1. Introduzione
Il sistema HLA (Human Leukocyte Antigens) comprende una serie di geni ed i loro prodotti che
svolgono un ruolo fondamentale nella risposta immunitaria acquisita, in quanto sono le
molecole che presentano i peptidi ai linfociti T consentendo la discriminazione del sé dal
‘diverso dal sé’ [1, 2]. Nell’uomo, i geni HLA sono localizzati su una regione del braccio corto
del cromosoma 6 (6p21) denominata Complesso Maggiore di Istocompatibilità (Major
Histocompatibility Complex, MHC), che oltre ai geni HLA classici (Classe I: HLA-A, HLA-B, HLA-
C Classe II: HLA-DRB1, HLA-DQB1, HLA-DQA1, HLA-DPB1, HLA-DPA1), contiene numerosi geni
implicati nella ‘elaborazione’ dei peptidi e nella loro presentazione ai linfociti T. La rilevanza
delle molecole HLA nel riconoscimento e nella risposta nei confronti del trapianto di organi
solidi e di cellule staminali emopoietiche è ben nota [3] e circa 40 anni fa comparsero i primi
lavori sulla associazione HLA con alcune malattie [4,5].
Le conoscenze sul sistema HLA sono notevolmente aumentate negli ultimi decenni sia sul piano
della geografia del MHC (è stato una delle prime regioni del genoma umano ad essere
sequenziato), sia sulla definizione del polimorfismo dei geni HLA, sia sulla comprensione degli
aspetti molecolari di interazione tra HLA-peptide-recettore di linfociti T (T cell receptor, TCR).
Inoltre, gli avanzamenti del progetto genoma umano suggeriscono di ampliare la nostra visione
studiando le interazioni tra i geni HLA ed i restanti geni del genoma umano [6].
Nel 1999 su Nature è stato pubblicato un articolo intitolato ‘Complete sequence and gene map
of a human major histocompatibility complex’ [7], frutto del lavoro collaborativo di 4 gruppi di
ricerca (The MHC Sequencing Consortium) in Regno Unito, Giappone, USA (Seattle e
Washington). Gli autori ipotizzano che circa il 40% dei geni del MHC che vengono espressi,
codificano per proteine associate al sistema immunitario. Con oltre 200 loci genici in 3.6Mb,
questa è una delle regioni a più elevata densità genica di tutto il genoma umano e alcuni geni
di questa regione (HLA di classe I e II) codificano le proteine più polimorfiche conosciute.
Nel 2004 è stato pubblicato un aggiornamento [8] del lavoro su Nature e la figura 1 mostra
una sintesi delle informazioni che sono emerse.
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I geni HLA classici di classe I e II sono stati associati a più di 100 malattie/condizioni [8]. Un
gene presente nel MHC (HLA o non-HLA) è associato ad una malattia/condizione quando la
frequenza di uno o più alleli è aumentata o diminuita in maniera significativa nei pazienti affetti
rispetto ad un gruppo di controllo ben definito.
Shiina e collaboratori riportano le malattie/condizioni per le quali una associazione con geni
HLA è stata riscontrata (Tabella I). Gli autori si sono basati sui dati presenti nel Genetic
Association Database nel 2004 [9].
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Tipologia di malattia/condizione
N. di malattie/condizioni
associata a HLA
Immunitaria 63
Infettiva 8
Respiratoria 2
Neurologica 4
Psichiatrica 3
Vascolare/cardiovascolare 8
Neoplastica 8
Metabolica 4
Dermatologica 1
Ginecologica 1
Oculistica 2
Epatologica 2
Nefrologica 1
Otorino-laringoiatrica 2
Totale
109
Non entriamo nel merito dei dati riportati nella Tabella I e di quanti studi di associazione HLA
malattia siano poi effettivamente stati confermati. Ci limitiamo a osservare oltre al notevole
interesse sull’argomento HLA e malattia, come oltre il 60% delle patologie associate ad HLA
hanno una componente immunitaria. Va sottolineato comunque che, se è vero che un certo
numero di geni candidati sono oggi conosciuti, il meccanismo con cui influenzano la malattia è
tuttora poco noto [6].
