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Aristotele

Organon
Parte I

Ἀριστοτέλης
(Stagira 384/3 a.C. – Calcide 322/1 a.C.)

di Renato Curreli - Filosofia e Storia -


Liceo Classico G. Siotto Pintor – Cagliari
2

ORGANON
LA LOGICA
• Se per molti versi Aristotele può A è vero di tutti i B
B è vero di tutti i C
ergo, A è vero di tutti i C 1
essere considerato l’inventore
della logica come disciplina
autonoma, vanno però tenuti in
debito conto i contributi dati da A B C
vari pensatori precedenti, tra i
quali Parmenide, Zenone di
Elea, i megarici, i sofisti, Socrate
e Platone.

• Studiando, ordinando, sistematizzando tali risultati e fornendo una


serie di apporti nuovi e originali, Aristotele è pervenuto a una
disciplina complessa e articolata che ha posto le basi della logica.

________________________________
1. Rappresentazione mediante i diagrammi di L. Euler (1707-1783) di un sillogismo di prima figura avente come premesse e conclusione
proposizioni universali affermative (Barbara). Cfr. diapositive 18-19 e 35 sgg.
3
Ma cos’è la logica per Aristotele? 4

• Nel testo aristotelico non troviamo una risposta precisa a questa


domanda. Il filosofo ci presenta la disciplina, ma senza darne una
definizione esplicita o assegnarle una posizione gerarchica nella sua
classificazione delle scienze.

• Quindi, cosa intendiamo quando diciamo che Aristotele è il fondatore


della logica?

• E’ chiaro che solo facendo riferimento ai modi in cui la logica,


delimitando e definendo il suo campo di indagine, è storicamente
pervenuta a una propria identità, si potrà infine riconoscere nello
sforzo del filosofo di Stagira il contributo decisivo che ha determinato
la nascita di questa nuova disciplina.
5

Dunque, come definire la Logica?

Molte sarebbero le risposte possibili ma,


sforzandoci di generalizzare e semplificare,
potremmo dire che con il termine logica intendiamo
lo studio degli elementi e degli schemi
dell’argomentazione corretta nel quadro di una
teoria generale dell’inferenza.

Definizioni di questo tipo permettono di riconoscere nelle ricerche di Aristotele


un grande lavoro di fondazione di quanto in seguito verrà chiamato logica.
• Precisazioni terminologiche 6

• Il vocabolo logica, nell’uso che ne stiamo facendo e che se ne fa in


senso tecnico, non è aristotelico; infatti il filosofo, per riferirsi a
questo campo di indagine, utilizza piuttosto la parola analitica.

• Nei testi di Aristotele è possibile incontrare il termine λογικός (e


derivati) ma esso, per lo più, viene usato nel senso generico di
“concernente il discorso, dialettico, razionale”, assumendo anche la
sfumatura di “verbale, privo di riferimenti concreti”.

• Logica, con il significato specifico che le attribuiamo, è voce


introdotta nel linguaggio filosofico dagli stoici che con τὰ λογικά e ἡ
λογική (τέχνη) si riferivano allo studio della struttura formale dei vari
tipi di inferenza.
• I trattati di Aristotele furono raccolti e
ordinati nel I secolo a.C. inizialmente dal
grammatico di origini greche Tirannione e
poi da Andronico di Rodi, a cui si deve la
sistemazione del Corpus aristotelicum così
come lo conosciamo ancora oggi.

• Sebbene non ci sia consenso unanime tra gli


studiosi, potrebbe essere stato proprio
Andronico a intitolare Ὄργανον, “strumento”,
l’intera raccolta degli scritti logici persuaso
che, per Aristotele, la logica consistesse in una
serie di strumenti diretti a orientare e
sostenere la ricerca scientifica.

Una recente edizione degli scritti di logica di Aristotele

Categorie – Sull’interpretazione – Analitici Primi

Gli scritti logici di Aristotele

7
Analitici Secondi – Topici – Confutazioni Sofistiche
FONDAMENTI DELLA LOGICA ARISTOTELICA 8

Nel Περὶ ἑρμηνείας (Sull’interpretazione) Aristotele individua uno specifico tipo di espressione
linguistica che risulterà di particolare interesse per la sua indagine sul linguaggio e sul pensiero,
l’ E N U N C I A T O D I C H I A R A T I V O (λόγος ἀποϕαντικός).

