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LABORATORIO DI ASTROFISICA
PROFESSORE G. SARTORI
EFFETTO SAGNAC
Relazione di laboratorio di
Berrugi Marzio
Carbone Carmelita
Sandri Mario mario.sandri@katamail.com
INDICE
Pagina 03 INTRODUZIONE
Pagina 58 CONCLUSIONI
Pagina 2
Effetto Sagnac
INTRODUZIONE
Uno dei postulati della relatività speciale di Einstein afferma che tutti i fenomeni fisici
si manifestano nello stesso modo nei sistemi di riferimento inerziali a parità di
condizioni iniziali; pertanto non esistono riferimenti privilegiati tra quelli in moto
traslatorio uniforme.
Questo postulato estende naturalmente a tutti i fenomeni fisici il principio di relatività
galileiana; Galileo per primo aveva osservato che il moto rettilineo ed uniforme non
influenza i fenomeni meccanici concludendo che non è possibile mettere in evidenza il
moto relativo degli osservatori (inerziali) dallo studio di fenomeni come la caduta dei
gravi o l’oscillazione del
pendolo.
I riferimenti non inerziali
sono invece
intrinsecamente
distinguibili; in essi infatti
un corpo libero descrive
traiettorie non rettilinee, il
piano di oscillazione del
pendolo ruota nello spazio
e i gravi cadono
spostandosi dalla
verticale. Sebbene questi
esempi si riferiscano al
moto dei corpi, che è regolato dalle leggi della meccanica, anche la fenomenologia
indotta dall’elettromagnetismo consente di discriminare tra riferimenti inerziali e
riferimenti accelerati; a dimostrazione di ciò nel 1913 Sagnac concepì un dispositivo
interferometrico in grado di evidenziare lo stato di rotazione del sistema di riferimento
in cui l’apparato è a riposo (vedi figura). Egli constatò che la rotazione induce un
ritardo, e conseguentemente una differenza di fase, tra due onde luminose che si
propagano in direzioni opposte lungo un cammino ottico chiuso solidale al riferimento
che ruota; ciò produce una figura di interferenza dallo studio della quale è possibile
risalire alla velocità di rotazione. L’effetto prende il nome dal suo scopritore e pertanto
ci si riferisce ad esso come effetto Sagnac.
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Effetto Sagnac
Il raggio luminoso (laser) entra nel percorso dal punto A, dove viene spezzato da un
beam splitter nei due diversi raggi, orario e antiorario; i due raggi si ritroveranno
all’uscita nel punto A’, spostata da A a causa della rotazione dell’intero sistema. Nel
caso di una semplice spira, la lunghezza del percorso è L = 2 π R, che da fermo viene
L 2π ⋅ R
descritto in un tempo ∆t = = . Se indichiamo con ∆t1 (> t) il tempo necessario
c c
al raggio che si propaga in verso concorde alla rotazione per ritornare al beam splitter e
con ∆t2 (< t) quello relativo al raggio discorde, risultano soddisfatte le seguenti
equazioni:
c ∆t1 = 2 π R + R Ω ∆t1
c ∆t2 = 2 π R - R Ω ∆t2
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Effetto Sagnac
2π ⋅ R 2π ⋅ R
∆ t1 = e ∆t 2 =
c − R⋅Ω c + R⋅Ω
4π ⋅ R 2 ⋅ Ω 4π ⋅ R 2
∆T = ∆t1 − ∆t 2 = ≅ Ω
c2 − R2 ⋅ Ω2 c2
4π ⋅ R 2
∆L = c ⋅ ∆T ≅ Ω
c
Poiché si dimostra che l’effetto Sagnac è indipendente dalla forma del cammino ottico
vale la formula più generale:
ρ ρ
4⋅Ω⋅S
∆T =
c2
dove S è l’area racchiusa dal cammino ottico. A questa differenza di tempo è associata
una differenza di fase ψs tra i due treni d’onde, data dalla seguente espressione in cui ω
rappresenta la pulsazione della luce laser emessa:
ρ ρ
4 ⋅ω ⋅ Ω ⋅ S
ψ s = ω ⋅ ∆T =
c2
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Effetto Sagnac
alcuna dipendenza dalla dispersione. Inoltre nel calcolare la fase di Sagnac non è
importante considerare l’effetto doppler, in quanto ∆T resta inalterato essendo la
velocità della luce nel vuoto indipendente dalla frequenza, mentre la fase di Sagnac
R⋅Ω
resta corretta all’ordine più basso in .
c
La differenza di cammino
ottico che si crea per
effetto della rotazione
dell’interferometro è
generalmente molto
piccola; assumendo Ω = 2
giri/h (circa 3.5 mrad/s) e
R = 10 cm si ottiene per
∆L un valore di circa 1,5
x 10-12 m, decisamente
inferiore rispetto alla
lunghezza d’onda della
luce laser che nel nostro
caso è di 0,6 µm.
Per incrementare ∆L, e con essa la differenza di fase ψs, si utilizza come guida per la
luce una lunga fibra ottica, dell’ordine del chilometro, e la si avvolge quasi
completamente attorno ad una bobina; l’area totale racchiusa dal cammino ottico sarà
allora pari al prodotto dell’area della bobina per il numero di spire.
Esprimendo l’area in funzione della lunghezza L della fibra otteniamo la seguente
relazione
D⋅L
ψ s = 2π Ω
c⋅λ
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Effetto Sagnac
λ ⋅c
≅ 0,3965 sec-1.
4π ⋅ L ⋅ R
Confronteremo questo valore con quello che ricaveremo dal fit dei dati sperimentali.
s1 = s2 = S0 sin (ωt)
Nel caso di sovrapposizione di onde coerenti, ossia polarizzate linearmente nello stesso
piano, l’ampiezza dell’onda risultante è data da una semplice somma algebrica s1 + s2,
che dopo alcuni passaggi (usando le formule di prostaferesi) diventa:
ψs ⎛ ψ ⎞ ⎛ ψ ⎞
s = 2 ⋅ S 0 ⋅ cos sin ⎜ ω ⋅ t − s ⎟ = S max ⋅ sin ⎜ ω ⋅ t − s ⎟
2 ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
ψs
con S max = 2 ⋅ S 0 ⋅ cos e ψ s = α1 – α2 (effetto Sagnac).
2
L’intensità massima dell’onda risultante è proporzionale al quadrato delle ampiezze e
precisamente:
ψs ψs
I = K ⋅ S max
2
= K ⋅ 4 ⋅ S 02 ⋅ cos 2 = I 0 ⋅ cos 2
2 2
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Effetto Sagnac
1 + cosψ s
I = I0
2
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Effetto Sagnac
1
I (t ) = I 0 {1 + cos[ψ s + ϕ (t ) − ϕ (t − τ )]} .