1.1 Obiettivi dello studio
Il principale obiettivo del gruppo di studio AIBT su HLA e malattia è di sintetizzare e
organizzare le conoscenze sul tema HLA e malattie. Nasce da un bisogno espresso dai colleghi
che lavorano nei Laboratori di Tipizzazione HLA di avere indicazioni chiare su quali loci a quale
risoluzione è corretto tipizzare per quali malattie, in modo da usare le risorse (sempre più
scarse) dei laboratori nel modo più razionale possibile.
Come è noto, il progetto Genoma Umano ha dato un impulso fondamentale agli studi indirizzati
a definire il ruolo della variabilità genetica delle malattie comuni [10]. Il secondo scopo del
lavoro quindi, è di integrare le conoscenze attuali sul rapporto HLA e malattia con i dati che
stanno emergendo in merito all’importanza di geni non-HLA sulle malattie autoimmuni. Parlare
oggi di associazione HLA e malattia senza parlare dei fattori genetici non-HLA sarebbe molto
riduttivo.
Il gruppo di studio ha deciso di affrontare in maggior dettaglio le seguenti malattie con forte
componente autoimmune: artrite reumatoide, artrite idiopatica giovanile, spondilite
anchilosante, uveiti, artrite reattiva, morbo di Behçet, celiachia, sclerosi multipla, psoriasi,
diabete di tipo I nonché una malattia neurologica (narcolessia) e l’ipersensibilità al farmaco
anti-retrovirale Abacavir®.
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Il gruppo di studio si augura che questo lavoro possa contribuire alla maturazione di una
visione più ampia del tema HLA e malattia incorporando le più recenti nozioni di
Immunogenetica.
1.2.2 Ruolo primario del sistema HLA nelle malattie autoimmuni: una visione
classica
Il presente paragrafo illustra le conoscenze in ambito HLA e malattia aggiornate alla fine degli
anni novanta e espresse in modo molto completo da E. Thorsby in una review pubblicata su
Human Immunology nel 1997 [15].
La maggioranza delle malattie associate ad HLA sono ad eziologia autoimmune. Il repertorio di
linfociti maturi circolanti di ciascun individuo contiene numerose cellule T e B potenzialmente in
grado di esercitare una reazione autoimmune. Ciò significa che non tutti i cloni delle cellule con
recettori T (T cell receptor, TCR) per autoantigeni sono stati eliminati durante la fase di
selezione negativa nel timo. Infatti, non verranno eliminate nel timo quelle cellule T con
recettori che riconoscono autoantigeni qualora siano presenti a bassa concentrazione. Il
sistema immune ha sviluppato nel corso della sua evoluzione altri meccanismi per controllare
le cellule T autoreattive che sono sfuggite alla selezione nel timo:
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Un aspetto del MHC che talvolta viene sottovalutato riguarda il grado di conservazione della
regione MHC che fiancheggia i geni HLA-DRB1 e HLA-DQB1 (e non solo). A volte i tratti di
sequenza conservati, noti come aplotipi estesi conservati o aplotipi ancestrali, raggiungono i
1,5 Mb e sono presenti nel 30% degli aplotipi MHC della popolazione caucasica [17]. Conoscere
questi blocchi di MHC conservati può fornire indicazioni su quali geni MHC (non HLA) possono
essere associati a malattie.
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Gli studi familiari dimostrano come il T1D sia una patologia complessa che vede il
coinvolgimento di diversi geni, il cui effetto è modulato dal background genetico dell’individuo,
e che può manifestarsi in seguito all’esposizione a determinati fattori ambientali, quali, ad
esempio, certe infezioni virali. Quindi in malattie multifattoriali e poligeniche quali il T1D ed
altre malattie autoimmuni, è fondamentale da un lato, identificare tutti i geni coinvolti (vedi il
paragrafo sugli studi di associazione) e dall’altro, chiarire il loro ruolo nella patogenesi della
malattia.
Localiz-
Gene
zazione Prodotto Polimorfismi del gene e patologie associate
(o sistema)
Alcuni dei geni riportati nella Tabella III sono da considerarsi geni candidati ed il loro ruolo nel
conferire suscettibilità deve ancora essere verificato.
