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Diario del capitano, o di ciò che ne resta.

Anno del Signore 1711, 7º di luglio.

La Sentence è ormeggiata da più di due settimane al porto di St. Maarten, e credo ci resterà ancora
per altrettanto tempo.
Mi torna spesso con insistenza alla mente il ricordo del mio primo sorso di rum da pirata, la notte in
cui divenni tale. Non che vi sia mai del pregio nell’atto di consacrare la propria vita al brigantaggio
per mare, e men che meno se è esso, piuttosto, a sceglier la tua vita.
Ma nell’affrontare tale ricordo mi rendo conto di non aver mai fatto in modo di lasciar segno del mio
trascorso, se non altro affinché possa essere preso come infausto esempio da non seguire.
Questa forse è la notte adatta, forse non lo è. Ma un bucaniere non sa mai quale può essere la sua
ultima notte.

Sul ponte di questa stessa nave, dal cui castello sto scrivendo, fui costretto a scegliere tra il ceppo e la
pirateria. E, Nostro Signore Altissimo mi punisca in eterno per questo, ho ancora il capo attaccato al
collo.

Cionondimeno.

Ero il contrammiraglio Alexander T. Byron, stratega d’eccellenza nella flotta dell’ammiraglio Robert
Blake. Dopo una più che soddisfacente gavetta, combattei come secondo in carica per l’ammiraglio
Blake e la Real Marina di Britannia dal 1650, assumendo la carica di stratega d’eccellenza dopo le
prime schermaglie della I Guerra Anglo-olandese, nel settembre del 1652. Guerra che molte influenti
figure governative definirono vinte a cagione dei meriti di pianificazione tattica del sottoscritto. Voci,
queste, che per quanto forse eccessivamente compiacenti, non mi riterrei qualificato a smentire.

Nel 1701, in maggio, passati pochi mesi dalla vittoria a Tenerife contro la Marina Spagnola, decisi di
tornare a casa, forse per restarvi. Con le controspalline ben riposte a far polvere e le armi appese al
muro, avrei potuto finalmente riservare tutto il mio tempo alla mia sposa ed alla nostra prole.

Ho ricordi per lo più molto offuscati di quella notte, ma taluni, invero, brutalmente nitidi; sentimmo
forti e ripetuti frastuoni fuori, poco lontano da noi; uno scambio di fuochi tra i torrioni della cinta
muraria e il porto.
Grida, panico. Fumo. Seppi con triste precisione cosa rispondere a mia figlia quando questa, corsa in
lacrime nella nostra stanza, chiese cosa stesse succedendo.