2
Per ottenere una stima dello sfasamento si procede ad uno sviluppo in serie di Bessel e
di Fourier della funzione intensità:
Bessel:
∞
1
I (t ) = I 0 [1 + J 0 (ϕ e ) cos(ψ s )] + I 0 cos(ψ s )∑ J 2 k (ϕ e ) cos(2kω ⋅ t − kωτ )
2 k =1
∞
1
+ I 0 sin(ψ s )∑ J 2 k −1 (ϕ e ) sin(( 2k − 1)ω ⋅ t − (k − )ωτ )
k =1 2
∞
Fourier: I (t ) = S 0 + ∑ S k cos( kω ⋅ t + ϕ k )
k =1
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Effetto Sagnac
⎛ω ⋅t ⎞
dove è stato definito ϕ e = 2ϕ m sin ⎜ ⎟.
⎝ 2 ⎠
Dal confronto delle due espressioni si ricavano immediatamente le seguenti uguaglianze
1
S0 = I 0 [1 + J 0 (ϕ e ) cos(ψ s )]
2
S1 = I 0 ⋅ J 1 (ϕ e )sin (ψ s )
S 2 = I 0 ⋅ J 2 (ϕ e ) cos(ψ s )
S 3 = I 0 ⋅ J 3 (ϕ e )sin (ψ s )
S 4 = I 0 ⋅ J 4 (ϕ e ) cos(ψ s )
Le armoniche pari risultano essere proporzionali al coseno della fase di Sagnac mentre
quelle dispari sono proporzionali al seno.
In assenza di rotazione (ψs = 0) S2k-1 = 0 e in uscita dall’interferometro si ha un segnale
di frequenza fondamentale doppia rispetto a quella del modulatore. In uscita dal
fotodiodo, a causa della non linearità sia della curva di risposta dell’interferometro sia di
quella del fotodiodo, si ha un segnale a larga banda che comprende soltanto le
armoniche pari (2ω, 4ω, 6ω, …) le cui ampiezze sono legate all’ampiezza del segnale
modulante. Quando il giroscopio ruota, la risposta in uscita è dipendente dalla fase non
reciproca e sono presenti tutte le componenti armoniche (ω, 2ω, 3ω, 4ω, …).
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Effetto Sagnac
S1 J (ϕ )
= 1 e
S3 J 3 (ϕ e )
S2 J (ϕ )
= 2 e
S4 J 4 (ϕ e )
Ciascun rapporto fornisce una stima indipendente di φe che non risente delle eventuali
fluttuazioni dell’intensità della sorgente.
Un procedimento analogo è poi utilizzato per ricavare, una volta noto φe, il valore della
fase di Sagnac; in questo caso però i rapporti sono calcolati tra le armoniche dispari e
pari consecutive.
S1 J (ϕ )
= 1 e tan (ψ s )
S2 J 2 (ϕ e )
S3 J (ϕ )
= 3 e tan (ψ s )
S4 J 4 (ϕ e )
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Effetto Sagnac
DESCRIZIONE DELL’APPARATO
Il laser da noi usato è a stato solido ed emette luce con lunghezza d’onda pari a 635 nm
e la sua potenza di output è 3 mW.
La lamina a quarto d’onda è il primo elemento che la luce laser incontra. Serve per
polarizzare rettilineamente il fascio luminoso uscente dal laser ed è utile per impedire ad
un’eventuale segnale che proviene dalla direzione opposta di interferire con la sorgente
laser in quanto si è potuto osservare che ne blocca il passaggio dato che tale segnale
presenta un differente grado di polarizzazione.
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Effetto Sagnac
Lo stadio successivo che si incontra è il beam splitter. Il suo compito dipende dal verso
di provenienza della luce: se la luce proviene dal laser, questo oggetto non fa altro che
dividere il fascio in due componenti pressoché uguali, una di queste prosegue
indisturbata e l’altra viene persa. Quando invece il raggio luminoso ritorna dopo aver
compiuto tutto il suo cammino, il beam splitter ha il compito di convogliare parte della
luce nel fotodiodo, così da poter essere utilizzata per la misura.
La costruzione del coupler richiede l’utilizzo dei campi evanescenti che si creano
all’esterno dei core delle due fibre. Ciò è stato fatto rimuovendo parte dei cladding di
ciascuna fibra tramite acquaforte chimica o tecniche di raschiamento e pulitura. È
necessario inoltre tirare le due fibre mentre le si fondono insieme per allargare i loro
modi interni al fine di averne una sovrapposizione efficace. È importante notare che i
coupler vengono ottimizzati usando fibre altamente birifrangenti. Tale oggetto ha lo
svantaggio che ha quattro capi di cui uno è inutilizzato e questo comporta una perdita
del segnale.
La bobina, da noi usata, non è altro che un cilindro di 8,1 cm di raggio sul quale sono
stati avvolti 472 metri di fibra ottica. In realtà per ottimizzare la sensibilità dello
strumento sarebbe necessario almeno un chilometro di fibra.
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Effetto Sagnac
Strumento indispensabile per la raccolta dei dati è il fotodiodo che presenta una risposta
quasi costante fino a circa 300 kHz dove è presente un’attenuazione della banda
passante del 30%. Data la frequenza di lavoro del modulatore di fase, circa 66 kHz, e
considerando tale caratteristica del fotodiodo, si è deciso di utilizzare per l’analisi dei
dati solo le prime quattro armoniche.
Il segnale uscente dal fotodiodo e quello uscente dal generatore di onde vengono
convogliati fuori dalla piattaforma attraverso cavi coassiali in un oscilloscopio, il quale
a sua volta manda il segnale opportunamente mediato al personal computer che ha il
compito di acquisirlo e successivamente analizzarlo.
Dalla descrizione dell’apparato emerge come il segnale che arriva al fotodiodo è solo
una ristretta parte del raggio laser emesso, infatti polarizzatori, beam splitter e coupler
perdono parte dell’intensità del fascio. Questo complica ulteriormente la ricezione del
segnale, che molto spesso è più debole dei vari raggi riflessi, dunque è necessario
selezionare accuratamente il fascio che deve essere analizzato.
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Effetto Sagnac
FIBRE OTTICHE
Il funzionamento delle fibre ottiche si basa sul fenomeno della riflessione totale delle
radiazioni elettromagnetiche sulle pareti interne del nucleo. Il segnale da trasmettere, sia
analogico che numerico, modula un trasduttore elettrottico (per esempio un led o un
diodo a laser) affacciato a un'estremità della fibra. All'altra estremità la radiazione
elettromagnetica viene convertita in segnale elettrico da un fotodiodo.
Le fibre ottiche più semplici sono le fibre a gradino (step index), dette anche multimodo.
Il diametro del nucleo è di circa 100 µm, molto maggiore della lunghezza d'onda della
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Effetto Sagnac
Per aumentare la banda di frequenza si utilizzano fibre step index monomodo e fibre
graded index. Le prime hanno un nucleo più sottile (circa 5µm) e una differenza di
indice di rifrazione fra nucleo e mantello del 5%. Consentono la propagazione delle
radiazioni secondo un'unica traiettoria (monomodo). La modesta sezione del nucleo,
però, riduce l'accoppiamento con i trasduttori ottici di ingresso e di uscita.
Per studiare qualitativamente la propagazione della luce all’interno di una fibra ottica si
può usare l’ottica geometrica. È possibile infatti visualizzare la fibra in un sistema
bidimensionale come una regione dello spazio delimitata da due lastre parallele; lo
spazio resta diviso in tre zone di cui quella interna ha indice di rifrazione n1 mentre
quelle esterne hanno indice di rifrazione n2. Deve essere verificato n2 < n1.
