PUHCHA5ED 1921
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u. 1
i
STORIA UNIVERSALE
CHIESA CATTOLICA
DAL PRINCIPIO DEL MONDO SINO AI DÌ NOSTRI
DELL'ABATE ROHRBACHER
DOTTORE IN TEOLOGIA DELL' UNIVERSITÀ' CATTOLICA DI LOVANIO,
PROFESSORE NEL SEMINARIO DI NANCÌ, ECC.
WOE.tI9ME PREMO
TORINO
BIBLIDTECA ECCLESIASTICA EDITRICE
1859
L'editore avendo acquistato il privilegio per la traduzione italiana
della terza edizione oripnale, dichiara ctie intende valersi di esso contro la ristampa
della sua traduzione o contro qualunque altra volesse farsene.
545551
6 NOTIZIE BIOGRAFICHE
» desideri, altre volontà che voi, mio Dio, mia eredità, mio de-
» siderio, mia sola speranza, mio tutto. S. Vergine e santi tutti,
» ottenetemi questa grazia.
» 0 mia buona e dolce madre! Ci han detto tante cose della
> vostra bontà, e della divozione che vi dobbiamo. Io mi con-
» sacro di nuovo al vostro servizio. Reciterò tutti i giorni del
> viver mio la corona in vostro onore , e farò a vostra gloria
> qualche divota pratica. Mia buona madre! sovvenitemi in que-
8 NOTIZIE BIOGRAFICHE
» Sto punto io debbo essere consacralo sacerdote; fate che io
:
segni di riverenza con una certa bruschezza che non isfuggiva al-
l' occhio de' suoi confratelli : ciò serviva poi ordinariamente di
trastullo a cena.
Parrebbe che una vita così occupata come quella dell' abate
Rohrbacher dovesse non lasciargli più tempo né agio di studiare;
ma la brama d'istruirsi per la gloria di Dio e il bene dei pi'os-
simi gli faceva trovar tempo a leggere le opere moderne che
potevano riferirsi alla religione. Era persuaso che un prete non
deve restar estraneo al movimento inlellelluale che si opera at-
torno a lui ;
le armi di cui si valgono i nemici
conciossiachè
della cangiando coi secoli, cangiar devono altresì lo
religione
armi degli apologisti. Reputava molto importante conoscere il
campo di battaglia sul quale trovansi di rincontro i due eserciti
nemici che si combattono dal principio del mondo: epperò leg-
geva VHistoire de la religion de Jesus Chrisi dello Slolberg, e
la Reslauration de la science politique del De Mailer. Leggeva
SOPRA l'ab. rohrdacher 9
altresì le Catholique de May enee ou de Spire, che a quei tempi
era il gran deposito delle idee cattoliche francesi e tedesche.
Questa rivista difendeva il catlolicismo con un ingegno ammi-
*1
10 NOTIZIE DJOOr.AnCIIE
il fine e la mission providenziale che slavan compiendo. E per una
disposizione singolare, la quale prova quanto gli spirili fosseio
infermi in quell'epoca e deboli ,
1' ultimo, non ostante la sua
inferiorità relativa, non ostante i suoi difetti, o meglio a ca-
gione di essi, ottenne sull'opinion pubblica un' inlluenza più
efficace che gli altri due. Ma l'azione degli altri due, del De Mai-
stre sovrattutto, sebben più limitata fu piìi profonda e più de-
cisiva. I loro scritti eran troppo gravi e troppo elevati per es-
sere gustati da tutti gli spiriti; avean la mira alle intelligenze
scritti che dopo uno spazio più o men lungo di tem-
più colle;
po sempre ottengono poi la fama dovuta al merito vero che in
essi è.
bri d'una parte del loro diletto. Questo difetto ha però il suo
bello, primieramente pel contrapposto allo stil manierato usato
da' più degli odierni scrittori. Alcuna volta si legge con piacere,
allora eziandio che ripete il già detto, o quando si smarrisce in
SOPRA l'ab. rohrbacher 13
particolarità lunghe e diftuse, perchè non istanca mai, non mai
il suo pensiero cagiona al lettore uno sforzo per esser compre-
so: tanto è vero che la semplicità e la chiarezza in uno scrit-
tore coprono imperfezioni , che altrimenti riuscirebbono intol-
lerabili, mentr'esse non ponno essere compensate da verun' al-
tra dote.
re, e poi avrebbe sembrato, contro sua intenzione, dare una le-
zione ai tredici prelati, dichiarando innocenti col fatto cose che
essi aveano stimate riprovevoli.
SOPRA L' AB. ROHRBACHER 17
Lamennais germogliavano dalla radice di un
Gli errori del
certo naturalismo secreto il quale non distingueva abbastan-
za r ordine sovrannaturale dal naturale. Come la chiesa nel
suo sistema non altro sembrava se non lo sviluppo necessario
della società del genere umano, cosi la grazia diventava un'espan-
sia, domina tutto: presso tutti i popoli della terra non vi ha ve-
rità, non bene sovranaturale se non per essa. Lungi dall' essere
della chiesa ,
perocché non vi ha evento, neppure fra quelli che
sembrano appartenere unicamente all'ordine temporale, che per
qualche verso non abbia relazione con essa, e di cui essa non sia
lo scopo 0 la spiegazione.
Questo concetto fecondo e sublime presentò al Rohrbacher il
quadro della sua storia, e gli diede di potervi far entrar tante
cose, che non s'incontrano in verun' opera di questo genere. La
copia e la varietà infinita degli eventi che passano innanzi al
lettore non concedono sempre, lo confesso, di afferrare il bandolo
che li unisce, e in questo vasto complesso sembra che alcuna
volta l'armonia del tutto si smarrisca nella coniusion delle i)ar-
SOPRA L*AB. ROHRBACHER 21
li. Ma quest* inconveniente era quasi inevitabile, e Fautore era
astretto a rassegnarsi a passar sopra tante cose che pure im-
portava conoscere, od a sacrificare fino a un certo punto la
bellezza artistica del suo lavoro. Un genio come il suo non poteva
esitare nella scelta. D'altro lato sapeva che l'indole del suo la-
voro, e il genere del pubblico a cui s'indirizzava gli permette-
vano di forme esteriori ed il lenocinio
trasandare alquanto le
mantenne tuttavia fra loro viva come una fiaccola, alla luce della
quale, corrispondendo alla grazia, potevano conoscere e seguire
la via che mena l' uomo al suo fine sovranaturale. Noi insiste-
remo di preferenza su questo punto, perchè su questo venne di
preferenza assalito 1' aulore. Si credette ritrovare in questa
parte della sua storia tracce degli errori di Lamennais. Alcuni
credettero di vedervi un argomento a dire che l'abate Rohrba-
cher si era fatta illusione sui propri sentimenti, e che non li
dannazione.
Si comprende il perchè i giansenisti abbracciassero con ardore
e difendessero a spada tratta quest'ipotesi così favorevole a' loro
principii, sul piccol numero degli eletti. Persuasi per una parte
che quasi tutti gli uomini son destinati alla dannazione, e dal-
l'altra che la parte della umana volontà nelF opera della salute
è nulla, poiché, second' essi , non può resistere agii impulsi
della grazia, nè a quelli dei piaceri, erano conseguenti a sè stessi
affermando che l'idolatria aveva cancellato quasi fin l'ultima
traccia delle verità indispensabili alla salute. Questa essendo
per intero opera di Dio, poco importa che l'uomo si disponga col
concorso della grazia e della libera volontà a ricevere soccorsi
Dio, cercasse sul serio la verità. Dal momento ch'ei dichiara quale
/ fu il suo pensiero, e la sua asserzione essendo confei niata da un
gran numero di passi della sua storia, non si potrebbe più,
senza fargli torto, affibbiargli un pensiero contiai io.
Del resto unii cosa ci dolse assai nelle osservazioni sia ufficia-
li, sia mosse per altre vie sopra la storia del Rohrbacher. Tutti
coloro che furono incaricati di esaminai la e di darne ragguaglio
vanno d'accordo nel dire che lo spirito di lei è irreprensibile,
e lo scopo eccellente. Questa considerazione parca doveili ren-
der più indulgenti sulle cose minute, perché il senso di que-
ste doveva spiegarsi collo spirito generale del libro. Pure noi
restammo stupiti della severità colla quale si diedero a dar
risalto a certi passi, a certe espressioni, l'inesattezza ed il
dava negli altri alle travi che avrebbero colpito qualunque occhio
non prevenuto. Mentre denunziavasi all' autorità ecclesiastica
un'opera che riconoscevasi nel suo complesso, nel suo scopo, e
nel suo spirito eccellente, lasciavansi in mano degli allievi del
santuario libri che avrebbono dovuto pervertire lo spirito del
(^) Citeremo qui una relazione officiale fatta da tali che non erano certamente pro-
clivi a lasciarsi accecare sul merito dell' opera. Ecco le loro parole « La storia eccle-
:
» siasticadel Rohrbacher si interessante sotto tanti riguardi, nella quale trovasi una vasta
» erudizione, viste nuove e di un grande effetto, idee grandi e nobili, un'unzione di pietà
» che intenerisce il cuore e lo porta alla virtù, rettificazioni di fatti dagli altri storici muti-
» lati o snaturati, una narrazion piacevole, e che raramente stanca il lettore, uno stile
» che nonostante i suoi numerosi difetti sveglia 1' attenzione per una tinta d'originalità
p che colpisce ed interessa, questa storia diciamo fatte le correzioni che abbiamo in-
, ,
» dicale, diverrà un libro classico, e come il manuale storico di tutti i preti, e di tutti
» gli allievi del santuario.
SOPRA l'ab. rohrbacher 33
che si mettevano in mano agli aspiranti al sacerdozio, sostenuti
dall'autorità e dagli esempi di personaggi virtuosi e commende-
voli, avrebbon essi finito per alterare profondamente lo spirito del
clero francese, se una reazione potente non fosse venuta in tempo
ancora ad arrestarne i progressi. Ora niuno contribuì meglio a
questo salutar movimento dell'abate Rohrbacher colla sua Storia
ecclesiastica. A lui specialmente andiam debitori di questa ben
avventurata modificazione che si operò negli spiriti, nelle istitu-
zioni, nelle abitudini del clero da qualche tempo in qua. Per-
tanto non è a stupire, se il suo libro sollevò tante opposizioni e
diè luogo a critiche si severe. Queste erano inspirate da un mo-
tivo buono in sé , dalla paura di veder compromessa opinioni
cui si era assuefatto a riguardare come la vera dottrina della
chiesa, di guisa che questa dovette sembrare una novità teme-
raria a tutti coloro i quali avevano presi a norma degli studi
teologici i manuali messi all'indice, e che non aveano avuto il
tempo nè l'occasione di dissetarsi a fonti più pure. Quindi dob-
biamo mostrarci sommamente indulgenti verso quelli meno fa-
voriti di noi , i quali essendo vissuti in un'epoca in cui l'inse-
gnamento era men puro d'oggigiorno , non ebbero per regola
del loro giudizio e della loro condotta se non le opinioni imparate
dai loro maestri. La docilità è una virtù assai rara ai nostri
giorni, e deve trovar grazia ai nostri occhi anche allorquando la
sbaglia : e la vivacità con cui alcuni ecclesiastici onorandi per
i la loro virtù assalirono la storia ecclesiastica del Rohrbacher
era un effetto del loro zelo per dottrine credute sane, e della
loro avversione alle novità. Il loro zelo non era, è vero, secondo
la scienza; ma come pretendere da essi che conoscessero ciò che
non eramai stato ai medesimi insegnato, e che si mostrassero di-
sposti a farbuon viso a dottrine che loro si eran rappresentate
quali dottrine nuove e temerarie? Le idee generalmente ricevute
e propagate dall'insegnamento finiscono per formare come un'at-
mosfera morale che si respira, sebbene involontariamente, ed alla
quale sfuggono solamente alcuni uomini più felici degli altri i quali
poterono elevarsi a regioni più alte. Ma cotestoro perderebbono
una parte dei loro vantaggi , e si mostrerebbono ingrati verso
Iddio del benefizio ricevuto, se pigliassero quindi occasione di
vilipendere coloro che furono meno favoreggiati, invece di com-
patirli e di mostrarsi loro indulgenti. Dunque noi non darem
*2
34 NOTIZIE BIOGRAFICHE
colpa a chi, o per uffizio od aitrimenli, censurò la Storia ecclesia-
stica di Rohrbacher di avere sacrificato senza \olerio a fic-
giudizi di scuola che loro parer dovevano rispctlabili. Ponen-
doci noi al posto in cui per un malaugurato concorso di circo-
stanze si trovano essi , non possiamo a meno di compatirli,
e benedire Iddio che spuntare tempi migliori
abbia fatto e ,
lettura nel tempo dei loro studi ecclesiastici. Per assalire una
fama si ben consolidata, per abbattere questa cittadella in cui
eransi riparati i più miserandi pregiudizi ci voleva un coraggio
che poteva solo esser dato dalla convinzione di compiere ad un
dovere, e dalla confidenza nell'aiuto divino.
La Storia ecclesiastica del Rohrbacher fu l'opera di tutta la sua
vita. Avrebbe bastato essa sola ad illustrare una congregazione,
tante son le ricerche, il coraggio, la pazienza che richiede! Essa
è ad un tempo il sunto più completo di tutti i grandi lavori
storici che la precedettero, e la sorgente a cui dovran ricorrere
per r avvenire coloro che vorranno occuparsi di quest'oggetto :
Queste furono le ultime sue parole, e Dio volle che questo suo
servo, il quale di tanto amore aveva amata la sua chiesa in vita,
In nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirilo Santo, così sia.
Lascio l'anima mia a Dio, e lo prego di volerla ricevere nella sua infinita misericor-
dia. In te Domine speravi^ non con fandar in aelernum.
Lascio il mio corpo alla terra del mio Dio, per attendere la resurrezione generale. Credo
resurrectionem mortuorum.
Sottopongo di spirito e di cuore al giudizio della santa sede, vale a dire al nostro
santo padre il papa, tutto ciò che ho scritto o scriverò. Ubi est Petrus, ibi Ecclesia.
\." Il Catechismo del senso comune. Nelle due prime edizioni che sono identiche, que
st'opuscolo espone lo stato della controversia come la concepivo allora, piuttosto che le
idee definitivamente abbracciale di poi. La 3.a edizione, rifatta da capo a fondo e con-
siderabilmente accresciuta, pubblicata dalPabate Migne nel 1842, ha per iscopo di rischia-
rare le dispute fondamentali tra la ragione e la fede, la filosofia e la teologia, onde i
cattolici possano intendersi su questo articolo, e possano una volta camminar insieme uniti
contro il nemico, senza esporsi a trarre Tun sopra l'altro. Dopo le scoperte da me fatte
sul vero sistema di Descartes, relative alla certezza, una nuova edizione del Catechismo
del senso comune deve veder la luce questo dì 23 febbraio, sotto il titolo di Catechismo
del senso comune e della filosofia cattolica; A.a edizione.
2.° La lettera di un membro del gioìnne clero a monsignor vescovo di Chdrtres. E s'ata
questa ristampala in un giornale.
o.** Lettera di un Anglicano ad un Gallicano. Ristampata in un giornale.
4. " La Religione meditata. 2.a edizione.
5. " Dei naturali rapporti tra le due Podestà.
6. " Della Grazia e della Natura.
T.** Cause che hanno ricondotto alia chiesa cattolica molti protestanti ed altri reli^iouari,
5.a edizione.
Prospetto delle principali conversioni, ecc. Di questo ne ho preparato una 3. a edizione.
8. "
9. " Storia universale delta chiesa cattolica in 29 volumi in 8". La stampa di questa fu
principiata a Nancy il 13 aprile ^842 e terminata sul principiare del iSA'). La 2. a edizione
cominciata a Parigi nel dicembre ^849, è slata terminata nell'aprile del ^853.
^0." f'ite di Santi per tutti i giorni deWanno, ad uso del clero e del popolo fedele. Sei
volumi in 8'^ del 1832.
'11." Inedita: Giustificazione delle dottrine del signor Lamennais contro una censura
stampata a Tolosa. Questo lavoro io feci nel dicemljre 1852, dopo Ja prima enciclica di
Gregorio XVI quando il signor Lamennais tornò da Roma, ove il papa lo assicurò d' e.s-
,
sere soddisfatto della sottomissione di lui. Non avendo però più riveduto quel lavoro colla
debita attenzione, non so se possa esservi cosa contraria alla seconda enciclica. In quanto
alle dottrine lìlosofiche, mio formale pensiero era di volgerle (e per conseguenza anche le
idee dell'abate Lamennais, che approvava tutto questo lavoro) nel senso riconosciuto nella
seconda enciclica. Doveva quello scritto esser pubblicato ; ma giacché gli spiriti avevano
principiato a calmarsi, credei più saggio consiglio di non farlo. Non sarà male conservare
il manoscritto come memoria, tanto più che una copia è presso il signor Lamennais. In
quanto ad esso, Dio voglia avergli pietà e ricondurlo alla fede! Da quelle fra le mie lettere che
trovansi verso la fine della Storia, si conosce come mi son regolato su tal riguardo. Il \
dicembre 1852 ho fatto ad esso pervenire una copia della seconda edizione della Storia,
avendo saputo da una lettera di suo proprio pugno che gli avrei fatto piacere. D'allora in
poi non ne seppi più nulla. Neirullima sua malattia, sono andato al suo domicilio: alcuni
signori che vi trovai, mi dissero che gli avrebber parlato di me, e non dubitavano ch'egli
mi avrebbe ricevuto fra otto giorni. Tornai, e trovai suo nipote Angelo Blaise, che mi dié
parola di scrivermi quando suo zio sarebbe in grado di ricevermi; nessun altro avviso mi é
mai più pervenuto, ed il signor Lamennais frattanto morì. Scrittore di due tomi, nel primo
dei quali dice sì e nel secondo no , valore totale zero
Queste sono le ultime mie volontà, che io voglio eseguite fedelmente e puntualmente.
Pater, in munus tuas commendo spiritum menni.'
Gesù, Maria, Giuseppe, ricevetemi per sempre nella vostra s. famigliai
Santi angeli che tanto mi avete aiutato a fare quel bene che ho potuto, aiutatemi pure
a far buona line! Santi miei protettori, aiutatemi nell ultim ora! Santi angeli de' miei ni-
poti, fate che siamo sempre di Dio e in vita e in morte!
Chiuso e sottoscritto nel Seminario del s. Spirilo in Parigi il 24 febbraio ISoìi, festa di
s. Mattia apobiolo.
,
30
PREFAZIONE
mo. Fin allora non eranvi altri principii d'azione che la pietà
e r empietà, la fede e l'incredulità; la fede coli' imagine del
cristianesimo, l'incredulità col carattere dell'empietà e della col-
pa la fede senza eresie, senza diversità di sentimenti, senza
;
primo; in una parola esisteva fin d'allora la stessa fede che an-
ch'oggi professa la santa e cattolica chiesa di Dio; fede che ha
esistito fin dall'origine, e che si è dipoi nuovamente manifesta-
ta. Dal primo uomo al diluvio l'empietà si manifestò con vio-
lente e barbare colpe; prima fase da s. Epifanio chiamata bar-
barismo: dal diluvio ai tempi d'Abramo si manifestò con selvaggi
e feroci costumi, come quelli degli sciti; seconda fase che egli
chiama scitismo, servendosi della distinzione di s. Paolo: « In
Gesù Cristo non vi è nè barbaro, nè scita, nè greco, nè giudeo.»
\J ellenismo o l'idolatria cominciò circa i tempi di Sarug, bisa-
volo di Abramo, e il giudaismo nacque colla circoncisione di
questo patriarca. Abramo fu dapprima chiamato col carattere
della chiesa cattolica ed apostolica, senza esser circonciso. Dal-
l'ellenismo nacquero le eresie o sistemi di greca filosofia: dal-
l'unione dell'ellenismo col giudaismo , la eresia de' samaritani
colle sue varie diramazioni: dal giudaismo, le eresie dei sad-
ducei ,
degli scribi de' farisei ed altre
, dal cristianesimo ne :
Mosè e dei patriarchi lorma una catena sola con Gesii Cristo:
essere aspettato, venire, essere riconosciuto da una posterità che
durerà quanto il mondo, ecco il carattere del Messia in cui cre-
diamo. Gesìi Cristo è oggi, era ieri, e dura nei secoli (i). » La
sola chiesa cattolica pertanto può insegnarci con tutta certezza i
fatti della sua storia, e la significazione di cotesti fatti.
(4) Discours sur 1' histoire universelle, c. 31.
42 PREFAZIONE
Lo Sgraziato che non credesse né a Dio né alla sua provi-
denza non potrebbe pur concepire l'idea di una storia univer-
sale. Ogni cosa essendo per lui priva di causa, di regola e di
scopo, non è capace di comprendere la causa e le conseguenze
di qualsiasi evento. Non credendo al fatto piìi lampante che tutto
il genere umano gli attesta, cioè l'esistenza di Dio e della sua provi-
denza, come mai potrà ammettere un altro fatto qualunque? come
mai annodare parecchi fatti fra loro, scoprirvi una causa, un'in-
telligenza, in una parola, una storia? la sola storia di cui sia ca-
pace è il silenzio, è il nulla. —
Dunque non avvi storia possibile
^
vissuto tutti i secoli, essa sola e nel vecchio e nel nuovo testa-
mento possiede una sequela di monumenti scritti, a cui nulla
trovasi nel mondo di simile né per l'antichità né pel complesso.
