differenze tra questo e il testo pubblicitario, che è tanto più efficace quanto più riesce
a indurre nel lettore un bisogno inesistente e spingerlo a un comportamento per lui
inconsueto sulla base di motivazioni emotive piuttosto che razionali.
Vi sono molti testi argomentativi, tuttavia, in cui gli aspetti emotivi prevalgono
su quelli razionali attraverso l’uso di immagini forti e coinvolgenti, o di espedienti
stilistici, come nel seguente testo tratto dal discorso di insediamento di G.W. Bush
alla Casa Bianca il 20 gennaio 2005 [T18]:

Esiste un’unica forza al mondo che da sempre è in grado di infrangere il regno


dell’odio e del rancore, rivelando le vere pretese dei tiranni, ricompensando le
speranze di chi ha dignità ed è tollerante. Quella forza è la libertà umana.
Dagli eventi e dal buonsenso siamo pertanto portati a una medesima conclusio-
ne: la sopravvivenza della libertà della nostra terra dipende sempre più dall’esito
positivo della libertà negli altri paesi. La migliore speranza di pace per il nostro
mondo consiste nel diffondere la libertà in tutto il mondo.

Dove è evidente l’uso della metafora figurata, costruita intorno al concetto di


libertà umana, che viene iterato con un progressivo incremento di pathos e personi-
ficato fino ad assumere caratteristiche salvifiche e provvidenziali di straordinaria for-
za, di smascheramento del potere, di consolazione degli oppressi, tali da suscitare da
parte dell’ascoltatore un moto istintivo di protezione e difesa di un bene così prezio-
so. Difesa da cui dipende il mantenimento della medesima libertà in altri paesi, e da
cui discende il ruolo salvifico e provvidenziale di chi, come l’America, si incarica di
diffondere tale bene in tutto il mondo.

Di tutt’altra impostazione, ma con uno stile personale inconfondibile, è il pas-


saggio, sui medesimi temi, del discorso di insediamento di Barack Obama alla Casa
Bianca, il 20 gennaio 2009 [T19]:
I testi scritti 25

Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicu-
rezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala
pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l’autorità
della legge e i diritti dell’individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle
generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo
in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guarda-
no oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sap-
piate che l’America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino
che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire
la strada ancora una volta.
Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comu-
nismo non solo con i missili e i carri armati, ma con alleanze solide e convinzioni
tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci auto-
rizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce
quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della
nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e del ritegno.

Anche questa prosa utilizza la forza espressiva della metafora: l’immagine degli
ideali dei Padri fondatori che, con la Costituzione americana, costituiscono un faro
‘illuminante’ non solo per tutti gli americani, ma per tutto il mondo, ripete la consa-
pevolezza di un paese che è a guida economica e politica del mondo. Ma, a differenza
di Bush, che puntava solo sulla necessità di «diffondere la libertà in tutto il mondo»
per preservare la propria, Obama accentua il ruolo di responsabilità che l’America si
assume, come modello di democrazia, da cui discende la centralità dell’uso del dia-
logo e della diplomazia, prima che della intimidazione e della forza: «con alleanze
solide e convinzioni tenaci». Un ruolo che non viene riconosciuto da tutto il mondo
per autorità, ma per autorevolezza: la giustezza della causa, la forza dell’esempio, ma
anche – e si noti l’uso efficace dell’understatement in posizione di climax ascenden-
te – «dell’umiltà e del ritegno».

Da questi esempi possiamo facilmente vedere come una parte molto importan-
te del testo argomentativo sia affidata allo stile con cui sono espresse le argomenta-
zioni. I metodi argomentativi illustrati nel capitolo precedente, infatti, valgono ben
poco se non sono accompagnati da uno stile chiaro ed efficace.
Uno stile è chiaro quando la forma del testo è in equilibrio con la sua struttu-
ra, pur nel rispetto delle singole scelte linguistiche o di un’esigenza di variatio, come
nell’applicazione di alcune delle regole qui esposte:

– i paragrafi in cui è articolato un testo argomentativo recano ciascuno uno svi-


luppo logico dell’argomentazione: a ogni nuovo paragrafo corrisponde una
nuova argomentazione;
– nell’esposizione dell’argomento i periodi sono legati fra loro per subordinazio-
ne, e collegati dai connettivi che esprimono il tipo di legame tra le proposizioni
[ Scheda 3];
26 Scrivere all’Università

– le argomentazioni sono sviluppate al tempo presente, mentre si può utilizzare


il passato o il presente storico per le prove e le esemplificazioni;
– le argomentazioni sono presentate in modo impersonale: «si può sostenere
che»; «se ne deduce che», ecc.; oppure in modo personale, ma senza eccedere
in personalismi: «ritengo che», «a mio parere», ecc.

Uno stile è efficace quando utilizza (senza eccedere nell’uso) le figure reto-
riche di

– sostituzione;
– insistenza;
– opposizione;

come alcune di quelle qui prese in esame, particolarmente utilizzate – o da evitare –


in testi di tipo argomentativo:

Figure retoriche di sostituzione


L’antifrasi afferma il contrario di quello che si vuole sostenere, a scopo ironico
(«Che bella giornata!» si dirà per antifrasi di una giornata piovosa).
L’antonomasia sostituisce con un nome proprio, dalle caratteristiche note a
tutti, un nome comune, che viene quindi nobilitato e reso identificabile da tutti («È
un Ercole» si dirà per indicare un uomo forte per antonomasia), oppure, al contra-
rio, utilizza tali caratteristiche per indicare un nome proprio, univocamente indicato
dalle sue prerogative (con «l’Avvocato» si indicava per antonomasia l’ex presidente
della Fiat, Gianni Agnelli).
La perifrasi sostituisce un termine con una circonlocuzione (giro di parole)
(«l’autore dei Promessi Sposi»).
L’eufemismo sostituisce un termine troppo crudo o violento, o considerato
poco raccomandabile, politicamente scorretto, ecc. con un altro termine o un’espres-
sione meno forte («sarà messo in mobilità» sostituisce con un eufemismo il crudo
«sarà licenziato»).
La litote sostituisce a un concetto considerato troppo forte il suo contrario,
per un effetto di attenuazione che, tuttavia, non di rado sottolinea maggiormente
l’efficacia del concetto stesso («non escludo che» = considero che); in certe argomen-
tazioni complesse si può trovare anche la doppia litote («non si può negare che» = si
può affermare).
La metafora mette in relazione fra loro due campi semantici («di significa-
to») diversi, senza inserire, come la similitudine («come… così»), dei termini di
raccordo tra i due elementi del paragone («una tempesta di critiche», «essere un
leone», ecc.).
La metonimia sostituisce un termine con un altro con cui il primo abbia delle
relazioni di contiguità: effetto per causa («guadagnarsi da vivere con il sudore della
fronte»); autore per opera («un [quadro di] Picasso)»; materia per oggetto («un [anel-
I testi scritti 27

lo di] diamante»); contenente per contenuto («bere un bicchiere [di vino]»); concreto
per astratto («la corona» = il potere regale).
La sineddoche sostituisce un termine legato a un altro da un rapporto di
inclusione: la parte per il tutto («il tetto» = la casa); il tutto per la parte («la scuola
rinasce» = le singole scuole); termine più generico per termine più specifico («mac-
china» = automobile); genere per specie o individuo («felino» = gatto); individuo o
specie per genere («pane» = cibo); singolare per plurale («l’uomo è debole» = tutti
gli uomini).

Figure retoriche per insistenza


L’anafora ripete uno o più termini all’inizio di proposizioni o paragrafi. In
alcuni testi, le parola ripetuta diventa un vero e proprio leitmotiv che può trovarsi
all’inizio, alla fine del paragrafo, come anche al suo interno.
La gradazione o climax fa seguire una serie di termini di intensità crescente
(climax ascendente) o decrescente (climax discendente o anticlimax).
L’iperbole amplifica la realtà di un termine o di una situazione per difetto o
per eccesso.
Ia parallelismo ripete, con un effetto di scansione ritmica, la struttura sintat-
tica all’interno di una proposizione.

Figure retoriche per opposizione


L’antitesi accosta tra loro parole o espressioni di significato contrario, che ven-
gono presentate in opposizione l’una rispetto all’altra («non fronda verde ma di color
fosco» [Dante]).
Il chiasmo dispone i termini di una proposizione in modo incrociato, secondo
il seguente schema A-B-B-A («Ovidio è il terzo, l’ultimo è Lucano» [Dante]).
L’ossimoro associa tra loro termini opposti in apparente contraddizione («un
gelido sole»).
32 Scrivere all’Università

2.4 Lo schema argomentativo


Se il testo argomentativo è un organismo complesso, lo schema argomentativo
è il suo scheletro, la sua struttura portante. Ridurre quindi un testo al suo schema
argomentativo non vuol dire riscriverlo, ma fare una sintesi per punti del suo con-
tenuto: selezionare le parti necessarie da quelle accessorie, riconoscere tra quelle neces-
sarie le vere e proprie argomentazioni, isolare, se ci sono, le prove (o esempi), e, infine,
identificare la tesi portante del testo e dare a tutti questi elementi una forma grafica
che rispecchi la struttura logico-argomentativa del testo.
Il risultato sarà uno schema che ci potrà servire quando abbiamo bisogno di
un’informazione presente nel testo, ma non vogliamo andarlo a rileggere integral-
mente, oppure quando dobbiamo ripeterlo oralmente per memorizzarlo o dobbia-
mo sintetizzarlo o rielaborarlo in forma scritta.
Per fare uno schema ci serviremo delle strategie che sono state elaborate per
insegnare come prendere appunti durante una lezione.

ascoltare    annotare    rileggere    memorizzare

Ascoltare attentamente non basta. Dopo pochi minuti potremmo ricordare i


concetti generali, ma avere perso tutti i dettagli. È necessario quindi imparare a scri-
vere mentre si ascolta.
Non si può annotare tutto quello che si ascolta, e nemmeno sperare di
imparare a scrivere in modo talmente rapido da riuscire a riprodurre un discorso
sintatticamente compiuto. Per far questo è necessario imparare a sintetizzare e a
scrivere per punti.
Vediamo questo procedimento più in dettaglio.

Cinque cose da ricordare per prendere velocemente appunti:

1. Selezionare mentalmente il concetto più importante e scriverlo in posizione


rilevata (magari in maiuscolo o sottolineato).
2. Utilizzare gli elenchi puntati o numerati per rappresentare i vari elementi del
discorso.
3. Trasformare tutti i rapporti di causa-effetto in simboli corrispondenti, come
frecce dirette ( ) e inverse ( ); e altri simboli per rappresentare rapporti di
uguaglianza (=) e di differenza ( ).
4. Scrivere in modo abbreviato le parole troppo lunghe (es.: «fondamentalmen-
te» «fond.te»; «corrispondente» «corrisp.»).
5. Se non si riesce a finire di scrivere una frase è meglio cercare di tenerla a mente
e continuare a seguire e annotare la spiegazione, invece di fermarsi su quella
perdendo tutto il discorso successivo.
Tecniche di lettura 33

Quello che si otterrà alla fine sarà uno schema molto articolato, ma sinteti-
co, che servirà come punto di partenza per studiare sul libro il contenuto analiti-
co della spiegazione. Se poi la spiegazione riguarda concetti e idee che esulano dal
libro di testo, gli appunti sono ancora più preziosi perché finiscono per sostituire
il testo stesso.
L’operazione che si svolge per stendere uno schema argomentativo è più
semplice, perché il testo non è orale – come durante una lezione – ma scritto. Si può
quindi leggerlo più volte, soffermarsi sui punti che non sono chiari, cercare il signi-
ficato delle parole difficili con il vocabolario.
A differenza degli appunti, che possono essere esposti anche in forma discor-
siva, lo schema è per sua natura sintetico ed è caratterizzato da una precisa presen-
tazione grafica.
Uno schema può essere rappresentato:

– come una mappa che illustra graficamente la struttura logico-argomentativa del


testo, dove al centro si trova la tesi e i vari argomenti sono disposti «a raggiera»:
Ar P

1
ov to
go rov

Pr en
me e

m
e
nt

go
o

Ar
4

Tesi
Ar P
3
ov to

go rov
Pr en

me e
m
e

nt
go

o
Ar

– oppure come un indice, utilizzando elenchi puntati, numerati e lettere per


subordinare fra loro le informazioni, oppure ancora racchiudendo le informa-
zioni in rettangoli (schema a blocchi), come l’esempio proposto al § 1.2.1.

In sintesi
L’analisi di un testo argomentativo consiste:

1. nella scomposizione delle unità logico-argomentative del discorso;


2. nell’identificazione di quelle superflue e di quelle essenziali all’argomentazio-
ne, fino al riconoscimento della tesi centrale del testo;
3. nel giudizio finale sul testo, ricavabile dall’analisi.
34 Scrivere all’Università

2.5 Un esempio
Vedremo ora direttamente un esempio di lettura critica e di schematiz-
zazione argomentativa tratto da un saggio argomentativo di carattere generale:

Appunti sul pregiudizio di Isaiah Berlin (tratto dal sito www.adelphiana.it).

Lettura critica

1. Lettura
Iniziamo quindi con una prima lettura del testo, in cui cercheremo di cogliere
il senso generale, senza soffermarci troppo sui passaggi che non ci sono sembrati del
tutto chiari, o su parole di cui non conosciamo il significato (ci sforzeremo di rica-
varlo dal contesto, andando poi a verificare le nostre supposizioni con il vocabolario):

Isaiah Berlin
Appunti sul pregiudizio

Poche cose hanno fatto più danno della credenza da parte di individui o gruppi
(o tribù o Stati o nazioni o Chiese) che lui, o lei, o essi sono i soli possessori della
verità, soprattutto riguardo a come vivere, che cosa essere e fare – e che chi la pen-
sa diversamente non solo sbaglia, ma è un malvagio o un pazzo, e bisogna rinchiu-
derlo o eliminarlo. È una terribile e pericolosa arroganza credere che siamo i soli
ad avere ragione, che abbiamo un occhio magico che vede la verità, e che gli altri,
per il solo fatto che dissentono, non possono aver ragione. Questa arroganza ci
rende certi che esiste una sola meta, una e una sola per la nostra nazione o Chiesa
o per l’intera umanità, e che qualunque ammontare di sofferenza (specie se a sof-
frire sono altri) è giustificato, purché la meta sia raggiunta – «attraverso un oceano
di sangue fino al Regno dell’Amore» (o qualcosa del genere) diceva Robespierre; e
Hitler, Lenin, Stalin e, verosimilmente, i capi nelle guerre di religione dei cristiani
contro i musulmani o dei cattolici contro i protestanti nutrivano davvero questa
certezza. La convinzione che esista una e una sola risposta vera alle questioni cen-
trali che hanno tormentato l’umanità, e che noi la possediamo (o la possiede il
Capo), porta la responsabilità degli oceani di sangue, da cui però non è nato alcun
Regno dell’Amore – né lo poteva: esistono molte maniere di vivere, di credere, di
comportarsi, e la semplice conoscenza fornita dalla storia, dall’antropologia, dalla
letteratura, dall’arte, dal diritto chiarisce che le differenze delle culture e dei carat-
teri sono altrettanto profonde delle somiglianze (ciò che fa umani gli uomini),
e che tale ricca varietà non ci rende affatto più poveri: la sua conoscenza apre le
Tecniche di lettura 35

finestre della mente (e dell’anima) e rende gli esseri umani più saggi, più attraenti
e più civili, mentre la sua assenza genera il pregiudizio irrazionale, gli odi, l’orribi-
le sterminio degli eretici e di quanti sono diversi; se le due guerre mondiali, più i
genocidi di Hitler, non ci hanno insegnato questo, vuol dire che siamo incurabili.
L’elemento più prezioso (o uno degli elementi più preziosi) della tradizione bri-
tannica è proprio la relativa libertà dal fanatismo e dalla monomania di tipo poli-
tico, razziale o religioso: arrivare a un compromesso con persone con cui non
simpatizziamo, o che non comprendiamo bene, è indispensabile per qualunque
società decente, giacché niente è più distruttivo dell’euforica convinzione di essere
infallibili (o che lo sia la nostra nazione); una convinzione che ci porta a distrug-
gere gli altri con la coscienza tranquilla di chi compie l’opera di Dio (per es. l’In-
quisizione spagnola o gli ayatollah) o di una razza superiore (per es. Hitler) o della
Storia (per es. Lenin/Stalin). L’unica cura è capire come società diverse (nello spa-
zio o nel tempo) vivono, e che è possibile vivere vite differenti dalla nostra e tut-
tavia essere pienamente umani, degni d’amore, di rispetto o almeno di curiosità.
Gesù, Socrate, il boemo Jan Hus, il grande chimico Lavoisier, i socialisti e i libe-
rali (oltre che i conservatori) in Russia, gli ebrei in Germania sono tutti periti per
mano di ideologi «infallibili». La certezza intuitiva non può sostituire la conoscen-
za empirica accuratamente verificata che poggia sull’osservazione e l’esperimento
e la libera discussione tra gli uomini: le prime persone che i totalitari distruggono
o riducono al silenzio sono gli uomini di pensiero e le menti libere.

II

Un’altra fonte di conflitti che si possono evitare sono gli stereotipi. Una tribù
odia la tribù vicina da cui si sente minacciata, e quindi razionalizza le sue paure
rappresentandola come malvagia o inferiore, o in qualche modo assurda o spre-
gevole. Eppure accade talvolta che questi stereotipi mutino con grande rapidità.
Consideriamo il caso dell’Ottocento: nel 1840, più o meno, si pensa ai francesi
come a sgargianti spacconi, immorali e bellicosi, uomini con i baffi arricciati peri-
colosi per le donne, che probabilmente invaderanno l’Inghilterra per vendicarsi
di Waterloo, mentre i tedeschi sono bevitori di birra, provinciali un po’ ridicoli
che amano la musica e le fumisterie metafisiche, innocui ma abbastanza assurdi.
Ebbene, nel 1871 i tedeschi sono diventati gli ulani che irrompono in Francia
incitati dal terribile Bismarck – spaventosi militaristi prussiani ebbri di orgoglio
nazionale, ecc. ecc. La Francia è un povero, civile Paese annientato che ha bisogno
della protezione di tutti gli uomini onesti per evitare che la sua arte e la sua lette-
ratura vengano schiacciate dal tallone degli spaventevoli invasori.
Nell’Ottocento i russi sono stremati servi della gleba, – mistici slavi semireligiosi
che rimuginano cose oscure e scrivono romanzi profondi, – una gigantesca orda di
cosacchi fedeli allo zar che cantano meravigliosamente. Nella nostra epoca, tutto
questo è radicalmente cambiato: c’è sempre la popolazione stremata, ma ci sono
anche la tecnologia, i carri armati, il materialismo ateo, la crociata contro il capita-
36 Scrivere all’Università

lismo, ecc. ecc. Quanto agli inglesi, sono dapprima spietati imperialisti che tiran-
neggiano popoli negroidi e che al di sopra dei loro lunghi nasi guardano dall’alto
in basso il resto del mondo, ma poi diventano brava gente impoverita che nutre
convinzioni liberali, vive di assistenza statale e ha bisogno di alleati. E così via.
Tutti questi stereotipi sono surrogati della conoscenza autentica, che non è mai,
neppure lontanamente, così semplice o immutabile come una certa immagine
generalizzata di un popolo straniero; non solo, ma stimolano l’autocompiacimen-
to nazionale e il disprezzo per le altre nazioni. Sono un puntello del nazionalismo.