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Effetto Sagnac
Un’onda piana, immessa nella fibra ottica con un certo angolo d’incidenza θ minore di
un certo angolo critico (vedi dopo), subirà una serie di riflessioni totali rimanendo
quindi confinata all’interno della fibra. La luce uscirà dalla fibra con un angolo pari a
quello d’incidenza indipendentemente che siano presenti strozzature dovute a difetti di
fabbricazione o curvature della fibra. In questi punti però si avrà una perdita di energia,
e quindi una ulteriore attenuazione del segnale, dovuta alla curvatura. Questo fenomeno
si spiega ricordando che quando si ha riflessione totale all’interfaccia tra due dielettrici
si forma un campo evanescente nel mezzo meno denso otticamente. Nel caso di una
fibra il campo evanescente all’interfaccia mantello-nucleo si propaga insieme alla luce
guidata nel nucleo seguendo l’eventuale curvatura della fibra. Bisogna comunque
sottolineare che le fibre sopportano senza perdite apprezzabili curvature anche assai
elevate corrispondenti talora a raggi di curvatura di 1 mm.
La riflessione totale dipende dall’angolo θ con cui entra la luce, infatti dalla legge di
Cartesio si ha che
⎛π ⎞
sin θ = n1 ⋅ sin ⎜ − r ⎟
⎝2 ⎠
Questo valore quindi è chiamato apertura numerica. Un altro parametro che caratterizza
la prestazione della fibra ottica è l'andamento dell'attenuazione del segnale, per
chilometro, in funzione della lunghezza d'onda della radiazione. L'attenuazione del
segnale dipende da due fattori: dalle perdite per diffusione dovute alle irregolarità della
superficie di separazione fra nucleo e mantello, e dalle perdite per assorbimento dovute
alla presenza di ossidrili e ioni metallici che si manifestano con picchi di irregolarità.
L'attuale tecnologia permette di ridurre l'attenuazione a 0,16 dB, utilizzando lunghezze
d'onda comprese fra 0,85 e 1,30 µm.
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Effetto Sagnac
In realtà, per studiare la propagazione della luce nelle fibre, si devono introdurre altri
parametri. Ad esempio, il numero d’onda normalizzato V riassume le principali
caratteristiche fisiche delle fibre ed è definito dalla
2π
V = a ⋅ NA
λ0
dove λ0 è la lunghezza d’onda della luce nel vuoto, a il diametro della fibra e NA
l’apertura numerica.
All’interno di una fibra ottica possono propagarsi due tipi di raggi: meridiani, che si
propagano lungo l’asse del core, e sghembi, che danno luogo ad una distribuzione di
onde stazionarie circolari attorno all’asse. Poiché le onde associate a tali raggi devono
interferire in fase tra loro per evitare un decadimento di energia, dovuto ad interferenza
distruttiva, si trova che solo un numero discreto di angoli di trasmissione Φ dà luogo a
campi che si propagano inalterati nella fibra. Ciascuno di questi angoli permessi
corrisponde ad un modo di propagazione caratterizzato da un coefficiente di
propagazione β definito come
ρ
β = n1 k cos φ p
con k vettore d’onda e dove il pedice p rappresenta un indice discreto. I modi associati
ai raggi sghembi sono caratterizzati anche da un ulteriore indice l detto dei modi
angolari in quanto un modo deve dare luogo ad una distribuzione circolare di onde
stazionarie caratterizzata per ciò da un numero intero di nodi 2l. In definitiva i raggi
sghembi corrispondono a modi con indici l, p ≠ 0 mentre i raggi meridiani danno luogo
a modi con l = 0 e distribuzioni del campo a simmetria assiale. Per le caratteristiche
vettoriali dei campi, a ogni combinazione l, p sono associati quattro diversi modi,
corrispondenti a due orientazioni ortogonali dei campi per ciascuna delle due
polarizzazioni. Poiché i raggi con angolo d’ingresso θ > θlim non sono guidati, il numero
totale dei modi M è finito ed è:
V2
M =
2
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Effetto Sagnac
Poiché per un diametro del core ≤ 5 µm e λ > 600 nm la fibra si comporta a modo
singolo, nel caso specifico del nostro esperimento abbiamo usato fibre unimodali con
diametro del core di 3,9 µm, e diametro del cladding di 125 µm. La differenza di indice
di rifrazione tra core e cladding è qualche percento.
Il problema principale di una guida d’onda, come può essere una fibra ottica, è la
dispersione, che è in genere di due tipi: cromatica e intermodale. Quest’ultima è
determinata dalla diversa velocità di gruppo dei due modi di una fibra e si può eliminare
usando fibre a singolo modo. La dispersione cromatica, invece, si verifica poiché la
velocità di gruppo dipende dalla frequenza ottica del segnale, e dunque un generico
impulso, propagandosi all’interno della fibra, si distorce. Quest’effetto si può
compensare inserendo alcuni dispositivi come fibre compensatrici o reticoli in fibra.
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Effetto Sagnac
casuale delle sue origini e motivo per cui, attualmente, la dispersione di polarizzazione
non può essere compensata altrettanto efficacemente quanto quella cromatica.
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Effetto Sagnac
Analizzando più in dettaglio tale fenomeno, vediamo come in una fibra a singolo modo
imperturbata si possono propagare due modi degeneri, che in letteratura vengono
denotati HE11x e HE11y, ai quali è associato un campo elettrico che si denota
generalmente con Ex e Ey. Teoricamente, quando una fibra perfetta (es. a simmetria
circolare) è disposta in maniera rettilinea, la luce polarizzata linearmente all’ingresso
mantiene all’uscita lo stesso stato. Sfortunatamente in pratica non esistono fibre perfette
a causa dei svariati problemi già messi in luce. Quando perturbazioni uniformi sono
presenti nella fibra, si introducono birifrangenze ellittiche. Questo conduce a differenti
costanti di propagazione per i modi. Il campo elettrico E, allora, può essere
rappresentato come una sovrapposizione lineare dei campi Ex e Ey della fibra
imperturbata:
E = Ax(z) Ex + Ay(z) Ey
dove Ax(z) e Ay(z) sono le ampiezze dei modi normali dipendenti dalla posizione z
lungo la fibra. Tale campo elettrico deve essere soluzione dell’equazione di Maxwell
per mezzi disomogenei ed anisotropi:
∇ 2 E + ω 2 µ0 ( ε + χ ) E − ∇ ( ∇ ⋅ E ) = 0
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Effetto Sagnac
d ⎡ Ax ( z ) ⎤ ⎡ A11 A12 ⎤ ⎡ Ax ( z ) ⎤
⎢ ⎥=i ⎢ ⎥
dz ⎣ Ay ( z ) ⎦ ⎢⎣ A21 A22 ⎥⎦ ⎣ Ay ( z ) ⎦
dove Aij sono i coefficienti di accoppiamento con A21 = A12*. Di conseguenza nella fibra
ci può essere tanto un fenomeno di battimento tra i modi (A11 ≠ A22 e A12 = 0), quanto
uno scambio di potenze fra gli stessi (A11 = A22 e A12 ≠ 0), o entrambe le cose.
