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Conoscere la storia della disabilità aiuta a capire come la storia sia intrecciata ai modelli e alle
architetture culturali; permette di comprendere come il cammino verso la loro integrazione sociale sia
tuttora difficile, scandito da una molteplicità di percorsi non sempre lineari; consente di penetrare meglio
le radici di vissuti e di atteggiamenti che sopravvivono ancora oggi, anche se in molti paesi è maggiore la
sensibilità verso i loro diritti.
Molti studiosi si sono cimentati nel ripercorrere il disegno della disabilità nella Storia, ma gli
<<handicappati>> sono stati per molto tempo ignorati, la loro storia è stata disconosciuta e vista con
diffidenza e paura.
Secondo Stiker (sociologo francese) come non esiste la storia del pensiero al di fuori della storia dei
sistemi di pensiero, così non esiste disabilità e disabilità al di fuori di precise strutturazioni sociali
culturali.
Per Foucault non si possono comprendere pensieri, pratiche e atteggiamenti nei confronti della disabilità
al di fuori di un <<episteme>>, ossia al di fuori di norme, valori, significati e organizzazioni specifiche delle
varie epoche (1996).
1.2 L’esclusione dal consorzio umano
L’antichità ha escluso la categoria dei disabili, negandone l’identità umana, con il conseguente
allontanamento dalla vita sociale. In assenza delle conoscenze scientifiche, l’immaginario collettivo fa
ricorso a spiegazioni religiose: la posizione delle persone diverse per cause naturali è interdetta dagli
umani in quanto tutelata direttamente dal dettato divino; quindi non spetta a loro occuparsene.
La nascita del monstrum può essere segnale della collera divina in conseguenza alle colpe proprie o di chi
lo ha generato o degli antenati, oppure l’annuncio di future catastrofi; la ragione del suo venire al mondo
si esaurisce nell’essere messaggero della divinità.
L’infanticidio è una pratica normale nel mondo greco come in quello romano; ci sono numerose
testimonianze n letteratura. Altra pratica è l’<<esposizione>> pubblica, da considerarsi un disconoscimento
del non conforme e un rinvio della suo sopravvivenza alla divinità.
Responsabili dei figli minorati non è la famiglia, ma sono gli dei, lo Stato e i sapienti. Platone raccomanda
una certa forma di segregazione e consiglia l’infanticidio, per <<preservare la razza pura dei guardiani>>.
Aristotele auspica una <<legge che imponga che non siano allevati bimbi deformi>>.
Con il Nuovo Testamento si rompe la logica dell’eliminazione fisica e del rifiuto di conoscere. Nonostante
il messaggio e il modello cristiano indirizzato a privilegiare i marginali e gli infermi, proponendo una
soluzione positiva della questione, per molti secoli nel tessuto sociale prevale l’atteggiamento del rifiuto
anche violento.
Non possiamo dimenticare, tuttavia, che l’età contemporanea non è estranea all’esperienza
dell’eliminazione, anche di massa, dei disabili. Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, fra il 1934 e il
1939, nella Germania nazista vengono introdotte leggi che, facendo riferimento ai principi dell’eugenetica
giustificano misure di sterilizzazione di soggetti con menomazioni varie. La cancelleria di Hitler tra il
1939 e il 1941 avvia l’operazione di sterminio di bambini e adulti considerati anormali.
3.6 La neuropsichiatria infantile per l’educazione e la scolarizzazione dei disabili: posizioni esemplari nel
secondo Novecento
Giovanni Bollea è uno fra i primi docenti incaricati dell’insegnamento universitario della disciplina, che
diventa ufficialmente cattedra accademica a partire dal 1963 all’Università di Messina e nel 1965 a Roma.
Fin dal 1959 si esprime con decisione a favore dell’educabilità dei minori con ritardo intellettivo,
affermando che l’insufficienza mentale non è una malattia, ma una disabilità di apprendimento e di
adattamento che, comunque determinata, nel rapporto con il mondo esterno plasma un modo di sentire e
di reagire e di essere, una personalità <<tipica>>. All’impegno clinico accompagna un grande investimento
sul piano pedagogico: l’educazione speciale fisica e psichica del minorato è per lui tanto più valida quanto
più precoce- l’ideale è realizzarla entro il primo anno di vita-, pertanto è necessaria una diagnosi
tempestiva. L’80% delle azioni di una buona P.S. deve essere condotta dai genitori.