Dichiarativi sono, però, non già tutti i discorsi, ma quelli in cui sussiste un’enunciazione vera o falsa.
(De int. 17 a 3-4)

Confrontiamo con quanto Aristotele dice negli Analitici primi (᾿Αναλυτικὰ πρότερα), il suo trattato
sull’inferenza, laddove definisce i componenti fondamentali del ragionamento, ossia le proposizioni:

La proposizione (πρότασις1) è un discorso che afferma o che nega qualcosa rispetto a qualcosa.
(An. pr. A 1, 24 a 16)

___________________________
1. In questo contesto gli studiosi latini resero, correttamente, πρότασις con propositio, per quanto il termine possa
essere tradotto anche con praemissa, premessa.
9

La proposizione è dunque un enunciato dichiarativo – ossia un λόγος (discorso, espressione


linguistica) assertivo o apofantico [ἀποϕαντικός, enunciativo, assertivo, dichiarativo
(da ἀποϕαίνω, faccio conoscere, notifico, dichiaro)] – detto così perché, affermando o
negando qualcosa di qualcosa, può essere vero o falso.
Questo tavolo è bianco
è un enunciato che sarà vero se il tavolo è bianco e falso in caso contrario.
Evidentemente ci sono anche discorsi non apofantici, ossia enunciati non dichiarativi.
Aristotele fa l’esempio della preghiera; filosofi successivi aggiungeranno le esortazioni, i
comandi, le interrogazioni, i giuramenti, etc.
In ambito aristotelico enunciato dichiarativo e proposizione sono formule linguistiche, tutto
sommato, equivalenti.

Invece, la logica contemporanea, riprendendo e svolgendo temi già presenti nella logica stoica
e medievale, ha operato una distinzione tra enunciato e proposizione.

Per esempio, il logico statunitense Willard Van Orman Quine (1908 –2000) considera le
proposizioni come i significati degli enunciati1.

Per orientarci nella logica contemporanea, potremmo far riferimento allo schema seguente:

In generale una formulazione linguistica che esprime


ENUNCIATO
un pensiero.

Ciò che è asserito da un enunciato dichiarativo, e che


PROPOSIZIONE perciò può essere vero o falso.
Sinonimi: Asserto, Asserzione.

________________________________
1. Cfr. From a logical point of view (1953), VI, 2.
10
11

La
proposizione

è costituita da

un soggetto e un predicato

ὑποκείμενον κατηγορούμενον

• Comunemente, il predicato potrà essere un nome, un aggettivo o un verbo.


12

Consideriamo la proposizione

Socrate è un filosofo

l’analisi logica abituale ci porterebbe a individuare in Socrate il soggetto e in è un


filosofo il predicato nominale, costituito dalla copula è e dal nome del predicato un
filosofo.

Per Aristotele il predicato è filosofo, mentre la parola è esprime la connessione tra il


soggetto e il predicato .
• Excursus: la funzione proposizionale

L’ impostazione aristotelica sarà un punto di riferimento per la


logica fino a quando non si imporrà il nuovo orientamento di
Gottlob Frege (1848 -1925) basato sulla nozione di funzione
proposizionale
F(x) (1)
che si legge
xèF
dove
x è una variabile individuale
F è una lettera di predicato o lettera di predicazione.

*
Per capire meglio iniziamo col distinguere tra individui – p.e. Paola, Francesco, ma
anche Parigi, Londra, etc. – e le proprietà che essi possono avere.

Vediamo qualche esempio di asserto in cui compaiono individui e proprietà:

Paolo è alto (2)


Firenze è bella (3)

13
Per denotare gli individui e le proprietà possiamo usare due diversi tipi di simboli: 14

• le lettere minuscole a, b, c, d…w indicheranno individui e si chiameranno, infatti, costanti


individuali (ad esempio, in un dato contesto, a denoterà costantemente e senza variazioni di
sorta un determinato individuo, p.e. Alberto);
• le lettere maiuscole F, G, B, I… indicheranno proprietà, o più in generale il predicato che
appartiene a un determinato individuo.