In definitiva, quando un fascio luminoso polarizzato linearmente entra nella fibra, la
fibra lo decompone in due componenti ortogonali polarizzate linearmente lungo i due
assi principali con differenti velocità di fase. Questo accoppiamento tra le due
componenti fa si che lo stato di polarizzazione vari casualmente lungo la lunghezza
della fibra.
Un metodo diretto per ridurre quest’errore è quello di far uso di porzioni d’onda che
passano attraverso la fibra con lo stesso stato di polarizzazione. Osserviamo che lo stato
di polarizzazione varia continuamente su tutta la lunghezza della fibra. Per eliminare
questo errore è necessario usare solo quelle porzioni d’onda che hanno lo stesso stato di
polarizzazione in ogni punto della fibra. Ciò è assicurato dalla reciprocità della fibra
stessa se si usa un polarizzatore all’input-output comune dell’interferometro. In tal caso
qualunque differenza di fase tra le due onde che passano attraverso il polarizzatore non
è dovuta alla birifrangenza della fibra. Però la quantità di luce che resta dopo l’azione di
filtraggio del polarizzatore dipende dalla birifrangenza stessa. La qualità del
polarizzatore è un fattore importantissimo nel ridurre la differenza di fase dovuta alla
birifrangenza. Un polarizzatore ideale la eliminerebbe completamente, ma non i
polarizzatori reali, per cui resta sempre una differenza di fase non reciproca diversa
dalla fase di Sagnac.
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Effetto Sagnac
CAUSE DI ERRORE
Per misurare accuratamente la fase di Sagnac è necessario ridurre altre differenze di fase
che possono variare sotto l’influenza dell’ambiente esterno. A questo scopo si usa il
principio di reciprocità per selezionare quelle porzioni delle onde, che si propagano in
direzioni opposte all’interno della fibra, che attraversano effettivamente lo stesso
cammino ottico. Infatti, in questo modo le due onde in assenza di effetti non reciproci
hanno lo stesso ritardo di fase. Variazioni del sistema dovuti all’ambiente esterno
cambiano la fase di entrambe le onde della stessa quantità in modo che non si verifichi
una differenza nel ritardo di fase. In questo modo il sistema diviene praticamente
immune alle influenze esterne molto di più di quanto accadrebbe se applicassimo
esternamente tecniche per stabilizzare l’interferometro. Un interferometro di Sagnac è
un particolare sistema in cui le due onde che si propagano in versi opposti entrano
insieme prima di essere suddivise. Nel caso di una fibra a modo singolo, il modo
d’entrata è uguale al modo d’uscita, quindi è necessario semplicemente selezionare
quella porzione dell’onda di ritorno che passa attraverso questo modo per assicurare che
la fase reciproca accumulata sia identica per entrambe le onde. A questo scopo è
sufficiente porre un filtro a modo singolo all’input-output dell’interferometro e rilevare
le onde che passano attraverso questo filtro. La nostra capacità di realizzare un sistema
reciproco è parzialmente limitata dalla possibilità di costruire un filtro a modo singolo.
Un modo per farlo è quello di combinare una fibra a singolo modo con un polarizzatore
per eliminare uno dei due modi degeneri. In questo modo, se il polarizzatore fosse
ideale, l’eventuale birifrangenza della fibra non contribuirebbe alla differenza di fase tra
le due onde.
L’interferometro di Sagnac misura effetti non reciproci: i campi elettrici associati ai due
raggi che percorrono la fibra in direzione opposta recano una fase la cui origine è
riconducibile in parte ad effetti reciproci e in parte ad effetti non reciproci (rotazione
dell’interferometro); nel primo caso il contributo alla fase è uguale, in modulo e segno,
per i due raggi e di conseguenza non determina alcuna figura d’interferenza mentre nel
secondo caso la fase è uguale in modulo ma opposta in segno per le due onde e questo
determina la formazione di una figura d’interferenza.
Per poter misurare la differenza di fase è necessario ridurre al minimo gli effetti non
reciproci che non sono determinati dalla rotazione, i quali possono sovrapporsi
alterando la misura.
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Effetto Sagnac
I D = I 1 + I 2 + 2 I 1 I 2 cos(ϕ1 − ϕ 2 )
dove I1 e I2 sono l’intensità, φ1 e φ2 sono le fasi delle onde uno e due incidenti sul
rivelatore. In un sistema reciproco le intensità e le fasi di queste onde sono uguali.
Trascurando eventuali attenuazioni diverse da quelle causate dal beam splitter,
possiamo esprimere queste quantità come
1 1 1 1 1 1
I1 = I 0 + ∆I NR , I2 = I 0 − ∆I NR , ϕ 1 = ϕ 0 + ∆ϕ NR , ϕ 2 = ϕ 0 − ∆ϕ NR
4 2 4 2 2 2
1
ID = I 0 (1 + cos ∆ϕ NR )
2
Se la differenza di fase totale non reciproca è molto minore di un radiante il coseno sarà
circa uguale a uno e l’intensità rilevata non sarà sensibile alle piccole differenze di fase
dovute alla rotazione. È quindi importante aggiungere una fase di bias per spostare il
segnale evitando sia i massimi che i minimi della sinusoide. Il problema è che questa
fase di bias deve essere stabile o almeno nota in modo da non nascondere la differenza
di fase dovuta all’effetto Sagnac. La tecnica di bias migliore usa una fase di bias
alternata in modo che l’ampiezza dell’intensità che varia con la frequenza della
modulazione di fase sia proporzionale alle piccole velocità di rotazione. Si ottiene una
modulazione della differenza di fase tra le onde che interferiscono data da
∆ϕ (t ) = ∆ϕ NR + ϕ m (t ) − ϕ m (t − τ )
dove φm(t) = φm0 sin (ωm t) è la modulazione sinusoidale applicata e τ è la differenza tra
gli istanti di tempo in cui le due onde ricevono la stessa modulazione di fase. La
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Effetto Sagnac
differenza di fase non reciproca a questo punto può essere determinata da un rivelatore
di fase. I segnali spuri, che possono nascere a causa di un imperfetto funzionamento del
modulatore di fase, possono essere eliminati operando ad una frequenza ωm = π/τ.
Cause specifiche di errore sono note con il nome di gradienti termici, effetto Faraday,
effetto Kerr, backscattering Rayleigh, photon noise.
• Gradienti di temperatura variabili nel tempo lungo tutta la lunghezza della fibra
possono indurre effetti non reciproci. In questo caso dobbiamo considerare due
aspetti: i fronti d’onda che si propagano in versi opposti nell’interferometro
raggiungono lo stesso punto della fibra in istanti diversi. Inoltre il coefficiente di
propagazione β, che è legato alla velocità della luce nella fibra, è dipendente dalla
temperatura. Per essere più precisi, β è legato all’indice di rifrazione n del core ed è
quest’ultimo ad essere dipendente dalla temperatura. Tenuto conto di tutto ciò, se in
un punto della fibra avviene una variazione di temperatura, le due onde (oraria e
antioraria), passando per quel punto in momenti differenti, avranno velocità diverse.