III

Il nazionalismo – che nell’Ottocento tutti pensavano stesse rifluendo – è oggi la


forza più grande e più pericolosa in giro per il mondo. Di solito è il prodotto di una
ferita inflitta da una nazione all’orgoglio o al territorio di un’altra nazione: se Luigi
XIV (il Re Sole, il cui Stato dettava legge a tutti in politica, nelle armi, nelle arti,
nella filosofia, nella scienza) non avesse attaccato e devastato i tedeschi, umiliando-
li per anni, forse i tedeschi non sarebbero stati così aggressivi, diciamo, al princi-
pio dell’Ottocento, quando rivolsero il proprio feroce nazionalismo contro Napo-
leone. Analogamente, se nell’Ottocento i russi non fossero stati trattati dall’Occi-
dente come una massa di barbari, o i cinesi non fossero stati umiliati dalle guerre
dell’oppio o da uno sfruttamento generalizzato, né gli uni né gli altri si sarebbero
fatti sedurre così facilmente da una dottrina che prometteva loro che avrebbero ere-
ditato la terra appena avessero schiacciato – con l’aiuto di forze storiche che nessu-
no poteva arrestare – tutti i miscredenti capitalisti. Se gli indiani non fossero stati
trattati paternalisticamente, ecc. ecc. Le conquiste, l’asservimento dei popoli, l’im-
perialismo ecc. non sono alimentati soltanto dall’avidità o dal desiderio di gloria,
ma debbono giustificare se stessi ai loro propri occhi mediante una qualche idea
centrale: la cultura francese come l’unica vera cultura; il fardello dell’uomo bianco;
il comunismo; lo stereotipo dell’altro come inferiore o malvagio. Soltanto la cono-
scenza, scrupolosa e senza scorciatoie, può disperdere tutto questo; anzi, neppure
essa varrà da sola a cancellare l’aggressività degli uomini e la loro avversione per
chi è dissimile (nel colore della pelle, nella cultura, nella religione) – e tuttavia la
frequentazione della storia, dell’antropologia, del diritto (specialmente se del tipo
«comparato», ossia non limitato al proprio Paese, come di solito avviene) aiuta.

2. Rilettura con analisi


Proviamo ora a mettere in pratica le indicazioni della lettura critica attraverso
una seconda lettura più approfondita e operativa. In questa seconda fase si tratterà
di identificare e sottolineare o evidenziare nel testo le strutture logico argomentative,
segnando a margine i termini o sintagmi che si ritengano particolarmente significa-
tivi (con abbreviazioni e simboli), e segnando invece in modo diverso i termini dal
significato oscuro o incerto o ancora i fatti storici la cui conoscenza è data per scontata.
Tecniche di lettura 37

Isaiah Berlin
Appunti sul pregiudizio

I
[controargomentazione]
credenza di possedere una verità Poche cose hanno fatto più danno della credenza da
= errore parte di individui o gruppi (o tribù o Stati o nazioni
o Chiese) che lui, o lei, o essi sono i soli possessori
della verità, soprattutto riguardo a come vivere, che
cosa essere e fare – e che chi la pensa diversamente
non solo sbaglia, ma è un malvagio o un pazzo, e
bisogna rinchiuderlo o eliminarlo. È una terribile e
pericolosa arroganza credere che siamo i soli ad ave-
re ragione, che abbiamo un occhio magico che vede
la verità, e che gli altri, per il solo fatto che dissento-
no, non possono aver ragione. Questa arroganza ci
perché 1 sola meta da rag- rende certi che esiste una sola meta, una e una sola
giungere a ogni costo per la nostra nazione o Chiesa o per l’intera umani-
es.: Robespierre, Hitler, Lenin, tà, e che qualunque ammontare di sofferenza (specie
Stalin se a soffrire sono altri) è giustificato, purché la meta
sia raggiunta – «attraverso un oceano di sangue fino
al Regno dell’Amore» (o qualcosa del genere) diceva
Robespierre; e Hitler, Lenin, Stalin e, verosimilmen-
te, i capi nelle guerre di religione dei cristiani con-
tro i musulmani o dei cattolici contro i protestanti
al contrario nutrivano davvero questa certezza. La convinzione
argomento che esista una e una sola risposta vera alle questio-
ni centrali che hanno tormentato l’umanità, e che
noi la possediamo (o la possiede il Capo), porta la
responsabilità degli oceani di sangue, da cui però
non è nato alcun Regno dell’Amore – né lo poteva:
esistono molte verità esistono molte maniere di vivere, di credere, di com-
e portarsi, e la semplice conoscenza fornita dalla sto-
la loro conoscenza migliora gli ria, dall’antropologia, dalla letteratura, dall’arte, dal
uomini diritto chiarisce che le differenze delle culture e dei
caratteri sono altrettanto profonde delle somiglianze
(ciò che fa umani gli uomini), e che tale ricca varie-
l’assenza di conoscenza «genera tà non ci rende affatto più poveri: la sua conoscenza
il pregiudizio [falsa conoscenza]» apre le finestre della mente (e dell’anima) e rende
gli esseri umani più saggi, più attraenti e più civi-
li, mentre la sua assenza genera il pregiudizio irra-
zionale, gli odi, l’orribile sterminio degli eretici e di
38 Scrivere all’Università

quanti sono diversi; se le due guerre mondiali, più i


genocidi di Hitler, non ci hanno insegnato questo,
vuol dire che siamo incurabili.
prova 1 [prova 1] L’elemento più prezioso (o uno degli ele-
tradizione britannica di tolle- menti più preziosi) della tradizione britannica è pro-
ranza e compromesso prio la relativa libertà dal fanatismo e dalla monoma-
nia di tipo politico, razziale o religioso: arrivare a un
compromesso con persone con cui non simpatizzia-
mo, o che non comprendiamo bene, è indispensabile
per qualunque società decente, giacché niente è più
distruttivo dell’euforica convinzione di essere infalli-
rimedio bili (o che lo sia la nostra nazione); una convinzio-
riconoscimento della ricchez- ne che ci porta a distruggere gli altri con la coscienza
za delle differenze rispetto tranquilla di chi compie l’opera di Dio (per es. l’In-
delle differenze quisizione spagnola o gli ayatollah) o di una razza
superiore (per es. Hitler) o della Storia (per es. Lenin/
Stalin). L’unica cura è capire come società diverse
(nello spazio o nel tempo) vivono, e che è possibile
vivere vite differenti dalla nostra e tuttavia essere pie-
namente umani, degni d’amore, di rispetto o almeno
prova 2 di curiosità. [prova 2] Gesù, Socrate, il boemo Jan
Gesù, Socrate, Hus, Lavoisier: Hus, il grande chimico Lavoisier, i socialisti e i libera-
esempi di «uomini di pensie- li (oltre che i conservatori) in Russia, gli ebrei in Ger-
ro» e «menti libere» distrutti mania sono tutti periti per mano di ideologi «infalli-
da poteri totalitari bili». La certezza intuitiva non può sostituire la cono-
scenza empirica accuratamente verificata che poggia
sull’osservazione e l’esperimento e la libera discus-
sione tra gli uomini: le prime persone che i totalitari
distruggono o riducono al silenzio sono gli uomini di
pensiero e le menti libere.

II
argomento
stereotipi = fonte di conflitto Un’altra fonte di conflitti che si possono evitare sono
gli stereotipi. Una tribù odia la tribù vicina da cui si
stereotipi sente minacciata, e quindi razionalizza le sue pau-
originati dalla paura mutevoli re rappresentandola come malvagia o inferiore, o in
nel tempo (contraddizione!) qualche modo assurda o spregevole. Eppure accade
talvolta che questi stereotipi mutino con grande rapi-
prova 1 dità. [prova 1] Consideriamo il caso dell’Ottocen-
immagine stereotipata dei fran- to: nel 1840, più o meno, si pensa ai francesi come
cesi e dei tedeschi nel 1840 a sgargianti spacconi, immorali e bellicosi, uomini
Tecniche di lettura 39

con i baffi arricciati pericolosi per le donne, che pro-


babilmente invaderanno l’Inghilterra per vendicarsi
di Waterloo, mentre i tedeschi sono bevitori di bir-
ra, provinciali un po’ ridicoli che amano la musica
e le fumisterie metafisiche, innocui ma abbastanza
vs immagine nel 1870 assurdi. Ebbene, nel 1871 i tedeschi sono diventati
gli ulani che irrompono in Francia incitati dal terri-
bile Bismarck – spaventosi militaristi prussiani ebbri
[cosa succede nel 1871?] di orgoglio nazionale, ecc. ecc. La Francia è un pove-
ro, civile Paese annientato che ha bisogno della prote-
zione di tutti gli uomini onesti per evitare che la sua
arte e la sua letteratura vengano schiacciate dal tallone
prova 2 degli spaventevoli invasori. [prova 2] Nell’Ottocento
immagine stereotipata dei rus- i russi sono stremati servi della gleba, – mistici slavi
si nell’Ottocento vs Novecento semireligiosi che rimuginano cose oscure e scrivono
romanzi profondi, – una gigantesca orda di cosacchi
fedeli allo zar che cantano meravigliosamente. Nella
nostra epoca, tutto questo è radicalmente cambiato:
c’è sempre la popolazione stremata, ma ci sono anche
la tecnologia, i carri armati, il materialismo ateo, la
prova 3 crociata contro il capitalismo, ecc. ecc. [prova 3]
imm. stereot. degli inglesi Quanto agli inglesi, sono dapprima spietati imperiali-
sti che tiranneggiano popoli negroidi e che al di sopra
dei loro lunghi nasi guardano dall’alto in basso il resto
del mondo, ma poi diventano brava gente impove-
rita che nutre convinzioni liberali, vive di assistenza
statale e ha bisogno di alleati. E così via. Tutti questi
stereotipi = «surrogati della stereotipi sono surrogati della conoscenza autentica,
conoscenza autentica» che non è mai, neppure lontanamente, così semplice
no semplice o immutabile come una certa immagine generalizzata
no immutabile di un popolo straniero; non solo, ma stimolano l’au-
= tocompiacimento nazionale e il disprezzo per le altre
puntello nazionalismo nazioni. Sono un puntello del nazionalismo.

III
[premessa]
nazionalismo «forza più gran- Il nazionalismo – che nell’Ottocento tutti pensava-
de e pericolosa» al mondo no stesse rifluendo – è oggi la forza più grande e più
pericolosa in giro per il mondo. Di solito è il prodot-
argomento to di una ferita inflitta da una nazione all’orgoglio o al
prodotto di prevaricazione di territorio di un’altra nazione: [prova 1] se Luigi XIV
una nazione sull’altra (il Re Sole, il cui Stato dettava legge a tutti in poli-
40 Scrivere all’Università

prova 1 tica, nelle armi, nelle arti, nella filosofia, nella scien-
Francia e Germania tra 700 e za) non avesse attaccato e devastato i tedeschi, umi-
800 liandoli per anni, forse i tedeschi non sarebbero stati
così aggressivi, diciamo, al principio dell’Ottocento,
quando rivolsero il proprio feroce nazionalismo con-
prova 2 tro Napoleone. [prova 2] Analogamente, se nell’Ot-
prevaricazione dell’Occidente tocento i russi non fossero stati trattati dall’Occiden-
su Russia e Cina te come una massa di barbari, o i cinesi non fossero
stati umiliati dalle guerre dell’oppio o da uno sfrutta-
mento generalizzato, né gli uni né gli altri si sarebbero
fatti sedurre così facilmente da una dottrina che pro-
metteva loro che avrebbero ereditato la terra appena
avessero schiacciato – con l’aiuto di forze storiche che
nessuno poteva arrestare – tutti i miscredenti capita-
prova 3 listi. [prova 3] Se gli indiani non fossero stati trattati
atteggiamento verso indiani paternalisticamente, ecc. ecc. [a capo] Le conquiste,
no prevaricazione utilitari- l’asservimento dei popoli, l’imperialismo ecc. non
stica ma culturale sono alimentati soltanto dall’avidità o dal deside-
rio di gloria, ma debbono giustificare se stessi ai loro
propri occhi mediante una qualche idea centrale: la
cultura francese come l’unica vera cultura; il fardello
dell’uomo bianco; il comunismo; lo stereotipo dell’al-
tesi tro come inferiore o malvagio. Soltanto la conoscen-
vera conoscenza (storia, an- za, scrupolosa e senza scorciatoie, può disperdere tut-
tropologia, diritto compa- to questo; anzi, neppure essa varrà da sola a cancellare
rato) = riduzione dei con- l’aggressività degli uomini e la loro avversione per chi
flitti è dissimile (nel colore della pelle, nella cultura, nel-
la religione) – e tuttavia la frequentazione della sto-
ria, dell’antropologia, del diritto (specialmente se del
tipo «comparato», ossia non limitato al proprio Paese,
come di solito avviene) aiuta.

3. Rilettura finale
In questa ultima lettura si potrà prestare attenzione agli aspetti linguistico-for-
mali del testo, andare a cercare le parole di cui non è chiaro il significato, documen-
tarsi sui fatti storici che non si conoscono.
Si tratta, infatti, di un testo solo apparentemente semplice, che dietro un lin-
guaggio a volte figurato cela una stringente logica argomentativa, non sempre espli-
citata dall’autore. La rilettura finale, perciò, dovrà fare emergere la struttura razionale
del brano e non lasciarsi suggestionare dalla forza evocativa delle immagini e da uno
stile rilevato (di cui è un esempio eloquente la citazione da Robespierre: «attraverso
un oceano di sangue fino al Regno dell’Amore»).
Tecniche di lettura 41

La prima cosa che colpisce è la tripartizione interna in sezioni tipograficamente


ben distinte: una struttura d’autore che dovrà essere tenuta presente nella schematiz-
zazione perché istituisce una gerarchia delle informazioni.
Una lettura approfondita, tuttavia, permette di evidenziare che alla fine di
ogni sezione si trova un legame logico-linguistico con la sezione successiva: meno
evidente tra I e II («La certezza intuitiva non può sostituire la conoscenza empirica
accuratamente verificata» || «Un’altra fonte di conflitti che si possono evitare sono
gli stereotipi.»), molto evidente tra II e III («Gli stereotipi […] Sono un puntello
del nazionalismo. || Il nazionalismo […] è oggi la forza più grande e più perico-
losa in giro per il mondo»). Questo legame è fondato su una ripresa morfologica
(«Un’altra fonte di conflitti…») e una lessicale («il nazionalismo» || «il nazionali-
smo»), che danno coesione a tutto l’insieme.
Dopo avere messo in pratica la triplice lettura critica proviamo a stendere
uno schema argomentativo:

Schema argomentativo

I. [confutazione tesi avversaria]


La convinzione di essere «i soli possessori di verità» è sbagliata e dannosa perché
giustifica il raggiungimento della «meta» a ogni costo

al contrario

[argomento] esistono molte verità e la loro conoscenza insegna a


rispettarle perché insegna la tolleranza con chi la pensa diversamente da noi
prova 1: Esempio di tolleranza britannica
prova 2: Uomini di pensiero e menti libere (Gesù, Socrate, Hus, Lavoisier) colpiti
da ideologi che si ritenevano infallibili

ii. stereotipi = falsa conoscenza = fonte di conflitto


Contraddizione: stereotipi (idee fisse) mutano nel tempo
prova 1: Immagine dei francesi (spacconi) e dei tedeschi (innocui provinciali)
nel 1840 ribaltata nel 1871 dopo la guerra franco prussiana (tedeschi militaristi,
francesi oppressi)
prova 2: Immagine dei russi nell’Ottocento e ora
prova 3: Immagine degli inglesi nell’Ottocento (imperialisti) e ora (liberali)
Gli stereotipi sono il contrario della vera conoscenza e sono il puntello del nazio-
nalismo.

iii. premessa: il nazionalismo «è oggi la forza più grande e pericolosa in giro


per il mondo»
argomento: Il nazionalismo è il prodotto della prevaricazione di una nazione
su un’altra
42 Scrivere all’Università

prova 1: Germania contro Francia di Re Sole


prova 2: Russia e Cina umiliate dall’Occidente, poi sedotte dalle teorie comuniste
prova 3: indiani trattati paternalisticamente / manca secondo termine

Il sopruso innescato dal nazionalismo non è solo utilitaristico (non avviene solo
per «avidità e desiderio di gloria»), ma è ideologico e culturale.

conclusione = riproposizione della tesi (l’unico rimedio è la conoscenza


dell’altro)

pregiudizio  =  falsa conoscenza    conflitto


vera conoscenza    riduzione dei conflitti

la causa dei conflitti è la falsa conoscenza (pregiudizio)


se si rimuove la falsa conoscenza (pregiudizio)
si potranno rimuovere anche i conflitti

Uno schema ancora più sintetico potrà così rappresentare l’argomentazione


della tesi:

[I] falsa conoscenza = pregiudizio (verità unica)    conflitti


[II] pregiudizio = stereotipo = falsa conoscenza
[III] stereotipo    nazionalismo (conflitti)
nazionalismo    pregiudizio
eliminazione pregiudizio = eliminazione conflitto
Tecniche di scrittura

3.1 Scrivere testi da altri testi


3.1.1 La parafrasi

Generalmente, quando si parla di parafrasi, si pensa a una riscrittura di un testo


poetico nel suo corrispondente in prosa: un nuovo testo che aiuti nella comprensio-
ne del testo di partenza e permetta di rileggerlo con maggiore competenza sui suoi
contenuti e sulle forme stilistiche utilizzate.
In realtà, sono innumerevoli le parafrasi di testi in prosa, che vengono realiz-
zate durante un’attività di studio o di documentazione, preliminari alla stesura di un
testo. La parafrasi, infatti, altro non è che una riformulazione del testo di partenza che
agisce sulla sua struttura sintattica e sul suo linguaggio lasciando invece inalterati la
sua lunghezza (altrimenti si tratterebbe di una sintesi) e i suoi contenuti (altrimenti
sarebbe una riscrittura).