Adriano Milani Comparetti è un medico ed è il primo promotore dell’autonomia del piccolo con disabilità
fin dal periodo prenatale, individuando nelle sue concrete possibilità di azione il nodo strategico
dell’incontro tra minorazione e società. Privilegia la presa in cura a partire dalla vita quotidiana e dai
bisogni primari del bambino, ma anche dalla sua voglia di vivere e da una creatività capace di far superare
in tutto o in parte la realtà patologica. L’obiettivo è quello della “educazione” in senso ampio. Si dedica,
oltre all’aspetto medico, anche educativo e sociale dell’infanzia colpita da problemi neurologici e motori.
Nel 1960 apre la prima scuola speciale per bambini con paralisi cerebrale interna al centro Torrigiani.
Egli pratica la convinzione che l’intervento riabilitativo è più efficace se rispetta le esigenze di vita ed
educative dei piccoli utenti, i loro rapporti con i coetanei, nonché la loro famiglia.
La lettura innovatrice di Milani Comparetti lo avvicina al neuropsichiatra infantile Giorgio Moretti,
esperto di minorazione neuropsichiatrica anche grave. Per il primo la riabilitazione 11 è un fine, mentre per
Moretti è un processo di natura non solo medica, ma anche educativa. Medicina ed educazioni sono due
dimensioni inscindibili, in reciproca continuità, e isomorfe rispetto al progetto di vita. Per riequilibrare
l’approccio diagnostico introduce un parametro nuovo: quello del rilevamento dei bisogni, che permette
sia un giudizio sulle capacità residue individuali, sia sulle possibilità e le esigenze dell’ambiente in cui vive
il soggetto. In maggior ragione in età evolutiva il significato e il valore dell’intervento riabilitativo si
misurano con il grado di risposta al bisogno soggettivo del bambino. L’intervento di cura deve struttura
come una prassi pluriprofessionale. La presa in atto ha tempi prolungati visto che deve seguire il processo
di crescita stimolando e facilitando. Si occupa anche dell’integrazione scolastica dei minori con disabilità
gravi. Vanno considerate un mix di variabili intrecciate: la storia evolutiva naturale del comportamento e
dei disturbi, la dinamica antropologica, le influenze socioculturali.
Enrico Montobbio è un neuro psichiatra esperto di integrazione sociale e lavorativa di adolescenti con
deficit intellettivo. L’unica vera riabilitazione per handicappati mentali adolescenti ed adulti è
l’assegnazione di un ruolo di lavoro. Fa una riflessione sul tema dell’identità come costruzione della
memoria, osserva che gli interventi di educazione individualizzata e di riabilitazione rischiano di
rimandargli permanenti rappresentazioni di sé svalorizzati, sul versante dell’infantilismo e del bisogno
assistenziale. L’integrazione nel mondo del lavoro normale rappresenta una grande opportunità di
rispondere ad aspettative di ruolo, in quanto consente al giovane disabile di confrontarsi con una
rappresentazione mentale, quella dei colleghi, connotata da fiducia e da realistiche aperture di credito.
Il tema della maturazione relazionale è la vera sfida.