Tutto avviene come se i due raggi percorressero differenti cammini ottici e
nell’interferenza si osserva uno sfasamento dovuto a questa differenza. Si dimostra
che si ha una velocità angolare aggiuntiva data da
n ⋅ L2 ⋅ ∆T ⎡ dn ⎤
ΩT =
24 ⋅ N ⋅ A ⎢ dT + n ⋅ α ⎥
⎣ ⎦
• L’effetto Faraday è anch’esso responsabile della deriva del valore della velocità di
rotazione. Questo errore è un offset che dipende dall’ampiezza e dall’orientazione di
un eventuale campo magnetico esterno e anche dalla birifrangenza della fibra che
possono essere causa di una stima errata della velocità di rotazione. L’effetto del
campo magnetico è quello di introdurre una birifrangenza circolare non reciproca
ovvero una birifrangenza che dipende dalla direzione di propagazione e che si
aggiunge alla già presente birifrangenza reciproca della fibra. La combinazione delle
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Effetto Sagnac
due fa si che il sistema sia sensibile ai campi magnetici esterni. Infatti senza la
birifrangenza reciproca la differenza di fase non reciproca andrebbe a zero se
integrata su tutta la fibra perché l’integrale di linea su un circuito chiuso della
componente tangenziale di un campo magnetico è zero. Quindi la fase non reciproca
accumulata da un lato della fibra si elide con quella di segno opposto accumulata
sull’altro lato quando le onde invertono la loro direzione di propagazione rispetto al
campo che supponiamo uniforme. Quando invece è presente la birifrangenza
reciproca questa compensazione non è completa. Questo effetto cambia con
l’orientazione del loop. La bibliografia al riguardo riporta un errore indotto dal
campo magnetico terrestre dell’ordine di 10º/h. Per correggere questo problema si
possono usare fibre che mantengono la polarizzazione, oppure si può schermare
l’interferometro usando materiali che presentano un’elevata permeabilità magnetica.
• L’effetto Kerr è dovuto al fatto che l’indice di rifrazione del materiale dipende
dall’intensità della luce che lo attraversa. Quindi in una fibra a singolo modo il
coefficiente di propagazione dell’onda guidata diviene una funzione della sua
ampiezza. Questo significa che se l’intensità della luce si propaga in una direzione,
ad esempio oraria, è diversa da quella che si propaga nell’altra, antioraria, il ∆n tra
core e cladding sarà diverso nelle due direzioni. Si verificherà così un errore di
valutazione della velocità angolare, con l’effetto che la piattaforma sembrerà ruotare
anche se essa è ferma. Trascurando altri effetti spuri si trova che l’errore sulla
velocità di rotazione è
⎡ I 02 (t ) − 2 I 0 (t ) 2
⎤
Ω k = γ ⋅ (1 − 2 K ) ⋅ ⎢ ⎥
⎢ I 0 (t ) ⎥
⎣ ⎦
• Nel backscattering Rayleigh parte della luce che si propaga all’interno di un mezzo
con indice di rifrazione n viene diffusa all’indietro. Le diffusioni Rayleigh unite a
quelle dovute a discontinuità sulla fibra si combinano dando luogo ad una coppia di
onde secondarie che viaggiano in direzione opposta alle primarie; esse non
soddisfano il principio di reciprocità, come accade invece per le onde primarie e
questo implica un errore casuale nella differenza di fase, che varia con l’ambiente
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Effetto Sagnac
esterno, dovuto ai differenti cammini ottici e che porta ad un errore variabile nel
tempo sulla velocità di rotazione. Tale effetto è dell’ordine di 50º/h. Per ridurre il
rumore dovuto al backscattering, si suggerisce di costruire un interferometro con
una fibra ottica continua, limitando al minimo il numero d’interruzioni (e quindi di
splices, principali responsabili di dispersioni della luce e riflessione). In aggiunta si
può usare un modulatore di fase, il quale produce lo stesso tipo di fluttuazione di
fase come nel caso di backscattering Rayleigh ma in una banda di frequenza più
ampia, in modo tale da poter determinare facilmente l’errore dovuto ad esso.
Fortunatamente l’effetto Rayleigh dipende anche dalla lunghezza di coerenza della
luce e può quindi essere ridotto usando sorgenti con tempi di coerenza relativamente
brevi (es: diodi laser). Infatti, in tal caso, solo la luce scatterata e parzialmente
coerente col segnale primario contribuisce ad una non trascurabile perturbazione
della fase. Il laser a stato solido da noi usato ha una lunghezza di coerenza
relativamente breve.
• Un altro limite sulla capacità di misura dei giroscopi a fibre ottiche è dovuto al
photon shot noise. La quantità di rumore dipende dalla potenza ottica incidente sul
rivelatore. Questo è un effetto dovuto alla natura quantistica della luce; infatti il
numero di fotoni che arrivano al rivelatore per unità di tempo non è costante ma
varia secondo una distribuzione di Poisson ed il numero medio di fotoni che
arrivano al rivelatore al tempo T è dato da
1 I0 ⋅T
N=
2 h ⋅ν
c2 2 ⋅ h ⋅ν
Ω psn =
2π ⋅ν ⋅ L ⋅ D I 0 ⋅ T
Come si può notare quest’errore dipende fortemente dalle dimensioni della bobina
di fibra.
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Effetto Sagnac
1 + cosψ s
In definitiva il fotodiodo, colpito da un’intensità luminosa data da I = I 0 ,
2
dovrebbe rispondere con un’analoga tensione
In realtà, le varie cause esaminate, fanno si che il segnale in uscita sia dato in generale
da
V = Vout cos (K Ω + C) + D
Il fattore K, detto fattore di scala ottico, dipende dalla lunghezza della fibra e dalla
frequenza della luce laser; pertanto una loro variazione comporta una deriva del segnale.
Il fattore C rappresenta un offset ottico e misura effetti non reciproci del giroscopio non
legati alla rotazione. In esso rientrano per esempio l’effetto Kerr e il campo magnetico, i
quali possono essere ridotti nella maniera espresse precedentemente.
Il fattore D è noto come offset elettronico ed è dovuto all’elettronica non perfetta
dell’apparato.
Inoltre per minimizzare tali effetti d’errore è necessario aumentare la potenza ottica
incidente sul rivelatore per incrementare il rapporto tra l’ampiezza del segnale e quella
del rumore fotonico ed elettronico. Ulteriori miglioramenti si raggiungono usando fibre
altamente birifrangenti che preservano lo stato di polarizzazione e che eliminano la
necessità di utilizzare ulteriori filtri polarizzanti.
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Effetto Sagnac
La prima cosa da noi effettuata è stata quella di allineare nella maniera migliore il fascio
laser con tutti gli altri strumenti dell’apparato. È stata verificata la perfetta collimazione
del fascio laser e si è cercato il miglior posizionamento dei vari elementi, in particolare
della lamina a quarto d’onda e del Glan-Thompson. Infatti questi due importanti
strumenti devono essere regolati manualmente affinché si possa raggiungere un alto
grado di polarizzazione senza subire troppe perdite del segnale. Altresì è stato
necessario regolare con cura il beam splitter affinché nel fotodiodo entrasse il raggio
luminoso sotto analisi. Abbiamo massimizzato anche il focalizzatore, affinché nella
fibra entrasse la maggior parte d’intensità luminosa possibile.