Le operazioni che vengono effettuate durante una parafrasi sono quindi:

– semplificazione della struttura sintattica mediante, ad esempio, la tra-


sformazione delle subordinazioni in coordinazioni, l’introduzione di una sin-
tassi nominale, ecc.
– semplificazione del linguaggio mediante la sostituzione di termini tecnici
o specialistici con le corrispondenti definizioni o con altri di uso più comune,
mantenendo tuttavia inalterato il valore semantico dei termini stessi.

Nel fare una parafrasi bisogna ricordarsi di:

– inserire tutte le argomentazioni del testo senza dimenticarne nessuna o aggiun-


gerne di nuove;
– non inserire commenti personali o valutazioni.
44 Scrivere all’Università

Facciamo un esempio con un brano tratto da uno dei testi argomentativi


presentati nell’Antologia. Si tratta della Lettera aperta indirizzata da Paolo Flores
D’Arcais al Cardinale Ruini intitolata La Fede non è un Argomento [T10], un testo
complesso che affronta il delicato tema dei rapporti fra Stato e Chiesa.
Prendiamo un passo di questo articolo e proviamo a parafrasarlo.

Testo originario Parafrasi


Converrà certamente anche lei che una Sarà d’accordo anche lei che una società
società democratica è tale perché in essa può essere definita democratica quan-
ciascuno partecipa in modo eguale alla do ogni individuo, credente o non cre-
comune sovranità, ha eguale titolo a dente, ha diritto a prendere una deci-
determinare ogni decisione. Credente sione su questioni che riguardano tut-
o non credente che sia. Ma tale decisio- ta la collettività. Ma la decisione presa
ne ha poi carattere vincolante per tutti, dalla maggioranza degli individui deve
anche per chi non la ha condivisa. essere rispettata da tutti, anche da colo-
L’unico «fondamento» della convivenza ro che avevano un’idea diversa.
democratica, insomma, è solo un diffu- In altre parole, la base della convivenza
so e saturante ethos democratico. L’abc in un sistema democratico è un atteg-
del quale – davvero minimo e irrinun- giamento di rispetto da parte di tutti
ciabile – è che ad ogni decisione si arri- di queste regole della democrazia. Un
vi attraverso un processo deliberativo in atteggiamento «etico» che si basa su
cui ciascuno ha il dovere di rivolgersi a questa unica, ma fondamentale rego-
tutti gli altri cittadini, e argomentare, la: che ogni decisione deve essere presa
per convincerli della propria opinione. attraverso una serie di discussioni in cui
ogni cittadino ha il dovere di rivolgersi
agli altri per convincerli, con vari argo-
menti, della propria opinione.

Cosa abbiamo fatto? Procedendo secondo una semplificazione della struttu-


ra sintattica, abbiamo sostituito termini e sintagmi con altri meno specialistici e
complessi:

partecipare alla sovranità avere diritto a prendere una decisione


avere carattere vincolante dovere essere rispettata
diffuso e saturante ethos democratico atteggiamento di rispetto da parte di tutti
di queste regole della democrazia
abc […] minimo e irrinunciabile unica ma fondamentale regola
processo deliberativo serie di discussioni
argomentare per convincerli convincerli con vari argomenti
Tecniche di scrittura 45

Come si può facilmente osservare, il testo parafrasato è più lungo di quello


originario: sono servite più parole per esprimere in modo chiaro e inequivocabile
concetti ed espressioni resi dall’autore in modo sintetico, ma non sempre perspicuo.
L’esercizio è di grande utilità. Di fronte a un testo informativo o argomenta-
tivo particolarmente difficile, dopo avere effettuato la lettura critica, e prima di
affrontare una sintesi o una riscrittura, esercitarsi con la parafrasi può essere un
modo per verificare se si è compresa bene la struttura argomentativa del testo e per
riuscire a spiegare chiaramente ed esaurientemente i concetti ivi contenuti.

3.1.2 La sintesi

Se la parafrasi semplifica, ma a volte richiede più spazio del testo di parten-


za, la sintesi è un testo che rielabora in forma più semplice, ma più breve il testo
di partenza. Il che non vuol dire solo che contiene meno parole, ma che fornisce
tutte le informazioni importanti sul suo contenuto con meno parole. È un testo
nato con una finalità pratica: risparmiare spazio di scrittura e tempo di lettura. La
sua tipologia è strettamente dipendente da quella del testo originario: di un testo
informativo si avrà una sintesi informativa, di un testo argomentativo si avrà una
sintesi argomentativa.
È molto importante che una sintesi sia:

– concisa: deve essere più breve del testo;


– funzionale: deve contenere tutte le informazioni necessarie a capire il testo;
– oggettiva: deve presentare i dati del testo di partenza così come sono.

Prima di fare una sintesi è necessario leggere approfonditamente il testo secon-


do lo schema di lettura critica sopra suggerito:

lettura    rilettura con analisi    rilettura finale

Prima della stesura è necessario decidere:

– a quale «lettore ideale» desiderate rivolgervi e quindi che registro stilistico vole-
te utilizzare: se state scrivendo un testo argomentativo sarà meglio scrivere in
terza persona, mentre per una cronaca si potrà scrivere in prima;
– quali tempi verbali volete usare: un testo che inizia con i tempi del presente
non può continuare con quelli del passato e poi passare di nuovo bruscamente
al presente;
– con quale stile volete scrivere: se state esaminando i vari aspetti di un problema
socio-economico, ad esempio, non sarà il caso di inserire nel testo commenti
personali di carattere giocoso o satirico, oppure invettive o perorazioni.
46 Scrivere all’Università

Durante la stesura dovete ricordarvi di:

– seguire lo schema argomentativo assicurandovi che le frasi abbiamo una con-


sequenzialità logica le une con le altre;
– andare a capo a ogni nuovo concetto o idea. Per separare blocchi testuali par-
ticolarmente complessi potete eventualmente utilizzare un’intera riga di spazio;
– rispettare l’equilibrio del testo. Evitate le lunghe citazioni accanto a frasi tele-
grafiche. In generale è meglio scrivere usando periodi brevi per evitare di espri-
mere in modo complicato concetti che probabilmente non lo sono; controllare
sul vocabolario le grafie di cui siete incerti, per evitare gratuiti errori di ortogra-
fia [ Scheda 1];
– usare il vocabolario anche per ampliare lo spettro lessicale ed evitare ridondanti
ripetizioni oppure un’estrema banalizzazione del testo;
– seguire senza troppe oscillazioni il medesimo registro stilistico scelto prima di
scrivere e mantenerlo costantemente.

Cinque cose da fare in una sintesi

1. Usate la terza persona anche se il testo è scritto con persone diverse.


2. Decidete quali tempi verbali volete usare e manteneteli nel testo evitando
bruschi passaggi di tempi verbali non giustificati dal contesto.
3. Sostituite i discorsi diretti con i discorsi indiretti.
4. Controllate che ogni frase sia la conseguenza della precedente e iniziate un
nuovo capoverso quando inizia una nuova argomentazione.
5. Controllate che non vi siano due frasi che esprimono lo stesso concetto (una
andrà eliminata).

… e cinque cose da non fare

1. Non iniziate subito a scrivere facendovi prendere dalla paura di non avere
tempo a sufficienza per terminare la sintesi. Leggete approfonditamente il
testo e solo dopo cominciate a scrivere.
2. Cercate di non superare la lunghezza dell’originale, ma mantenetevi negli
spazi consentiti.
3. Non scrivete solo alcune parole di una frase sperando che questa selezione
sia il riassunto: sforzatevi di variare le parole e di esprimere i concetti in una
nuova struttura sintattica.
4. Non utilizzate nel riassunto parole di cui non conoscete bene il significato:
finireste per usarle in modo poco appropriato.
5. Non inserite nel testo le vostre opinioni. Molte sintesi si presentano in realtà
come dei commenti, ma falliscono il loro obiettivo. Un giudizio sui fatti pre-
sentati fa sprecare spazio prezioso.
Tecniche di scrittura 47

un consiglio utile

Per affrontare meglio le prove di scrittura può essere utile esercitarsi nella distri-
buzione dei tempi di esecuzione, in modo da non trovarsi, allo scadere del tempo
stabilito, a non essere riusciti a portare a termine le «consegne».
Per la stesura a mano di una sintesi di uno o più testi, si potranno dividere le fasi
del lavoro in modo che 1/6 del tempo sia dedicato alla lettura critica e alla schema-
tizzazione, metà tempo alla stesura vera e propria e 1/3 del tempo alla revisione e
alla copiatura del testo. Su 3 ore a disposizione, ad esempio, si potranno dedicare:

– 1/2 ora alla lettura critica e lo schema argomentativo


– 1 ora e 1/2 alla prima stesura
– 1 ora alla revisione e alla copiatura

Proponiamo ora un esempio di sintesi di lunghezza media (due cartelle da circa


2000 battute, che corrispondono a 500/600 parole) del testo argomentativo di Isaiah
Berlin schematizzato al § 2.5.

Isaiah Berlin
Appunti sul pregiudizio

In un intervento pubblicato nel sito www.adelphiana.it, dal titolo Appunti sul


pregiudizio, Isaiah Berlin affronta il problema della relazione tra i conflitti mon-
diali, presenti e passati e i pregiudizi che animano la falsa conoscenza.
Premesso che la pretesa convinzione di essere i «soli possessori della verità» è
sbagliata e dannosa perché giustifica il raggiungimento della «meta» a ogni costo,
e che, al contrario, è necessario riconoscere l’esistenza di molteplici «maniere di
vivere, di credere, di comportarsi», il cui rispetto costituisce il fondamento del
vivere civile (basti pensare da un lato ai conflitti suscitati dall’assenza di tale rispet-
to, dall’altro all’esempio di tolleranza e di compromesso con il «diverso» fornito
dalla tradizione anglosassone), Berlin indica l’unico rimedio alla proliferazione
dei conflitti nel riconoscimento della ricchezza apportata dalle differenze, e in
una conoscenza reale e non intuitiva di tali diverse realtà. L’importanza di que-
sto atteggiamento è provata dall’eliminazione degli «uomini di pensiero» e delle
«menti libere» – da Gesù a Socrate, dal boemo Jan Hus al chimico Lavoisier, ai «i
socialisti e i liberali (oltre che i conservatori)» russi, agli ebrei in Germania – da
parte di «ideologi» che si credevano «infallibili» e che erano sicuri di agire retta-
mente per il raggiungimento di una meta, come dichiarava Robespierre: «attraver-
so un oceano di sangue fino al Regno dell’Amore». Se una vera conoscenza apre
le «finestre della mente» e rende l’umanità migliore, la falsa conoscenza produce
forme di pregiudizio che sono responsabili dei crimini di cui si è macchiata l’uma-
nità in questo ultimo secolo.
48 Scrivere all’Università

L’origine culturale dei conflitti è dimostrata anche dagli effetti dannosi degli
stereotipi, forme di pregiudizi, ovvero di falsa conoscenza, nate dalla paura e dalla
diffidenza dell’altro. Pregiudizi che mostrano la loro falsità proprio nel l’essere sog-
getti a mutamenti nel corso della storia. Prova ne è la guerra francoprussiana del
1870, che muta l’immagine diffusa in Europa dei francesi («spacconi, immorali e
bellicosi») e dei tedeschi («provinciali un po’ ridicoli» e «assurdi») in, rispettivamen-
te, vittime e carnefici. Così anche l’immagine stereotipata dei russi prima e dopo la
rivoluzione: da orde di «cosacchi fedeli allo zar» diventano un popolo pericolosa-
mente schiavo di una dottrina totalitaria. Oppure, ancora, l’immagine degli inglesi,
prima e dopo la seconda guerra mondiale, non risponde a una reale conoscenza di
questo popolo e finisce, come tutti gli stereotipi, per aumentare il «disprezzo per le
altre nazioni», e per diventare fatalmente un puntello del nazionalismo.
Anche le cause del nazionalismo, una forza divenuta negli ultimi anni di gran-
de pericolosità, possono essere ricondotte a una matrice culturale e sanate dalla vera
e approfondita conoscenza. Le origini immediate di atteggiamenti nazionalistici
sono solitamente riconosciute in atti di prevaricazione di una nazione sull’altra, atti
che sollecitano forme di ribellione e rigurgiti di orgoglio patrio, come mostrano casi
esemplari come la Germania e la Francia tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ot-
tocento (dalle sottomissioni imposte dal Re Sole alle reazioni contro Napoleone), la
Russia e la Cina sedotte da dottrine totalitarie che avrebbero loro permesso un riscat-
to dall’oppressione dell’Occidente capitalista, ecc. Tutti questi esempi, però, mostra-
no come il nazionalismo non sia solo il prodotto di fattori sociali, politici o economi-
ci, ma si sostenga con un’«idea centrale», che può prendere le forme di un’ideologia,
di uno stereotipo, di un pregiudizio, ovvero di forme parziali ed errate di conoscenza.
Solo una conoscenza «scrupolosa e senza scorciatoie» degli usi, delle abitudi-
ni, delle leggi di altri paesi, potrà contribuire ad affrontare, se non a eliminare,
conflitti provocati dalla paura e dalla diffidenza per il «diverso».

È molto importante ricordarsi di citare sempre, all’inizio della sintesi, le infor-


mazioni fondamentali sul testo originario: chi lo scrive, dove è stato pubblicato,
quando è stato pubblicato, con quale titolo ed eventualmente di che volume fa par-
te. Tali informazioni potranno essere fornite all’interno del testo oppure in una nota
a piè di pagina [ § 4.1.5.3].

scrivere al computer

Per calcolare rapidamente il numero di battute o di parole di un file basta posi-


zionarsi in un punto qualsiasi del testo e selezionare i comandi: strumenti con-
teggio parole. Viene fornita una serie di informazioni sul testo a partire dal
numero di pagine, parole, caratteri (con spazi esclusi e inclusi), paragrafi, righe.
Per avere invece le medesime informazioni su una singola porzione di testo, biso-
gna evidenziare con il cursore tale porzione e selezionare i medesimi comandi.
Tecniche di scrittura 49

Problemi incontrati nella sintesi e proposte di soluzione


Di fronte alla sintesi di un testo argomentativo, le difficoltà incontrate dagli
studenti sono molto diverse: alcuni trovano ostacoli di carattere concettuale, altri les-
sicale, altri ancora sono bloccati dalla scelta del punto di vista da utilizzare. Proviamo
a vedere alcune tipologie di sintesi, accomunate dalla medesima serie di problemi.

A. Mancanza di sintesi a «effetto collage»


Alcune sintesi si caratterizzano per la mancanza di gerarchizzazione delle varie
argomentazioni, e l’incapacità di riconoscere la struttura argomentativa e di mettere
nel giusto rilievo la tesi principale. Il testo che ne consegue – un centone piuttosto
che una sintesi – è costituito dalla giustapposizione di una serie di frasi trapiantate
direttamente dall’originale (senza indicazione di citazione), selezionate senza un vero
e proprio criterio: un «effetto collage» che non permette a chi non abbia letto il testo
originario di capire il senso delle argomentazioni.
Dal punto di vista linguistico, generalmente questo tipo di testi presenta una
sintassi franta con giustapposizioni di proposizioni paratattiche (prelevate dall’origi-
nale), che fanno maggiormente risaltare la mancanza di controllo del senso.

Proposta di soluzione
Una proposta di soluzione di questo problema potrebbe consistere nel dedicare
molto tempo alla lettura critica e alla schematizzazione argomentativa e non iniziare
a scrivere finché la tesi centrale del testo e le sue varie argomentazioni non risultino
del tutto chiare; seguire poi lo schema sforzandosi di riformulare i concetti del testo
originario utilizzando un linguaggio e uno stile personali e facendo un uso funzio-
nale delle citazioni.

B. Sintesi estrema a «effetto banalizzante»


Altre sintesi, invece, presentano il difetto opposto, ovvero mostrano un tenta-
tivo di tradurre in un linguaggio proprio e personale i contenuti del testo, ma, man-
cando una chiara struttura argomentativa, finiscono per disperdere le informazioni,
o presentarle in modo frammentario e isolato con un effetto complessivo di banaliz-
zazione estrema del modello e riduzione a formule di comodo.
Dal punto di vista linguistico, tali testi presentano una generale mancanza di
controllo dello stile, che viene risolta facendo ricorso alle risorse linguistiche per-
sonali, da cui: forti e improvvisi abbassamenti linguistici, interferenze del parlato,
imprecisioni lessicali. Sintatticamente tali sintesi mostrano frequenti «a capo», con
un effetto generale di frammentazione.

Proposta di soluzione
Una proposta di soluzione di questo problema potrebbe consistere, dopo avere
ricostruito la struttura argomentativa del testo, nell’attendere ancora un po’ prima di
scrivere, rileggere nuovamente il testo originario per cogliere, al di là della semplifica-
zione fornita dallo schema, tutte le implicazioni logiche delle argomentazioni; nella
50 Scrivere all’Università

scrittura sforzarsi di mantenere un registro linguistico alto e scientifico, scartando le


soluzioni linguistiche banalizzanti e dedicando una revisione specifica all’eliminazio-
ne delle interferenze del parlato.

Concludiamo con un esempio, tratto dal dibattito che abbiamo introdotto nel
Capitolo 1 a proposito dei titoli, sollevato dalla decisione del Rettore del Politecnico
di Milano di sostituire l’inglese all’italiano nei corsi di laurea. Alla discussione, che
ha visto contrapporsi varie posizioni (alcune si possono leggere nell’Antologia di
testi, T4-T9), è seguito, nell’aprile 2013, un documento sottoscritto dalle principali
Associazioni di Linguistica Italiana e da vari linguisti, che riassume i principali argo-
menti del dibattito, presentati sotto forma di appello alle Istituzioni: una valorizza-
zione del plurilinguismo come ricchezza intrinseca e fattore di crescita pedagogica da
sostenere con iniziative specifiche e mirate.
Leggiamo il testo e proviamo a svolgerne una lettura critica per costruire uno
schema argomentativo che ci permetta di farne una breve sintesi. Sarà così possibile
riconoscere le varie parti costitutive del testo argomentativo:

– premessa;
– tesi;
– argomentazioni;
– prove;
– conclusioni;

e rielaborarle in una forma sintetica.