Dunque la verità sta in lei, ovvero Iddio si beffò degli uomi-
ni: in altri termini, la verità trovasi nella chiesa cattolica, o
Iddio non esiste.
In quanto a noi con fede e con amore abbiamo interrogato
questi monumenti. La chiesa cepresenta in tre lingue, stato
li
\iene dopo quattro mila anni; insegna e si conduce con una sa-
pienza veramente divina. Tuttavia appena è scomparso, la sua
I
voi per tutti i giorni sino alla consumazion dei secoli.» Questa
parola parti dalla bocca di quel medesimo il quale disse: « Sia
fatta la luce, e la luce fu fatta,» e la luce continua. Dunque egli
è colla sua chiesa sino consumazion dei secoli è con lei
alla ,
tutti i giorni. Con lei ne' primi secoli, con lei nell'età di mezzo,
con lei oggigiorno. Essa non va soggetta ad oscuramenti, per-
chè colui il quale è la luce si trova con lei tutti i giorni.
44 miTAZIONE
Dire 0 supporre il contrario, è un caliinniarc la parola di Dio.
La providenza sta oggi dando una bella lezione a coni ti-
tolici. Alcuni per pregiudizi di nazione o di politica ponsarcmo
aver diritto a censurare i papi, i concili, dottori, in uii.i pa-
i
rola, la chiesa del medio evo, come quella che avrcl»ÌM3 ohhlijla
e disconosciuta la dottrina e gli esempi dei primilivi fedeli, e
fomentati principii di rivolta ed anarchia. Oggidì proloslanli e per-
sino increduli riconoscono e confessano chiaramente che papi i
Rohrbacher Voi. I. 3
50 PREFAZIONE
verso prossimo, e la stessa purità verso sé medesimi. Posti ora et
il
PREFAZIONE 51
mente che egli medesimo è la sua legge e la sua regola: dal che
deriva, per le società politiche, l'alternativa inevitabile o di
un'anarchia o di un dispotismo sfrenato.
La bontà infinita di Dio ed il libero arbitrio dell'uomo stanno
ad immense profondità. Dio essendo infinitamente buono, ha
voluto procurare all'uomo il suo maggior bene possibile, e pro-
curarglielo coi mezzi più efficaci altri direbbero anche, ha do-
;
sue mire gli stessi ostacoli. Tutto dal lato di Dio sarà bene, per-
fino il male o il peccato della libera creatura, perchè quel pec-
cato e quel male sarà o espiato dalla medesima o punito dal
,
del male che non avrem potuto evitare, ma anche del bene che
avremo fatto (1); nel che Lutero la vince d'assai sopra Maomet-
to, il quale mai non disse che Dio punirebbe il bene medesimo,
nè che le buone opere fossero peccati.
Calvino, nel suo libro óeìVLisUtuzione cristiana^ insegna i me-
desimi empi dogmi di Lutero e di Maometto, e tra le altre cose
dice, che i reprobi sono inescusabili, quantunque non possano
evitare il peccato, e che questa necessità loro viene da Dio; che
Iddio loro parla, ma per renderli vieppiù sordi, loro invia rimedi,
ma affmchè non sieno punto guariti (2).
Cosicché il Dio di Lutero, di Calvino e di Maometto é Fautore
e l'approvatore di tutte le colpe, opera in noi il male senza che
possiam evitarlo, e poi ci punisce nel tempo e nell' eternità in ;
gine, ed al suo posto farci adorale il primo de' falsi dei, Satana,
l'angelo decaduto, il quale non possiede libero arbitrio fuorché
pel male.
In ultima analisi questo é il pozzo d'abisso tuttor aperto, dondeV
sbucarono e sbucano incessantementel'empietà eia corruzione mO'
derna, affine di trascinare gli uomini a rinnegare Iddio, e precipi-
tarsi senza rimorso nella malvagità. Imperocché come mai cre-
dere, come amare, come non odiare anzi un essere che ci jmnisce
del male che non abbiam potuto evitare, del male che egli me-
(4) De lib. arbitr (2) Instil., 1. 3, c. 23 et 24. (5) Bossuel, Variai., I. 2, n. 155.
PREFAZIONE 53
desimo opera in noi? se noi non possediamo libero arbitrio, se
facciamo il male per necessità, se è Iddio medesimo che opera
in noi questo male senza che pur siam liberi a non consentirvi,
abbandoniamci pur senza pena al male; le azioni pii^i inique di-
ventano azioni divine. Tale é la sostanza della riforma di Mao-
metto, di Lutero e di Calvino in riguardo a Dio ed all'uomo, alla
fede ed alla morale sostanza satanica che s'infiltrò più o meno
:
Un
diplomatico profondamente pratico di ciò che può mante-
ner la pace fra le nazioni, conchiudeva alla sua volta: a Io dico,
» che in fatto lo stato romano è la creazione convenzionale
{\) Parole del sig. Falloux, ministro della pubblica istruzione, nella seduta del 7agoslo<849.
(2) Parole del sig. Thiers, nella seduta del ^3 ottobre ^1849.
PRITAZIONE 57
i> diplomatica e cattolica del cattolicisrno. In diritto egli è subordi-
» nato sia come membro della società cattolica alla società catto-
» lica, sia come membro della società europea alla giurisdizion
T> europea. Se esce da queste due condizioni, lo stato romano re-
T> sta di botto distrutto. Lo stato romano non si creò col concorso
3> dello stato romano , ma colla forza, i conati e la spada del
3> cattolicismo. Io dico, che il papato è una creazione del catto-
» licismo, poiché senza il papato non avrebbe mai esistito lo stato
3> romano, non esisterebbe neppur più la città di Roma. Infatti .
» tutti coloro che san leggere hanno imparato che i papi furon
» quelli i quali salvarono in parte Roma, preservandola dall'urto
» dei barbari. Tutti sanno ancora che papi ne salvarono asso-
i
» sta del quale esiste, s'incontra faccia a faccia non con una o due
j>sovranità straniere, ma con tutte le sovranità cattoliche, le quali
» gli rammentano questo punto in nome di un diritto superiore
{\) Discorso del sig. Thuriot de la Rosiére, nella seduta del 18 oUobre 1849.
(2) Discorso del conte Montalembert, nella seduta del 19 ottobre 1849.
59
STORIA UNIVERSALE
LIBRO vmm
LA CREAZIONE DEL MONDO E DELL' UOMO
( TRA I 4000 E I GOOO \mi AV. c. )
"J
00 STORIA DEI .A CHIESA
a lui: diede loro la ragione e la lin- vuota, e le tenebre erano sopra la
occhi e le orecchie, e spi-
s^ua, e gli faccia dell'abisso , e lo spirito di Dio
rilo per inventare , e li riempi dei era portato sopra le acque.
lumi dell' intelletto. Creò in essi la » E Dio disse Sia fatta la luce. E
:
scienza dello spirito, riempiè il cuor la luce fu fatta. E Dio vide che la
loro di discernimento, e fe' ad essi luce era buona. E divise la luce dal-
conoscere i beni e i mali. Appressò le tenebre. E la luce nominò giornOy
l'occhio suo ai cuori loro, per far ad e le tenebre notte: e della sera e
essi conoscere la magnificenza delle della mattina si compiè il primo
opere sue... Aggiunse in prò loro le giorno.
regole dei costumi, e diè loro in re- » Disse ancora Dio Sia fatto il :
taggio legge di vita. Stabilì con essi firmamento nel mezzo alle acque
un patto eterno e fe' loro conosce- e separò acque da acque. E fece Dio
re la sua giustizia e i suoi precetti. il firmamento, e separò le acque che
medie , ciascuna delle quali avea germini erba verdeggiante, e che fac-
vissuto un gran numero d'anni colla cia il seme e piante fruttifere che
,
le antiche tradizioni dei popoli. Que- lor semenza sopra la terra. E cosi
st^lomo a cui l'umana famiglia va
, fu fatto. E la terra produsse l'erba
debitrice della certezza della sua ve- verdeggiante, e che fa il seme se-
ra storia; che costituì un popolo ,
condo la sua specie, e piante che
perchè ne fosse depositario, il quale danno frutto e delle quali ognuna ha
dopo trentaqualtro secoli ancor sus- la propria semenza secondo la sua
siste, sopravvivendo a tutti i suoi vin- specie. E vide Dio che ciò bene sta-
citori ed a sè medesimo; che ha pre- va. E della sera e della mattina si
detto e figurato nella sua persona il compiè il terzo giorno.
Cristo da noi adorato e nel popolo
, » E disse Dio Sieno fatti i lumi- :
ebreo la società o la chiesa cattoli- nari nel firmamento del cielo, e di-
ca della quale siamo membri que- ;
stinguano il dì e la notte, e segni-
st'uomo è Mosè. Ascoltiamo dunque no le stagioni, i giorni e gli anni. E
ciò che ci dice da parte di Dio e dei risplendano nel firmamento del cie-
nostri primi padri: lo, e illuminino la terra. E cosi fu
« Al principio creò Dio il cielo e fatto. E fece Dio due luminari gran-
la terra. E la terra era informe e di il luminar maggiore che presie-
:
LIBRO PRIMO
che presiedesse 51
alla notte, e le stel- terra, e tutte le piante che
le. E
collocò nel firmamento del
le hanno
in sè stesse semenza della
cielo, affinchè rischiarasser la loro spe-
terra, cie, perchè a voi servano
e presiedessero al di e alla di cibo ;
notte e a tutti gli animali della
e dividessero la luce dalle terra,
e a
tenebre! tutti gli uccelli dell'aria,
E vide Dio che ciò bene stava. E e a
quanti
SI muovono sopra la
della sera e della mattina si terra animali
compiè viventi, affinchè abbiano da
il quarto giorno. mangia-
re. E cosi fu fatto. E Dio
vide tutte
» Disse
ancora Iddio Producano :
le cose che avea fatte,
le acque i rettili animati
ed erano buo-
e viventi ne assai. E della sera e della matti-
e 1 volatili sopra la terra sotto
il fir- na siformò il sesto giorno.
mamento del cielo. E creò Dio i Furono adunque compiuti cieli
grandi pesci e tutti gli animali vi-
i
e la terra, e tutto l'ornato
venti e aventi loro (1)».
moto , prodotti dalle Cosi Mosè riassunse la rivelazio-
acque, secondo la loro specie; e
tutti ne divina e la tradizione umana
i volatili secondo il so-
genere loro. E pra la creazione del mondo.
vide Dio che ciò bene stava. Ascol-
E li be- tiamo ora, per bene intenderla,
nedisse dicendo: Crescete e l'u-
molti- niversale interpretazione.
plicate, popolate le acque
del mare, La prima parola
e moltiplichino gli uccelli , al principio
,
sopra la ha tre significati
terra, E della sera e della mattina
egualmente veri:
nel principio o nel cominciamento
SI compiè il quinto giorno. dei tempi nel principio o nel co-
;
» Disse
ancora Iddio Produca la :
minciamento delle cose; nel princi-
terra animali viventi, secondo
la loro pio 0 nel Verbo eterno, Dio
specie animali domestici e rettili creò i
, , cieli e la terra.
e bestie selvatiche della
terra secon-- Il terzo significato è
do la loro specie. E fu fatto il più subli-
cosi. E me, quantunque letterale
fece Dio le bestie selvatiche alpar de-
della gli altri. Cristo medesimo
terra, secondo la loro si chiama
specie, gli a- ilprincipio delle cose da Dio create
nimali domestici , e tutti i rettili (^2)
del- alfa e omega, primo e ultimo,
la terra, secondo la loro prin-
specie. E cipio e fine (3). Paolo, tornato
Vide Dio che ciò bene stava. dal ter-
E dis- zo cielo, dice che il Cristo è
se: Facciamo l'uomo a nostra
immagine
imma- dell'invisibile Iddio,
gine e somiglianza primogenito di
, ed ei presieda tutte le creature;
ai pesci del imperocché per lui
mare, ai volatili del cie-
sono state fatte tutte le cose nei cieli e
lo e alle bestie, e a tutta
,
e a lutti
la terra
che si muovono so-
i rettili
m terra , le visibili e le invisibili,
sia
t troni, sia le dominazioni, sia
pra la terra. E Dio creò i
l'uomo a principati, sia le podestà: tutto
sua somiglianza ; a somiglianza per
di lui e a riflesso di lui
Dio lo creò: li creò maschio
e fem-
fu creato. Ed
egli è avanti a tutte le cose, e le
mina. E benedisselì Iddio, •
cose
e disse tutte per lui sussistono.
Crescete, e moltiplicate, Ed egli è
^riempite capo del corpo della chiesa, ed
la terra, e assoggettatela, egli è
e abbiate il principio, il primo
dominio sopra a rinascer dal-
i pesci del mare, e i la morte ond'egli abbia in ogni cosa
volatili dell'aria, e ,
tutti gli animali il primato. Conciossiachè
cne SI muovono soprala fu benepla-
terra. E dis- cito (del Padre) , che in lui
se Dio: Ecco che io vi abitasse
ho date tut- ogni pienezza (4).
te le erbe che fanno
seme sopra la S. Agostino, il più gran dottore
0) Gen.c. I, e c. 2. (2) Apoc. 3, U. (3) Ibid. 22, 13. (4) Coloss. ^, ^5, ^9.
62 STORIA DE .LA CHIESA
della chiesa, diceva al suo popolo nello Spirilo, come sin. scritto: Dalla
d^Ippona: « Interrogalo dai giudei: parola del Signore i cieli chhero sus-
Chi se' tu? Il principio rispose Cri- ,
sistenza ; e dallo spirito della sua
sto (1). Le parole della genesi, Al bocca t utte le Lo spi-
loro viri udì (7).
principio creò Dio il cielo e la terra, rito di Dio movevasi danque sulle
significano dunque, nel Figliuolo, acque perchè esse doveano per la
,
H) Ioan. 8, 2a. (2) De cantico novo, 7. 52; Drach, Armonia tra la chiesa e la sina-
(3) Hexaem. 1. ^, e 4. goga, ì. I, p. 28G e segg.
(4) Iren. Adv. haer. 1. 2, e. 2, Hier. Qiiaest. (G) De Cantico novo, 7. (7) Ps. 32.
hebr. in gen.; Tomm. Sunima, 'l, 0, 40, a 3. (8) In Hexaem. 1. 1, c. 8. (9) Quaest. hebr.
(5) Deuxicme lettre d'un rabbin converti, p. (IO) Psal. 103.
LIBRO PRIMO 53
nedetto, e nel suo Verbo, come una
l'Indie, nell'Egitto e nella Grecia
colomba che lieve posa sopra il suo ed un (3);
altro dogma scopriremo con
nido, 0 come dicesi volgarmente, che
maggior evidenza nelle antiche tra-
covay>. Un altro commentatore ugual-
dizioni religiose e filosofiche di tutti
mente autorevole tra gli ebrei aggiun- quei
popoli, quello cioè dell'univer-
ge « E lo Spirito di Dio è lo spirito
:
so creato dal Verbo di Dio: cosicché
del Messia. Allorché aleggerà
sopra secoli e popoli si riuniscono per lo-
la superficie delleacque della legge, dare il Padre, il Figliuolo e lo Spi-
comincerà F opera della redenzione. rito santo.
Tale è il significato delle parole se- Ma di che
cosa Iddio ha crea-
guenti, e Dio disse: Sia fatta la lu-
to il La sacra scrit-
cielo e la terra?
ce ». Un altro ancora cosi si espri-
tura ci dice in un luogo che la po-
me sul medesimo passo : « E lo spi- tente mano di Dio ha creato il mondo
rito di Dio è lo spirito del Messia, da informe materia (A), ed in un al-
siccome sta scritto, e lo spirito di le- tro, che ha fatto il cielo e la terra
hova poserà sopra di lui. E per qual dal nulla f5). Ambedue queste indi-
merito verrà questo spirito che a-
cazioni sono vere.
leggia sulle acque? Pel merito della
Infatti abbiam veduto che la terra
penitenza dalla scrittura raffigurata era in principio inutile, informe,
nell'acqua, giacché sta scritto: E- vuota, invisibile e indistinta, e che
spandi il tuo cuore come V acqua le tenebre coprivano la faccia
(1)>). del-
Ecco come i dottori cristiani ed l'abisso. È chiaro che questa è ma-
ebrei hanno veduto nelle prime pa-
teria informe senz' ordine e senza
,
role della bibbia e nella prima
for- assetto, cioè quel caos e quella con-
mazione dell'universo, il Padre, il fusione, la cui tradizione
Figlio
si è man-
e lo
santo. Il nomeSpirito tenuta fra genere umano, e che
il
ebraico di Dio, Eloim., sembra colla
trovasi descritta anco nei più anti-
sua forma plurale insinuare questa
chi poeti. Perocché caos e confusio-
misteriosa pluralità di persone, spe-
ne significano quelle tenebre, quel-
cialmente allora che va unito a quel-
l'abisso immenso che ricopriva la
lo di lehova, Quegli che
è, ed al ver- terra, quel miscuglio confuso di tutte
bi|) bara, creò, che è singolare.
cose, e queir assoluta mancanza di
Nel sesto secolo prima dell'era cri-
forma, della terra vuota e sterile.
stiana, allorché gli ebrei coi loro Ora da questa informe materia e
profeti, e particolarmente con
Da- da questo caos primitivo, Dio ha
niele capo dei magi , erano dissemi-
creato l'ordine, l'assetto e l'armonia,
nati per tutta l'Asia, vedremo
un fi- che da noi chiamasi mondo.
losofo cinese che sappiamo aver
viag- Ma questa materia informe fu pu-
giato verso l'occidente, attribuire
la re fatta in principio da Dio mede-
produzione di tutte le cose ad un es- simo , poiché avanti non era. Pos-
sere supremo uno e trino, al quale siam dunque dire con Talete primo
dà il nome leggermente alterato di filosofo greco (6), e col primo tra gli
Mova (2). apostoli di Cristo (7), aver Iddio crea-
La medesima nozione della trini- to dall'acqua o dal caos tutto il no-
tà in Dio, la riscontreremo
altresì, stro mondo; ed aggiungere nel tempo
quantunque con minor esattezza, nel- stesso colla santa madre dei Macca-
i^) Deux. lettre d'un rabbin converti,
c.^. (5) Vedi il20 di questa storia.
lib.
g 3 Dracb
-,
Armonia tra la Chiesa e la si-
,
ry, le cose create non sono; Dio solo che é stato e quello che sarà; sono
è propriamente perchè esiste per
,
quello che non é più e quello che
sé stesso, non cambia, ed é sempre in- fu; sono finalmente quello che non
teramente quello che è stato e quel- è ancora ciò che sarà; che cosa son
lo che sarà; mcmtre l'uomo all'op- io dunque? Un non so che inetto ad
posto, e con esso lui ogni creatura, arrestare sé stesso, mancante di qual-
non esiste per sé stesso ma rice- , siasi consistenza, eche sen va rapi-
ve da altri la sua esistenza; non è damente come un non so che
acfjua:
sempre lo stesso, ma costantemen- impossibile ad afferrarsi, che sfugge
te variabile; non é più quello che é dalle mie proprie mani, e che spa-
stato non é ancora quel che sarà;
, risce allorché pretendo di prenderlo
e non appena é ciò che é, cessa di od osservarlo: un non so che final-
esserlo. Ora ciò che é appena e quasi mente che termina nell'istante me-
non é, può dirsi veramente, non es- desimo del suo cominciare, poiché mi
sere. In tal concetto Creatore solo
il é impossibile trovar me medesimo a
è, e non sono;
tutte le cose create me fermo tanto tempo,
presente e
pur tuttavia non sono queste affatto quanto basti a dire semplicemente,
niente, avendole fatto qualcosa colui io sono; cosicché il mio durare non
che è assolutamente (4).)) Un greco é che un continuo mancare (6).»
filosofo, spiegando l'epigrafe esisten- Ma Iddio, che solo é, non é solo,
te sul tempio di Delfo Et, tu seiy imperocché egli, l'essere medesimo,
concluse con dire che nel modo i- la possanza stessa, la vita, la fecon-
stesso che il Conosci te stesso è un dità medesima, produce eternamen-
ammonimento di Dio all'uomo, così te un altro sé stesso che è il suo
,
LIBRO PRIMO 65
Figliuolo , il sua pa-
SUO verbo , la zione. S'egli ne produce^ ciò fa li-
rola, la sua intelligenza, la sua sa- berissimamente e per semplice e pu-
pienza, il carattere della sua sostan- ra sua bontà, non impiegando nul-
zaif l'impronta della sua stessa per- la della sua sostanza, né adoperando
sona: il Padre ed il Figliuolo produ- materia preesistente, ma soltanto per
cono eternamente lo Spirito santo mezzo di un atto onnipotente della
loro reciproco amore, e che procede sua volontà, la quale chiama ad esi-
dall'uno e dall'altro come da un solo stere ciò che non è, e nel modo che
principio. Tre persone e un solo Dio, più gli piace. Tale si è la precisa i-
nicano tra loro in eterno e in infi- solo é, e che, posta a confronto con
nito; dimodoché avvi perfetta egua- esso, la creatura non è, può far con-
glianza tra il produttore ed il pro- cepire anche una risposta alla do-
dotto, e non può Dio medesimo bra- manda: Quando Iddio creò il mondo?
mare una più completa manifesta- In Dio non v'é né quando né epo-
zione del suo essere j della sua in- ca, come non vi è né passato né av-
telligenza, del suo amore. venire: ma un solo e indivisibile pre-
« 0 Padre eterno, indipendente sente, cioè l'eternità. Si può dunque
da ogni altra cosa! il vostro Figliuolo dire collo stesso Fenelon , che Dio
e il vostro Spirito santo sono con voi: sta creando eternamente tutto ciò che
di nessuna società voi abbisognate piacegti di creare (2).
giacché ne avete una in voi stesso e- Per l'uomo che passa dal non es-
terna e da voi inseparabile; pago di sere all'essere, da uno slato ad un
queir eterna ed infinita comunica- altro stato, da uno in altro pensiero,
zione della vostra perfetta e beata vi ha un quando, un prima e un
essenza con quelle due persone a voi dopo, in una parola vi é il tempo.
eguali, che non sono opera vostra, La fugace esistenza di lui può mi-
ma vostri cooperatori, o per dir me- surarsi col corso del sole e della lu-
j
glio^ sono con voi un solo e mede- na , d^onde
anni, i mesi ed i gior-
gii
simo creatore di tutte le vostre ope- ni derivano. Se dunque si chiedesse
re; che sono come voi, non per vo- da quanto tempo abbia Iddio creato
stro comando o per un effetto della l'uomo, la risposta sarà: Tra il pri-
vostra onnipotenza , ma per elTetto mo ed il secondo Adamo, cioè il Cri-
della sola perfezione e pienezza del- sto , contansi da quattro a seimila
l'esser vostro: ogni altra comunica- anni, ossiano rivoluzioni solari.
zione essendo incapace di aggiunge- L'uomo però tra tutte le creature
re qualcosa alla vostra grandezza, è l'ultimo, rispetto al tempo. Tutto
alla vostra perfezione e alla vostra ciò che lo precede non ha che fare
felicità (1). » coll'umana cronologia, come sareb-
Avendo Dio esaurita in sé stesso bero la creazione primitiva della ma-
lasua infinita fecondità col genera- teria, la durata del caos, la produ-
re il Figliuolo e produrre lo Spirito zion della luce, la formazione dei ma-
santo, non ha nessuna necessità di ri, Fasciugamento della terra, l'ap-
produrre fuori dì sé esseri differenti parizione del sole, della luna, delle
da sé medesimo j che non saranno stelle, delle piante e degli animali.
mai altro che vestigia ed immagini Che il tempo già esistesse non può
imperfette della sua infinita perfe- mettersi in dubbio, come esisteva un
C^) Bossuet Elévations 3 semaine, Elev. ^. (2) Exist. de Dieu, p. 2, n. 98.