Dopo svariati tentativi abbiamo impostato i seguenti valori di frequenza e ampiezza del
segnale al piezoelettrico: circa 66 kHz per la prima, corrispondente alla condizione di
risonanza del piezoelettrico, e 1,8 V per la seconda, valore quest’ultimo che coniuga
l’esigenza di ottenere un numero apprezzabile di armoniche (almeno quattro) con la
necessità di rendere φe il più possibile indipendente dalle fluttuazioni del valore dei
rapporti S1/S3 e S2/S4.
Terminata questa fase preliminare abbiamo impostato di volta in volta una velocità di
rotazione diversa ed eseguito corrispondentemente 15 frame per ogni registrazione del
segnale visualizzato all’oscilloscopio. Per ottenere una migliore definizione delle
armoniche del segnale abbiamo stretto la scala dei tempi (20 microsecondi per
divisione) e variato quella del potenziale nell’oscilloscopio in modo che lo schermo
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Effetto Sagnac
fosse il più possibile occupato dal segnale. Abbiamo impostato l’oscilloscopio affinché
effettuasse 256 medie del segnale per ridurre al minimo il rumore. Inoltre abbiamo
sostituito l’oscilloscopio in dotazione da 2500 punti con un altro da 5000 punti in modo
da migliorare la risoluzione della Fast Fourier Trasform del segnale. L’oscilloscopio ha
una finestra virtuale di cento divisioni in modo che con 20 microsecondi per divisione il
periodo di acquisizione è in tutto di 2 millisecondi. È noto che per ottimizzare la FFT è
necessario campionare un numero m = 2n valori con m ed n numeri interi. A questo
scopo abbiamo arrestato la serie di 5000 punti a 4096 = 212 punti, per cui la frequenza
fondamentale della trasformata di Fourier è di circa 0,61 kHz mentre la frequenza di
campionamento dell’oscilloscopio è di 2500 kHz. Teoricamente ad un segnale periodico
si dovrebbe applicare lo sviluppo in serie di Fourier, ma poiché noi acquisiamo per un
tempo finito, l’analisi armonica è stata fatta utilizzando le trasformate di Fourier.
Tuttavia, per avvicinarci il più possibile al caso ideale della serie e quindi ottenere una
stima più accurata dell’ampiezza dei picchi, abbiamo deciso di impostare il modulatore
ad una frequenza che fosse il più possibile vicina ad un multiplo della frequenza
fondamentale di calcolo e il valore utilizzato è pari a 65,917969 kHz circa uguale a 108
x 0,61 kHz. In questo modo abbiamo ottenuto dei picchi visibilmente più stretti intorno
al valore medio della frequenza di ogni singola armonica ricavando così una stima
molto più accurata dell’ampiezza corrispondente.
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Effetto Sagnac
1. Si calcola la media dei 15 frame acquisiti. Questo fa si che non si lavori sui
singoli frame, ma sulla media di essi, per rendere il meno apprezzabile possibile
il rumore. Viene graficato il segnale ottenuto.
2. Dalla media così ottenuta viene eliminata la parte continua per evitare la
comparsa di una delta di Dirac nella FFT. Tale procedura pone a zero il termine
S0 presente nell’analisi armonica del segnale (vedi tecnica di analisi della figura
d’interferenza). Si fa la trasformata del segnale così ottenuto e si compie inoltre
un filtraggio per eliminare il valore quadratico medio del rumore dalla stima del
valore dell’ampiezza delle singole armoniche. Si ottiene un segnale ricostruito
del quale se ne fa un grafico confrontabile con quello precedente e se ne deduce
la differenza (rumore). Su tale FFT filtrata si baserà ora la nostra analisi dei dati.
3. Si è aggiunta una parte molto interessante per capire la differenza tra il segnale
effettivo, quello ricostruito e la loro differenza. È stata inserita nel programma
una parte per mezzo della quale è possibile sentire questi segnali attraverso
l’uscita audio del computer. Questo è stato sperimentato e sono state notate
molto bene le differenze tra i vari segnali.
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Effetto Sagnac
S1 J 1 ( z )
z→ −
S 3 J 3 (z )
S 2 J 2 (z )
z→ −
S 4 J 4 (z )
Si ricava così il valore di z che rende nulle queste funzioni. Si ottengono così
due stime indipendenti di φe. La stima definitiva di φe è data dalla media dei due
valori ottenuti mentre l’incertezza è semplicemente la deviazione standard. Non
abbiamo considerato l’incertezza sulle ampiezze delle armoniche ricavate dalla
media dei frame perché abbiamo verificato essere trascurabile rispetto alle altre
cause d’errore.
S1 J (ϕ )
= 1 e tan (ψ s )
S2 J 2 (ϕ e )
S3 J (ϕ )
= 3 e tan (ψ s )
S4 J 4 (ϕ e )
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Effetto Sagnac
Remove[“Global`*”]
SetDirectory[“C:”]
SetDirectory[“Astrofisica”]
SetDirectory[“Sagnac”]
SetDirectory[“2002”]
C:\
C:\Astrofisica
C:\Astrofisica\Sagnac
C:\Astrofisica\Sagnac\2002
numcampione = 4096
refervalue = Round[108 * numcampione / 4096]
4096
108
Tale set di comandi è un ciclo per velocizzare l’analisi dei dati acquisiti dai 15 frame.
dati = {};
Pagina 33
Effetto Sagnac
dati[[6]];
Length[dati]
Length[dati[[6]]]
15
4096
Tale set di comandi fa la media dei dati ottenuti e ne elimina la parte continua.
4096
Pagina 34
Effetto Sagnac
fftmediadati = Fourier[mediadati];
absfftmediadati = Abs[fftmediadati];
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Effetto Sagnac
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Effetto Sagnac
Procedura di filtraggio
numerofiltraggi = 10;
Pagina 37
Effetto Sagnac
Questo set di comandi ricostruisce la FFT complessa dopo il filtraggio delle sue parti
reale ed immaginaria.
4096
segnalericostruito = InverseFourier[fftmediadatiFIL];
differenza = mediadati – segnalericostruito;
fftdifferenza = Fourier[differenza];
absfftdifferenza = Abs[fftdifferenza];
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Effetto Sagnac
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Effetto Sagnac
Pagina 40
Effetto Sagnac
Visualizzazione grafica del segnale audio associato alla media dei dati
Pagina 41
Effetto Sagnac
Length[absfftmediadatiFIL] / 2
2048
Remove[ampiezze]
absffttestraz =Take[absfftmediadatiFIL, Length[absfftmediadatiFIL] / 2];
ampiezze = {};
Do[pos = 0.61 * Flatten[Position[absffttestraz, Max[Take[absffttertraz, {i *
refervalue – 10, i * refervalue + 10}]]]][[1]]; max1 = Max[Take[absffttertraz, {i *
refervalue – 10, i * refervalue + 10}]]; ampiezze = Append [ampiezze, {i, pos,
max1}], {i, 1, 10}];
ampiezze
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Effetto Sagnac
{{1, 66.49, 30.6767}, {2, 132.37, 1986.48}, {3, 198.25, 14.5981}, {4, 264.13,
341.421}, {5, 329.4, 3.56168}, {6, 395.89, 10.8103}, {7, 457.5, 2.09044}, {8, 572.04,
1.00173}, {9, 599.02, 0.617636}, {10, 656.36, 0.521087}}
{{1, 30.6767}, {2, 1986.48}, {3, 14.5981}, {4, 341.421}, {5, 3.56168}, {6, 10.8103},
{7, 2.09044}, {8, 1.00173}, {9, 0.617636}, {10, 0.521087}}
listaS1 = Table[S[[1]]]
listaS2 = Table[S[[2]]]
listaS3 = Table[S[[3]]]
listaS4 = Table[S[[4]]]
0.0154427
1.