Conoscere e usare più lingue è fonte di ricchezza

La questione del plurilinguismo/multilinguismo è particolarmente rilevante e


significativa nel nostro Paese, caratterizzato positivamente fin da antica data dal-
la coesistenza di molte lingue e dialetti e negli ultimi decenni punto di arrivo di
consistenti flussi migratori, formati da donne e uomini e da bambine e bambini
provenienti da aree geolinguistiche diverse, che parlano lingue ‘altre’, importanti
culturalmente e socialmente.

1. Conoscere e usare più lingue è un fattore di ricchezza e un ausilio potente per


la crescita cognitiva, intellettuale e sociale dell’individuo e dell’intera comu-
nità. I dati provenienti dalle scienze del linguaggio da tempo concordano sul
fatto che il plurilinguismo non solo è un dato fisiologico della specie umana,
ma è anche un fattore di sviluppo e crescita.
2. Le dinamiche che si instaurano tra le varie lingue, anziché divenire motivo di
separatezza, esclusione o conflitto sociale, possono essere guidate e indirizzate
per ottenere risultati, prima di tutto educativi, che non solo permettano rela-
Tecniche di scrittura 51

zioni positive tra le culture di cui sono portatrici, ma garantiscano il pieno


sviluppo linguistico e cognitivo individuale.
3. Tutto ciò non può essere affidato all’improvvisazione né può gravare su una
scuola lasciata a se stessa. Gli insegnanti, che pure hanno affrontato spesso
positivamente la pluralità idiomatica nella loro attività quotidiana, devono
essere sistematicamente formati all’adozione di una prospettiva didattica plu-
rilingue e in secondo luogo sostenuti nella pratica didattica attraverso risorse
umane e materiali appropriate.
4. Perché ciò avvenga è necessaria una politica linguistica che incida sul piano
nazionale e locale e favorisca sia la conoscenza e la diffusione delle lingue e
delle diverse realtà idiomatiche sia la ricerca sulle molteplici entità linguisti-
che che ormai si intrecciano sul territorio. Anche sul piano internazionale è
opportuno che le istituzioni favoriscano forme di promozione della lingua e
della cultura italiana coerenti con la realtà plurilingue del nostro Paese.
5. Ciò deve in primo luogo coinvolgere le istituzioni preposte alla ricerca, che
devono diventare luoghi privilegiati di elaborazione teorico-descrittiva e appli-
cata e di formazione su questi temi, e tutte le agenzie educative che oltre a esse-
re naturale luogo di contatto e integrazione tra le varie lingue e culture presen-
ti nella società italiana, devono garantire un’adeguata formazione linguistica.
6. Per questo motivo gli studiosi e le istituzioni e società che li rappresentano
[…] chiedono con determinazione al Parlamento, al Presidente del Consiglio,
ai Ministri dell’Economia, dell’Istruzione e della Ricerca, dei Beni culturali,
dell’Integrazione e degli Esteri di considerare la questione formativa a tutti i
livelli come elemento indispensabile per la ripresa economico-produttiva del
Paese e, nello specifico, la formazione plurilingue come condizione prima per
l’esercizio dei diritti di cittadinanza: mezzo di coesione e crescita sociale.

Lettura critica Schema Sintesi


del testo argomentativo
[premessa] premessa

La questione del plurilingui- Problema del plurilin- Il problema del plurilingui-


smo/multilinguismo è par- guismo in Italia più si- smo in Italia è caratterizzato
ticolarmente rilevante e si- gnificativo per: da una dimensione storica (la
gnificativa nel nostro Paese, dinamica tra lingue e dialet-
caratterizzato positivamente ti, presente sin dall’antichità)
fin da antica data dalla coesi- e da una dimensione socia-
stenza di molte lingue e dia- 1. storia di coesistenza le (la consistente migrazione
letti e negli ultimi decenni lingue e dialetti da aree linguistiche diverse).
punto di arrivo di consisten-
52 Scrivere all’Università

ti flussi migratori, formati da 2. flussi migratori nel


donne e uomini e da bambi- presente
ne e bambini provenienti da
aree geolinguistiche diverse,
che parlano lingue ‘altre’, im-
portanti culturalmente e so-
cialmente.

[argomentazione n. 1] argomentazione n. 1
=
1. Conoscere e usare più lin- Il plurilinguismo è I firmatari dell’appello – stu-
gue è un fattore di ricchez- fonte di ricchezza diosi tutti impegnati in vari
za e un ausilio potente per la = campi delle Scienze del lin-
crescita cognitiva, intellettua- guaggio e, più in particola-
le e sociale dell’individuo e re, in quello della Linguisti-
dell’intera comunità. [esem- ca educazionale – ribadisco-
pio] I dati provenienti dal- no l’importanza del plurilin-
le scienze del linguaggio da guismo, non solo quale ele-
tempo concordano sul fatto mento fisiologico della specie
che il plurilinguismo non so- umana, ma anche quale
lo è un dato fisiologico della comprovato fattore di cre-
specie umana, ma è anche un scita psico-cognitiva, sociale
fattore di sviluppo e crescita. e culturale di coloro che ne
fanno esperienza.
2. Le dinamiche che si in- crescita psico-cogni-
staurano tra le varie lingue, tiva sociale culturale
anziché divenire motivo di
separatezza, esclusione o con-
flitto sociale, possono essere
guidate e indirizzate per ot-
tenere risultati, prima di tut-
to educativi, che non solo
permettano relazioni positi-
ve tra le culture di cui sono
portatrici, ma garantiscano il
pieno sviluppo linguistico e
cognitivo individuale.

[sotto argomentazione] la classe docente de-


ve essere formata alla
3. Tutto ciò non può essere gestione consapevole
affidato all’improvvisazione del problema
Scrivere testi all’Università 115

dere tempo», avevate utilizzato una citazione che ora non vi sembra più per­
tinente, sostituitela con un’altra più adatta, o altrimenti eliminatela del tutto.
5. Controllate di non avere scritto paragrafi troppo brevi, o viceversa troppo
lunghi. Intervenite senza timore sulla struttura del testo, anche a costo di
dovere correggere l’indice generale. Ricordatevi che la scrittura a computer
permette di ampliare la durata della fase di revisione fino al momento imme­
diatamente precedente la consegna alla tipografia per la rilegatura.
6. Controllate, tra le verifiche sopra indicate, quali sono i vostri punti deboli
(ortografia, ripetizioni, ecc.) e riservate un’attenzione particolare alla corre­
zione di questi eventuali errori.
7. Controllate che il testo abbia uno stile uniforme, che non vi siano interferen­
ze «scritto/parlato», né aulicismi o tecnicismi ingiustificati.
8. Prestate particolare attenzione alla stesura delle Conclusioni. Chi legge
dovrebbe riuscire a cogliere la definizione del tema e la tesi principale del
vostro elaborato solo attraverso la lettura di queste.
9. Controllate l’aspetto redazionale del testo nella sua struttura generale (fron­
tespizio, indice, premessa, introduzione, ringraziamenti, testo, conclusioni,
appendici).
10. Controllate l’aspetto grafico del testo (giustezza, carattere, interlinea, virgo­
lette, trattini, numero, spazi tipografici, ecc.) e delle note.

4.2 La presentazione
4.2.1 Le immagini e la grafica

In alcuni casi, sfogliando una Tesi di laurea, ci si accorge che il lavoro non è
composto da un flusso ininterrotto di parole, ma che tra le pagine si possono trovare
immagini, fotografie, disegni, tabelle e molti altri prodotti grafici.
Una tesi necessita molto spesso di un apparato illustrativo ben curato, com­
posto, a seconda delle esigenze del caso, da prodotti diversi. Le immagini possono
essere uno strumento per favorire visivamente la comprensione delle argomenta­
zioni espresse nel testo: una fotografia rappresenta in modo immediato l’oggetto di
una descrizione, una tabella può contenere dati che siano esempi concreti del nostro
ragionamento, un diagramma può rendere esplicito un concetto e semplificarlo. In
alcuni casi, invece, le immagini possono rappresentare il fulcro del lavoro, l’oggetto
vero e proprio della ricerca e il riferimento di ogni argomentazione.
In entrambe le situazioni l’apparato iconografico dovrà essere curato nel det-
taglio, perché come parte integrante del lavoro avrà anch’esso un ruolo nel giudi­
zio complessivo che potrà ricevere la tesi. Un’immagine tende sempre a catturare lo
sguardo di chi legge un testo e per questo possiamo considerarla un’arma a doppio
taglio: una serie di illustrazioni curate nei particolari completano il lavoro dimo­
116 Scrivere all’Università

strandone l’accuratezza, ma se trascurate e presentate in modo sciatto possono met­


tere in cattiva luce il resto della tesi a una semplice occhiata.
È possibile individuare alcuni suggerimenti e buone norme da seguire anche
per il reperimento e l’organizzazione di questo materiale, anche se le esigenze posso­
no variare di volta in volta a seconda del tipo di lavoro. Soprattutto nel caso in cui le
immagini costituiscano l’oggetto di studio, sarà bene informarsi in via preventiva se
esistano regole da seguire (ad esempio nella catalogazione e compilazione delle sche­
de), in modo da poterle applicare fin dal principio e non trovarsi alla fine a dover
rifare buona parte del lavoro. Comunque, è anche possibile che il docente di riferi­
mento sia il primo a fornire delle indicazioni al riguardo.
Ovviamente, nel caso in cui le immagini costituiscano l’oggetto del nostro
lavoro la ricerca deve essere condotta nel modo più accurato possibile e sarà oppor­
tuno dedicare tutto il tempo necessario alla raccolta, cura e catalogazione delle illu­
strazioni come parte fondamentale della documentazione.
L’apparato grafico di una tesi può essere costituito da tipologie di illustrazio­
ni diverse, di cui alcune sono realizzate dall’autore stesso, altre invece devono esse­
re recuperate nei luoghi più adatti alla nostra ricerca, diversi a seconda dell’ambito
disciplinare e dell’argomento affrontato nel lavoro. In generale, è possibile reperire
le immagini:

– nella consultazione testi cartacei o elettronici, scansionandole o salvandone il file;


– negli archivi di istituzioni (musei, fototeche e studi fotografici, ma anche in
archivi e biblioteche, ecc.);
– nelle soprintendenze e negli enti preposti;
– dal web.

Questo tipo di ricerca non è così diversa da quella bibliografica, ed è anche pos­
sibile recuperare le illustrazioni mano a mano che si procede nella consultazione delle
fonti utili alla scrittura del testo.
Ciò che dobbiamo ricordare è che, come abbiamo detto prima, mantenere un
alto standard qualitativo delle immagini è essenziale, per cui è bene fare attenzio­
ne soprattutto nel caso in cui ci si trovi a scaricarle dal web. Condurre una semplice
ricerca generica da un motore di ricerca può dare adito a esiti scadenti, perché spesso
le immagini caricate on line possiedono una bassa risoluzione, alcune sono parziali o
modificate, e quindi non possono essere utilizzate per la stampa (non dimentichia­
mo che la Tesi di laurea alla fine è un testo a stampa!).
Inoltre, al pari delle fonti bibliografiche, anche le immagini sono soggette a for­
me di copyright, per cui varranno anche per queste le medesime regole che ci hanno
guidato in una ricerca corretta sul web ( § 4.1.2 La raccolta e la schedatura delle fon-
ti) e dovranno essere accompagnate da una citazione che ne fornisca la provenienza.
Scrivere testi all’Università 117

un consiglio utile

Immagini e permessi
Se le immagini che cerchiamo si trovano in una collezione conservata in un isti­
tuto particolare, prima di partire per andare a visionarle è bene ricordarsi di veri­
ficare se siano necessari permessi particolari per l’accesso o lettere di presentazione
(che nel caso potrebbe fornire il docente di riferimento).
Ogni istituzione possiede le sue regole, anche per quanto riguarda la riprodu­
zione: prima di inserire un’immagine nel testo è consigliabile controllare che sia
permesso farlo e che non esistano regole che lo vietino. In più, i servizi legati alla
concessione e alla riproduzione delle immagini possono essere a pagamento, per
cui prima di tutto conviene informarsi sui costi e le tariffe (spesso pubblicati sui
siti web delle istituzioni).

Raccogliere la documentazione grafica è un processo che avviene per gradi,


spesso di pari passo con la consultazione dei testi e delle fonti bibliografiche. Per evi­
tare di cadere nella confusione e rischiare di perdere il bagaglio di illustrazioni a noi
necessario, basterà costruire un po’ per volta un archivio organizzato di immagini,
parallelo a quello delle fonti.
Un sistema utile può essere quello di dividere in cartelle diverse i file, per argo­
mento, o per capitolo e associarle a quelle già create per organizzare in modo siste­
matico la bibliografia. I software che permettono di creare librerie personali ( §
4.1.2) offrono anche l’opportunità di inserire file di immagine, PDF, ecc. insieme
alle citazioni bibliografiche.
Diverse, invece, saranno le necessità di chi deve creare un catalogo vero e pro­
prio di immagini: in questo caso, un archivio di cartelle (non solo di immagini ma
anche delle fonti bibliografiche ad esse relative) organizzato secondo gli stessi criteri
prescelti per l’impostazione del catalogo stesso, sarà la soluzione da preferire.
In questo modo, nel momento in cui ci si troverà a dover inserire nel testo
un’immagine sarà facile e veloce rintracciarla e selezionarla.
Una volta recuperato, organizzato, studiato e visionato tutto il materiale icono­
grafico necessario, questo dovrà trovare il suo posto all’interno della tesi. Come pos­
siamo procedere nell’organizzazione delle immagini nel testo? Le illustrazioni pos­
sono essere inserite nel lavoro per lo meno in due modi diversi, ciascuno dei quali
curato con dettagli e parametri precisi.
(1) L’apparato grafico può essere un mezzo per esplicare visivamente ciò che
viene descritto a parole nel testo oppure (2) l’oggetto dello studio vero e proprio. Nel
primo caso, le immagini potranno essere inserite nel testo, laddove la loro presenza
sia più significativa, nel secondo potremo procedere nella creazione di un apparato
apposito (un catalogo) in appendice. Ovviamente, esiste anche l’eventualità che le
due opzioni coesistano.
118 Scrivere all’Università

1. Immagini nel testo. Non esistono regole ferree nella presentazione di


un’immagine nel testo, nonostante esistano alcuni elementi che devono obbligato­
riamente essere indicati e dai quali non è possibile prescindere. L’illustrazione deve
essere infatti corredata dalla didascalia, che conterrà tutte le informazioni biblio­
grafiche necessarie perché il lettore possa capirne agevolmente la provenienza.
Una didascalia deve riferire:

– il titolo o il nome dell’oggetto rappresentato (anche nel caso si stia parlando di


un grafico o di una tabella);
– il luogo in cui esso è collocato/conservato;
– eventuali precisazioni (se si tratta di un particolare, se è un ingrandimento; se
necessarie, le misure, ecc.);
– le datazioni relative;
– la fonte da cui è stata tratta l’immagine, ovvero la bibliografia di riferimento.
Se non ha mai ricevuto una pubblicazione sarà necessario indicare l’autore ed
eventualmente la data di esecuzione.

Se riteniamo inopportuno inserire lunghe didascalie sotto l’immagine, possia­


mo scegliere di numerare progressivamente le illustrazioni e creare un indice conclu­
sivo dove siano riportati tutti i dettagli accanto al numero di riferimento.

scrivere al computer

Una didascalia può essere aggiunta ‘a mano’, di solito al di sotto o a lato della figu­
ra, utilizzando un corpo ed un carattere che la differenzi dal resto del testo. Per
velocizzare le operazioni possiamo utilizzare la funzione di inserimento automa­
tico di una didascalia presente nei programmi di videoscrittura (dal menù ‘Inse­
risci’, una volta selezionato l’oggetto). In questo modo il software riconoscerà le
didascalie e sarà più facile crearne un indice finale.

un consiglio utile

Cinque memo per le immagini


Anche se non esistono regole assolute per l’inserimento delle immagini nel testo,
possiamo seguire comunque una serie di accorgimenti utili.

1. È necessario mantenere un rapporto equilibrato tra il testo e l’immagine: le


dimensioni della figura devono essere bilanciate rispetto alla parte scritta per­
ché, a meno che non ci siano esigenze particolari che lo richiedono, occupare
la maggior parte della pagina può risultare del tutto inutile, in quanto il let­
tore potrebbe decidere di ignorare l’immagine per seguire il filo del discorso.
Scrivere testi all’Università 119

2. Inserire immagini che non siano veramente necessarie per allungare il testo
può essere più dannoso che utile. Un apparato figurativo sproporzionato
rispetto ai contenuti effettivi del lavoro metterà in evidenza questa carenza
del testo e non farà che far risaltare quello che in realtà si voleva nascondere.
3. Graficamente, può essere utile inserire una cornice che definisca il perime­
tro della figura e che racchiuda anche la didascalia ad essa riferita, senza mai
dimenticare la sobrietà.
4. Non sottovalutare la risoluzione delle immagini perché ciò che viene visua­
lizzato ‘a video’ è molto diverso da come si presenta un’immagine una vol­
ta stampata. Prima di selezionare un’immagine è bene controllare che la sua
risoluzione sia perlomeno intermedia (200-300 dpi).
5. Mai dimenticare di inserire la didascalia, anche quando si decide di inseri­
re i riferimenti bibliografici in un indice finale. Oltre al numero della figura,
potrebbe essere utile fornire un’indicazione di massima sul contenuto, così
che l’opzione di interrompere la lettura per andare a controllare i riferimenti
sia a scelta di chi sta leggendo.

