Sei sulla pagina 1di 36

...

Juventus
per sempre sarà!
Editoriale

C on questa uscita si chiude la serie di racconti proposti


per celebrare i 120 anni della Juventus. Vi abbiamo
raccontato la storia della Vecchia Signora attraverso gli
aneddoti dei personaggi più illustri che ne hanno fatto
parte: da Bettega a Platini, da Sivori a Buffon, da Baggio
a Chiellini, da Trapattoni a Nedved. Non solo i racconti di
chi ha vestito la prestigiosa maglia a strisce, ma anche
di chi l’ha guidata dalla panchina o di chi l’ha forgiata
seduto ad una scrivania. E poi gli stadi: palcoscenici
perfetti per le vittorie dei nostri eroi. Ognuno di loro ha
riempito pagine e pagine dell’eterna opera bianconera.
Questa uscita, inoltre, rappresenta un ritorno alle origini
per JUVART, magazine nato con l’ambizioso proposito
di unire la passione per la Juventus a quella per l’arte,
come lasciano intendere il suo nome e il suo claim: “L’arte
di tifare”. Ogni racconto, infatti, sarà intervallato dalle
splendide illustrazioni di Dwi Prasetyo, graphic designer
indonesiano emergente. I suoi lavori sono disponibili
sull’account Instagram jvlcsdsgn. Vi consigliamo di
dare un’occhiata: ne resterete piacevolmente sorpresi.
Juventus e arte, quindi. Un binomio che calza a pennello
e che ha trovato, e trova tutt’ora, la sua naturale valvola
di sfoga sul rettengolo verde: le pennellate di Raffaello/
Baggio e Pinturicchio/Del Piero, le sinfonie di Mozart/
Pirlo, le cupole di Brunellechi/Bernardeschi. Molto
dell’universo Juve è riconducibile al concetto di arte e
questo è dimostrato da un dato alquanto rilevante: nel
2017 lo Juventus Museum ha contato circa 181mila
visitatori, per un totale di quasi un milione di visitatori
dall’inaugurazione nel 2012. Numeri che ricevono una
ulteriore gratifica se letti in chiave nazionale: è il 43°
museo in Italia per numero di visitatori nel 2017. Un
fabbrica dei sogni più che di trofei: questa è la Juve.
Il nostro proposito era di lasciarvi ispirare dai protagonisti
dell’infinita storia bianconera, e ci auspichiamo di
esserci riusciti. Vi lasciamo con gli ultimi 20 racconti
e con una grande certezza: siamo solo all’inizio.
Fino alla fine, se mai una fine ci sarà.

di Alfredo Spedicato

JUVENTINO COL PAPILLON


Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “

S orto sulle ceneri dello Stadio delle Alpi, lo


Juventus Stadium è stato il primo stadio
della Serie A di proprietà del proprio club.
tribune, il primo per estensione complessiva nel
Paese.L’impianto è anche il primo stadio eco-
compatibile del mondo, dove tutto il materiale
La realizzazione è durata 3 anni, compresi i 6 mesi frutto della demolizione del vecchio impianto è
per demolire il vecchio Stadio delle Alpi; grazie a stato separato per tipologia, riciclato totalmente
un’attenta strategia di progettazione, l’impianto e riutilizzato, in parte, nel nuovo cantiere con un
di Torino è il primo stadio eco-compatibile del risparmio globale di circa 2,3 milioni di euro.
mondo, in quanto tutto il materiale frutto della Lo Juventus Stadium è stato inaugurato
demolizione del vecchio impianto è stato riciclato l’8 settembre 2011 in concomitanza con
totalmente e riutilizzato nel nuovo cantiere. i festeggiamenti per il 150º anniversario
Inoltre, è il primo stadio italiano privo di dell’Unità d’Italia, con una cerimonia curata
barriere architettoniche, in cui le panchine dalla K-events di Marco Balich, che ha
sono posizionate nelle prime file dalla tribuna. visto il culmine in un’amichevole contro il
Ritenuto tra gli impianti più avanzati a livello Notts County, il club professionistico più
mondiale, oltre che uno dei simboli architettonici antico al mondo, da cui la Juventus nel
della Torino contemporanea nonché tra i 1903 “ereditò” l’attuale divisa bianconera.
maggiori poli d’attrazione turistica della La cerimonia di inaugurazione ha ripercorso
città, lo Juventus Stadium è stato premiato l’intera storia della Juventus, e ha visto
con lo Stadium Innovation Trophy al Global protagonisti alcuni dei più famosi calciatori
Sports Forum 2012 quale scenario sportivo legati alla squadra. Lo stadio è stato poi
più innovativo d’Europa; la sua cerimonia ufficialmente inaugurato dal presidente della
d’inaugurazione, avvenuta l’8 settembre squadra, Andrea Agnelli, e dal sindaco di
2011, ha vinto il premio come miglior evento Torino, Pietro Fassino. GiamPietro Boniperti e
celebrativo in Italia ai Best Event Awards Italia. Alessandro Del Pietro , uniti al centro del campo,
Il risultato architettonico finale è quello di un hanno suggellato l’evento, al fianco della storica
cosiddetto stadio all’inglese, ovvero un impianto panchina sulla quale, nel 1897, alcuni studenti
comodo, moderno ed economico. Il pubblico è liceali fondarono il club bianconero. C’è stato
molto vicino al campo, e la visuale della partita anche un ricordo per i due fratelli Agnelli,
risulta ottimale da ogni punto delle tribune, Gianni e Umberto, per Gaetano Scirea e per le
creando un’atmosfera di forte impatto tra i tifosi. vittime della strage dell’Heysel. È seguita poi
Lo Juventus Stadium è il primo impianto l’amichevole contro i Magpies, terminata 1-1,
calcistico italiano privo di barriere architettoniche, con Luca Toni che ha siglato il primo gol nel
il primo in cui le panchine sono inserite nelle nuovo impianto.

Stadium
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Presenze 198
“ “
Gol 0
Maglia n° 3

Serie A 5
È il campionato 1928-29 quello che avvicina
la Juventus ai giorni della gloria. E Berto
Caligaris arriva dalle campagne casalesi, figlio
spiazzato dei difensori è lui, ma riesce sempre ad
arrivare sul pallone. La corsa lo assorbe, il pallone
lo seduce. È un grande lottatore appartenente
d’arte, poiché il padre era stato un grande all’epopea di uno sport che andrà a rappresentare
giocatore di pallone elastico. Ha esordito come presto tattica e strategia, ma nel Casale ed anche
portiere all’oratorio Sacro Cuore al Valentino, poi nella Juventus, Caligaris sarà Caligaris, terzino
è stato spostato all’attacco e in difesa. Prima che irriderà ad Aitken che pretendeva giocasse
di diplomarsi ragioniere, aveva fatto parecchie anche senza palla, come Rosetta.
apparizioni in pista di atletica, eccellendo nella In Nazionale è uno dei più longevi, vi esordisce
corsa veloce e nel salto in alto. Nel Casale si il 15 gennaio 1922, al velodromo Sempione di
dimostra subito terzino da combattimento. Il Milano. L’11 febbraio 1934, al Benito Mussolini
modulo tattico in voga era il Metodo, senza di Torino, Caligaris gioca per l’ultima volta (la
marcature fisse, le partite erano spesso cruente 59esima) in azzurro. È il Campionato del Mondo
con feriti e contusi gravi al suolo, i campi erano organizzato in Italia, che vinceremo. Dopo il
spesso affondanti e melmosi. Berto a tredici trionfo con la Cecoslovacchia a Roma, quello
anni, appoggiato alla rete di recinzione, piccolo, sbandieratore inebriato, in testa agli azzurri, è lui.
con il ciuffo sulla fronte e gli scuri cupi occhi, Vivere per il calcio, perfino morire di calcio. Alle
guardava questa squadra e sognava. Sognava 15:30 del 19 ottobre 1940, gioca una partita
quello che presto sarebbe stato realtà, di vivere tra vecchie glorie, subito dopo una colossale
di calcio, per il calcio. Perfino morire per il calcio. mangiata. Scattando alla sua maniera, gli cede
Non si dà mai per vinto, dove c’è da conquistare il il cuore. Rosetta è il primo a soccorrerlo. Nella
più difficile dei palloni c’è lui, il fazzoletto bianco grande ombra nera, Berto già si rattrappisce
sulla fronte. Rosetta arriva perfino ad arrabbiarsi, sull’erba di Piazza d’Armi, con la sua bella maglia
gli suggerisce i piazzamenti, ma invano. Il più bianconera intrisa di sudore.

Caligaris
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Presenze 160
“ “
Gol 68
Maglia n° 11

Serie A 1
Coppa Italia 1
Supercoppa Italiana 1
M ancino, un buon tiro, sa colpire di testa,
ma le movenze di Ravanelli appaiono
sgraziate e si ha la netta la sensazione che
di avvicinamento. A segno nelle sfide iniziali
contro Steaua Bucarest e Rangers, Penna bianca
si astiene nei quarti e in semifinale, conservando
Champions League 1
Coppa Uefa 1 debba migliorare enormemente, anche nei la stoccata per l’occasione più importante. Roma,
fondamentali. Il Trap è un ottimo maestro e 22 maggio 1996, finale con l’Ajax: «Sicuramente,
capisce che il ragazzo ha voglia di crescere, di quella rete e quella partita, rimarranno indelebili
sfondare e comincia a metterlo sotto torchio. Ad nella storia. Anche perché Gianni Agnelli teneva
autunno inoltrato comincia a giocare qualche molto a quella vittoria, considerando i fatti di
spezzone di partita e la sua prima rete in maglia Liverpool. Chiese di vincerla quella finale. E noi lo
bianconera, a Foggia, passa quasi inosservata. accontentammo con una grande vittoria. Quella
Ne segna altri, compresi alcuni decisivi per la rete rappresenta la mia carriera bianconera».
conquista della Coppa Uefa, che gli valgono la Lascia la Juventus da trionfatore. 160 partite
riconferma. La stagione successiva è promosso e 68 reti, di cui 18 nelle coppe europee. In
a prima riserva, dopo la cessione di Casiraghi bacheca, uno scudetto, una Coppa Uefa, una
alla Lazio, e crescono le presenze e le reti. Champions League e una Supercoppa italiana.
La svolta avviene con l’arrivo di Lippi. Alla fine «Non aver giocato la Coppa Intercontinentale è
della stagione trionfale, con scudetto e Coppa il mio rimpianto più grande. Anche se, lo dico
Italia, il contributo di Ravanelli è straordinario: solo con sincerità, la sento mia, quella Coppa che fu
in campionato è andato a segno sedici volte, oltre il frutto dei sacrifici della stagione precedente,
a quattordici reti che ha collezionato nelle coppe. con me e Vialli in campo. E per me, andare
Ma l’obiettivo principale della Juventus è la via dalla Juventus, non fu facile. Io, sono un
Champions League, che richiede un duro lavoro bianconero vero».

