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Jean-Paul Sartre

La vita

N ato a Parigi nel 1905 da una famiglia della


borghesia intellettuale, dopo il liceo fre-
quentò l’École normale supérieure, dove strinse
a viaggiare in tutto il mondo e a prendere parte
a manifestazioni e a congressi, in cui testimo-
niò la propria ideologia progressista e pacifista:
amicizia con R. Aron, M. Merleau-Ponty, P. Ni- si pronunciò contro la guerra francese in Indo-
zan, Simone de Beauvoir. Laureatosi in filosofia, cina (1953), condannò l’intervento armato del-
svolse per alcuni anni l’attività di insegnante, l’Urss in Ungheria (1956), sostenne la lotta del
poi, nel 1933, entrò come borsista all’Istituto Fronte nazionale di liberazione algerino (1961),
francese di Berlino, dove studiò in particolare il partecipò alle manifestazioni contro l’inter-
pensiero di Edmund Husserl (1859-1938). Richia- vento americano in Vietnam (1963-1975), fu tra
mato alle armi, nel 1940 fu fatto prigioniero dai i promotori, insieme a Bertrand Russell, del Tri-
tedeschi e internato a Treviri. Liberato, parteci- bunale Russell contro i crimini di guerra (1966-
pa marginalmente alla Resistenza, ma l’espe- 1967). Nel 1964 gli venne assegnato il premio
rienza della guerra fu importante, perché lo Nobel per il libro autobiografico Le parole, che
fece volgere dall’individualismo all’“impegno” però rifiutò. Dopo la rottura con i comunisti e
(engagement) politico e civile, come attesta l’Urss in occasione della rivolta studentesca
la fondazione, nel 1945, della rivista “Les tem- del “Maggio francese” (1968) e dell’invasione
ps modernes” (“I tempi moderni”). Negli anni sovietica della Cecoslovacchia (“primavera di
Cinquanta, la radicale contrapposizione di Praga”, agosto 1968), si allineò con le posizioni
schieramenti determinata dalla guerra fredda di alcuni gruppi dell’estrema sinistra “maoista”,
indusse Sartre a schierarsi a fianco del Partito sostenendo attivamente la pubblicazione del
comunista e dell’Urss, ma da “compagno di quotidiano di opposizione “Liberation”. Dive-
strada”, con posizioni indipendenti e talvolta nuto quasi cieco, trascorse gli ultimi anni nella
critiche. Divenuto caposcuola dell’Esistenziali- rielaborazione del suo pensiero, che affidò a
smo, alternò alla sua attività di filosofo e di let- lunghe interviste (Autoritratto a 70 anni, 1975).
terato, un’intensa attività politica che lo portò Morì a Parigi nel 1980.

Le opere e i temi

Filosofo, narratore, saggista e drammaturgo, Sartre è stato uno degli intellettuali di


maggior rilievo nel panorama francese del secondo Novecento. La sua riflessione parte
da una concezione essenzialmente “negativista” (L’essere e il nulla, 1943), connessa alla
percezione dell’assurdo dell’esistenza (non c’è un senso oggettivo nella realtà; sono mi-
stificazioni i sistemi filosofici che vedono i valori positivi alla base della vita), per appro-
dare nel dopoguerra a un esistenzialismo umanistico, sorretto da una dottrina dell’im-
pegno e della responsabilità, da un progetto etico di denuncia di tutte le oppressioni
e alienazioni: «Un uomo s’impegna nella propria vita, definisce il proprio volto e, fuori
di questo volto, non c’è niente. Evidentemente questa idea può parer dura a qualcuno
che non è riuscito nella vita. Ma, d’altra parte, essa dispone gli animi a comprendere
che soltanto la realtà vale; che i sogni, le attese, le speranze permettono soltanto di
definire un uomo come un sogno deluso, come una speranza mancata, come un’attesa
inutile, cioè di definirlo negativamente e non positivamente; tuttavia quando si dice:
“tu non sei altro che la tua vita”, questo non implica che l’artista debba essere giudi-

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C4 cato unicamente dalle sue opere d’arte: mille altre cose contribuiscono egualmente a
 T 11 definirlo. Noi vogliamo dire che un uomo non è altro che una serie di iniziative, che egli
è la somma, l’ordinamento, tutto» (da L’esistenzialismo è un umanismo, 1946).
Ancora in questi anni Sartre intese proporre il proprio esistenzialismo come filoso-
fia rivoluzionaria della libertà in opposizione al determinismo marxista (Materialismo
e rivoluzione, 1946; Che cos’è la letteratura?, 1947; saggi poi raccolti in Situazioni, 1947-
1976). Il successivo avvicinamento al Partito comunista e al marxismo comportò rottu-
re dolorose, prima con Camus, poi con Merleau-Ponty (Critica della ragione dialettica,
1960), senza che questo significasse, però, la rinuncia a un atteggiamento critico nei
confronti del materialismo dialettico sovietico, totalitario e per niente attento all’indi-
viduo. Per Sartre, al contrario, la libertà dell’individuo restava fondamentale, anche se
ora intendeva tale libertà come condizionata e non più assoluta.
I temi dell’esistenzialismo ritornano nell’attività letteraria di Sartre, nei romanzi (La
nausea, 1938 (> C4 T11); L’età della ragione; Il rinvio, 1945; La morte nell’anima, 1949), nei
racconti (Il muro, 1939) e nelle opere teatrali (A porte chiuse, 1945; Le mani sporche, 1948;
Il diavolo e il buon Dio, 1951; Nekrasov, 1956; I sequestrati di Altona, 1960).

Henri Cartier-Bresson,
Jean-Paul Sartre, 1946.

a. Quale importanza
ha l’esperienza della
guerra per Sartre?
b. Quale rivista da lui
fondata contribuì a
diffondere la cultura
di sinistra in modo
autonomo e critico?
In quale occasione
polemizzò con la
politica sovietica?
c. In che cosa consiste
PER LO STUDIO

l’esistenzialismo
umanistico a
cui approda nel
dopoguerra?

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