Con New Deal («nuovo corso») s'intende il piano di riforme
economiche e sociali promosso dal presidente statunitense Franklin
Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937, allo scopo di risollevare il Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli USA a partire dal 1929 (il «Giovedì nero»). L’ingegnere statunitense Frederick Winslow Taylor sottopose a studio sistematico l’eliminazione di ogni forma di spreco nell’atto produttivo, pervenendo a elaborare una teoria dell’organizzazione scientifica del lavoro (il cosiddetto “taylorismo”) che applicata negli USA, conquistò anche l’organizzazione industriale in Europa. L’operaio venne studiato da Taylor come una macchina; i suoi fatti furono scomposti in relazione alle esigenze delle macchine e ricomposti in una serie di comportamenti, i quali dovevano favorire le esigenze della produzione di massa. Le teorie di Taylor trovarono applicazione nel lavoro a catena. Egli sostenne che bisognava legare la produttività dell’operaio agli aumenti del salario, e combattere l’organizzazione sindacale, considerata un elemento negativo nei rapporti tra operai e dirigenti industriali Mussolini, convinto che l’Italia non potesse restare neutrale nello scontro che si andava profilando e sicuro della superiorità della Germania, decise di accettare le pressanti richieste tedesche di trasformare il generico vincolo dell’Asse Roma Berlino in una vera e propria alleanza militare, che fu significativamente chiamata Patto d’Acciaio.Il patto stabiliva che, se una delle due parti si fosse trovata impegnata in un conflitto per una causa qualsiasi (dunque anche in veste di aggressore), l’altra sarebbe