5.6.3 L’autismo
Termine adottato per la prima volta nel 1908 dallo psichiatra svizzero Bleuler. Si deve all’austriaco
Kanner l’interesse verso l’età evolutiva. Un aspetto evidenziato è la presenza di <<isole di abilità>> nei
soggetti in trattamento, cioè di competenze di buon livello inserite in un contesto di sviluppo generale
molto compromesso. Asperger individua una popolazione infantile con sintomi simili, ma con una buona
comunicazione verbale e buon livello intellettivo. Il comportamento autistico costituirebbe un meccanismo
di difesa attivato dal bambino, in conseguenza all’alterazione del rapporto madre-figlio (1967). Si è
scoperto poi che la causa non è dei genitori, ma è un problema di origine organica. È un disturbo del
comportamento causato da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con manifestazione
nei primi 3 anni di vita. Si configura come una disabilità permanente. Le aree maggiormente interessate
riguardano l’interazione sociale reciproca, le abilità di comunicare idee e sentimenti, la capacità di
stabilire relazioni con gli altri. Gli esperti raccomandano programmi di intervento mediati dai genitori. La
relazione può contribuire ad una migliore interazione tra genitori e figli, accrescendo l’empowerment e il
benessere emotivo. L’età ottimale per iniziare le azioni di stimolazione è prima dei 5 anni, meglio fra i
2/3 anni. Fra le strategie abbiamo <<Apllied behaviour intervantion>> (ABA): modello di intervento
precoce e intensivo, declinato secondo i principi dell’analisi comportamentale applicata; un altro è il
TEACCH (Schopler): due linee di intervento, Il potenziamento delle capacità individuali e le modificazioni
dell’ambiente, secondo i bisogni originali del bambino; il CAA: combinazione di tecniche, strategie e
metodologie orientate a favorire e incrementare l’intenzionalità espressiva della persona che non parla,
attraverso tutti i possibili codici non verbali.
6.5 L’invecchiamento
L’avanzamento dell’età rende la situazione più complessa, in quanto l’invecchiamento si accompagna spesso
a manifestazioni di deterioramento cognitivo, anticipate e più consistenti rispetto a quelle delle persone
a invecchiamento tipico, con conseguente perdita di abilità funzionali al vivere quotidiano e
all’adattamento all’ambiente.
Le variabili maggiormente incidenti sulla qualità della vita delle persone anziani con la disabilità riguardano
la possibilità di impegnarsi in attività realistiche e significative, che permettono sia la partecipazione
attiva alla vita comunitaria, sia il mantenimento di una buona relazionalità, sia l’assunzione di specifici
ruoli. È importante che il soggetto sia sollecitato a trascorrere del tempo fuori casa, a incontrare altre
persone, a impegnarsi in attività ricreative, che sia gradualmente preparato al distacco dalla famiglia e
abituato a pianificare il proprio futuro dopo la perdita dei genitori. In caso di residenzialità si devono
garantire le interazioni affettive e le relazioni sociali con l’esterno.
Bisogna tenere conto che il migrante porta con sé modelli peculiari, includenti la relazione tra salute e
malattia, la concezione dell’accoglienza e della cura, la rappresentazione del deficit ecc. le problematiche
linguistiche, poi non sono confinate al livello tecnico, ma coinvolgono i significati culturali. Secondo gli
esperti, i professionisti dei servizi devono disporsi a imparare dalle esperienze transculturali dei
migranti, ponendosi in atteggiamento di ascolto, per conoscere l’ampiezza della storia culturale e
migratoria della famiglia. Per Moro, il rischio è di medicalizzare dei comportamenti culturali e
culturalizzare dei disturbi che il professionista non vede.
Parte terza. Nuove sfide per la scuola: tra progettazione individualizzata e inclusione.
9. Integrazione o Inclusione? Il dibattito nel contesto internazionale
9.1 Accoglienza nella scuola di tutti: un principio non condiviso
A partire dagli anni Novanta, l’obiettivo <<inclusione>> è stato considerato validamente, diventando un
principio condiviso. Bisogna ricordare la dichiarazione di Salamanca (1994) con la quale si è riconosciuta
la necessità e urgenza di dare insegnamento a tutti i bambini, giovani o adulti con esigenze speciali.
Gli esperiti impegnati nel progetto OCSE, nel 1990 definiscono l’integrazione in ambiente scolastico come
il massimo d’interazione tra gli individui handicappati e non handicappati. Porras Vallejo riconosce tre
accezioni possibili dell’integrazione: assimilazione, adattamento, accomodamento.
Lopez Melero evidenzia la dimensione razionale-tecnicistica del concetto di integrazione, che la
considera qualitativamente apprezzabile quando lo studente con disabilità viene educato in un contesto
comune, gli si offrono programmi in funzione delle sue differenze e può partecipare all’ambiente
istruttivo dell’aula. Tale visione è più vicina a un’idea di scuola per tutti, implicando il superamento del
modello duali di educazione.
