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Frattale

Frattale - oltre bene e male


mi vale - lieve scavare
fin dove - svolgendo il nulla
la culla - trovai - astrale
e frale - vita universale;
se cale - in fondo al mare
Il male - è anche - il sale,
noi cicale - su nere biche
o formiche - in nere scale:
morale - è il dì natale
fatale - è il solo andare
andare - e farsi male
amare - insieme - odiare
nel miasma - sensoriale;
mi disse - un tale, - Frattale,
un murale - non fu più - presto
con decenza - per pretesto:
siamo spuma - controcorrente
e vita è l'amore - a luci spente.
In un tempo che taccio

In un tempo che taccio


perché sarebbe attimo
ci trovammo soli
- e mai lo ricorderesti -
e in aperta vista
colle gambe sull'acqua pendule,

come nelle poesie che taccio


tacemmo non per molto
- se consideri le dinastie dei litorali -
spingevano i traffici
di Torino benestare,

la chiamai sabauda e silenzio - tacendo -


volli ancora per ricordare
di quei germani reali non tacere
la loro bella natura e
quegli stormi e i nomi
(melanogaster)
e la nostra quiete;

fu tempo di andare, feci


un gesto rituale e mi bagnai
le mani che baciasti,
ridesti - tornava affastellandosi -

e i fiumi pensai trascinano i detriti


specchiano i palazzi spingono i tram
schiudono le nostre vie scavando
nella terra nera che nera lo sa.

Quasi ci si spensero i cuori


all'accendersi dei lampioni.
Terionologo (un'epifania)

Dall'unico salvifico varco


entra l'aria - è grigia luce
di cui guardo il decesso
dei miei melanoferi
cinque minuti di contro-respiro,

e da terionologo
(vuol dire studiosodibestie)
osservo e ascolto
il beccheggio e il beccare
di zoppi aviari - occhi fermi
e la pioggia battere,
col vetro battibeccare,

quasi uguale - sprezzando - lo scrosciare


del pensatoio geminato
e i miei maturanti fratelli di caso
- incredibili le tracce di quest'anno...
- Macchiavelli - (doppia cì) - e Vico, -
- Nulla è sicuro, ma scrivi... -

lasciai bere il gorgo il catrame,


consegnai il mio papello,
uscì, salutando il bidello;

feci che la pioggia mi sgravasse


col suo scrosciare,
che le sue infinite gocce
mi lasciassero andare,
che l'infinito suo lieve livore
incrinasse il mio umano
pensare a pesare,
neoplasma postmoderno
ma prefrontale.

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