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Locus X,
Marcatore Y, sconosciuto,
molto Locus X, influenza la
polimorfico sconosciuto, malattia
influenza la Locus Z,
malattia conosciuto
modo particolare per le malattie che esordiscono in età avanzata. Gli studi di linkage sono
stati efficaci nell’identificare malattie monogeniche ma hanno avuto minore successo
nell’identificare fattori genetici delle malattie complesse. La figura 2 sintetizza le modalità con
cui vengono condotti questi studi.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 X 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 X
cromosomi cromosomi
Nel 2007 è stato pubblicato un importante studio di scansione del genoma di 7 malattie
complesse (disturbo bipolare, malattia coronaria, ipertensione, malattia di Crohn, artrite
reumatoide, diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2) [24] utilizzando un microchip della Affymetrix
con la capacità di rilevare 500.000 SNPs distribuiti su tutto il genoma. Lo studio che
rappresenta un primo tentativo su larga scala di definire le basi genetiche delle malattie
complesse, ha confermato l’associazione significativa dei geni DRB1 e PTPN22 con l’artrite
reumatoide e dei geni DRB1,CTLA4, PTPN22, IL2RA, IFIH1 con il diabete di tipo 1. Si prevede
che questo approccio verrà usato in modo esteso nei prossimi anni per studiare la componente
genetica delle malattie autoimmuni.
7. The MHC sequencing consortium. Complete sequence and gene map of a human major
histocompatibility complex. Nature 1999;401:921-923.
8. T. Shiina, H. Inoko, J.K.Kulski. An update of the HLA genomic region, locus information and
disease associations:2004. Tissue Antigens 2004;64:631-649.
9. http://geneticassociationdb.nih.gov/cgi-bin/index.cgi
10. D. Bolstein, N. Risch. Discovering genotypes underlying human phenotypes: past successes
for mendelian disease, future approaches for complex disease. Nature genetics
2003;33:228-237.
11. C.S.Cardoso, M. de Sousa. HFE, the MHC and hemochromatosis: Paradigm for an extended
function for MHC class I. Tissue Antigens 2003;61:263-275.
12. E. Trakakis, D. Laggas, E. Salamalekis, G. Creatsas. 21-Hydroxylase deficiency: from
molecular genetics to clinical presentation. J Endocrinol Invest. 2005;28;187-192.
13. W.T. Longsthreth, T. D. Koepsell, T. G. Ton et al. The epidemiology of narcolepsy. Sleep
2007;30:13-26.
14. R. Valentonyte, J. Hampe, K. Huse et al. Sarcoidosis is associated with a truncating splice
site mutation in BTNL2. Nat Genet 2005;37:357-364.
15. E. Thorsby. Invited anniversary review: HLA associated diseases. Human Immunology
1997;53:1-11.
16. C.E.Larsen, C.A.Alper. The genetics of HLA-associated disease. Current Opinion in
Immunology 2004;16:660-667.
17. E.J.Yunis, C.E.Larsen, M. Fernandez-Vina, Z.L.Awdeh, T. Romero, J.A.Hansen, C.A.Alper.
Inheritable variable sizes of DNA stretches in the human MHC:conserved extended
haplotypes and their fragments or blocks. Tissue Antigens 2003;62:1-20.
18. S.H.S. Pearce, T.R.merriman. Genetic progress towards the molecular basis of
autoimmunity. Trends in molecular medicine 2006;12:90-98.
19. P. K. Gregersen, T.W.Behrens. Genetics of autoimmune diseases_disorders of immune
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20. P. K. Gregersen. Aining insight into PTPN22 and autoimmunity. Nature genetics 2005;37
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21. R. Plenge, J.D.Rioux. Identifying susceptibility genes for immunological disorders: patterns,
power and proof. Immunological reviews 2006;210:40-51.
22. S. Levy, G. Sutton, P. Ng eta al. The diploid genome sequenze of an individual human.
PLoS Biol 2007;5810):e254.
23. W.Y.S. Wang, B.J. Barratt, D.G. Clayton et al. Genome-wide association studies: theoretical
and practical concerns. Nature review genetics 2005;6:109-118.
24. The Welcome Trust Case Control Consortium. Genome-wide association study of 14,000
cases of seven common diseases and 3,000 shared controls. Nature 2007;447:661-678.