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Mozilla Firefox
Dal menu "Strumenti", scegliamo la voce "Opzioni", che dovrebbe essere l'ultima della lista.
Nella nuova finestra, clicchiamo sull'etichetta "Avanzate" (di nuovo l'ultima della lista) e poi su
"Rete", tra le quattro etichette che ci appariranno in basso.
Nella sezione "Connessione" - "Determina come Firefox si collega a internet", clicchiamo
su "Impostazioni".
Nuova finestra. Selezioniamo "Configurazione manuale dei proxy". Nella casella "Proxy
HTTP", scriviamo l'indirizzo IP del proxy (nel nostro esempio, 204.232.206.87); come porta,
scriviamo la posta a cui si collegherà il proxy (nel nostro esempio, 80).
Di nuovo Ok a tutto, riavviamo Firefox e dovrebbe essere a posto.
Google Chrome
Dalla finestra principale di Chrome, clicchiamo sulla chiave inglese, nell'angolo in alto a
destra. Selezioniamo poi la voce "Opzioni".
Nella nuova finestra, clicchiamo sull'etichetta "Roba da smanettoni", poi cerchiamo "Rete" -
"Imposta proxy per connessione alla rete". Clicchiamo sul pulsante "Modifica
impostazioni proxy".
Come vedrete, ci manderà nella stessa finesta che abbiamo già usato per Internet Explorer. Il
resto del procedimento, dunque, è identico a quanto già detto per Internet Explorer.
Safari
Dalla finestra principale di Safari, clicchiamo sul menu "Preferenze", poi sulla voce
"Avanzate".
Altro clic sulla voce "Modifica impostazioni". Si aprirà adesso il pannello "Network".
L'ultimo passo consiste nel cliccare su "Preferenze di Sistema", per poi inserire le
informazioni del proxy che abbiamo scelto. Come indirizzo scriviamo l'indirizzo IP del proxy
che vogliamo usare (nel nostro esempio, 204.232.206.87); come porta, scriviamo la porta a
cui si collegherà il proxy (nel nostro esempio, 80).
Ok a tutto, riavviamo Safari e tutto dovrebbe essere a posto.
Accedere a siti bloccati
Può capitare, a volte, di voler accedere a un sito, oppure a un servizio su un sito, e scoprire
che il sito o il servizio in questione è per noi inaccessibile. Succede soprattutto se ci stiamo
collegando dal computer dell’ufficio, della scuola o di una biblioteca, ma può succedere anche
quando ci colleghiamo dal nostro computer di casa. Il blocco stesso ci può comparire in forme
diverse: a volte è un semplice avviso, che vi segnala che noi non possiamo accedere a quel
sito o a quel servizio; a volte la pagina tenterà di caricarsi, ma il solo risultato sarà un classico
messaggio di “Impossibile accedere”, senza specificare il motivo. Il motivo, però, è chiaro:
quel sito è bloccato.
Perché bloccare un sito? Le ragioni sono diverse. In certi casi, quei siti sono considerati non
attinenti con quello che dovreste fare: è l’esempio degli uffici, delle scuole e delle biblioteche
che bloccano l’accesso a siti di svago o a social network, perché ritenuti una perdita di tempo
e una distrazione dalle attività di studio o lavoro. In altri casi, un certo servizio online è
disponibile solo per gli abitanti di un’area geografica: è il caso delle trasmissioni in streaming
della Rai, per esempio, che sono visibili soltanto ai residenti in Italia. Un ultimo caso, ben più
serio, è quello della censura governativa: molti paesi (anzi, quasi tutti) adottano un sistema
più o meno rigido per filtrare la navigazione dei propri abitanti, bloccando gli accessi a siti che
sono considerati contrari alle leggi in vigore nei rispettivi stati. Senza scomodare la Cina,
possiamo guardare in casa nostra e accorgerci che, per esempio, tutti i siti di scommesse non
approvati dall’AAMS sono bloccati, così come sono bloccati dalla censura italiana anche
alcuni siti di torrent, quali ThePirateBay e Btjunkie.
Possiamo dunque individuare tre tipi fondamentali di blocco:
-blocco degli accessi in base a una “lista nera” di siti, operato da reti private;
-blocco degli accessi in base all’origine del collegamento;
-blocco degli accessi in base a una “lista nera” di siti, operato da filtri governativi.
