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Opac e biblioteca virtuale


Metadati
I «metadati» sono «dati sui dati», cioè informazioni, generalmente strutturate e scandite in campi,
relative a documenti primari «a testo pieno» (full text), che ne permettono una più efficiente
organizzazione e recupero. Non si tratta in realtà di niente di più o di diverso da quanto, da tempo
immemorabile, viene garantito, per esempio, dalle canoniche schede catalografiche bibliotecarie, veri e
propri «metadati» rispetto ai «dati» costituiti dai libri e dai periodici conservati sugli scaffali delle
biblioteche, cui tali schede si riferiscono.

Cataloghi, bibliografie e repertori bibliografici vari, sia in formato cartaceo sia elettronico,
non sono altro che insiemi organizzati di metadati costruiti e mantenuti da professionisti
dell'informazione per individuare, selezionare, localizzare e permettere il recupero di
documenti primari più ingombranti e meno maneggevoli delle loro «immagini» o «surrogati»
sintetici, ovvero delle schede, dei record, degli item bibliografici.

Mettere in ordine alfabetico di autore mille piccoli record elettronici (o anche mille schede
cartacee) scanditi in campi riempiti con valori normalizzati è infinitamente più semplice e meno
faticoso che effettuare la stessa operazione con mille voluminosi libri

Nuovi modelli di indicizzazione

gli informatici, stabiliti i campi necessari insieme ai bibliotecari, si preoccupano di prepararli e di mettere
a punto la loro gestione, mentre devono essere i bibliotecari a decidere come riempirli. Ma in realtà è
spesso l’autore stesso che indicizza, non un’équipe di specialisti (bibliotecari e informatici): “Con
l'avvento di Internet non è più detto che l'autore produca i dati, l'indicizzatore ne estragga i metadati e li
organizzi in appositi «contenitori» (come i cataloghi e le bibliografie) e che infine il lettore interroghi i
metadati raccolti nei «contenitori» per individuare e poi raggiungere i data più appropriati al suo bisogno
informativo.”

Il Web semantico

Il progetto più ambizioso e discusso degli ultimi anni nell'ambito dell'indicizzazione di Internet,
e nel quale è facile riconoscere i punti di contatto con lo Xanadu di Ted Nelson, è
indubbiamente quello che viene etichettato «Web semantico». Non si tratta di un World Wide
Web nuovo e alternativo a quello oggi esistente, ma piuttosto del sogno, vagamente
leibniziano, di rendere il Web che già conosciamo non solo un luogo dove si trovi facilmente e
velocemente tutto ciò che vi si cerchi (anche utilizzando motori e repertori, che non
scompariranno ma anzi vedranno potenziata la loro efficacia), ma dove addirittura sarà
possibile affidare agli strumenti di ricerca il compito di verificare la validità dei contenuti
informativi recuperati, di metterli in relazione fra loro e di dedurne ulteriori informazioni,
ricerche e addirittura fruizioni di servizi (per esempio acquisti) o decisioni di altro tipo (per
esempio investimenti finanziari).

«Alla base del progetto Semantic Web vi è una duplice assunzione: l'idea che sia
possibile aggiungere, in maniera semplice, coerente, pertinente e sufficientemente
standardizzata, metadati semantici a gran parte dell'informazione primaria inserita in rete, e
l'idea che questi metadati semantici siano a loro volta suscettibili di essere gestiti, analizzati e
aggregati in maniera utile e funzionale attraverso l'impiego 'intelligente' di appositi agenti
software» (Gino Roncaglia, Blogsfera e feed RSS: una palestra per il Semantic Web?,
«Networks», 1, 2003, n. 2, p. 47). Un terzo, fondamentale, elemento del progetto sono le
ontologie, ovvero delle strutture logiche, imparentate coithesauri e gli schemi di classificazione
diffusi in ambito bibliotecario, che dovrebbero collegare fra loro in modo esplicito e
formalizzato tutti i concetti e i termini relativi a un determinato ambito, facilitando allo stesso
tempo il compito di chi deve assegnare metadati ai documenti primari e di chi tali metadati
deve sfruttare per individuare i documenti primari che soddisfano le sue esigenze.

Citare le risorse Internet

Sempre più spesso è necessario citare fonti di informazione reperibili anche o esclusivamente in Rete.
Tali citazioni, come quelle dei documenti tradizionali, pubblicati su carta, devono essere esatte, coerenti
fra loro e soprattutto devono permettere l'individuazione e il recupero del documento citato da parte del
lettore che lo desidera.

Un elemento obbligatorio, caratteristico delle sole risorse Internet, è l'Url, che spesso viene racchiuso
fra i simboli di maggiore e minore (dette anche parentesi ad angolo: «<» e «>»), per separarlo più
nettamente dal testo circostante. Dato che, come si è detto, i documenti disponibili in Rete cambiano
spesso indirizzo, non si può fare troppo assegnamento su questo elemento come unico filo di Arianna
per arrivare alla localizzazione; bisogna quindi evitare la tentazione troppo frequente di indicare in sede
di citazione esclusivamente l'Url della risorsa. Occorre completare sempre il riferimento con elementi
aggiuntivi, in modo da renderne possibile il ritrovamento anche con un diverso Url, tramite motori di
ricerca o altri repertori.

es.:

Visintin, Giulia. L'avanspettacolo dei libri. Dalla Letteratura professionale italiana alla Bibliografia
italiana delle biblioteche, del libro e dell'informazione, a cura di Giulia Visintin e Alberto Petrucciani,
in Aib-Web, <http://www.aib.it>,

es. di articolo pubblicato on line, ma anche stampato:

Notess, Greg R. Northern Light. New search engine for the web and full-text articles,
«Database», 21 (1998), n. 1, pp. 32-37, oppure <http://notess.com/write/archive/9802a.html>.