Ravanelli
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “

JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON


Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Presenze 375 Serie A 5



Gol 51
Maglia n° 8
Coppa Italia 2
Champions League 1
Coppa Uefa 1
E state 1982, nasce la super Juve dei sei
Campioni del Mondo, più Bettega, Boniek
e Platini: «Ma non c’era più Brady, un ragazzo
apprezzare che non aveva nessun complesso
di superiorità. Anche oggi che è il presidente
dell’UEFA (così come succederà domani quando
Coppa delle Coppe 1 stupendo, vittima di un regolamento che guiderà la FIFA), se lo chiami, lui c’è».
Supercoppa Europea 1 all’epoca non prevedeva più di due stranieri per Di Platini abbiamo detto. E di Boniek? «Boniek?
Coppa Intercontinentale 1 squadra. Eravamo tutti molto legati a Liam. La Un polacco napoletano arrivato a Torino.
sua partenza ci fece male, qualcuno pianse. In Simpatico, furbo, imparò subito la lingua alla
due anni con lui abbiamo vinto due campionati. perfezione. Quando finiva un’azione, lui andava
Senza dimenticare il rigore di Catanzaro che dalla parte opposta dove non c’era nessuno, per
ci consegnò il ventesimo scudetto. Lo tirò farsi trovare libero. E con i lanci al millimetro di
nonostante avesse già saputo che non sarebbe Platini era una goduria».
stato riconfermato». Platini che lancia Boniek: lo schema per
C’è una foto che ti ritrae di spalle quando Brady eccellenza della Juve 1982/83: «Non il solo.
è sul dischetto: «Ero in tensione. Ti immagini, in C’erano anche altre soluzioni: era una squadra
un paese come il nostro, cosa sarebbe successo molto offensiva con i vari Rossi, Boniek, Platini,
se l’avesse sbagliato? Come minino avrebbero Bettega, Cabrini, che faceva l’ala, e il sottoscritto
detto che l’aveva fatto apposta. Magico Liam, un che entrava. Scirea, poi, ci dava sempre l’uomo
grande professionista e un amico vero, che una in più a centrocampo. Senza dimenticare
volta mi fece quasi ubriacare». Marocchino, intelligentissimo e molto dotato. In
Davvero? «Brady era arrivato da poco alla Juve. allenamento, però, una vera sciagura».
Io ero tra quelli che all’inizio lo aiutò un po’ nella A proposito di duelli, tu ne sai qualcosa avendo
nuova realtà. Una sera, dopo una partita di Coppa marcato grandi fuoriclasse: «Specie nei primi
Italia, lo accompagnai in albergo. Mi invitò a bere anni di carriera, l’avversario più forte toccava
con lui una birra. Lui beveva tranquillamente, io alla a me. Ho marcato Platini, Maradona, Channon,
prima ero già steso per terra. Ma la cosa più buffa Keegan. Colpi dati, qualcuno preso, una stupida
la combinò qualche tempo dopo con la macchina». gomitata a Keegan, ma anche tanti anticipi, la
Che fece? «Abituato alla guida a destra, imbroccò mia vera forza».
le rotaie del tram. Fece un gran casino, alla fine Quando non arrivavi a pesare nemmeno sessanta
chiamò Furino che era anche il suo assicuratore chili? «Altri tempi (ride). Comunque è vero, ero
per farsi aiutare. Ripeto: un ragazzo speciale magrissimo. Il motivo di molte bocciature ai
che fu costretto a lasciare la squadra per far provini. E successo con Pesaola per il Bologna,
posto a un altro». Maroso per il Varese e Radice per la Fiorentina.
Che si chiamava Michel Platini, però: «All’inizio Al Pisa in pratica mi regalarono, visto che per il
vissi male questa cosa, soprattutto perché non cartellino pagarono 70.000 lire».
conoscevo bene Michel. Da avversario lo avevo Ma tu da piccolo volevi fare il calciatore? «A me
marcato un paio di volte e mi aveva messo in piaceva il pallone. Il sogno si fermava a giocare
difficoltà, giocando a tutto campo. Sembrava nel Pisa, squadra della mia città. Mio padre si
grassottello, aveva i piedi alle “dieci e dieci”, era trasferito lì dalla Garfagnana per consentire
eppure ti faceva impazzire. Come persona alla famiglia di vivere meglio. Eravamo quattro
credevo fosse un tipo con la puzza sotto il naso, fratelli, io ero l’ultimo».
che ci avrebbe fatto pesare la sua grandeur». Che rapporto avevi con Zoff? «Dino è una persona
Siete diventati amici? «Strada facendo sì. Ho potuto stupenda. Ti racconto questo: allenamento

Tardelli
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “
mattutino, io faccio qualche entrataccia, sono corazza. Non faceva trapelare nulla. Era amato
nervoso. Nel pomeriggio squilla il telefono di e rispettato. Dovunque si andasse a giocare, per
casa. E Dino che mi dice di aver chiamato per lui c’erano applausi. Per la Juve ha dato tutto,
sapere come sto, dato che la mattina mi aveva almeno un paio di volte ha giocato facendosi
visto piuttosto teso. Queste sono le cose che ricucire delle ferite ai piedi durante l’intervallo.
rimangono». Da noi compagni è stato sempre amato. Un po’
Da bambino per chi stravedevi? «Agli inizi meno dal resto del mondo».
giocavo come attaccante e avevo un debole per Qual è il ricordo più bello di quella fantastica
Gigi Riva. Pensa che per tre mesi calciai solo di annata 1976/77? «L’entusiasmante notte di
sinistro per migliorare il piede e per assomigliare Bilbao. Un’emozione unica. Una sofferenza
sempre di più a lui». indicibile. All’andata avevamo giocato meglio.
Avevi anche una squadra del cuore? «Era l’Inter, Feci goal io di testa, con carambola sulla spalla,
ma per esclusione. I miei tre fratelli tenevano per ne venne fuori un pallonetto imparabile per Iribar
la Juve, il Milan e la Fiorentina». che era il sosia di Zoff, incredibile. Al ritorno
Hai detto Inter e il pensiero vola all’estate 1975. andammo subito in vantaggio, poi ci misero
Ci racconti come la Juve ti soffiò ai nerazzurri? sotto. Lo stadio era una bolgia. Era una finale tra
«Venivo dalla promozione in A con il Como. due squadre autarchiche: loro tutti baschi, noi
La mia valutazione era di un miliardo circa, tutti italiani».
tantissimi soldi se si pensa che erano per un Orgoglioso quanto? «Molto. Anche perché la
terzino di ventuno anni. L’Inter offre 750 milioni nostra era veramente una squadra. C’era la voglia
più Guida, giovane difensore centrale. Sembra di stare insieme e questo si vedeva soprattutto
tutto fatto, tanto che faccio anche delle foto con durante la settimana, negli allenamenti. C’era
il presidente Fraizzoli». uno spirito nazionalistico che ci dava qualcosa
E invece? «E invece la Juve dette 950 milioni cash in più. Ci furono anche gesti particolari, come
al Como che mi chiamò e mi disse di andare a quello di Boninsegna che quella sera fece anche
Torino». lo stopper. Quando alzammo la Coppa Uefa,
Preoccupato della valutazione? «Un po’ sì. Per sentii di aver fatto qualcosa di veramente bello
fortuna arrivai in una società seria, con persone e importante».
eccezionali e compagni che mi aiutarono molto. Paralleli con Spagna 1982? «Il Mondiale è stato
Ricordo Altafini che si divertiva a prendere in giro un evento unico. Io non stavo bene. Fui attaccato
i giornalisti: arrivava all’intervista con la gamba pesantemente anche da Brera. Mi chiamava
fasciata facendo finta di essere infortunato, per Gazzellino, ma poi mi bastonava duramente.
giustificare l’esclusione la domenica successiva. Devo tutto a Bearzot».
Poi Spinosi che mi ospitò per un po’ in casa sua. In finale hai segnato di sinistro, come il tuo idolo
Tra l’altro, fu lui a chiamarmi Schizzo, perché ero Gigi Riva: «Anche all’Argentina ho fatto goal di
magro e veloce. Anche se il ricordo più buffo sinistro, dopo un grande contropiede. Con la
riguarda Gaetano Scirea». Germania, invece, è stato il tiro della disperazione
A te il microfono: «Alla fine di quella prima perché avevo sbagliato lo stop e la palla mi stava
stagione, presi in affitto una casa a Tirrenia scivolando via».
per ospitare al mare tutta la mia famiglia. Un E poi, l’urlo: «Felicità pura. Gioia. Punto. Lo
giorno invitai anche Gaetano. Lui arriva e chiede avevo sempre fatto, anche in Nazionale contro
informazioni su dove fosse la casa e chi ti l’Inghilterra, nel 1980. Era il mio modo di esultare.
becca? Il postino che è uno dei miei fratelli. E Una volta Boniperti mi rimproverò. Successe
vabbè. Arriva, mangiamo e la sera sai che si fa? al mio primo anno alla Juve, dopo un goal al
Si gioca a nascondino tra di noi. Ti rendi conto?» Verona. Andai a festeggiare sotto la tribuna. In
Certo Scirea era di un altro pianeta: «Aveva una campo arrivò di tutto».

JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON


Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Presenze 64

Maglia n° 30

Serie A 4
Coppa Italia 1
L e grandi parate con la maglia della Sampdoria
permettono a Marco Storari di arrivare, nel
giugno del 2010, alla Juventus che ha il problema
Coppa Italia, conquistata da protagonista
con grandi prestazioni. «Conquistando la
Decima siamo entrati nella storia. Essere tra i
Supercoppa Italiana 2 di sostituire l’infortunato Buffon. La stagione protagonisti del successo, giocando da titolare
bianconera è sicuramente negativa, ma Marco l’intera competizione sino all’ultima sfida, ha
è uno dei pochi a salvarsi dal grigiore generale. avuto un significato speciale.  Inoltre, nel primo
Il portiere pisano riesce sempre a trasmettere anno di Conte in panchina perdemmo proprio in
sicurezza alla propria difesa, attirando le finale contro il Napoli e quella sconfitta mi andò
simpatie dei tifosi bianconeri. di traverso. Ecco perché vincere questa Coppa
Completamente ristabilito, Buffon riprende il suo Italia è stato per me ancora più gratificante: la
posto fra i pali all’inizio del 2011 e Marco deve inseguivo da quattro anni».
accontentarsi delle partite in Coppa Italia e di Storari, al termine del campionato, decide di
qualche presenza sporadica in campionato. lasciare la Juventus e si trasferisce a Cagliari.
Nel campionato 2011/2012, che vedrà la Queste le sue parole di commiato: «È stato
Juventus vincere lo scudetto da imbattuta, necessario qualche giorno per trovare le parole.
Buffon salta solamente un paio di partite e Ed esprimere le sensazioni di questo momento. Gli
Marco difende la porta bianconera solamente in ultimi cinque anni sono stati i più belli della mia vita
Coppa Italia. privata e professionale. Anni di grande sacrificio e
Solamente 9 presenze nella stagione successiva di grandi successi. Ma arriva sempre l’ora in cui
ma per Marco c’è la soddisfazione di indossare bisogna fare delle scelte. Grazie a tutti quelli che
la fascia di capitano in tre occasioni. Senza hanno fatto sì che questi anni rimanessero nel mio
contare che c’è il secondo scudetto consecutivo cuore per sempre. I miei compagni, la società e i
da festeggiare. Tricolori che diventano tre nella tifosi. Tutti quelli che mi hanno fatto sentire il loro
stagione 2013/2014, anche se le presenze si affetto. La Juve sarà sempre la mia casa. Accolgo
riducono ulteriormente. quest’altra sfida adesso. Credendoci sempre
Nella stagione successiva Marco ha la con tutta la carica che ho. Perché vincere, non è
grandissima soddisfazione di alzare la decima importante è l’unica cosa che conta».

Storari
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Presenze 434
“ “
S
Gol 39 celse il più difficile, ma anche il più diretto fatica più improba; correre, perché si vuole e
Maglia n° 2 modo di presentarsi alla Juventus. In una rincorrere, perché si deve; il cuore a stantuffo e i
partita di Coppa Italia del settembre 1969 allo polmoni a mantice. Il vigore fisico gli consente di
stadio Comunale torinese scese in campo con reggere la fatica della partita, il talento gli scopre
la maglia del Brescia e marcò così bene Luis Del gli orizzonti della bella giocata; sa alternare,
Sol da impressionare la dirigenza bianconera. con estrema disinvoltura, l’intervento risoluto e
Era l’inizio della sua storia juventina che doveva l’azione sciolta ed elegante.
portarlo a vincere, in dodici anni, sei scudetti, una Una delle sue prerogative è il tiro a rete, forte, teso,
Coppa Italia e una Coppa Uefa, totalizzando 434 imparabile. Come tiratore puro è il più forte della
Serie A 6
presenze con trentanove goal. Terzino, mediano, compagnia. I suoi calci di punizione sono carichi
Coppa Italia 1
mezzala, giocatore eclettico, alla Juventus di dinamite. Cuccureddu tira delle vere e proprie
Coppa Uefa 1
arriva nella stagione 1969/1970 ai tempi di Luis bordate; il pallone parte dritto e non cambia mai
Carniglia, anche se a lanciarlo è Rabitti, dopo il traiettoria. I tiri di Cuccu sono onesti, non cercano
licenziamento del tecnico argentino. Ricorda quel di ingannare il portiere. Niente “foglia morta”, “tiro
giorno come uno dei più belli: «La Juventus era a giro” o “cucchiaio”. Il pallone parte dritto per dritto
malmessa in classifica, io debuttai a Cagliari, ci e il portiere non può fare altro che raccogliere
trovammo sotto di un goal. Nel finale mi giunse fra il pallone in rete. «Finiscila di minacciare la
i piedi la palla buona e infilai Albertosi. Quel goal mia incolumità!». Gli grida scherzosamente
rappresentò molto, fu una specie di trampolino Carmignani, durante gli allenamenti.
per la Juventus che finì in bellezza il campionato». Campionato 1980/1981: è il passo d’addio
Il suo eclettismo, in fatto di ruoli e di compiti, di Antonello, che sa di dover lasciare a fine
lo sottolinea nella stagione 1975/1976. In quel stagione la casa tanto amata. La partita è
campionato ha giocato, infatti, con ben sette Pistoiese–Juventus, Cuccu sblocca il risultato
differenti numeri di maglia. Il 2 (Napoli, Roma, con un missile su punizione; non fa alcun gesto
Bologna, Sampdoria e Perugia), il 3 (Verona, di esultanza, solo un mezzo sorriso. Quel mezzo
Como, Fiorentina, Cagliari e Cesena), il 4 sorriso, quel commiato così sottovoce, con una
(Fiorentina), il 7 (Como), l’8 (Verona), il 10 (Inter tenerezza e un affetto enormi, dimostra tutto
e Ascoli) e l’11 (Torino). l’uomo in un piccolo gesto.
Mentre Cuccureddu cambia maglia in Rientra alla Juventus agli inizi degli anni Novanta,
continuazione, restava in tribuna elementi del come allenatore della squadra Primavera, con la
calibro di Altafini, Spinosi, Gentile, Gori, Damiani quale vince il prestigioso Torneo di Viareggio e
e lo stesso Capello. Il suo passaggio da terzino lancia alcuni giovani promettenti: Cammarata,
d’ala a centrocampista avviene in seguito ad un Dal Canto, Manfredini, Binotto, Squizzi e,
infortunio occorso a Bob Vieri: «Da quel giorno soprattutto, Alessandro Del Piero.
entrai in pianta stabile; la mia impostazione tattica «Essere stati juventini è come aver fatto il
venne cambiata. I dodici anni che ho passato a bersagliere. Per tutta la vita resti tale. Perché
Torino sono indimenticabili anche per questo». una società come la Juventus non esiste, non
Le partite di Antonello sono novanta minuti ha riscontri come età, come ambiente, come
di corsa sul passaggio obbligato del gioco tutto. Il suo stile, il rispetto reciproco, soprattutto
avversario. Filtrare e ricostruire: non esiste l’impronta della famiglia Agnelli».

Cuccureddu
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “
“S ignori, benvenuti a casa.
Siamo decine di milioni nel mondo, siamo milioni
in Italia e siamo centinaia di migliaia in questa città.
Sappiamo gioire, sappiamo soffrire, sappiamo stringere
i denti, sappiamo vincere.
Noi siamo la gente della Juve.
Siamo gente che si riconosce quando si guarda negli
occhi.
Occhi che sanno accettare i risultati conseguiti sul
campo, su un campo verde, come questo solcato da
linee bianche de definiscono il nostro destino. Linee che
non mentono, perché il campo dice sempre la verità.
Un prato come questo ci ha consacrato 29 volte
campioni d’Italia, 2 volte campioni d’Europa, 2 volte
campioni del mondo.
Oggi scriviamo un nuovo capitolo di questa leggenda.
Una leggenda che supera amarezza e gioie, una
leggenda che supera i presidenti ed i calciatori, una
leggenda che ha scaldato i cuori di intere generazioni,
una leggenda che oggi entra in casa sua: la Juventus.
Quando entreremo qui, a casa nostra, sapremo guardarci
negli occhi ed i nostri sguardi incroceranno gli sguardi
dei nostri ragazzi, ragazzi che vogliono vincere, perché
vincere è sempre stata la nostra abitudine, ed è una
bellissima abitudine.
Adesso provate per un momento a chiudere gli occhi.
Riapriteli e guardate i vostri vicini.
Non dimenticate mai le facce dei vostri vicini: sono le
facce della Juve.
Le facce che si incontrano dopo 114 anni quando il
popolo bianconero ha finalmente conquistato la sua
casa.
Abbiamo la nostra casa, abbiamo la nostra magnifica
squadra, abbiamo degli straordinari tifosi e saremo
sempre uniti, oggi e domani, pronti a gridare insieme:
fino alla fine!”

Stagioni 7

Serie A 6
A. Agnelli
Coppa Italia 3
Supercoppa Italiana 3 JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
LA JUVENTUS
È SEMPRE
RIVOLTA
AL DOMANI, LA
GIOIA PIÙ BELLA
È QUELLA CHE
DEVE VENIRE. Andrea Agnelli
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Presenze 150
“ “
Gol 5
Maglia n° 22

Serie A 5
Coppa Italia 3
Supercoppa Italiana 3
K wadwo Asamoah, detto “Bob”, è una delle
espressioni viventi del sacrificio, della
dedizione e dell’attaccamento alla causa
a stare fuori dai campi per quasi un anno. Il
ritorno a disposizione di Allegri è poi frustrato più
e più volte da una serie di incidenti di percorso:
bianconera. Quando nel 2012 approdò alla tra infortuni muscolari e problemi alle ginocchia,
Juventus dall’Udinese insieme a Isla, i riflettori Kwadwo salta quasi 25 partite in due anni, non
erano puntati tutti sul cileno e, soprattutto, a Torino riuscendo mai a ritrovare la forma perduta.
pensavano di aver preso un centrocampista Oggi Asamoah non è solo l’usato sicuro al servizio
centrale. Al termine della stagione il ghanese di Allegri: con il suo ingresso a Wembley nel
risulterà uno dei migliori del ruolo: quello di ritorno degli ottavi di Champions, Kwadwo è stato
esterno, come l’aveva reinventato Conte. L’ex decisivo e le sue dichiarazioni impreziosiscono la
Udinese segna all’esordio nel 4-2 in Supercoppa sua prestazione: «Sono da sei anni qui in questa
contro il Napoli con un tiro al volo di sinistro. Un grande squadra e ogni giorno lavoro per aiutare la
mese dopo replica anche in campionato, con il squadra in ogni momento. Non mi arrabbio se non
gol del 3-1 contro il Genoa. gioco dall’inizio e sono contento di aver aiutato i
Dire che l’africano non fosse l’acquisto giusto per miei compagni, io cerco di fare il possibile in ogni
puntare alla Champions è forse banale, eppure partita. Cerco sempre di dare il massimo e sono
Asamoah mise più di una volta lo zampino felice per aver aiutato la Juventus a vincere. Sono
nelle cavalcate ai due successivi scudetti della felice qui a Torino, non ho mai avuto problemi
gestione Conte. Poi il brusco stop nel novembre con nessuno. Questa squadra mi ha fatto vincere
2014, con la condropatia rotulea che lo costrinse cose importanti e mi ha dato tutto».