2. Immagini in appendice. Un catalogo prevede la compilazione di schede


dettagliate composte da voci diverse e raggruppate in una sezione apposita uni­
formandole secondo gli stessi parametri di formattazione. Le voci che costituisco­
no una scheda variano di volta in volta, a seconda delle tematiche che la tesi deve
affrontare: la loro impostazione è uno dei primi passi da compiere quando si inizia
il lavoro (anche se con il procedere della ricerca potremmo implementarne o dimi­
nuirne il numero). Una scheda conterrà in ogni caso, oltre all’immagine, almeno
tutti i riferimenti che compongono una didascalia, ma presenterà una maggiore
completezza descrittiva.
Dovendo contenere un consistente numero di immagini ad alta risoluzione,
potrebbe essere opportuno creare un file a parte per la compilazione del catalogo. La
pesantezza delle immagini può rendere il file di testo a sua volta troppo pesante per
essere gestito facilmente.

scrivere al computer

I programmi di videoscrittura permettono di inserire immagini, grafici, dia­


grammi e altri oggetti. In genere, è possibile effettuare l’operazione dal menù
‘Inserisci’ e selezionare il tipo di oggetto che vogliamo importare. Un diagram­
ma o una tabella possono essere invece creati direttamente con l’ausilio del pro­
gramma di scrittura.
Contestualmente, le immagini inserite possono essere modificate parzialmente
grazie a una barra degli strumenti, per ritagliarla, ingrandirla, posizionarla rispetto
al testo nel modo in cui preferiamo o per inserire una cornice, ecc.
120 Scrivere all’Università

4.2.2 La presentazione orale

Terminata la revisione e portata a stampare la tesi, lo studente finalmente può


tirare un sospiro di sollievo. La maggior parte del lavoro è stata conclusa, rimane solo
un ultimo passo da affrontare, ovvero la presentazione orale del proprio elaborato
durante la seduta di laurea.
La presentazione orale è momento altrettanto delicato e decisivo per la valu­
tazione finale. Se la presentazione di una tesina coincide spesso con l’esame orale, la
presentazione della tesi, triennale e specialistica, è l’esposizione che lo studente deve
fare di fronte alla commissione di laurea e sulla base della quale verrà valutato (nel
punteggio finale, una percentuale riguarda anche l’esame di laurea in sé, indipenden­
temente dal lavoro scritto).
Nell’uno come nell’altro caso si tratta di una presentazione sintetica che deve
illustrare il lavoro svolto, e che quindi deve essere pianificata e non improvvisata, anche
per non trovarsi, per stanchezza e per emozione, a fare la cosiddetta ‘scena muta’.
Un buon sistema può essere quello di preparare prima un breve testo che ser­
virà da traccia per l’esposizione orale, una sintesi del lavoro. In molte Università
questo testo è obbligatorio, perché è previsto, per le tesi specialistiche, che non sem­
pre devono essere consegnate come le triennali a tutti i membri della Commissione,
che venga preparata una sintesi di un paio di cartelle, da consegnare in Segreteria
contestualmente alla domanda di laurea, e che questo testo venga distribuito o invia­
to per posta elettronica prima della discussione. In questi casi, la sintesi è un testo
strategico, perché è l’unico documento scritto che i membri della commissione pos­
siedono per potere dare una valutazione. Sarà quindi importante elaborarlo in anti­
cipo e sottoporlo al relatore della tesi, in modo da non presentare, dopo tanta fatica,
in modo superficiale o sciatto il risultato del proprio lavoro.
Vediamo quindi le parti di cui il riassunto è costituito e le strategie di scrittura
per elaborare un testo efficace.
Partiamo dalla titolazione. Spesso lo studente dimentica che questo testo
sintetico verrà consegnato ai membri della Commissione insieme a tutte le altre sin­
tesi delle tesi che verranno discusse nella sua sessione, e consegna un testo generico,
dove mancano tutte le indicazioni presenti nel frontespizio, a partire dal nome del
candidato. Non è raro trovare un testo intitolato genericamente: ‘riassunto’, in cui
la segreteria ha apposto a mano nome e cognome del candidato! Il riassunto, per­
ciò, deve recare, sopra il titolo della tesi, le stesse indicazioni del frontespizio: Nome,
Cognome, numero di matricola, Corso di Laurea, anno accademico, ed eventual­
mente il nome del relatore e del controrelatore.
Per il contenuto, la soluzione migliore sarà partire dall’Introduzione ( §
4.1.5.1) che, se è stata fatta bene, contiene già in sintesi tutti gli elementi che per­
mettono a chi non ha letto la tesi di farsi un’idea del lavoro:

– una generale presentazione degli obiettivi della ricerca;


– la metodologia e gli strumenti utilizzati;
Scrivere testi all’Università 121

– le fasi in cui è stato articolato il lavoro;


– una presentazione sintetica dei capitoli di cui è costituita la tesi (ogni capitolo
può essere marcato con un a-capo con rientro di paragrafo, oppure indicato tra
parentesi tonda e marcato dal neretto o dal corsivo);
– le conclusioni a cui si è giunti alla fine della ricerca;
– gli eventuali sviluppi che il tema può avere in ulteriori approfondimenti.

L’esposizione orale, che solitamente dura da dieci/quindici minuti (per le


tesi triennali) a un massimo di venti/trenta minuti (per quelle magistrali) dovrà
consistere nell’esposizione di questi dati, in modo che la commissione si possa fare
un’idea del lavoro e della capacità dello studente di gestire un percorso di ricerca
individuale, con autonomia metodologica, abilità espositiva e originalità dei risultati
ottenuti. La migliore esposizione è quella che, anche rispetto al riassunto, che la com­
missione dovrebbe avere già letto, interessa e incuriosisce l’ascoltatore.

un consiglio utile

Il ‘discorsino’
La paura di incorrere in un blocco emotivo, di fare la cosiddetta ‘scena muta’,
spinge molti studenti a rileggere il ‘discorso’ molte volte nei giorni precedenti la
discussione, tanto da memorizzare il testo, volontariamente o meno, e presentar­
lo in forma meccanica, come un testo proprio ‘imparato a memoria’. L’effetto è
controproducente, perché impedisce alla commissione di apprezzare le capacità
di ricerca individuale e le abilità argomentative dello studente. Il testo quindi va
preparato, ma dovrebbe essere esposto in modo personale e cercando, anche se è
ovviamente difficile, di parlare con sicurezza, ma anche con naturalezza. Come se
lo si dicesse per la prima volta…

4.2.3 Il Power Point

Per affrontare al meglio anche quest’ultima prova può essere utile (a volte addi­
rittura richiesto) produrre una presentazione multimediale da proiettare in aula
come accompagnamento dell’esposizione orale. Questo strumento, se preparato con
cognizione di causa, può servire a dare forza alla propria capacità espositiva e può
aiutare il pubblico a comprendere meglio i contenuti del lavoro. Ciò che non dob­
biamo mai dimenticare, però, è che l’elaborato multimediale non deve e soprattutto
non può sostituire la presentazione orale dello studente.
Esistono interi libri dedicati alle potenzialità e ai limiti delle presentazioni mul­
timediali, contenenti indicazioni precise su come costruirle. Non è il caso di questo
manuale, ma si possono comunque tentare di fornire alcuni suggerimenti dettati dal
buon senso, che si potrebbero dimostrare utili per arrivare a concludere la presenta­
zione senza particolari intoppi.
122 Scrivere all’Università

La prima domanda che dobbiamo farci è: a che cosa serve una presentazione?
Prima di preparare un testo troppo complicato o sofisticato, dobbiamo ricordarci
che la presentazione in power point:

1. rappresenta un appoggio visivo deve presentare in poche significati­


per favorire la comprensione da ve slide i passaggi fondamentali del­
parte di un pubblico ovviamente l’argomentazione, senza eccedere in
colto, ma non necessariamente specialismi e tecnicismi.
costituito da addetti al lavoro;
2. permette di regolare l’esposizio­ deve evitare testi troppo lunghi, che
ne orale a seconda del tempo a finirebbero per essere letti e non
disposizione; esposti oralmente.
3. aiuta a mantenere viva l’atten- non deve distogliere l’attenzione dal
zione delineando i passaggi del lavoro in sé con immagini, suoni o
nostro ragionamento, ma non video che tolgano forza ai passaggi e
sostituisce l’esposizione orale di alle argomentazioni della tesi.
chi ha svolto la tesi.

Nei casi in cui le immagini siano particolarmente rappresentative del lavoro e


ne costituiscano una parte consistente, probabilmente una presentazione si renderà
necessaria, perché le sole parole non avrebbero la stessa forza evocativa. Al contrario,
se per il nostro ambito di studi o per la tipologia del nostro lavoro, una presentazio­
ne multimediale non è così necessaria, allora meglio evitare di proiettarla. Una serie
di diapositive di elenchi e paragrafi che non rappresentino altro che la scaletta della
presentazione orale, oltre ad apparire ridondante, servirebbe soltanto a far concentra­
re il pubblico su ciò che compare sullo schermo piuttosto che dare ascolto a quanto
viene detto in aula.
Una volta chiarito questo concetto, il primo passo da fare è organizzare la sca-
letta della presentazione, che deve essere ben strutturata e dimostrare di avere coe­
renza. Questo elaborato deve riassumere i punti chiave del ragionamento che è stato
anche il filo conduttore dell’elaborazione del testo e deve abbracciare i passaggi fon­
damentali che vi sono stati affrontati.
Per ottenere un buon risultato è bene cercare di avere chiaro in mente fin
dall’inizio quale sia l’impalcatura della presentazione, lo schema del ragionamento
che vogliamo affrontare, più o meno come abbiamo fatto prima di iniziare la scrit­
tura del testo quando per prima cosa abbiamo impostato l’indice argomentativo.
Il resto consisterà in un’operazione di sintesi, perché dati i tempi ristretti della
discussione della tesi (un quarto d’ora per la tesi triennale e circa il doppio per quel­
la specialistica o magistrale) non abbiamo la possibilità di dilungarci nella spiegazio­
ne del dettaglio e va preventivata la possibilità che sorgano domande da parte della
commissione.
Scrivere testi all’Università 123

Calcolare bene la tempistica è assolutamente necessario: rischiare di essere


interrotti a metà di un discorso perché abbiamo esaurito il tempo a disposizione non
solo è avvilente, ma rischia di essere dannoso ai fini dell’esposizione e della valuta­
zione dell’elaborato. Quindi, molto meglio non esagerare con il numero di slide, ma
dare invece spazio anche ad eventuali interventi che potrebbero animare la discus­
sione e dimostrare a pieno la padronanza dell’argomento da parte dello studente.
Sono molti i programmi in grado di creare una presentazione, con più o meno
effetti. Il più famoso è probabilmente MS Power Point, ma non l’unico. Una vol­
ta scelto il software con cui costruire il nostro elaborato non resterà che curarlo nei
minimi particolari.
Una raccomandazione generale consiste in un invito a mantenere una certa
sobrietà nella veste grafica della presentazione. Sarà auspicabile:

– evitare l’uso di troppi colori o troppo accesi, oppure contrasti forti che siano
fastidiosi per lo spettatore;
– cercare di non utilizzare caratteri troppo elaborati e illeggibili, dal corpo esage­
rato o al contrario minuscolo;
– utilizzare uno sfondo lineare che non disturbi la visibilità del testo o delle altre
immagini;
– non esagerare con gli effetti come le animazioni (per non parlare di quelli sonori!);
– utilizzare immagini con una risoluzione sufficiente perché siano visibili anche
nei dettagli, ma non troppo pesanti da rendere ingestibile il file;
– cercare in ogni caso la via di mezzo, perché anche la troppa semplicità non è
la scelta preferibile: una presentazione multimediale è un prodotto pensato per
un pubblico, quindi se pur essenziale deve comunque essere accattivante;
– evitare di riempire le diapositive di soli testi scritti: meglio preferire elenchi sin­
tetici che offrano uno spunto di riflessione che sarà approfondito a parole.

un consiglio utile

Cinque memo per la discussione orale


Per quanto possiamo essere preparati, il giorno della discussione della tesi potrem­
mo cedere al nervosismo. Per evitare di sommare altre ansie a quelle che potrem­
mo già avere, nei giorni precedenti potrebbe essere utile mettere in atto una serie
di precauzioni:

1. Fare una prova dei tempi della presentazione per vedere se il tempo calcolato
sia sufficiente e nel caso approntare piccole modifiche alla presentazione.
2. Salvare il file della presentazione in un formato che sia compatibile con la
maggior parte dei visualizzatori così che non subisca modifiche al momento
dell’apertura, e per ogni evenienza portare con sé il lavoro anche in formato
PDF.
124 Scrivere all’Università

3. Se viene offerta questa possibilità, fare una prova del proiettore e del compu­
ter messo a disposizione dall’Università nei giorni precedenti alla discussione.
4. Controllare che le immagini siano visibili nei dettagli e non troppo sgranate
anche per la dimensione dello schermo del proiettore.
5. Preparare una brevissima scaletta da tenere, eventualmente, all’interno della
copia della tesi, per potere dare rapidamente un’occhiata o semplicemente per
una rassicurazione psicologica.

4.3 Faq e Case study per la Tesi


Proponiamo qui una serie di domande che vengono normalmente poste ai do­
centi e agli studenti che si occupano di tutorato. Molte delle risposte riepilogano i temi
che abbiamo trattato nel volume, altre li svolgono più analiticamente. Ovviamente, i
singoli Corsi di Laurea hanno regolamenti specifici per le tesi triennali e magistrali (in
alcuni di essi la tesi triennale è stata sostituita da un esame multidisciplinare), ma vi
sono problemi comuni che possono essere, se non risolti direttamente, affrontati con
semplicità e senza agitazione, la peggiore consigliera di ogni prova scritta.
La sezione dei case study è ricavata da veri e propri casi pratici veri e/o verosimi­
li, che potranno fornire allo studente un modello di quello che in una tesi di dovreb­
be fare, ma anche di ciò che andrebbe evitato.

Che cosa devo fare quando voglio iniziare a scrivere la tesi?


Prima di iniziare a lavorare alla tesi di laurea, devi informarti del Regolamento
del tuo Corso di Laurea che riferisce tutte le scadenze ed i tempi necessari per la con­
segna della documentazione. Non solo, infatti, dovrai scegliere un argomento e un
docente di riferimento, ma anche svolgere tutto l’iter burocratico che ti permetterà
di essere iscritto alla sessione di Laurea.

In che cosa consiste l’iter burocratico da seguire per laurearsi?


Per ogni sessione di Laurea esistono tempi di consegna della documentazio­
ne necessaria a laurearsi. Non basta, infatti, scegliere un docente, un argomento, e
scrivere la tesi, ma per potersi presentare a un determinato appello devi consegnare
presso la Segreteria del tuo Corso di Laurea una domanda di Laurea. Le tempistiche
variano a seconda dei Corsi di Laurea: i regolamenti, comprese le specifiche della
documentazione necessaria, in genere sono disponibili sul sito internet del Corso di
Laurea o del Dipartimento. Qui saranno indicate la scadenza per la consegna della
domanda di Laurea e quella successiva per la tesi.

Che cosa devo fare per farmi assegnare una tesi?


Quando ti sei documentato sul calendario delle sessioni di Laurea e delle tem­
pistiche, devi metterti in contatto con un docente che possa svolgere il ruolo di
Antologia di testi 223

bre, capace di rapirci attraverso un’estetica Cioè un individuo abietto, giustamente


strabiliante e di allontanarci a causa di scelte maledetto dal mondo, e insieme uno scrit-
eticamente non condivisibili. Come tutti gli tore straordinario, necessario oggi più di ieri
individui moderni, Céline è il risultato di alla nostra conoscenza del mondo: Cesare
tendenze opposte». Cases aveva visto giusto, come sempre.

T27

Francesca Serra
Silvia Ballestra, Nina 27
Ni-na: la punta della lingua fa due pas- come si poteva pensare che un tale cumulo di
setti sul palato e si ferma ben prima di bat- bizzarre esperienze ci fosse risparmiato? Nina,
tere sui denti. Ni-na: diminutivo femmini- anni venti, studentessa universitaria, incontra
le, come Na-nà, Ned-da, Lo-li-ta, ma con Bruno, anni trenta, giornalista, a Bologna, da
qualcosa di ancor più spoglio, diminuito, Nannucci Dischi, a pagina 14: «i loro destini
senza l’impennata d’accento della cortigia- uscivano dai corpi e s’inveravano»; a pagina
na di Zola o la zeppa di consonanti della 28 i due corpi vanno a vivere insieme, ormai
miserabile di Verga, per non parlare delle «parte di una coppia»; a pagina 51 si trasfe-
vocaliche montagne russe della ninfetta di riscono a Milano, città purtroppo governata
Nabokov. Con un titolo così semplice e «da dei mostri di cartone», ma non per que-
diretto, denotativo al massimo, Silvia Balle- sto meno «colta, democratica e volenterosa»;
stra entra nella nuova collana «Sintonie» di poco dopo, a pagina 65, Nina s’accorge con
Rizzoli in seconda posizione, dopo Una sto- istinto infallibile di essere incinta: «lo seppe
ria anche d’amore di Francesco De Filippo. con stupore, come una bestiola dei campi»;
E se il primo aveva affrontato quel tema ori- a pagina 89 entra in ospedale, propinandoci
ginalissimo che il titolo già spiattellava con nell’attesa un lungo flashback sull’infanzia in
il candore dei forti, la seconda non gli è da zona adriatica (Ballestra è marchigiana); a pa-
meno, inducendoci a una risolutiva illumi- gina 145 inizia il parto indotto con la flebo;
nazione sul nome della collana: «sintonie» a pagina 165 il pargolo nasce con dolore; a
col mondo, s’intende, quelle di cui si sentiva pagina 226 padre e madre, «resi entrambi più
giusto la mancanza. intelligenti e umani dalla presenza del bam-
Sì, perché dopo l’amore travagliato di De bino», escono finalmente dall’ospedale e noi,
Filippo, cosa di meglio (e di nuovo) di un bel grazie a dio, dal libro.
racconto sul tema letterale del travaglio, ossia Questo, in sintesi, il romanzo: lei un esi-
il parto? D’altronde la trentenne Ballestra, che le alter ego, a stento distinguibile dalla voce
aveva esordito appena ventenne con lo sballo narrante, lui una scialbissima figura di buon
giovanilistico del Compleanno dell’iguana, è ragazzone. Il risvolto di copertina s’affanna
nel frattempo cresciuta, ci dicono, si è eviden- a farci comprendere la delicatezza di questa
temente accoppiata, ha di recente partorito e «storia d’amore semplice», dove Silvia Balle-