0.0073487
0.171872
Pagina 43
Effetto Sagnac
2.10142
5.81828
0.0154427
0.0427568
2.56453
2.53765
2.55109
0.0190062
0.0134394
z = phiemedio;
solpsiS12 = N[ArcTan[Abs[BesselJ[2, z] / BesselJ[1, z]] * S12]]
solpsiS34 = N[ArcTan[Abs[BesselJ[4, z] / BesselJ[3, z]] * S34]]
0.0144491
Pagina 45
Effetto Sagnac
0.01492
0.0147994
0.0000813796
1171.36
1209.53
1199.76
6.59729
Pagina 46
Effetto Sagnac
RISULTATI OTTENUTI
Dopo aver posto il sistema nelle migliori condizioni possibili, abbiamo variato la
frequenza e l’ampiezza del modulatore di fase che regola il piezoelettrico. Nei nostri
tentativi siamo riusciti a distinguere chiaramente fino alla decima armonica, ma per il
nostro studio si è rilevato necessario l’utilizzo solo delle prime quattro. Per queste
ragioni e per quanto detto precedentemente, abbiamo utilizzato i seguenti valori per il
modulatore di fase:
Molti sono i dati da noi raccolti, ma a causa di svariati problemi da noi incontrati e
successivamente risolti, si è deciso di inserire qui solo i dati migliori, quelli per i quali
sono stati risolti molti dei problemi, che si possono vedere nella sezione cause d’errore.
Tali misure sono state raggruppate nelle tabelle di seguito riportate ove:
il pedice teo (teorico) si riferisce ai valori ricavati dalla misura diretta del periodo di
rotazione della piattaforma. Tale misura è stata effettuata utilizzando una fotocellula
collegata ad un cronometro. La fotocellula scattava ogni volta che intercettava i raggi di
un disco di cartone applicato alla parte inferiore della piattaforma. Tali raggi distavano
l’uno dall’altro di angoli noti e la velocità di rotazione era ricavata dal rapporto tra tali
angoli e il tempo intercorso. Da tale valore è stata ricavata la corrispondente velocità
angolare e la fase di Sagnac attraverso l’uso della formula teorica. Abbiamo valutato
l’errore sulla velocità teorica in due diversi modi:
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Effetto Sagnac
Tenuto conto di quanto detto abbiamo deciso di utilizzare la deviazione standard nel
calcolo dell’errore della fase di Sagnac teorica;
il pedice mis (misurato) sta ad indicare le misure ottenute tramite l’analisi effettuata per
mezzo del programma di elaborazione dati. I vari errori sono stati calcolati con le
tecniche spiegate nel programma stesso.
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Effetto Sagnac
Rotazioni orarie
helipot Ωteo σΩteo Ωmis σΩmis Ψs teo σΨs teo Ψs mis σΨs mis Ψs mis -
(rad/s) (rad/s) (rad/s) (rad/s) (rad) (rad) (rad) (rad) Ψs teo
(rad)
1 0,0165 0,0002 0,017 0,001 0,0421 0,0005 0,044 0,002 0,002
1.5 0,0371 0,0004 0,037 0,002 0,094 0,001 0,095 0,005 0,001
2 0,058 0,001 0,061 0,004 0,149 0,002 0,156 0,009 0,007
2.5 0,080 0,001 0,081 0,003 0,204 0,002 0,206 0,007 0,002
3 0,100 0,001 0,098 0,005 0,256 0,003 0,25 0,01 -0,01
3.5 0,120 0,001 0,124 0,007 0,306 0,003 0,31 0,02 0,01
4 0,144 0,002 0,154 0,009 0,368 0,004 0,39 0,02 0,02
4.5 0,160 0,002 0,173 0,007 0,409 0,004 0,44 0,02 0,03
5 0,183 0,002 0,186 0,005 0,467 0,005 0,47 0,01 0,01
6 0,227 0,002 0,24 0,01 0,577 0,006 0,60 0,03 0,02
7 0,280 0,003 0,29 0,01 0,713 0,008 0,75 0,03 0,04
8 0,326 0,003 0,34 0,01 0,830 0,009 0,87 0,03 0,04
9 0,368 0,004 0,38 0,01 0,94 0,01 0,96 0,03 0,02
10 0,413 0,004 0,41 0,01 1,05 0,01 1,05 0,03 0,01
Rotazioni antiorarie
helipot Ωteo σΩteo Ωmis σΩmis Ψs teo σΨs teo Ψs mis σΨs mis Ψs mis -
(rad/s) (rad/s) (rad/s) (rad/s) (rad) (rad) (rad) (rad) Ψs teo
(rad)
1 0,0161 0,0002 0,016 0,001 0,0411 0,0004 0,041 0,002 0,001
1.5 0,0368 0,0004 0,032 0,002 0,0936 0,001 0,082 0,004 0,012
2 0,0594 0,0006 0,060 0,003 0,1512 0,002 0,154 0,008 -0,002
2.5 0,079 0,0009 0,082 0,005 0,201 0,002 0,21 0,01 -0,01
3 0,102 0,001 0,104 0,006 0,260 0,003 0,26 0,02 -0,01
3.5 0,126 0,001 0,129 0,008 0,321 0,003 0,33 0,02 -0,01
4 0,149 0,002 0,152 0,009 0,380 0,004 0,39 0,02 -0,01
4.5 0,171 0,002 0,177 0,009 0,434 0,005 0,45 0,02 -0,01
5 0,193 0,002 0,19 0,01 0,491 0,005 0,51 0,03 -0,01
6 0,237 0,003 0,22 0,01 0,603 0,007 0,57 0,03 0,03
7 0,283 0,003 0,28 0,01 0,720 0,008 0,72 0,03 -0,01
8 0,325 0,003 0,32 0,01 0,828 0,009 0,82 0,04 0,01
9 0,372 0,004 0,36 0,01 0,95 0,01 0,91 0,04 0,03
10 0,416 0,004 0,44 0,01 1,06 0,01 1,12 0,03 -0,06
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Effetto Sagnac
Grafico della velocità angolare teorica in funzione della velocità angolare misurata
Il grafico è stato fittato con una retta di equazione Ωteo = a + b Ωmis i cui parametri
risultano essere:
numero di punti = 28
a = - 0,001 ± 0,001 rad/s
b = 0,995 ± 0,006
deviazione standard = 0,007 rad/s
coefficiente di correlazione lineare = 0,99
L’interpolazione evidenzia, utilizzando dati più accurati per il fit, che vi è una rotazione
intrinseca di circa 130°/h che si deduce dal fattore a. Tale valore è ben al di sopra della
rotazione terrestre (15°/h) e dunque sembra essere dovuto alle svariate cause d’errore
che affliggono lo strumento e agli inevitabili limiti sperimentali. Da misure effettuate a
piattaforma ferma abbiamo ricavato i seguenti dati:
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Effetto Sagnac
che danno un valore medio pari a 125 ± 21 °/h. Questo è sicuramente imputabile a errori
che influenzano unicamente la strumentazione. Dunque il valore dell’intercetta trovato è
compatibile con quest’ultimo.