Asamoah
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Presenze 188
“ “
Gol 5
Maglia n° 1

D etto Cochi, nasce nell’estate del 1920 a


Bomporto, in provincia di Modena, in una
famiglia che eguagliava i fasti calcistici di
porta, con la palla che mi va dentro nel sette più
lontano, alle spalle. Balzo indietro stringendo i
denti e chiudendo gli occhi, mi distendo quanto
un’altra mitica dinastia, quella dei Cevenini. sono lungo, do la manata e, quando credo di
Tutto cominciò, si dice, con una lettera: esser fregato, incontro qualcosa. Dico: sarà un
«Ho quasi quindici anni, faccio il garzone giocatore. Cado a terra, sento un urlo, apro gli
calzolaio a quindici lire la settimana, vorrei occhi e vedo il pallone che è andato in corner:
giocare. Va bene qualsiasi ruolo. Anche io l’avevo portato via dal sette, l’urlo l’avevano
portiere». Questo perché Lucidio è tifoso della fatto per questo. Hanno fatto anche una bella
Juventus e grande ammiratore di Combi. fotografia, che conservo. Eh sì; mi sentivo forte,
Il suo gesto atletico più famoso è rimasto mi sentivo come un leone, ero padrone dei miei
l’uscita, a piedi uniti, un intervento che sembra pali e della mia area, avevo un rinvio lungo e
disperato e invece è calcolato al millesimo preciso e non avevo paura di uscire. Mi buttavo
e, secondo alcuni, al limite del lecito. Molto giù con i piedi, mai di faccia o di braccia, perché
abile anche sulle palle alte: stupisce vederlo con i piedi si arriva prima e difatti precedevo
arrivare lassù, con tanta sicurezza, a bloccare un sacco di attaccanti proprio per questo. E
o spingere lontano il pallone con pugni decisi, non ho mai avuto incidenti anche per questo».
nonostante la bassa statura. Tra i pali è agile Il portiere che tirava i rigori: era il primo, forse, e
e dotato di presa ferrea, non ha bisogno di tutti si meravigliavano. In seguito avrebbe avuto
volare, ha un grande senso della posizione e un ottimi imitatori, ma nessuno è riuscito a giocare
notevole colpo d’occhio. Qualche volta se ne fida in modo non saltuario e in una vera partita
troppo e prende goal balordi su tiri da lontano. di campionato, con la maglia di attaccante.
«Ecco un bel ricordo. 1946, a Torino: Juventus- Un giorno gli chiesero quale fosse stato il goal
Bologna. Ha vinto la Juventus per 1-0. A un che gli avesse provocato più dolore: disse
certo momento Gritti, del Bologna, in posizione che molti anni prima, quando era ancora al
di ala sinistra, mi fa un tiro violentissimo, io sono Modena in Serie A, gli era capitato di tirare un
piazzato sul palo giusto ma Parola interviene e rigore contro suo fratello più grande, Arnaldo
mi fa la carambola con la coscia, poveraccio lui Sentimenti II, portiere del Napoli, realizzandolo.
ha fatto il possibile per salvarmi. Così io mi trovo Ecco, quello era stato il goal che gli aveva fatto
improvvisamente sul palo sbagliato, un po’ fuori più dispiacere.

Sentimenti IV
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Presenze 82

Gol 3
Maglia n° 33

Serie A 2
Coppa Italia 2
Supercoppa Italiana 1
A rruolato da Madama per poco più di un milione
di sterline nel luglio del 2014, Patrice Evra
parte piano per poi crescere di rendimento gara
sinistra del campo. Tre gol, sette assist, ma
soprattutto 202 cross su azione, 76 occasioni
create, 301 possessi recuperati e 122 intercetti.
dopo gara. Non è più quello dei migliori anni allo Sono numeri di un campione, ma i numeri da soli
United, quando nel ruolo aveva pochissimi rivali non sono sufficienti a raccontare Evra.
al mondo, ma pur con pochi slanci è un elemento Già, perché Patrice si è affermato fin da subito
affidabile. Non perde occasione per manifestare come uno dei leader dello spogliatoio: ricordiamo
il suo amore per la Juve, l’attaccamento ai colori tutti alcune sue  frasi  celebri, come questa: «Se
bianconeri, l’apprezzamento verso il calcio non scendessi in campo per vincere sempre
italiano. chiederei al Mister di non farmi giocare», oppure
Esperienza  internazionale,  leadership, capacità ancora le parole dopo quel Sassuolo-Juve
di affrontare anche le sfide più importanti con nell’autunno 2015, quando insieme a Capitan
il carisma che pochi calciatori possono vantare Buffon, suonò letteralmente la carica, dando il
di possedere, sommate ovviamente a una via a un ciclo di vittorie straordinario.
grande classe in campo. Un  leader, si, ma sempre col  sorriso: il suo «I
Queste sono solo alcune delle caratteristiche che, love this Game» è diventato una sorta di mantra,
fin da subito, Evra ha dimostrato in bianconero: per tutti. Una perfetta sintesi del suo  stile, del
in due anni e mezzo, Pat ha messo insieme in suo amore per il calcio e della sua voglia di dare
tutte le competizioni 82 presenze, per un totale il  massimo, senza rinunciare mai a un pizzico
di quasi 7 mila minuti, quasi tutti sulla fascia di divertimento.

Evra
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
LA JUVENTUS
RAPPRESENTA
LA CULTURA
DI VINCERE. Patrice Evra
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Stagioni 1

Vittorie 20

N on abbiamo ancora festeggiato il loro primo


compleanno, che già le nostre beniamine
si sono infilate nell’albo d’oro dei ricordi. Finora
pronte ad infondere la loro passione a suon di
vittorie nel cuore dei tifosi di tutte le età, con un
occhio di riguardo alle 108 bambine delle giovanili,
imbattute, mettono in campo un gioco pulito giunte alla terza stagione, che avranno finalmente
e vincente e non concedono spazi a nessuno, il loro prosieguo naturale. Le loro vittorie hanno
neanche alle speculazioni sessiste. La loro è una il sapore agrodolce della rivalsa, della voglia di
favola, un sogno che diventa realtà, e la trama emergere a suon di talento e di goal, di calci alla
si intreccia inesorabilmente con i giochi sbiaditi palla tanto forte e ineccepibili da abbattere ogni
dell’infanzia e con quella voglia di sentirsi felici immotivato pregiudizio per essere riconosciute,
indossando le scarpette coi tacchetti. Il team meritatamente, al pari dei loro colleghi. E’ il talento
leader della Prima squadra femminile è Rita che conta, non il genere. E queste ragazze ne
Guarino, ben conscia del ruolo da apripista che hanno da vendere. E Guarino difende la diversità,
ricopre. La coach torinese è fiera delle sue ragazze purché non sia discriminante. “La discriminazione
e le fa giocare con l’unico obiettivo che accomuna - afferma- esiste perché in ogni campo la donna
tutti i membri della famiglia bianconera: vincere, vale meno dell’uomo. Ma noi non vogliamo essere
nel loro caso il primo scudetto e l’accesso alla come un uomo, vogliamo solo fare lo stesso sport
Champions League femminile. A dimostrarlo, a modo nostro. La bellezza è nel gesto atletico
l’impegno e la serietà con cui la società si è non nella velocità e nella forza. Bisogna superare
impegnata nel progetto, di rilevanza anche il continuo paragone con la maschile, perché
sociale, perché lo sport femminile in Italia, ad questo è limite. Anche il calcio giovanile, seppur
ora, è a livello dilettantistico. maschile, è diverso ma non per questo non bello
A comporre la rosa sono tutte top player, bellissime da vedere. Io mi sento fortunata di appartenere
con la casacca a righe bianche e nere, sorridenti alla femminile, perché c’è passione e questa è il
e orgogliose della squadra che rappresentano e motore della vita”.