Vediamo qualche applicazione:

Sally è un cane: C(s) (4)

Sally corre: R(s) (5)

È utile usare lettere che corrispondano alle iniziali dell’individuo o del predicato in
esame. Per evitare possibili ambiguità si può anche far ricorso a una lingua straniera:
nella (5), onde evitare confusioni con la C di cane della (4), la proprietà è stata resa
con R riferendoci al verbo inglese run.
A questo punto possiamo riscrivere la (2) così: 15

A(p) 1 (6)

Osservando le espressioni simboliche (4) (5) e (6), possiamo notare che hanno uno
schema o una forma comune del tipo
P_ (7)
dove P indica il predicato e “_ ” denota un qualsiasi individuo al quale il predicato si
riferisce, espresso da un simbolo individuale (costante individuale). Al posto di “_ ”
possiamo benissimo scrivere una x, il segno di variabile individuale, che si può
considerare come un segnaposto indicante dove possono essere scritte le lettere che
denotano individui.
Possiamo così raffinare la scrittura della forma comune delle espressioni che stiamo
considerando
P(x) (8)
Infine volendo tornare alla nostra espressione di partenza (1) possiamo indicare una
qualsiasi proprietà con F ( tra l’altro, iniziale di funzione) e scrivere la (8) come
F(x) (9)

______________________________
1. Sono corrette anche scritture senza parentesi: Ap; Rs; Cs, etc.
• Riassumendo, la funzione proposizionale è un’espressione da cui si può ricavare –
con opportune sostituzioni – una proposizione.

• In altre parole, abbiamo una vera e propria proposizione (che è tale perché è
vera o falsa), quando è possibile sostituire una costante individuale (che sta per
un individuo) a una variabile individuale (x, y, z).
Al di là del simbolismo logico, nel mondo reale o possibile, potremmo così avere
un vero e proprio individuo caratterizzato da una certa proprietà.

• Con un ordine diverso, ma che non cambia la sostanza del discorso, rivediamo
ora i passaggi fatti:

F(x) F(m) Paolo è alto


La funzione proposizionale L’individuo m ha la proprietà F:
Descrizione di uno stato di cose.
(forma comune di espressioni la funzione proposizionale si è così
di questo tipo) trasformata in proposizione.

16
Questo modo di ricavare proposizioni a partire da funzioni proposizionali è detto 17

esemplificazione.
Esso consente di formulare proposizioni singolari, come nel caso di tutti gli esempi
che abbiamo incontrato.

C’è anche un altro modo di ricavare proposizioni da funzioni proposizionali, ossia la


generalizzazione.

Tale procedura prevede l’introduzione del quantificatore universale

∀ (Tutti…/ Per ogni… : indica che tutti gli elementi di un


determinato insieme possiedono una certa caratteristica)

e del quantificatore esistenziale

∃ (Esiste almeno un… : indica che almeno un elemento di un


insieme considerato possiede una certa caratteristica)

In questa sede però non approfondiremo ulteriormente questi aspetti.


• Fine dell’excursus
Aristotele ha un modo particolare di mettere in 18

evidenza la funzione predicativa della proposizione:


inverte il normale ordine della frase.

Perciò
Socrate è un filosofo

è resa nella maniera seguente:

Filosofo si predica di Socrate


Il verbo usato da Aristotele per indicare tale rapporto tra il predicato e
il soggetto è
ὑπάρχω
traducibile con
appartengo, sono proprio di, sono connesso con,
sono qualità o caratteristica di, sono predicato di

È molto comune rendere il verbo con appartenere, per cui una


riformulazione più tradizionale del nostro esempio precedente
sarebbe
Filosofo appartiene a Socrate

In questa sede useremo, comunque, espressioni come è vero di o si


predica di, ma sarebbero interessanti anche formule come è connesso
con, conviene a, si addice a, concorda con. 19
Aristotele distingue le proposizioni per quantità e qualità. 20

universali
QUANTITÀ particolari
singolari

La πρότασις è universale quando il predicato si riferisce all’intera classe denotata


dal soggetto:
Tutti gli uomini sono bipedi
il predicato bipede si riferisce a tutti gli uomini
La πρότασις è particolare quando il predicato si riferisce a parte della classe 21

denotata dal soggetto:


Qualche uomo è barbuto
il predicato barbuto si riferisce solo a una parte degli uomini

Infine la πρότασις è singolare quando il predicato si riferisce a un preciso


individuo:
Callia è bianco
il predicato bianco si riferisce a Callia
Per qualità, invece, le proposizioni si distinguono in affermative e negative, a 22

seconda che il predicato sia affermato oppure negato del soggetto.

affermative
QUALITÀ
negative

Tutti gli uomini sono bipedi


il predicato bipede è affermato come appartenente al soggetto

Nessun uomo è quadrupede


si nega che il predicato quadrupede appartenga al soggetto
I logici medievali indicarono con A (da Adfirmo) la proposizione universale affermativa, con I la
particolare affermativa (adfIrmo), con E l’Universale negativa (da nEgo) e con O la particolare
negativa (negO). Costruirono quindi la seguente figura, detta quadrato degli opposti o quadrato logico.

