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da unionesarda.it [1]
Un gruppo di under 30 ha creato un mercato via web dove le aziende dell’Isola fanno affari pagando col sardex, che vale un euro. Un aiuto a
combattere la crisi con enormi prospettive di crescita.
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La famiglia Littera
SERRAMANNA Dalle nebbie di un altro secolo emerge il baratto, aggiornato ai tempi e su misura per il web. Si compra e si vende col sardex, una
moneta nuova di zecca che vale esattamente un euro. Il primo vero esperimento di federalismo monetario. «A gennaio abbiamo inaugurato la rete
di scambio commerciale per promuovere tutto ciò che viene prodotto nell’Isola», spiega Gabriele Littera, presidente del consiglio di
amministrazione e responsabile marketing, «in meno di nove mesi si sono associate centosettanta aziende».
Venticinque anni, laureato in marketing a Teramo, s’è creato un mestiere da sé riuscendo a trovare il tempo per comiziare nelle piazze del Medio
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Campidano in veste di candidato dell’Irs alla presidenza della Provincia: «La politica è una passione che tengo ben distinta dal lavoro».
«Mio fratello ha sbagliato indirizzo internet finendo dentro un sito che si occupa di questo tipo di commercio».
Investimento iniziale?
Quanto?
«Diciotto ore di lavoro al giorno, lo stabile diventato sede della Sardex.net e trentamila euro».
Prestiti o risparmi?
Quanti soci?
Il principio ispiratore?
«Tutte le imprese – piccole, grandi oppure micro – chiunque lavori oggi non lo fa al massimo della potenzialità. Ha merce che rimane in
magazzino, tavoli che restano vuoti nelle pizzerie. Il denaro è insufficiente, quindi si tagliano acquisti, si rinviano investimenti e le imprese
lavorano meno. Non è una crisi produttiva ma finanziaria. Quello che abbiamo fatto è stato dare un altro mezzo di pagamento a chi ne aveva
bisogno».
Risultato?
«Sapevamo che era necessario un periodo per testare l’iniziativa e così è stato. Oggi decine di aziende fanno affari tra loro senza sborsare un
euro».
Un esempio?
«Ogni cliente ha un certo numero di crediti sardex che può spendere per l’acquisto di beni e servizi. Un centro fisioterapico può comprare i
manifesti pubblicitari, un’azienda di trasformazione può acquistare i prodotti alimentari che le servono. Tutto dentro i confini regionali stimolando la
produzione».
Costo d’iscrizione?
«Dai trecento sardex, per i piccoli, ai cinquecento euro, per gli imprenditori medio-grandi».
«Un’agenzia che progetta siti web. Sono iscritti da sei mesi e hanno raddoppiato il fatturato».
La più grande?
«L’Unione Sarda».
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«Mettere sul mercato spazi pubblicitari invenduti oppure ridurre il costo della cancelleria».
«No, per le transazioni sino a mille sardex. Quelle superiori possono essere perfezionate con entrambe le monete».
La concorrenza?
«Non c’è».
«La piccola impresa cagliaritana ci ignora. Si lamenta, questo sì, sempre, ma non cerca soluzioni».
«C’è in più la multilateralità. Un agricoltore, per esempio, vende le mele e avrà sul suo conto cento sardex da spendere in un ristorante o dove
preferisce. Non esistono interessi, l’unico valore sono i beni e servizi. Acquisti e vendite sono comprensivi di iva».
Avete un’etica?
«La moneta col corso forzoso spinge all’accumulazione, il sardex no. Nella nostra rete commerciale non esistono pagamenti a trenta-sessanta-
novanta giorni: il conto si salda subito e già questa è una grande novità».
Chi è il garante?
«Così come stiamo dando potere d’acquisto alle imprese, lo faremo con i privati. Il nostro obiettivo è far girare l’economia con i prodotti sardi,
mettere in comunicazione i distretti produttivi»
«Che non vedono in prospettiva. Quando promuoviamo la nostra rete alcuni imprenditori dicono: “Io voglio soldi”. Rispondiamo: “Ti diamo la
possibilità di risparmiare il denaro che userai per altri scopi”».
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«Per ora consideriamo quello che abbiamo fatto un buon inizio. La speranza è riuscire a usare questi strumenti come in Svizzera, dove un’impresa
su quattro è in rete».
ppaolini@unionesarda.it
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