J-Women
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Presenze 370
“ “
Maglia n° 1
F orma con Rosetta e Caligaris il più famoso
terzetto di difesa che sia mai esistito. È detto
fusetta, che in dialetto piemontese significa
gente. Di tanto in tanto, dalla finestra aperta, entrava
il suono di una campana lontana misto a un acuto
odore di medicinali. A un tratto arrivò il medico. Si
lampo, petardo. Al termine della stagione 1924- avvicinò al letto e si chinò su Ceresoli. Lo toccò alla
25: «Voleva quasi lasciare – racconta il fratello spalla e gli palpò a lungo il braccio sinistro. «Una
Maurizio – lui rappresentava la parte commerciale brutta frattura: l’omero si è spezzato netto – disse il
della nostra distilleria di liquori e doveva partire per medico – dovrà stare ingessato per più di un mese».
l’America. Ne parlò alla Juventus e così diventò Ci fu un attimo di sgomento generale. Pozzo
Serie A 5 professionista. Ha avuto la prima macchina si guardò attorno smarrito. Poi giro gli occhi
ed è diventato grandissimo. Io mi ero dato al verso Combi e lo fissò intensamente. A Combi
canottaggio. Mi attirava quella disciplina seria, e tremavano le gambe dalla paura e dall’emozione:
ho vinto due titoli italiani; ma mio fratello è stato un aveva già capito tutto. Pozzo parlò in dialetto
vero campionissimo. Ha giocato con tre costole piemontese, come faceva sempre nei momenti
incrinate, dopo una partita con il Modena; con la cruciali rivolgendosi a un suo conterraneo. Disse:
Cremonese ha giocato con la vertebra coccigea «Pietro , souta, touca a ti (Pietro , sotto, tocca a te)».
incrinata, stava appoggiato al palo e interveniva GiamPietro Combi fece un cenno d’assenso.
quando era necessario. Non voleva perdere il All’inizio dei Campionati Mondiali di calcio
posto, si preoccupava sempre di perderlo. Forse mancavano solo dodici giorni e lui, da quel momento,
più si è bravi meno si è sicuri di esserlo. Ha giocato era il portiere titolare della squadra azzurra. «In
anche con l’itterizia, tutto fasciato, nel gran freddo; quell’occasione Combi mi colpì soprattutto per
ha giocato con i polsi e le dita e la faccia scassati.» la tenacia, la forza di volontà, il coraggio», ricorda
Era un grande atleta, ma soprattutto un grande Vittorio Pozzo. «In meno di due settimane riuscì a
signore che conosce gli obblighi del suo rango. ritornare in forma perfetta. Si allenava dieci, dodici
GiamPietro Combi cominciò a giocare, come tutti ore al giorno. Questa massacrante preparazione
i grandi campioni del passato, tirando calci per gli permise di affrontare in modo esemplare le
le strade e le piazze della sua città. Il padre, che terribili partite del campionato. La vittoria italiana
possedeva a Torino una piccola industria artigiana ai Mondiali del 1934 dipese in larga misura dalle
di liquori, avrebbe preferito che fosse più diligente sue spettacolose parate».
a scuola e che lo aiutasse in ditta. GiamPietro Durante il periodo in cui era militare, gli accadde
, invece, andava con gli amici ai giardini di Porta di essere protagonista di un episodio curioso. Un
Susa e della Cittadella per disputare interminabili giorno seppe che il comandante del reggimento,
partite con una palla di gomma o di stracci. Era colonnello Faracovi, cercava dei soldati di
talmente svelto e vivace, che i genitori, preoccupati, bell’aspetto disposti a posare per lo scultore
lo rinchiusero in collegio, a Pinerolo. E fu qui che Alloatti. Combi si presentò al colonnello e gli
egli si scopri la vocazione del calciatore. disse che lui pensava di essere l’alpino ideale. Fu
Attorno al letto di Ceresoli c’erano tutti: Rosetta, esaminato attentamente e infine fu preferito ad
Allemandi, Monti, Meazza, Combi, Schiavio, Ferrari, altri cinque suoi prestanti commilitoni. Si trattò
Orsi e gli altri. Lui, disteso sulle lenzuola, pallido di una scelta felice. Ancor oggi a Viu, un paesino
come uno straccio, contraeva le labbra dal dolore. della valle di Lanzo, c’è un artistico monumento ai
Vittorio Pozzo, il Commissario Tecnico, lo stava Caduti. Pochi sanno che fu proprio Combi a far da
a guardare in silenzio, pensieroso. Faceva molto modello per la figura di quel soldato da montagna
caldo in quella piccola stanza d’ospedale piena di dalle forme scultoree.

Combi
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “
P er percentuale di vittorie su partite giocate,
Massimiliano Allegri è l’allenatore più
vincente della storia della Juventus. Arrivato
“Sin dal primo giorno alla Juventus – ha spiegato
poi parlando con manager e imprenditori – il
mio obiettivo è stato quello di creare una rete
nella Torino bianconera tra lo scetticismo di comunicazione tra tutte le componenti dello
generale, Acciughina è riuscito a farsi largo nei staff, dai fisioterapisti ai medici al nutrizionista
cuori dei tifosi bianconeri grazie soprattutto fino ai miei diretti collaboratori che preparano
ai risultati, tutt’altro che frutto del caso. allenamenti e lavoro di campo. Per me è
Max si auto-definisce “aziendalista” utilizzando un importante che ci sia confronto e scambio”.
termine solitamente connotato da una accezione Non solo: è fondamentale che il magazziniere,
negativa in senso positivo: “Le società di calcio l’addetto al campo, tutte le persone che gravitano
sono aziende e noi facciamo parte di realtà dove intorno alla squadra abbiano un rapporto aperto
il nostro compito è portare a casa risultati sportivi soprattutto nei confronti dell’allenatore. “Io sono
che a loro volta fanno accrescere il valore dei convinto – afferma il tecnico bianconero – che
singoli calciatori. L’essere aziendalista significa quando guardi il campo di una squadra vedi
lavorare in quest’ottica per l’azienda”. in parte anche lo stato del lavoro e di salute
“Oggi in Italia si è creata quasi una fobia per cui un di quella squadra, perchè è anche da questi
allenatore è il responsabile tecnico ma non deve particolari che si vede se c’è un lavoro d’insieme
essere un manager – continua Allegri -, ma da ben orchestrato”.
persona che collabora con la società pone le base Centrale, soprattutto in questa fase dell’anno, è
per successi e quindi deve conoscere le strategie soprattutto il rapporto con la società sul mercato,
economiche della società e gli obiettivi. Quando che Allegri spiega cosi: “Operativamente ci può
sento illustrare strategie e si parla di giocatori che essere un lavoro quotidiano ma comunque
vanno e vengono, soprattutto a livello mediatico, sempre di stretta collaborazione per confrontarsi
capisco che si tende a semplificare, ma non è capire le esigenze della società. A volte ci si sente
sempre così, l’importante più di tutto è essere anche cinque volte al giorno, ciò che considero
realisti nell’analizzare e capire le situazioni e più importante è che il confronto sia continuo
questo è il nostro compito“. sia per fare valutazioni tecniche che per capire le
Alla base di tutto Allegri identifica un rapporto esigenze della squadra e della società”.
con lo staff che va costruito con un continuo Infine l’atteggiamento nel momento in cui ci
scambio di informazioni, senza comparti stagni sono scelte dolorose da fare: “In passato quando
e dove la prima qualità che lui mette in campo è mi sono state annunciate cessioni importanti,
l’arte del comando attraverso deleghe e fiducia. pesanti nella gestione del gruppo, sono sempre
“Io mi sono costruito un gruppo di lavoro stato realista ma mai pessimista. Io credo che la
importante cercando delle persone che nei loro nostra capacità debba essere soprattutto quello
campi siano molto bravi, anche più di me. Io di far emergere la parte buona nella negatività.
sono uno che delega molto anche perchè non Per questo ho sempre lavorato in base ai piani
ho la possibilità di gestire tutto.  Dopo di che io della società pur mettendo di fronte la proprietà
rimango il referente centrale come è normale alla realtà tecnica di un gruppo che anche in base
Panchine 207 che sia ma io non intervengo perchè non sono alle loro scelte può perseguire, centrare o fallire,
Vittorie 148 in grado di decidere per loro. Io devo essere da determinati risultati”.
Stagioni 5 stimolo a loro per fare meglio”:

Serie A 4
Allegri
Coppa Italia 3
JUVENTINO COL PAPILLON Supercoppa Italiana 1 JUVENTINO COL PAPILLON
LA JUVE HA UNA
STRUTTURA
FORTE, CHE
TI PROTEGGE
E TI AIUTA
A LAVORARE
IN SERENITÀ. Massimiliano Allegri
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Presenze 215 Coppa Italia 1



Gol 28 Coppa Uefa 1
Maglia n° 3
R icordi il primo impatto con il mondo Juve?
«Entrai in sede e mi sembrò di stare in una
gioielleria: c’erano coppe e trofei dovunque.
Zoff come nuovo mister bianconero. «Zoff e
Scirea, che era il suo vice, erano lo stile–Juve.
Poche parole, molti fatti. Penso a Gaetano e mi
Ero con Tricella. Poi incontrammo Boniperti, il commuovo sempre. La sua morte prematura ci
presidente. L’incarnazione del successo. Ce lo ha lasciato scioccati. Avrebbe fatto cose egregie,
disse subito: “Qui alla Juventus vincere è l’unica soprattutto per i giovani. Io porto sempre nel mio
cosa che conta”». portafoglio una sua figurina».
Temevi il salto dalla provincia alla grande Con Zoff la tua Juve operaia vince due Coppe
squadra? «Temere no. C’era la consapevolezza nel 1990. «Dino era riuscito a creare un gruppo
che non potevi sbagliare. In campo e fuori. Lo unito, saldo. Ha vinto con i portatori d’acqua.
stile–Juve era ancora vivo e presente. Ed era Prima Rush, poi Zavarov, avevano deluso. In
soprattutto educazione, rispetto, responsabilità. compenso c’erano Galia, Marocchi, il sottoscritto.
Boniperti era molto attento a questi particolari, E poi Schillaci, Alejnikov, Fortunato. Tutta gente
non solo per il taglio dei capelli». affamata e pronta a giocare per la squadra».
Hai qualche aneddoto che riguarda il presidente? L’avversaria era la Fiorentina di Baggio. «Decisiva
«La telefonata che ricevetti mentre ero in ritiro fu la partita d’andata che vincemmo per 3–1.
con la Nazionale in Lussemburgo. “Dove sei?”‘ Tacconi fece il fenomeno su alcune conclusioni
mi domanda Boniperti. Ed io: “Con la Nazionale”. ravvicinate del Codino. Galia e Casiraghi
“Guai a te se ti fai male, mi fa lui, che domenica segnarono i primi due goal. Il terzo lo feci io, di
c’è il derby”. Ecco, la partita con il Torino per lui destro dal limite dell’area, ingannando Landucci.
era uno spauracchio». Sono molto legato a quella rete: è l’ultima
Andiamo sul campo, adesso. Perché alla prima segnata da un bianconero al Comunale, il teatro
uscita ufficiale, ti presenti con la maglia numero dei grandi successi della Juventus».
dieci di un certo Miche! Platini che si era appena Mi risulta che per queste vittorie l’Avvocato
ritirato. «Me la trovai addosso nella partita di Agnelli non abbia mancato di fare una delle sue
Coppa Italia contro il Lecce il 23 agosto 1987. Fu proverbiali battute. «Successe dopo la Coppa
una decisione di mister Marchesi. Ed io non ebbi Italia, disse: “Pensavo faceste una buona partita,
nessun problema a indossarla, oltretutto segnai ma non avrei mai pensato che sareste riusciti a
anche il goal del 3–0». vincere la Coppa”. La punzecchiatura era tutta
Non male come esordio dell’erede di Michel! per il Milan che pareva invincibile».
«(sorride). Non scherziamo. Io con Platini Tu hai un tuo ricordo personale dell’Avvocato? «Il
non c’entravo nulla. In campo il giocatore giorno che mi fu consegnata la medaglia per le
che avrebbe dovuto sostituire tatticamente mie cento partite nella Juve, mi fa: “Mi aspetto
Michel era Marino Magrin. A lui il mister dette da lei altre cento partite prima di giudicarla”».
l’otto per non appesantirlo ulteriormente. Fu Cosa ti ha emozionato di più in tutti i tuoi anni
una decisione intelligente. Io presi il dieci da calciatore? «La festa a sorpresa che mi
e fui schierato in mediana, visto che come organizzarono dopo i Mondiali del 1990. Qui a
terzino sinistro c’era ancora Antonio Cabrini». Tricesimo, nel cortile di casa. Lo stesso dove da
1988–89, seconda stagione alla Juve e ritrovi bambino ho iniziato a sognare».