A contrarie E

subalterne contradditorie subalterne

I subcontrarie O

Formula mnemonica: A adfirmat, negat E, sed universaliter ambae, I firmat, negat O, sed particulariter ambae
23
INTERPRETAZIONE DEL QUADRATO LOGICO 24

ll quadrato degli opposti, o quadrato logico, rappresenta graficamente le relazioni che vi


sono - secondo l’analisi di Aristotele - tra le varie tipologie di proposizioni.

Tale schema grafico fu dallo studioso tedesco Carl Prantl (1820-1888) attribuito
erroneamente al filosofo neoplatonico bizantino Michele Psello (Μιχαήλ Ψελλός, 1018-1096),
e perciò è talvolta chiamato quadrato di Psello.
In realtà abbiamo reale documentazione del quadrato solo a partire dal 1250 ca. (in
William of Sherwood, Introductiones in Logicam), per quanto in testi ancora più antichi non
manchino schemi simili.

Gli enunciati contrari A ed E possono essere entrambi falsi ma non entrambi veri.

Gli enunciati subcontrari I e O possono essere entrambi veri, ma non entrambi falsi.

Gli enunciati contraddittori A - O/ E - I non possono essere entrambi veri e nemmeno


entrambi falsi; perciò, se uno di essi è vero, l’altro è falso.

Gli enunciati subalterni si rapportano in modo tale che A implica I ed E implica O, ma non
viceversa.
L’ ultimo punto si può formulare anche come segue: 25

A si subalterna (= implica) I, E si subalterna (= implica) O, ma non viceversa.

Esempio:

• Ogni (=Tutti) uomo corre (A) / Nessun uomo corre (E) sono proposizioni tra loro
CONTRARIE, possono quindi essere entrambe FALSE, ma non entrambe VERE.

• Qualche uomo corre (I) / Qualche uomo non corre (O) sono proposizioni tra loro
SUBCONTRARIE, possono perciò essere entrambe VERE ma non entrambe FALSE.

• Ogni uomo corre (A) / Qualche uomo non corre (O) e Nessun uomo corre (E) / Qualche
uomo corre (I) sono CONTRADDITORIE, non possono essere né entrambe VERE, né
entrambe FALSE perciò, necessariamente, se una è VERA, l’altra deve esser FALSA.

• Ogni uomo corre (A) IMPLICA Qualche uomo corre (I), ma non viceversa;
allo stesso modo, Nessun uomo corre (E) IMPLICA Qualche uomo non corre (O), ma non
viceversa.
LA TEORIA DELL’INFERENZA 26

Per indicare il ragionamento deduttivo, Aristotele utilizza il termine συλλογισμός,


calcolo, ragionamento, deduzione.

Il vocabolo è formato sul tema del verbo συλλογίζομαι [συν, diventato συλ per
assimilazione + λογίζομαι, calcolo, ragiono (da λόγος, discorso, ragione, calcolo, a sua
volta da λέγω, raccolgo, enumero, dico)], abbraccio col pensiero, rifletto, considero,
calcolo, traggo la conseguenza, inferisco, deduco.

Bisognerebbe tenere presente tutto ciò per evitare di commettere l’errore


frequentissimo (e spesso consolidato anche dai manuali di filosofia) di ridurre la
nozione di “sillogismo” agli schemi di ragionamento studiati da Aristotele.
Comunemente con sillogismo si indicano proprio tali schemi e non, come sarebbe più
corretto, l’intero campo del ragionamento deduttivo.
27

Come funziona la deduzione?

E’ un processo di pensiero che partendo da premesse giunge a una


determinata conclusione.

La conclusione – per Aristotele – deve essere diversa dalle premesse,


pur dipendendo necessariamente da esse.
28

Il συλλογισμός (= la deduzione, il procedimento dimostrativo) è un discorso in cui,


posti taluni oggetti, qualcosa di diverso dagli oggetti stabiliti risulta necessaria-
mente, per il fatto che questi oggetti sussistono.
Con l’espressione «per il fatto che questi oggetti sussistono» intendo dire che per
mezzo di questi oggetti discende qualcosa, e d’altra parte con l’espressione «per
mezzo di questi oggetti discende qualcosa» intendo dire che non occorre aggiun-
gere altro termine esterno per sviluppare la deduzione necessaria.»
(An. Pr. I 1, 24 b 20 sgg.)
• La teoria aristotelica dell’inferenza, prevede due
premesse. Aristotele riconosce, comunque, anche
il caso di conclusioni che discendono da una sola
premessa.