Caratteristiche dell'informazione in Internet

Fluidità «esterna». In ogni istante nascono nuove risorse e ne scompaiono altrettante,


tutte spesso migrano da un indirizzo ad un altro e cambiano rapidamente le proprie
caratteristiche quantitative e qualitative.

Fossilizzazione. Esistono quindi forti rischi di fossilizzazione dell'informazione, cioè di


imbattersi in link che non conducono da nessuna parte oppure in documenti che nel frattempo
sono stati superati da versioni più recenti, delle quali non viene segnalata l'esistenza.

Fluidità «interna». Per una risorsa in Rete, in continua evoluzione, è difficile, spesso
impossibile, individuare qualcosa di equivalente alle tradizionali edizioni e versioni cartacee;
inoltre le singole sezioni delle risorse più articolate possono spesso essere considerate a tutti
gli effetti documenti autonomi. I motori di ricerca accentuano questa tendenza, permettendo
l'accesso diretto a singole parti di un sito o di un documento ignorando il contesto.

Detestualizzazione. Alcuni tipi di risorse sono difficilmente riconducibili al concetto stesso


di testo o documento, se non estendendolo oltre i suoi limiti tradizionali e sconfinando ad
esempio verso quello di luogo di discussione e di comunità.

Delocalizzazione. Attualmente la grande maggioranza delle risorse Internet messe a


disposizione dei propri utenti dalle biblioteche non viene copiata sui computer delle singole
biblioteche, ma resta solo sul calcolatore, remoto, dell'editore o del soggetto che le rende
disponibili e che può decidere in qualsiasi momento di modificare il tutto o di non fornire più
alcun accesso ad esse. Le biblioteche non svolgono più, in questo caso, quel ruolo di garanti
dell'immutabilità e della disponibilità permanente di tutto ciò che viene pubblicato che erano
solite svolgere nei confronti dei documenti a stampa.

Disintermediazione. La stampa tipografica richiede notevoli risorse finanziarie e


tecnologiche e lunghi tempi di lavorazione. L'editore ha quindi il tempo e l'interesse di
verificare attentamente la qualità dei testi da pubblicare, utilizzando a volte anche consulenti e
comitati scientifici. Su Internet, invece, chiunque può essere editore di se stesso, pubblicando
ciò che preferisce con pochi soldi, in poco tempo e senza controlli di qualità. Il passaggio
diretto, senza intermediari, dall'autore al lettore, crea grandi possibilità di democrazia e di
aggiornamento in tempo reale delle informazioni, ma rischia di mettere in circolazione anche
una grande quantità di informazioni parziali o errate.

Omogeneizzazione. La posta elettronica e le pagine Web utilizzano tecnologie troppo


recenti, che non hanno ancora determinato lo sviluppo di quella vasta gamma di tipologie
grafiche e di presentazione, tipiche dell'editoria cartacea, che permettono all'utente di
orientarsi fra prodotti di taglio diverso. In edicola, in libreria e in biblioteca tutti noi sappiamo
istintivamente riconoscere (dopo secoli di storia della stampa e anni di letture personali) i
prodotti editoriali più sofisticati da quelli più dozzinali. In Rete invece la pagina Web o la mail
dell'autorevole esperto possono somigliare moltissimo a quella amatoriale di un teenager.
Saper riconoscere in Rete le fonti di informazione realmente pertinenti e affidabili è tutt'altro
che banale; per far questo occorre maturare un po' di esperienza e, nel dubbio, affidarsi a
buoni repertori, manuali, recensioni e bravi bibliotecari.

4. Biblioteche e Opac nel mondo


OPAC OPAC è l'acronimo di On-line Public Access Catalogue (= Catalogo in rete
ad accesso pubblico)

Nel mondo esistono centinaia di migliaia di biblioteche. Quelle italiane, ad esempio, sono almeno 27
mila, escludendo quelle parrocchiali, mentre le statunitensi sono quasi 118 mila.

Meta-Opac. Detti anche «cataloghi collettivi virtuali», sono costituiti da un software che, appoggiandosi
a una banca dati appositamente costruita e mantenuta aggiornata, interroga contemporaneamente vari
Opac, indipendenti fra loro e consultabili anche separatamente. I risultati della ricerca potrebbero
essere presentati in ordine di intestazione (autore, titolo, e così via), ma più spesso vengono divisi per
Opac di origine

Repertori internazionali di Opac

il più vasto repertorio mondiale èBibliotheks-Opacs und Informationsseiten <http://www.hbz-


nrw.de/produkte_dienstl/toolbox/opac.html> a cura di Hans-Dieter Hartges e Claudia Kröhnert, presso
lo Hochschulbibliothekszentrum des Landes Nordrhein-Westfalen (Hbz) di Colonia, che elenca oltre
200 categorie geografiche. Questa directory include anche alcune biblioteche prive di Opac, alcuni enti
e archivi di ambito bibliografico e una buona scelta di altri repertori internazionali e nazionali di Opac e
di siti bibliotecari.

Un'utilissima risorsa, a metà strada fra un repertorio di Opac e un Multi-Opac è il Gateway to library
catalogs Z39.50 curato dalla Library of Congress <http://lcweb.loc.gov/z3950/gateway.html>, che
permette di interrogare via Web con interfacce assai simili fra loro oltre 500 cataloghi singoli o collettivi
di tutto il mondo che adottano lo standard Z39.50.
5. Biblioteche e Opac in Italia

www.sbn.it
http://www.ubka.uni-karlsruhe.de/kvk.html
(oppure andando su google : karlsruhe catalogue)

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