66 STORIA DELLA CHIESA
prima ed un poi; imperocché il tem- attuale ve n' ebbe egli un aìlro ? ,
po ebbe origine colla prima creatu- Quello stato informe della terra, im-
ra, con essa cominciò ad esservi suc- mersa e come disciolta nelle acque,
cessione e cambiamentoicambiamen- era la prima creazione? ovvero era
to dal non essere all'essere, da uno dessa una distruzione di qualcosa an-
stato ad un altro. Dio senza uscire tecedente? Mose non dice nò sì nòno.
dalla sua eternità e senza nulla va- Però è da notarsi che Geremia, per
riare in sè stesso, creò il mondo tem- dipingere la desolazione della Giu-
porario e variabile. Il tempo cominciò dea, si serve delle medesime espres-
da questo mondo, dice s. Ambrogio, sioni adoprate da Mose per ritrarre
ma non prima del mondo. Può es- l'antico caos della terra (3).
servi stato dunque prima dell'uomo Finalmente, prima del mondo vi-
un certo tempo ed anche molto tem- sibile e materiale. Iddio ha egli crea-
po ; ma non potendo averne alcuna to l'invisibile e intelligibile, abitato
misura, nulla possiamo dirne con cer- dagli spiriti e dagli angeli? Molli pa-
tezza. dri della chiesa lo hanno pensalo,
Vi sono, è vero, sei epoche nella come s. Basilio, s. Gregorio Nazian-
storia della creazione: ma queste e- zeno, s. Ambrogio, s. Ilario, s. Gi-
poche, chiamate giorni, erano giorni rolamo, s. Gregorio Magno e s. Gio-
umani, giorni di venliqnalfro ore? vanni Damasceno (4-). » Il nostro
0 piuttosto periodi di tempo, dei quali mondo , dice s. Girolamo non ha ,
ignoriam la durata, e che possono ancora sei mil' anni; prima di que-
supporsi più 0 men lunghi? « Di che sto, quante eternità, tempi, ed ori-
natura son questi giorni? dice s. A- gini di secoli saranno stati duran- ,
gostino. Essendo per noi difficilissi- te i quali gli angeli, i troni, le do-
mo e anco impossibile l'immaginar- minazioni e le altre virtù, avran-
lo, non possiamo in alcun modo ri- no servilo Iddio e sussistilo senza al-
spondere a tal domanda (1). » cuna vicissitudine nè misura di tem-
E appresso: dove comincia il pri- po, Dio volendolo? (5) » Dio mede-
mo giorno di questa creazione? Forse simo sembra volercelo far intendere
all'apparir della luce? Molti così pen- allorquando dice a Giobbe, o piut-
sano, e Bossuet dice positivamente: tosto all'uomo in generale: « Dove
« La creazione del cielo e della ter- eri tu quando io gettava i fonda-
ra, e di tutta quella massa informe menti della terra? dimmelo se ne
da noi veduta nelle prime parole di sai tanto. Sai tu chi ne fissò le mi-
Mosè, ha preceduto sei giorni, i
i sure 0 chi tese sopra di essa il
,
quali per conseguenza non comincia- livello? qual hanno appoggio le basi ^
no che colla creazion della luce (2)». di lei, e chi pose la sua pietra an-
Allora quelle parole , al principio golare? Allorché davan laude a me
creò Dio il cielo e la terra; e la terra tutte insieme le stelle della mattina,
era informe e mota, e le tenebre era- e voci di giubilo alzavano tutti i fi-
no sopra la faccia dell'abisso, e lo spi- gliuoli di Dio? Chi chiuse le porle
rito di Dio si moveva sopra le acque, al mare quand'ei scappò fuora, co-
si riferirebbero ad uno stato ante- me uscendo dall'alvo materno? Quan-
riore all'universo. d'io la nube gli diedi per vestimen-
Ma prima che esistesse il mondo to, e nella caligine lo rinvolsi come
(1) De civU. Dei, 1. ^t, c. C
(2) Elev. 5. (3) ler. 4, 25. 1.12, de Trinil. ; Gieg. moral. 1. 28, e 7; Io.
BasiL Homil. \ in Hexaem.; Greg. Naz.
(4) Damasc. 1. 2, c 5 el I. 4, c. \k.
orai. 58 el 42-, Ambr. in Hexaem. cao. 5; Ilar, (5) 2 Episl. ad Tit. c. i.
LIBRO PRIMO 67
un bannbino nelle sue fasce (1)? » stro globo, e nella quale volano gli
Dunque gli angeli dei cielo figliuoli uccelli e si muovon le nubi chia- ;
di Dio, lodavano e benedivano il lo- masi cielo quell'immenso spazio ove
ro padre e creatore quando forma- risplendone le stelle; e chiamasi cielo
va la terra, quando le tenebre co- finalmente il soggiorno degli angeli e
privano tuttora la faccia dell'abisso, dei santi. Quest'ultimo sembra esser
e quando la luce terrestre non era quello chiamato da s. Paolo il terzo
ancora creata; e in prova di questo cielo (2), molte volte distinto col no-
forse,Mosè nella storia de' sei gior- me di cielo de' cieli; espressione che
ni non parla, almeno in modo chia- sembra indicarne più d'uno.
ro, della creazione degli angeli, esi- Ora quai cieli o quale de' cieli fu
stenti prima del mondo materiale creato da Dio
, principio ed in-
in
del quale solo egli imprende a de- nanzi a' sei giorni? Non erreremo a
scrivere la formazione. dire che fu quello degli angeli e non
Alcuni dicono non aver Mosè par- quello atmosferico, creato, come e-
lato distintamente della creazione de- spressamente ci narra la scrittura,
gli angeli, perchè gli ebrei, popolo nel secondo giorno. In quanto poi
carnale e rozzo avrebbero ado-
, li al cielo delle stelle,
è forse necessa-
rati come ne avessero avuta
dèi, se rio distinguer tra esse quelle fìs-
il
cognizione. Ma Mosè ha sempre par- se, che vengon reputale altrettanti
lato al suo popolo degli angeli, d'al- soli e centri di altrettante specie di
tronde da esso conosciuti molto pri- mondi, e quelle erranti o pianeti,
ma di Mosè, essendoché la storia dei le quali col sole intorno
quale , al
patriarchi è piena delle loro meravi- fanno le loro rivoluzioni, formano
gliose apparizioni. Se dunque era ne- quel mondo di cui la terra è una
cessario dislorre il popolo giudeo dal- parte. Forse le prime sono compre-
l'adorazione degli angeli, doveva an- se ne' cieli creati innanzi e sono ,
zi Mosè a quanto pare parlargli
,
, quegli mattino dei quali
astri del
della lor creazione nel modo più parla Iddio in Giob, che insieme agli
chiaro, onde mostrargli non esser essi angeli glorificavano il Creatore, al-
enti sussistenti, potenti e immortali lorché poneva i fondamenti della ter-
per sè medesimi ma aver l'esisten-
,
ra e dava ordine al caos. Forse le
za da Dio come le altre creature. Se seconde erano in sulle prime in uno
dunque nella storia de' sei giorni e- stato di confusione e di oscurità co-
spressamente non ne parla , si può me la terra; e furon fatte luminose
concludere che non furon creati in il quarto giorno a servigio di questa.
quel periodo, ma che già prima esi- Allorché diciamo diversi mondi,
stevano, e la loro creazione sarebbe
intendiamo parlare dei vari grup-
allora implicitamente compresa in pi di globi celesti, come il nostro,
quelle parole Nel principio Iddio
:
formato dal sole e dai pianeti che lo
creò i cieli, vale a dire i cieli e i lo-
accompagnano. Questo gruppo, stan-
ro abitatori.
do alla spiegazione del canonico Co-
Se abbiam tradotto / cieli, lo ab- pernico, la quale sembra esser con-
biam fatto non solo per conservare
fermata ogni giorno dai progressi del-
la forma plurale del testo originale,
l'astronomia ha per centro il sole
,
ma anche perchè generalmente per un milione e trecento trentasettemila
cielo s'intende tutto ciò che sta
so- volte più grande della terra, rotante
pra la terra. Infatti chiamasi cielo
sopra sè stesso in 25 giorni e mezzo,
l'atmosfera che circonda tutto il no- (I] lol) 58, 4 segg. 2 Cor. ^2.
(2)
68 STORIA DELLA CHIESA
ed intorno quale circolano diversi
al ra di pianeti, si comprende perchè il
pianeti in un periodo piùo men lun- creatore di tutti questi mondi chia-
go, e in distanze più o men grandi. masi tanto spesso il Dio degli eser-
Il più vicino di questi al sole n' è citi.
però distante più di tredici milioni Impertanto lutti questi mondi so-
di leghe, e il più lontano più di sei- lari, coordinati come sono al mede-
centosessantadue milioni; il primo simo fina, di manifestare la gloria
fa la sua rivoluzione intorno al sole di Dio alle sue creature ragionevoli,
in otlantaselte giorni, il secondo in non formano che un mondo univer-
otlantaquattro anni. Gli antichi non sale. Tutto induce a credere che sic-
ne conoscevano che selle, visibili ad come i pianeti secondari sono subor-
LIBRO PRIMO 69
10 servissero e lo possedessero in e- navigatori attorno la terra, siam
terno con noi ; nel modo stesso che fatti certi non esser questa appog-
può darsi che noi siamo 1' ultimo giata, ma isolata nello spazio.
grado delle intelligenze creale, per Ma come dunque si sostiene nel-
cui il Figliuolo di Dio, volendo u- l'aria, e come fa a star insieme? Da-
miliarsi più che g4i fosse possibile, vid diceva a Dio : Tu la terra fon-
si è fatto uomo e non angelo o so- dasti sopra la propria stabilità (4)
vrumana creatura. Il sangue dalla cosa che sembra esser comune a
croce versato in terra, avrà giovato tutti gli altri corpi celesti. Ora qual
nel tempo stesso a ciò che sta so- è questa stabilità propria e comune?
pra questa, come sembra farcelo in- È un che che stringe
di simile a ciò
tendere l'apostolo delle nazioni tor- insieme la chiesa cattolica, e la so-
nato dal terzo cielo, col ripeter per stiene senza alcun visibile appog-
due volte questo pensiero, cioè che, gio. Infatti noi siamo di paesi vari
siccome per sono state fatte tutte
lui e di tempi differenti ; alcuni di noi
le cose nei cieli ed in terra sono in cielo altri , sono in terra ,
fu beneplacito del Padre che per . . . ed altri nel luogo intermedio di pu-
lui fossero riconciliate seco tutte le rificazione; e ciò nonostante for-
cose, rappacificando mediante il san- miamo una cosa sola, uniti essendo
gue della croce di lui e le cose della tutti dalla fede, ma soprattutto dal-
terra e cose del cielo (1).
le la carità, conciossiachè abbia Iddio
Mosè, dopo averci detto in gene- posta in fondo al nostro essere un'in-
rale, che al principio Dio creò il clinazione naturale pel bene, che è
cielo, si limita alla terra, ed a ciò egli stesso , e per tutto ciò che è
che ha un rapporto diretto con essa. buono 0 emanalo da lui. La grazia
La terra era dunque informe, in- che non distrugge la natura , ma
immersa e quasi
visibile, sciolta in anzi la suppone e la perfeziona ,
un tenebroso abisso. nobilita queir inclinazione , la in-
Consideriamo ora, per quanto le grandisce e la rende divina. Noi a-
nostre forze il consentono, ciò che miamo noi stessi, e quest'amore ci
di questa confusa massa fece 1' Al- conserva la vita del corpo e dell'a-
tissimo ed il suo Verbo, eterna sa- nima; amiamo il nostro prossimo,
pienza che scherza nell'universo, ed i nostri congiunti e gli amici, gli a-
11 suo spirilo vivificante che aleg- bitatori della nostra parrocchia e del
giava sulle acque, presentatoci da nostro paese, e quest' amore pro-
un celebre commentatore delle scrit- duce l'unione di famiglia e di pa-
ture, come l'anima del mondo, co- tria ; amiamo tutti gli uomini , e
nosciuta da Platone e cantala da più specialmente quelli che hanno
Virgilio (2). la nostra stessa fede, o che possono
E prima di tutto, esaminiamo su averla un di , e quest' amore pro-
che cosa abbia Iddio appoggiata la duce seco r unione, la famiglia, la
terra. Giob rispondeva già prima di patria universale o la chiesa catto-
Mosè Egli sospese la terra sul nien-
: lica ; finalmente tutti, e ciascun di
te (3). Questa risposta, che la mente noi amiamo Dio sopra tulle le cose,
poteva a stento comprendere, è stata e tale amore unisce noi con Dio, e
più tardi dall'esperienza dimostrata, Dio con noi. Ora, se si togliesse que-
imperocché dopo i viaggi fatti dai
tamque infusa per arlus mens ayilat molem,
(^) Eph. I, >I0, Coloss. -1,-16, 20. et magno se corpore miscel. Eneid. 1. 6.
Cornei, a Lapide - S^iriius inlus alit to- lob 26, 7.
(2) (3) i4) Ps. ^03, 5.
70 STORIA DE] LA eiUf.SA
st'inclinazione e questa carità, tutto ga il sole, e così dicasi di tulio Tu-
si scioi>liei'ebbe , si decomporrebbe niverso. Siccome la chiesa, die è m
e si distruggerebbe ;
umanità, pa- cielo quella che è sulla terra , e
,
di unità e carità materiale, umana- celesti si attraggano gli uni gli al-
mente inesplicabile, il quale attrae a tri, non si avvicinar! mai tanto da
sè ogni cosa. Da quel momento gli confondersi in una sola massa, aven-
elementi terrestri, sparsi per le ac- do Iddio tutto fatto in numero, peso
que si mossero verso il centro , e
, e misura. Nella chiesa cattolica, la
non cessano di tendervi , cosicché carità reciproca dei fedeli, gli uni
quella che chiamiamo gravità non è per gli altri, non li impedisce però di
altro che la forza e la violenza colla aver ciascuno la sua propria attivi-
quale un oggetto vi tende. Da ogni tà statagli compartita da Dio. Nel-
parte la terra pesa sopra di sè me- l'universo materiale, la reciproca at-
desima, da ogni parte tende al bas- trazione esercitata dai corpi celesti
so; questo basso è il proprio suo cen- gli uni verso degli altri, non impe-
tro. E in tal modo essa si mantien disce ad essi il proprio movimento,
sospesa nello spazio. quale ricevettero da Dio ; il sole si
Nè la terra soltanto ha ricevuto muove sopra sè medesimo, la terra
un centro di attrazione che forma e gli altri pianeti si muovono sopra
la la sua forza, ma ogni
sua unità e sè slessi nel tempo stesso che girano
particella materia, per quanto
di intorno al sole.
piccola esser possa , attrae egual- Nella chiesa T attività propria di
mente l'altra e ne è attratta a vicen- ciascuno si accorda colla carità uni-
da, massimamente quando son simili versale da cui è animata e leinpera-
tra loro. Ognun sa con qual forza le ta. Nell'universo il movimento pro-
particelle di un pezzo di pietra o di prio di ciascun corpo celeste si ac-
legno si tengono strette tra loro; e corda coH'atlrazione universale da
a tutti è nolo come due gocce d'a- cui è animalo e temperato.E dap-
cqua collocate una press-o l'altra, si pertutto questo temperamento pro-
attirino reciprocamente, e si unisca- duce l'unità nella varietà.
no in modo da non poter esser più Allorquando Iddio impresse alla
distinte l'una dall'altra. Tutti cono- terra un moto di rotazione sopra sò
scon questi fatti, la causa dei quali stessa, era molle e quasi liquida;
vien chiamata dagli scienziati affinità, circoslan/a che spiega^n modo na-
e forzadicopsione. Ma in che consiste turale una particolarità scoperta dal-
questa ailìnita? ognuno lo ignora, ed la scienza moderna, vale a dire es-
è un mistero eguale a quello della ser la terra rigonfia in mezzo dove
carità che unisce cuori tra loro.
i gira', e depressa alle due estremità
Nè questo è tutto. Se due gocciole sulle quali si aggira; effetto naturale
d'acqua si attraggono l'una coll'al- della velocità della sua rotazione e
tra, sembra che lo stesso aci ada tra del suo stalo di mollezza. I due punti
due astri, cioè, che il sole attragga sui quali ruota la terra chiatnansi
la terra, e questa a sua volta attrag- poli, ed il testo latino della bibbia
LIBRO PRIMO 7^
lichiama cardini o perni. Del Si- te eterno
questa eterna luce è
di
gnore sono i cardini della terra, e- il Verbo, il Figliuolo,
Dio generato
sclama la madre di Samuele, e so- da Dio, luce generata da luce , che
pra di questi posò il mondo (1). La splende nelle tenebre ed illumina o-
rotondità della terra ed il suo moto
gni uomo che viene al mondo. La
sopra sè medesima e intorno al so- luce fatta da Dio rallegra tutta la
le, erano conosciuti o almeno
na-
sup- tura ; le piante medesime anelano
posti da molti antichi, e tra gli altri
di mirarla a lor modo essa dà il
;
dai discepoli di Pitagora, il quale è
colore e la bellezza a tutte le cose.
fama che prendesse questa idea dai La luce generata da Dio essendo la
sacerdoti egiziani. Però tali opinioni via, la verità e la vita, rallegra
na-
non son divenute fatti certi se non turalmente tutte le intelligenze: le
per via delle esperienze degli ultimi meno sublimi verso di lei spontanea-
tre secoli (2).
mente si volgono, ed essa è quella
Taluno si maraviglierà che tanti e che dà la verità, la vita e la bellezza
cosi grandi movimenti non cagionino a tutte.Ma Tuna e l'altra luce viene
nè rumore nè scuotimento; ma ces-
odiata e fuggita dagli uomini che a-
serà la sorpresa quando si pensi che
mano il male, i quali la pospongono
la sapienza divina per la quale l'u- alle tenebre.