Pirati
Nel tempo che ci volle per raccogliere idee, cibo e risorse di prima necessità e tentare una fuga sicura
dal lucernaio in soffitta, quattro di loro furono dentro l’abitazione. Iddio mi sia testimone per il terrore
che provai in quell’istante. Non per me, proprio no, che di reietti senza scrupoli e senza igiene come
quelli, fin troppi ne avevo trapassati con la lama, in mare. Ma per i miei figli, per la mia sposa!
Ricordo che la mia spada, un costoliere con elsa a cesto di pregiatissima fattura, fu repentinamente
nella mia mano, e ricordo che mi girai verso la mia famiglia per dare indicazioni quanto più essenziali
ed efficaci possibile. Indicazioni che non ebbi il tempo di concludere.
Giunse un buio improvviso, assoluto, come ogni buio causato a mezzo d’un vile colpo alla nuca.
Il risveglio dietro le sbarre della prigione a bordo della Adventure Galley fu incorniciata da tre ameni
elementi: il puzzo di sudore e vomito, l’ondeggiamento nauseante sotto la chiglia, le sgraziatissime
risa di scherno degli astanti, più simili a grugniti, invero.
Uno di loro, tarchiato, con un mozzicone di sigaro acceso nella mano destra (l’unica rimasta),
vedendomi desto mi rivolse un compiaciutissimo ghigno, mostrando i pochi denti in legno presenti
in bocca, ed in direzione del ponte esclamò:
<<È sveglio, capitano!>>.
Passi sul ponte. Scale. Dall’uscio della prigione comparve l’unico volto che avrei sperato di non
rivedere mai più.
Di fronte a me, con una buona dose di incoraggiante disprezzo, William Kidd mi guardava gongolando
come un bambino verso il suo primo pescato.
<<Mastro Huckabee – rivolgendosi al quartiermastro, accanto a lui – quanto credete che
pagherebbe l’Ordine per la testa dell’individuo che ci ha dato più rogne durante la nostra onorata
carriera, eh?>>
<<Mai abbastanza, capitano!>> rispose con decisione il quartiermastro sogghignando, mentre
la parte della ciurma presente osservava il quasi assoluto silenzio in presenza di Kidd.
<<Ben detto, mastro Huckabee! Ragion per cui ritengo, per pura etica personale – toccandosi
con gestualità teatrale il petto all’altezza del cuore – di dover riservare una più opportuna
destinazione a suddetta testa!>> asserì il capitano, con visibile approvazione da parte della ciurma.
<<Siete un folle, Kidd. La marina starà già contrattando con Hornigold per il tuo capo, la tua
ciurma e la tua nave, per infimo che sia il loro valore!>> gli diss’io, mentre stava risalendo verso il
ponte, ma tanto le mie parole lo inasprirono che si fermò. Mi guardava con, se possibile, ancor più
disprezzo.
<<Dov’è la mia famiglia? Se avete torto loro anche un solo capello, che l’Altissimo mi sia
testimone…>>.
<<Portate il nostro gentile ospite sopra coperta, signor Huckabee. È corretto che assista,
trovate?>> sentenziò
Kidd.
Quale e quanto sdegno ancor oggi mi provoca il ripensare a quelle parole, e al sadismo disumano nel
pronunziarle. Taluni individui forse nascono con una vera vocazione per la pirateria.
Erano lì.
I miei figli appesi per i piedi all’albero maestro, in preda al terrore. Mia moglie colla testa su un ceppo
squadrato, con un vile individuo in piedi accanto a lei a far il filo alla scimitarra. A tal vista, mi mancò
il respiro, le gambe mi privarono del sostegno, e ogni angolo del mio cuore e della mia mente fu
avviluppato in una fitta tela di odio e terrore.
Quasi allo stesso modo, a scriverne ora, me ne sento rapito, come ogni volta. Ritengo pertanto
necessario riportare qui di seguito, giacché con fin troppa chiarezza lo rammento, il dialogo tra me e
Kidd nei dettagli.
Al primo cenno di Kidd, due scagnozzi mi slegarono, per continuare a tenermi per braccia e busto.
<<Non è magnifico, signor Byron, quanto perfettamente equilibrato riesca ad essere Nostro
Signore nel commisurare delitti ed ammende?>>.
<<Non v’è equilibrio alcuno in ciò che fate, vile fellone! Né v’è mai stato! Soltanto folle
ingordigia, la stessa che vi ha portato ad unirvi a coloro cui un tempo davate la caccia! Ricordate!
Ricordate chi siete stato, William Kidd!>> urlai, scandendo ogni sillaba nella speranza che anch’egli
potesse soppesarne il significato e fermare tale scelerato crimine.
Kidd si avvicinò a me, e fissandomi ben bene negli occhi, con fare sardonico replicò.
<<Siete stati sempre ancorati al passato voi della Marina, Byron, ammettetelo. Senza mai
concentrarvi sul presente. Ecco perché vi sono sempre sfuggito, anche se per un soffio. Contavate di
avere a che fare con un corsaro del Re, con uno dei vostri. In questo istante, voi state commettendo
il medesimo, deprecabile errore. Non sono un corsaro, Byron, e non sono dei vostri…>> mentre
rivolgeva ai pirati vicino ai bambini un altro cenno.
<<…Sono un pirata.>>
Al secondo cenno di Kidd, accadde di fronte ai miei occhi il più spregevole degli atti umanamente
concepibili.
I due scagnozzi accanto ai miei figli portarono gli stocchi alle loro gole. Ciò che fecero di seguito, mi
rifiuto di trascriverlo. Lo rifiuto.
Nulla avrebbe potuto infliggermi più dolore di quel gesto, le urla strazianti mie e di mia moglie ne
siano testimoni. La marmaglia sul ponte accentò con un boato glorioso l’infamia riprovevole dell’atto
degli scagnozzi.