• La correttezza di un ragionamento non dipende


dalla verità o falsità delle sue premesse.

• Non deve però accadere che da premesse vere


discenda una conclusione falsa: l’inferenza
corretta deve conservare la verità delle premesse.

29
Sulla base di questo assunto, Aristotele distingue tra 30

• la dimostrazione scientifica
• le argomentazioni dialettiche

SCIENTIFICO: si basa su premesse vere

ragionamento

DIALETTICO: si basa su premesse probabili


31

1) La dimostrazione scientifica è diretta a spiegare le cause della


realtà, perciò i suoi punti di partenza non possono non essere
VERI.

2) Il ragionamento dialettico trova la sua applicazione nelle


discussioni, ma anche nel momento della ricerca in cui si
esaminano i vari punti di vista intorno a un problema.

*
• Le premesse su cui si basa il ragionamento dialettico traggono il loro
fondamento dagli ἔνδοξα, ossia da conoscenze conformi all’opinione
comune e generalmente ammesse e perciò tali da riscuotere un
sensibile consenso tra coloro che partecipano a una discussione,
reale o ideale che sia, in particolare tra le persone competenti e
autorevoli.
• Leggiamo il testo di Aristotele: 32

Il sillogismo è propriamente un discorso in cui, posti alcuni elementi,


risulta per necessità, attraverso gli elementi stabiliti, qualcosa di differente
da essi. Si ha così, da un lato dimostrazione, quando il ragionamento è costituito
e deriva da elementi veri e primi, oppure da elementi siffatti che assumano il
principio della conoscenza che li riguarda attraverso certi elementi veri e primi.
Dialettico è d’altro lato il sillogismo che conclude da elementi fondati sull’ opinione.

Elementi veri e primi sono inoltre quelli che traggono la loro credibilità
non da altri elementi, ma da se stessi: di fronte ai principi delle scienze, non
bisogna infatti cercare ulteriormente il perché, e occorre invece che ogni principio
sia per sé stesso degno di fede. Fondati sull’opinione per contro sono gli elementi
che appaiono accettabili a tutti, oppure alla grande maggioranza, oppure ai
sapienti, e tra questi o a tutti, o alla grande maggioranza, o a quelli oltremodo noti ed
illustri.
(Topici I 1, 100 a 25 sgg)
33

La teoria dell’inferenza è però interessata alla struttura del ragionamento in quanto tale
ricercandone, come abbiamo già avuto modo di dire, la correttezza a prescindere dai
contenuti.

Per raggiungere questo scopo Aristotele fa uso di un suo particolare simbolismo basato
sulle lettere dell’alfabeto, A, B, C, etc., per indicare le parti dell’enunciato, al fine di
mettere in evidenza lo scheletro formale, la struttura, dell’argomentazione.

Sappiamo già che gli schemi di ragionamento deduttivo studiati da Aristotele si basano
su tre proposizioni : due costituiscono le premesse e una esprime la conclusione.

La prima premessa è detta maggiore, la seconda è detta minore, quindi possiamo iniziare
a rappresentare graficamente la forma del procedimento deduttivo nel modo seguente:

Premessa MAGGIORE
Premessa MINORE
____________________________________
Conclusione

La linea sta ad indicare che dalle premesse si trarrà una conclusione: la possiamo pensare
come Quindi… Dunque… Ergo…
Facciamo un esempio: 34

Ogni animale è mortale Premessa Maggiore

Ogni uomo è animale Premessa Minore

Ogni uomo è mortale Conclusione

• Possiamo notare che l’argomentazione si basa su tre differenti TERMINI:


mortale, animale (che si ripete in entrambe le premesse, ma non appare nella
conclusione), uomo.

• Osserviamo in particolare la conclusione:


il termine con funzione di Predicato è detto Termine o Estremo MAGGIORE;
il termine con funzione di Soggetto è detto Termine o Estremo MINORE.

• Il termine che le due premesse hanno in comune e che non compare nella
conclusione è detto TERMINE MEDIO: questo ha la funzione di connettere le
premesse, consentendo di ricavare da esse la conclusione.
Sappiamo che Aristotele inverte l’ordine tra soggetto e predicato, perciò possiamo riscrivere lo
schema di ragionamento precedente in questo modo:

Mortale si predica di ogni animale


Animale si predica di ogni uomo
____________________________________
Mortale si predica di ogni uomo

Ora, utilizzando il simbolismo di Aristotele, mettiamo in evidenza la struttura del


ragionamento:

posto che A=mortale; B=animale (termine medio); C=uomo, avremo:

A si predica di ogni B
B si predica di ogni C
____________________________________
A si predica di ogni C

La posizione del termine medio determina la forma del sillogismo, ossia la sua F I G U R A
(σχῆμα).