Il paradigma dell’accoglienza dei <<diverso>> nella scuola di tutti, nella sua forma più avanzata, considera
che è il sistema ad avere lacune e disabilità di fronte alle richieste implicate dall’azione educativa in aula
con il gruppo naturale degli allievi. Il ragionamento apre le porte a un modello di partecipazione più
impegnativo, esteso e coinvolgente, l’inclusione. Agli studenti vengono offerte eque opportunità di
ricevere servizi educativi, con supporti necessari in classe di età appropriata.
9.4 Modelli di scolarizzazione degli studenti con bisogni educativi speciali in Europa
Nel contesto dell’Unione Europea il pedagogista Goussot identifica tre diverse concezioni dle processo:
-la proposta dell’opzione unica: la frequenza della scuola comune
- un approccio molteplice, con una gamma di servizi più o meno integrati all’insegnamento ordinario
- la proposta di duo opzioni parallele, cioè di due insegnamenti distinti e separati: ordinario e speciale.
Nel sistema duale dissociato sono praticati percorsi di educazione speciale separati dalla normalità, come
risposta specifica a situazioni differenziali ugualmente specifiche. Nel condividere inserimento e impiego
di risorse, il processo integrativo rende necessario il superamento del modello precedente, secondo la
prospettiva <<curricolare>> e delle <<competenze>>: si tratta di offrire programmi di sviluppo
individualizzati e una didattica differenziata nel contesto di normalità, a partire dall’adattamento del
curricolo comune e dalla collaborazione tra insegnanti e tra compagni.
Solo accompagnando l’integrazione con la revisione dell’esperienza educativo-didattica- organizzativa la
si può dotare di maggior vigore; nel sistema duale unificato si corre il rischio di favorire la riproposizione
della sostanza dell’educazione speciale, sostituendo l’idea di educazione intrinsecamente differenziata
con quella di un’educazione adeguata in metodi, mezzi e servizi alle caratteristiche e alle eventuali
difficoltà di apprendimento proprie di ciascun allievo. Il concetto di BES richiede che il polo della
responsabilità educativa sia trasferita all’istituzione e allontanata dall’individuo.
Nel sistema unico le categorie dell’integrazione e dei bisogni educativi speciali vengono superati, sfumate
nell0idea di una scuola unica, comprensiva e inclusiva che, nel senso più innovativo, prospetti come uno dei
suoi principi fondanti l’attenzione alle molteplici diversità degli studenti. Ciascuna necessità educativa
speciale viene a occupare in questo contesto lo spazio di una questione ordinaria, di una condizione
all’interno del gruppo che merita il trattamento differenziale migliore.
VOCABOLARIO
Cap. 2
1
SORDOMUTO= minorato sensoriale dell’udito affetto da sordità, che gli impedisce l’apprendimento del
linguaggio parlato. Grazie all’educazione bilingue- lingua dei segni e lingua verbale- il sordo può comunicare
perfettamente attraverso la modalità visivo-manuale. Con la legge n.95/2006 il nostro paese ha sostituito
il termine <<sordomuto>> con <<sordo>>.
2
SENSISMO= si propone di mostrare come dalla sola sensazione, mediante trasformazioni e svolgimenti,
nasca tutta la vita conoscitiva e psichica dell’uomo. Suscitò polemiche e così Condillac venne accusato di
materialismo e appunti di <<sensismo>>.
3
NOSOGRAFIA= scienza che si occupa della classificazione sistemica delle malattie e della descrizione
della loro manifestazione. Possono essere classificate secondo l’eziologia (causa), la patogenesi
(meccanismo di insorgenza di un processo patologico e il suo conseguente sviluppo) o il sintomo. Possono
essere classificate anche secondo l’organo che è affetto, anche se alcune malattie possono interessar
e vari organi.
4
ALIENATO= termini utilizzato per indicare i folli, i dementi.
5
FRENASTENICI= coloro che manifestano uno stato di insufficienza mentale congenita o acquisita che
ostacola lo sviluppo organico e funzionale.
Cap. 3
6
SCUOLE NUOVE= movimento che avviò un forte rinnovamento nel sistema educativo dei collegi. Furono
interessate da notevoli cambiamenti nei metodi, contenuti, organizzazione del curricolo e gestione delle
scuole stesse, per rispondere alle esigenze di modernizzazione provenienti dal tessuto sociale.
