di misericordia
corporale
Dar da mangiare agli affamati
La fame nel mondo è ancora un’emergenza gravissi-
ma. Quasi 800milioni di persone soffrono oggi la fame
estrema; 2 miliardi sono le persone in condizioni di gra-
ve malnutrizione. Non è un problema lontano da noi.
Sono 5 milioni e mezzo gli italiani in povertà alimentare
e, di questi, 1 milione e 300mila sono minori. Vivono
nelle nostre città, forse sono proprio nostri vicini di casa.
Eppure in Italia, ogni anno, si getta nella spazzatura cibo
per 13miliardi di euro.
«Dar da mangiare agli affamati» è per noi un richiamo
all’attenzione nei confronti di chi manca dell’essenziale,
per aprirci a logiche di sobrietà e condivisione.
Alloggiare i pellegrini
L’accoglienza dello straniero interpella particolarmente
la nostra diocesi. Migliaia di uomini, donne e bambini
transitano dalle nostre città in cerca di un futuro mi-
gliore, fuggendo da guerre, persecuzioni e miseria. Da
diversi anni la presenza dello straniero è per noi una
provocazione: accogliere o respingere? Fidarsi o teme-
re? Pellegrini o invasori? Il Vangelo ci invita ad aprire
il nostro cuore all’altro, a farci prossimi a chi arriva da
lontano e cerca pace e sicurezza, allontanando da noi la
tentazione della chiusura e del rigetto del diverso.
«Alloggiare i pellegrini» è per noi, per le nostre famiglie
e le nostre comunità un invito all’accoglienza, ma anche
a purificare cuore, mente e il linguaggio da paure, pre-
giudizi e chiusure.
Seppellire i morti
È un’azione naturale, scontata per noi: è l’ultimo atto d’a-
more che riserviamo alle persone alle quali abbiamo vo-
luto bene. Eppure tanti oggi muoiono senza che qualcu-
no possa offrire loro quest’ultimo gesto di misericordia.
Oltre 25mila persone riposano in fondo al Mediterra-
neo, un numero imprecisato ha perso la vita nel deserto
del Sahara o sotto le macerie procurate dalle guerre, tan-
ti hanno lasciato questa vita a causa di catastrofi naturali:
nessuno piangerà sulle loro tombe.
«Seppellire i morti» è l’estremo atto di quella custodia
del fratello alla quale siamo chiamati dal Vangelo; un’o-
pera che ci apre alla resurrezione per la vita eterna, un
banco di prova della tenuta della nostra fede.