niverso è un giuoco, arriva da una
Ma in che dunque consiste questa
estremità all'altra con possanza e con
soave luce fatta dalSignore, veduta da
soavità le cose tutte dispone
(3). tutto il mondo, e per mezzo della qua-
Fin allora la terra non esisteva che le vedesi tutto Signore
il mondo? Il
per metà. Senza forma, immersa in
stesso domandava un giorno
a Giob:
un abisso, avviluppata in profonde Sai tu il soggiorno della luce, e per
tenebre, che triste soggiorno! Ma fjual via essa si spande (4)? A questa
sulla nostra futura abitazione sta Id-
domanda son trentacinque secoli che
dio per pronunziare una parola; la gli scienziati cercano una risposta;
prima parola, e questa produrrà fino e mentre a tutti è visibile la luce,
9 noi e fino alla fine del mondo, tut- nessuno può dire io la conosco ne*
to ciò che la natura ha in sè di più suoi mirabili effetti e nella sua inti-
lìolce e di più gradilo. Dio disse: ma natura, imperocché non la ve-
Sta fatta la luce, e la luce
fu falla. diamo se non in quanto si lascia ve-
Ora chi è che non ami la luce? chi
dere , e non lasciaci vedere se non
non ne sente gaudio? chi non be-
quel che le piace. Bella immagine
nedirà Iddio per averla cieatd ?
della luce eterna; la chiarezza è un
E
Dio vide che la luce era buo- mistero !
cipio. Per mezzo del calore e del- forma gli altri due terzi è il gaz in-
l'attrazione i diversi elementi fin al- fiammabile da ognuno conosciuto, e
lora insieme confusi avendo spiegato che da qualclie tempo illumina le
la loro azione gli uni sugli altri, die- botteghe e le vie delle granài città.
dero nascimento a tre corpi diversi, Allorché con questo gaz si combina
gli uni solidi, gli altri liquidi, ed al- quella porzione dell'aria che respi-
tri di un'ancor più sottile natura. I riamo, e che forma l'altro elemento
solidi si mossero verso il centro del dell'acqua, ne risulla una luce viva
globo, i liquidi ne occuparono la su- accompagnata da calore, e quesla
perficie, edi più sottili ne formarono combustione dà per carbone o resi-
l'involucro (2). duo, acqua pura; cosicché gli scien-
Disse ancora Dio: Sia fatto lo spa- ziati classificano ora rac(|ua tra i
corpi bruciali. Allorché questi due
li)2 Petr. 3, IO, lo. (2) Tliénard, tralt
di chim. dell'aria almosferica n. 107. elementi dell' acqua si combinano
,
LIBRO PRIMO 73
dì repente ed in quantità considere- dire del vescovo d'Ippona, il quale
vole, producono una massa di luce spiega cosi una parola d' Isaia (2).
abbagliante ed accompagnata spesso Per ricondurre l'uomo a questa ce-
da forle scoppio. In lai modo si for- leste armonia, l'eterna Sapienza uni-
mano nelle nubi i tuoni, la folgore sce nella sua persona la natura divi-
e i lampi; ed ecco come la scienza na e la natura umana (3), e non al-
moderna ci fa comprendere intiera- tro ci chiede se non che andiamo al-
mente il senso di queste parole di l'unisono con essa. Un santo vescovo
David: Dominus fulgiira in phwiam e martire, Ignazio di Antiochia, pa-
fecit (1). ragona corpo mistico della Sapien-
il
Rohrbacher Yol. I. 4 ,
Il STORIA DELLA CFIÌESA
che abituato a vivere nei profondi Quelle acque misurate dal Signo-
gorglii del mare, muore allorché vien re nel cavo della mano occupano ora
portato alla superfìcie. due terzi del nostro globo. Rinchiu-
Tre sono le regioni che ordinaria- se in limiti che non osano oltrepas-
mente distinguonsi nell'atmosfera: sare, avrebber dovuto naturalmente
la regione inferiore ,cioè quella in corrompersi e ammorbar l'universo;
cui volan gli uccelli; la media, ove ma Dio provvide anco a ciò, poiché
nuotano le nubi, e la superiore al esse , senza sapersi il come sono ,
di sopra di queste. Nel linguaggio salate in modo che uomo non può
della scrittura ed in quello comune, berne, né le piogge che spesso vi
quelle Ire regioni chiamansi cielo, cadono, né i fiumi che costantemen-
dicendosi egualmente gli uccelli del te versanvi le loro acque posson tem-
cielo e gli uccelli dell'aria, le nubi perarne l'amarezza. Oltre a ciò Dio
del cielo e le nubi dell'aria; cosic- non lascia rimanere stagnanti le a-
ché é naturale il pensare clie l'at- cque del mare poiché ogni dodici
,
abissi e ne lanciano i flutti fino alle fuori della stanza medesima, e te-
nubi, appunto come fa il diligente nuta a metà, rimane affatto immo-
coltivatore quando scuote e getta in bile. Ora questa legge applicata al so-
aria un mucchio di grano onde se- le, a queir immenso focolare della
pararlo da quelle materie che lo fa- nostra atmosfera, produce i medesi-
rebbero fermentare e guastarsi. Le mi effetti. Lodevole e cristiana cu-
onde marine però anche nella pie- fenomeni
riosità è lo studiare questi
nezza del loro furore rispettano i li- della natura,imperocché come sde-
miti ad esse segnati sulla sabbia dal gneremo di conoscere ciò che Dio si
dito di Dio, e non dimenticano la è degnato di fare ? Non lo ha egli
sua parola: Tu giungerai fin qui, e forse fatto acciocché noi lo ammi-
non andrai piti oltre: qui spezzerai riamo, ed adoriamo la sua provvi-
l'orgoglio de' tuoi flutti (1). denza ?
Sotto la zona torrida soffiano in Questa provvidenza si manifesta
alto mare venti regolari, e se ne per ogni dove nei venti e nel mare,
attribuisce la causa all' azione del perocché loro segnatamente ha Iddio
sole combinata colla rotazione della affidata la cura di far si che la terra
terra. Infatti l'aria dellazona torri- arida e secca possa esser produttiva.
da , lunga presenza
riscaldata dalla Ora a raggiungere questo scopo il ,
infatti una candela accesa sulla por- sterminati fiumi dell'America, i quali
0) iob 56. tutti nel lungo loro corso bagnano le
76 STORIA DELLA CFIIESA
province, i regni e le grandi città, nel deserto. Le stelle servono a quel-
per rientrar nel mare d'onde usci- le di guida; ed allorché i viaggi sa-
rono e dal quale debbono uscirne ranno spinti ove non si scorgeranno
nuovamente con perpetua vicenda. più le solite stelle, ed allorché ver-
Ordinamento meraviglioso che senza ranno esplorati mari sconosciuti, sco-
sforzo e senza interruzione, abbe- perte nuove terre e nuovi mondi,
vera sopra tutta la terra gli uomini, un ago, un sottile ago di acciaio sa-
gli animali e le piante! rà inventato, il quale, dirigendosi
Ma le acque del mare non sono costantemente verso poli della ter- i
temete; il mare riterrà per sè l'a- torcer dalla sua via, e sarà sua scor-
marezza, e manderà verso il cielo, ta infallibile anco sotto un cielo nu-
perchè cadano sulla terra, le acque voloso ed oscuro. Questo meschino
dolci e pure. Questa operazione pezzetto di acciaio farà scoprire a-
ch'ei fa continuamente per tutti, è gli europei le Indie, la Cina, il Giap-
pronto a farla anco per ciascuno in pone l'America 1' Oceanica
, in-
, ,
bevanda, dandovi cosi con una sola poggio che la volontà di Dio. Cosi
operazione il sale per condire il vo- tutte le razze dell'umana famiglia si
stro cibo e l'acqua colla quale spe-
, conosceranno e comunicheranno tra
gnere la vostra sete (1). loro ;
scienze e le tradi-
le arti, le
L^oceano, colle sue lunghe brac- zioni religiose circoleranno da un
cia, separando i continenti, pareva capo all'altro dei mondo; e vedrassi
che servir dovesse d'impedimento infine sempre più che il cattolicismo
ai popoli per comunicare tra loro ;
è necessariamente vero, e che la ve-
ma anzi ch'essere un ostacolo, forza rità ènecessariamente cattolica. E
è ravvisare in esso un veicolo di più quando, per facilitare l'unione per-
facileravvicinamento tra gli uomini, fetta di tutti popoli in una stes-
i
un cocchio, e col vento favorevole es- vano infatti masse di rocce, come
sa corre e vola tutto ad un tratto. sarebbe il granito, riconosciuto dal-
Cristiani! noi invitiamo ogni gior- la scienza essersi trovate primitiva-
no nei nostri sacri cantici l'acqua mente in uno stato liquido, e den-
e il fuoco, i venti ed il mare a lo- tro alle quali niun vestigio di piante
dare Signore; ma chi ha più ne-
il 0 di animali s'incontra; mentre ai
cessità di questo invito, essi o noi? loro fianchi in più recenti strati giac-
Essi, da che Iddio gli ha fatti, non ciono masse di rocce, che in sè rac-
han cessalo un istante di benedir- chiudono avanzi pietrificati di ani-
lo , coir eseguirne i comandi. Ec- mali acquatici e di piante; ed in
co il mare ed i venti pronti sempre altri terreni ancora, ed in altre rocce
a trasportarci nelle più lontane con- sempre più recenti, s'incontrano pie-
trade, per farlo ivi conoscere ed a- trificazioni di animali terrestri. Pos-
dorare. Ed oh quanto gemono, co- siamo dunque leggere nelle viscere
me ogni creatura nel vedersi fatti , della terra quello che si legge nei
servire alla vanità, e costretti a tras- libri di Mosè, cioè, esservi stata un'e-
portare oggetti di lusso e di ambi- pocanella quale mancava affatto sulla
zione, 0 uomini unicamente intenti terra e nelle acque ogni essere vi-
a soppiantare, disertare ed uccidere vente; essere in seguito comparse le
i loro simili oh come impazienti
! piante e gli animali acquatici; e fi-
essa vivrà qualche tempo, ma finirà sto è chiaro che nelle piante, come
per morire, nel modo slesso che negli animali, esiste la diversità del
l'uomo resta soffocato ed il fuoco sesso per la propagazione della spe-
si estingue in un'aria che mai si rin- cie :in certe piante, come sarebbe
novi. Fu pure scoperto che la pianta nella canapa, si trovano i due sessi
traspira e respira. Quando dalla ter- in due steli separati; in altre, come
ra ha succiato il bisognevole tra- , sarebbe nel noce, si trovano sul me-
spira per mezzo delle foglie i sughi desimo fusto, ma in fiori differenti;
che ha bevuti dalla terra. Credesi nella massima parte poi sono riu-
anche che la rugiada provenga in niti nello stesso fiore , ma con or-
parte da questa traspirazione. Per gani distinti. La fecondazione si o-
mezzo delle stesse foglie aspira certe pera per mezzo d'un polviscolo che
parli dell'aria e dei vapori, le fa pas- si comunica dall'uno all'altro sesso;
sare pei rami, e per la scorza del e quando una pioggia intempestiva
tronco fino alle radici, di maniera 0 un qualche simile ostacolo impe-
che vi ha nella pianta una circola- disce questo connubio la feconda- ,
zione di sugo appunto come nel- zione non ha luogo e la pianta ri-
l'uomo una circolazione di sangue, mane sterile. Cosi arriva alla vite
e l'aria è egualmente necessaria alle quando prende a piangere.
piante e all'uomo. Ciascuna secondo la sua specie,
Coll'aria e coU'acqua la pianta vi- disse il Creatore; e questa parola di-
ve, ma
perchè possa prendere i co- venne una legge di natura per tut-
lori e lavaghezza che le è propria, te quante le piante, giacché vedia-
perchè possa produrre fiori e fruiti, mo che quantunque sorte sulla me-
abbisogna della luce del cielo, sen- desima terra, bagnale dall'acqua me-
za della quale rimarrebbe pallida, desima, respiranti la slessa aria, non
senza sapore nè odore, e finalmente che confondersi mai le une colle al-
sterile. Infattivediamo come le pian- tre, rimangono quali Dio le ha fatte
ilerinchiuse in una stanza proten- in principio nè il cedro genera la
:
re uno spiraglio d'onde bever la lu- riano all'infinito da una specie al-
ce. Tutti sanno questi falli, senza pe- l'altra. Per distinguere solamente al-
rò comprenderne il mistero. l'ingrosso i generi, le specie e le fa-
Mistero è pure il veder nelle piante miglie delle piante tra di loro i no-
un istinto, una virtù
inesplicabile stri scienziati sono obbligati di crearsi
occulta,un'anima vegetativa, come un linguaggio a parte che quasi non
un tempo dicevasi, o una forza vitale, appartiene a veruna lingua. Eppure
come più esattamente ora chiamasi, anco col soccorso di quest'apposito
che cerca le tenebre colle radici, e linguaggio non son giunti ancora a
la luce col fusto , che decompone descrivere esattamente di una sem-
80 STORIA DE LLA CHIESA
plice foglia le sinuosità dei contor- cessano per fprc. scale e rtìacchine^
ni^ le sfumature dei colori, l'artifizio per mezzo delle quali possa salir da
del tessuto, il liscio o il vellutato per tutto, 0 per fabbricar granai e
della superfìcie, nè genere del sa-
il magazzini ove radunar le derrate
,
pore che contiene. Meno ancora pos- delle diverse stagioni, o infine per,
sono comprenderne l'intima natura. fabbricar navi per portarsi a racco-i
Da tre o quattro secoli a questa par- gliere i tributi di tutta la terra.
te, per vìa d'inaspettate scoperte, la Nè le diverse province dei regno
provvidenza ha fatto fare alle scienze vegetale producon tutte le stesse co-^
naturali più progresso di quello che se che anzi ve ne sono delle pro-
,
ci venga dalla storia additato ne' se- prie ad ogni clima e temperatura.
coli anteriori; ma ad onta di tutto Nei paesi più caldi nascono alberi di
questo progresso, e con tutte le a- foglie più larghe e di frulli più re-
nalisi fìsiche e chimiche, con tutti frigeranti; sotto la zona torrida ve-
J loro gas, i loro sali, i loro acidi desi una specie di fico , il quale
Ci] i loro alcali ,
gli scienziati di non contento di dissetare col frui-
iqualsiasi paese non sanno ancora nè to, offre anche ombrelli per intiere
scomporre nè comporre un sol filo borgate ; questa pianta che vegeta
d ai ba. Che sarebbe dunque di un'er- sopra l'ardente arena delle rive del
lia intiera, di una pianta, di un al- mare protende dall' estremila dei
,
bero^ 0 di tutto insieme il regno ve- suoi rami una quantità di polloni
getale? inclinali verso la terra ove pongo-
E chiamiamo regno non soia-
lo no radice , e formano d' intorno al
mei per l'ordine mirabile che vi
te tronco principale allrellanle arcate
si scorge, ma anco per esser fatto coperte da una impenetrabile m- <
pei un re che deve goderne, vale a bra. Nei paesi del nord e sulla cima
dire per l'uomo e per gli animali delle fredde montagne crescono pi- i
LIBRO PRIMO 81
zuccheio, il cotone, il ri-
caffè, il mo giorno dalle tenebre colla crea-
so, le droghe, gli aromi. In quella zione della luce, circondata nel se-
privilegiata terra si slanciano verso condo dall'atmosfera come da un ,
il cielo, quasi colonne viventi, co- manto trasparente, e liberata nel ter-
ronate di verdeggiante capitello, le zo dalle acque, venne ricoperta di
varie specie di palme: la gran palma verdeggiante e fiorita vegetazione. Il
cioè, celebrata del pari dai profeti cielo però appariva ancora deserto;
d'Israello e dai poeti della gentilità, ma allora Iddio disse Steno fatti i :
come l'emblema della vittoria in cie- luminari nel firmamento del cielo...
lo e in terra, la quale nei deserti della E fece Dio due luminari grandi. Dio
Palestina e dell'Egitto fornirà ad in- disse.) e Dio fece ; il Padre disse, ed
numerevoli solitari il vestito colle il Figliuolo fece ,
giusta s. Ambro-
larghe sue foglie, e il cibo colla sua gio (1).
midolla e i suoi datteri: la palma E Dio due luminari gran-
fece
cocco, che sulla riva dei mari più dij il E da cre-
sole cioè e la luna.
frequentati presenta ai marinai il dersi però che questi due corpi e-
suo legno per fabbricar navi, le sue sistessero già, compresine' cieli crea-
foglie per vele il suo fusto per al-
, ti in principio, tuttora però informi
bero, la sua lanuggine per farne cor- e invisibili com' era la terra da pri-
dame, e i suoi frutti per carico. Là ma, e che solamente nel quarto gior-
principalmente spuntarono e di là , no apparissero luminosi.
si sono sparse per tutta la terra, due Uno dei più famosi astronomi dei
piante di un meschino aspetto, ma nostri tempi, Herschel, che ha pas-
di una preziosa virtù una di esse, : sata la sua vita a studiare gli astri,
erba sottile e fragile che non ispic- e che ha scoperto il più ragguarde-
ca per ragione delle foglie, nè del vole dei nuovi pianeti con un gran
fiore, nè della fragranza; e l'altra, numero di nuove stelle, ha creduto,
legno inutile e strisciante sul terre- dietro le sue numerose osservazio-
no, non neppure a farne un
atto ni, essere il soleun corpo opaco,
cavicchio. E non ostante queste due circondato da un'atmosfera luminosa
piante senza vigore e senza vaghez- e incandescente, che spande la lu-
za, voglio dire il grano e la vite, ce e il calore nel nostro universo.
sostengono la forza dell'uomo e gli La quale opinione accolta favorevol-
spargono in cuore la gioia sono es- : mente dagli scienziati è divenuta ,
se, che ad onta della loro umiltà, oggi più che mai probabile, a cagio-
cambiano la terra e l'acqua in pane ne un'esperienza che dimostra co-
di
ed in vino, quali nei nostri pasti
i me raggi luminosi del sole non
i
ordinari , trasmutati nel nostro cor- hanno tutte le stesse proprietà di'
po in sangue, ci fanno vivere la vita quelli di una sfera metallica resa
temporale, e nei sacri pasti trasmu- incandescente dal fuoco (2), ma sì
tali nel corpo e nel sangue dell'Uo- tutte quelle di un'atmosfera incan-
mo-Dio, ci fanno vivere Teterna vi- descente e luminosa. Può darsi dun-
ta. Maravigliosa transostanziazione que che quel vivace splendore che
la quale mette la terra e l'acqua a fa del sole l'occhio del mondo, la
parte della natura della pianta, la bellezza del giorno, la vaghezza dei
pianta a parte della natura dell'uomo, cielo, la grazia della natura e la glo-
e l'uomo a parie della natura di Dio! ria della creazione (3), altro non sia
La terra adunque uscita nel pri- che quella luce, quell' atmosfera
H) Hexaem, 1.4, c. 2. ,2; La polarizzazione. (5) S. Ambi'., in hexaem., 1. 4, c. *
4*
82 STORIA DELLA CHIESA
splendida creata da Dio nel primo piegherà quattrocentomila volte ot^
giorno, e della quale avrà rivestilo to minuti e un quarto , ovvero sei
quell'astro nel quarto giorno. anni per lo meno. Laonde suppo-
Il secondo gran luminare è la lu- nendo che vi sieno stelle mille volte
na, ma gran differenza passa tra il più lontane della sopra accennala,
sole e questa: giacché il primo illu- seimila anni passeranno prima che
mina da sè stesso come una face i loro raggi luminosi possan toccare
le chiama del mattino perché fecele medesimo raggio di sole vien diviso
luminose prima di fare allrellanlo da una gocciola d' acqua in set-
col nostro sole e co' suoi pianeti. te principali colori : il rosso , l'a-^
Per mollo tempo si é credulo che rancio, il giallo, il verde, l'azzurro,
la luce si spandesse in un medesi- il celeste e paonazzo, i quali so-
il
rosa, il giallo dorato dell'arancia, il eco della luce e della parola increa-
giallo biancastro delle biade matu- ta; tanto il numero sette torna spesso
re , il verde della primavera, l'az- a mostrarsi nella scrittura, e ciò for-
zurro della volta celeste, il turchi- se non senza mistero. Infatti Dio fa
no dell'indaco e il modesto color
, e santifica l'universo in sette giorni;
della mammola con tutte le loro in- dinnanzi suo trono stanno sette an-
al
finite sfumature ; che se li riflettano gioli 0 spiriti; dinnanzi all'arca san-
tutti ne verrà il bianco del giglio ,
ta, scintillava il candelabro d' oro
se non ne riflettono alcuno, sarà il con sette lampade; l'anno della re-
nero dell'ebano. Cosicché lo stesso missione era annunziato dalle sette
raggio di luce assorbito, riunito, o trombe del giubileo ; il libro eterno
infranto, lascia vedere il nero ed il si dice chiuso da sette sigilli ; l'a-
I bianco, e tutti i colori che stanno gnello che li rompe ci vien descritto
:tra questidue. Immagine creata della con sette corna o raggi, e sette oc-
luce increata che è la vita, il bene, chi 0 spiriti divini mandati sulla ter-
e che illumina ogni uomo che vie- ra (1); questo sole di giustizia si co-
ne in questo mondo I suoi raggi
! munica per via di sette sacramenti
divini, assorbiti e come annullati da 0 irradiazioni differenti; lo spirito
uno, non lasciano scorgere che l'as- di caritàche ne è inseparabile si
senza della luce, del bene, e della comunica per mezzo di sette doni o
vita, cioè le tenebre, il male e la raggi differenti, e così di seguito.
morte riuniti fedelmente in un al-
; Il raggio solare oltre al dividersi
tro, vi fanno sfolgorare l'immagine per moltiplicare i colori, si frange
di tutto lo splendore, di tutta la vita e devia, onde operare altre maravi-
e di tutia la perfezione divina; e glie. Se l'astro creato da Dio per
conservati in parte secondo le dispo- presiedere al giorno , comparisse o
sizioni di ciascuno, fan risplendere sparisse tutto ad un tratto , sarem-
i lineamenti più o meno abbaglianti mo abbagliati il mattino dall'improv-
dell'eterna bellezza. Una tal divisio- viso splendore, e colti improvvisa-
ne ed una tale infinita varietà di co- mente la sera da subite e profonde
lori armonizzati col bianco che tutti tenebre. Ma ciò non accade, perchè
li raccoglie, e col nero che ne è la (I) Apoc. o, 7.