7
PEDAGOGIA DELL’ATTIVISMO= movimento con forte accentuazione naturalistico e sperimentale
dell’educazione, ispirato al cosiddetto principio del puerocentrismo.
8
SCUOLA MAGISTRALE ORTOFRENICA= scuola per insegnanti impegnati nell’educazione dei bambini
con ritardo mentale. Termine in uso fino agli anni Sessanta.
9
PROVE EQUIPOLLENTI= contenuti di esami sostitutivi, ritenuti altrettanto validi dalla commissione.
10
DECENTRAMENTO SCOLASTICO=si indica lo spostamento decisionale e di gestione dal ministero
centrale verso gli istituti scolastici. Le argomentazioni a favore: generi maggiore efficacia nella
risoluzione dei problemi, sia in materia di definizione dei bisogni, per la vicinanza con l’utenza, dia di
gestione delle risorse; maggiore partecipazione dei docenti e delle famiglie alla condizione della scuola,
rafforzando così i processi di democratizzazione.
11
RIABILITAZIONE=insieme delle attività tecnico-scientifiche che mirano a far raggiungere o a far
recuperare alla persona fisicamente o funzionalmente disabile il massimo delle potenzialità o farne uso
ai fini del proprio benessere personale. Nelle situazioni di gravità il suo compito consiste nel fare barriera
contro la regressione.
Cap. 4
12
STATO SOCIALE=concezione dello stato politico e sociale dello stato. Lo Stato è tenuto a garantire a
tutti i cittadini standard minimi delle componenti fondamentali del benessere come diritti politici
orientati ad assicurare sicurezza e uguaglianza sociale.
13
DISABLED PEOPLE’S INTERNATIONAL= organizzazione internazionale non governativa (ONG)
istituita nel 1981. È un movimento di natura sociale e culturale, che si basa fondamentalmente sul
protagonismo diretto delle persone con disabilità, al fine di promuovere i loro diritti umani attraverso la
piena partecipazione, l’uguaglianza di opportunità e di sviluppo; è riconosciuta dalle principali agenzie ed
istituzioni internazionali.
Cap. 5
14
UNIVERSAL DESIGN= concetto di progettazione ideale di ambienti artificiali, prodotti e servizi, tali
che siano fruibili per quanto possibile da tutti, indipendentemente dall’età, dalle capaicità e/o dalla
condizione personale e sociale.
15
OLIGOFRENIA= coloro che sono affetti da gravi alterazioni del sistema nervoso di natura malformativa
o da disturbi di metabolismo di origine genetica o ormonale. Questi pazienti non sono autosufficienti, e
spesso sono incapaci di controllare gli sfinteri e di alimentarsi da soli, di solito non sono capace di parlare,
a volte emettono suoni inarticolati o poche parole o frasi stereotipate.
16
TIFLOLOGIA= scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva, al
fine di indicare soluzioni per attuare la piena integrazione sociale e culturale.
17
IMPIANTO COCLEARE= dispositivo elettronico in grado di sostituire il funzionamento dell’orecchio
interno danneggiato, la coclea.
18
QUOZIENTE INTELLETTIVO= indicatore per definire il livello di intelligenza della persona, misurato
attraverso un insieme di prove che compongono il test di intelligenza. Il risultato i ottiene dividendo l’età
mentale con l’età reale del soggetto.
19
METACOGNIZIONE= riflessione metodologica in genere di tipo autoriflessivo sul modo in cui si
conosce; sono implicate sia le conoscenze che il soggetto ha delle proprie abilità cognitive sia i meccanismi
di controllo e di regolazione delle stesse.
Cap.7
20
PSICOLOGIA SOCIALE= disciplina il cui terreno specifico si situa tra l’ottica psicologica e quella
sociologica. Spiega il comportamento umano in termini di interazione tra stati mentali e situazioni sociali
immediate.
21
COPING= insieme degli sforzi cognitivi e comportamentali attuati dalla persona per controllare
specifiche richieste interne e/o esterne valutate come eccedenti le sue risorse. È un processo dinamico,
in quanto costituito da una serie di risposte reciproche, attraverso cui ambiente e individuo si influenzano
a vicenda; è finalizzato a tenere sotto controllo l’impatto dell’evento stressante.