Non capii più nulla, non vidi più nulla, non sentii più nulla.

Volle che entrambi vedessimo, volle assaporare il dolore furente che trasudava dai nostri occhi.
Compiaciuto, gongolante, Kidd fece cenno all’esecutore accanto a mia moglie di farsi lanciare la
scimitarra. Il supplizio nel suo volto e nel suo incontrollabile dimenarsi era un tizzone incandescente
girato e rigirato nello squarcio già dolente oltre ogni misura dentro di me.
<<Se pungolate con insistenza uno squalo, Byron, come potete sperare che tutti gli arti vi
rimangano attaccati?>>

Fu accanto a mia moglie, due uomini a tirarle le braccia con delle cime per tenerle la testa salda al
ceppo.
<<Oggi apprenderete la lezione più importante della vostra vita, contrammiraglio…>>

Sotto scrosciante esultanza della ciurma, Kidd sollevò verso il cielo la scimitarra del boia.

Giù.
Un taglio netto.

Vidi la testa di mia moglie cadere nel cesto, come un frutto maturo strappato al ramo con efferata
crudeltà.

Non so di preciso dove e come trovai la forza per farlo, ma ricordo che, accecato dall’ira, mi
svincolai dagli uomini che mi tenevano le braccia, estrassi la sciabola dall’elsa di uno dei due e,
prima che potessero reagire, li trapassai al petto. Un manipolo di pirati venne verso di me, ma
l’unica cosa che volevo e che riuscivo a fare, quasi posseduto da un sortilegio, quasi in preda ad una
folle ed ancestrale brama di vendetta, fu di tagliare teste ed arti, di togliere la vita a chiunque si
trovasse di fronte a me. Più volte, da diversi piedi di distanza, e da posizioni più alte, fecero per
spararmi, trovando solo altri membri della ciurma che usavo da scudo o dietro cui mi mettevo per
frappormi alla traiettoria delle pallottole.

L’unico vero obbiettivo era Kidd. Diversi uomini si paravano tra me e il loro capitano nel tentativo di
proteggerlo, ma invano. In breve, gli fui dinnanzi. Nel suo sguardo, stavolta, il ghigno mal celava un
recondito terrore, il labbro tremava, gli occhi spalancati. La spada, non salda in mano, puntata verso
me.
<<Ancora vi ostinate con tanta caparbietà ad andarmi contro, Byron? Cos’è quella faccia?
Suvvia! Dov’è finito il vostro proverbiale cinismo? Non avete sempre sostenuto che l’oltretomba sia
un luogo migliore di qui? Vi siete già ricreduto, contrammiraglio?>> disse marcando con teatrale
ribrezzo le ultime parole.
Una falla nella prudenza di Kidd scandì il momento adatto ad agire. Ad un passo da me, legata al
cassero, vi era la cima che bloccava il sistema di cime per il pennone dell’albero di poppa, che in
quell’istante si trovava in pendenza perpendicolarmente rispetto al capitano. Era il momento di
congedare questo ignobile reietto dalla sua infausta esistenza.
<<Ebbene...gioite, Kidd. Sto per mandarvi a verificarlo di persona!>>
Un colpo secco alla cima di contenimento. Il pennone dell’albero di poppa cadde in picchiata.

William Kidd ne fu travolto rovinosamente, ed insieme al pennone, ciò che restò di lui finì nelle
profondità.

“Una vita solitaria, senza i miei cari, dissoluta e cui, probabilmente, l’alcool
darebbe
anzitempo una poco decorosa fine…
…o una vita, sì forse altrettanto dissoluta, ma in mezzo a genti che mi considererebbero una
guida, un faro, presso cui troverei rispetto verso me e fedeltà verso la mia causa?”

Sul ponte di questa stessa nave, dal cui castello sto scrivendo, fui costretto a scegliere tra il ceppo e la
pirateria. E, Nostro Signore Altissimo mi punisca in eterno per questo, ho ancora il capo attaccato al
collo.

Quella notte, il contrammiraglio A. T. Byron divenne il Capitano Byron.

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