Un altro parametro utile, per verificare la correttezza dei nostri dati, è il coefficiente
angolare b. Infatti esso risulta essere prossimo a 1 entro la barra d’errore e questo
evidenzia che, fatto eccezione per un piccolo shift dovuto al parametro a, i valori delle
ascisse e ordinate sono estremamente compatibili e ciò è confermato dal valore del
coefficiente di correlazione lineare che risulta essere molto prossimo a 1. Dobbiamo
aspettarci che anche i successivi grafici presentino uno stesso tipo di andamento.
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Effetto Sagnac
Grafico della fase di Sagnac teorica in funzione della fase di Sagnac misurata
Il grafico è stato fittato con una retta di equazione ψs teo = a + b ψs mis i cui parametri
risultano essere:
numero di punti = 28
a = - 0,002 ± 0,001 rad
b = 0,995 ± 0,006
deviazione standard = 0,02 rad
coefficiente di correlazione lineare = 0,99
Dato che tale grafico è ottenuto direttamente da quello precedente applicando lo stesso
algoritmo lineare all’asse delle ascisse e a quello delle ordinate, i risultati e le
considerazioni fatte sopra sono da ritenersi valide allo stesso modo.
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Effetto Sagnac
Grafico della fase di Sagnac misurata in funzione della velocità angolare teorica
Il grafico è stato fittato con una retta di equazione ψs mis = a + b Ω teo i cui parametri
risultano essere:
numero di punti = 28
a = 0,002 ± 0,001 rad
b = 2,54 ± 0,02 sec
deviazione standard = 0,02 rad
coefficiente di correlazione lineare = 0,99
Tuttavia questo tipo di grafico è utile per evidenziare un’altra analogia coi dati teorici.
Infatti l’inverso del coefficiente angolare b è un valore che si desume dalle
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Effetto Sagnac
λ ⋅c
≅ 0,3965 sec-1.
4π ⋅ L ⋅ R
Nel nostro caso si trova 0,394 ± 0,003 sec-1 e dunque perfettamente compatibile con
quello teorico.
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Effetto Sagnac
Grafico della fase di Sagnac teorica in funzione della velocità angolare misurata
Il grafico è stato fittato con una retta di equazione ψs teo = a + b Ωmis i cui parametri
risultano essere:
numero di punti = 28
a = - 0,002 ± 0,001 rad
b = 2,51 ± 0,02 sec
deviazione standard = 0,02 rad
coefficiente di correlazione lineare = 0,99
Anche in questo grafico si ritrova l’ormai noto valore dell’intercetta pari a circa 130°/h.
Interessante è notare che l’inverso del coefficiente angolare b dà un valore pari a 0,398
± 0,003 sec-1 e dunque anch’esso è perfettamente compatibile col valore teorico. Non
deve stupire di aver trovato due coefficienti angolari diversi in quanto i due grafici non
sono immediatamente riconducibili l’uno all’altro attraverso trasformazioni lineari.
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Effetto Sagnac
Grafico della differenza tra la fase di Sagnac misurata e quella teorica in funzione della
velocità angolare teorica
Questo grafico e il successivo evidenziano come non vi sia una correlazione tra la
differenza tra le fasi di Sagnac misurata e teorica e la velocità angolare sia teorica che
misurata. Questo tenderebbe a suggerire che una parte dell’errore che si ha nel calcolare
la fase di Sagnac è determinato da fenomeni aleatori difficilmente risolvibili. È
importante notare come il segno della differenza tra le due fasi non è correlato in alcun
modo al senso di rotazione della piattaforma e questo è una prova in più a sostegno
della parziale aleatorietà dell’errore effettuato.
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Effetto Sagnac
Grafico della differenza tra la fase di Sagnac misurata e quella teorica in funzione della
velocità angolare misurata
Pagina 57
Effetto Sagnac
CONCLUSIONI
Dall’analisi dei dati possiamo dedurre che l’andamento teorico dell’esperimento è stato
verificato anche se non si è riusciti a misurare la rotazione terrestre. Siamo riusciti a
trovare l’andamento lineare tra la fase di Sagnac e la velocità angolare di rotazione con
un valore che è altamente compatibile coi dati teorici. È altresì vero che abbiamo
trovato una sorta di rotazione intrinseca di 130°/h, ma riteniamo che questo sia dovuto
alle cause d’errore intrinseche al sistema e principalmente agli apparati che non
permettono di ottimizzare lo studio del problema. A parziale conferma di ciò, la
letteratura analizzata riporta il grafico qui esposto, il quale evidenzia come un certo
grado di estinzione della polarizzazione conduca inevitabilmente alla presenza di una
fase intrinseca.
Sfortunatamente, non siamo in grado di sapere se tale andamento può essere utilizzato
anche nel nostro caso, ma se ciò fosse possibile potremmo dedurre che il nostro shift di
130°/h è dovuto ad un’estinzione di polarizzazione di circa -20 dB, considerando tale
fenomeno come la causa principale dell’errore.
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Effetto Sagnac
teorica. Tuttavia i dati dello scorso anno presentano uno shift di 13000°/h. Questo
suggerisce che tutti gli accorgimenti adottati al sistema e l’utilizzo di una tecnica di
analisi più avanzata ed elaborata (vedi programma) abbiano portato a sostanziali
miglioramenti valutabili in circa due ordini di grandezza in meno.
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Effetto Sagnac
• bobina con raggio di circa 16 cm con avvolta una fibra di lunghezza pari a 1 km
(la bobina utilizzata presenta un raggio di 8 cm e una lunghezza della fibra di
472m);
• utilizzare un coupler che suddivide il segnale in due fasci con un’intensità pari al
47 – 53 % dell’intensità entrante ed una perdita di 0,8 dB;
• un beam spitter costituito da un coupler che suddivide il segnale in due fasci con
un’intensità pari al 47 – 53 % dell’intensità entrante ed una perdita di 0,6 dB
(nel nostro caso il beam spitter è costituito da un cubetto semiriflettente);
• un polarizzatore costituito da una fibra a modo singolo di 2,5 m di lunghezza e
una perdita di 0,1 dB (noi utilizziamo invece un Glan-Thompson e un cubetto
polarizzante);
• come sorgente un SLD (super luminescent diode) con lunghezza d’onda λ = 0,83
µm e con un grado di polarizzazione della luce emessa pari a 5:10 (nel nostro
caso 1:10).
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