84 STORIA DELLA CHIESA
ad imitazione deireterna luce e sa- che sembra coprirci con una volta
pienza, delle quali esso è un simbo- azzurra tempestata di bottoni dora-
lo, se abbraccia con forza da un'e- ti. Quei medesimi atomi di vapore
stremità all'altra tutte le cose, di- e d'aria hanno da Dio ricevuto l'in-
spone però il tutto con pacatezza e carico di trasmettersi l'un l'altro la
soavità. Così la sua apparizione trion- bianca luce del sole, e di traspor-
fale sull'orizzonte è preceduta dal- tarla in tal modo dovunque e fin en-
l'aurora, ed il suo tramonto è segui- tro le dimore ove il sole non mai
to dal crepuscolo. Più di un'ora pri- penetra direttamente. Misteri sopra
ma di mandarci direttamente i suoi misteri, maraviglie sopra maraviglia
raggi ei li spinge in alto nella no- abbiamo sotto gli occhi ogni giorno!,
stra atmosfera ,d' onde vaporose « I cieli narrano la gloria di Dio,!
particelle a noi li rimandano rin- e le opere delle mani di lui annun-|
franti e temperati. Nè ciò basta: zia il firmamento; il giorno al gior-
questi stessi raggi vibrati anco obli- no fa nota questa parola, e la netta
quamente nelle parti alte e rare ne dà cognizione alla notte. Noa
dell'aria che ne circonda, si pie- havvi linguaggio nè favella, presso
gan verso le più basse e più dense, di cui inlese non siano le loro voci,
onde viemeglio avvicinarsi a noi, nel il loro suono si è difl'uso per tutta
modo appunto che vediamo incur- quanta la terra, e le loro parole si-
varsi e protendersi verso di noi l'i- no ai confini della terra. Ha posto
magine di un bastone immerso obli- nel sole il suo padiglione, e questi
quamente nell'acqua. Così per mez- come uno sposo che esce dalla stan-
zo di qualche raggio infranto e di za nuziale, spunta fuor qual gigante
,
pochi atomi d'aria o di vapore. Dio a fornir sua carriera ; dall'una estre-
ci conduce dalle ombre della notte mità del cielo si parte, e corre sino
al chiaro del giorno, e da questo al- air altra estremità di esso e non ,
riflettere ai nostri sguardi la luce de-^ cioè, se questi corpi luminosi cele-
gli astri e per dirigerla in ogni sen- sti sieno animati, o no. Alcuni stanno
so. Al di sotto di quelle alte regio- pel sì, altri pel no, ed altri riman-
da un'a-
ni, quella stessa luce riflessa gono dubbiosi. L'angelo della scuo-
ria e da vapori m^no leggeri, me- la s. Tommaso ha conciliato quelle
scolando il suo bianco al nero che diverse opinioni in tal modo : « Gli
le sta di sopra, produce quella tinta astri, egli dice, non sono animati co-
intermedia che rallegra la vista, e (4) Vs. 18, \.(
LIBRO PRIMO 85
me il corpo umano , col quale Ta- nozio equinozio di primavera, se
:
nima vivificante compone un solo in- la terra presenta l'emisfero ove noi
dividuo qual è l'uomo ; ma lo sono siamo, equinozio di autunno, se pre-
a guisa di una nave mossa e diretta senta l'opposto emisfero. Quando ri-
dal pilota. Ora quelli che dicevano volge verso il sole quella maggior
con Platone, esser gli astri animati, porzione del nostro emisfero che può,
la pensavano in quest'ultimo senso; abbiamo i giorni più lunghi e le notti
e coloro che sostenevano non es- più brevi , cioè l'estate e questo si
;
serlo la intendevano nel primo: co- chiama solstizio, perché il sole sem-
sicché se vi è differenza nelle paro- bra fermarsi qualche giorno, prima
le , non ve n'ha alcuna, o ben pic- di piegarsi verso l'altro emisfero;
cola, nella sostanza della cosa (Ì).» solstizio d'estate per noi, ma solsti-
Il sole presiede al giorno condu- zio d'inverno pei nostri antipodi, os-
cendolo al suo levarsi, e seco por- sia per coloro che abitano la parte
tandolo al tramonto. Ma questo le- sottostante a quella che noi abitia-
varsi e tramontar del sole è fenome- mo. Tutto Popposto però accade sei
no cagionato dalla terra col suo gi- mesi dopo. Ecco come gli scienziati
rar sopra sè stessa, e col presentare spiegano oggi le stagioni ed i loro fe-
successivamente ai raggi di quelFa- nomeni; e dico oggi, poiché nei tra-
stro i diversi punti della s.ua circon- scorsi secoli differente ne era la
ferenza. Il sole allora sorge sulPo- spiegazione, e sempre però con u-
rizzonte e si avanza quindi si al- ,
gual sicurezza; il che dovrebbe per-
lontana e si corica ; presso a poco suaderli una volta ad essere più mo-
come la riva immobile del mare si desti.
alza sull'orizzonte, si avanza, ovvero La luna é il secondo gran lumi-
sen fugge e sparisce, secondochè il nare. Accompagna essa la terra in-
navigatore le si avvicina o se ne al- torno al sole e gira nel tempo
,
mana batteva sopra caldaie od altri servare gli astri, furono anco i pri-
arnesi per farla risalire al suo po- mi astrologi, indovini, fabbricato-
sto, accendendo anco un'infinità di ri di oroscopi e annunziatori della
(1) Chouking. buona ventura. Il loro nome di-
LIBRO PRIMO 87
venne comune a tutti i ciarlatani la creazione del mondo e la divina
di questa specie, che ben presto em- provvidenza. Mentre i sapienti della
pierono il mondo. La storia ci mo- medesima stampa lusingavano Ba-
stra i matematici frequentemente bilonia, promettendole una inalte-
cacciati fuori di Roma, ma ivi sem- rabile felicità, Isaia le annunziò una
pre dimoranti , come narra Tacito prossima rovina, dicendole: « Ascolta
nella sua storia (1). Costoro fomen- tu che vivi nelle delizie Stat-
tavano coi loro pronostici le congiu- tene co"* tuoi incantatori, e colla tur-
re; se queste riuscivano giungevano ba de^ tuoi maghi coi quali avesti
a governare P impero; se fallivano tanto da fare fin dalla tua adole-
erano sbanditi ; ma sia il volgo sa- scenza, se per sorte ciò possa gio-
piente, sia il volgo ignorante, am- varti alcun poco, o se tu possa di-
bedue persuasi che i destini degli venir più forte. In mezzo alla mol-
imperi e degli uomini stavano scritti titudine de' tuoi consiglieri tu ti per-
negli astri, li ritenevano in onta ai di: sorgano, e diano a te salute gli
loro stessi decreti. Parilerque et e- auguri del cielo che contemplavan le
riiditum vulgus et rude (2). Tanto stelle , e contavano mesi afiìn di
i
to Matematico,
il questo ragiona-
fa le arti della filosofia e dell' impero
mento: « Giacché la matematica pre- per far trionfare sul cristianesimo e
dice l'eclissi degli astri, e gli avveni- sul buon senso le superstizioni de-
menti giustificano quella predizione, gli astrologi, dei matematici, degli
perchè non le presteremo fede allor- auguri e degli aruspici , nel tempo
ché predice il destino dell'uomo (3)?» che i suoi antichi compagni di stu-
Gli stessi imperatori pensavano così, dio Gregorio Nazianzeno e Basilio
/ e tra gli altri Tiberio , che con so- di Cesarea insegnavano ai popoli ne'
lenne decreto bandì tutti i matema- tempii cristiani a ridersi di tutte quel-
I
la più solenne^ cioè la pasqua. A tale due dovremo riferire quella compar-
scopo vedremo ne' secoli cristiani i sa. A sciogliere ogni dubbio sta scrit-
più grandi papi , i più grandi ve- to : « La terra germini erba verdeg-
scovi e concili occuparsi alacremente giante e che faccia seme, e piante il
Gregorio XIII fu quegli che rese un do la specie loro. » Ora questa vege-
eminente servigio a tutti i popoli, tazione è propria della primavera,
col correggere gli errori e le incer- più che di ogni altra stagione del-
tezze che eransi insinuate nel calen- l'anno; cosicché si può concludere
dario, e col darne loro uno perfet- che il sole e la luna furono resi lu-
tamente esatto il cardinale Nicola
: minosi nel plenilunio dell'equinozio
di Cusa fu quello che pel primo tra di primavera.
i moderni risuscitò l'antica opinione In tal guisa almeno ragionavano
del moto
della terra attorno al so- i vescovi di Palestina e delle pro-
le; finalmente il canonico Nicolò vince limitrofe riuniti in conci-
,
Copernico fondò il presente siste- lio in Cesarea per ordine del papa
ma sul calcolo e sull'esperienza, di- s. Vittore sul finire del secondo se-
venendo in tal modo il padre della colo,onde regolare la quistione sulla
moderna astronomia. pasqua nei luoghi stessi ove Cristo
quanto poi a sapere in qual
In l'aveva celebrata (2). Gli atti di det-
fase ed in quale stagione comparve- to concilio ci sono stati conservati
ro i due maggiori luminari ecco : dal venerabile Beda santo astrono-
quanto si può congetturare di più mo del settimo secolo. In essi tro-
probahile. Si legge che il minore, vasi inoltre notato che nello stesso
ossia la luna, fu fatto per presiede- tempo dell'anno, cioè nel plenilunio
re alla notte; ma essa non vi pre- equinoziale della primavera , ebber
siede letteralmente e totalmente se luogo grandi avvenimenti: vale adire
non quando spunta nell'istante che il sole e la luna incominciarono a ri-
il sole tramonta, cioè quando è pie- splendere sulla terra ; i figliuoli d'I-
na; da ciò puossi argomentare con sraele uscirono dalla schiavitù del-
verosimiglianza esser comparsa per l'Egitto, come da una tenebrosa pri-
la prima volta in questa fase. Si leg- gione, guidati da Mosè e da Aronne,
ge inoltre che Dio fece i due grandi come da due astri, per divenire una
luminari, il sole e la luna, affine di libera nazione, e prender possesso
separare la luce dalle tenebre e divi- della terra promessa ai padri loro; ed
dere il giorno dalla notte per metà, il Cristo, Dio-uomo figurato per tanti
secondo la version dei settanta. Ora secoli nella vittima pasquale, immo-
divisione eguale non esistendo tra la lato per la salvazione dell'intiera u-
notte ed il giorno , se non quando il manità, uscì dalle tenebre della mor-
sole illumina direttamente il mezzo te, chiamando tutti alla libertà di Dio
della terra, ossia l'equatore, vale a ed alla terra promessa del cielo.
dire nel tempo degli equinozi, si può —
(2) Labbé, Conc t. I, col. oOG. Beda de.
(i) Index, regula 9. equinodio vernali.
,
LIBRO PRIMO 89
In questo modo pasqua, la gran
la eppure in questi pochi quante cose
festa dei cristiani, che sempre coin- ci sfuggono e ci confondono Quella !
cide col risorgimento della natura spugna colla quale noi asciughia-
ci rammenta e la prima gioventù del mo i nostri arnesi è la mobile abi-
mondo, e la liberazione del popolo tazione di quei vermicciattoli marini
d'Israele per mezzo di Mosè, e quel- la quale essi stessi si costruirono sui
la di tutti i popoli dell'universo fat- fianchi degli scogli: quel corallo che
ta dal Cristo. ammiriamo pel suo colorito è un
I due luminari situati nello spa- frammento di un petroso alveare fab-
zio de' cieli sono quelli che non solo bricato da piccoli insetti , in forma
ci additano l'epoca della festa della di tronco d'albero nel fondo del ma-
nostra pasqua, come già indicavano re; quelle perle, alle quali attribuia-
l'antica e le neomenie, ossia le fe- mo tanto valore, altro non sono che
ste della nuova luna ma sono in-
;
gocce di sudore che una specie di
caricati inoltre di annunziare a tutti ostrica 0 lumaca marina lasciò coa-
i popoli della terra un'ultima solen- gulare, formando della sua traspi-
nità, cioè la gran pasqua, il gran razione due gusci, che gli servono
passaggio dal tempo all' eternità. ad un tempo di abitazione, veste ed
Scosse in quel giorno saranno le vir- ossa; quella porpora, di che va su-
tù dei cieli; cadranno le stelle dal perbo il manto dei re, è finalmente
cielo; il sole sarà oscurato, e la luna un liquore distillato nel suo guscio -
per non oscurarsi mai più, e vedre- no con otto braccia, fabbricasi colia
|mo al suo eterno lume il complesso propria sostanza un guscio in forma
divino di questa istoria cattolica, di di nave , ove introduce tant' acqua
cui noi tentiam ora riunire gli uma che basti a formarne la zavorra, in-
ni frammenti. nalza due delle sue braccia, spiega
Alla voce di Dio la terra addob- al vento una membrana o vela che
bossi di un verde ammanto, smal- insieme le unisce ne allunga due
,
tato di fiori simili a stelle, ed il cielo altre nel mare a guisa di remi, e
di un manto azzurro sparso di stelle ne protende una quinta che gli fa
simili a' fiori. Soloil mare rimarrà ufficio di timone e così va traver-
:
della trasmutazione cui va tutti gli brani diverrà tosto un polipo comple-
anni soggetto, la quale consiste nel- to, che altri ne produrrà alla sua vol-
lo spogliarsi non solo della sua ve- ta. Questa scoperta conta un secolo;
ste scagliosa ,ma anco di tutte le ma la scienza non lenta neppure di
parli cartilaginose ed ossee, perfino spiegarne misteri. Ora quanti mai di
i
colle sue mammelle. Quantunque sia suo enorme carcame servirà forse di
animale di sì enorme corpo , eli' è trastullo ai fanciulli di qualche gran
tuttavia timorosa ed ha nemici ter- città ma i popoli della Groenlan-
,
ribili. Il pesce spada armato il mu- dia ne faranno la ossatura delle lo-
so di una lunga spada dentata da ro barche rivestendole della sua stes-
ambo i lati, la perseguita accanito; sa pelle.
e non ostante ch^ essa tenti di col- La cosa più sorprendente però, e
pirlo con la coda e schiacciarlo con che sarà stata per certo notata, è la
un colpo, egli destramente spesso guerra a morte che si incontra sia
evita quel colpo fatale e s' innalza tra gr impercettibili abitatori di una
rapidamente in aria per piombarle gocciola d^acqua, sia tra le gigante-
sopra, non già per trafiggerla, ma sche balene dell'oceano. Ma appun-
per segarla col suo stocco dentato. to da queste guerre la mano della
La balena ferita insanguina le onde provvidenza trae la vita e l'armonia
e montata in furore le batte con ta- universale.
le un impeto spaventoso da far fre- In tal modo ogni anno alle stesse
mere anche lontano il navigante. Ma stagioni milioni di aringhe e di mer-
92 STORIA DELLA CHIESA
luzzi perseguitati a quanto pare ,
, E chi non benedirà il Creatore al
dalle balene e adescati dagli insetti veder tante meraviglie? Quante ine-
e dal pesce minuto, vengono a farsi splicabili varietà in quel poco che
prendere lungo le coste di Eluropa conosciamo delle sue opere viventi!
e sui banchi di Terranuova per ser- Da un lato tartarughe, granchi ed
vir di nutrimento a milioni di uo- ostriche con le ossa di fuori e la
mini. E non ostante questa prodi- carne di dentro: dall'altro pesci di
giosa consumazione il loro numero ogni specie colle ossa dentro e la
non scemerà mai avendo ricevuto carne fuori, ma coperta di uno strato
,
da Dio una fecondità ancor più pro- di squame: quelli camminano lenti
digiosa, giacché una sola aringa portando seco la loro casa; questi
femmina è capace di produrre dieci- si scagliano come dardi si dondo-,
no quasi a vista, ed alla loro volta pora il succhiello con cui trafora le
moltiplicano tanto che un solo car- più dure conchiglie: il delfino sca-
pione fuggito alle reti del pescatore glia negli occhi del suo avversario
basta colle sue trecentomila uova a un getto d' acqua tanto impetuoso
ripopolare tutto un fiume. da sbalordirlo la seppia schizza in-
:
LIBRO PRIMO
chiostro per celarsi a chi tenta gher
93
ed timone nella coda corta e rac-
il
mirla: la torpedine fa intorpidire la
colta in forma di pennello
mano che i loro :
vuole afferrarla. Tal altro piedi palmati sono veri remi;
la ca-
quando sta per
divenir preda del luggine fina, folta e oleosa che
nemico^ sen vola in aria per mezzo ne
riveste tutto il corpo è una
di due larghe membrane, specie
che gli di catrame naturale che
fanno da ali, e sulle quali si sostie- li difende
contro l'impressione dell'acqua.
ne finché rimangono umide. Quei Nel
quale elemento tanto agitato, vivon
pesci dotati di minore industria
per essi una pacifica vita, dibattendosi,
difendersi, hanno in compenso
una immergendovisi e tornando a galla
fecondità senza pari per riprodursi,
con moti graziosi, e trovando in
intantochè quelli che per la loro
quello il nutrimento al di là del
grossezza, voracità ed armi sono bi-
i sogno i loro costumi son general-
:
più temibili non si moltiplicano
in mente innocenti; le abitudini paci-
paragone degli altri che pochissimo. fiche; ed aspettan l'uomo per dargli
La biilena infatti
non genera che un la caluggine e le penne,
figlio 0 al più due l'anno,
e bene spes-
mentre so gh vanno incontro alla sua
l'aringa ne genera migliaia voce.
e mi- Altri sulla riva si mostrano
gliaia. Così Iddio, enei mar con
tempe- corpo snello e lungo collo, gambe
stoso dove si agitano i pesci,
ed in lunghe e senza membrana ai lunghi
quello ove si agitano gli uomini, fa piedi. Non possono questi nuotare,
scaturire in eguaì modo l'ordine dal ma spediti camminano nei pantani
disordine, la pace dalla guerra, e e nelle acque basse. Con un becco
l'eterna armonia da sempre rina- lungo e frugano in fondo alla
affilato
scenti sconvolgimenti.
belletta per cercarvi il cibo che
Il pesce volante lor
, che si slan- conviene, vale a dire pesciolini, ret-
cia nell'aria, ci trasporta
in un al- tili e insetti. La cicogna è tra que-
tro mondo e ci fa vedere
nuovi es- sti, chiamata pia dagli
seri, nuove forme, nuove bellezze antichi per
la sua figliale pietà verso
il mondo cioè degli uccelli. Alle squa- i propri
genitori, ch'essa nutrisce e riscalda
ipesubentran le penne: becco il colla stessa tenerezza che usa
prende il posto dei denti, co' fi-
pin- alle gli,invecchiati li sostiene e li fa vo-
ne succedono ali e piedi
polmoni :
lare colle sue ali acciocché
interni e di altra struttura possano
fanno spa- gustare ancora qualche piacere di
rire le branchie ed il silenzio che
:
una migliore età(1).
lin qui regnava nella
natura cessa Altrove la domestica gallina ci dà
e s ode in molte
specie un canto le sue uova in compenso dell'ospi-
mei 001 oso.
talità che le accordiamo
Alcuni di questi nuovi la rondi- ;
esseri co- ne selvaggia e insieme domestica,
me sarebbe il cigno l'oca e
l'ani- ,
fabbrica con fiducia il suo nido
tra lascianomal volentieri l'umido sotto
1 nostri tetti; il fringuello,
elemento, dove la voce di il cardel*
Dio li ha lino e il monachino rallegrano
tattinascere: impavidi tra le colle
tem- piume e coi canti
giardini; e se i
peste lottano contro i
venti e scher- percorriamo la campagna il fanello
zano coi marosi senza
tema di nau- e la capinera ci salutano
Iragio navigatori nati dalle mac-
:
hanno il cor- chie, e la lodola campestre
po convesso come si in-
la carena di una nalza giuliva sopra di noi come
nave, la cui prora consiste per
nel collo invitarci colla sua graziosa
Cile sorge sopra un petto melodia
eminente (I) Ambr. in hexaem. 1. 5, c. 16.