27 Il parto secondo Silvia: un prodigio fin troppo normale, «Corriere di Firenze», 11 maggio 2011 [520
parole, 3316 battute].
224 Scrivere all’Università

stra, «lontana da ogni retorica della mater- strada nuova ma ne ricorda irresistibilmente
nità», racconta la nascita di un figlio «con una piuttosto vecchia.
il coraggio di chi sceglie una strada nuova». Il tutto culminante nel patetico quadret-
Quella, immagino, che porta dritti al gong to finale, all’imbocco della nuova vita dove
delle «diciassette e quarantanove», ora esat- «il sole brillava più puro e il fresco degli al-
ta del miracoloso evento, quando «i volti beri e foglie che ingentiliva la strada rendeva
di quanti erano lì con lei avevano assunto quell’ombra più dolce, più premurosa», dei
l’espressione di chi assista a un prodigio che figli diventati adesso genitori. Insomma, che
avvenga in una grotta»: che sarà pure una altro dire: un romanzino proprio nino-ino.
Antologia di testi 225

7 Saggi critici
T28

Alberto Moravia
Racconto e romanzo 28
Una definizione del racconto come ge- del suo contemporaneo Flaubert; quello di
nere letterario ben distinto e autonomo, Cechov più di quello del suo immediato pre-
fornito di regole e leggi sue proprie, è forse decessore Dostoevskij. Anzi, a ben guardare,
impossibile, anche perché, più ancora del si potrebbe dire che mentre Maupassant e
romanzo, il racconto presenta una grande Cechov esauriscono per così dire la varietà
varietà di caratteri: si va dal «récit» di tipo di situazioni e di personaggi della società del
francese o racconto lungo con personaggi e loro tempo, Flaubert e Dostoevskij, invece,
situazioni già quasi da romanzo, fino al poe- un po’ come certi uccelli solitari che ripetono
ma in prosa, al bozzetto, al documento liri- senza posa, con fedeltà significativa, sempre
co. Ma il racconto tuttavia esiste come qual- lo stesso verso, in fondo non hanno mai fatto
che cosa che non è romanzo; in altri termini altro che riscrivere sempre lo stesso romanzo
si può tentare un’approssimativa definizione con le stesse situazioni e gli stessi personaggi.
del racconto non da solo, ma in rapporto Alcuni secoli prima, il Boccaccio, il mag-
con il suo fratello maggiore. Dal confronto giore scrittore di racconti di tutti i tempi e
col romanzo pensiamo che si riveleranno al- di tutti i luoghi, offre lo stesso esempio di
cune particolarità costanti che pur senza ave- straordinaria varietà e ricchezza nei confron-
re un carattere normativo e potere essere ad- ti di Dante. Se non avessimo che la Divina
ditate come regole, ci spiegano tuttavia come Commedia, con le sue immobili figure go-
il racconto costituisca alla fine un genere a sé tiche scolpite a bassorilievo giro giro il mo-
stante il quale non ha niente a che fare con il numento del poema, certo ne sapremmo
romanzo o con altra composizione narrativa molto meno sulla vita di Firenze, dell’Italia,
di eguale lunghezza. e insomma del medioevo. Boccaccio è invece
Intanto osserviamo che gli scrittori di il dipintore insuperabile di questa vita. Nel
racconti avvezzi ad esprimersi dentro i limiti Decamerone, al contrario della Divina Com-
e secondo le pur maldefinite regole del ge- media, tutto è detto in funzione appunto
nere, molto difficilmente sono in grado di di un’illustrazione completa di questa vita,
scrivere un vero, buon romanzo. Prendia- senz’altro fine che quello di esaltarne la va-
mo, per esempio, i due maggiori scrittori di rietà e la ricchezza.
racconti del tardo ottocento, Maupassant e Ma Maupassant e Cechov, allorché ten-
Cechov. Ecco due narratori che ci hanno la- tarono il romanzo o il «récit», riuscirono
sciato due vaste raccolte di racconti le quali molto meno ricchi e convincenti che nel rac-
costituiscono due panorami incomparabili conto. Certi racconti quasi romanzeschi di
della vita di Francia e di Russia nella loro Cechov, Bel Ami di Maupassant, piuttosto
epoca. E il mondo di Maupassant, in senso che a veri e propri romanzi, fanno pensare
quantitativo, è più vasto e più vario di quello a racconti gonfiati, allungati, annacquati; un

28 L’uomo come fine, Bompiani, Milano, 1964 [1703 parole, 10750 battute].
226 Scrivere all’Università

po’ come certi affreschi di pittori moderni in racconto invece per così dire, è disossato.
realtà non sono che quadri da cavalletto in- Naturalmente l’ideologia nel romanzo non
granditi a dismisura. Nei romanzi e racconti è precisa, precostituita, riducibile a tesi; così
lunghi di Cechov e Maupassant, si sente la come nel corpo umano lo scheletro non è
mancanza di qualche cosa che fa sì che un stato introdotto a forza ad un’età adulta, ma
romanzo sia un romanzo anche quando è un è cresciuto insieme con tutte le altre parti
brutto romanzo. Cechov diluisce in intrecci della persona. Quest’ideologia fa sì che il ro-
gratuiti, privi di intima necessità, la concen- manzo non sia un racconto: e per converso
trazione del suo sentimento lirico; Mau- la mancanza di ossa fa sì che il racconto non
passant ci dà una serie di quadri staccati, a sia romanzo. Dall’ideologia, pur imprecisa
cannocchiale, legati l’uno all’altro dalla sola e contraddittoria (di tutte le contraddizioni
presenza del protagonista. A questo punto che sono nella vita stessa: il romanziere non
bisogna osservare che proprio quelle quali- è un filosofo, è un testimone) discendono le
tà, che li resero grandi scrittori di racconti, cose che fanno di un romanzo un romanzo.
diventarono difetti allorché affrontarono il Prima di tutto quello che, di solito, viene
romanzo. Qualcuno osserverà che si tratta chiamato intreccio; ossia l’avvicendarsi e sus-
di tecniche diverse; e che Cechov e Mau- seguirsi degli avvenimenti che compongono
passant, semplicemente, non possedevano a la storia del romanzo. L’intreccio qualche
fondo la tecnica del romanzo. Ma questo si rara volta può essere fine a se stesso ma que-
chiama dare un altro nome al problema, non sto non avviene mai nei buoni romanzieri;
risolverlo. La tecnica, infatti, non è che la ci basti ricordare che tale sorta di intreccio si
forma dell’ispirazione e insomma della per- nota soprattutto nei libri polizieschi nei qua-
sonalità dello scrittore. La tecnica di Cechov li, appunto, il congegno meccanico ha una
e di Maupassant non è adatta al romanzo parte predominante. Nei buoni romanzieri,
perché questi due autori non potevano dire nei veri romanzieri, l’intreccio non è altro
quello che volevano dire se non nel raccon- che l’insieme dei temi ideologici variamen-
to e non viceversa. Così si torna al punto di te contrastanti e mischiati. Ossia l’intreccio
partenza. Ma che cos’è dunque ciò che di- non è fatto soltanto di intuizioni sentimen-
stingue soprattutto il romanzo dal racconto? tali (come avviene nella novella) ma anche
La principale differenza e fondamentale, e soprattutto di idee ben definite benché
tra il racconto e il romanzo è quella dell’im- espresse poeticamente. L’intreccio, tanto per
pianto o struttura della narrazione. Si scrivo- fare un esempio, di Delitto e castigo, è costitu-
no e si scriveranno sempre romanzi di tutti ito dall’incrocio, dal contrasto, dall’urto, dal-
i generi, i quali potrebbero confutare, con la la rivalità di vari temi ideologici che l’autore
varietà, bizzarria e sperimentale rarità della ci propone fin dalle prime pagine: il tema di
costruzione, la verità di quanto stiamo per Raskolnikoff, quello di Sonia, quello di Svi-
dire. Ma i romanzieri classici, coloro che con drigailoff, quello di Marmeladoff, quello del
le loro opere hanno creato il genere, i Flau- giudice Porfirio e via dicendo. Questi perso-
bert, i Dostoevskij, gli Stendhal, i Tolstoj e naggi sono autonomi e del tutto umani, ma
più tardi i Proust, i Joyce, i Mann, stanno lì sono anche delle idee e non è difficile estrarre
a dimostrare che alcuni caratteri comuni tut- da loro il significato ideologico di cui sono
tavia esistono. Il più importante di tali carat- portatori, mentre è del tutto impossibile fare
teri è la presenza di quella che chiameremo lo stesso con i personaggi di un racconto di
ideologia, ossia di uno scheletro tematico Cechov o di Maupassant. Dalla presenza di
intorno al quale prende forma la carne della questi temi incorporati in personaggi nasce
narrazione. Il romanzo insomma ha un’os- l’intreccio di Delitto e castigo, ossia l’impian-
satura che lo sostiene dalla testa ai piedi; il to grandioso di questo romanzo esemplare
Antologia di testi 227

e insomma la possibilità per Dostoevskij di sono insieme reali ed astratti, immanenti e


andare avanti per cinquecento pagine, senza trascendenti. I personaggi dei racconti sono
mai dare al lettore l’impressione di allungare il prodotto di intuizioni liriche, quelli del ro-
o annacquare la vicenda, come avviene inve- manzo sono dei simboli. È evidente d’altra
ce nei racconti più lunghi di Cechov o nel ro- parte che il personaggio del romanzo non
manzo di Maupassant. La tortuosità dell’in- potrebbe in alcun modo essere compresso
treccio del romanzo, le sue sorprese, le sue dentro i limiti angusti del racconto, come
contraddizioni, i suoi colpi di scena, perfino appunto quello del racconto non potrebbe,
i suoi deus ex machina, non sono, insomma, senza snaturarsi, essere disteso nella narrazio-
mai dovuti ad interventi esterni dell’autore ne romanzesca.
o a quello che chiameremmo le risorse della Il racconto dunque si distingue di fronte
vita che sono, in effetti, inesauribili, bensì al romanzo per le seguenti ragioni: personag-
allo sviluppo dialettico e necessario dei temi gi non ideologici, visti di scorcio o di infilata
ideologici. In certo senso nulla di più falso secondo le necessità di un’azione limitata nel
fu detto allorché si affermò che il romanzie- tempo e nel luogo; intreccio il più semplice
re fa la concorrenza allo stato civile. Sarebbe possibile (fino a scomparire in certi racconti
più esatto dire questo del racconto, che passa che poi sono dei poemi in prosa) e comun-
infatti in rivista una grande varietà di per- que sempre un intreccio che tragga la sua
sonaggi i quali hanno soltanto caratteri in- complessità dalla vita e non dall’orchestra-
dividuali. In realtà il romanzo piuttosto che zione di un’ideologia purchessia; psicologia
allo stato civile molto spesso fa concorrenza in funzione dei fatti e non delle idee; proce-
al trattato filosofico o al saggio morale. Oltre dimenti tecnici tutti intesi a dare in sintesi
all’intreccio, ovviamente, anche la qualità dei ciò che nel romanzo richiede invece lunghe
personaggi discende dalla presenza o meno e distese analisi.
dell’ideologia. Andreuccio da Perugia, Boule Tutto questo naturalmente non ha mol-
de Suif, il ragazzo della Steppa sono perso- to a che fare con le qualità principali del rac-
naggi da racconti, Raskolnikoff, Julien Sorel, conto, vogliamo dire con quell’indefinibile
Madame Bovary, il principe Andreij, Bloom, e ineffabile incanto narrativo che avvertono
il «Je» di Proust, il protagonista del Doktor sia lo scrittore che lo compone sia il lettore
Faust di Mann sono personaggi da romanzo. che lo legge. Quest’incanto è di specie mol-
A chi ha familiarità con i racconti e i roman- to complessa: esso viene da un’arte letteraria
zi in cui agiscono i personaggi succitati non senza dubbio più pura, più essenziale, più
sfuggirà la differenza che passa tra i primi e i lirica, più concentrata e più assoluta di quel-
secondi. I primi sono colti in un momento la del romanzo. In compenso, il romanzo
particolare, ben delimitato temporalmente e ci dà una rappresentazione della realtà più
spazialmente, e agiscono in funzione di un complessa, più dialettica, più poliedrica, più
determinato avvenimento che forma l’ogget- profonda e più metafisica di quella fornita
to del racconto. I secondi hanno invece un dal racconto.
lungo, ampio e tortuoso sviluppo che abbi- Così, mentre il racconto si avvicina alla
na il dato biografico a quello ideologico e si lirica, il romanzo, come abbiamo già accenna-
muovono in un tempo e in uno spazio che to, sfiora spesso il saggio o il trattato filosofico.
228 Scrivere all’Università

T29

Roberto Calasso
La folie Baudelaire 29
Baudelaire proponeva alla madre Caroli- passages. C’è qualcosa in Baudelaire (come
ne incontri clandestini al Louvre: «Non c’è poi in Nietzsche) di così intimo da annidarsi
posto a Parigi dove si possa chiacchierare in quella foresta che è la psiche di chiunque,
meglio; è riscaldato, si può rimanere in at- senza più uscirne. È una voce «smorzata
tesa senza annoiarsi, e d’altra parte per una come il rumore delle carrozze nella notte dei
donna è il luogo d’incontro più decente». La boudoirs ovattati», dice Barrès, ricalcando le
paura del freddo, il terrore della noia, la ma- parole di un occulto suggeritore che è Baude-
dre trattata come un’amante, la clandestinità laire stesso: «Non si sente altro che il rumore
e la decenza congiunte nel luogo dell’arte: di qualche fiacre attardato e sfibrato». È un
soltanto Baudelaire poteva combinare questi tono che sorprende «come una parola detta
elementi quasi senza accorgersene, con piena in un orecchio in un momento in cui non
naturalezza. Era un invito irresistibile, che si la si aspettava», secondo Rivière. Negli anni
estende a chiunque lo legga. E chiunque po- intorno alla prima guerra mondiale quella
trà rispondergli vagando in Baudelaire come parola sembrava essere diventata un ospite
in uno dei Salons di cui ha scritto – o an- indispensabile. Rintoccava in un cervello
che in una Esposizione Universale. Trovan- febbricitante, mentre Proust scriveva il suo
dovi di tutto, il memorabile e l’effimero, il saggio su Baudelaire inanellando citazioni a
sublime e la paccottiglia; e passando conti- memoria come fossero filastrocche infantili.
nuamente da una sala all’altra. Ma se allo- […]
ra il fluido unificante era l’impura aria del Si avvia la scrittura di un libro quando
tempo, ora lo sarà una nube oppiacea, in cui chi scrive si scopre magnetizzato in una certa
nascondersi e corroborarsi prima di tornare direzione, verso un certo arco della circon-
all’aperto, nelle vaste distese, letali e pullu- ferenza, che a volte è minimo, delimitabile
lanti, del secolo ventunesimo. in pochi gradi. Allora tutto ciò che viene in-
«Tutto ciò che non è immediato è nullo» contro – anche un manifesto o un’insegna o
(Cioran, una volta, parlando). Pur non fa- un titolo di giornale o parole udite per caso
cendo alcuna concessione al culto dell’espres- in un caffè o in un sogno – si deposita in
sione brada, Baudelaire ha avuto come rari una zona protetta come materiale in attesa di
altri il dono dell’immediatezza, la capacità elaborazione. Così agivano i Salons su Bau-
di lasciar filtrare parole che subito scorrono delaire. Ogni volta erano come un pretesto
nella circolazione mentale di chi le incontra perché rintoccassero gli accordi inconfon-
e vi rimangono, talvolta allo stato latente, dibili della sua prosa in formazione – e an-
finché un giorno tornano a risuonare intatte, che dei versi. Osserviamolo in movimento:
dolorose e incantate. «A bassa voce, ora con- Baudelaire sta passando in rassegna i quadri
versa con ciascuno di noi» scrisse Gide nella al Salon del 1859 ed è arrivato alla pittura
sua introduzione alle Fleurs du mal del 1917. di soggetto militare. Vasta zona deprimente.
Frase che deve aver colpito Benjamin, se la Perché «questo genere di pittura, se ci si ri-
troviamo isolata nei materiali per il libro sui flette bene, esige la falsità o l’insignificanza».