22
PARENT TRAINING=metodo di formazione familiare che si propone di prendersi cura dei genitori,
fornendo loro una guida e un aiuto concreto per metterli in grado di affrontare i problemi che il crescere
dei figli comporta. Parte essenziale è stimolare la disponibilità a mettersi in discussione e motivare in
loro un cambiamento di stile educativo e di atteggiamento.
23
RESPITE CARE=letteralmente offerta di <<sollievo temporaneo>>. Si tratta di interventi rivolti
all’utente in cura, non strettamente necessari dal punto di vista medico, ma concordati con la famiglia per
dare sollievo ai carers familiari, in modo da ridurre il carico assistenziale. Si può evitare il ricovero stabile
del congiunto n difficoltà in strutture residenziali.
24
SUSSIDIARITÀ= principio cardine riguardante i rapporti tra stato e società. Prevede che le istituzioni
statali creino le condizioni che permettono alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente,
senza sostituirsi a essi nello svolgimento delle loro attività, ma intervenendo solo quando i singoli e i
gruppi che compongono la società non sono in grado di provvedere da soli; l’intervento sussidiario deve
essere portato dal livello più vicino al cittadino: nell’ordine rispettivamente, dal Comune, dalla regione,
dallo Stato, dall’Unione Europea.
Cap. 8
25
CASA DOMOTICA= disciplina che si occupa dell’integrazione dei dispositivi elettronici, degli
elettrodomestici e dei sistemi di comunicazione e di controllo che si trovano nelle abitazioni.
Cap. 9
26
COSTRUTTIVISMO= approccio alla conoscenza secondo il quale essa è un prodotto attivo del soggetto;
è ancorata al contesto concreto e si rivolge attraverso forme di collaborazione e negoziazione sociale. Al
centro viene posto il carattere attivo, polisemico e non predeterminato della costruzione del significato.
Si collegano applicazioni nel campo degli apprendimenti, che puntano primariamente alla formazione di
capacità per <<apprendere per apprendere>>.
27
COMMUNITY OF LEARNS= una comunità di apprendimento è un particolare ambiente di ricerca
cooperativa che fa della riflessione critica condivisa sulla conoscenza il principio ispiratore di ogni
attività. La classe viene vista come un gruppo di ricerca che, partendo da problemi reali, mette in atto
un’attività d’indagine. Ne deriva dunque una nuova visione del ruolo dell’insegnante e degli studenti,
caratterizzata da un lato dal riconoscimento delle specifiche competenze di ciascuno e dall’altro
dall’intercambiabilità delle funzioni.
Cap. 11
28
INDIVIDUALIZZAZIONE DIDATTICA= adattamento degli obiettivi, dei contenuti, dei linguaggi, dei
tempi e dei ritmi dell’insegnamento alle peculiari esigenze di apprendimento dello studente. Paternità a
E. Claparède.
29
PERSONALIZZAZIONE EDUCATIVA= teoria educativa molto complessa il cui fondamento è posto nel
concetto di sviluppo della persona, intesa come soggetto unico, originale e libero che riassume in sé le
dimensioni della singolarità, della relazionalità e della direzione di senso; la sua educazione deve rivolgersi
dunque all’intelligenza e anche alla emotività/affettività e alla volontà /responsabilità.
30
VALUTAZIONE FORMATIVA= interviene durante i processi di apprendimento, con lo scopo di
informazioni continue, utili ad accertare in modo analitico quali abilità e competenze ciascun allievo sti
acquisendo e rispetto a quali incontri difficoltà. Guida il processo di apprendimento, prestando anche
attenzione al progresso della formazione personale dello studente, alla sua graduale conquista
dell’autonomia, alla costruzione di una personalità equilibrata e alla strutturazione di un progetto
realistico di sé.
Cap.12
31
WELFARE SOCIETY (SOCIETÀ SOLIDALE) = nuova configurazione del rapporto tra Stato e società
civile, affermatasi in seguito alla crisi di welfare state, incentra sul principio di sussidiarietà.