Il primo caso è quello delle reti di uffici, scuole, biblioteche o altro. Chi le ha programmate, ha
anche inserito una lista di siti a cui non è consentito l’accesso. Le possibilità di aggirare il
blocco e accedere lo stesso a siti vietati dipendono dalla cura con cui la rete stessa è stata
progettata: di solito, un modo per aggirarle lo si trova sempre.
Il più semplice è Google. Chi mai bloccherebbe l’accesso a Google, in un ufficio o in una
scuola? Nessuno! Eppure, Google ci offre alcune scappatoie per aggirare un blocco,
disponibili anche per chi sa poco o nulla di computer. Per esempio, possiamo accedere alla
copia cache di una pagina, come già spiegato: è possibile che non sia aggiornata al giorno
stesso, ma se dobbiamo leggere una pagina o un articolo, sarà più che sufficiente. Un altro
sistema, sempre con Google, è di ricorrere al suo traduttore: copiamo l’indirizzo della pagina
a cui vorremmo accedere, inseriamola nel traduttore ed ecco che la pagina si aprirà. In
entrambi i casi, la spiegazione è semplice: il filtro della rete ci impedisce di accedere
direttamente a quella pagina, ma non impedisce a Google di accedere. Quindi, noi accediamo
a Google e sfruttiamo un servizio di Google per far accedere Google stesso alla pagina che ci
interessa.
Un altro sistema, più complicato, è quello di utilizzare un proxy. Ho già spiegato in altre
pagine come funzionano i proxy, per cui non mi dilungherò qui nel ripeterlo; a ogni modo,
anche in questo caso si tratta di un accesso indiretto al sito bloccato. Noi ci colleghiamo al
proxy ed è poi il proxy a collegarsi al sito che ci interessa. E il blocco è aggirato.
Se infine non ci accontentiamo e vogliamo un sistema ancora più sicuro, allora c’è per noi Tor
Browser, altro programma di cui ho già parlato. Lo possiamo tenere su una chiavetta,
collegarla alla presa USB del computer e poi usarlo per navigare in modo anonimo e alla
faccia di qualsiasi blocco.
Il secondo caso di blocco è quello in base all’origine del nostro collegamento. Ogni volta che
ci colleghiamo a internet, infatti, ci viene assegnato un indirizzo IP, che è l’indirizzo a cui si
trova il nostro computer. Il sito in questione controllerà l’IP del nostro computer, quando
proviamo ad accedere, e ne osserverà l’origine: se l’IP non appartiene al paese a cui è
consentito l’accesso, allora saremo bloccati. Come è facile immaginare, per aggirare un
sistema di controllo come questo si può utilizzare un proxy. Basta sceglierne uno che
appartenga al paese a cui è consentito l’accesso, usarlo ed ecco che potremo entrare. Se
l’accesso è permesso solo ai residenti in Italia, usiamo un proxy italiano; se è solo per i
residenti in Francia, usiamo un proxy francese. E così via.
Il terzo caso, ossia il filtro governativo, è ovviamente il più complicato da aggirare. Dipende
molto da quanto rigidi sono i filtri e da quanto sono stati programmati con cura. Per accedere,
o almeno per vedere, siti bloccati dal governo italiano, spesso è sufficiente utilizzare le
funzioni di Google che ho già presentato prima: la copia cache, oppure il traduttore. Se poi
vogliamo anche interagire col sito in questione, allora possiamo ricorrere a un proxy e non
avremo problemi.
Governi più seri, invece, utilizzano anche sistemi più difficili da aggirare e Google non basterà
più. Anche un proxy normale potrebbe non bastare. In quel caso, Tor può essere un valido
aiuto, sia nella versione “portatile”, ossia Tor Browser, sia nella versione integrata con
Vidalia. In aggiunta, Tor ci garantisce anche un alto livello di anonimato, che è sempre utile
quando abbiamo a che fare con governi che amano la censura e il controllo delle
informazioni. Risultati anche migliori si possono ottenere unendo Tor e un sistema come
Privoxy, per aumentare soprattutto la sicurezza personale: è sempre meglio andarci molto
cauti e usare una protezione in più, in certi casi...