Uno dei primi casi di diffusione sovraregionale della lingua � la poesia della
Scuola siciliana, scritta in siciliano "illustre" perch� arricchito da francesismi,
provenzalismi e latinismi,[11] da numerosi poeti (non tutti siciliani) attivi prima della met� del Duecento nell'ambiente della corte imperiale. Alcuni tratti linguistici con questa origine vennero adottati anche dagli scrittori toscani delle generazioni successive e si sono mantenuti per secoli o fino ad ora nella lingua poetica (e non) italiana: dalle forme monottongate come core e loco ai condizionali in -ia (es. saria per sarebbe) ai suffissi in uso in Sicilia derivati dal provenzale come -anza (es. alligranza per allegria, membranza, usanza, adunanza) o -ura (es. freddura, chiarura, verdura) e altri ancora[12][13][14] o vocaboli come il verbo sembrare per parere che per Dante era parola dotta (di origine provenzale, giunta anch'essa all'italiano attraverso la lirica siciliana).[15] La Scuola siciliana insegna una grande produttivit� dell'uso dei gi� menzionati suffissi e dei prefissi (questi ultimi per lo pi� derivanti dal latino) come dis-: disfidarsi, s-:spiacere, mis-: miscredere, misfare e tanti altri ancora. Erano gi� presenti abbreviazioni come dir (dire) o amor (amore) e altri latinismi; ad esempio la parola amuri (siciliano) si alternava con amore (latinismo).[11] Il contributo della scuola siciliana fu notevole:
� ...Qualunque cosa gli italiani scrivano, viene chiamato siciliano...(tradotto) �