35
Potendo il termine medio occupare, secondo Aristotele, tre posizioni distinte, si
avranno tre σχῆματα o figure del sillogismo

• prima figura: il termine medio è soggetto nella prima premessa e predicato nella
seconda (gli scolastici la designeranno come sub-prae);

• seconda figura: il termine medio è predicato in entrambe le premesse (prae-


prae);

• terza figura: il termine medio è soggetto in entrambe le premesse (sub-sub).

La conclusione – nella quale non compare il termine medio –


presenta il seguente ordine: predicato – soggetto, laddove il
predicato è l’estremo maggiore e il soggetto è l’estremo minore.

Se P=predicato della conclusione, S=soggetto della conclusione e M=termine medio, si


avranno le seguenti figure:

P–M M–P P–M M–P Questa quarta figura sarà spiegata

M–S M–S S–M S–M alle diapp. 37-38.

P–S P–S P–S P–S


36
Le rappresentazioni grafiche precedenti si basano, è bene ricordarlo, sul modo 37

inverso di scrivere la frase di Aristotele.


Se ritorniamo invece alla nostra maniera abituale di scrittura, gli schemi precedenti si
presenteranno come segue, che è poi la notazione più diffusa:

M–P P–M M–P P–M


S –M S–M M–S M–S
S–P S–P S–P S –P

Onde evitare confusioni, bisogna ricordare che in questo simbolismo S e P indicano il


Soggetto e il Predicato della conclusione; nelle premesse è il termine medio a
decidere se S (soggetto della conclusione) sarà predicato o soggetto; lo stesso dicasi
per P (predicato della conclusione): sarà la posizione del termine medio a stabilire se
P è predicato o soggetto.

In queste rappresentazioni grafiche si sarà notata la presenza di una quarta


figura. In essa il termine medio è predicato nella prima premessa e soggetto
nella seconda (prae-sub).
38

Aristotele individuò tre figure, di cui la prima è detta perfetta e le altre imperfette, e
quindi bisognose di essere ridotte, con opportuni accorgimenti alla prima.

Una quarta figura fu considerata da Teofrasto di Ereso (371-287 a.C., collaboratore e


continuatore di Aristotele) e poi isolata da Galeno di Pergamo (medico e logico del I
sec. d.C.), ma furono soprattutto i grandi logici del Medio Evo a dare una veste
formale più compiuta a questo e ad altri aspetti della teoria dell’inferenza
aristotelica.

***

Oltre allo σχῆμα, possiamo individuare il tipo o (come verrà detto in seguito) il
M O D O del sillogismo. Esso è dato dalla tipologia qualitativa e quantitativa delle
proposizioni che lo compongono. I simboli usati per esprimere il modo, sono gli
stessi del quadrato logico: A I E O.
Riconsideriamo il nostro esempio: 39

Ogni animale è mortale M–P


Ogni uomo è animale S–M
AAA–1
Ogni uomo è mortale S– P

• la sua figura, determinata dalla posizione del termine medio (animale) è la


prima;

• il suo modo sarà dato dalla tipologia delle proposizioni, ossia A A A, siamo
infatti in presenza di tre enunciati universali e affermativi.

• Quindi, questo modello di ragionamento, che gli scolastici indicheranno


con la parola mnemonica Barbara, può essere ridotto alla seguente
formula: AAA–1.

Fine I Parte
Ideato e realizzato da

Renato Curreli
Filosofia e Storia
Liceo Classico G. Siotto Pintor - Cagliari

Una trattazione più estesa, e anche altri argomenti, possono essere trovati nel mio sito didattico. Visita:
https://sites.google.com/view/lo-studio-della-filosofia/home

Nota: Tutti i testi sono produzioni originali dell’autore. Ugualmente produzioni dell’autore sono gli schemi grafici e le mappe concettuali.
Laddove vi siano citazioni, si riporta la fonte e si rimanda alla eventuale bibliografia. L’origine delle immagini è invece Internet, a cui si rinvia
per il reperimento di ulteriori informazioni. L’autore quindi non possiede alcun diritto relativo a tali immagini e ne ha fatto uso per puri e
soli scopi didattici.

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