94 STORIA DI :lla chiesa
a sollevarci con lei al cielo. Nel vicin colomba e la tortor^lla simbolo am-
boschetto il solitario usignuolo fa e- bedue di un'anima c;jsta, semplice,
cheggiar intorno intorno la sua voce, dolce, amorosa e fedele a Dio. La
e quando s' accorge d'esser ascol- colomba infatti non vive che pel su»
tato, si anima e la rinforza, compo- sposo e pei figli, e la tortora, una
ne ed eseguisce in tutti i tuoni dal volta perduto il compagno, rimane
semplice più bizzarro gorgheggio,
al vedova e solitaria tutta la vita: ai i-
dai tremiti e trilli più lievi ai tene- bedue saranno offerte in sacrilitio
ri, languidi e lamentosi sospiri, dai in luogo di Colui che si olTriva in
quali torna alla primitiva gaiezza. sacrificio per noi (I). Allorché Dò
Al sentirlo fornito di tanto potente avrà allagato la terra col diluvio, la
organo vocale si crederebbe che do- colomba sarà nunzia di pace; e
vesse avere sortito dalla natura una quando lo Spirito di Dio che vivificò
maestosa figura, brillanti penne ed le acque in principio, verrà a san-
uno sguardo superbo, mentre non è tificarle nel Giordano scenderà in ,
è stata tolta per emblema del genio Quante altre lezioni e sulla divina
che si per contem-
alza fino a Dio provvidenza e sui nostri doveri non
plarvi Verbo, la luce, la vita; e
il ci darebbero le dilTerenti specie di
vicinato e la facilità colla quale ra- Inlerrogale i volatili del cielo, dice-
pisce e trasporta cogli artigli i più va Giob a' suoi amici, ed essi vi in-
divenne V emblema di quel popolo pete quegli slesso che gli ha fatti :
LIBRO PRIMO 95
infinita moltitudine e varietà di al- dice loro che avranno delle uova che
beri, di piante e di erbe, che cuo- bisognerà covare un determinato nu-
prono la terra col fogliame, coi fiori mero di giorni per animarle di vitale
e frutti, 0 al più in tutto questo al- calore; che in capo a quel termine ne
tronon vedevamo forse che un bel- usciranno pulcini cui bisognerà cu-
Tornamento: or bene ciò è inoltre stodire con tenerezza e difendere con
una mensa abbondantemente im- coraggio, come fa la capinera che
bandita alla quale gli uccelli pei assalta l'uomo medesimo ? Non è
primi sono invitati a prendere o- forse colui che gli ha fatti , e che
gnuno il cibo che più gli conviene. diceva al suo popolo : « Se facendo
E non solo il Padre celeste li nu- viaggio trovi in terra, o sopra un al-
trisce, ma li riveste pur anco non , bero un nido di uccello , e la ma-
tuttiperò dell'abito stesso e del mede- dre che cova i pulcini, o le uova ,
simo colore, ma diversamente gli uni non la prenderai insieme coi figli
dagli altri. E qual morbidezza, qual ma la lascerai andare tenendoti i
finezza ed eleganza in quel!' abito ! figli presi affinchè tu sii prosperato,
qual varietà e qual ricchezza in quei e viva per lungo tempo (1)?»
colori dal gigantesco struzzo le cui
! Chi non ammirerebbe negli uc-
penne ornano la testa dei re e delle celli i prodigi della tenerezza ma-
regine, fino al grazioso colibri, ve- terna, le lor premure per trovare ed
ro gioiello della natura , che vive apprestare convenientemente il nu-
col succo dei fiori, si bagna sopra trimento alla prole, l'intrepidezza e
una foglia nella mattutina rugiada, l'industria per salvarla dal pericolo?
e la cui piuma quasi trasparente su- La chioccia tanto ingorda, nulla ser-
pera in bagliore le pietre preziose. ba per sè, tutto è pei suoi pulcini;
E non solo il nostro Padre veste con allorché mangiano invigila alla lor
tanta varietà e ricchezza tutti gli sicurezza: ed una volta pasciuti li
tra l'erba dei prati o tra le messi, Gerusalemme, quante volte ho vo-
altri nelle fenditure degli alberi, o luto io radunare i tuoi figli come la
sui rami, o in un cespuglio, o nel gallina raduna i suoi pulcini sotto le
foro di un muro o di una rupe: ali e non hai voluto (2)! »
quale con poltiglia come la rondi- Divenuto madre, anco il più stu-
ne; quale con ramicelli di albero pido uccello diviene intelligente e
come l'aquila e la cicogna; qual altro ingegnoso. La tacchina, tra questi,
con fili d'erba, musco, peli, lana e mentre passeggia colla sua nidiata,
piume come i piccoli uccelli. Chi getta un grido improvviso, ed a quel
insegna alla maggior parte di que- grido vedonsi i pulcini cadere in ter-
sti ultimi ad imbottirne Tinterno di ra come morti senza fare alcun mo-
molle pelliccia ed a strapparsi anco vimento: maraviglia ci prende a quel-
per questo la propria caluggine? chi (0 Deut. 22, 6 et 7. (2) MaUh. 23, 37.
96 STORIA DE
la vista ; ma
questa cessa allorché con volontaria e non
zata e servile :
senta nelle beccacce, le quali mentre suo tempo si ritrae alla coda la-
laLti uccelli sen rimangono costante- sciando a quella che vien dopo la
mente con noi, ci lasciano in prima- cura di guidare la schiera. Il lavoro
vera per tornar coll'inverno, ed altri e l'onore son comuni a tulle; il po-
se 1 vanno nell'autunno per ricompa- tere non é già privilegio d' alcune
rire in primavera; le quaglie sen van- poche, ma passa successivamente a
no in Affrica e in Asia e le rondini tutte: che può darsi di più bello?
n di Senegal. Ma chi dice loro esservi E non é questo il tipo della repub-
altrove un più dolce clima, e qual blica primitiva '^aI il modello di una
geografo loro ne addita la via? Qual città libera? Tale fu ancora il go-
astronomo fa loro conoscere come verno degli uomini ricevuto dalla
il sole che si allontana da noi nel- natura sull'esempio degli uccelli e
l'autunno nuovamente si avvicina
, che praticarono in principio anco
:
in primavera? Chi ordina loro di riu- tra loro il lavoro era comune come
nirsi in istormi e di partir tutte allo era comune la dignità ciascuno im-
:
LIBRO PRIMO 97
inviliva per troppo lunga servitù : no si cangia successivamente in ver-
la promozione che facevasi per or- me, in ninfa ed in ape. Le operaie
dine di gradi e successione di tem- allora, divenute tosto nutrici, cova-
pi non destava nessuna invidia, e no quell'uovo con amorosa cura, e
la carica per sorte a tutti comune, cibano il verme col miele e col pul-
pareva più agevole a sopportarsi. viglio dei fiori, portato loro da altre
Nessuno osava opprimere un altro dai campi in una specie di cucchiaio
che sapeva dovergli succedere negli che hanno alle zampe posteriori.
onori, e del quale avrebbe dovuto Quando poi in primavera è nato
sopportare lo sdegno a nessuno fi- : un gran numero di queste giovani
nalmente pareva grave la fatica per- operaie e quando soprattutto una
,
te: il loro governo è una repubbli- che sembri, non v'ha bruco, che non
ca nella quale distinguonsi tre or- ce n'offra delle più stupende anco-
dini come nelle api, i maschi cioè, ra. Essi moltiplicansi prodigiosa-
le femmine e le operaie: i maschi mente ogni anno perchè debbono
e le femmine servono unicamente tutti gli anni servir di pascolo a una
alla propagazione della specie; han- innumerevole quantità di uccelli, e
no e le loro nozze si fanno per
ali
, si moltiplicano talvolta anche trop-
aria; dopo di che i maschi muoio- po per umiliar noi e punirci della
no 0 forse son posti a morte come nostra sconoscenza verso il nostro
tra le api, e le femmine rientrano nel e loro creatore. Il solo vederli fa
formicaio ove depongono le uova, schifo; eppure egli è ad un bruco
le quali curate dalle operaie, si tras- dei meno piacevoli nella forma e nel
formano da primain vermi, quindi in colore che dobbiamo la seta, e con-
crisalidi ed in formiche maschi, fem- seguentemente i più preziosi tessuti
mine 0 comuni, le quali ultime son ed i più ricchi ornamenti pei pa-
sempre in maggior numero. Quelle lagi dei re e pei tempii di Dio. Chi
che volgarmente chiamansi uova di ci ha detto che i bruchi dei nostri
formiche sono i bacherozzoli chiusi orti non possano fare qualcosa di
in una specie di bozzolo filato da lor simile? Anch' essi, come il baco ,
dremmo anche noi che tutto è bene. lo calzeranno colla lor pelle. Accanto
Sta scritto che Dio benedisse i ad essi l'ariete e la belante agnelli
pesci e gli uccelli; ma non pare che gli offriranno il loro vello per rive-
questi alla lor volta benedicano lui, stirlo, e quando quegli vorrà festeg-
al suo padrone come un fedel ser- tempo che il suo scudiere lo guida
vitore: ne sorveglierà la dimora, si e lo doma quanti moti irregolari
,
terà della gioia quando ritorna, lo l'ardore che nasce dalla forza non
accompagnerà ne' suoi viaggi, lo di- ancora regolata; sotto lo sprone ed
fenderà a rischio della vita, e se lo 11 freno divien però più obbediente
vedrà assassinato, meglio d'una volta e più composto, segue i moti della
denunzierà l'assassino all'umana giu- mano che lo guida, piegandosi a de-
stizia; e questa sua fedeltà sarà la stra e a sinistra o fermandosi. Alla
stessa pel ricco come pel povero ; fine domato fa solo ciò che gli vien
si manterrà incorruttibile, e mal- comandato: sa andare di passo e sa
trattato lambirà la mano che lo a- correre non più con quella foga che
vrà battuto. Che più? servirà di gui- lo stancava, perchè il primo ardore
da all'uomo divenuto cieco e, mise- (1) lob 59.
si
m
è trasmutato in forza, o per
STORIA DELLA CHIESA
me- Nelle alte Cordigliere deir America,
glio dire, questa forza che in certo dove mancano cavalli ed asini e pe-
modo stava in quell'ardore, si è or- core il lama terrà le veci di tutti
,
mangia ogni sorta di cibo, erbe, fo- nò i lama potrebbero campare, ne-
glie, cardi salvatici egli pur rozzo
: gli aridi deserti dove il bue, l'asino
aiuterà povero a seminare, a rac-
il e il cavallo non troverebbero né a-
cogliere, a trasportare da un luogo cqua né pastura. Dio ha dato agli
all'altro le sue poche sostanze e la arabi il cammello, col piede tagliato
famiglia. L'asino farà anzi ciò che apposta per camminare con sicuro
non può il cavallo: si arrampicherà passo in mezzo alle arene e fare da
sulle più alte montagne; camminerà venti a trenta leghe al giorno, carico
con franco e sicuro passo pe' sen- talvolta di mille dugenlo libbre: la
tieri più stretti e più sdruccioli , poca erba che a caso troverà per la
e sugli orli dei precipizi. L' asina, via gli servirà di nutrimento, ovvero
il cui latte rende talvolta la salute poca pasta o frutta secche dategli dalla
agl'infermi, porterà in trionfo a Ge- guida: rispetto al bere ne starà qual-
rusalemme colui che è il re dei po- che volta senza fino a nove o dieci
veri. giorni , e se trovasi sulla via che
percorre qualche deposito d'acqua,
(^) Bossuet, med. sop. il vang. 2 part., gior-
no 4. la sentirà a più di mezza lega di di-
,
d'onde secondo il bisogno farla ri- una torre armata in guerra e mu-
salire per mezzo d'una specie di nita di numerosi combattenti: final-
pompa fino alla gola. In virtù di mente colle sue forti zanne può tra-
questa unica industria data dalla passare il più terribile fra gli animali,
divina provvidenza il dromedario ed del quale hanno paura anco i più forti.
il cammello possono trasportar l'uo- Ma ciò che lo rende assai più in-
mo e le sue merci attraverso i de- teressante sono ancora i nobili sensi
serti allrimenti impraticabili. Oltre della sua indole. Memore dei rice-
poi a questo servigio, lo nutriranno vuti benefizi non dimentica mai il
,
dai cadaveri che potrebbero appe- chè egli è uno in tre persone. 11 Pa-
starla, fuggon la vista dell'uomo nel- dre lo disse al Figliuolo e allo Spi-
lo stato in cui lo vuole la provviden- rito santo, secondo l'interpretazione
106 STORIA DE LLX CHIESA.
universale, e non agli angioli che tura materiale. Non è dunque stra-
non hanno con Dio un'immagine co- no che un medico pagano dopo a-
mune; cosicché Mose espressamente verne descritta l'ammirabile strut-
conclude Dio creò Vuomo a sua so-
: tura, abbia esclamato: « Non è un
miglianza, a somiglianza di Dio lo libro questo che ho fatto, ma un in-
creò. no che ho cantato in onore della
Dio è spirito e intelligenza, e Tuo- divinità (3). »
mo crealo a sua immagine è simil- Al solo vederlo si ravvisa nell'uo-
mente spirito e intelligenza. Ma Dio mo il imperoc-
re della creazione ,
è uno spirito infinitamente perfetto, ché mentre tutti gli animali hanno
e l'uomo uno spirito di una perfe- il corpo piegato a terra come per
zione circoscritta: Dio è un'intelli- prestar omaggio a qualcuno, egli so -
genza supremamente pura; e l'uomo lo si tiene naturalmente ritto in at-
è un'intelligenza incarnata, uno spi- comando; impossibile es-
titudine di
rito incorporato ossia unito ad un sendogli a causa di sua costruzio-
corpo. L'uomo spirito e corpo, è
,
ne, di camminare colle mani e coi
dunque posto sul confine dei due piedi come
quadrupedi. La natura
i
po. Una sì bella armonia ci vien armonizzati insieme con arte cosi
proposta dall' apostolo per model- naturale per via del mento, delle go-
lo(l). te, delle sopracciglia, della fronte e
L'uomo immagine dell'uni-
é un' dei capelli, che non vedesi in tutta
verso dice s. Ambrogio (2); poiché
, la creazione nulla di così bello, gra-
cièche il cielo é pel mondo, il capo é zioso, nobile, animato, espressivo e
pel corpo umano, la parte cioè mi- divino. L'apostolo non vuole che
gliore e più alta; ed il sole e la lu- l'uomo si veli la testa, perchè è glo-
na trovano il loro corrispondente nei ria di D«o(3), e Dio par che la ri-
due occhi esistenti in quel capo. guardi come il suo capo d'opera e
Questi due astri illustrano ed illu- compiacciasi che venga ammirata.
minano tutto il resto e senza di , Né minori meraviglie presenta Tin-
essi sarebbe corpo tra le tenebre,
il terno del corpo: l'anatomia e la me-
come il mondo senza il sole e la lu- dicina ne hanno scoperte delle cosi
na. A quei due organi va debitore grandi e in sì gran numero, che tutti
Tuomo del suo passo sicuro e faci- i prodigi delle scienze, delle arti e
le, e dell' operare con ammirabile dei mestieri sulla terra, non ne so-
precisione delle mani , istrumento no che un'ombra o una ben rozza
degli istrumenti, come dice un an- imitazione. Ogni giorno gli scien-
tico (Arislolile), col quale se ne fab- ziati ve ne scuoprono delle nuove
brica quanti ne ha bisogno per mol- ma son tanto lungi dal conoscerle
tiplicare migliaia di volte la sua for- tutte, che i fenomeni più comuni ed
za ed industria, affine di sottomet- insieme più importanti, quali sono
tersi la terra^ il mare e l'aria. la vita e la morte, sono ancora pet
Alla region superiore, vale a dire essi inesplicabili misteri. ^
al capo deve V uomo principal-
, Quanti misteri di questa natura'
^mente la vita e la bellezza, come non si operano ad ogn'istante den-
'l'universo la deve al cielo. In quel- tro di noi senza che neppur ci pen-
lo trovansi riuniti in un cogli occhi siamo! Lo stomaco, per esempio,
ipiù nobili organi : le orecchie sem- che trasforma i diversi cibi che ri-
pre aperte quai vigili sentinelle ceve, in una sostanza lattiginosa chia-
(IH Cor. 12.
(2) Hexaera. (5) ^ Cor. U.
108 STORIA DELLA CHIESA
inala chilo, quale col portarsi al
il sonore cavità che chiamansi orec-
cuore trasformasi in sangue; il cuo- chie, per divenirvi l'eco fedele di lut-
re dopo averlo rinfrescato e colori- to ciò che risuona, dal fragor del
to di rosso nei polmoni, lo spinge tuono al soave mormorio del ru-
attraverso certi canali chiamati ar- scello. Altri sen vanno a rivestir Tin-
terie fino alle estremità del corpo ; lerno delle fosse nasali per annun-
il sangue di questi canali, forniti di ziare gli odori della rosa e il puzzo
quando quando di valvole che al
in della corruzione. Altri si stendono
bisogno si aprono e si chiudono, si sulla superficie della lingua per va-
cangia in succhi diversi, in carne, lutare al giusto e il dolce del mie-
ossa e pelle ^ finché giunto alle e- le e l'amarezza del fiele. Altri in-
stremità; quel che è rimasto s'insi- numerabili, nati gli uni immedia-
nua in altri condotti chiamati vene, tamente dal cervello, gli altri dal suo
e se ne torna per esse al cuore, per prolungamento a traverso le verte-
unirsi al nuovo chilo e nuovamente bre della schiena o del midollo spi-
circolare per tutto il corpo, a fine nale, si diramano sopra tutta la su-
di mantenervi costante il calore e perficie del corpo, per avvertire sul
la vita. momento quando è toccato ed in
Per ricevere quelle correnti di li- qual parte. Un fluido sottile e invi-
quidi vitali il cuore si dilata; e per sibile, che chiamasi spirito vitale o
ispingerli fuori ad innaffiare tutte le animale, e che credesi un lieve va-
interne regioni comprime. Quel
si pore del sangue, sembra essere il
moto che spinge sangue nelle arte-
il pronto messaggero di questo regno
rie, e che produce ciò che chiamasi vivente, che dal cervello, reale re-
polso, si fa regolarmente sessanta sidenza dell'anima, porta gli ordini
volte ogni minuto, e la intiera cir- colla rapidità del lampo fino ai più
colazione si compie ventiquattro vol- lontani confini, riportandone colla
te in un' ora. Cominciando questo stessa celerilà le novità: donde quel-
flusso e riflusso ha principio la vita; la instanlanea prontezza e quei su-
ove cessi, cessa pure la vita. Mistero biti moti per accogliere ciò che pia-
questo anco più grande di quello del ce e respingere ciò che oflende. Que-
flusso e riflusso dell'oceano ! sto fluido ha qualcosa di somigliante
Una porzione del sangue mandalo a quello egualmente sottile e invi-
dal cuore alla sommità della testa, sibile, elettrico o magnetico che sem-
si trasforma in una sostanza molle bra animare lutti corpi dell'univer-
e delicata chiamata cervello, centro so ,e col quale Iddio produce ia
comune della sensibilità e del moto folgore.
per mezzo dei nervi che dalla lesta Ma qui non han fine le maravi-
per tutto il spargono. Due
corpo si glie del corpo dell'uomo : assai più
di questi nervi o corde midoliose, sublimi misteri ei racchiude! Immo-
penetrano in due cavità sulla fron- lato sulla croce nella persona del
te, coprono il fondo deirocchio, cui Verbo divino, riconcilierà il cielo e
incassano come se fosse un globo di la terra. Dio e gli uomini ; immo-
cristallo. Ivi verranno a disegnarsi lato sui nostri altari sarà sempre
e dipingersi fedelmente tutte le for- una vittima d'infinito valore per noi,
me e tutti i colori , il cielo sparso onde onorare Dio quanto ne è de-
di stelle ed il prato smaltalo di fio- gno. Questo corpo divino si conver-
ri. Due altri si stendono verso cia- tirà per noi in celeste nutrimento
scun Iato del capo in fondo a quelle che in lui ci trasformerà, e ci farà
LIBRO PRIMO 109
carne della sua carne, ed osso delle sviluppata, poiché non solo si nu-
sue ossa. Per questo mistero saran- triscono, respirano e si riproduco-
no i nostri corpi tanti tempii di Dio, no, ma si muovono, sentono ed han-
i nostri cuori, un tabernacolo vi- no organi sensorii alcuni fino a cin-
Ventc del santo dei santi, e Cristo que. Questo principio che giunge
sarà lutto in noi. Ad esempio di lui persino a rendere gli animali capa-
l'apostolo santificherà e consumerà ci di sentimento, veniva dagli anti-
il proprio corpo nella predicazione chi chiamato anima sensitiva, e dai
del vangelo, il martire sotto la scu- moderni potenza sensitiva , facoltà
re dei persecutori, l'anacoreta nella animali, o con altri termini che non
preghiera e nei digiuni , la vergine ispiegano meglio che cosa sia vera-
nelle opere di carità e di pietà, il mente.
