Mercati Weekly – 20101002
Equity Last settimana mese
World 1184.19 0.10% 4.66%
I dati tanto attesi, alla fine sono arrivati. Nulla di
Europe 89.81 1.89% 0.58%
strabiliante, s'intende, ma nessuna tragedia:
USA 1092.17 0.14% 3.93%
il PIL USA del secondo trimestre a 1.7% vs 1.6%, le
Emerging 1086.09 3.12% 8.20%
richieste di sussidio in leggero calo (12k in meno
del valore precedente) e un personal income che Govi Last settimana mese
ha addirittura sorpreso al rialzo (+0.5% vs +0.4% USA 2y 0.415 0.026 0.087
precedente). Anche dall'Europa qualche dato USA 10y 2.510 0.095 0.063
non negativo lo s è visto soprattutto nei dati delle EU 2y 0.849 0.120 0.233
singole nazioni (a livello EU non è stato pubblicato EU 10y 2.285 0.057 0.061
un granchè).
Risks Last settimana mese
È vero che qualche dato è uscito meno bene ma iTraxx 5y 108.75 3.72 0.23
la reazione dei mercati è stata comunque poco CrossOver 5y 504.30 11.64 12.76
brillante, o meglio, la componente azionaria non Financial 5y 134.19 8.31 1.12
ha seguito il quadro macro, rispettivamente le VIX 22.50 0.79 1.19
curve dei tassi di interesse sono scese
ulteriormente, tranne per la parte a breve EU. Currency Last settimana mese
EURUSD 1.379 2.22% 7.67%
Gli spread obbligazionari hanno continuato a USDCHF 0.974 0.95% 4.14%
chiudere e le materie prime, con l'eccezione delle USDJPY 83.220 1.18% 1.44%
materie prime agricole, sono salite ulteriormente GBPUSD 1.582 0.01% 2.39%
di prezzo. Tutto questo, con un EUR che, EURCHF 1.343 1.21% 3.21%
nonostante gravi problemi in Irlanda, ha
continuato a recuperare terreno, in barba a chi Comm Last settimana mese
solo qualche mese fa lo dava per spacciato e Commodity 549.518 2.86% 6.56%
vicino alla parità sul dollaro. Precious 1781.480 1.70% 9.11%
Industrial 419.878 1.49% 25.45%
Buona parte del movimento è dovuto, a mio Energy 270.805 5.87% 8.92%
parere, al fatto che molto, forse troppo, dipende Agri 387.492 7.02% 33.84%
ora da quello che le banche centrali, con
particolare riferimento alla FED, vorranno fare.
L'ago della bilancia è tutto sul quantitative easing 2, cioè sulla volontà o meno, da parte della FED
(e in seguito dalle altre) di rimettersi ad acquistare tutto l'acquistabile (soprattutto in campo
obbligazionario) per cercare di sostenere la ripresa ed evitare la deflazione.
Questa situazione crea il paradosso, già visto sul mercato asiatico e soprattutto cinese, dove i buoni
dati macro allontanano la probabilità del QE, e i mercati azionari soprattutto, rispettivamente il
dollaro, tendono a reagire male, viceversa dati cattivi (ma non troppo cattivi, ovvio) permettono di
speculare sul fatto che presto le banche centrali interverranno.
Difficile ovviamente determinare quale sia lo “sweet spot” per il quale i dati sono abbastanza
negativi da spingere la banca centrale a rovesciare metri cubi di denaro nel sistema
economico/finanziario, ma non abbastanza negativi da far pensare che la situazione non stia
precipitando. Non solo, alcuni dati avrebbero valenza doppia: un dato che mostra una ripresa di
inflazione sarebbe assolutamente positivo (a questo punto) per i mercati azionari, assolutamente
positivo dal quadro consumi, ma assolutamente negativo per la possibilità di fare QE.
Settimana prossima sono attesi il PIL, alcuni dati PMI e di produzione industriale da parte Europa,
ordinativi alle fabbriche e dati di payroll (più precisi delle richieste di sussidio) da parte USA.
Abbiamo ancora una settimana di “calma” sul fronte utili aziendali, poi si ricomincerà il carosello.
Matteo Nobile 20101002
Considerazioni – Emergenti economia trainante
Vi sono diverse considerazioni da fare riguardo ai mercati emergenti e la speranza che questi
possano essere la nuova locomotiva del mondo.
Innanzi tutto, le risorse. Non che la quantità di risorse disponibili sia una quantità fissa, ma è
innegabile che se portassimo qualche paio di miliardi di persone a vivere secondo uno standard
europeo o peggio statunitense, le risorse andrebbero distribuite e se leghiamo il livello di vita alla
quantità di risorse che possiamo consumare ad un prezzo ragionevole, allora Europa e USA
dovranno per forza ridurre il loro standard di vita.
In secondo luogo la produzione. Non c'è teoria di libera circolazione che regga. Se nei paesi
emergenti si trova un operaio a 200 USD al mese e in Europa lo stesso operaio va pagato 2000 USD
al mese, per fare a grandi linee lo stesso lavoro, l'imprenditore andrà a produrre in questi paesi
mentre l'operaio Europeo non sarà tanto d'accordo a trasferirsi in un modo a lui alieno, per
guadagnare un decimo.
Ma se vogliamo che i paesi emergenti siano consumatori, c'è anche da aspettarsi che l'operaio del
paese emergente non sia così d'accordo a guadagnare solo 200 USD al mese (altrimenti non
riuscirà comunque a consumare).
Quindi, o accettiamo un aumento dei prezzi dei prodotti che consumiamo attualmente, oppure
possiamo scordarci che i paesi emergenti inizino a consumare e a rilanciare l'economia mondiale.
Questo, probabilmente, è il dubbio che il ministro dell'economia cinese sta cercando di portare
all'attenzione degli USA e di Europa.
Senza una “fabbrica globale” in grado di produrre a prezzi irrisori (per gli standard del mondo
sviluppato) il rischio è di trovarsi comunque con meno risorse, con alta inflazione e alta
disoccupazione. Ops... non è proprio quello che ci si aspetta quando si pretende che la Cina
importi merci prodotte in Europa e USA...
Purtroppo, il cosiddetto “il soldino e il panino”, cioè la possibilità di continuare a produrre nei paesi
emergenti a prezzi irrisori, e allo stesso tempo esportare verso i paesi emergenti quello che viene
prodotto nei paesi sviluppati, risulta una cosa difficile da ottenere.
O meglio: quando vediamo in un film lo schiavista che fa lavorare i suoi schiavi e poi li obbliga a
comprare i suoi stessi prodotti a caro prezzo, di solito prendiamo la parte degli schiavi e auguriamo
una pessima fine allo schiavista.
Probabilmente è il modello di base che non può continuare a funzionare in eterno. Magari potrà
continuare (anche se non credo) andando a sfruttare dopo il BRIC i Next11, ma l'idea del produco
a prezzo minimo e finanzio chi deve comprare probabilmente non ha speranza di sostenere
l'economia ancora per un lungo periodo. Oppure lo potrà fare, ma a scapito di crisi come quella
del credito tra il 2007 e il 2009.
Alcuni dicono che non sia ancora finita nonostante quello che dicono le fonti ufficiali.
Probabilmente è finita, ma la sua fine non ha gettato le basi per evitare che una crisi simile si
ripresenti.
Matteo Nobile 20101002
Chart (daily a 3 mesi)