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In una società che funziona è importante che ciascun individuo si faccia carico delle proprie
responsabilità al fine di assolvere autonomamente ai propri compiti. L’obiettivo del service
learning è, quindi, quello di rendere i cittadini sensibili alle esigenze della società, potenziando il
principio di convivenza civile e democratica.
Questo metodo innovativo prevede la costruzione di specifiche situazioni didattiche che hanno lo
scopo di favorire lo sviluppo delle competenze metodologiche, professionali e sociali degli studenti,
partendo da situazioni problematiche reali e facendo sì che gli studenti siano parte attiva nel
processo di apprendimento.
Per parlare di service learning è necessario che le attività programmate leghino sempre il
volontariato e l’apprendimento, ossia bisogna che le attività non siano pensate occasionalmente e
che non siano viste come un modo per creare delle esperienze extracurricolari. Il service deve essere
un complemento ben integrato del learning.
Lo studioso Robert Sigmon (1994) ha proposto una distinzione tra le tipologie di service learning in
base al rapporto che intercorre tra servizio e apprendimento:
1. service learning, attività nelle quali viene data maggiore rilevanza sull’apprendimento e in
cui il servizio ha un ruolo secondario;
2. service learning, attività che risaltano il servizio rispetto all’apprendimento;
3. service learning, attività nelle quali restano ben separati il servizio e l’apprendimento;
4. service learning, attività che danno peso a entrambi gli aspetti.
individuazione del problema da trattare: il problema deve essere reale della comunità, può
essere sentito o meno e deve presentare situazioni di apprendimento per gli allievi;
individuazione delle possibili risorse della scuola per affrontare il problema: la comunità
scolastica deve cercare di comprendere quali mezzi ha a disposizione per la risoluzione dei
problemi (economiche, risorse umane, etc.);
studio del problema: oltre a comprendere meglio la natura del problema che si vuole
affrontare, è necessario acquisire delle competenze relative a ciò che si intende fare per
risolvere il problema;
esecuzione: consiste nella fase più complessa del progetto e nella quale si possono
presentare degli imprevisti non considerati nelle precedenti fasi e che vanno comunque
fronteggiati;
valutazione: prevede la fase rivolta agli studenti e quella rivolta alla riuscita del progetto.
PIANIFICAZIONE
Secondo lo studioso Shelley H. Billing questo metodo didattico permette di raggiungere i seguenti
obiettivi:
Di “debate” e “service learning” si parla nell’art. 5, comma 2 del D.M. prot. 663 dell’1 settembre
2016, prevedendo a livello nazionale lo stanziamento di 550mila euro per la formazione di studenti
e docenti sulle modalità dell’apprendimento-servizio (appunto “service learning”) e sul metodo
del dibattito scolastico (“debate”), finalizzati allo sviluppo di una pratica metodologica basata sulla
partecipazione attiva degli alunni, da percepire come un’occasione di rafforzamento delle loro
competenze comunicative nonché un valido esercizio per l’acquisizione o il potenziamento di
competenze sociali, quali rispetto, tolleranza, ascolto, dialogo e confronto.
Nel suddetto decreto Miur si precisa che la cifra complessivamente stanziata verrà suddivisa tra le
istituzioni scolastiche selezionate come “scuole capofila” da ciascuno dei 18 Uffici scolastici
regionali.
Inoltre, nel decreto ministeriale e in successivi avvisi e note si fa riferimento anche alle Olimpiadi
di Debate e alle Olimpiadi di Service learning - che si dovrebbero svolgere tra novembre e
dicembre di quest’anno - quali momenti di confronto di idee e partecipazione degli studenti delle
scuole secondarie di II grado.
Ma esattamente cosa è il “debate”, metodologia sviluppata soprattutto nel mondo anglosassone? Si
basa essenzialmente sull'esercizio al dibattito utilizzando competenze linguistiche, logiche,
comportamentali, di interazione costruttiva; è un evento di comunicazione strutturato su una
tematica definita in cui due squadre composte da studenti si alternano nel sostenere e controbattere
un argomento, ponendosi in un campo (pro) o nell’altro (contro), con periodi di comunicazione e
tempi stabiliti. Avendo cura di documentarsi sui contenuti del tema da discutere, i ragazzi
dovrebbero imparare a cercare e selezionare le fonti, ad ascoltare per poi argomentare le proprie
ragioni strutturando un discorso logico; funzionale alla capacità logico-argomentativa è la ricchezza
lessicale. Insomma, per alcuni estimatori di questa metodologia sarebbe come rispolverare un po’
l’antica “retorica”.
Certo, i “debaters” devono preparare le proprie tesi e la propria strategia. Diciamo che nel “debate”
in realtà ogni gruppo deve prepararsi, con una suddivisione a squadre, a produrre sia una tesi a
favore che una contro, cioè in pratica qualcuno corre il rischio di dover sostenere una tesi… che non
condivide, magari utilizzando discorsi finalizzati alla persuasione; e allora proprio nell’ottica del
Parole chiave
Non è qualcosa che si aggiunge alle normali pratiche didattiche, né un nuovo metodo di
insegnamento: è molto di più, un approccio pedagogico che porta a ripensare la scuola, i contenuti
e i metodi secondo la logica della trasformazione migliorativa della realtà, unendo due elementi: il
Service (il volontariato per la comunità) e il Learning (l’acquisizione di competenze professionali,
metodologiche e sociali). Da questo punto di vista può essere considerato non una innovazione, ma
una rivoluzione.