dottore nelle fatiche dello studio ,
Sappiamo inoltre che Dio ha crea-
e tutti per rendere all'uomo-Dio a- to la terra , le piante e gli animali
more per amore. La morte non ha col loro genere di anima e di vita;
più nulla di spaventoso, perchè un ma non è cosi della nostra, che è
jgiorno questo corpo, dal quale fa un sua bocca, tratto in
soffio della
'd'uopo separarsi^ sarà ripreso con certo modo da
sè stesso, non per-
indicibile gioia, immortale, sfolgo- chè sia una parte della sua sostan-
rante, incorruttibile e spirituale, on- za, ma perchè è fatta a sua imma-
de eternamente partecipare alla glo- gine.
ria di Dio medesimo. L'anima nostra è sotto certi ri-
Se cosi avviene del nostro corpo, spetti pel corpo, ciò che Iddio è pel
;ch'è stato fatto di terra, che avverrà mondo. Dio non è il mondo ma ha
dell' anima la quale viene diretta- fatto esistere il mondo; tutto ciò che
mente da Dio? Imperocché è scritto il mondo è o possiede di reale, di
che dopo aver formato il nostro pri- bello e di buono viene da Dio, sen-
mo progenitore. Dio gVispirò in fac- za del quale ricadrebbe nel nulla. In
cia un soffio di vita, e cosi Vuomo simil modo l'anima nostra non è il
LIBRO PRIMO i 1 3
medesimi, crediamo soprannatural- j
sta sovreminente dignità, non fa stu-
mente in Dio e tutto ciò ch'egli ri- pire se tutto per lui si fa in questo
velò alla sua chiesa. mondo, e si comprende perchè Dio
Il fine, la gloria cui egli ci chia- gli profonda tante cure sì prima co-
glianza del Nilo, verso il mese d'a- irrighi: egli pianta nella nostra men-
gosto e settembre, a cagione dello te e nel nostro cuore il germe delle
scioglimento delle nevi in quei mon- verità e delle virtù naturali , ma
ti. Quanto al paese di Cus , che co- vuole che noi lo cresciamo con lo
munemente traducesi per Etiopia, studio e coir azione; ci comunica
gli antichi distinguevano due Etio- per mezzo della sua grazia le verità
pie 0 (erre di Cus, una al mezzo- e le virtù divine, ma vuole che noi
dì dell'Egitto, l'altra fra il Ponto Eu- ne facciam fruttificare opere meri-
sino e il mar Caspio, presso il Fasi torie del cielo e frutti di vita eter-
e l'Arasse. Ben vede ognuno che qui na. Nulla di somigliante è richiesto
si parla della seconda (^). agli animali: Dio li fa, senza con-
Tutti gli antichi ci dicono che i corso loro, tutto ciò ch'eglino esser
paesi bagnati da questi quattro fiu- debbono. Ma per l'uomo crealo a
mi erano naturalmente ricchi e u- sua immagine, ei vuole che per la
bertosi; era un rimasuglio di quella vita presente e per la futura esso
prima fertilità che in principio ne abbia parte con lui all' opera del-
(\) Eccl. 24, 57. (2) S. Hieron., de s. MaUh. Osso, a cui gli abitanti del paese danno oggidì:
in script, eccl. V. la bibbia del Vence. Il Michae- il nome di (ìeibon.
jls porta opinione che il Geon .sia V antico (5, Gen. 2, (4) Ioan. 17.
LIIJRO PIUMO H5
la crofizìone e della provvidenza. E Perchè non Dio questo coman-
fa
dell'albero della scienza del bene e Dio, non per necessità, ma perchè
del male non mangiarne : imperoc- così avrà voluto, ma liberamente. In
ché in qualunque giorno tu ne man- ciò pure l'uomo sarà l'immagine di
gerai indubilalamente morrai (1) ». Dio.
Qui le quistioni più gravi s'in- Ma l'uomo non aspira egli neces-
calzano. sariamente alla felicità, vale a dire
Perchè parlandosi dei comanda- all'essere, alla verità, al bene, e per
menti dati all'uomo nulla si dice nè conseguenza all'essere supremo, alla
della legge naturale, che reggerlo verità sovrana, al bene infinito, in
dovea come ente ragionevole nè , somma a Dio? Come dunque vi po-
della legge soprannaturale che per- trà egli aspirare liberamente, per-
fezionando la prima, reggerlo dovea venirvi con atti meritorii? Certa-
come chiamato alla visione divina? mente se noi conoscessimo Dio co-
Egli è perchè ne fu parlato colà do- m'egli conosce sè stesso noi eleg-
,
ve è detto che Dio creò l'uomo a ger non potremmo tra amarlo e non
sua immagine e somiglianza. Lo creò amarlo; noi l'ameremmo necessaria-
a sua immagine comunicandogli la mente com'egli ama sè stesso; non
ragion naturale, lo creò a sua somi- saremmo più atti a meritar questa
glianza aggiungendovi la grazia. Sic- felicità.Ma Dio non si mostra a noi
come nel primo uomo la natura e per anche tal quale egli è nella sua
la grazia erano perfette, cosi perciò essenza , ma solo in immagini e
stesso conosceva le leggi dell'una e per le opere sue. Le creature sono
dell'altra, come pur l'obbligo di li- altrettante rappresentanze e simili-
beramente sottomellervisi. (^) Gen. IG, i7.
2,
H6 STORIA DELLA CHIESA
ludini del suo essere, della sua ve- dato un mezzo a meritar dì divenir
rità , della bontà sua ineffabile , nè tali in qualche modo, e a renderci
altrimenti egli veder si lascia che at- degni di partecipar tutte le divine
traverso questo velo della creazione, perfezioni. Questo mezzo è il libero
come il sole attraverso di splendida arbitrio bene inapprezzabile, poi-
:
nube. In tal modo, comecché noi ch'egli ci può fruttare un bene in-
siamo naturalmenle attratti verso di finito. Ma con questo bene è neces-
lui, abbiam nondimeno il merito di sariamente possibile il vero male,
cercarlo liberamente, seguendolo, cioè l'abuso del bene.
per così dire, alPorma, in mezzo al- Che poteva far Dio per distorci
l'universo. Se quindi non amiamo da quest'abuso, per condurci a ben
in ogni creatura ciò ch'ella ha d'es- usare di questa libertà necessaria?
sere, di verità, di bontà, se non per Non poteva forzarla, chè sarebbe
innalzarci all'essere, alla verità, alla stato distruggerla: poteva solo sol-
bontà suprema di cui ella infatti non lecitarla con motivi ed allettamenti.
è che un'ombra; noi saremo nell'or- Or quali sono i motivi più potenti?
dine , noi merileremo d' avere un Non son forse quelli ch'ei pose dinan-
giorno quest'ineffabile felicilà; ma zi a noi, cioè la vita e la morte, il
tura, non una cosa in fatto sussi- inferno; Dio è infinitamente buono,
stenle, ma l'abuso d'un bene, del dunque v'è un inferno eterno.
libero arbitrio^ troppo necessario a Indìibilalamenle morraiaggiun- ,
meritar il sommo
bene. geva per sanzione della sua legge il
Dio solo è buono, ha detto la ve- supremo legislatore. Due vite trovar
rità medesima, perchè Dio solo è si possono nell'uomo: la vita dell'a-
buono e per essenza e del suo, e sì nima, che è d'esser unita a Dio; la
buono, cii'ei non può esser miglio- vita del corpo, che è d'essere unito
re; lutto il resto non è buono che all'anima: questa seconda vita altro
di prestanza ed in modo imperfetto, non è che un' immagine della pri-
perc'^è infine tutto il resto non esi- ma, un mezzo per giungervi. La se-
ste che ed in modo im-
di prestanza parazione dell'anima e del corpo, o
perfetto. Nel qual senso dir si può la morte temporale, è il termine del-
che tutto ciò che non è Dio non è la prova alla quale l'uomo è sog-
buono , vale a dire non è perfetto, getto. La morte da temer veramen-
ma sì caltivo o imperfetto. Tuttavia te si è laseparazione dell'anima da
ciò non è un vero male, un disor- Dio se vi sopraggiunge la morte
;
latili dell'aria, e tutte le bestie del- principio di tutte le cose. L' uomo
la terra (1).» sarà similmente il principio di tutto
Dio medesimo pose il nome al il genere umano.
giorno, alla notte, al cielo, alla ter- « Mandò adunque
il Signore Dio'
un sonno mistico, col fianco aperto Dio lasceràsuo Padre che è ne'
come lui, da cui, come dal suo, u- cieli, e sua madre che è in terra, la
scirtà una sposa immacolata, con la sinagoga, e starà unito alla sua spo-
quale ei procreerà pel cielo una in- sa, la Chiesa, e i due saran solo una
numerabile discendenza. carne e uno spirito.
La sposa del nuovo Adamo è la L'unione di Cristo con la Chiesa,
Chiesa nostra madre, uscita dal fian- con la natura umana è indissolubi-
co aperto del divino suo Sposo, for- le; l'unione dell'uomo con la don-
mata, edificata, vivificata, abbellita na dee esserlo del pari. L'uomo era
pur tuttodì dalla sua carne e dal uno Dio ne prese una porzione per
:
suo sangue adorabile , si eh' ella è farlo due; questi due, riuniti dal
carne della sua carne, ed osso delle matrimonio, ne fanno di nuovo uno
sue ossa. Essa già fin d'allora ci era solo. « Non avete voi letto , disse
annunziata dalla sposa del primo Cristo ai fautori del divorzio, come
Adamo, Eva nostra prima madre, colui che da principio creò l'uomo,
uscente dal fianco aperto del suo ilcreò maschio e femmina? e dis-
sposo, formata non già d'una parte se: Per questo lascerà l'uomo il pa-
del suo capo, perchè non dovea co- dre e la madre, e starà unito colla
mandargli, nè d' una parte de' suoi sua moglie, e i due saranno una sola
piedi ,
perchè essergli non doveva carne? Non sono adunque più due
schiava, ma sì d'una parte del suo ma una sola carne. Non divida per-
fianco poiché essergli dovea inse-
,
tanto l'uomo quel che Dio ha con-
parabil compagna. giunto (2). » Dio congiunse l'uomo
Adamo vedeva tutto questo nell'e- alla donna , non solo per figurare
stasi sua, poiché, quando allo sve- l'unione di Cristo colla natura uma-
gliarsiDio gli presentò la donna così na, e la divina famiglia che ne ri-
formata, disse: «Questo adesso osso sulta, 0 la Chiesa, ma anche per
delle mie ossa e carne della mia car- rappresentarci la società eterna e
ne, ella dall' uomo avrà il nome, ineflabile che è in Dio medesimo.
perocché è stata tratta dall' uomo. Dal primo uomo procede la prima
Per la qual cosa 1' uomo lascerà il donna, la quale, prima e dopo, non
padre suo e la madre, e starà unito fa con essolui che una carne dal- :
alla sua moglie, e i due saranno sol l'uno e dall'altra, come ilmutuo
lor
una carne (1). amore, procede il genere umano, il
Nel legger le dette parole noi as- quale fa una cosa
sola con loro.
sistiamo in certo modo alle prime Come Padre procede i'in^
in Dio, dal
nozze, di che nulla v'ha di più santo telligenza sua, la parola sua consu-
e solenne. Dio stesso presenta la stanziale; dal Padre e dalla consu-
sposa allo sposo ; dinnanzi a lui il stanziale sua intelligenza procede il
loro maritaggio conlraesi: Dio ivi è {i) Gen. 2, 23, 24. (2) Mallh. ^9, 3, 6.
0
LIBRO PRIMO 1 1
leva a' nostri primi padri fin le mi- di Dio, per la manifestazione delle
nuzie del loro vitto. Può darsi non- sue infinite perfezioni; il secondo e
dimeno ancora ch'ei volesse altresì secondario, per l'eterna felicità del-
raccomandar loro di pascersi da prin- le creature libere, la quale dipende
cipio più volentieri di frutta e legu- dalla lor libera volontà. Ma vogliano
mi, fin a tanto che le specie più u- 0 non vogliano, esse tutte contri-
tili d'animali si fossero moltiplicate buiranno al primo di essi fini a ma-
si da non correr più rischio d'esser nifestare in eterno le adorabili per-
distrutte. fezioni di Dio , la sua magnificenza
I forma-
nostri primogenitori cosi nel premiare la virtù fida, la sua mi-
ti, congiunti e benedetti non eran sericordia nel perdonare al pentimen-
d'altro vestiti che di grazia e d'in- to, lasua giustizia nel castigare la col-
nocenza. Quali essi erano usciti della pa impenitente, la sapienza e potenza
man di Dio non aveano ad arrossir sua che servir fanno a' suoi disegni
di niente, nè a difendersi contro ve- anco gl'impedimenti. Tutto dalla par-
runa intemperie. Neiie lor persone te di Dio sarà bene, anche il male o
la carne non congiurava contro Io peccato della creatura libera, poiché
spirito, ma gli era anzi soggetta in- questo peccato sarà espiato dalla
teramente, in quel modo che lo spi- creatura o punito dal Creatore; ed
,
"vea fatte, ed erano buone assai (i).» « Furono adunque compiuti i cieli
Già ne' giorni precedenti, consi- e la terra e tutto l'ornato loro... E
derata ogni parte dell'opera sua, ei della sera e della mattina si formò
l'avea trovata buona , conforme al- il sesto giorno.»
'l'eterna idea ch'ei n'avea nella men- Un altro giorno viene appresso, a
te, propria al fine ch'ei proponevasi cui la scrittura non dà nè mattina
ed al luogo ov' ei la destinava nel nè sera, nè principio nè fine; egli
disegno generale della sua provvi- è il settimo, che qui appare come il
denza. Ma quando vide posto in o- giorno dell'eternità; giorno in cui
pera questo disegno, quando consi- Dio si riposa di tutte le sue opere,
derò il complesso delle opere sue, in cui cessa di farne altre perchè
(I) Gen. ^, 5J. tutto vi è consumato; giorno in cui
LIBRO PRIMO 421
Dio si riposa nel!' dice san- uomo, del mondo e che nella misericordia
f Ambrogio (1), in quel Figliuolo del- sua ci ha eletti prima dei secoli tem-
l'uomo principalmente, oggetto del- porali.
le infinitesue compiacenze, che fin Uniamocial Creatore, uniamoci
d^allora siccome sapienza eterna,
, al nostro eterno pontefice , uniamo-
era in lui e con lui a regolare e go- ci a' suoi santi angeli per andar a
gliuoli suoi che è insieme Figliuolo laude finché io sarò. Benedici il Si-
di Dio, il pontefice eterno, l'agnel- gnore , 0 anima mia (3). »
lo che fu immolato fin dal principio
in questo primo libro, abbiam pur fatto pro- natura di Bernardino di baiul-Fierre.
LIBRO SECONDO
ACCORDO DELLE ANTICHE TRADIZlONt CON MOSE ,
CADUTA DELL'UOMO - PROMESSA DEL REDENTORE
passato, sul presente e sull'avvenire. e in tutti i paesi del mondo (1). Pri-
Quando i profeti avran terminato di mieramente i cristiani ed i giudei
scriver la storia futura, cinque o sei non hanno giammai adorato fuorché
secoli avanti Cristo, verran gli scrit- un solo Dio, il creatore del cielo e
tori profani per registrar i fatti isola- della terra e il Dio de' giudei è il
,
ghi loro queste pietre sparse che si dosi in progresso di tempo tra i dif-
vanno a' di nostri da ogni parte di- ferenti popoli senza però divenir
,
imparata dalla creazione, e che fi- rata nelle biblioteche, nutrita nelle
nalmente la chiesa sparsa sopra
,
accademie e nei portici di Atene, e
tutta la terra, ha ricevuto questa grave di un'indigestione di sapienza,
tradizione dagli apostoli (2). Nel dia- ma tu, 0anima semplice e rozza,
logo di Minuzio Felice il pagano , quale hanno coloro che non posseg-
Cecilio rimprovera ai cristiani di a- gono non te. Te io inter-
altro se
dorare un Dio sol noto ai giudei rogo, 0 anima del borgo, del trivio,
ed il cristiano Ottavio risponde: - Non dell'officina (5). Noi moviamo a noia
cercate un nome a Dio, Dio è il suo quando predichiamo un Dio unico
nome Dio essendo solo, il nome
: con questo solo nome ; ora attestalo
Dio è tutto intiero. Ma che? non ho tu se non è così : non ti udiamo
10 per lui il consenso di tulli ? Odo forse e in casa e fuori pronunziare
11 quando innalza le mani al
volgo, palesemente e liberamente Ciò che :
cielonon dire altro se non Bio, : Dio darà, ciò che Dio vorrà ? Colla
Dio è grande Dio è vero : se Dio
, qual parola tu fai intendere che vi
ci fa la grazia. È questo il parlar è un Dio, a cui non solo concedi
naturale del volgo, oppure la pre- ogni potere, ed al volere del quale
ghiera del cristiano che confessa confessi di essere soggetta, ma nel
la sua fede ? Queglino pure che di tempo stesso intendi negare che gli
Giove fanno il Dio supremo, errano altrisieno dèi, indicandoli coi loro
nel nome, ma si accordano nel ri- nomi propri, vale a dire Saturno,
conoscere una sola potenza. Anche Giove, Marte e Minerva. Tu alfermi
i proclamano un solo padre
poeti unico Dio quello che chiami sempli-
degli dèi e degli uomini e se guar- ;
cemente Dio ; dimodoché se talora
diamo i filosofi, troveremo che, men-
(3) Oltav. M. Min. Felic. c. ^8. ^9 e 20.
ci) Bullet l esisi, di Dio, p. 2. (4) Apalogel. n. i".
(2) L. 2 conlro le eres. c. 9. 'J {ìy) Della lesi, dell anima c. ^ e 2.