De Agostini
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Presenze 178

Gol 4
Maglia n° 14

«C osa ho trovato a Torino? Una grande società,


una professionalità impeccabile da parte
di tutti, dal magazziniere al massaggiatore, dai
decisione: «Sul momento mi sembrò una
decisione giusta, coerente. Invece fu un errore
tutto mio. Con il passare del tempo ho realizzato
medici al presidente e tutti i dirigenti. Ci mettono che la gente del calcio non aveva colto le
nelle migliori condizioni per dare sempre il cento ragioni di quella mia scelta. Faccio un esempio:
Serie A 3
per cento. Sono arrivato a Torino che avevo fui contattato dal Liverpool e la prima cosa
Coppa Italia 1
vinto due campionati francese e una Coppa dei che i miei interlocutori mi chiesero durante la
Supercoppa Italiana 2
Champions League 1 Campioni, ma la Juventus mi ha dato ancora di più». riunione fu: “Perché se ne andò dalla Juve?“ Io
Coppa Uefa 1 Fortissimo nel pressing a tutto campo e nel e la società avevamo visioni diverse sul futuro e
Supercoppa Uefa 1 contrasto, ha un senso della posizione che gli devo dire che anche chi mi stava vicino, come il
Coppa Intercontinentale 1 consente di integrarsi con qualsiasi compagno, mio agente, non mi consigliò al meglio. In pratica
senza la minima difficoltà. È uno di quei giocatori, nulla fece per ricomporre la frattura. Fatto sta
magari poco appariscenti, che fanno sempre che venivamo da un’annata psicologicamente
sentire il peso della loro grande generosità difficile, in cui ci ritrovammo in città e stadi mai
agonistica e uno spiccato senso tattico. Il visitati prima dalla Juve. Ogni partita era una
numero di palloni che tocca e i chilometri che battaglia. Consumammo davvero molte energie
percorre sono incalcolabili.  e sapevo che le aspettative l’anno successivo
Nella turbolenta estate del 2006 la nuova sarebbero state ancora più alte. Ma non si
dirigenza bianconera lo ingaggia, per riportare poteva pretendere di vincere subito lo scudetto,
la Juventus in Serie A. Quando mancano due bisognava andare per gradi, ricostruire. La mia
giornate alla fine del campionato 2006-07, posizione all’epoca era chiara: meglio prendere
raggiunta la matematica promozione nella tre giocatori fortissimi all’anno, piuttosto che sei
massima serie, Didier rassegna le proprie o sette di medio valore. Per essere all’altezza
dimissioni da allenatore della Juventus. del proprio passato e delle aspettative che la
«Accettai la panchina della Juve senza circondano, la Juve ha bisogno di un continuo
sapere se avrei allenato in C, in B e con quale ricambio di campioni. Certo la qualità ha un
penalizzazione. Si parlava di -30, -18. Fu un modo prezzo, ma in quell’anno in B riuscii a lanciare
per sdebitarmi con chi mi aveva dato tantissimo giovani come Marchisio e De Ceglie, quindi
nei cinque anni vissuti a Torino da giocatore. potevamo concentrarci su pochi rinforzi di alto
Ottenendo la promozione in A penso di avere livello. E il discorso regge, anche se parliamo di
saldato il mio debito, di essermi messo in pari». due grandi rinforzi, piuttosto che cinque arrivi di
Successivamente, Didì, si pentirà di quella medio valore».

Deschamps
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “

JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON


Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Presenze 264

Gol 2
Maglia n° 15 B uffa: “Che ragazzo eri e che ricordi hai di quei
momenti formativi della tua crescita?”
Barzagli: “Il mio inizio nel mondo del calcio è
Buffa: “Lo devi anche a Pillon?”
Barzagli: “Sì, ma non solo. In Serie A mi fece
esordire Delneri a Brescia. Ero il quarto centrale,
stato l’inizio di un ragazzo sognatore, non ho sfruttai il momento. Più si arriva in alto e più si
mai pensato di diventare un calciatore. Mi sono fa fatica ad ascoltare. Ma credo di avere sempre
avvicinato la prima volta con giocatori esperti avuto la dote di saper seguire gli insegnamenti,
quando  ero solo un ragazzino che andava ad di confrontarmi. Con Delneri ebbi un  grande
allenarsi con il motorino. Ed è la parte più bella confronto il mio secondo anno a Palermo. Poi lo
della mia vita sportiva. Meglio di ora che non mi ritrovai anche alla Juve”.
Serie A 6 manca niente”. Buffa: “Dopo Palermo e il Mondiale ci fu
Coppa Italia 3 Buffa: “Oggi si parla anche di flessibilità. All’inizio l’esperienza al Wolfsburg, in Germania...”
Supercoppa Italiana 3 giocavi in  mezzo, poi ti sei messo in difesa. È Barzagli: “Lì diventai padre. Il mio Mondiale? Ebbi
stato Pillon a spostarti dietro”. l’opportunità di giocare contro l’Ucraina. Pensavo
Barzagli: “Sì, ma Allegri non è esattamente poi di meritare una grande squadra, dopo, ma non
d’accordo con questa teoria. Il mister è stato mio ero pronto. Scelsi di andare in Germania, forse
compagno di squadra sei mesi alla Pistoiese... e era anche troppo per il giocatore che ero. Lippi mi
oggi si prende il merito di quel cambio di ruolo”. telefonò e mi confessò di non gradire la mia scelta”.
Buffa: “Era già ‘acciughina’? Buffa: “Una vita che cambiò presto. Tuo figlio
Barzagli: “Era ‘acciughina’ per davvero (sorride, nacque in Germania?”
ndr)... Allegri dice di aver detto lui, a Pillon, di Barzagli: “No, l’ho fatto nascere a Firenze
spostarmi dietro. Mi ricorda sempre di essere (sorride, ndr). Magath  mi disse: ‘Lo sai perché
stato lui a consigliarlo”. non fai progressi? Perché ti alleni male e non
Buffa: “Come si diventa grandi?” credi in quello che fai’. Io mi ero sempre allenato
Barzagli: “Credo che uno dei valori più importanti all’80 per cento, e lì non ne prendevo una. Da
sia l’umiltà. Penso di essere diventato quello quell’esperienza ho capito che avrei dovuto
che sono grazie al lavoro e non al resto. Sono allenarmi sempre al 100 per cento”.
un giocatore medio, sono diventato grande alla Buffa: “Alla Juventus è cambiato tutto?”
Juventus. Essere umile non vuol dire non credere Barzagli: “Sì, non ne vado fiero ma a
in se stessi, vuol dire essere consapevoli dei volte  anche mia moglie mi trova assente.
propri mezzi. Quando arrivai alla Juve osservai i Prima ero un giocatore medio e ragionavo in
giocatori più rappresentativi. Sia Pirlo sia Buffon maniera mediocre. Non so cosa sia successo
non saltavano mai un allenamento. Il mondo alla Juve... una volta vinto il primo scudetto
Juve è questo. E alla Juve ci si allena di più”. ho subito pensato al secondo, poi al terzo.
Buffa: “Hanno ragione i ragazzi,  a  ispirarsi a te Prima quando affrontavo le grandi le davo per
anche per il modo in cui prepari i match?” perse in partenza. La Juventus è stata decisiva
Barzagli: “Cerco di studiare al meglio gli avversari. in questo mio cambiamento di mentalità. Il
Destro, sinistro, come si muovono e come calciano. calcio per me? Il calcio mi ha dato tutto. E’ il
Guardo le percentuali. Il problema e se fanno 50 e lavoro e  lo scopo della mia vita. Lo è sempre
50... I livelli sono altissimi e non è sempre facile stato, oggi però lo è di più che da ragazzo.
avere la meglio sull’uno contro uno. Ho imparato Tutto il tempo perso con mia moglie e i miei
ad avere un po’ di astuzia... in qualunque modo. In figli spero di recuperarlo, un giorno. E se oggi
partita sono due secondi e bisogna essere bravi”. sono dove sono lo devo anche a loro”.

Barzagli
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
IL MONDO JUVE
È FATTO DI
LAVORO E FAME
DI SUCCESSI. Andrea Barzagli
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Panchine 330
“ “
I
Vittorie 15 ragazzi torinesi abitanti nel rione della Crucetta anche qualche colloquio con il giocatore. Pietro
Stagioni 2 e in quelli della periferia occidentale della città, venne anche convocato per alcuni provini alla
avevano un numero relativamente alto di campi Juventus, tuttavia, per un certo periodo di tempo
sui quali giocare a calcio; il più frequentato, non ebbe più alcuna comunicazione da parte
tuttavia, era il campo del Dopolavoro Ferroviario, della società. Come raccontò qualche tempo più
in Corso Parigi, l’attuale Corso Rosselli. Proprio tardi, ebbe la sensazione di essere stato scartato
sul terreno dei Ferrovieri, la squadra che non aveva e trascorse un paio di mesi molto arrabbiato;
nelle proprie file un ragazzone che si chiamava avrebbe, infatti, pagato di tasca sua per indossare
Pietro Rava, aveva diritto a giocare con un uomo in la maglia bianconera della Juventus. Invece la
Serie A 1
più, per il semplice fatto che Rava valeva il doppio. società bianconera si rifece viva, tesserò Rava
Coppa Italia 2
Il ragazzone abitava a cento metri dal campo e lo mise a disposizione di Armano. L’ex terzino
del Dopolavoro Ferroviario (il papà di Pietro era della squadra che nel 1905 aveva vinto il primo
capostazione a Porta Susa), mentre a poco più scudetto e che era in quegli anni l’allenatore della
di duecento metri in linea d’aria c’era il campo squadra ragazzi, vide immediatamente che il
in Corso Marsiglia, dove giocava la Juventus, ragazzone possedeva ottime qualità. Nonostante
squadra per la quale, inutile dirlo, il ragazzone ciò fu deciso il suo temporaneo trasferimento
faceva il tifo. alla Virtus, società affiliata alla Juventus. Tornò
«Lasciando aperta la finestra della mia camera, mi bianconero per l’esordio nella stagione 1935-
arrivava molto chiaro il grido di incitamento della 36, quando aveva appena diciannove anni. Nella
folla. Quando sentivo l’urlo irrefrenabile dei tifosi, Juventus di quegli anni c’erano ancora parecchi
capivo benissimo che la Juventus aveva segnato». vecchi campioni pluri scudettati, come Rosetta,
Il campo di Corso Marsiglia era vicino a quello Varglien Mario, Monti, Bertolini, Borel, Varglien
di Corso Parigi, ed era frequente che alcuni Giovanni e Serantoni. C’erano anche Foni e
soci bianconeri andassero sino al terreno dei Guglielmo Gabetto, inseparabile amico di Pietro,
Ferrovieri per dare un’occhiata ai molti ragazzi che cresciuto con lui nella squadra bianconera dei
prendevano a calci un pallone. Fra questi soci c’era ragazzi. Come terzino, fu impostato proprio da
un certo Greppi, il quale rimase immediatamente Rosetta allenatore. Un leale per antonomasia,
impressionato dalla velocità di quel giocatore Rava succede e supera Caligaris nell’apporto
dai capelli biondi che giocava all’ala sinistra: anche tattico. Ha un piede sinistro ciclonico e
un atleta dalla forza incredibile, foga che, dopo un’irruenza frontale assai istintiva.
le prime battute di gioco, conferiva al viso del Ettore Berra paragona, nel 1938 sul “Calcio
ragazzo tinte infuocate. Pietro ne, infatti, dopo Illustrato”, lo slancio di Rava a quello di Umberto
cinque minuti dall’inizio della partita, diventava Caligaris: «Le sue entrate sono spettacolari e
addirittura paonazzo, colore che dava in certo qual affronta l’avversario impetuosamente con quella
modo la misura della straripante passione del sua irrompente foga così bella e suggestiva. Il
giovanissimo calciatore. Greppi aveva informato tiro è potente, la gamba si distende nel rinvio
un dirigente juventino che si occupava delle per raggiungere la massima potenza di tiro e
squadre minori: Maccagno, factotum del Gruppo frequentemente si concede incursioni offensive,
Anziani Juventus, questi andò a vedere un paio passando in tromba i mediani e giungendo fino al
di partite nelle quali era impegnato Rava ed ebbe settore avanzato».