29 La folie Baudelaire, Adelphi, Milano, 2010, pp. 15-16 e 23-25 [1169 parole, 7417 battute].
Antologia di testi 229

Ma il cronista ha i suoi doveri e procede, tro- lascia percepire. Spesso attraverso lembi di
vando anche qualcosa da ammirare: un qua- versi, frammenti di frasi disperse nella pro-
dro di Tabar dove le uniformi spiccano come sa. Ma tanto basta. Baudelaire agisce come
papaveri su «un vasto oceano verdeggiate». È Chopin (il primo che accostò i due nomi fu
una scena della guerra di Crimea. Gide, in nota a un articolo del 1910). Pe-
E qui improvvisamente, come un cavallo netra là dove altri non arrivano, come un
balzano, Baudelaire scarta dal suo percorso sussurro insopprimibile, perché la sua fonte
obbligato e si lancia in qualche riga defini- sonora è indefinita e troppo vicina. Chopin
tiva sul processo immaginativo: «perché la e Baudelaire si riconoscono innanzitutto per
fantasia è tanto più pericolosa quanto più è il timbro, che può sopraggiungere a folate da
facile e aperta; pericolosa come la poesia in un pianoforte celato dietro persiane socchiu-
prosa, come il romanzo, somiglia all’amore se o distaccarsi dal pulviscolo della memoria.
che ispira una prostituta e cade rapidamen- E comunque ferisce.
te nella puerilità o nella bassezza; pericolosa Che cosa intendeva Baudelaire scriven-
come ogni libertà assoluta. Ma la fantasia è do: «Qui dunque non vi è più analogia, se
vasta come l’universo moltiplicato per tutti non per caso»? Era un cenno brusco, riso-
gli esseri pensanti che lo abitano. È la pri- lutivo. Il sottinteso? Se non c’è analogia,
ma venuta fra le cose, interpretata dal primo non c’è pensiero, non c’è modo di trattare,
venuto; e se quest’ultimo non ha l’anima di elaborare «l’oscurità naturale delle cose».
che getta una luce magica e sovrannaturale Analogia, questa parola malfamata tra i filo-
sull’oscurità naturale delle cose, essa è una sofi dei Lumi, poco rigorosa, inattendibile,
inutilità orribile, è la prima venuta contami- insediata – come la metafora – nel vasto ter-
nata dal primo venuto. Qui dunque non vi è ritorio di ciò che è improprio, si rivelava ora,
più analogia, se non per caso; ma al contrario per Baudelaire, l’unica chiave per accedere a
torbidezza e contrasto, un campo variopinto quella conoscenza «che getta una luce magi-
per assenza di una cultura regolare». ca e sovrannaturale sull’oscurità delle cose».
Sono righe che, d’improvviso, schizzano E ci sono forse altre forme della conoscenza?
lontanissime. È una mescolanza di autobio- Certamente, non tali però da attrarre Baude-
grafia, storia letteraria e metafisica, quale laire. Per lui l’analogia è una scienza. E forse
nessuno aveva osato fino a quel momento. anche la scienza suprema, se l’immaginazio-
E che nessuno plausibilmente avrebbe no- ne è la «regina delle facoltà». Infatti – come
tato in quella cronaca di un Salon simile ai Baudelaire spiegherà nella memorabile lette-
tanti altri che lo avevano preceduto, che gli ra a Alphonse Toussenel – «l’immaginazione
sarebbero seguiti. Ma proprio qui, come le è la più scientifica tra le facoltà, poiché è la
uniformi-papavero di Tabar, «una luce magi- sola a capire l’analogia universale, o ciò che
ca e sovrannaturale» spicca sull’«oscurità na- una religione mistica chiama la corrisponden-
turale delle cose». In queste ultime quattro za». Da qui il senso di imbarazzo, di insoffe-
parole risuona uno di quegli accordi che sono renza, di ripulsa quando qualcuno usa una
Baudelaire. Invano lo cercheremmo sotto le falsa analogia. È come assistere a un calcolo
dita di Hugo o di Gautier. L’«oscurità natu- fondato su un errore evidente, che si riper-
rale delle cose»: è la percezione più comu- cuote su tutto, ma che viene tollerato perché
ne, quella che tutti accomuna. Ma si doveva i più ritengono che l’analogia sia qualcosa di
giungere a Baudelaire perché venisse nomi- ornamentale e non vincolante. In quelle ri-
nata. E Baudelaire doveva nascondere quelle ghe di una lettera occasionale a un fourierista
parole nel commento a un quadro fra i tanti antisemita e cultore di una zoologia fantasti-
di soggetto militare. Qualcosa di simile av- ca Baudelaire aveva colto l’occasione per evo-
viene per il modo in cui Baudelaire stesso si care la sua Musa, che si chiamava Analogia.
230 Scrivere all’Università

T30

Pier Vincenzo Mengaldo


L’Italia senza narrativa 30
Tra le cose che più annoiano della noio- se la sua opera sia leggibile, divertente ecc.,
sissima vita culturale italiana c’è la periodi- che nei due secoli che ci hanno preceduto era
ca inchiesta sulla narrativa del nostro Paese: ritenuto il requisito fondamentale, proprio
giornalisti, narratori medesimi e quanti altri perfino degli scrittori più «grandi»; come se
tastano il polso periodicamente alla malata anche oggi, se non siamo troppo sofisticati,
per accertarne lo stato di salute, timorosi che non fosse questa la prima cosa che noi stessi
vada data per defunta. Di peggio c’è stata vogliamo in un libro di narrativa.
solo la notizia di un costituendo partito dei Ciò premesso, mi pare che le questioni
poeti. Ecco dunque che in estate Giorgio fondamentali siano due. Una è quella del
Bocca, producendo gran rumore nel campo lettore cosiddetto comune, che ha ragione
dei Saracini, ha accusato i critici di pregiare a essere disappetente del cibo di casa, in ge-
sempre i cattivi narratori e non i buoni gior- nere noioso oltre che bruttarello, e ha pur
nalisti: a parte l’interesse privato, è pur vero voglia di nutrirsi di quella magnifica trovata
che per trasformare un giornalista in scritto- dell’umanità che è il narrare. Qui la ricetta è
re ci vuole lo stile, il che nel caso di Bocca, semplicissima. Vada in una delle librerie Fel-
manifestamente, non si dà. trinelli installate quasi in ogni città italiana,
Dunque lo stato della nostra narrativa ne scorra i settori e individui a fiuto quanto
fa sempre notizia e problema. Sotto sotto, i continua a uscire di buona o ottima narrati-
difensori della sua qualità mi sembrano con- va straniera. E/o: consulti allo stesso scopo le
vinti che valga pochino, o almeno nutrono pagine a questo dedicate dalla nostra rivista,
forti sospetti; d’altra parte il sano concetto recensioni più schede, e avrà quante indica-
che non sia granché spinge taluno, per ca- zioni occorrono. Per appagare il suo bisogno
rità di patria, a sopravvalutarne questo o di narrativa non è mica tenuto a restare entro
quel rappresentante (qualche caso si è avuto i confini patrii.
anche su questo «Indice»). Il ragionamento Altro è il problema per gli specialisti –
nascosto sarà più o meno questo: un Paese a molti dei quali tuttavia non farebbe male
che si rispetti deve avere una buona narrativa compiere le due operazioni appena suggerite
e se ciò non avviene (parlo naturalmente in al lettore comune. Il cosiddetto specialista
generale, qualche discreto narratore si trova, si porrà magari delle domande sul come e
un po’ a fatica) si truccano le carte. Io non il perché. Io – che purtroppo appartengo
sono un critico militante, del destino della a questa categoria contraddittoria – sento
narrativa italiana in sé non m’importa un bel nella recente (ma da molti decenni) narra-
nulla, e infine temo che questo non sia affat- tiva italiana una desolante incapacità di rap-
to un Paese che si rispetti. Perciò posso dire presentare il nostro Paese. Come ai tempi
la mia con libertà. del neorealismo, se voglio appagare questo
E intanto mi chiedo perché si cerchi desiderio devo piuttosto rivolgermi al cine-
sempre il grado Mercalli dei valori estetici a ma, per esempio al bel Ladro di bambini di
cui staziona questo o quel narratore; e non Amelio, sorta di Paisà alla rovescia. E anche a

30 Giudizi di valore, Einaudi, Torino, 1999 [1066 parole, 6600 battute].


Antologia di testi 231

voler prendere la parte per il tutto, cioè Mila- di un mondo migliore. E l’integrazione fra
no, quale narratore me l’ha rappresentata de- paesaggi, anche cittadini, e sentimenti è di
gnamente in questi decenni? Invece se leggo una precisione incredibile. Andando indie-
i narratori d’oggi trovo lì (e sono molti casi) tro: nel mirabile Rondò di Brandys la me-
una fettina di Liguria con mare accluso, qui tafora teatrale addita con crudele esattezza
un quadratino di Veneto ai tempi della guer- l’ovattata irrealtà di una Varsavia occupata
ra, e non procedo perché si dice il peccato e dai tedeschi che è evocata perfettamente sen-
non i peccatori. Che uno scrittore di rango za mai fare apparire alcun tedesco. La crisi
e così radicato artisticamente nella sua pic- della narrativa del resto non è solo cosa ita-
cola patria come Luigi Meneghello narri nel liana, è cosa di tutta l’Europa occidentale e
suo ultimo libro la propria vita d’espatriato oltre: è – o almeno così pare a me – crisi che
in Inghilterra e il proprio – anche mitico – si consuma in quei Paesi dove l’omologazio-
amore per quel Paese, mi pare sintomatico. ne ha distrutto i contrasti e dove le differenze
Così la fuga di Magris alle foci del Tago. sono confinate a pura diversità, senza tensio-
Si dirà che dell’Italia non val la pena di ne (ne è forse correlativo il minimalismo). Al
parlare (e vedi sotto); si dirà soprattutto che contrario, la narrativa vive, è vissuta negli ul-
nella realtà non c’è un’Italia, ci sono mol- timi decenni, ed è vigorosa nei luoghi ancora
te Italie – e qui si annida naturalmente del attraversati da vere tensioni culturali, sociali,
vero, ma molti poeti dialettali insegnano che politiche (certo, anche tragiche). La mappa,
nelle piccole Italie ci si può nascondere per naturalmente ampliabile (io dipendo quasi
fuggire. Un’ultima obiezione globale, dalla totalmente da editori e traduttori italiani), è
sponda postmoderna o semplicemente mo- presto tracciata: l’America latina in cui spic-
derna, cioè che la narrativa non ha il com- ca il grande Guimarães Rosa; la Polonia; la
pito di rappresentare, è cosi sciocca che non Cecoslovacchia di Kundera e di Hrabal, che
merita risposta. vorrei proclamare il maggior narratore viven-
Cosa succede invece nei grandi narratori te; la Serbia dominata finch’è vissuto da Da-
stranieri? Citerò solo l’ultimo romanzo fuo- nilo Kiš; l’ex Unione Sovietica per la quale
riclasse che ho letto, Cinque stagioni di Yeho- segnalo fra tanto altro la splendida (e credo
shua (a cui è pari anche L’amante). Ebbene, poco nota) Ronda di notte di Michail Kuraev,
benché sia un romanzo, si può ben dire, in- impressionante radiografia insieme dello sta-
trospettivo, quasi sempre in discorso interio- linismo e di Pietroburgo; Israele (anche Da-
re, questo ci dà di Israele (per di più correlata vid Grossman, almeno), e così via. Lettori e
all’Europa) una rappresentazione di straordi- critici non strapaesani hanno da nutrirsi in
naria ricchezza, che tocca con mano sicura questi Paesi finché vogliono.
anche fenomeni marginali, minoranze: que- Una speranza in chiusa: che queste pa-
ste anzi, i pochi ebrei provenienti dall’India, ginette non vengano prese sul serio, e non
vi diventano non solo elemento di contrasto, diano luogo all’ennesimo dibattito sulla nar-
come si dice in fotografia, ma vive allegorie rativa italiana.
Soluzioni degli esercizi

Esercizio 27
Inserisci la punteggiatura all’interno del seguente testo di Magris.

L’uso del tempo, dei tempi, è uno degli aspetti magistrali del narrare di Mario Vargas Llosa.
Un altro grande scrittore, Italo Svevo, si lamentava che la grammatica non mettesse a dispo-
sizione alcun tempo verbale che permettesse di narrare veramente la vita. La grammatica,
egli diceva, ha solo ‘tempi puri’: il presente, l’imperfetto, il futuro e così via; anche in lingue
diverse esistono tempi diversi, ma sempre precisi, puri, espressione di una sola dimensione
temporale. Svevo cercava invece quel tempo ‘impuro’ che è il tempo della vita: quello in cui io
vivo adesso ricordandomi di qualcosa del passato, che non è solo un ricordo, come ad esempio
un numero di telefono, ma è qualcosa (un evento, una passione) che cambia e mi cambia, nel
momento in cui lo sto ricordando, rendendomi un po’ diverso e diventando esso stesso un po’
diverso nell’istante in cui lo integro nuovamente in me, mentre al tempo stesso io mi proietto
nel futuro sporgendomi in avanti e portandomi dietro cose lontane divenute nuovamente
vicine e quindi, in una certa misura, un po’ differenti.
È questo tempo ‘impuro’ della narrazione che la grammatica non ci mette a disposizione,
ma che i grandi scrittori – come Svevo – desideravano e che i grandi scrittori, come Svevo o
Vargas Llosa, in realtà posseggono, a dispetto della grammatica.

Esercizio 28
Correggi, ove ritieni necessario, il seguente testo di Massimo Raffaeli:

È, questo, il paradosso che rendeva plausibile la immancabile clausola sulla «utilità» del libro,
un concetto che i letterati à la page avrebbero senz’altro sdegnato o ritenuto imbarazzante,
anacronistico. Invece Cases di lì partiva e lì arrivava puntualmente, fiondando i suoi aforismi
critici come nel caso-limite, appena tre righe, del parere sul Kreuzzwege (’61) di Fredrich Ge-
org Junger: «È un libro pieno di nobili sentimenti, scritto da un aristocratico che ogni tanto si
degna di amare il popolo, specie sotto forma di donne. Non è proprio da tradurre, né da noi
né da nessuno». Ma bastino pochi altri esempi tratti dalla miniera di Scegliando e scartando:
uno sconsolato del ’59 su Die Entscheidung, tardo e stanco romanzo di una autrice molto
amata, Anna Seghers («non vale neanche la pena di riassumere il complicato intreccio»), un
altro del ’62 su Peter Handke («una lettura faticosa e noiosissima, ma ho il vago sospetto che
molti altri la possano trovare eccitante»), un altro ancora del ’63 sulla Introduzione al Lied
romantico di Mario Bortolotto, oggi ritenuto un semidio della critica musicale: «Sarà bene
che Mila con la sua autorità gli ricordi che si scrive per i cristiani e non per Dio, che è il solo
ad essere onnisciente (per fortuna)».
Soluzioni degli esercizi 233

Esercizio 29
Uniforma la seguente bibliografia. Ordinala poi cronologicamente e, in seguito, alfabeticamente:

Ordine cronologico
2013
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per l’università, per l’azienda, Zani-
chelli, Bologna, 2013.
F. Rossi, F. Ruggiano, Scrivere in italiano: dalla pratica alla teoria, Carocci, Roma, 2013.
L. Serianni, Leggere, scrivere, argomentare: prove ragionate di scrittura, GLF editori Laterza,
Roma-Bari, 2013.
2012
L. Carrada, Lavoro, dunque scrivo!: creare testi che funzionano per carta e schermi, Zanichelli,
Bologna, 2012.
L. Serianni, Italiani scritti, con esercizi a cura di Emiliano Picchiorri e Maria Sivia Rati, Il mu-
lino, Bologna, 2012.
2011
M. Panetta, Laboratorio di scrittura: manualetto ed eserciziario per corsi universitari, Perrone,
Roma, 2011.
2010
F. Roncoroni, Manuale di scrittura non creativa, BUR Rizzoli, Milano, 2010.
2009
S. Ballerio, Manuale di scrittura: metodi e strumenti per una comunicazione efficace ed efficiente,
Franco Angeli, Milano, 2009.
R. Lesina, Il nuovo manuale di stile: guida alla redazione di documenti, relazioni, articoli, ma-
nuali, tesi di laurea, Zanichelli, Bologna, 2009.
2006
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per la cultura personale, per la scuola,
per l’università, Zanichelli, Bologna, 2006.
2005
S. Fornasiero, S. Tamiozzo Goldmann, Scrivere l’italiano. Galateo della comunicazione scritta,
Il Mulino, Bologna, 2005.
A. Jacona, L’argomentazione, Einaudi, Torino, 2005.
2003
M. Zompetta, Sulla scrittura. Esercitazioni per la pratica dell’italiano scritto, Ulisse editrice,
Roma, 2003.
2001
A. Casadei, M. Tavosanis, L’italiano all’università. Tecniche e fonti per lo studio, la preparazione
degli esami e la scrittura della tesi in Italianistica, Sansoni, Milano, 2001.
M. Della Casa, Scrivere testi: il processo, i problemi educativi, le tecniche, Einaudi, Torino, 2001.
G. Falaschi, R. Fedi, Avviamento alla letteratura italiana e manuale di stile: per i primi anni delle
facoltà umanistiche e per gli studenti stranieri, Guerra, Perugia, 2001.
1999
R. Fedi, La scrittura che conquista: manuale per redigere testi, Mursia, Milano, 1999.
234 Scrivere all’Università

Ordine alfabetico
S. Ballerio, Manuale di scrittura: metodi e strumenti per una comunicazione efficace ed efficiente,
Franco Angeli, Milano, 2009.
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per l’università, per l’azienda, Zani-
chelli, Bologna, 2013.
F. Bruni, G. Alfieri, Manuale di scrittura e comunicazione: per la cultura personale, per la scuola,
per l’università, Zanichelli, Bologna, 2006.
L. Carrada, Lavoro, dunque scrivo!: creare testi che funzionano per carta e schermi, Zanichelli,
Bologna, 2012.
Casadei, M. Tavosanis, L’italiano all’università. Tecniche e fonti per lo studio, la preparazione
degli esami e la scrittura della tesi in Italianistica, Sansoni, Milano, 2001.
M. Della Casa, Scrivere testi: il processo, i problemi educativi, le tecniche, Einaudi, Torino, 2001.
G. Falaschi, R. Fedi, Avviamento alla letteratura italiana e manuale di stile: per i primi anni delle
facoltà umanistiche e per gli studenti stranieri, Guerra, Perugia, 2001.
R. Fedi, La scrittura che conquista: manuale per redigere testi, Mursia, Milano, 1999.
S. Fornasiero, S. Tamiozzo Goldmann, Scrivere l’italiano. Galateo della comunicazione scritta,
Il Mulino, Bologna, 2005.
A. Jacona, L’argomentazione, Einaudi, Torino, 2005.
R. Lesina, Il nuovo manuale di stile: guida alla redazione di documenti, relazioni, articoli, ma-
nuali, tesi di laurea, Zanichelli, Bologna, 2009.
M. Panetta, Laboratorio di scrittura: manualetto ed eserciziario per corsi universitari, Perrone,
Roma, 2011.
F. Roncoroni, Manuale di scrittura non creativa, BUR Rizzoli, Milano, 2010.
F. Rossi, F. Ruggiano, Scrivere in italiano: dalla pratica alla teoria, Carocci, Roma, 2013.
L. Serianni, Leggere, scrivere, argomentare: prove ragionate di scrittura, GLF editori Laterza,
Roma-Bari, 2013.
L. Serianni, Italiani scritti, con esercizi a cura di Emiliano Picchiorri e Maria Sivia Rati, Il mu-
lino, Bologna, 2012.
M. Zompetta, Sulla scrittura. Esercitazioni per la pratica dell’italiano scritto, Ulisse editrice,
Roma, 2003.

Esercizio 30
Inserisci la punteggiatura nei seguenti enunciati in modo da dare al testo vari significati.

– Le bambine che giocano sull’altalena cantano allegre filastrocche (solo quelle che giocano
sull’altalena).
– Le bambine, che giocano sull’altalena, cantano allegre filastrocche (tutte le bambine).

– I ragazzi che non sapevano nuotare non vollero usare la canoa (solo quelli che non sape-
vano nuotare).
– I ragazzi, che non sapevano nuotare, non vollero usare la canoa (tutti i ragazzi).

– Durante la gita, sul lago si abbatté un violento temporale (il temporale si abbatté sul lago).
– Durante la gita sul lago, si abbatté un violento temporale (non si sa dove si abbatté il
temporale, ma è certo che scoppiò durante la gita sul lago).
Soluzioni degli esercizi 235

– «Riccardo, ascolta! Bach!»


– Riccardo ascolta Bach?

– Arriverà in anticipo di dieci minuti; in stazione bisogna che mi sbrighi.