,
- Quando fosse certo che gli dèi da attestava almeno, come s. Agostino,
voi adorati fossero dèi, non conve- la generale credenza in un Dio unico
nite voi pure, secondo Vopinion ge- noto a tutti i popoli. Sia pure che
nerale, esservi un essere più grande la cognizione del vero Dio non sia
e più potente che è come il re del stata mai così distinta, così pura e
mondo ? che il supremo potere in così perfetta tra pagani, come pres-
i
creazione dell'uomo che si definisce vano nei geroglifici de' suoi templi e
da sè inlelligenza imarnata e finita; delle sue piramidi. Ivi, come nel-
vi si vede formar la donna da una r India, si vede un ente supremo,
parte dell'uomo, e dal connubio loro solo esistente da sè, che emana e
nascere tutto il genere umano. A- manifesta sè slesso in una specie di
dima è un de' nomi indiani di que- trinità, e dà l'essere a tutte le cose.
sto primo progenitore, similissimo Vi si vede la creazione d'un mondo
a quello d'Adamo, e P meriti un de' invisibile, quella degli spiriti e delle
nomi della prima progenitrice (che anime; poi la creazione d'un mondo
anche vien detta Iva) significante la visibile , e da ultimo quella della
medesima cosa di Eva in ebraico, e progenie umana. Gli spiriti o dèi
Zoe in greco, vale a dir vita, per- secondari presiedono al governo de-
chè essa fu la madre dei viventi. gli astri e degli elementi. Tutto que-
Vi si vede parimente un paradiso sto vi si trova, ma ravvolto in una
terrestre, da cui escono quattro gran ed
infinità di allegorie e di simboli,
fiumi, il Buramputre, il Gange, l'In- è cosa assai notabile, simbolo che il
In essi trovasi un ente supremo, im- il maree acque che son sulla
l'altre
menso, eterno, senza principio nè terra ; nella quarta, le due maggiori
fine, Zèrouané-Akeréné, che dà l'e- faci della natura ; nella quinta, le
sistenza a due spiriti principali, Or- anime degli uccelli, dei rettili e de-
muzd Ahriman ciascun d' essi
ed , gli altrianimali che vivono nelFa-
accompagnalo da sei altri spiriti. ria, sulla terra e nell'acqua; l'uomo
Ormuzd rimasto buono, e Ahriman nella sesta (6). E quest'uomo, ci di-
fatto reprobo, vengono con la mol- cono i poeti, egli il fè ad immagine
titudine dei loro angeli a battaglie, sua ; gli diede atteggiamento eretto, ì
che terminar debbono col castigo e fronte volta al cielo e intelletto su-
la conversione d' Ahriman. In essi periore a dominar tutto il resto (7).
trovasi la creazione dell' universo Quanto al corpo di lui, ei lo formò
compiuta in sei epoche successive, con grand'arte del fango della terra,
nell'ultima delle quali appaiono Me- ma per animarlo involò al cielo una
schia e Meschiané, i due progenitori scintilla del fuoco divino. Final-
del genere umano (1). mente, cosa singolare questo Dio !
no, pochi anni sono, alcuni dotti in- na la primavera, e in quell'eterno pos-
glesi: Non v'è cosa più certa della sedimento della felicità sperano di
ferma credenza di questi selvaggi tornar poi ingrazia e di goder della
non illuminati j nell'esistenza, nel- presenza im mediala del grande Spi-
l'onnipotenza e nell'unità di Dio, e rito. Olire di ciò sono intimamente
in uno stato futuro di ricompensa e convinti che la pratica delle buone
di castigo. Essi adorano il grande e virtuose azioni in questa vita può
Spirito che dà la vita, e gli attribui- sola assicurar loro un bealo avveni-
scono la creazione ed insieme il go- re, e che all'incontro il fare altra-
verno di tutte le cose, con sapienza, mente trarrebbe in afllizioni, mi-
li
potenza e bontà infinita. Quanto al- serie e sciagure senza fine, in una
l'origine della loro religione , essi terra sterile e deserta, retaggio degli
credono generale che il grande
in spiriti maligni, che lianno per diletto
Spirito, poich'ebbe formato terre per e per mestiere di render sempre più
la caccia, e popolatele di selvaggiu- miseri gli sciagurati (i). »
me, creò il primo uomo e la prima Coleste tradizioni, che tutti g:U
donna, rossi amendue di colore; che storici spagnuoli dell'America avean
questi erano d'altissima statura e conosciute e registrale fin dal tempo
vissero lungo tempo; che questo Spi- in cui fu scoperto quel paese, furou
rito conversava talora famigliarmen le pure leste riscontrate, com'essi le
con essi, e diè loro alcune leggi da os- riscontrarono, da uno scienziato della
servare, ed insegnò loro a prendere Germania fra le diverse popolazioni
il selvaggiume e a coltivar le messi; da lui visitate, particolarmente nei
ma che indi ei si ritrasse da essi ,
geroglifici 0 scritture per immagini
a cagion della loro disobbedienza, e degli antichi messicani. In ogni parte
li lasciò in preda alle vessazioni dello del mondo il grande Spirito ente ,
ter farsi direttamente autore del male, grande Spirito dato a Dio dai sel-
e non ostante le offese de'suoi figliuoli vaggi americani. Nè meno mirabile
rossi continuar egli a sparger su di si è il modo in cui Dio interviene
loro tutte le benedizioni di cui go- nei loro discorsi. Nel 1813 una po-
dono. In conseguenza della qual pa- polazione dell'America settentriona-
terna benevolenza essi hanno verso le, istigata dagli inglesi a sgombrare
di lui una pietà veramente filiale e dalla materna sua terra, rispose per
sincera , ed a lui si rivolgono pre- mezzo d'un de' suoi capi : « Le no-
gando in tutti i loro bisogni, e gli stre vite sono nelle mani del grande
(I) Mémoiial calholique; uovembre \S2o. (2) Vues des Cordilliéres, di De Humboldt.^
LIBRO SECONDO 4 31
Spirito. Egli ha dato a' padri nostri di riscontro. Altre pitture ci offrono
le terre die possediamo, e se lale è un colubro screzialo messo in brani
il voler suo, questi campi biancheg- dal grande Spirito (2). Finalmente
geranno delle nostre ossa, ma non s'è pur di recente scoperta nella Pen-
fìa mai vero che li abbandoniamo. » silvania, sotto una grossissima quer-
Il color rosso dato a' nostri primi cia svelta dal turbine, una gran pie-
progenitori può a primo tratto sem- tra su cui stavano, fra l'altre figure,
brarci strano, e cosi pure quel paradi- scolpitiun uomo e una donna con
so pieno di selvaggiume; ma eccone un albero in mezzo; la donna aveva
la spiegazione: Que'popoli sono rossi frutta in mano
e intorno ad essi
,
Nelle tradizioni dei persiani ve- di tutti glianimali della terra fatti
desi Ahriman, il maestro del male, dal signore Dio. Questi disse alla
chiamato altresì Shetan o Satan, sotto donna: Per qual motivo comandovvi
la forma d'un colubro, presentare ai- Iddio che non di tutte le piante del
cure frutta al primo uomo e alla pri- paradiso mangiaste i frutti? Cui ri-
ma donna, che ne mangiano e per- spose la donna Del fruito delle piante
:
don cosi i privilegi di cui godevano. che sono nel paradiso noi ne man-
Ivi pure si vede, tra Ormuzd, capo giamo: ma del frutto dell'albero ch'è
dei geni buoni, e Ahriman, capo dei nel mezzo del paradiso ci ordinò il
cattivi, un Dio mediatore che dee Signore di non mangiarne e di non
vincere il secondo e far trionfar il toccarne, affinchè per disgrazia noi
primo (3). non abbiamo a morire. Ma il ser-
Il diletto discepolo di Cristo vide pente disse alla donna Assoluta- :
che in tutto avesse luogo una certa Iddio che non di tutte le piante del
convenevolezza. Non Eva, ma si A- paradiso mangiaste i frutti ? Giro tor-
damo die il nome agli animali, ed tuoso ed ingannevole che può egual-
a lui furono da Dio condotti, e non mente significare, voi non mangerete
ad Eva. Se questa, come compagna di nessuna pianta, o non mangerete
sua diletta, partecipava dell'impero di qualcheduna. Il primo senso è
suo, restava però all'uomo un pri- un'astuta esagerazione che, per l'o-
mato, ch'egli altramente perder non nore di Dio medesimo, richieder pa-
poteva che per sua colpa e per un reva una risposta.
eccesso di condiscendenza. Egli avea Rispose la donna al tentatore: « Del
dato il nome ad Eva, come dato a- frutto delle piante che sono nel pa-
vealo a tutti gli animali, e la natura radiso noi ne mangiamo: ma del frut-
richiedeva ch'essa gli fosse in qual- to dell'albero che è nel mezzo del pa-
che modo soggetta. In lui dunque radiso ci ordinò il Signore di non
risedeva il primato della saviezza, e mangiarne ^di non toccarne, atTin-
satana venne ad assalirlo dalla parte chè per disgrazia noi non abbiamo
men forte e, a così dire, manco mu- a morire. Già si veggon gli effetti
)^
na l'errore a cui trarla voleva ben ; piante del paradiso, eccetto una sola.
si guarda di dire a dirittura Dio vi : La donna tralascia la parola tulle.
ha ingannati il suo comando non
: Dio non avea detto di non toccar
è giusto, non è verace la sua parola. l'albero della scienza del bene e del
Egli dimanda, interroga quasi per,
male; la donna ve l'aggiunge. Dio
essere istruito ei medesimo, piutto- avea detto espressamente Indubi- :
sto che per istruir colei cui sorpren- tatamente morrai, e la donna gli fa
der voleva Per qual motivo coman-
: dire, affinchè per disgrazia noi non
dovvi Iddio che non di tulle le piante abbiamo a morire; essa gli presta un
del paradiso mangiaste i frutti? Po- forse, secondo il testo della volgala
teva egli cominciare in modo più in- e dell'ebraico. In questo modo co-
sinuante e delicato? La sua frase in- minciò alla scuola di satana il giu-
oltre è piena d'ambiguità. La prima dizio privato, l'interpretazione indi-
parola dell'originale può significare viduale del^a parola divina.
è vero, o perchè; dal bel principio vi Dio afferma, dice san Bernardo,
ha alcun che di tortuoso e d'equi- la donna dubita, e satana niega.
voco, e il rimanente vi corrisponde. « Assolutamente voi non morrete:
Dio avea espressamente detto ad A- imperocché sa Dio che in qualunque
damo « Mangia di tutte le piante
: tempo ne mangerete, si apriranno i
del paradiso ma del frutto dell'al-
; vostri occhia e sarete come dèi co-
bero della scienza del bene e del ma- noscitori del bene e del male. » Glie
le non mangiarne imperocché in : sfacciato mentire! Non solo egli con-
qualunque giorno tu ne mangerai, traddice arditamente la parola espres-
(I) Bossuel, Elévat. sa di Dio , indubitatamente morrai,
LIBRO SECONDO 1 35
ma prende ancor Dio in teslimonio apriranno come s'aprirono i nostri;
della sua menzogna Imperocché sa : come noi, conoscerete per esperienza
Dio che sarete come dèi: parole che il bene e il male, il bene che avrete
tarne molti altri a sè, e d'adorar egli- ne diede a suo marito il quale ,
Aronne futuro pontefice del popolo una dolce contemplazione delle cose
ebreo, e Pietro futuro pontefice del divine, perchè la parte inferiore, ov-
popol cristiano, peccò solo per de- vero sensi, erano ben disposti e in-
i
chi, come alcuni sognarono^ ed Eva bellione dei sensi, questi assalti della
avea pur troppo veduto il frutto vie- concupiscenza, ne rimaser vergognati
tato, ma sì quelli dell'esperienza. Essi e confusi, arrossirono l'uno dell'al-
conobbero a loro spese il bene ed il tro, e per nascondere almen l'esterna
male, il bene che avean perduto per vergogna di questo umiliante disor-
lor colpa, e il male in cui s'erano dine, intrecciaron foglie di fico e se
precipitati. Essi s'accorsero d'essere ne fecero una fascia intorno affian-
ignudi, e spogliati della grazia che li chi ;
pudico velo che troviamo in lutti
H)Bossuel, Elévat. (2) Sap. 2, 23. (4) S. Giovanni della Croce, t. 2, p. 123. A-
(Ó) Ioan. 8. 44. vignone <828. (5) Hom. 7, 25-23.
LIBRO SECONDO 137
sono accorti che Tuomo non è più po inseparabile dall'atto che ci dona
tale qual egli uscì di mano al Crea- la vita; onde i coniugi ne provano
fatolo tre volte nel fiume, il Brama, crate ricorda a' suoi discepoli, come
0 sacerdote, si fa per tre volte a gri- quelli che stabilirono i misteri o ce-
dar forte: « 0 Dio puro, unico, in- rimonie arcane, e che punto non sc-
visibile, eterno e perfetto! noi ti of- ilo, egli dice, da spregiare, insegnas-
feriamo questo fanciullo uscito d'una sero, secondo gli antichi, che chiun-
tribù santa, unto con olio incorrut- que muore seiri' esser purificalo si ,
tibile e purificato con acqua (1). » rimane nell'averno fitto nel fango,
Finalmente, se qualche cosa in noi laddove chi fu purificalo abita cogli
desta il pensiero dell' innocenza è , dèi (4).
certo il pargolo che ancor non potè Tutti gli antichi teologi e poeti af-
commettere il male nè conoscerlo; fermavano, al dir di Filolao il pitla-
ed è un pensiero da cui l'animo ri- gorico, che V anima era sepolta nel
pugna il suppor ch'egli sia soggetto corpo come in una tomba, in castigo
a castighi e a martirii. E non per- d'alcun peccalo (5). A spiegare il
tanto il romano poeta, il tenero Vir- quale enimma parecchi filosofi im-
gilio, pone i bambini, maginarono che le anime nostre a-
I pargolelti infanti, che, dal latte vesser peccato in una vita anteriore.
E da le culle acerbamente svelli Vedevano ma ne igno-
essi male,
il
Videe ne' primi dì l'ultima sera,
ravano la cagione.
al primo entrar dei tristi regni, do- Cinque o sei secoli prima che vi
v'ei presenta in istato di pena, con
li fosse alcun filosofo Davidde avea ,
pianti elunghi vagiti (2). Perchè que- chiaramente accennata questa miste-
sti pianti e queste voci dolorose ? Quai riosa cagione col dire, secondo la
falli espiano que' fantolini che non forza del lesto ebraico: Io fui gene-
ebbero il materno sorriso? Qualcosa rato nell'iniquitcà, e la madre mia mi
mai potè suggerire al poeta questa concepì nel peccato (6). Cinque o
strana finzione? Qual n'è il fonda- sei secoli prima di Davidde, Giobbe
mento? donde vien essa, se non dal- vi faceva egualmente allusione quan-
l'antica credenza che l'uomo nasce nel do chiedeva: « Chi farà uscir qual-
peccato? cuno puro da ciò ch'è impuro ? giam-
L'altro fatto principale che dimo- mai uno ne uscirà. ))Il che la versio-
stra come universal fosse questa cre- ne latina traduce così, rivolgendosi
denza si è che i filosofi Taveano in a Dio: « Chi puro render potrà co-
comune co' popoli. lui che d'immonda semenza è con-
Cicerone, che con tanta eloquenza cepito ? chi fuori di le che solo
descrisse la grandezza della natura sei (7) ? »
umana, non lascia d'esser compreso Ma in che modo la colpa d'un sol
dei maravigliosi contrasti che offre uomo ha corrotta tutta la stirpe ?
questa natura medesima , soggetta in che modo i figliuoli possono giu-
com'è a tante miserie, alle m.alatlie,
(3) Apiid Aug. 1. 4 conlra Pelag. de repuW
(I) Essai sur TindilT. t. 5, e. 7. Huet, Alnet. lib. 3. (4) l'haed. (o) Clem. Alex., Slrom.'l. 5.
quaesl. (2) Eneide, 1- 6, v. 420-429. (G\ Ps. 50, 6. (7) lob I i, 5.
LIBRO SECONDO 139
stamente portar la pena della colpa trario, ciòche è generato viene pro-
del padre loro? Ch'ei la portino è un priamente dalla sostanza medesima
fatto costante che da quel tempo non dell'ente generatore siffattamente
,
dee considerarsi sotto questo aspet- eri ignudo, se non l'aver tu man-
to^ il medesimo esser dee d'una fa- giato del frutto del quale io aveva a
miglia provegnenle da un ceppo co- te comandalo di non mangiare? E
mune, da cui essa ritrae non so qual Adamo disseLa donna datami da
:
forza arcana, non so qual comuni- te per compagna mi ha dato del frut-
cazione di essenze e di qualità, che to e l'ho io mangiato. E il signore
si stende a individui della
tutti gli Dio disse alla donna: Perchè facesti
schiatta. Gli enti procreati per via tal cosa? Ed ella rispose Il serpente
:
de nel folto della foresta. Si vede la donna; riaprasi l'animo alla spe-
ch'ei sente la sua colpa, egli non ranza. E maledice il serpente, o me-
v'ha fatto il callo come un vecchio glio satana che ne avea presa la for-
peccatore; egli non ha più la prima ma , senza fargli alcuna dimanda
innocenza, ma egli ha ancor l'onta e (I) Gen. 3, 8-1 D.
LIBRO SECONDO Uì
senza volerne alcuna risposta, ben che schiacciar dee la testa al ser-
sapendo che costui avea peccato, non pente maledetto e liberarci dal co-
per condiscendenza, come Adamo, nè stui potere ? Udiamolo dal discepolo
per seduzione, come Eva, ma si per prediletto.
mera malizia: Maledetto sei tu! tu « Nel principio era il Verbo, e il
camminerai sul tuo ventre e mange- Verbo era appresso Dio, e il Verbo
rai terra per tutti i giorni di tua vita. era Dio. Questo era nel principio
Ecco adunque quello Spirito superbo appresso Dio. Per mezzo di lui fu-
che volea camminar di pari con l'Al- ron fatte le cose tutte, e senza di
tissimo, eccolo condannato a strisciar lui nulla fu fatto di ciò che è stato
come un rettile, a commetter mille fatto; in lui era la vita^ e la vita
indegne azioni per indurre gl'incauti era la luce degli uomini: e la luce
in qualche turpe desiderio eccolo : splende tra le tenebre, e le tenebre
condannato a pascersi unicamente di non l'hanno ammessa. Vi fu un uo-
quanto v'ha di più vile e schifoso al mo mandato da Dio che nomavasi
mondo, delle colpe e delle impurità Giovanni. Questi venne qual testi-
ch'egli avrà fatto commettere. Noi mone, afline di render testimonian-
vedremo più innanzi lui ed i suoi, za alla luce, onde per mezzo di lui
cacciati dal corpo d'un uomo di- , tutti credessero. Ei non era la luce;
mandare per grazia di stanziarsi nei ma era per rendere testimonianza
corpi di alcuni porci. alla luce. Quegli era la luce vera,
Nè basta : « Porrò inimicizia tra te che illumina ogni uomo che viene
e la donna, e tra il seme tuo e il se- in questo mondo. Egli era nel mon-
me di lei. Ella schiaccerà la tua te- do, e il mondo per lui fu fatto e il
sta, e tu tenderai insidie al calcagno mondo noi conobbe. Venne nella
di lei. ì> sua propria casa e i suoi noi rice-
Chi è questa donna benedetta tra vettero. Ma a tutti quelli che lo ri-
la quale e il serpente, e tra il cui cevettero diè potere di diventar fi-
seme e quello di lui esser dee eterna, gliuoli di Dio, a quelli che credono
irreconciliabile inimicizia? Considero nel suo nome: i quali non per via
le donne di tutti i secoli e di tutti i di sangue, nè per volontà della car-
paesi, e tutte le veggo generate e con- ne, nè per volontà d'uomo, ma da
cetto nel peccato ; tutte le veggo ge- Dio sono nati. E il Verbo si è fatto
nerate nell'amistà e nel poter del ser- carne, e abitò tra di noi e abbia-
:
pente. Una sola ve n' ha venerata , mo veduto la sua gloria, gloria co-
dalla pietà dei fedeli, siccome colei me dall'unigenito del Padre, pieno
che fu concetta senza peccato, esente di grazia e di verità (4). »
in eterno dall'impero di satana, a cui Il Verbo ch'era Dio e per mezzo
schiaccia anzi la testa per mezzo di del quale furon fatte le cose tutte,
colui che è nato da lei. Essa è l'Eva s'è fattocarne egli stesso, ha unito
novella, la nuova madre dei viventi : a sè la natura nostra, è nato dalla
essa è Maria piena di grazia, piena donna, non dall' uomo, è nato da
di grazia e di merito presso a Dio, Maria sempre vergine. Dio-Uomo,
piena di grazia e di misericordia per Uomo-Dio, che unisce per sem.pre
gli uomini; essa è Maria, benedetta la natura divina e la natura umana
su tutte le donne, diletta su tutte le in una sola persona, presela natura
madri, esaltata su tutte le regine. nostra insieme con la pena del pec-
Ma qual è questo seme, qual è cato da cui era guasta, e col patir
^questo frutto benedetto della donna (^) Ioan. \,
i42 STOICA I,I,A Cini .^A
umana colla promessa d' una falsa presta pure orecchio all'angelo della
grandezza e questa natura decaduta
: salutazione, e gli ubbidisce. La per-
vien da Dio sollevata a tanta gran- dizione del genere umano che dovea
dezza che satana stesso non poteva consumarsi in Adamo cominciò da
nella superbia sua immaginarne una Eva in Maria comincia pure la no-
:
ditalo quesl' uomo e questa donna Chi non benedirà 1' ammirabil
per fino in coloro che ci davan la bonlà di Dio verso i nostri primi
morie. Gesù Cristo è il nuovo Ada- progenitori? Essi aveano confessalo
m®. Maria è 1' Eva novella. Eva è tra timorosi e confusi il loro fallo ;
chiamata madre dei viventi anche Dio maledice in loro presenza il ser-
dopo la sua caduta, siccome i santi pente, quasi per accrescere ancora
dottori notarono, e appunto quando, in essi la confusione e il timore; ma
a dir vero, ella dovea piutloslo esser in questa slessa punizione del ser-
chiamata la madre dei morii. Se non pente egli annunzia e mostra loro
che ella riceve questo nome in fi- nell'avvenire un Redenlore, permez-i
li) Preci del sabato santo. (2) lìossuet, Elevai. Saul IreneO; I. li.
^
\ea preso forma sensibile per eser- scoUata la voce della tua consorte e
citareil primo giudizio, in quel mo- hai mangiato del frutto del quale io
do ch'egli verrà ad esercitare 1' ul- Cavea comandato di non mangiare
timo. Sol dopo aver così racceso maledetta la terra per quello che tu
nell'animo d'amendue la speranza e hai fatto. Qui ancora è da ammi-
l'amore, egli a ciascuno impone la rarsi la bontà di Dio poich'egli non ;
non uguale all'uomo, ma la sua fe- frutto più necessario, se non a forza
lice compagna; l'uomo non le avreb- e in mezzo a continui sudori.
be fatta sentire la superiorità sua Ba lei trarrai con grandi fatiche
naturale se non per maggiore giudi- il nudrimento per tutti i giorni della
tata in acerba signoria. L'uomo era della messe e il frutto unico di tanti
superiore per senno, ei diviene au- sudori posson da un momento al-
stero padrone per dispetto; la gelo- l'altro sfuggirci siamo alla discre-
:
sia lo rende un tiranno, la donna zione del cielo incostante, che piove
vien soggettata al suo furore ed in , sulla tenera spica non l'acque nu-
più di mezzo il mondo ledonne so- tritive sol della pioggia, ma anche
no in una specie di schiavitù, e non la ruggine struggitrice.
4M STORIA DE LLA CHIESA
Laterra produrrà per te spine e fosse abitata che da creature inno-
triboli. Feconda in origine, e tal che centi e sante, certo vi saria molivo
produceva spontanea le migliori pian- di meravigliarsi dell'intemperie della
senza coltura,
te, ora, se sia lasciata sua atmosfera, della ostinata durez-
la terra non è fertile d'altro che di za del suo suolo della sua sterilità
,