Rava
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “
S oprannominato Harley Davidson per la
sua passione per quel tipo di moto: «Ne
possiede due e sono bellissime – afferma
attaccanti fortissimi e che hanno disputato una
stagione eccezionale ed è giusto che partano
titolari. Starà a me riuscire a farmi valere e
la moglie Adriana – ma per me sono molto apprezzare, quando sarò chiamato in causa.
scomode quando si tratta di affrontare un lungo Questa situazione non mi penalizza, anzi mi
viaggio, anche se mi piace andare in moto con fornisce una motivazione in più, da aggiungere
mio marito. Michele ha molta personalità e un alle tante legate al semplice fatto di giocare
carattere incredibile; è espansivo con gli amici nella Juventus».
intimi, ma rimane diffidente verso le persone che L’esordio è di quelli da incorniciare: prima partita
conosce superficialmente». della Champions League, la Juventus scende in
«Ha dinamite nelle gambe – scrive di lui Renato campo a Dortmund, contro il Borussia. Mancano
Tavella – e cervello fino. Intuisce, scatta, sa Vialli e Ravanelli, squalificati, e Lippi punta
smarcarsi. Tira e segna. Poi ha dalla sua tutto su Michele; l’inizio è da brividi: dopo pochi
un’altra molla decisiva che lo agita al meglio: il secondi Möller beffa Peruzzi, 1-0 per il Borussia.
desiderio di imporsi, di non lasciarsi sfuggire la La Juventus reagisce alla grande e, su un cross
grande occasione arrivata. Giocare nella Juve, dalla sinistra, Padovano sale in cielo per colpire
un una grande squadra, dopo una carriera dura di testa e infilare il pallone nella porta del portiere
e sempre combattuta nei ranghi di società tedesco; 1-1 e palla al centro. Ci penseranno
minori. Onore al merito, quindi, alla valorosa poi Del Piero, con un goal strepitoso, e Conte
grinta di Padovano, torinese cresciuto al calcio a dare la vittoria alla squadra bianconera:
nel Barcanova, una delle più gloriose società «Quando tornammo dalla trasferta Champions
dilettantistiche piemontesi. L’uomo è temprato di Dortmund, alla ripresa degli allenamenti
e conosce il senso della fatica e dell’impegno. venne a complimentarsi con noi, come spesso
Niente di meglio per Lippi, sempre alla caccia, accadeva, l’Avvocato. Si avvicinò a me e disse:
dentro l’animo dei suoi giocatori, di motivazioni “Caro Padovano, se ci fossi stato io in porta
forti e nuove». quel goal non l’avresti fatto”. Beh, all’avvocato
Stagione 1994-95: la compagine bianconera tutto era permesso. Ecco, a proposito di carisma
ha appena vinto il campionato, dopo lunghi una figura come quella dell’Avvocato mi manca
anni di digiuno; la concorrenza è terribile: Vialli, tantissimo; lui si che era carismatico. Il più
Ravanelli e Del Piero sono stati i protagonisti carismatico che abbia mai conosciuto».
dello scudetto e la strada del campo sembra «Cosa aveva di speciale quella Juve? Il gruppo!
inesorabilmente chiusa. Michele, però, non si Io ho girato tantissimo ma il gruppo che ho
scoraggia, comincia a lavorare duramente, con trovato in quella Juventus non l’ho trovato mai
un solo pensiero nella mente: il posto in squadra. da nessun’altra parte. L’allenamento era alle
«Sono felicissimo di essere qui, è ovvio – dice quindici? Beh, alle tredici e trenta eravamo già
il giorno della presentazione – questa è la più tutti nello spogliatoio, con una voglia incredibile
grossa occasione della mia carriera e spero di migliorarci. Quando affrontavamo le partite gli
di riuscire a sfruttarla al meglio. Il mio primo avversari perdevano già nel tunnel che portava
traguardo è quello di farmi trovare pronto, quando al campo; leggevano nei nostri occhi la voglia di
Presenze 63
Lippi avrà bisogno di me; so di avere davanti vincere e non ce n’era per nessuno.»
Gol 17
Maglia n° 2

Padovano
Serie A 1
Coppa Italia 2 JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “

JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON


Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ Presenze 320

Gol 171
Maglia n° 17
I l padre George, la mamma Beatrice e la sorella
Fabiana sono nati a Buenos Aires; David, invece,
nasce a Rouen, in Francia, il 15 ottobre 1977.
deve difendere il patrimonio della società Del
Pietro -Inzaghi: «Sono arrivato a ventidue anni
in mezzo a tanti attaccanti eccezionali, come
Il papà, che è stato giocatore professionista, Del Piero, Inzaghi, Kovačević, Esnaider, Fonseca;
ha militato per quattro stagioni nel Rouen; poi, l’importante, all’inizio, era cercare di imparare da
scaduto il contratto, ha riportato tutta la famiglia loro, avere la fiducia dell’allenatore e di tutto il
in Argentina. Trézéguet cresce nelle giovanili del gruppo».
Platense. All’età di diciassette anni, è chiamato Arriva il campionato 2001-02: «Il momento più
in Francia dal Monaco. Dopo i Mondiali del 1998, bello è stato quando ho vinto il primo scudetto
Serie A 4 con i francesi Campioni del Mondo, la carriera con la Juventus, per com’è venuto, all’ultima
Supercoppa Italiana 2 di Trézéguet prosegue ancora nel segno del giornata, con il sorpasso sull’Inter a Udine, in uno
Monaco: trenta presenze e ventidue goal nel stadio pieno; un traguardo che la squadra non
1999-2000, mettono in moto i grandi club italiani. riusciva a raggiungere da alcuni anni. Per me,
L’amico Candela gli racconta un paese splendido, poi, era stata un’annata molto positiva, avevo
un football frequentato dai migliori calciatori del segnato tanto vinto la classifica dei cannonieri;
mondo e gli dice che in Italia si giocano partite un obiettivo che uno juventino non raggiungeva
di campionato di fronte a 50-60.000 spettatori da quasi vent’anni, dai tempi di Platini».
gli si illumina il volto, stenta a crederci, poiché Nell’estate del 2004 sembra che debba lasciare
sugli spalti del Monaco non ha mai visto più di la Juventus, ma il nuovo allenatore, Fabio
3.000 anime. Così, inizia a fare delle pubbliche Capello lo convince a rimanere. Un infortunio
relazioni a mezzo stampa; dice di ammirare alla spalla lo tiene lontano dai campi di gioco,
Ronaldo e Totti e che il suo modello è Batistuta: ma non fa mancare il suo contributo. Tra i suoi
«Sono cresciuto con l’immagine di Maradona, i quattordici goal, da ricordare quello in rovesciata
miei primi ricordi sono stati i Mondiali del 1986 al Real Madrid negli ottavi di finale di Champions
in Messico; però devo dire che per il mio posto League e quello di testa rifilato al Milan a San
sicuramente è stato Batistuta quello che mi Siro, su assist di Del Pietro in rovesciata, che
piaceva di più, perché era un attaccante molto consegna lo scudetto alla “Vecchia Signora”.
forte, aveva l’immagine del giocatore bello da Trézéguet disputa un’altra ottima stagione nel
vedere. Parlando calcisticamente, la cosa più 2005-06; segna ventinove reti e vince l’ennesimo
bella che mi è capitata è stato ritrovarlo, lui nella scudetto; le delusioni, come al solito, arrivano
Roma ed io nella Juventus; è stato un momento dalla Champions League. La Juventus è
bello da ricordare perché negli anni passati stavo eliminata dall’Arsenal ai quarti di finale e subisce
a guardarlo davanti alla TV». una violenta contestazione da parte dei propri
Alla fine del campionato 2000 arriva la sorpresa; tifosi. A Bruges, nella partita di Champions,
nel futuro di Trézégol non ci sono né Totti né Trézéguet realizza il centesimo goal con la maglia
Batistuta, ma Del Pietro e la Juventus. Arriva bianconera per poi diventare il miglior bomber
a Torino con in tasca la fresca medaglia d’oro straniero nella storia della Juventus, superando
dell’Europeo (grazie al suo Golden-gol contro tre monumenti del passato bianconero, come
l’Italia) e con la benedizione di Zidane, che gli Platini, Charles e John Hansen.
ha assicurato mille assist vincenti. Tuttavia, non Quell’estate, nonostante la retrocessione in
gli assicura il posto in squadra Ancelotti, che Serie B della Juventus, decide di rimanere a