– Arriverà in anticipo di dieci minuti in stazione: bisogna che mi sbrighi!

– Stefania disse no.


– Stefania disse: «no».

– «Valeria!», urlò Guido.


– Valeria urlò: «Guido!».

– I giocatori che avevano la maglia rossa fecero il loro ingresso in campo (solo quelli con la
maglia rossa).
– I giocatori, che avevano la maglia rossa, fecero il loro ingresso in campo (tutti i giocatori).

– C’era scritto: ‘sul muretto vietato sedersi’.


– C’era scritto sul muretto: ‘vietato sedersi’.

– Andai a casa di Viola. In auto sua cugina mi venne incontro.


– Andai a casa di Viola in auto. Sua cugina mi venne incontro.

Esercizio 31
Rivedi la punteggiatura ove ritieni necessario:

– A Rossella, che leggeva sempre quella rivista, l’articolo non piacque.


– Il ragazzo che ho incontrato ieri mi ha chiesto di uscire a bere un caffè.
– Carissima Maria e gentile Franco, vi ringraziamo per l’ospitalità.
– Ieri la vecchia zia di Cristina mi ha detto che avrebbe voluto rivedere Parigi.
– Era troppo agitato e ha bevuto una camomilla prima di andare a letto.
– Carlo segue una dieta ferrea ma, quando pranza da Camilla, non può rinunciare a una
fetta della sua torta al cioccolato.
– La professoressa d’italiano di Giovanni è stanca di doverlo sempre riprendere.
– Sara, infatti, lo aveva visto andar via già un’ora fa.
– Nell’intervallo giocavamo a calcio in cortile e avevamo ottenuto, in caso di parità, al
suono della campanella, di poter disputare i supplementari.
– Il giornalista più accreditato della testata cercò di ottenere un’intervista con il ministro.

Esercizio 32
Correggi le seguenti frasi, ove ritieni opportuno:

– Non sono sicuro che si tratti del cappotto di Marco.


– Sai qual è il film preferito di Luigi? Manhattan di Woody Allen.
236 Scrivere all’Università

– Non potrò portarti al mare né domani né la prossima settimana.


– Ti darà una mano solo se prima lo aiuterai con i compiti.
– È il solito egoista, non fa altro che curare i suoi interessi!
– Non so come si trovi nei panni di insegnante.
– Per affrontare Paolo mi servirà un bel po’ di coraggio.
– Mio figlio ha provato diversi sport, ma però solo la pallavolo lo ha davvero appassionato.
– Domani Anna verrà a trovarti dopo cena; non dirle della sorpresa che le sto preparando.
– Il motivo per cui ti ho invitato alla mostra è che so quanto ti piaccia Fontana.
– So che Leonardo dà una festa in piscina. Perché non ci andiamo?

Esercizio 33
Uniforma e riorganizza la seguente bibliografia sulla base di elenchi coerenti:

Edizioni del Fiore (in ordine di pubblicazione)

Il Fiore e il Detto D’amore, a cura di E.G. Parodi con note al testo, glossario e indici. Le Mon-
nier, Firenze 1922.
Il Fiore e Il Detto d’amore, attribuibili a Dante Alighieri; a cura di G. Contini, Mondadori,
Milano, 1984.
Il Fiore e il Detto d’Amore attribuibili a Dante Alighieri, a cura di G. Contini, in D. Alighieri,
Opere minori, tomo I, parte I, Ricciardi, Milano-Napoli, 1984-88.
D. Alighieri, Il Fiore. Detto d’Amore, a cura di L. C. Rossi, Oscar Mondadori, Milano, 1998.

Opere sul Fiore (per autore)

AA.VV., Lettura del «Fiore». Ciclo curato da Z. G.Baranski, P. Boyde, L. Pertile, in «Letture


classensi», Longo, Ravenna, 1993, pp. 109-130.
AA.VV., The Fiore in context: Dante, France, Tuscany, a cura di Z.G. Baranski e P. Boyde,
University of Notre Dame press, Notre Dame, 1997.
L. Leonardi, «Langue» poetica e stile dantesco nel «Fiore»: per una verifica degli «argomenti in-
terni», in Studi di filologia medievale offerti a D’Arco Silvio Avalle, Ricciardi, Milano-
Napoli, 1996, pp. 237-291.
L. Vanossi, Dante e il Roman de la Rose: saggio sul Fiore, Olschki, Firenze, 1979.

Influenze sul Fiore (per autore)

D. Alighieri, Divina Commedia, a cura di T. Di Salvo, Zanichelli, Milano, 2006.


C. Angiolieri, Rime, a cura di A. Lanza, Archivio Izzi, Roma, 1990.
G. Cavalcanti, Rime, a cura di M. Ciccuto, BUR, Milano, 2006.
C. Davanzati, Canzoni e sonetti, edizione critica con glossario a cura di A. Menichetti, Com-
missione per i testi di lingua, Bologna, 1965.
G. de Lorris, J. de Meun, Le Roman de la Rose, versione italiana a fronte di G. D’Angelo Ma-
tassa, introduzione di L. Formisano, Epos, Palermo, 1993.
Ovidio, Amores, in Ovidio, Opere, vol I, Einaudi, Torino, 1999.
Ovidio, Ars Amatoria, in Ovidio, Opere, vol I, Einaudi, Torino, 1999.
Soluzioni degli esercizi 237

Ovidio, Heroides, in Ovidio, Opere, vol I, Einaudi, Torino 1999.


Ovidio Metamorfosi, in Ovidio, Opere, vol II, Einaudi, Torino, 1999.

Strumenti (per autore)


P.L. Allen, The art of love, University of Pennsylvania Press, Philadelphia, 1992.
P.G. Beltrami, La metrica italiana, Il Mulino, Bologna, 1991.
R. Cella, I gallicismi nei testi dell’italiano antico, Accademia della Crusca, Firenze, 2003.
Concordanze della lingua poetica italiana delle origini (CLPIO), a cura di D’A. S. Avalle, Ric-
ciardi, Milano-Napoli, 1992.
B.M. Garavelli, Le figure retoriche: effetti speciali della lingua, Bompiani, Milano, 1993.
Grande Dizionario della Lingua Italiana, a cura di S. Battaglia, Utet, Torino, 1961-2004.
G. Patota, Lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Il Mulino, Bologna, 2002.

Sitografia (per titolo)

Dante on line, il sito su Dante curato dalla Società Dantesca Italiana: http://www.danteonline.
it/italiano/home_ita.asp.
Tesoro della Lingua Italiana delle Origini: http://tlio.ovi.cnr.it/TLIO/.
Vocabolario degli Accademici della Crusca: http://vocabolario.sns.it/html/_s_index2.html.

Esercizio 45
Nel seguente testo di Ernesto Galli Della Loggia ci sono diversi errori. Trovali e correggili.

Quale persona ragionevole può preferire la guerra alla pace? Non stupiscono dunque i vasti consen-
si che alla luce di un possibile intervento militare americano in Siria ha ricevuto l’appello del Papa
contro la guerra. Appello che si badi non evoca affatto l’argomento che in questo specifico caso la
guerra sarebbe ingiustificata (cioè «non giusta»), ma esprime semplicemente un reciso e totale no
alla guerra. Proprio questo carattere generale e programmatico dell’appello papale alla pace – oggi
in palese sintonia con un orientamento profondo proprio dello spirito pubblico dell’intera Euro-
pa continentale – solleva però almeno tre grandi ordini di problemi, che sarebbe ipocrita tacere.
l- L’ostilità di principio alla guerra (fatto salvo, immagino, il caso di una guerra di pura difesa, tut-
tavia non facilmente definibile (la guerra dichiarata dalla Gran Bretagna e dalla Francia alla Ger-
mania nel 1939, per esempio, era di difesa o no?) cancella virtualmente dalla storia la categoria
stessa di «nemico» (e quella connessa di «pericolo»). Cioè di un qualche potere che è ragionevole
credere intento a volere in vari modi il nostro male; e contro il quale quindi è altrettanto ragione-
vole cercare di premunirsi (per esempio mantenendo un esercito). Chi oggi dice no alla guerra è
davvero convinto che l’Europa e in genere l’Occidente non abbiano più nemici? E se pensa che in-
vece per entrambi di nemici ve ne siano, che cosa suggerisce di fare oltre a essere «contro la guerra»?
2- In genere, poi, chi si pronuncia in tal senso è tuttavia favorevole all’esistenza di un’Europa
unita quale vero soggetto politico. Un’Europa perciò che abbia una politica estera. La questio-
ne che si pone allora è come sia possibile avere una tale politica rinunciando ad avere insieme
una politica militare, un esercito e degli armamenti (e quindi anche delle fabbriche d’armi). È
immaginabile un qualunque ruolo internazionale di un minimo rilievo non avendo alcuna ca-
pacità di sanzione? Altri Stati senza dubbio tale capacità l’avranno: si deve allora lasciare campo
libero ad essi? Ma con quale guadagno per la pace?
INDICE ANALITICO • catalogo bibliografico, 76
catalogo italiano unificato dei periodici,
Data l’impostazione del volume, per alcuni termi- 73
ni diffusamente trattati (es.: testo argomentativo) catalogo per autore, 72
si indicano solo la prima occorrenza, accompagna- catalogo per classificazione, 73
ta spesso da una definizione, e le sotto-voci; per catalogo per soggetto, 72
termini più generici, solo le sotto-voci (es.: pagina • CDD Classificazione Decimale Dewey, 73
- numerazione delle pagine). • chiasmo, 27
• citazione, 13, 14, 24, 46, 49, 66, 67, 75,
76, 90-104, 109, 112, 115, 116, 128-132
A citazione a blocchetto, 67, 91, 92, 128
• abbreviazione, 92, 97, 100, 129, 130, 133, citazione da fonti straniere, 99
134 citazione da fonti tratte dalla rete, 103
• anafora, 27 citazione da saggi contenuti in volume,
• anticlimax, 27 97
• antifrasi, 26 citazione da saggi pubblicati in rivista, 97
• antitesi, 27 citazione da volumi, 95
• antonomasia, 26 citazione da volumi collettanei, 96
• appendice (della tesi), 89, 110, 117, 119, citazione diretta, 91, 95,
148 citazione indiretta, 91
• argomentazione/argomento, 2, 3-11, 17-19 citazione in nota, 93
individuazione dell’argomentazione, 68 citazione nel testo, 91, 101
• articolo scientifico, 2 corsivo nelle citazioni, 91
lacuna della citazione, 145
• climax, 27
B • coerenza testuale, 57, 58
• bibliografia, 13, 14, 67, 75, 76, 78, 81, 85, • coesione testuale, 57, 58
88, 89, 90, 91, 93, 94, 95-100, 102-103 • conclusione
bibliografia analitica, 94, 100, 129, 134, conclusione dell’argomentazione, 8, 9,
bibliografia a ordinamento alfabetico, 14-16, 18, 19, 30, 42, 50, 54, 56, 60
102 conclusione della tesi, 81, 89, 115, 121
bibliografia a ordinamento cronologico, • confutazione (della tesi), 12, 13, 17, 23, 41
102 • connettivi, 25, 58, 60, 147
bibliografia sintetica, 94, 101, 129, 130, connettivi avversativi, 147
134 connettivi causali, 147
• biblioteca, 72, 73, 74, 75, 78 connettivi di somiglianza, 147
biblioteca a scaffale aperto, 72, 73 connettivi esplicativi, 147
• BibTex, 76 connettivi finali, 147
• BDI (Biblioteca Digitale Italiana), 74 connettivi spaziali, 147
connettivi temporali, 147
• contesto argomentativo, 4
C • corpo tipografico, 109, 110
• capitolo (della tesi), 62, 67, 80, 81, 85, 86,
87, 88, 89, 93, 94, 105, 109, 110, 117,
121, 148 D
• carattere, 48, 83, 84, 92, 94, 95, 106, 107, • documentazione, 55, 56, 68, 71, 73, 77,
108-111 78, 90, 91, 116, 117, 124, 125
240 Indice analitico

E indice analitico, 90
• editing, 106, 109, 111, 148, indice argomentativo, 122
• End Note, 75 indice dei nomi, 90
• errori, 137 indice delle illustrazioni, 90
errori con parole straniere, 140 • interlinea, 91, 93, 106, 107, 108, 115, 126
errori di accenti, 137 • introduzione (della tesi), 81, 86, 87, 88,
errori di apostrofi, 138 115, 120
errori di preposizioni e particelle • iperbole, 27
avverbiali, 140 • italiano
errori di pronomi, 139 italiano digitato, 61-63
errori di tempi e modi verbali, 139 italiano stampato, 61-63
• eufemismo, 26

L
F • LaTex, 76, 106
• figure retoriche, 26, 27 • lessico, 58, 59, 60, 105
figure retoriche di sostituzione, 26 • lettura
figure retoriche per insistenza, 27 lettura critica, 29, 30-31, 34, 45, 47, 49,
figure retoriche per opposizione, 27 50, 51
• font, 109, 110, 111 lettura veloce, 29-30
• fonti, 13, 66, 67, 68, 71, 74, 75, 77, 90-95, tecniche di lettura, 21-43
98, 100, 103, 104, 114, 118, 127, 128 • lineetta, 113
fonti bibliografiche, 2, 116, 117 • litote, 26
fonti straniere, 99
fonti tratte dalla rete, 103
raccolta e schedatura delle fonti, 68, 71-76 M
• frontespizio, 81, 83, 84, 120, 126 • marginatura, 106
• metafora, 26
• metonimia, 26
G • metodo
• giustezza, 106, 107, 115 metodo analogico, 21
a bandiera appoggiata a destra, 107 metodo deduttivo, 20
a bandiera appoggiata a sinistra, 107 metodo del Brainstorming, 55, 56, 79
piena, 107 metodo dell’anticipazione delle obiezioni,
• Google Books, 74, 75 21
• gradazione, 27 metodo della controargomentazione,
• grafica, 32, 33, 106, 111, 115-119, 123 22-24, 37
metodo delle ‘scatole vuote’, 80-81
metodo induttivo, 20-21
I
• ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo
Unico), 72, 74 N
• ideazione, 3, 55, 62, 68, 70, 79 • nota, 48, 91, 92-94, 100, 106, 110, 128,
• incipitario, 90 149
• indice (della tesi), 33, 62, 63, 67, 68, 78-81, nota a margine, 31
85, 86, 88, 89, 90, 105106, 114, 115, 118, nota bibliografica, 94
119 nota esplicativa, 94
Indice analitico 241

O • revisione, 47, 50, 55, 59-64, 68, 88, 105,


• occhiello, 89 115
• Opac, 71, 72, 74 • riassunto → sintesi, 46, 86, 120, 121
MetaOpac, 72 • ringraziamenti (della tesi), 71, 81, 87
• ossimoro, 27

S
P • saggio
• pagina saggio breve, 2, 55, 66
numerazione delle pagine, 88-89 saggio critico, 2
• parafrasi, 14, 43-45 • scaletta, 29, 56, 57, 58, 60, 62, 80, 122,
• paragrafo 124
centrato, 107 • schema argomentativo, 31, 32-33, 41-42,
giustificato, 107 46, 47, 50, 60
rientro di primo paragrafo, 11, 55, 64, • scrittura
87, 121 scrittura a computer (o in word), 62-64,
• parallelismo, 27 115
• parole straniere, 140 scrittura a mano, 58, 62, 63, 80
• perifrasi, 26 tecniche di scrittura, 43-64
• power-point, 110, 121-124 • sineddoche, 27
• premessa • sintassi, 43, 49, 57, 58, 59, 60, 61, 105,
premessa dell’argomentazione, 8, 9, 39, 147
51 sintassi franta, 49
premessa della tesi, 81, 86, 88, 114, 115 sintassi nominale, 43
• presentazione, 33, 56, 86, 106, 110, 115-124 • sintesi, 30, 31, 32, 45-54, 56, 71, 120
• principio di autorità, 13, 15, 18, 19 • spazio tipografico, 114
• progettazione, 55, 56-57, 62, 63, 68, 88 • struttura (dell’argomentazione), 3, 8, 9,
• prove (dell’argomentazione), 3, 8, 9, 11, 16-18, 25, 28, 30, 31, 32, 33, 40, 45, 49,
12-14, 15, 16, 18, 19 55, 56, 57
prove d’autorità, 12-13, 16, 56
prove scientifiche, 13-14, 16, 56
• punteggiatura, 59, 60, 61, 105, 114, 140-146 T
due punti, 91, 144-145 • tavola bibliografica, 94, 101
parentesi quadre, 145 • tesi (dell’argomentazione), 2, 3, 9-12,
parentesi tonde, 145, 146 14-19, 21-24, 30, 32, 33, 49, 56, 60, 78
punto, 141 • tesi di laurea, 2, 3, 65-138
punto esclamativo, 145 tesi di ricerca o sperimentale, 69-70, 125
punto e virgola, 143, 144 tesi documentativa o compilativa, 69-70
punto interrogativo, 145 tesi specialistica, 2, 65, 69, 120, 122,
trattini, 146 125, 126
tre puntini di sospensione, 145 tesi triennale, 2, 65, 68, 120, 122, 125,
virgola, 141-144 126
• tesina, 2, 65-138
• testo
R argomentativo, 3-28
• recensione, 9 di tipo circolare, 14-15
• Reference Manager, 75 di tipo progressivo, 15
242 Indice analitico

descrittivo, 2 verifica del lessico, 60, 105


espressivo, 2 verifica dei paragrafi, 60, 105
informativo, 1, 30, 45, 60 verifica della punteggiatura, 60, 105
interpretativo-valutativo, 2 verifica dello stile, 61, 105
narrativo, 2 verifica della struttura, 60, 105
regolativo, 1 • virgolette, 64, 67, 91, 92, 97, 106, 112,
• titolo, 4-8, 23, 48, 59, 60, 62, 64, 71, 72, 113, 115, 128, 145-146,
81, 83, 84, 85, 86, 95, 102, 103, 104, 105, apici, 112
110, 114, 120, virgolette basse o caporali, 91, 92, 112
nota al titolo, 94 virgolette di citazione, 112
• trait d’union, 95, 113 virgolette doppie alte o inglesi, 112
• trattino virgolette evidenzianti, 110, 112, 140
trattino breve, 113
trattino medio, 113
W
• Wiki-source, 74
V
• verifica del testo, 59, 105
verifica della grammatica, 60, 105 Z
verifica della sintassi, 60-61, 105 • Zotero, 75

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