Trezeguet
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

“ “
Torino; affitta un palco dello stadio Olimpico, per rete contro il Bayern, nella partita che costa
permettere alla propria famiglia di assistere a tutte l’eliminazione dalla Champions League della
le partite casalinghe della squadra bianconera: Juventus. Anche contro il Fulham, in Europa
«Le motivazioni erano poche per me come per gli League, il suo goal in apertura non riesce a evitare
altri, per la società stessa e per i tifosi. Nessuno l’eliminazione della squadra bianconera, con
meritava di disputare un campionato di Serie Zaccheroni in panchina al posto di Ciro Ferrara.
B. Però, ci siamo trovati in quella situazione, Quella che si conclude è l’ultima stagione di David
calcisticamente non è stata un’esperienza né Trézéguet con la Juventus. Infatti, il 21 agosto
positiva, né negativa. Ci siamo ritrovati dei giovani 2010 arriva la conferma del suo trasferimento
che l’anno prima erano in Primavera. Abbiamo alla squadra spagnola dell’Hercules Alicante,
creato un gruppo molto più umano, perché le città di origine della moglie. Trézégol si toglie,
aspettative erano diverse; la cosa positiva è che dopo dieci stagioni, la maglia numero diciassette
siamo risaliti subito in Serie A». bianconera.
Nella stagione che segna il ritorno in Serie A «Dieci anni nella Juve, è stata una grande storia
della Juventus, David mette a segno venti reti, d›amore. Io David Trézéguet resterò per sempre
sfiorando la vittoria nella classifica cannonieri, tifoso della Juve. Anzi, il giorno in cui la squadra
preceduto solamente da Del Pietro . bianconera vincerà lo scudetto andrò a Torino
Il 3 settembre 2009 rilascia un clamoroso e chiederò alla famiglia Agnelli di inventare
annuncio: «È un anno importante per me, mi una maglia con la terza stella. E sarò il primo a
piacerebbe finire con una vittoria. Ho deciso di indossarla. I due titoli che ci hanno tolto sono
concludere la mia avventura con la Juventus a stati una clamorosa ingiustizia. Lo penso io,
giugno, ne ho parlato prima con la mia famiglia lo pensa chi ama la Juve, ma ne sono convinti
e abbiamo deciso di tornare a casa. Francia anche i giocatori dell’Inter con i quali ho parlato.
oppure Argentina? Ancora non lo so, dopo dieci L’ultima Juve riparte quasi da zero. Una scelta
anni qui alla Juventus ho fatto la mia storia e coraggiosa. Però bisogna avere il coraggio di
credo sia arrivato il momento giusto di lasciare. Il dire alla gente bianconera che ci vorrà un po’
contratto non è un problema, Ciro Ferrara è già al di tempo per tornare a essere la squadra da
corrente della mia scelta. Nessuno mi ha chiesto battere. Da amico della Juve penso che sarebbe
di andare via, è una decisione che ho maturato bellissimo riconquistare la Champions e
da qualche tempo, mi piacerebbe uscire di scena centrare l’Europa League. Sarebbe una stagione
con un titolo in tasca». da dieci. Lo scudetto è pane per Inter e Milan. È
Ma la vita riserva sempre delle sorprese. Basta bello vedere Andrea Agnelli presidente. Io sono
un goal all’Olimpico di Roma contro la Lazio, per cresciuto nel mito dell’Avvocato. Quando veniva
far vacillare David: «È vero, nella mia testa sono al campo eravamo tutti imbambolati. Come se
cambiate tante cose. È bastato veder rotolare lui avesse vinto dieci mondiali, dieci Champions,
la palla in rete per capire che forse non voglio dieci scudetti. Andrea Agnelli dovrà ricreare la
più cambiare squadra. Sto valutando se non stessa magia con i più giovani. La mia più bella
sia meglio, sicuramente più bello, chiudere la vittoria nei miei dieci anni in bianconero è stata
carriera qui alla Juventus. Ne ho parlato anche la promozione dalla B alla A. Una fantastica
con Alessandro Del Pietro . Mi hanno veramente esperienza di vita. I tifosi ci consideravano
emozionato i miei compagni. Ho rivisto il tutto degli eroi perché avevamo scelto di restare. Si
in televisione, erano più contenti loro che il sentiva stima, amore. E intorno a noi abbiamo
sottoscritto. Li ho ringraziati a uno a uno, mi visto crescere dei ragazzini che oggi sono dei
hanno fatto sentire veramente importante per grandi giocatori. Penso a Chiellini, a Marchisio.
questo gruppo». Se qualcuno credeva di ammazzare la Juve
David ritrova d’incanto la via del goal: segna scaraventandola in Serie B allora ha proprio
contro il Genoa, il Bologna, la Sampdoria, il sbagliato tutto. Quell’esperienza ha reso ancora
Napoli, l’Atalanta, il Bari. Realizza anche l’inutile più grande il mondo Juve».

JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON


LA JUVE È
FATTA PER
VINCERE. David Trezeguet
Juvart 120 EDITION Juvart 120 EDITION

Presenze 705
“ “
Gol 290
Maglia n° 10 O ra è ufficiale: sei un nuovo calciatore del Sydney
FC. Hai scelto l’Australia Alex, sorprendendo
tutti anche stavolta, proprio come quando a
Signora“ bianconera che mai era stata così tanto
di qualcuno. Ti amiamo perché nonostante tu
abbia raggiunto una fama da Rock Star, non ti sei
Dortmund, in una mite notte del settembre del 95, mai dimenticato di provenire da San Vendemiano,
sfoderasti il primo “Gol alla Del Piero“ presentandoti rimanendo sempre un ragazzo di provincia.
così al calcio che conta. Sono passati 17 anni da Sarei un ipocrita se non dicessi di adorarti,
quel giorno ed oggi te ne vai non avendo bisogno di capitano, anche per il gol assurdo ad arcobaleno
spiegare chi sei ad un calcio che conta sì meno, ma con la Fiorentina, per il gol col Bari dopo la morte
che da oggi conterà molto di più. Sono passati 17 di papà Gino o quello meraviglioso col Piacenza
Serie A 8 anni anche per noi Capitano, 17 anni di passione ed dopo la scomparsa dell’Avvocato, per la doppietta
Coppa Italia 1 amore reciproco, 17 anni di poster nelle stanze, di al Bernabeu con standing ovation finale, per il gol
Supercoppa Italiana 4 laccetti attaccati ai calzettoni, di pizzetti e di basette con l’Udinese il 5 maggio o la rovesciata-assist per
Champions League 1 elaborate, di quelle tue Predator Karnivor che Trezeguet contro il Milan, per quel piattone all’incrocio
Coppa Intertoto 1 facevano sognare me ed altri milioni di ragazzini. 17 con la Germania e quella linguaccia liberatoria dopo
Supercoppa Europea 1 anni di “sei la cosa più bella che c’è“ e molto altro ogni gemma, il cosiddetto “Sberleffo di Godot“
Coppa Intercontinentale 1
ancora. (beffardo, è vero, ma educato, quasi a voler dire
Noi non ci conosciamo Alex, almeno non fisicamente, “ve l’ho fatta anche stavolta, che ci volete fare!“). Ti
ma il bene che ti voglio è quello che si prova per un voglio bene Alex, perché calcisticamente parlando,
fratello, perché da fratello ti sei sempre comportato: nei miei, nei tuoi, nei nostri momenti importanti, ci
hai saputo insegnarmi che l’umiltà è la strada giusta sei sempre stato. Negli ultimi mesi ho sognato di
e che se si fanno parlare i fatti non v’è bisogno di poterti venire a vedere a Sion, di guardarti esultare
altre parole, mi hai dimostrato che quando si cade ci sotto la Kop ad Anfield Road o essere osannato
si può rialzare più forti di prima, che a volte bisogna dai tifosi dell’Arsenal; a 38 anni sei stato capace di
mettere da parte l’orgoglio e provare semplicemente farti corteggiare da squadre di primissima fascia
a dare di più, sei stato l’emblema del fatto che la vita optando poi per l’Australia e, sebbene io non sappia
ti concede sempre una seconda possibilità se te la ancora i motivi di questa scelta, conoscendoti sono
meriti, mi hai inculcato il valore e il peso di un buon certo che da uomo intelligente quale sei, tu abbia
equilibrio familiare e tanto altro ancora. preso la decisione migliore.
Ti sei mai chiesto perché ti amiamo così tanto Alex? Oggi te ne vai capitano, sono passati 17 anni da
Noi ti amiamo perché hai saputo gestire con classe quel gol, io sono diventato adulto ed ho ancora i
sopraffina, e senza mai far pesare, quel dono che tuoi poster in casa, tu sei diventato Del Piero ed hai
il Dio del calcio ha voluto farti, quel talento che è ancora la stessa umiltà e la stessa voglia di giocare.
piombato dal cielo ed ha preso residenza nei tuoi Arrivederci Alex, ed anche se sarai a migliaia di
piedi. Noi ti amiamo perché prima che un campione, kilometri di distanza, con un diverso fuso orario,
Alex, sei una persona con valori e con una morale, ti e anche se quella mitica scritta “Del Piero“ non
amiamo perché tu, icona inarrivabile, sei sceso tante brillerà più sopra al numero 10 della Juve, non ci
volte tra noi, ti sei mostrato umano e vulnerabile, dimenticheremo mai né di te né di dire di tanto in
uno qualunque, uno di noi. Noi ti amiamo perché tanto (parafrasando il buon Mosca): “Aaaaah come
sei sempre stato coerente e hai sempre detto gioca Del Piero!“
quello che pensavi, ti amiamo perché tu Alex sei il In bocca al lupo Pinturicchio, in bocca al lupo mio
marito perfetto ed anima gemella di quella “Vecchia unico Capitano.

Del Piero
JUVENTINO COL PAPILLON JUVENTINO COL PAPILLON
Un cavaliere non
abbandona mai
la sua Signora.
Alessandro Del Piero
120 Grazie!
JUVENTINOCOLPAPILLON.COM

Questo documento non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna
periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni testi o immagini inserite in questo documento sono tratte da internet e, pertanto, considerate di
pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo
via email all’indirizzo info@juventinocolpapillon.com e verranno immediatamente rimossi.

Potrebbero piacerti anche